Opinione scritta da F.Angeli
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DEUS EX MACHINA
Un ragazzo con problemi di dislessia che in realtà possiede capacità superiori alla norma, dei che nonostante millenni di esperienza continuano a creare problemi generando figli in giro per la Terra, violenza in famiglia. Tematiche interessanti emergono leggendo il ladro di fulmini, e altre ancora rispetto a quelle che ho citato. Ma si limitano a una manciata di frasi, o avvenimenti brevi, e in questo modo il libro perde di valore. Tutto è incentrato sull'avventura, una serie di eventi non poche volte scollegati tra di loro, sembra più leggere la sceneggiatura di un videogioco che un libro. Una serie di Deus ex machina unisce le diverse vicende di Percy Jackson, eppure nel complesso ciò non è spiacevole, la saga è abbastanza frizzante e spesso adornata con simpatiche battute e carine trovate ironiche. Un'ironia che però non permette di raggiungere alti picchi nella narrazione, anche nei momenti che dovrebbero essere elettrizzanti ci sono sempre queste sdrammatizzazioni che ammazzano l'epicità e l'azione. La saga possiede dei personaggi tutto sommato interessanti, certo non ci sono caratterizzazioni che fanno impazzire ma comunque una sorta di empatia si riesce stabilirla con i nostri eroi, in brevi momenti che sfiorano le nostre emozioni. Alcune trovate sono davvero molto interessanti e ben riuscite, non ne voglio parlare per non fare spoiler, ma a mio parere questa saga manca di una trama ben architettata e personaggi con i quali riusciamo veramente a entrare in sintonia, ed è un peccato perché questa saga possiede un gran potenziale, potrebbe essere stata un degno rivale di Harry Potter. Certo ai lettori più piccoli piacerà da impazzire, ma Percy Jackson non è tutta questa amenità per una persona un po' più grande, al contrario di Harry Potter. In parte ciò potrebbe essere dovuto al fatto che il protagonista è un semplice dodicenne, ma in troppi momenti mancano scene significative e dialoghi che colpiscono, va bene che Percy è un adolescente, ma ciò non significa che si può sempre scherzare e tutto è rose e fiori.
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PRIDE AND PREJUDICE
"È una verità universalmente riconosciuta che uno scapolo provvisto di un ingente patrimonio debba essere in cerca di moglie."
Una semplice frase d'esordio che racchiude in sé l'essenza del libro, animata da una comune situazione familiare che dà vita a una grandiosa opera. Semplicità è la parola d'ordine della Austen, grazie alla quale riesce a far emergere in maniera esemplare una rappresentazione magnifica della società inglese a lei contemporanea.
Le vicende delle sorelle Bennet fungono dà modello per esprimere le ideologie della Austen: nella ricerca del marito ideale incapperanno in diverse difficoltà, dovute proprio all'orgoglio e al pregiudizio. Le apparenze si rivelano false, e l'errore di fidarsi di esse hanno effetti punitivi e spesso stimolano la crescita interiore verso nuove consapevolezze. È sbagliato interessarsi a una persona soltanto per le sue ricchezze, e allo stesso tempo è sbagliato non amarla per la sua posizione sociale inferiore rispetto alla propria. Sono tematiche che emergono in maniera eccelsa e potente: lo stile della Austen riesce a far empatizzare col personaggio grazie all'uso dell'ironia, e di una forte capacità di delineare le sensazioni, le percezioni e le emozioni dei personaggi. Jane Austen ha inoltre la particolarità di non descrivere per niente o quasi i paesaggi e le ambientazioni in cui si svolgono le vicende dei protagonisti.
Inganni, soldi e parenti perfidi saranno gli ostacoli principali dei nostri protagonisti: emozioni contrastanti, momenti difficili e indecisioni saranno suscitati a causa di ciò, ma il tutto confluirà in uno splendido finale a lieto fine.
QUESTA è una vera storia d'amore, non tutte quelle "cose" commerciali che si vendono in giro quali "Uno splendido disastro" o altra roba simile, vergognosamente sempre presenti nelle classifiche dei libri più venduti. Perfetto a dir poco. Non assegno cinque stelle al libro per una semplice questione di piacevolezza che è relativa, l'unica cosa che non ho apprezzato di questo libro è la sequenzialità con cui vengono descritte alcune scene, ma ovviamente non per mancanza dell'autrice. Il vero voto si vede dallo stile e dal contenuto, 5 e 5. Un capolavoro!
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OCCHI DI BOTTONE
Bisogna fare attenzione a ciò che si vuole, perché molto spesso non si capisce come sarebbe il mondo secondo secondo i nostri desideri, ci illudiamo una dimensione perfetta quando non lo sarebbe affatto. Una tematica abbastanza comune, ma il modo in cui Neil Gaiman la sviluppa rende Coraline un libro degno di nota. Ambientando la storia in una dimensione che sta a metà tra quella di Alice nel paese delle meraviglie (c'è un gatto parlante che non ho fatto a meno di associare allo stregatto) e quella di Harry Potter, emerge in maniera favolosa questo contrasto tra realtà e desiderio, attraverso la delineazione di una semplice casa che si trova accanto a quella di Coraline: basta aprire una porta e... puff! Eccoci nella nuova dimora di Coraline. Sembra magnifica, si può fare tutto quello che si vuole, ma risulta essere soltanto un'illusione, a causa della quale il mondo non risulta essere più come al solito: è tutto artificiale, immaginario, e spesso folle. Bottoni cuciti sugli occhi, stramberie e prigionia aspettano Coraline nel suo mondo perfetto. Una memorabile battaglia che rappresenta la crescita interiore nel sapere apprezzare ciò che si ha, scacciando così le tentazioni quotidiane che ci fanno credere che la nostra vita sia piatta.
Per come è scritto è apprezzabile più dai bambini e ragazzi, ma è apprezzabile anche se si ha qualche anno in più se si ha la volontà di ritornare a sognare quelle avventure fantastiche che si vivono da piccoli!
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IL CAPITANO AFFONDA SEMPRE CON LA SUA NAVE
Onde che cullano la terra sotto i nostri piedi, orizzonti da cui vedere il sole che sorge e tramonta sono motivi validi per prendere un biglietto e farsi un lungo viaggio su una nave da crociera. Per Novecento no. Sono motivi validi per restarci tutta la vita. Perché scendere da una nave se posso restarci lì a suonare per tutto il tempo che mi è concesso? Il Virginian è una vera e propria oasi in mezzo all'oceano, nella quale confluiscono persone provenienti da tutto il mondo, persone che il nostro Novecento è capace di leggere, letteralmente. Così viene detto nel libro. Persone che fluiscono per vedere questo leggendario pianista, emblema dell'arte e della vita stessa. Arte come entità privilegiata, e allo stesso tempo lontana da noi. Estranea alla maggior parte del mondo che alloggia sulla terraferma, incapace di farsi trasportare da essa, spesso troppo distante da raggiungere. Simbolo della vita, vista come dedizione completa alla bellezza stessa, per lasciarsi completamente alle spalle le frivolezze del mondo sulla terraferma.
Ero partito con poche aspettative su questo libro, viste le non poche critiche che Baricco riceve. Una bellissima sensazione trovarsi tra le mani questa bellissima storia, forse un capolavoro. Dotato di molteplici livelli di lettura e possibili interpretazioni, a distanza di diversi giorni ancora mi vengono in mente altri significati da attribuire alla storia e al leggendario Novecento, nonostante non siano nemmeno 70 pagine. Semplicemente epico.
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CARO BONES...
Prendiamo un piccolo paesino, Jerusalem's Lot, aggiungiamoci una casa stregata e otteniamo una storia a metà tra l'horror e un thriller. Gli abitanti di Salem's Lot saranno tutti un po' protagonisti delle vicende inquietanti che si verificano giorno dopo giorno. Una famiglia disperata per la perdita dei suoi figli, studenti, e altre persone vittime di aggressioni e anemie misteriose.
Una storia che riprende il celebre capolavoro di Bram Stoker per ottenere una narrazione che mette in luce le reazioni degli abitanti del Lot, sostanzialmente mostrando come la tranquillità della loro vita quotidiana venga spezzata da questi eventi misteriosi. L'inizio può risultare un po' in sordina, per la descrizione minuziosa della vita del paese, ma raggiunge alti picchi di attenzione nella parte centrale, quando inizieranno le indagini sulle morti. Viene fuori un'idea di male persistente nelle Notti di Salem, un male che resiste perpetuo anche dopo la morte di colui che l'ha commesso. Indubbiamente inquietante come ci si aspetta dall'horror di King, ma non ad intervalli regolari e incessanti. Parecchie parti descrittive, seppur ben realizzate, fanno calare la tensione della storia. La cosa è ovviamente soggettiva, generalmente apprezzo il lato descrittivo della narrativa di King, ma in questo libro non ne potevo più oltrepassata la metà. Ci sono interessanti spunti in questa caccia al colpevole ben intrecciati tra di loro e molto spesso simbolici, se si riesce ad apprezzare, o a soprassedere, questa descrizione ostinata che c'è nella narrazione la lettura è molto gradevole.
Dotato di un finale accattivante, ripreso poi nella raccolta di racconti A volte ritornano. Consigliato più per i fan di King che per gli appassionati del genere.
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IL FIGLIO
Speranza.
Un sentimento che ci pervade a conclusione della lettura di questo volume finale, dove gli eroi incontrati nei libri precedenti saranno tutti presenti, per formare una toccante visione del mondo e della vita fondata sulla volontà di andare avanti, per cercare di mantenere intatto ciò che si salva dal male che impregna la nostra terra.
Il primo personaggio che inizia a dare vita a questa speranza è Claire, che farà di tutto per preservare la sua umanità, rendendosi protagonista di una lotta lunga una vita per cercare di riavvicinarsi al proprio figlio naturale, strappato da lei in quanto assume il ruolo di Partoriente. Sì, Partoriente, il libro è inizialmente ambientato nella stessa società distopica di Jonas, nello stesso momento in cui egli viene eletto accoglitore di memorie. L'esistenza di Clarie però è comunque corrotta per l'inibizione che ha subito a causa della società in cui ha vissuto, e dovrà riscoprirla gradualmente. Ciò avviene nella seconda parte del libro, quella che sinceramente ho detestato. La Lowry usa un linguaggio estremamente semplice, e ciò funziona bene quando entra in contrasto con la durezza delle tematiche che spesso tratta. Ma in una buona fetta della seconda parte non succede praticamente niente di rilevante, vengono descritte scene molto comuni... e descritte con uno stile semplice c'è una noia mortale, ho trovato quasi vuoto quel pezzo, eccetto alcune scene significative. Poi la parte III è tutto un climax di tensione ed emozione. Ritrovare i protagonisti dei libri precedenti è qualcosa di unico, vederli uniti in un piccolo villaggio mentre mandavo avanti la loro vita, dopo che sono stati dei piccoli eroi. Perché la saga in effetti tratta di persone "speciali", le quali si oppongono alle regole della società mandando un messaggio di speranza. E allo stesso modo si conclude la saga. Non ci sarà un evento che ricollegherà tutti gli eventi precedenti, anzi vengono ricollegati molto meno rispetto a quel che ci si aspetta. Stavolta c'è finalmente un lieto fine, trasmesso con eleganza ed energia attraverso uno scontro tra un personaggio malvagio (di cui non svelo nulla per non fare spoiler), simbolo del male che si annida e persiste nel mondo, e uno dei nostri cari protagonisti (anche qui non dico di chi si tratta).
