Opinione scritta da Emilio Berra TO
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'Addio giovinezza'
"Lily Bart era vittima della società che l'aveva prodotta" . "Era stata allevata per fini ornamentali", "paragonabile a un fiore raro coltivato per un'esposizione".
Apparteneva socialmente alla 'creme de la creme', ma non era ricca. Faceva di tutto per inserirsi adeguatamente; spendeva molto, sicuramente al di sopra delle sue possibilità.
Era considerata bellissima, di inconsueta eleganza e finezza; colta, intelligente e di morigerata amabilità.
A 29 anni un mesto rintocco le faceva intravedere l'orlo del baratro. E lo specchio le rimandava l'immagine del tramonto della sua primavera.
Poi c'era dell'altro ... E ci sono cose che feriscono "profondamente, al di sotto della propria superficie dell'orgoglio".
Libro che raccolse i primi elogi diffusi per un'autrice destinata alla celebrità. C'è critica sociale. un po' di paleo-femminismo ...
Il punto forte è però la scrittura già di una bellezza letteraria assai gradevole.
Il punto debole è invece la struttura del testo che non presenta certo quell'incisività riscontrabile poi in "L'età dell'innocenza" : questo soffermarsi su tanti accadimenti minori non giova affatto alla coesione narrativa col rallentamento dell'auspicato decollo della storia narrata.
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classici
Musica
Dalla città di Edimburgo, "che abita i suoi colli con magnificenza superiore a quella della stessa Roma", la famiglia Aubrey si trasferisce nei dintorni di Londra.
Oltre ai genitori, la famiglia comprende quattro figli : tre ragazze e un bambino ; tutti sanno suonare uno strumento. Una casa molto musicale, dunque, dove il canto del pianoforte si alterna ai lamenti del violino o alle note leggiadre del flauto.
A essere stata nella giovinezza una bravissima musicista è la madre, che ora coltiva con assiduità il talento delle figlie votate al pianoforte.
Gli anni lentamente trascorrono e portano novità, alcune destinate ad avere significative ripercussioni.
La scrittura di Rebecca West è bellissima, direi veramente incantevole, dotata di armoniosa grazia.
Devo qui premettere di essere poco interessato alle storie di bambini, per cui la lieve sensazione che il romanzo, nella prima parte, stenti un po' a decollare penso sia da ascrivere soprattutto a mio carico come lettore.
Man mano che la prole esce dall'infanzia, infatti, m'è parso che il libro acquisisca maggiore levità per confluire in una fresca sinfonia di mezza stagione.
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letteratura inglese
Ritratti di signora
Bellissimo! Fra i libri più belli della mia non breve esperienza di assiduo lettore.
La scrittura è splendida, atta a cogliere ed esplorare caratteri e relazioni con intensa profondità : vite e destini che s'intrecciano nello spazio di una località inglese.. Giovani donne soprattutto, nei momenti salienti della vita di ragazze, poi di mogli.
Tra queste, la bellissima Dorothea. "Si diceva che fosse di un'intelligenza fuori del comune, ma con la postilla che sua sorella Clelia aveva più buon senso" ; "signore di rango", benché non propriamente aristocratiche.
Poi c'è Rosamund : "recitava il proprio personaggio così bene che non sapeva se fosse precisamente il proprio". Del giovane medico venuto in paese, pensava che fosse "un uomo di talento (...) che sarebbe stato particolarmente piacevole sottomettere" .
Uno stile fatto di eleganza, intelligenza e sensibilità, con brillanti tocchi di umorismo lieve e profondo.
Un libro magnifico insomma, ricco di fascino, che fa pensare a come possa essere gradevole e fruttuosa anche la rilettura.
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classici della letteratura
Fragili arcobaleni
"Il rombo della cascata (...) era così forte che ti entrava dentro (...). Avevi la sensazione che un solo battito del cuore ti separasse dall'essenza primordiale della vita" .
