Opinione scritta da Gioiese
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Cosa si è disposti a fare per amore?
L'amore non è mai tutto rose e fiori, già quando nasce tra due innamorati simili nel carattere, nel ceto sociale e negli interessi, figuriamoci se lo può essere quando l'amore sboccia tra una prostituta che ama vivere nel lusso ed un uomo normale, tranquillo, che vive mantenuto dalla famiglia.
Marguerite Gautier è infatti la mantenuta più famosa ed ambita di Parigi, disposta a concedersi a tutti gli amanti che abbiano la possibilità economica di mantenerla. Una vita come quella di tante altre come lei, fin quando non si innamora di Armand Duval. I due si conoscono casualmente grazie ad un amico in comune, ed egli se ne innamora perdutamente sin da subito, nonostante all'inizio la donna si prenda gioco di lui. Tanto è vero che, senza neanche conoscerla, ogni giorno va a chiedere anonimamente sue notizie dopo che la donna mi ammala.
Nonostante Marguerite sia sempre circondata da gente, è consapevole del fatto che in quell'ambiente in cui lei si trova sono tutti falsi, ipocriti e disonesti, e di essere sola nella sua malattia.. così capisce che Armand invece è diverso da tutti gli altri, perché il suo amore è puro, sincero e merita di avere quella cosa che al di là dei rapporti fisici lei non aveva mai concesso a nessuno: il suo amore; e guidata da Armand proverà ad uscire da quell'ambiente per andare a vivere con lui, dimenticando il suo passato. Però sulla strada del loro amore sorgono un sacco di problemi, perché dal proprio passato nessuno può sfuggire.
Dumas trasse questo romanzo da una storia vera (non sappiamo però fino a che punto) e il risultato è una storia tanto bella quanto straziante. All'inizio il mio pregiudizio mi aveva portato a non sperare che un uomo così puro sprecasse il suo amore per una donna del genere; a questo proposito è bellissimo questo passo: "Ah! Perbacco, con lei non c'è bisogno di far complimenti: venite.
Quelle parole mi rattristavano. Temevo di acquisire la certezza che Marguerite non meritasse quello che provavo per lei. Un libro di Alphonse Karr, intitolato Am Rauchen, parla di un uomo il quale, una sera, segue una donna elegantissima, di cui si è innamorato a prima vista, tanto è bella. Pur di baciarle la mano, si sente la forza, il coraggio e la volontà di fare qualsiasi cosa. Osa appena guardare la deliziosa caviglia ch'ella scopre per non sporcare il vestito con la polvere della strada. Mentre sogna tutto quello che sarebbe capace di fare pur di possederla, la donna lo ferma all'angolo di una via e gli chiede se vuol salire da lei.
Egli volta la testa, attraversa la strada, e rientra a casa, profondamente triste.
Pensavo a quel libro, e a me che avrei voluto soffrire per Marguerite, e temevo che, accettandomi troppo in fretta, mi concedesse troppo facilmente un amore che avrei voluto conquistare con una lunga attesa o con un grande sacrificio."
Piano piano che il romanzo va avanti, Dumas è riuscito a a farmi apprezzare il personaggio di Marguerite.. è bravissimo nel mostrare quello che c'è dietro una prostituta (non sempre, come ci dice l'autore stesso), cioè una donna triste, che sa di far parte di una società dove si va avanti a convenienza, dove si è amici finché servi a qualcosa e amanti finché sei bella. L'amore è l'unica cura possibile, infatti lei sarà anche malata finché appartiene a quella società e guarirà poi con l'amore di Armand. Ma esso è anche sempre irto di difficoltà, anche perché il passato non lo si può cancellare e la malignità della gente purtroppo è spietata e può arrivare a rovinare la reputazione di una famiglia, così lei per amore arriverà a fare un gesto estremo. Lo stile è molto semplice, troppo, scarno di dettagli, però mi è piaciuto l'alternarsi del presente e del passato col cambiare del narratore. Un capolavoro di realismo e sentimento.