Il ciclo distopico della Lowry non è tratta una della classiche saghe che troviamo in circolazione, possiede uno sviluppo della trama molto poco collegata tra un volume e l'altro, se non per il valore simbolico che assume i protagonisti di ogni storia. È una qualità che potrebbe piacere o no, io l'ho apprezzata. Rappresenta una potente novità nel panorama attuale, dove i distopici per ragazzi si assomigliano tra di loro...
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BARATTO DISTOPICO
Dopo il secondo libro della saga della Lowry finalmente iniziano a collegarsi tra di loro le storie dei volumi precedenti. Il protagonista è un personaggio già visto in La rivincita, e si tratta di Matty. Un ragazzo ormai, che vive in una nuova comunità, che rappresenta una speranza per coloro i quali cercano luoghi più favorevoli in cui vivere. Lois Lowry stavolta tratta il tema dell'accoglimento di persone che vivono in condizioni sfavorevoli, possiamo chiamarlo immigrazione. Matty vive in un periodo critico della sua comunità, in quanto si discuterà della chiusura del villaggio agli stranieri. Viene tratteggiato un popolo che si degrada lentamente, a causa dell'avidità dell'uomo, che viene fuori ogni volta quando partecipa al Mercato del Baratto, un evento che rappresenta le più subdole dinamiche psicologiche dell'uomo nelle attività economiche. Matty è ancora indenne da questa male che si dilaga, e con la sua tenacia darà speranza e anche un finale degno al libro. Semplici ed efficaci vicende compongono la storia del protagonista, che stavolta ci smuovono in una maniera ancora più incredibile, con la rappresentazione della natura ribelle con la foresta che massacra i suoi passanti, e allo stesso tempo impotente rispetto all'uomo, grazie a una piccola vicenda su... una rana! Una semplice rana riesce a dare questo forte messaggio al lettore, un semplice maledetto cra cra echeggia nelle nostre menti con la sua storia!
Questo libro mi è piaciuto ancora di più di The Giver, consigliatissimo.
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HUNGER ROYALE
Battle Royale è uno dei libri pilastri di molti dei libri young adult che spopolano oggi. È infatti con esso che si espande a chiazza d'olio il tema della sopravvivenza, ripreso poi da Hunger Games.
In una scuola media giapponese vengono rapiti più di 40 ragazzi, per costringere a farli combattere tra di loro. Perché? Per il "Programma", uno show di cui non viene detto molto. Durante il corso del programma verremo a conoscere le storie dei ragazzi partecipanti al gioco, i loro ultimi istanti di vita, e i loro tentativi di sopravvivenza. A raccontare la storia sarà un narratore onnisciente, che si impersonerà nei personaggi per raccontare ciò che vivono, i loro ricordi, e le loro percezioni, fatto in un modo eccessivamente freddo meccanico in alcuni passaggi. Di tanto in tanto interverrà per fare commenti sadici su ciò che accade ai protagonisti, forse pensieri di un qualche spettatore riportati al momento giusto.
Battle Royale colpisce per la sua varietà di personaggi, i quali useranno approcci diversi per tentare di sopravvivere. Avremo coloro che parteciperanno alle regole del gioco, e molti che non lo faranno. Toccanti tentativi di far gettare le armi, di alleanza, e di sopravvivenza fanno riflettere e trasformano la lettura in una coinvolgente cronaca, cronometrata da un incessante conteggio dei numeri di partecipanti rimasti a ogni fine capitolo. Finale un po' prevedibile per l'impianto narrativo usato da Takami, non ci vuole molto a indovinare chi uscirà vincitore dal gioco.
Battle Royale è uno dei libri giapponesi più venduti di tutti i tempi, ma non l'ho letto per questo. Il motivo è stato la critica di plagio che ha ricevuto Hunger Games. E devo dire che è vero. Il libro della Collins è simile a Battle Royale in una maniera incredibile: stessa situazione di sopravvivenza, evoluzione del gioco e finale molto simili tra di loro. Provare per credere.
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I TRE LIVELLI DEL SEGRETO
Il nuovissimo thriller di Carrisi era una delle uscite che più attendevo. Dopo avere letto i suoi meritatissimi precedenti successi "Il suggeritore", "L'ipotesi del male", e "Il tribunale delle anime", avevo delle aspettative molto alte sul libro. Il cacciatore del buio non le ha deluse.
La storia è come sempre estremamente articolata, un valzer diabolico che contagia tensione con le sue note taglienti. È il seguito del "Tribunale delle anime", e i due protagonisti saranno Marcus e Sandra Vega, i due personaggi principali del prequel. Sin dalle prime pagine si riconosce lo stile di Carrisi: una storia raccontata da più punti di vista, che fa entrare nella trama appena lette le prime righe. Da un lato esploriamo i ricordi di Marcus, il quale viene addestrato da Clemente, e allo stesso tempo seguiamo le indagini su una serie di omicidi i quali hanno come vittima delle coppie. A partecipare all'indagine sono ovviamente Marcus, in veste di penitenziere, e Sandra, in veste di agente di polizia. Gli indizi che reperiscono i due si incastrano tra di loro per dare forma a un immenso mosaico, da ricostruire tassello dopo tassello. Ritroviamo il caro tema dell'indagine sulla natura del bene e del male, e sull'inquietante affinità tra chi è buono e chi è malvagio, stavolta delineata anche a livello religioso. Meno inquietanti le vicende di Marcus e Sandra rispetto a quelle di Mila Vasquez, le loro indagini su una persona concreta ci smuovono meno rispetto a quelle sulla figura evanescente del suggeritore.
Quando Carrisi scrive coglie le percezioni principali dei principali, e le riporta efficacemente. Suoni, immagini, paure, ricordi, tutto riportato per dare toni epici alla lettura. Troppo epici a volte però. C'è un'eccessiva solennità in alcuni passaggi, a discapito dell'introspezione psicologica dei personaggi che risulta essere un po' troppo affrettata.
Comunque la capacità di scrittura di Carrisi, specialmente nel tessere trame estremamente complesse, è decisamente fuori dal comune. Seppur non ancora in grado di caratterizzare i personaggi come è capace Stephen King o Thomas Harris, il nostro scrittore italiano si difende bene nel panorama internazionale. Una scrittura diretta e magnetica è il suo punto di forza, se si vuole provare il genere Carrisi è la soluzione migliore!
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IDEA ORIGINALE MA...
Durante la fase iniziale della lettura "Ogni giorno" mi ha molto coinvolto nella storia. La condizione particolare di vita di A è molto intrigante, si è spinti da una forte curiosità per sapere come procede la storia di questa entità che si sposta da un corpo all'altro ogni giorno. A risulta essere un personaggio molto apprezzabile, grazie al quale vengono affrontate diverse tematiche, a seconda della persona di cui è ospite. Dunque c'è spazio al suicidio, all'omosessualità... Esposte tramite un punto di vista che sembra essere quasi puro, A ha accumulato molta esperienza nel corso della sua vita, e ciò gli ha permesso di raggiungere un grado di consapevolezza delle cose molto alto. Ma la sua vita cambierà quando conoscerà una ragazza di cui si innamorerà. Rhiannon assumerà il ruolo di motivazione principale per la vita di A, la cui esistenza sembra non avere un vero senso. Con la loro storia emergerà una forte tematica, ovvero l'interesse e l'amore per una persona a prescindere dal suo aspetto fisico.
Ho iniziato a trovare il libro deludente intorno a metà lettura, la storia aveva iniziato ad assumere toni troppo sdolcinati che facevano sembrare i personaggi poco realistici. Inoltre c'è un uso eccessivo di anafore in alcuni punti, figure retoriche che fanno sembrare A ossessivo quando in realtà è la "persona" più calma del pianeta. Il finale è poi raccontato male poi secondo me, veramente frettoloso e un po' inconcludente, meritava molto più approfondimento.
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IL GRANDE FRATELLO VI GUARDA
Notare che 1984 è un capolavoro non solo per la sua qualità effettiva, ma anche per la sua natura anticipatrice, è qualcosa ci fa sgranare gli occhi davanti a questa opera, E forse ci fa anche gettare un velo di pessimismo attorno a noi. Tanti classici vengono giustamente studiati e riproposti dalle case editrici, ma 1984 si trova su un gradino superiore rispetto alla maggior altri, grazie alla forte influenza che ha avuto e che continua ad avere tutt'oggi.
La società futuristica descritta da Orwell, la quale darà definitivamente consistenza e vita al termine "distopia", è una drammatica estremizzazione dei comportamenti più cinici e folli della natura umana, e del pericolo che la tecnologia può portare alla nostra riservatezza. Una radicalizzazione assolutamente non infondata, non si tratta di un così improbabile degrado del mondo in cui viviamo.
La società di Orwell è fondata su tre punti principali:
-La guerra è pace
-La libertà è schiavitù
-L'ignoranza è forza
Tre semplici frasi che racchiudono un oscuro e inquietante significato, verranno spiegate gradualmente nel corso della storia tramite il punto di vista di Winston Smith, uomo che assieme a Julia sembra essere uno dei pochi a non accettare i principi dell'odio e del controllo completo di ogni cosa su cui si basa il regno del Grande Fratello. Winston Smith ci fa assistere un preoccupante spettacolo che mette in dubbio l'integrità della volontà e della coscienza umana. L'uomo può essere controllato, manipolato e cambiato nella sua interezza, e nessuna persona può sfuggire al lavaggio del cervello, perché il Grande Fratello osserva tutti senza tregua. Ogni valore su cui si fonda la vita di ogni persona, viene ribaltato, distorto e, ahimè, infine distrutto, ovvero gettato nel completo oblio. Il tutto per garantire infinita durata al partito.
Un storia che contiene così tanti contenuti sul potere, sulla violenza, l'odio e la follia dell'uomo da essere considerato uno dei libri da leggere almeno una volta nella vita. Assolutamente straordinario!
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SPLOFF!
Sulla fortunata corrente dei young adult distopici esplosa dopo l'uscita di Hunger Games, adesso uno dei protagonisti in questo campo è James Dashner. L'autore decide di ambientare la storia per praticamente tutto il libro non in una società distopica, ma in un luogo fuori dal mondo. Ogni mese un ragazzo viene spedito in un posto a lui sconosciuto, e non ricorderà nulla del suo passato. Questo luogo è un enorme labirinto, mutevole e apparentemente senza via di uscita. La trama si basa sulla ricerca disperata del modo per uscire, sulla sopravvivenza e la difesa dalle creature tenebrose che si aggirano per le mura. James Dashner è molto bravo nell'attaccare il lettore alla pagine, il libro è molto avvincente e pieno di colpi di scena. Ricorda molto Hunger Games per questa sua caratteristica, ma non riesce a raggiungere i livelli dei libri della Collins per la caratterizzazione dei personaggi, sì abbiamo diversi tipi di ragazzi che lottano per la loro vita, ma il modo in cui viene esternato il loro carattere è fatto un po' superficialmente, spesso le reazioni emotive vengono descritte o troppo di fretta o in modo forzato, mi sembra che l'unico vero sforzo che Dashner abbia fatto sia quello di mettergli in bocca parole come sploff, caspio, pive e un'altra serie di vocaboli, in modo da dare un nuovo linguaggio ai ragazzi. Modi di dire di cui non vedo proprio il senso, credo che se ci si ritrovasse in un labirinto senza memoria a tutto si penserebbe fuorché a trovare termini inutili con cui comunicare.