Una giovane coppia in viaggio di nozze alle Cascate del Niagara. Accade un'irreparabile disgrazia. Chi rimane deve riconsiderare il proprio futuro.
Una lettura abbastanza bella. L'autrice sa scrivere e sa farsi leggere.
Si tratta di un romanzo che dal 1950 procede incalzante per alcuni decenni.
L'asse portante della vicenda è per così dire di vita privata. Nella seconda parte però gli orizzonti si ampliano e alcuni aspetti della vita pubblica americana vengono a intersecarsi : emergono le tematiche dell'inquinamento e della speculazione edilizia. Compaiono poi il tema della corruzione e quello della violenza nell'ambito della polizia.
Questi temi 'sociali' risultano ben amalgamati alle vicende di carattere privato. Casomai è proprio qualche momento riguardante quest'ultimo aspetto ad apparire un po' forzato, non abbastanza verosimile, o almeno non abbastanza 'giustificato' , pur in una struttura narrativa, nell'insieme, architettata con perizia.
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letteratura contemporanea
'Il mare, il mare'
Pubblicato nel '35, questo libro rappresenta il periodo di Napoleone tra la fuga dall'Isola d'Elba alla disfatta di Waterloo e all'imbarco definitivo verso Sant'Elena.
J. Roth non intende però proporci un libro di Storia. A lui interessa sondare la 'verità poetica' nella figura storica di Napoleone, ora finalmente 'umano' .
Parallelamente racconta il destino di un oscuro personaggio femminile, Angelina Pietri, una delle tante donne 'innamorate' dell'imperatore.
Napoleone giunge al castello fra le acclamazioni del popolo; "tutto gli dava gioia e insieme brividi di sgomento. Gli pareva di essere finalmente ritornato e, nello stesso tempo, portato via da qualche bufera". "Ora si trova solo in mezzo a molta gente".
Una scrittura magnifica, maestosa e talvolta quasi solenne; a volte teneramente evocativa, come avviene per la prima comparsa di Angelina Pietri, quasi evocata dalla pioggia cadente, nel folto del parco, al cospetto dell'imperatore.
Poi Napoleone, che ora pare un rivisitato Adelchi manzoniano, "per la prima volta (...), da quando era salito al potere, provava la beatitudine della rinuncia", "provava oggi un primo barlume di quella felicità che viene dalla debolezza ed è donata dalla rassegnazione". Intanto "gli uccelli inneggiano al mattino trionfale" e "il sole (..) sorgeva da tempi immemorabili, come se nulla fosse accaduto".
Il compimento di una vita : "Ma il mare, signori, almeno quello vorrei rivederlo, perché ogni mare mi rammenta la Corsica" .
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romanzi a sfondo storico
Giovanile Marai
"Di vere sorprese, pensava, ce n'è solo una nella vita : è quando scopriamo di essere anche noi, proprio noi, mortali" .
Un giovane magistrato rimane particolarmente scosso da una causa di divorzio che sta esaminando, quando scopre che il marito in questione, un medico piuttosto noto, era stato suo compagno di scuola. Tanto più nel ricordare di aver conosciuto, quando ancora era ragazza, pure sua moglie.
Opera giovanile dello scrittore ungherese, diciamo pure abbastanza immatura, con una prosa spesso rallentata e ripetitiva, talvolta enfatica.
Ci sono indubbiamente pagine belle, ma intercalate da tante altre in cui si tende a dilazionare, con frasi atte a 'chiarire meglio' senza tuttavia aggiungere nulla di rilevante; oppure a spostare l'effetto-sorpresa con troppe parole che girano a vuoto, rendendo così prolisso il testo. Romanzo pertanto ancora assai distante dalla scrittura essenziale, quasi 'chirurgica' , che conosciamo nei libri migliori di Marai stesso.
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Una vita
Un breve romanzo dell'autrice francese A. Arnaux. Ovviamente, a sfondo 'autobiografico'.
Redatto dopo la scomparsa della madre. Un modo per elaborare il lutto? In letteratura, sarebbe un'interpretazione assai riduttiva..