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"È una polvere da cui non cresce nulla"
"Chiedi alla polvere" è il primo romanzo (e finora l'unico) che abbia letto di questo scrittore italo-americano, e l'ho apprezzato parecchio. Molto autobiografico, lo capisce sin da subito, con la presentazione del protagonista: uno scrittore italo-americano, che dopo aver pubblicato un racconto, non riesce più a scrivere niente di buono e sta per finire nel dimenticatoio.
Egli vive nel suo mondo dei sogni, dove sta per diventare uno scrittore famoso e ricco, ma la realtà è che il suo unico racconto è stato pubblicato su una piccola rivista e letto giusto da un paio di persone, e che per vivere (in una squallida pensione) ha bisogno di essere mantenuto dalla madre. Ci si accorge subito che egli non si rende conto che in realtà non è quel personaggio che si è costruito nei suoi sogni, quando gli arriva la lettera da parte della padrona di casa in cui gli intima di pagare l'affitto arretrato altrimenti l'avrebbe cacciato via, e lui per tutta risposta dice che è in procinto di ricevere una grossa somma di denaro con la vendita di un racconto; cosa che è più una speranza che che altro. "...e la biblioteca con i grossi nomi degli scaffali, il vecchio Dreiser, il vecchio Mencken, tutta la banda riunita che andavo a riverire. Salve Dreiser, ehi Mencken, ciao a tutti, c'è un posto anche per me nel settore della B, B come Baldini, stringetevi un po', fate posto ad Arturo Bandini. Mi sedevo al tavolo e guardavo verso il punto in cui avrebbero messo il mio libro, proprio lì, vicino ad Arnold Bennett; niente di speciale quell'Arnold Bennett, ma ci sarei stato io a tenere alto l'onore delle B, io, il vecchio Arturo Bandini, uno della banda."
Piano piano le cose iniziano a cambiare e conoscerà Camilla, una cameriera messicana di cui si innamorerà e per la quale farà qualsiasi follia.
Un libro molto profondo che racconta le paure di un uomo che teme "di non farcela" nella vita e cerca di nascondere le sue paure sotto un velo di spregiudicatezza ed arroganza, la difficoltà di ambientarsi e la discriminazione verso lo straniero in un'America del nord ancora razzista verso gli americani del sud (e non solo). Inoltre mi è piaciuto come Fante affronta il tema dell'amore: in amore, c'è sempre uno dei due che è più debole e che, essendo così innamorato da compiere qualsiasi cosa per un'altra persona, dà alla stessa il potere di approfittare di questa situazione; e come in una storia si può essere la "parte forte", è probabile che in un'altra si possa essere la "parte debole", infatti Camilla è sia l'una che l'altra a seconda che si trovi con Arturo, il protagonista, o con Sammy, l'altro cameriere, di cui è innamorata.
Bello lo stile di scrittura di Fante, libro che non annoia mai e che scorre velocemente riuscendo allo stesso tempo trasmettere tutti i sentimenti dei vari personaggi, soprattutto di Arturo e Camilla. Ha il pregio di creare una storia e dei personaggi sempre lineari e coerenti, anche nella loro incoerenza. Romanzo sicuramente valido.
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Il castigo ce lo impone la nostra coscienza.
[Contiene spoiler sul finale.]
Siamo nella Russia di Dostoevskij, a Pietroburgo. La vicenda si svolge tutta intorno al protagonista del romanzo, Rodion Raskol'nikov, il quale è un ex studente universitario, che dopo aver abbandonato gli studi, vive da fallito in una casa minuscola nei bassifondi di Pietroburgo. Importanti per lo sviluppo della storia e per capire bene il romanzo di Dostoevskij, sono il carattere ed i pensieri del giovane protagonista. Egli è infatti un uomo fondamentalmente buono ma orgoglioso, chiuso, quindi tende a sembrare freddo con le persone e a non dimostrare i sentimenti che prova. Spinto dalla notizia che sua sorella vuole sposare un uomo ricco per poterlo aiutare economicamente a riprendere gli studi, sacrificando piuttosto lei stessa e la sua vita, decide di non accettare questo sacrificio, piuttosto troverà da sé una buona somma di denaro per far sì che non ci sia bisogno di quel matrimonio di convenienza. Per avere questi soldi, elabora un piano ingegnoso di omicidio di una vecchia usuraia, alla quale avrebbe rubato tutti i suoi averi e fatta così una discreta somma.