Se non si è in cerca di un capolavoro la saga di Maze Runner è molto godibile, anche se il primo libro lascia in sospeso molte questioni.
Aggiungo che non è presente la classica prevedibile storia d'amore tipica di molti young adult, cosa che mi ha lasciato con molta soddisfazione a fine lettura!
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VENDETTA!
Quando Stephen King aveva scritto Carrie non pensava che il libro avrebbe interessato molti lettori. A chi sarebbe piaciuta la travagliata storia di un'adolescente dotata di poteri sovrannaturali, in fondo? A tantissimi, è la risposta. Il libro si basa su una storia piuttosto semplice. Carrie è una adolescente vittima di scherzi crudeli da parte delle sue compagne di classe. Allo stesso tempo, scopre di poter spostare le cose con la semplice forza di volontà. King dà profondità a questa trama con dei personaggi costruiti benissimo: una mamma fanatica e bigotta, e adolescenti crudeli. Con una manciata di pagine King riesce a definire un qualsiasi personaggio, nonostante Carrie sia il suo primo libro risulta comunque un'opera molto ben riuscita. Carrie è un horror che affonda le sue radici nell'emancipazione, nella rabbia repressa e nel bullismo. E, infine, nella vendetta, il cui valore, assieme a quello del pentimento, viene portato alla luce nei cupi avvenimenti che si verificano nelle pagine.
Caldamente consigliato, King è assolutamente da provare. Un autore sensazionale, e Carrie è uno dei tanti esempi del suo talento. Le sue produzioni sono davvero notevoli, ed estremamente variegate, se non si è attratti dalla trama di Carrie se ne troverà un'altra che susciti interesse tra le sue infinite opere.
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DOV'È IL BLU?
Una società completamente opposta a quella presentata in The Giver è proposta in La rivincita. Gathering Blue. Una serie di capanne, una vita rurale e leggi dure fanno parte della vita di Kira, una ragazza sfortunata perché zoppa dalla nascita. Le donne del posto tenteranno di approfittare della condizione di Kira, che dovrà difendere la sua posizione nel villaggio per non perdere la sua casa, e per non essere esiliata. Kira dovrà affrontare una serie di situazioni attraverso le quali compierà un'evoluzione, una maggiore consapevolezza del mondo e dei valori. Seppur abbastanza diverso da The Giver, Lois Lowry mantiene comunque lo stile "semplice ma duro": già dalle prime pagine si assisterà a scene disturbanti, specie nel processo in cui si deciderà la sorte di Kira. Le verrà infatti imposto di camminare avanti e indietro per provare che abbia veramente una disabilità.
Leggere La rivincita ci trasporta in un mondo che ci fa riscoprire in modo meraviglioso il valore dell'arte, della famiglia e dell'amicizia. Lois Lowry possiede la capacità di toccare le corde del cuore con poche vicende molto significative, seppur molto semplici. Personalmente preferisco il primo volume al secondo, ma rimane comunque un romanzo che rimane impresso, lo consiglio a tutti quanti, anche a chi non ha letto The Giver, La Rivincita non è un seguito.
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QUESTION MARK
1Q84 è uno dei libri più particolari che abbia mai letto. Dotato di una trama fitta e originale, si addentra nelle più profonde ossessioni dell'uomo, animate dai personaggi protagonisti Tengo e Aomame. Il profondo scavo psicologico è accompagnato da una dimensione alternativa, in cui sono presenti due lune nel cielo anziché una. I Little People, La crisalide d'aria e la setta Sakigake saranno uno dei tanti misteri che avvolgono il libro, densi di simbolismo ipnotico. Nel libro vengono affrontante un'enormità di tematiche, che emergono tramite le vicende di Tengo e Aomame. La storia viene affrontata raccontando separatamente le vicende. Tengo è uno scrittore emergente, al quale viene affidato il compito di riscrivere un romanzo di una ragazza giovanissima, in quanto il libro è pieno di contenuti superbi e originali, ma mal espressi a causa di uno stile di scrittura acerbo. Aomame è un killer dotato di una capacità unica: riesce ad uccidere con la semplice puntura di un ago, perché riesce ad individuare un piccolo punto critico nel collo della vittima. Il "colpo" risulta sempre fatale, causando l'arresto cardiaco del malcapitato. Le storie apparentemente non hanno nulla in comune, e in effetti così sarà per la maggior parte del libro. Ma Tengo e Aomame si ricercano a vicenda, inconsciamente all'inizio dell'opera, e le due storie si intrecceranno in una maniera meravigliosa. Ed è questo quello di cui parla veramente il libro. Due persone che si cercano, che credono di vivere in maniera soddisfacente pensando che il loro distacco conti poco nella loro vita. Murakami è uno scrittore incredibilmente bravo: l'atmosfera surreale che invoca nel libro sembra vera, il mondo che descrive è estremamente dettagliato. Praticamente un sogno che diventa realtà. Il tutto steso con uno stile di scrittura semplice e scorrevole, che dona profondità e più livelli di lettura alla storia.
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BIOGRAFIA DI KVOTHE
A Patrick Rothfuss bisogna riconoscere un grande merito: è riuscito, con una trama piuttosto comune, a scrivere un libro davvero profondo e accattivante. Ovviamente all'inizio è stato rifiutato da tantissime case editrici, fortunatamente è stato poi pubblicato a seguito della vittoria del concorso Writers of the Future.
La trama ricorda in parte Harry Potter, in parte la saga del mago di Earthsea. Kvothe è un ragazzo che possiede, come Ged di Ursula K. Le Guin, un talento innato, e (mi permetto di fare una piccola anticipazione) rimane orfano come Harry Potter. La sua storia si verrà a sapere perché un individuo, denominato "Cronista" nel libro, verrà a cercarlo per chiedere di raccontargli le sue leggendarie avventure. Patrick Rothfuss dà vita a un'imponente personaggio, che vive ora tra le pericolose strade di Tarbean cercando di non morire di fame, ora nell'accademia dei maghi, dove eccelle e spadroneggia su tutti quanti. Si inizierà a intravedere una lenta "crescita" del personaggio, che nonostante tutto ciò che passa riesce a mantenere alta la testa. Non demorderà quando dovrà dormire sui tetti, quando rischierà di essere ucciso, quando rischierà di essere espulso. Kvothe è un personaggio molto forte caratterialmente, e forse anche un po' malvagio. Ci regala una storia davvero molto istruttiva, un'esperienza nelle conseguenze dell'arroganza e nelle ostilità degli invidiosi. E, infine, le esperienze con i primi amori, è davvero bellissimo leggere del potente Kvothe che soccombe agli occhi dolci di una ragazza. C'è un equilibrio pazzesco: tensione e emozione si amalgamano tra di loro in maniera superba. E la cosa che mi ha sorpreso di più è che il libro è scritto non bene, ma benissimo! Non so se è merito anche della traduzione, ma Rothfuss è davvero un maestro nel descrivere situazioni e personaggi, la personalità di Kvothe emerge in una maniera impeccabile quando racconta la sua vita al Cronista. Le figure retoriche che usa sono davvero ben studiate, e gli eventi stessi che accadono spesso sono fortemente simbolici, e non mancano comunque mai di coerenza col filo conduttore della trama.
In pochissimi libri fantasy ho riscontrato un livello così alto nella scrittura e nei contenuti, Il nome del vento è una vera e propria dimostrazione di talento e padronanza dello stile. Leggetelo, ci sono pochi fantasy di questo calibro in circolazione!
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LE ULTIME PAROLE
Ho sentito parlare molto di questo autore, vedendo poi le recensioni positive che si trovavano in giro, e vedendo il trailer del film "Colpa delle stelle" l'autore mi ha incuriosito ancora di più. Il suo romanzo d'esordio è una proiezione del mondo adolescenziale di oggi. MIles Halter è un sedicenne che sente di non avere vissuto veramente e decide di andare in un college per fare nuove esperienze: lì conoscerà nuove persone, e in particolare legherà con Chip "Il colonnello" Martin e Alaska Young. E ovviamente inizieranno subito le tipiche vicende adolescenziali, riportate con giusto equilibrio tra divertimento e momenti di riflessioni: in un capitolo la prima cotta, le prime esperienze, nell'altro ragionamenti piuttosto profondi sul senso della vita. In particolare la storia è incentrata sulla concezione che prima o poi nella vita si entri in un labirinto dal quale è difficile uscire. E cosa c'è nel labirinto, quale sia il metodo per uscirne, si scoprirà passo passo con l'avanzare della storia, scandita da capitoli che preannunciano un evento facendo un conto alla rovescia: 130 giorni prima, 100 giorni prima, una settimana prima...
Le riflessioni dei protagonisti, seppur a livello adolescenziale, rimangono impresse leggendole, le personalità di Miles, Chip e Alaska colpiscono facilmente. Una lezione di vita ben curata e ben espressa, frutto di uno stile diretto e magnetico ma anche di ricerche appassionate. Green è un autore che merita attenzione, specie se si è ragazzi.
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STORIE DI SOLITUDINE E ALLEGRIA
Una serie di racconti che sono accomunati da un senso di solitudine e situazioni tragicomiche plasmano la grammatica di Dio. Che siano di una, due o più pagine, ogni racconto è un piccolo insegnamento morale da portare sempre con sé. "Boomerang" ci dice quanto è diverso il cane dall'uomo, "Mai più solo" offre una triste prospettiva del nostro mondo invaso dai cellulari, "Una rosa rossa" ci insegna quanto possa essere subdolo un uomo per i soldi...
Personalmente non adoro i libri composti da una serie di racconti, ma non è stato questo il caso: "La grammatica di Dio" è stata davvero una lettura piacevole, grazie allo semplice ed efficace di Benni, che con poche parole riesce a sintetizzare ottimamente personaggi i quali fanno parte di storie con finali molto spesso a sorpresa.
Molto buono se si cerca un libro non troppo pesante da leggere e allo stesso tempo profondo a livello di contenuti.
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L'ATTESA DEI TARTARI
Giovanni Drogo è un giovane come tutti gli altri: pieno di speranze, con alte aspettative di carriera, volenteroso di formare una famiglia. E per realizzare le sue aspirazioni pensa che la convocazione alla fortezza sia il punto di svolta, ma non è il posto che si aspettava.