Con una scrittura "più neutra possibile", la narrazione si dipana lungo un destino che ci fa comprendere come nessuna persona è 'qualunque' .
La figura materna che emerge è di una donna ambiziosa e pragmatica, che si è sforzata di conformarsi al giudizio più benevolo che si poteva esprimere sulle ragazze che lavoravano in fabbrica, "operaia ma seria" .
Sposa un giovane con "un'aria distinta" che diventerà il padre della narratrice.
Una donna "fiera di essere operaia ma non al punto di restarlo per sempre, con il sogno dell'unica avventura alla sua portata: prendere in gestione un negozio di alimentari. Lui l'ha seguita, era lei la volontà sociale della coppia" .
L'autrice afferma che, "scrivendo, vedo ora la 'buona madre', ora la 'cattiva' . Per sfuggire a questa oscillazione che ha origine nella più remota infanzia, (...) scrivo nella maniera più neutra possibile", appunto, che rimane comunque la cifra del suo stile letterario: le consente di dare il meglio di sé. Qui indubbiamente ci riesce.
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letteratura a sfondo biografico/autobiografico
Il piano inclinato
Un libro che inizialmente mi è sembrato quasi interessante.
Si parla di tematiche assai rilevanti legate all'ambiente, al clima.
Le vicende però paiono girare su se stesse. Il romanzo non riesce a decollare. Inevitabile dunque il calo di interesse provato.
L'io-narrante è uno scrittore sempre in bilico fra problemi personali e ossessioni planetarie.
Tracce autobiografiche ? Forse sì ma spero il meno possibile.
Una vicenda itinerante tra persone e luoghi diversi.
Ci sono intellettuali, studiosi, giornalisti ... Tutti alle prese coi problemi del pianeta e nel contempo con una vita piuttosto amara, piatta , insoddisfacente.
Una desolante rappresentazione del mondo intellettuale-scientifico-giornalistico di cui il protagonista stesso fa parte.
Circola una forte carenza di valori, carenza di senso, come se l'erudizione, quel sapere settoriale, il razionalismo non avessero prodotto cultura autentica, vita.
Il piatto linguaggio fatto di parole prive di risonanze profonde, esclamazioni neanche più ritenute volgari in quanto così diffuse nel parlato convenzionale del neo-conformismo di massa sono la misera veste che contribuisce alla deprimente sensazione di pochezza.
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Qualcosa che ci resta
Libro molto bello e di grande interesse. Quanto autobiografismo Flaubert ci ha messo!
Un romanzo di lunga gestazione. Ambientato specialmente a Parigi, l'autore vi rappresenta un quadro eloquente di ansie e fervori che, al tempo dei fatti narrati, agitavano gli animi di molti giovani. Egli stesso fu testimone della rivoluzione del '48 che portò alla repubblica e, nel '51, del colpo di Stato reazionario.
E' l'esperienza dello scrittore stesso a ispirare l'elaborazione del personaggio protagonista, Federico.
E sotto le apparenze della bellissima figura femminile di Madame Arnoux si celerebbe Mme Shelvinger, di cui Flaubert adolescente s'innamorò di un amore impossibile. L'affascinante signora sembra proprio l'opposto di Madame Bovary.
Fin dal primo incontro sul battello, Madame Arnoux lascia il segno. "Fu come un'apparizione. (...) Portava un largo cappello, con nastri rosa che palpitavano al vento (...), la persona tutta si delineava sul fondo azzurro dell'aria".
In lei l'autore pare riversare tutte le virtù e il fascino femminili.
Romanzo della disillusione, si dice
Alla prima parte in cui aleggia lo spirito del Romanticismo, segue una seconda che preannuncia il Naturalismo francese.
W. Cahter, in "La nipote di Flaubert", a proposito di questo romanzo, scrive che dopo la lettura "si avverte qualcosa che 'ci resta' , allo stesso modo in cui dopo certe malattie ci resta una debolezza di cuore" .