Nonostante qualche cambiamento del piano dell'ultimo momento, e la presenza imprevista della sorella della vittima, tutto riesce alla perfezione: nessuno sarebbe mai potuto risalire a lui ed incolparlo di quel duplice omicidio. Tuttavia adesso sorgono i problemi: Dostoevskij infatti, con grande maestria, riesce a descrivere bene il "castigo" che si abbatte sul protagonista per i delitti che ha commesso. Egli infatti si ammala sia fisicamente che, soprattutto, psicologicamente, e la paura di essere scoperto lo porta a distaccarsi sempre di più dalla famiglia e a distruggersi piano piano a livello mentale. Più volte sarà sul punto di tradirsi e più volte penserà a costituirsi; e lo farà spinto da Sonja, proprio quando un'altra persona aveva confessato di aver commesso l'omicidio, e quindi il caso era stato risolto; lui non correva più alcun pericolo. Secondo me con questo passaggio Dostoevskij ci ha voluto insegnare che è giusto pagare quando si commette del male, per poter pulirsi la coscienza e non vivere tutta la vita in preda ai rimorsi. L'amore per Sonja lo porterà a sopportare la prigione, nella speranza di potersi rifare una nuova vita quando avrà scontato la pena.
Il questo fantastico romanzo, il tema portante è il tormento e la lenta distruzione fisica e mentale del protagonista; questo è il modo in cui deve espiare la sua colpa, questo è il vero castigo, non la prigione. Accanto a lui, in una Pietroburgo divisa (come tutto il mondo da sempre) tra gente che per mantenere la famiglia è costretta a prendere il foglio giallo (cioè a fare la prostituita) e gente che è abbastanza ricca da credere di poter comprare tutto coi soldi, il giovane protagonista troverà un amico, Razumichin, il quale sarà davvero importante per lui e per la sua famiglia. La grande abilità di Dostoevskij nel descrivere minuziosamente tutti i personaggi, tutti a loro modo importantissimi nella storia, rende il romanzo molto realistico ed affascinante.
Importanti sono i pensieri del protagonista, su tutti troviamo una teoria secondo la quale gli uomini non sono tutti uguali, ma alcuni sono al di sopra della legge in quanto geniali: "Io non lo accuso, non pensatelo nemmeno, vi prego; e poi, non è affar mio. C'entrava anche una sua teoria personale, una teoria così e così, secondo la quale gli uomini si dividono in materiale grezzo e individui speciali, cioè individui per i quali, data la loro posizione elevata, la legge non vale; anzi, sono loro che fanno le leggi per gli altri uomini, per il materiale, per la spazzatura. Non c'è male, una teoria così e così: une thèorie comme une autre. Napoleone lo ha terribilmente affascinato; cioè, con più precisione, lo ha affascinato l'idea che moltissimi uomini geniali non abbiano badato a una cattiveria singola e siano passati oltre, senza stare a pensarci."
Troviamo anche il pensiero machiavellico de "il fine giustifica i mezzi": "Se l'ammazzassimo e ci prendessimo e suoi soldi, per dedicarci poi con questi mezzi al servizio di tutta l'umanità e della causa comune, non credi che un solo piccolo delitto sarebbe cancellato da migliaia di opere buone? Per una vita, migliaia di vite salvate dallo sfacelo e dalla depravazione. Una morte sola, e cento vite in cambio."
Romanzo da leggere con assoluta concentrazione.
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Ben oltre l'intreccio amoroso tra quattro persone
Ammetto di essermi avvicinato a questo libro per puro caso... dopo aver letto una citazione su internet, che è questa: "Improvvisamente ho capito che non c'è nessuna persona giusta. Non esiste né in terra né in cielo né da nessun'altra parte, puoi starne certa. Esistono soltanto le persone, e in ognuna c'è un pizzico di quella giusta, ma in nessuna c'è tutto quello che ci aspettiamo e speriamo. Nessuna racchiude in sé tutto questo, e non esiste quella certa figura, l'unica, la meravigliosa, la sola che potrà darci la felicità. Esistono soltanto delle persone, e in ognuna ci sono scorie e raggi di luce, tutto…".