Dino Buzzati nella sua opera ha dato vita alle realtà più piatte dell'esistenza umane: durante la maggior parte del romanzo perdura la messa in evidenza di una condizione comune a tutti noi, che è la noia. Ma è una noia che stavolta ci affascina, riportata nei minimi particolari, strugge Drogo poco alla volta nell'eterna attesa dell'invasione dei Tartari, e nella mancata realizzazione delle sue aspirazioni. Drogo vivrà una subdola routine fatta di inutilità: ronde sulle mura di una fortezza che affacciano su un deserto perennemente inanimato, ricerche di puntini nella sabbia lontana per trovare un essere vivente, e vani tentativi e attese di essere trasferito in un'altra sede. Una lenta discesa che non finisce mai, che ruberà Drogo di tutto, nemmeno i rapporti con i suoi cari e i familiari verrà risparmiato. Il deserto dei Tartari è l'incarnazione della quotidianità che dobbiamo sorbire ogni giorno, e che può portarci al deperimento fisico e psicologico, nell'attesa onirica di un qualcosa che potrebbe non arrivare mai nella nostra vita. Senza dubbio un'opera eccezionale, probabilmente dovrebbe essere letto da tutti nel corso della vita.
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DELUSIONE
Non mi piace mai dare una recensione negativa a un libro. Anche quando la storia non mi è piaciuta, come nel caso dei libri "L'ombra del vento" e in parte anche "Il richiamo del cuculo", cerco di dare una valutazione il più oggettiva possibile, analizzando lo stile utilizzato dallo scrittore, l'originalità della storia,e i messaggi che trasmette, perché, ovviamente, un libro scritto oggettivamente bene può non piacere a me, ma piacere ad altri. Nel caso del romanzo d'esordio di Glenn Cooper non riesco in alcun modo a dare un giudizio positivo. Ci saranno delle anticipazioni nella mia recensione, per cercare di analizzare al meglio il libro.
La trama parla di un serial killer che invia cartoline alle sue vittime prima di ucciderle, e queste muoiono in modo inevitabile: ne morirà persino uno davanti agli occhi del detective Will Piper: la vittima infatti inciamperà e nella colluttazione perderà la vita. Il serial killer verrà soprannominato Doomsday, che tradotto significa Giorno del Giudizio. La storia effettivamente è all'inizio interessante e abbastanza fuori dal comune, e questo è uno dei pochi punti a favore del libro. Quello che non funziona nel libro è la caratterizzazione dei personaggi. Lo stile di Cooper è piatto, troppo superficiale e non riesce a delineare la psicologia dei protagonisti in modo buono, anzi mi è sembrato che i personaggi appartenessero a una commedia mal riuscita. Spiego i motivi facendo alcuni esempi.
1 I dialoghi sono molto spesso banali e ordinari, si trovano senza difficoltà scambi di battute del tipo:
"Ciao, come va?"
"Non c'è male. Che hai fatto ieri sera?"
che troppo frequentemente non si evolvono in discorsi interessanti. Cooper poteva anche evitare di scrivere questi dialoghi vuoti a mio parere, non ho visto alcuna utilità se non quella di allungare il brodo. Poi ovvio che anche dialoghi di questo tipo possono caratterizzare i personaggi se usati nel giusto modo, ma non è il caso di Cooper. (Ad esempio in un romanzo di Murakami, 1Q84, un personaggio di nome Fukaeri usa spesso frasi secche e brevi e inespressive, ma vengono riportate nel giusto modo mettendo in evidenza una personalità laconica e chiusa)
2 Che si tratti di sgomento, rabbia, disperazione, rimpianto, impotenza e via dicendo l'autore fa emergere queste emozioni nei personaggi usando tre tecniche principali.
1 Gli fa dire parolacce o imprecare.
2 Li fa piangere.
3 Mette i punti esclamativi a fine di ogni loro frase.
E non mi sembra nemmeno funzionino queste tre tecniche.
Succede spesso che con tutti quei punti esclamativi frasi che dovrebbero essere d'effetto, che dovrebbero creare tensione, perdono valore, diventano enfatiche e risultano innaturali. Associati poi alle parolacce la cosa peggiora ancora di più.
Certo a volte i personaggi diventano interessanti quando Cooper parla del loro passato e delle loro abitudini, ma niente di più. Purtroppo se i personaggi non sono ben caratterizzati a mio parere il romanzo perde parecchio valore, specie se è un thriller, parola che deriva da to thrill (rabbrividire), e inquietarsi non è una cosa che succede se non si riesce ad entrare in empatia con i personaggi.
Poi ho riscontrato altre imprecisioni, molto meno importanti di quello che ho considerato prima ma che riporto lo stesso. Una è uno strano uso degli avverbi e dei complementi di modo, che molto spesso mi sono sembrati superflui e pesanti. Ad esempio ricordo una frase:
"Sbatté con violenza il corpicino a terra."
Sbattere indica già di suo un'azione violenta, non è necessario usare l'avverbio in questo caso.
Poi non ho nemmeno apprezzato le similitudini che usa Cooper, quando ad esempio paragona un ingorgo stradale a una trombosi.
Ultimo punto: la trama, per come viene presentato l'intreccio, risulta assai prevedibile, e inoltre mi ha in un certo modo ricordato una storia di cui ho già sentito parlare. Non si tratta di un libro però, ma di Death Note, un manga in cui il protagonista scopre di potere uccidere chiunque e scegliere il momento del decesso. Sinceramente l'ho preferito dieci volte di più, e anzi forse è meglio vedere la serie animata (molto più seria e intelligente di quanto ci si possa aspettare, ha sorpreso e appassionato persino me che non guardo mai la televisione, un thriller veramente ben congegnato) che leggere "La biblioteca dei morti". Penso sia meglio rivolgere lo sguardo altrove, ci sono autori molto più competenti di Cooper, anche se riconosco che se lo stile di scrittura cambiasse la qualità del libro aumenterebbe parecchio.
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THE SILENCE OF LAMBS
Se un serial killer uccide donne innocenti e non si riesce a catturarlo in alcun modo, a quale mezzo ricorrere? Hannibal Lecter è la soluzione. Uno psichiatra tenuto prigioniero per avere ucciso un ingente numero di persone. Thomas Harris definisce alla perfezione un superbo criminale: il doctor Lecter è estremamente intelligente, perspicace, capace di illudere e raggirare chiunque parli con lui. È un personaggio che suscita sentimenti contrastanti. Affascina con la sua genialità, la capacità di comprendere meglio di chiunque altro le parti più nascoste della psiche umana. Qualità con le quali ci fa desiderare quasi che non sia malvagio. Clarice Starling sarà incaricata di interrogare Lecter, ma il prezzo delle informazioni lo stabilirà Lecter: più cose Starling vorrà sapere sul killer Buffalo Bill, maggiori saranno le informazioni personali che dovrà rivelare al dottor Lecter, le vicende più inquietanti e paurose del passato che la tormentano, cose che solo Hannibal potrà comprendere a fondo nonostante non le voglia effettivamente bene.
Una storia molto particolare che va a scavare a fondo nelle viscere della perversione umana, lasciando alla sua conclusione un marcato senso di inquietudine.
Il romanzo è ben congegnato, i piccoli difetti che possiede sono costituiti da saltuari momenti di confusione nella lettura, dovuti soprattutto a dei cambi di punti di vista molto rapidi.
Il vero titolo del romanzo è il silenzio degli agnelli, non il silenzio degli innocenti. Potrà essere anche più accattivante come titolo, ma il vero senso del romanzo si percepisce solo con la traduzione originale.
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PAULIE, PUOI?
Si può riuscire a scrivere un intero romanzo rimanendo chiusi per lunghi periodi di tempo in una casa assieme a una psicopatica di nome Annie Wilkes? Forse, e King nel libro Misery racconta la sfortunata vicenda di Paul Sheldon, scrittore celebre che dopo un incidente stradale perde i sensi e si risveglia nella casa di Annie, la sua fan numero uno che pretende un nuovo romanzo della serie Misery. Un incubo che sembra non finire mai, King evoca un'atmosfera claustrofobica nella quale Paul Sheldon inizia una lenta discesa verso la rassegnazione, e allo stesso tempo una salita verso il riscatto, la voglia di vivere e ritornare nel suo mondo. Sarà curioso potere leggere passo passo ciò che scrive Paul durante il periodo di prigionia, e scoprire i giudizi di Annie sul suo lavoro. Una storia ben congegnata e frutto di appassionate ricerche: King riporta dettagliatamente gli effetti degli antidolorifici su Paul, la personalità psicotica di Annie Wilkes e le sue depressioni, e le purtroppo non sempre rigorose regole sulla conservazione dei farmaci negli ospedali e negli ambulatori. Ho letto questo libro in pochissimo tempo per quanto mi ha preso, un giorno soltanto, eppure ho avuto la sensazione, durante e dopo la lettura, che abbia impiegato molto più tempo, come se il lento trascorrere delle giornate di Paul nella dimora Wilkes avesse alterato anche la mia percezione del tempo. Misery è un libro che trasporta in un mondo che mette tensione, fa riflettere, mostra cosa siamo disposti a fare per la nostra sopravvivenza, accompagnato da uno stile di scrittura impeccabile che dona alle pagine una profondità ipnotica. Un equilibrio perfetto che rende questo libro immancabile nei propri scaffali (o nei propri e-reader) se si è appassionati di Stephen King.
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L'IPOTESI DEL SUGGERITORE
Le pagine dei libri di Carrisi non sono composti da carta normale: ogni fibra è intrisa di inquietudine, tensione, e di un male opprimente da cui non si riesce mai a sfuggire, che non riesci a individuare ma che ti è sempre vicino, anche a due passi da te. Se in "Il Suggeritore" veniva delineata una figura spaventosa per la sua impalpabilità e la sua capacità di essere sempre un passo davanti a tutti, nell'Ipotesi del male le sensazioni associate all'essere che si cela dietro il disegno incomprensibile di tutti i delitti che si verificano vengono amplificate, ci si renderà conto di avere a che fare con un genio del male che pianifica i suoi delitti da anni e anni, se non generazioni: un serial killer che possiede capacità così raffinate che vanno al limite delle possibilità umane (mi sono chiesto se la persona fosse veramente un uomo o qualcosa di più quando ho finito il romanzo). Il senso di impalpabilità è affiancato dall'impossibilità di determinare la località precisa in cui si svolge la storia, in cui i protagonisti e i suoi abitanti sembrano essere sempre di più delle marionette governate dai fili di un folle, che intreccia in una tela del destino empia e inesorabile. Un essere che, come l'autore spiega, esiste veramente nel nostro mondo, e che potrebbe un giorno decidere di far diventare uno di noi una pedina della sua scacchiera.
Abbiamo a che fare sia con un sequel che con un prequel, le vicende di svolgeranno effettivamente diversi anni dopo il caso del Suggeritore, e avremo a che fare con una Mila che ha voluto trasferirsi al reparto delle persone scomparse, nonostante le abbiamo offerto una promozione molto sostanziosa dopo il successo che ha ottenuto dopo il caso del Suggeritore. Mila è sempre più attratta dal buio, la sua indole alla autodistruzione è rimasta sepolta per un anno ma è pronta a svegliarsi, assecondando il disegno oscuro che profana la sua vita e la sua famiglia. La complessa trama del libro approfondirà alcuni aspetti del libro d'esordio dell'autore, e ne verranno chiariti i punti lasciati in sospeso.
Probabilmente l'opera migliore dell'autore, ogni libro è leggermente superiore al precedente, anche se l'impianto narrativo generalmente viene sempre conservato: una serie di delitti concatenati sulla quale si dovrà far luce, dai quali emergerà il tema estremo del male a fin bene. Si tratta di un vero e proprio pezzo grosso del genere, che fa trasparire diversi spunti per un altro romanzo incentrato su Mila Vasquez e la macabra figura del Suggeritore.