"La donna giusta" è un romanzo molto vasto ed intenso nei temi che tocca. L'ambientazione è storica e realistica, siamo quasi per tutto il romanzo nell'Ungheria (Budapest) della prima metà del '900, e soltanto alla fine, con l'epilogo, ci si sposta a Roma e New York. La storia di base è il matrimonio tra Marika e Peter che dopo molti anni e la nascita e la morte di un bambino, finisce a causa dell'amore di Peter verso un'altra donna, il suo primo amore, che in cuor suo non aveva mai dimenticato, neanche durante il matrimonio.
Questa è la trama in poche parole, ma la particolarità di questo romanzo è che questa stessa vicenda viene raccontata quattro volte, in quattro versioni diverse, da quattro persone diverse. Ecco che allora ogni fatto, ogni episodio, cambia di prospettiva, di significato, e di valore in base a chi lo racconta e ci si rende conto che i quattro personaggi non hanno vissuto la stessa esperienza, ma ognuno la propria esperienza soggettiva! Il lavoro di Márai è straordinario perché riesce ad interpretare alla grande quattro personaggi così diversi per estrazione sociale, carattere e modo di fare e riesce a raccontare in pratica sempre lo stesso episodio senza annoiare mai, anzi, porta il lettore a voler andare sempre più avanti per cogliere tutti i particolari di questa storia.
E non è tutto. In questo romanzo di Marái l'amore non è assolutamente l'unica cosa di cui ci parla; infatti i temi principali di questo capolavoro sono sicuramente, oltre all'amore, la solitudine dell'uomo; che si ritrova nel marito che nonostante un'intimità piena con la donna con cui è sposato da anni, non riesce ad aprire la propria anima completamente: "In ogni vero uomo c'è una certa ritrosia, come se egli volesse precludere una parte del suo essere, della sua anima, alla donna amata, come se le dicesse: «Ti concedo di arrivare fino a qui, mia cara, e non oltre. Ma qui, nella settima stanza, ci voglio restare da solo». Le donne stupide impazziscono di rabbia. Quelle intelligenti si intristiscono, si lasciano prendere dalla curiosità, ma alla fine se ne fanno una ragione." "Un giorno anche noi diventiamo adulti, e scopriamo che la solitudine, quella vera, scelta consapevolmente, non è una punizione, e nemmeno una forma morbosa e risentita di isolamento, né un vezzo da eccentrici, bensì l'unico stato davvero degno di un essere umano. E a quel punto non è più tanto difficile da sopportare. È come poter vivere per sempre in un grande spazio e respirare aria pura." Un altro tema fondamentale è la differenza tra le diverse classi sociali, il fatto che le persone di ceto più alto dovevano necessariamente sposarsi tra loro, per questo Peter non potè da giovane sposare la serva Judit. Si parla anche di cultura, rappresentata dallo scrittore nichilista secondo il quale la cultura sta andando piano piano a perdersi: "«Perché la cultura è ormai alla fine. […] Morirà, resteranno qua e là solo singoli ingredienti. È possibile che anche in futuro da qualche parte si venderanno olive ripiene al pomodoro. Ma sarà ormai estinto quel genere di persone che avevano coscienza di una cultura. La gente avrà soltanto delle conoscenze, e non è la stessa cosa. La cultura è esperienza, […]. Un'esperienza continua, costante, come la luce del sole. La conoscenza è solo un accessorio»." Ed infine tratta le ultime fasi della seconda guerra mondiale e quello che ha provocato in Ungheria.
Tantissime sono le frasi che ho amato e dico che questo romanzo è un capolavoro. Mi porta a desiderare di lettere altri libri dello stesso autore.
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Il capolavoro della crisi dell'uomo pirandelliano
Sono di parte, perché amo Pirandello, ma penso si possa dire in maniera abbastanza oggettiva che questo è un capolavoro assoluto.