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TUTTI NOI ESISTIAMO
La storia di un bambino di nome Max e del suo amico immaginario Budo animano il libro con un susseguirsi di forti emozioni. I due si conoscono sin dalle prime pagine, ed è facile empatizzare subito con loro. Matthew Dicks racconta la loro storia con uno stile che ricorda molto quello della scrittrice statunitense Lois Lowry. Come nella sua quadrilogia distopica vengono trattati tematiche serissime con una semplicità disarmante, in "l'amico immaginario" Budo ci racconta con la semplicità e gli occhi di un bambino l'importanza dell'amicizia e del coraggio. Budo non è propriamente immaginario, può interagire con il mondo attorno a sé fino a un certo punto, lo definirei più un angelo custode che un amico legato interamente al mondo della fantasia. Le caratteristiche di Budo e degli altri abitanti del mondo immaginario (se ne incontrerà persino uno capace di interagire col mondo fisico) donano al libro delle tinte fantasy, seppur l'elemento narrativo portante della storia sarà la crescita interiore di Budo e Max. Budo ci insegnerà cosa significherà la morte e la paura per essa nella ricerca del suo amico rapito, e di come dobbiamo valorizzare la nostra esistenza seppur molto breve. Un libro da leggere per rivivere la nostra infanzia in tutte le sue sfumature, dalla gioia e alla spensieratezza fino alla paura del mondo e di crescere.
"E il fatto di non esistere? Il mondo intero andrà avanti senza di te, come se tu non ci fossi mai stato. E poi un giorno anche tutti quelli che ti conoscono saranno morti, e sarà come se tu non fossi mai esistito. Mai e poi mai. Questo non ti fa sentire triste?"
"Se salvo Max, no. Se salvo Max, esisterò per sempre."
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DA GRANDI POTERI...
Cos'è la zona morta? È Una zona del cervello non attiva, un relè mal funzionante, che si trova nella testa di Johnny Smith. Johnny è una persona comune, finché non rimane in coma per più di quattro anni a seguito di un incidente stradale. Al suo risveglio scopre di avere una facoltà paranormale: può vedere cose passate, presenti e future con un semplice tocco, di un oggetto o una persona. Con questa facoltà la vita di Johnny sarà stravolta, una facoltà la cui natura benefica vacillerà sempre di più, anche se con questa potrà aiutare la polizia a scovare un serial killer e ad aiutare altre persone. King costruisce una evoluzione psicologica approfondita del protagonista: Johnny, da ragazzo semplice e simpatico, inizierà a mutare le proprie convinzioni, inizierà ad avere sensi di colpa sin da poco tempo dopo il risveglio, quando scoprirà che la madre è diventata una fanatica religiosa, fino a, nelle pagine finali, dubitare delle propria sanità mentale, delle scelte estreme che compie a fin di bene. Johnny Smith è l'incarnazione delle nostre più profonde incertezze riguardo il male a fin di bene, le conseguenze delle nostre scelte, la natura empia o benefica delle facoltà in più che un uomo possiede rispetto agli altri. Il contrasto emerge gradualmente, man mano che aumenta il degrado generale del posto in cui vive John, in cui la gente pende dalle labbra di Greg Stillson, un uomo candidato dalle idee e la personalità assolutamente perverse. Un romanzo molto più psicologico che horror, di King non ho ancora letto molto ma rispetto a Shining la tensione è molto minore, mi aspettavo una lettura molto più inquietante ma non sono rimasto assolutamente deluso: King è uno scrittore davvero straordinario, capace di gestire al meglio la narrazione di una storia. Nel libro ci si commuove, si riflette, si empatizza coi personaggi. Anche se non piace il genere, non si può non leggere almeno uno dei tanti libri che King ha pubblicato, per conoscere e ammirare uno stile di scrittura unico e sorprendente.
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SOLDI E PAPARAZZI
Leggendo le recensioni scritte sulla copertina del libro si trovano opinioni del tipo:
"Lo stile è incalzante e pieno di suspense" The New York Times
"Una trama serrata e impeccabile" The Guardian
Io ho avuto una impressione molto diversa da quelle riportate sui giornali. Il richiamo del cuculo procede in modo molto calmo, è introspettivo. Non è incalzante e pieno di suspense a parte nel finale. Libri incalzanti sono quelli di Carrisi, che è la persona di cui condivido di più il commento che ha scritto sulla copertina del libro.
"Robert Galbraith scrive con l'inchiostro del buio, disegna immagini fra le parole, costruisce un romanzo come un architetto del tempo".
E in effetti in questo libro si ritrova una caratterizzazione dei personaggi esemplare, inseriti in un giallo simile a quelli di Agatha Christie. Una notte a Londra cade dal suo balcone una famosa modella, Lula Landry. Ovviamente la polizia svolgerà indagini approfondite sul caso, ma non troverà nessun indizio che non faccia pensare che non si sia trattato di un suicidio. Toccherà a Cormonan Strike, sotto richiesta del fratello della modella, indagare ulteriormente sul caso. Poiché non è stato rilevato alcun indizio rilevante con i mezzi della scientifica, Cormoran si focalizzerà sull'interrogare a fondo le persone più vicine a Lula. Spesso non verranno fuori rivelazioni sconvolgenti, certo faranno incuriosire il lettore ma non renderanno il libro incalzante e pieno di suspense. Il libro si concentra più sul rappresentare l'arte di cercare indizi, di interrogare le persone, e di ricollegare pazientemente tutti i tasselli per fare luce sulla verità.
È rappresentata una Londra avida. Soldi, scoop e gelosia animano i personaggi coinvolti nella vicenda. Assistiamo ora ai giornalisti che speculano sulla morte della modella, che mettono sotto pressione la polizia (È davvero memorabile quando nei primi capitoli una persona dichiara:"È stata la stampa a uccidere Lula, è stata lei a buttarla giù dal balcone"), ora a persone che, prima della morte di Lula, volavano come avvoltoi attorno a lei, in attesa di potersi accaparrare un pezzetto della sua fama. Un giallo ben costruito e abbastanza imprevedibile: le conclusioni che Cormoran compie vengono riportate solo nei capitoli finali, è difficile determinare il colpevole senza le pagine finali.
Per quanto il romanzo sia ben fatto non lo consiglio a tutti. Il fatto è che quando vediamo un libro della Rowling pensiamo subito a Harry Potter, ma il richiamo del cuculo, come il seggio vacante, è lontano dai libri della saga, le aspettative vengono facilmente deluse.
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- sì
- no
CHI È IL SUGGERITORE?
Prendete sei bambine innocenti, a ognuna di queste associate un delitto mai venuto a galla e otterrete un serial killer spietato, Muovete tutto ciò insieme e otterrete il suggeritore. Il libro di Carrisi cela una storia assai intricata, una trama scandita da colpi di scena al ritmo di un metronomo impazzito e dall'atmosfera tenebrosa dei romanzi di Stephen King.
Basta leggere le prime pagine per entrare nel cuore della storia, in cui si verrà a sapere di un prigioniero che pulisce ossessivamente tutto ciò che tocca, e subito dopo di un ritrovamento di un cimitero di braccia di bambine. Emergeranno due personaggi in particolare, un criminologo di nome Goran e la poliziotta di Mila Vasquez, ognuno con una storia unica alle spalle; detteranno loro lo sviluppo principale delle indagini, portando alla luce un male sempre più inquietante e ignoto. Nemmeno alla fine del romanzo ogni cosa verrà a galla, verranno lasciati dei punti interrogativi riguardo il vero movente del serial killer e i suoi veri obiettivi nella città sconosciuta in cui ha agito.
Un thriller che possiede tutto gli ingredienti per trasportare il lettore nel suo mondo: angoscia, inquietudine, pietà, rabbia e suggestione. Mescolati assieme producono un cocktail che ricostruisce alla perfezione sulla nostra pelle l'ambientazione del romanzo, grazie anche a uno stile di scrittura eccezionale che va a scavare a fondo nella mente umana. Piace anche a chi non è appassionato del genere, è difficile non apprezzare la genialità di Carrisi.
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VENDETTE E PREGIUDIZI
Credevo che rileggere la saga di Harry Potter alla lunga mi avrebbe annoiato, conoscendo a memoria la trama e avendo visto i film un numero infinito di volte. Eppure arrivato al terzo capitolo ho sempre più voglia di andare avanti, per cogliere tutte le sfumature che non ho colto quando ho letto la saga da piccolo, confermando così la mia idea che Harry Potter non è assolutamente rivolto esclusivamente ai bambini e ai ragazzi, possiede dei livelli di lettura percepibili più dagli adulti che dagli adolescenti. Già a partire dalla prima pagina, in cui Harry scrive un tema:
"Perché i roghi di streghe nel Quattordicesimo Secolo furono completamente inutili"
Viene spiegato che le streghe usavano un incantesimo per provare solletico al posto del dolore, e una di queste in particolare si fece mandare al rogo quasi cinquanta volte per riprovare quella piacevole esperienza.
Sono poche righe che fanno sorridere chi legge, ma emerge anche una critica alle superstizioni e alle persecuzioni delle presunte streghe.
Poche righe che trasmettono un senso di biasimo per i pregiudizi, le credenze e le leggende che infestano il mondo di Harry Potter e il nostro. Superstizioni che emergono con l'ingresso del nuovo insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure, il professor Remus Lupin, affetto da lincantropia, a causa della quale non sarà ben visto ad Hogwarts dai suoi colleghi: dovrà dimettersi una volta venuto a galla il suo segreto, nonostante sia uno dei personaggi più moralmente integri che si incontrano nel corso della saga.
A fianco di Lupin viene fuori Sirius Black, anch'egli un pregiudicato e ingiustamente incarcerato nella prigione di Azkaban. Harry verrà travolto da tutto ciò, mentre è alle prese con la crescita adolescenziale, con l'incapacità di decidere se sia giusto vendicarsi o no della morte dei suoi genitori.
I toni allegri e spensierati del primo e secondo libro iniziano ad affievolirsi, diventando più cupi e drammatici: Harry comincia a vedere il mondo in modo diverso, è più insolente verso l'odiato professore di pozioni e il suo nemico Draco Malfoy, riflette di più sulla sua famiglia e la voglia di vendicare i suoi genitori. La Rowling comunque non abbandona lo stile proposto nei primi due capitoli, non mancano assolutamente scene esilaranti che hanno accompagnato i lettori ne "La pietra filosofale" e " La camera dei segreti", come potere non ridere (e allo stesso tempo riflettere) quando Hermione, più esagerata che mai nello studio in questo libro, nel vedere il molliccio all'esame del professor Lupin rimane pietrificata perché si trasforma nella Mcgranitt che le dice di essere stata bocciata in tutte le materie?
Un altro libro indimenticabile della Rowling, con cui ci mettiamo a confronto con i fantasmi del passato, con cui riflettiamo sul valore del perdono e sugli effetti che provocano il desiderio di vendetta e la paura del diverso.
Darei 5 stelle al libro, ma come ho già spiegato nelle recensioni dei libri precedenti lo stile della Rowling non è perfetto, si possono trovare delle imprecisioni nella trama e qualche punto di vista ballerino, anche se nel terzo capitolo succede di rado. Ma non facciamo assolutamente caso a questi "difetti", sono io che vado sempre a cercare il pelo nell'uovo.
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COSA PORTA UN UOMO AL SUICIDIO?
Polvere alla polvere è un thriller piuttosto breve, poco più di 170 pagine, ma la brevità non risulta essere un punto debole del libro. Brian Freeman ha svolto un buon lavoro nel costruire una storia interessante in così poche pagine, considerando che molti libri thriller arrivano oltre le 400 pagine.
La storia si svolge in scene sequenziali dove cambiano rapidamente le ambientazioni, passando da un cimitero, a diverse abitazioni, fino al posto di lavoro dello sceriffo Weik. L'investigatore protagonista di Freeman è Jonathan Stride, un personaggio ben caratterizzato, che non si accontenterà dei pareri della polizia e andrà a ricercare a fondo l'identità del colpevole, tra colpi di scena a volte inquietanti e scene significative, in cui emergerà la contrapposizione tra la giustizia e la moralità.
Lo stile di Freeman è diretto, la storia scorre abbastanza facilmente e in modo equilibrato.
Da provare vista anche la possibilità di reperire il libro cartaceo a 1,90 euro, praticamente il prezzo di un ebook.
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CHIEDERE SENZA RICEVERE RISPOSTE
Cos'è la polvere a cui bisogna chiedere? È la polvere che c'è nell'America di Arturo Bandini, una polvere sterile e un fragile riparo per un popolo che cerca invano la tranquillità. Arturo Bandini simboleggia uno dei tanti di questo popolo, uno scrittore emergente travolto da un amore che finisce male. Con la sua storia raccontata in prima persona viene a galla un personaggio letterario unico. Arturo è un Holden Caulfield adulto, colto ma incapace di tenere a bada i suoi sentimenti e le sue paure per il primo amore. Si innamorerà di Camilla Lopez, ma invece di cercare di corteggiarla verranno fuori insulti dalla sua bocca, lei che non vale mai più delle pubblicazioni del grande Arturo Bandini, lei che è innamorata di un altro ragazzo, un ragazzo con poche aspettative di lunga vita. Finché, dopo una disastrosa uscita sulla spiaggia finita in una circostanza pericolosa fonte di ispirazione, non incontrerà una donna sposata, con la quale commetterà un peccato di adulterio. La donna in questione è Vera, che assieme ad Hellfrick è uno dei personaggi secondari della storia; i due saranno i cardini di due sotto-trame che non influiranno nella storia, ma che Fante ha maneggiato trattandole come lame che affettano il libro (come definisce Baricco nell'introduzione). Arturo inizierà a vacillare, cercherà disperatamente Camilla, addentrandosi in una relazione in cui incombono la povertà, la paura, l'incapacità di soddisfare le proprie aspettative.
Una storia che trasuda realismo da ogni pagina, che dipinge l'amore in tutte le sue sfaccettature, dalle più ombrose a le più rosee. Non assegno quasi mai 5 stelle ad un libro, l'unico al quale l'ho dato è stato La strada di McCarthy, ma Chiedi alla polvere è davvero un capolavoro senza eguali, una delle opere migliori del '900, in cui confluiscono con perfezione ed unicità tematiche profonde e commoventi. Da leggere almeno una volta nella vita.
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LA SOCIETÀ DELLE CENSURE
The Giver è un romanzo distopico particolare, assai diverso e più raffinato delle maggiori saghe parenti in voga, come Hunger Games e Divergent. Non c'è un presidente Snow o un dittatore da combattere; in The Giver tutti sono eternamente felici della vita vuota che conducono: niente amore, niente odio, niente scelte, niente libertà, nessun sentimento, tutto per assicurare una vita tranquilla e sicura. E proprio in contrapposizione a questa società inerte troviamo Jonas, un bambino che sarà incaricato del compito di Accoglitore di memorie, un compito riservato ad una sola persona che deve essere addestrata per adempiere al lavoro. Assieme al suo mentore, l'Accoglitore incaricato, che si fa chiamare il Donatore, Jonas verrà piano piano a conoscenza del mondo delle sensazioni, dei sentimenti, dell'amore, dell'odio e del dolore, fino a raggiungere una maturità emotiva che gli permetterà di osservare come sia futile e falsa la società in cui vive. Una società che purtroppo non è perfetta come sembra, capace di commettere atti crudeli e sconvolgenti, sia per la natura degli atti stessi sia per il naturale distacco con cui le persone li commettono.
Una indimenticabile rappresentazione degli atteggiamenti della non-natura dell'uomo, assunti da una società che non è capace di affrontare la vita, o che non ne ha più il coraggio. Il tutto raccontato con uno stile semplice eppure soprendentemente eloquente, che è capace, con la sua pungente modestia, di scolpire a tutto tondo tematiche forti come l'eutanasia e l'infanticidio.
Un libro da leggere più volte nella vita per non considerare scontati valori che oggi fortunatamente la maggior parte di noi possono vivere, dotato di un incantevole finale aperto che rievoca l'immortale atmosfera del romanzo "La strada" di Cormac McCarthy
Riporto uno dei dialoghi più significativi di tutto il libro, che si trova nel finale e pertanto consiglio di non leggerlo se prima non si ha letto il romanzo.
-Me ne occuperò subito, signore. La ringrazio per le sue istruzioni- disse la voce
"Me ne occuperò subito, signore. Me ne occuperò subito signore" ripeté Jonas con feroce sarcasmo "Farò tutto quello che vuole, signore. Ucciderò, signore, Anziani? Neonati? sarò lieto di ucciderli, signore. La ringrazio per le sue istruzioni, signore. In cosa posso esserle u..."
Il Donatore lo afferrò fermamente per le spalle, costringendolo al silenzio.
"Ascoltami, Jonas. Non possono comportarsi diversamente. Loro non sanno niente."
"Questo me lo ha già detto"
"Te l'ho detto perché è vero. È la loro vita. La vita che è stata creata per loro. La stessa che avresti avuto tu, se non fossi stato scelto come mio successore."
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UN LIBRO NEL LIBRO
L'ombra del vento è un libro che non appartiene a un genere definito; presenta caratteristiche dei romanzi gialli, della narrativa e dei romanzi romantici. La storia infatti non viaggia su un binario principale, ma ne segue di più in contemporanea senza che nessuno prevalga sull'altro. Avranno lo stesso peso le relazioni sentimentali, gli intrighi amorosi dei protagonisti e le indagini compiute su Julian Carax, i fili narrativi si intrecciano l'un l'altro tutti con una importanza primaria. Zafòn si distingue di netto dai thriller e i gialli classici dove la trama si regge principalmente sulle indagini del colpevole.
E' offerta una esemplare ricostruzione della città di Barcellona, nelle sue ambientazioni e nei personaggi che la animano, delineata tassello dopo tassello nella narrazione in prima persona del protagonista, con cui cresceremo e vivremo le sue avventure adolescenziali, le sue indagini sull'"Ombra del vento", che reperisce nel cimitero dei Libri Dimenticati. Il modo in cui viene narrata la storia è lineare, segue gli ordini cronologici, e dunque inizialmente si può fare fatica a ingranare con tutti i legami e gli indizi che Daniel viene a scoprire lentamente, vivendo allo stesso tempo travagli amorosi con Clara e Beatriz. E' solo verso metà libro che la storia si concentra principalmente sulle scoperte su Julian Carax. Questa "disomogeneità" potrebbe non piacere a tutti i lettori (io non l'ho apprezzata), l'inizio della storia poteva avvenire più avanti nel tempo, e raccontare con dei salti temporali quello che era successo prima, mantenendo il filo della trama molto più in tensione e incentrato su Carax, ma probabilmente l'autore ha voluto non seguire questo stile per creare appunto un romanzo "ibrido". La narrazione della storia prosegue comunque scorrevolmente, la trama è accattivante fatta eccezioni per alcune parti descrittive che possono risultare pesanti (come i racconti in corsivo). Un libro piuttosto originale, che vale la spesa dei 10 euro per l'acquisto.
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IL MALE E' CONTAGIOSO
Dopo avere concluso il libro, averlo chiuso e tolto il segnalibro, mi sono posto una domanda particolare:" Ho visto un film o ho letto un thriller?". Donato Carrisi ha l'abilità di portare il lettore dentro la storia, costruendo un'ambientazione cupa di Roma che sembra essere attorno a noi, e definendo complesse trame psicologiche dei personaggi protagonisti, il tutto gestito in maniera serrata e incalzante.
Basta leggere le prime pagine per rimanere ammaliati dalla storia, raccontata usando più punti di vista: Sandra e Marcus infatti svolgeranno delle indagini in parallelo su persone diverse, dando l'impressione che inizialmente le due indagini non avranno molto in comune, ma che si incontreranno nell'empio progetto del colpevole del libro. Ogni capitolo costituisce un pezzo dell'incredibile puzzle che Carrisi ha progettato, donando al libro un forte tono avvincente e appassionante. Spiccano e si distinguono i personaggi protagonisti e non, dai quali si rimane fortemente colpiti, nella loro follia o nella loro toccante morale.
Leggere il tribunale delle anime fa immergere in un oceano oscuro nel quale ci si vuole addentrare sempre di più, facendosi trasportare dal fluido maligno di cui è composto.
Un'opera davvero ben elaborata che sfiora la perfezione (anzi forse la raggiunge). Tentatissimo di dare il massimo dei voti al libro.
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GRADITA SORPRESA
Volendo provare un genere che di solito non leggo, sono stato catturato dalla copertina e dal titolo di questo libro, e le aspettative non sono state deluse. La protagonista Zoe racconta le vicende che le accadono tornando indietro nel tempo dopo essere tornata indietro nel tempo con un desiderio espresso durante le feste Natalizie. Si assisterà dunque a una divertente commedia in cui Zoe cercherà di rimediare agli errori commessi. Nel frattempo Zoe desterà sospetti con le sua strane intuizioni dovute al fatto che conosce già ciò che deve succedere, e verrà accusata in modi esilaranti nel corso della storia ("Hai barato!" "E' una sensitiva!"). Il libro non presenta però particolari innovazioni, è un mix di elementi narrativi già visti in altre commedie, ma non diventa noioso. La penna di Doherty risulta essere molto scorrevole, dando vita a una esilarante protagonista alle prese con il mondo lavorativo della moda (delineato con una buona precisione) e l'affanno di non perdere di nuovo il suo uomo.
Il romanzo possiede un ottimo equilibrio di divertimento, magia e romanticismo. Perfetto per chi cerca un libro per svagarsi e distrarre la mente.