La trama serve appena appena, per esporre meglio le idee della poetica pirandelliana. Mentre Vitangelo si guarda allo specchio, la moglie gli fa notare che il suo naso pende verso destra; crolla così il mondo di certezze di Vitangelo (e anche il nostro, appena leggiamo questo romanzo) ed egli si rende conto di non essere come si era sempre visto; o meglio, di non essere per gli altri quello che egli è per lui. Si rende conto che ogni persona che conosce vede un "Moscarda" diverso, capisce di non avere un'identità, ma "centomila" e tutte diverse e parimenti reali. Ciò genera in lui un senso di angoscia, di orrore e decide di iniziare ad uccidere queste identità affinché tutti lo vedano allo stesso modo. Comincia a compiere gesti a dir poco strani, come quello di donare la casa ad un vagabondo per non essere più etichettato come usuraio, ma nessuno capisce la sua crisi e viene considerato pazzo. Una volta ribellatosi alle convenzioni sociali, non può far altro che allontanarsi da tutti e rifugiarsi in un posto dove può rinascere ogni giorno come nuovo.
A mio avviso questo è il capolavoro massimo di Pirandello, non l'unico sicuramente, ma quello dove tutti i suoi temi vengono trattati ed esposti in maniera migliore: il tema della crisi dell'identità, della relatività - cioè una visione soggettiva di tutto -, del contrasto tra vita e forma, e dell'umorismo. A tratti è abbastanza filosofico e difficile. È sicuramente un romanzo che ti cambia la vita; cambia il tuo modo di vedere te stesso e gli altri.
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Un libro per bambini molto sopravvalutato
Titubante se iniziare a leggere "Harry Potter", mi sono reso poi conto che non potevo non farlo, in quanto, al di là dei reali meriti e del valore, questa saga ormai è diventata tra le più famose al mondo; e penso sia già stata inserita nei libri di letteratura. Così ho deciso di leggere almeno i primi due capitoli, e devo dire che i miei sospetti erano fondati: sono tra i libri più sopravvalutati che abbia mai letto.
Lasciando perdere il primo dato che qui è fuori luogo, parliamo di questo capitolo.
Il giovane Harry torna a "casa"(???) dove viene nuovamente maltrattato dagli zii, come accade sin da quando era un bambino; il tutto è talmente esagerato che è evidente sia fatto apposta per portare il lettore ad amare il personaggio principale, l'eroe; in me invece, tutto questo eccesso, ha portato l'effetto contrario: mi ha fatto innervosire (già dalle prime pagine del primo libro). Va dato merito all'enorme fantasia della scrittrice che ha anche il pregio di dare vita ad un libro scorrevole, che non annoia mai, e che, al contrario del primo, non è scritto in modo banale e con frasi formate solo da soggetto, predicato e complemento oggetto. Inoltre, quasi tutto alla fine si incastra al suo posto e non ci sono buchi nella storia, a parte uno enorme che si porta avanti dal primo capitolo: il non decidersi se i "babbani" debbano essere all'oscuro del mondo dei maghi, della loro esistenza, e quindi per questo motivo essi tendono a nascondersi, a prendere sembianze di gatti ecc.. oppure se possono saperlo e quindi ci possono essere matrimoni misti con tanto di confessione da parte del mago/strega e le lettere che la scuola manda ai maghetti nati da genitori babbani possono essere lette proprio dai genitori stessi ed essere quindi al corrente dei poteri dei figli. Per non parlare dello scomparire davanti a tutti in una stazione affollata; cioè va bene il fantasy, che ti fa accettare tante cose (come la macchina distrutta e fuori uso che improvvisamente riparte), ma questo è un buco nella storia. Per il resto c'è da dire che ogni cosa che accade all'inizio ti sorprende e ti invoglia a divorare il libro per vedere cosa succede dopo, ma piano piano ci si accorge che è tutto già scontato: l'eroe che va da solo a sconfiggere il cattivo, i ragazzini del secondo anno che scoprono e fanno cose che i grandissimi maghi non sono riusciti a fare in 50 anni, il cattivo che gira e rigira è sempre lo stesso che ha ucciso tutti, ma sto ragazzo di 11 anni non riesce proprio a sconfiggerlo e così via.... Nel complesso, un libro che si lascia leggere, che non annoia e che è diretto per lo più agli adolescenti. Ma è molto lontano lontano dall'essere un capolavoro da 5 stelle; sopravvalutato.
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