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IL SECONDO ANNO AD HOGWARTS
Il secondo libro della saga di Harry Potter non delude le aspettative: l'atmosfera idillica di Hogwarts continua a trasportarci in un dimensione incredibile della quale i ragazzi (e anche non poche persone adulte) di tutto il mondo sono rimasti ammaliati. Il mondo creato dalla Rowling ha davvero una capacità unica e incredibile di far piacere il libro anche a chi non legge mai, creando così una schiera di fan infinita: fino ad ora la saga ha venduto CINQUECENTO milioni di copie, una cifra record pazzesca che continua a salire anno dopo anno. Tutto questo grazie agli indimenticabili personaggi i di Harry Potter, che offrono momenti esilaranti: la scena della strillettera, le discussioni tra il signore e la signora Weasley sulla Ford Anglia, i battibecchi tra Ron ed Hermione riescono davvero a far sorridere e divertire chi legge. In aggiunta a ciò bisogna anche aggiungere come il numero incredibili di dettagli che formano il mondo di Harry Potter fanno in modo che le scene descrittive siano difficilmente noiose, spesso appagano il lettore che quasi sempre vuole sapere sempre più cose sul mondo di Hogwarts (lo sapevate che è l'anagramma di Ghost War?)
Per quanto io ami con tutto il cuore questo libro e ovviamente la saga a cui appartiene, non posso dire che sia perfetto. La camera dei segreti pecca secondo me di alcune banalità, a partire dalla segretezza della camera: possibile che nemmeno un fantasma ci sia mai capitato là? Nel corso della saga si viene a sapere che Mirtilla Malcontenta se ne va in giro per le acque del lago nero: vista la capacità dei fantasmi di andare in luoghi così ostili, mi sembra estremamente improbabile che nemmeno un fantasma sia andato neanche per sbaglio nella camera nell'arco di MILLE anni. E inoltre com'è possibile che nessuno, per cinquant'anni, abbia chiesto a Mirtilla Malcontenta informazioni sulla sua morte?
Comunque ritengo i difetti che ho elencato di poco rilievo, di certo non rovinano di molto la qualità della serie, ma visto il successo incredibile che ha ottenuto avrei preferito che la Rowling avesse pensato a questi particolari.
Ritengo il libro di ottimo livello, i difetti che ho elencato sono dei peli nell'uovo, consiglio la lettura a tutti quanti.
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STORIA DI UN GESTO DI ESTREMO CORAGGIO
Un uso qualunque di te è la storia di un dramma vissuto da una famiglia in cui la figlia di Viola e Carlo si trova in gravi condizioni di salute, narrata usando diversi punti di vista; per la maggior parte del libro la storia viene raccontata in prima persona da Viola. E' più un flusso di pensieri che una narrazione vera e propria, in cui sono presenti sbalzi temporali dal passato al presente, alternando la tragicità della situazione che Viola, Carlo e la figlia Luce stanno vivendo ai ricordi felici di Viola quando era più giovane, in particolare quando la sua relazione con Carlo era appena iniziata.
Nonostante lo stile non sia impeccabile (io non sono d'accordo per il modo in cui viene narrata la storia, ovvero con il tempo passato visto quello che succede alla fine, poiché Viola non potrebbe effettivamente raccontare quello che succede, doveva essere usato il presente secondo la mia opinione) la storia colpisce parecchio, e talvolta commuove chi legge la storia, ammaliando il lettore con il costante flusso dei pensieri di Viola.
Non è un capolavoro, ma può far riflettere parecchio sul valore della vita e sul coraggio, pur essendo una storia dalla semplice trama, e porta a voler finire il libro tutto d'un fiato una volta iniziato.
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IL DRAMMA DELLA SOLITUDINE
Raccontare una storia che tocchi le corde del cuore e che resti impressa nei ricordi di chi la legge non è cosa da poco: Paolo Giordano è riuscito nel suo esordio a dare vita a un libro con la L maiuscola, degno del premio strega che ha vinto. Le storie drammatiche di Mattia e Alice danno luogo a un senso di morbosa curiosità di conoscere l'andamento della storia e allo stesso tempo di avversione a concluderlo, la storia riesce a coinvolgere tanto da leggerla più lentamente.
Ogni capitolo è segnato da un particolare evento, quasi sempre drammatico, dando forma a una realtà purtroppo molto verosimile; nel libro vengono trattati temi come l'anoressia, l'autolesionismo,
il bullismo (la scena della caramella è davvero forte), l'accettazione dell'omosessualità e ovviamente la solitudine, che non è relativa solo ai protagonisti, anche i personaggi che interagiscono con loro convivono con questo problema, Denis a causa della sua omosessualità, Fabio e Nadia per il rapporto sentimentale sofferente che vivono con i due protagonisti. Il tutto viene plasmato in un'ambientazione che viene descritta secondo le percezioni dei personaggi presenti (un foglio di carta secondo il punto di vista di Mattia è uno strumento affilato per infliggersi lesioni).
Un libro che in cui i protagonisti sono abbastanza diversi da noi, ma con cui soffriamo e compiangiamo le sventure delle loro condizioni, i loro allontanamenti dalle persone e i loro disagi emotivi.
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LA PAURA E' L'INFERNO
Inferno è il primo libro della nuova saga fantasy di Francesco Gungui, I canti delle terre divise. Come suggerisce il titolo, il romanzo si ispira alla celeberrima Divina Commedia: l'inferno non è altro che una prigione dove vengono condannati i criminali, e a seconda dei loro reati vengono assegnati a gironi diversi. E' un'idea molto potente, che fa cadere l'occhio sulla copertina e stimola il lettore a comprarlo, cosa che suggerisco dato anche il prezzo ridotto di 5 euro. I protagonisti della vicenda sono due ragazzi che vivono in condizioni diverse: Alec lavora in un casinò ad Europa, una regione dove regnano miseria e povertà, Maj invece vive nel Paradiso, dove c'è una scarsa conoscenza del mondo esterno e soprattutto dell'Inferno. I due ragazzi si incontreranno e si innamoreranno l'un l'altro, tanto da spingere Alec a cercare di salvare Maj dall'Inferno in cui finirà venendo ingiustamente accusata.
La storia raccontata rievoca altri libri celebri, come Hunger Games e ovviamente la Divina Commedia, distinguendosi comunque e mantenendo la sua originalità. La discesa all'Inferno di Alec e Maj mantiene col fiato sospeso e offre una godibile visione di una società distopica dantesca, in cui vivono interessanti personaggi e hanno luogo vicende originali: Gungui inserisce nel libro una storia omosessuale che risulta essere innovativa e apprezzabile, differenziadosi dalla maggior parte dei fantasy in cui è difficile trovare qualcosa del genere.
Il libro non è privo di difetti comunque: nella società distopica ideata da Gungui la Divina Commedia risulta essere ignota ai suoi abitanti, eccetto per le persone che coprono una carica elevata. Ciò a mio parere risulta essere una cosa molto improbabile: sarebbe difficilissimo celare a tutti un'opera rinomatissima come la Divina Commedia, chi non la conosce? La sua storia verrebbe almeno trasmessa a voce anche se venisse vietata la vendita dei libri. A mio parere Gungui è stato troppo sbrigativo nel descrivere ciò, però non ho voluto penalizzare la valutazione per questo motivo, nei libri successivi la questione potrebbe essere spiegata. Inoltre lo stile di Gungui non è perfetto, diverse domande retoriche appesantiscono la lettura delle pagine e non sempre le pagine scorrono bene.
I capitoli sono spesso carichi di vicende significative, arricchite da conversazioni stimolanti, soprattutto durante il tempo di permanenza all'Inferno. Ne riporto una:
"Io non so più chi sono."
"Non ha importanza! Non devi pensare a chi sei, devi pensare a sopravvivere."
"Ma che senso ha allora? Sopravviviamo per cosa?"
"Per uscire da qui, per tornare libere."
"E poi? Cosa ci aspetta dopo? L'Inferno è anche lì fuori, impieghi più tempo per morire, ma è tutto uguale!"
Inferno di Gungui ha un ottimo potenziale, che non è stato sfruttato a pieno ma che ha raggiunto comunque un discreto livello di espressione. Si spera che il livello dei libri successivi crescerà, la saga promette molto bene. Caldamente consigliata ai ragazzi e agli appassionati del genere.
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SEMPLICE MA EFFICACE
Ottimo esordio per Giulia Carcasi. "Ma le stelle quante sono" si rivela un libro fresco e gradevole. A dare vita alla storia sono Carlo e Alice, i quali stanno vivendo l'ultimo anno di liceo, in cui si troveranno a vivere delle relazioni sentimentali con compagni di classe e non. Peculiarità del libro è il modo in cui la storia viene raccontata: due volte, una col punto di vista di Alice e una con quello di Carlo. Lo stile della Carcasi mantiene un livello elevato interesse con enunciati marcati e risoluti, e offre spunti di riflessione interessanti giostrando con le personalità dei due protagonisti, entrambe due persone intelligenti ma non per questo immuni ai travagli emotivi dell'adolescenza. Un romanzo di formazione che andrebbe letto anche se non si è più ragazzi.
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VIAGGIO NEL MONDO EMERSO
Il libro della Troisi propone una classica ambientazione fantasy: il Mondo Emerso è minacciato dal Tiranno, che a quanto pare distrugge ogni cosa per pura malvagità. Al centro della storia troviamo Nihal, una ragazza che abile con la spada, orgogliosa e indipendente. Il libro scorre velocemente e con abbastanza interesse, anche se si incappa in alcune banalità nelle pagine. La caratteristica principale di questo libro è che il vero antagonista nella storia non è il Tiranno, bensì Nihal, che soffre per i suoi sensi di colpa e il suo senso di smarrimento. Il fantasy italiano più letto al mondo non è un capolavoro e non offre particolari innovazioni, esistono saghe più coinvolgenti e meglio costruite. Merita attenzione se non si è alla ricerca di un fantasy DOC; il Mondo Emerso è un'ambientazione che può interessare il lettore, soprattutto se non è adulto.
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TORTUGA
Valerio Evangelisti propone un romanzo storico-piratesco ambientato nella fine del XVII secolo. Il protagonista è un uomo di nome Rogèrio, che per avere salva la propria vita si arruola nella ciurma di pirati dai cui è stato catturato. Il libro inizia proprio da questo punto, nel centro dell'azione, da cui si sviluppano una serie di situazioni più o meno interessanti: un amore con una donna prigioniera della nave (che a me è apparso piuttosto improbabile) fino ad arrivare ad una battaglia finale.
Nel libro ci sono diversi capitoli che possono essere più o meno interessanti a seconda dei gusti letterari del lettore: c'è chi potrebbe trovarli punti morti, chi potrebbe appassionarcisi molto. Sono comunque descritte alcune scene che colpiscono molto, come alcune "leggi" dei pirati, alcuni dialoghi con persone ecclesiastiche, e diverse scene crude. Per le persone a cui piace poco il genere il romanzo viene poco apprezzato, Tortuga diventa una Tortura da leggere, anche se nel complesso il romanzo è realizzato bene.
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LA SAGA CHE HA SEGNATO UNA GENERAZIONE
Non esiste persona al mondo che non abbia almeno sentito nominare questo libro. Tra la saga scritta dalla Rowling e le trasposizioni cinematografiche, Harry Potter è il personaggio letterario più conosciuto in tutto il pianeta.
Harry Potter e la pietra filosofale è composto da poco meno di 300 pagine, e tutte queste riescono a coinvolgere il lettore in una maniera unica: pochi autori sono riusciti a creare un'atmosfera talmente bella nelle pagine che scrivono da far incantare chi legge, e la Rowling, tra la sua bravura e, bisogna ammetterlo, anche un pizzico di fortuna, è inclusa in questo ristretto gruppo elitario.
Le vicende di Harry si basano da un classico delle fiabe, ovvero un bambino povero e disagiato che scopre di essere un principe (in questo caso un mago). Ciò non le rendono comunque banali: da qui partiranno le indimenticabili avventure di Harry che hanno fatto e faranno emozionare generazioni, che hanno dato una nuova svolta al fantasy in Italia da sempre considerato come un genere di serie b, (a parte il signore degli anelli). Letto a qualsiasi età regala regala forti emozioni: la saga di Harry Potter è una delle più belle in circolazione, un fenomeno culturale incredibile, non possono mancare i libri in una qualsiasi casa.
Molti fanno la domanda:"Ma non è un libro per bambini?"
Sì e no.
Nel senso che vanno bene sia agli adulti, i quali difficilmente non provano piacere nel leggere qualcosa di innovativo come Harry Potter, rivivendo i tempi felici del periodo scolastico, comunque in maniera non banale perché questa storia è carica di solidi insegnamenti morali, sia ai bambini o ragazzi, chi non vorrebbe non ricevere una lettera da un gufo con su scritto:
"Caro signor xx,
siamo lieti di informarla che Lei ha diritto a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts."
J.K. Rowling ha avuto davvero un colpo di genio plasmando il mondo di Harry Potter, e, ironia della sorte, ha avuto anche tantissima difficoltà a farsi pubblicare. Successo meritatissimo per l'autrice, sperando che ci regali tante altre emozioni.
(!!!ALLA LARGA DALLA STANZA 237!!!)
Che si intende per shining? Si scopre subito sin dalle prime pagine, non è nient'altro che una sorta di potere che possiede uno dei protagonisti del libro, il piccolo Danny. La famiglia Torrance per questioni di lavoro dovrà abitare per diversi mesi all'Overlook Hotel, situato in una zona isolata e nevosa, tanto che durante la stagione invernale chiude ed assume un custode per gestirlo.
La storia ha un lento avvio, in quanto inizialmente King si focalizza sulla psiche dei personaggi e sul loro passato, e con un modo piuttosto insolito: Stephen King riporta i pensieri dei personaggi in modo inusuale, ad esempio andando a capo in maniera da troncare la frase e mettendo ciò che viene dopo tra parentesi o in corsivo, oppure fa precedere le frasi da punti esclamativi, più o meno come fanno gli spagnoli, ad esempio
(!!!la caldaia quella dannata caldaia!!!)
All'inizio può sembrare inappropriato questo stile, ma andando avanti con la lettura si percepiscono le circostanze in cui viene usato questo artificio e si apprezza.
Sorge comunque un dubbio per quelli che vogliono provare ad acquistare un libro horror: fa paura?
Gli effetti che generano un libro sono diversi da quelli che generano la visione di un film. Comunque dipende: se si legge quando si è soli di notte prima di andare a dormire di certo non concilierà i bei sogni, si è abbastanza suggestionati dall'atmosfera; le sensazioni "sgradevoli" si sentono comunque dopo la lettura, e poi dipende anche dalla sensibilità della persona, ovvio che se si ha l'idea di farlo leggere a un bambino di dieci anni
(?perché un corvo assomiglia a una scrivania?)
avrà incubi per un mese, a meno che non sia Danny Torrance assieme al suo amico Tony!
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IL FANTASY E' ANCHE PER GLI ADULTI
Il sequel della bussola d'oro stavolta è ambientato nel nostro universo, e si aggiungerà un protagonista nella storia, un ragazzo di nome Will, che assieme a Lyra scoprirà un manufatto unico, la lama sottile, capace di aprire varchi tra mondi. L'avvio inizialmente in sordina sfocia poi in una serie di emozionanti avvenimenti, che vedrà interessati i personaggi principali della bussola d'oro, ovvero Serafina, Lee Scoresby, la signora Coulter e ovviamente Lyra. Stranamente non si saprà nulla di Lord Asriel, le cui intenzioni si verranno a sapere solo grazie ai dialoghi di altri personaggi. La lama sottile è una storia che incuriosisce e stimola il lettore alla riflessione. E' una dimostrazione che il fantasy non è un genere rivolto solo ai bambini e ai ragazzi: Queste Materie Oscure di Pullman possiede infiniti significati che vengono fuori dopo avere letto più volte i libri.
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INFINITI LIVELLI DI LETTURA
Leggere la bussola d'oro trasporta in una superba atmosfera chimerica: nel mondo di Lyra Belacqua gli esseri umani possiedono un daimon, un animale di forma diversa a seconda della persona a cui è legata. La storia è apparentemente semplice, ma possiede innumerevoli sfumature e allegorie, più livelli di lettura che lo rendono un'opera perfetta. Tratta temi estremamente delicati, ovvero la religione, e il nemico stavolta non sarà qualche essere malvagio come nella maggioranza dei romanzi fantasy: stavolta il nemico è la Chiesa, chiamata Magisterium.
Lyra potrà usufruire di uno strumento unico, l'aletiometro, il cui funzionamento si capisce dal nome stesso. Grazie a questo manufatto Lyra verrà a conoscenza di verità nascoste, rivelazioni sconvolgenti sulla natura dell'uomo e del mondo. Se avete visto solo il film, leggete anche il romanzo: il finale, la parte più bella di tutte, è stato completamente tagliato, forse perché sarebbe stato considerato troppo impressionante e diffamatore per ciò che viene Lyra viene a sapere sulle particelle di Rusakov.
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UNA PIETRA MILIARE DEL FANTASY
SPOILERS:QUALCHE PICCOLA ANTICIPAZIONE SULLA TRAMA
Il seguito del trono di spade non delude assolutamente le aspettative, la storia continua a svilupparsi in maniera incantevole nonostante il numero dei personaggi protagonisti dell'epica vicenda, in quanto ci si abitua allo stile di Martin dopo avere letto il primo libro. I personaggi sono sempre più realistici ed in continua evoluzione: notiamo Daenerys che diventa sempre meno tollerante ai soprusi del fratello Viserys e molto più temibile e talvolta anche spietata, Robb Stark che diventa più maturo e responsabile, guidando con coraggio l'esercito degli Stark; Jon Snow che dovrà scegliere se essere fedele ai Guardiani della notte o alla sua famiglia. Tutto in un intreccio meraviglioso e azzardo dire perfetto.
La saga delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco è una delle migliori saghe fantasy mai scritte, una pietra miliare del genere che non può mancare agli appassionati del genere. Nei libri di Martin c'è un magico equilibrio di azione, realismo, e avventura, che danno vita a una epopea sensazionale, la quale si avvale di un intreccio narrativo assai intricato eppure estremamente coinvolgente, grazie anche a una delineazione dei personaggi così ben fatta che in ogni capitolo si è travolti da un vortice di emozioni e sorprese, da un senso di immedesimazione nei protagonisti impressionatamente variegati. George R. R. Martin si conferma come uno dei più grandi autori del fantasy contemporaneo e di tutti i tempi, da leggere almeno una volta nella vita. Non limitatevi alla serie televisiva, leggete i libri!
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LO STRANO CASO DI VALDILUCE
In un piccolo paese chiamato Valdiluce l'ispettore Marzio Santoni, alias Lupo Bianco, si trova ad investigare riguardo a un caso di quattro ragazze trovate morte in una camera: l'idea più plausibile è che si siano suicidate, ma Santoni dà poco credito a questa teoria e inizia a investigare sul caso...
Da questo esordio la storia si sviluppa in maniera logica ed interessante, descrivendo e introducendo al contempo personaggi verosimili e ambientazioni realistiche. Ogni soggetto descritto ha una voce in capitolo nel libro, nulla è lasciato al caso in questa storia singolare.
Franco Matteucci si conferma come bravo scrittore con i suoi libri su Marzio Santone.
E' un romanzo coinvolgente ed originale, che interessa sin dai primi sviluppi della storia nella "innocente" città di Valdiluce.
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UN TUFFO NEL PASSATO
Hyperversum di Cecilia Randall è un fantasy italiano che si incentra principalmente nel raccontare le imprese di Ian e Daniel in un contesto storico medievale; la trama si presenta nel complesso interessante, e nonostante sia lungo quasi 800 pagine è molto scorrevole, con particolati colpi di scena che riescono ad affascinare i lettori. E' il primo romanzo dell'autrice, e si nota che è la sua prima esperienza, ma è comunque un libro degno di nota. Il pregio principale è che nonostante sia un fantasy storico piace anche a molti che non apprezzano le storie ambientate in anni non contemporanei ai nostri. Il punto debole principale invece è il modo in cui vengono rappresentati i personaggi, i quali posso sembrare poco realistici e i loro dialoghi inverosimili, specie per Ian, che a volte può sembrare più che un uomo per la sua tempra morale. E' comunque qualcosa per cui vale la spesa, specialmente per il finale ingegnoso e inaspettato, probabilmente la parte migliore del romanzo, che in fondo un po' di soddisfazione la lascerà a quasi tutti quelli che leggeranno il libro.
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PAURA E SPERANZA
La strada di Cormac McCarthy è un'opera fuori dagli schemi, concepita e realizzata in una maniera assolutamente geniale. Il libro, suddiviso non in capitoli bensì in paragrafi, è ambientato in uno scenario post-apocalittico, probabilmente a causa di una guerra nucleare, dove non esiste più la civiltà e la gente lotta per la sopravvivenza. Il senso di smarrimento, di perdizione e di terrore è meravigliosamente evocato nel romanzo con uno stile particolare, ovvero descrivendo i dialoghi come parte del racconto, senza usare le virgolette per introdurli, creando un'atmosfera coinvolgente e drammatica.
I protagonisti senza nome dovranno affrontare un viaggio per cercare terre più accoglienti, incontrando numerose difficoltà a causa della mancanza di cibo e di riparo. Nonostante non ci sia una trama molto complessa, il romanzo è comunque un'opera grandiosa, dotato di un finale estremamente toccante e splendidamente ambiguo.
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UN MONDO IN UN LIBRO
Il signore degli anelli viene spesso indicato come il miglior fantasy mai scritto, e ci sono buoni motivi che gli conferiscono questo titolo. E' un capolavoro sensazionale, J.R.R. Tolkien ha davvero creato qualcosa che è aldilà delle storie che si trovano in altri libri: la vicenda che viene raccontata è ambientata in un mondo dettagliatissimo in ogni suo aspetto, sono persino riportati i testi delle canzoni che di tanto in tanto i personaggi, incredibilmente verosimili, cantano per diversi motivi. Se piace il genere fantasy bisogna leggerlo, non si ha idea di quello che si perde anche avendo visto il film, in quanto la trasposizione cinematografica di Peter Jackson è sì ben realizzata, ma non trasporta e coinvolge come il libro, molto più ricco di dettagli e molto più preciso nello sciogliere gli intrecci della trama.
Se proprio bisogna essere pignoli e trovare un pelo nell'uovo, dei passi del libro possono risultare un po' troppo lunghe per alcuni, quindi diversi lettori potrebbero trovare noiose alcune pagine, classificandole come punti morti. Ma è un "difetto" assolutamente trascurabile, è difficilissimo che il signore degli anelli deluda qualche lettore.
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