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classici della letteratura
L'eco
"Gli indiani capiscono se gli vuoi bene o no, in questo non si lascino ingannare. La giustizia non basta a soddisfarli, ed è per questo che l'impero britannico è poggiato sulla sabbia" .
"In quell'esigente paese il vero non è vero, se non è accompagnato dalla bontà" .
Un romanzo assai bello e particolarmente interessante.
Due donne inglesi desiderose di scoprire 'la vera India', durante il periodo 'britannico' . Sono la signora Moore, già parecchio anziana, e Adela Quested, ancora ragazza. Giunte in Oriente anche con l'idea di un futuro come suocera e nuora, col trasferimento di quest'ultima, col matrimonio, in India.
Legate da amicizia e profondo affetto hanno, seppur diverse, entrambe personalità affascinanti.
Altro protagonista è Aziz, giovane medico indiano, già vedovo con tre figli.
Poi c'è l'India che "non è una promessa, è solo un richiamo" e dove "nulla è identificabile, e il semplice fatto di domandare una cosa basta a farla scomparire o dissolvere in qualcos'altro" .
E ci sono le Grotte di Marabar.
Ma che cos'è veramente successo in quelle grotte da segnare così profondamente, benché in evenienze diverse, le due donne ?
Un capolavoro letterario dove realismo e simbolismo si abbinano in splendida fusione , e il contesto socio-culturale e storico-politico interagisce sorprendentemente con le vicende dei personaggi .
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letteratura d'autore
Un libro assai 'costruito'
Unamuno, filosofo e scrittore spagnolo, pubblicò "Nebbia" nel 1914.
Coevo di Freud, T. Mann, Proust e Bergson, quindi. E di Pirandello, benché i famosi drammi di quest'ultimo siano soprattutto databili dopo la Grande Guerra.
'Pirandelliano' prima di Pirandello, azzardo. E pure anticipatore dell'Esistenzialismo che si diffuse qualche decennio dopo.
Unamuno tuttavia ha radici profonde nella tradizione letteraria spagnola a cominciare da Cervantes, e non solo.
Qui il protagonista è un giovane ricco di famiglia che vive da solo col proprio cane, un domestico e la cuoca.
S'innamora, e pensa: "Quella donna (...) non mi ama" ; però "per lei ho saputo che vi sono altre donne e che qualcuna potrebbe amarmi ..." .
Emerge un gran bagaglio di speculazione filosofica in questo romanzo; anzi è un testo nel quale la narrazione è subalterna alla concezione filosofica dell'autore.
Un libro, pertanto, molto 'costruito', con una scrittura d'effetto, teatrale.
A mio avviso, una storia sospinta da troppa ideologia, direi anche strumentalizzata da essa, com'era accaduto per tanta narrativa del Settecento illuminista.
Non è questa la letteratura che mi piace.
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a chi non disdegna libri scritti con tesi precostituita
'La mascherata'
"Le ambizioni sbagliate" (1935) venne all'epoca sostanzialmente ignorato dai potenziali lettori, avendo le autorità ministeriali proibito ai giornali di scriverne.
Stupisce però che sia tuttora uno dei libri di Moravia meno conosciuti pur essendo un testo assai scorrevole, ben leggibile.
Questa vicenda di 'vizi privati e pubbliche virtù' rispecchia una certa atmosfera del periodo, anche attraverso un lessico ora desueto come "amante", "mantenuta".
Le 'ambizioni sbagliate' in cui si dibattono i personaggi sono però di forte attualità. Quella borghesia, che amava approssimarsi a qualche titolo nobiliare, aveva storicamente accolto l'ambizione tra i suoi 'valori' in modo acritico.
Moravia ce ne offre una rappresentazione in cui tale propensione viene sviscerata acutamente e in profondità. Ne fa emergere un quadro desolante di relazioni ambigue prive di autenticità, con "risate senza gioia" e donne nei cui volti 'dipinti' si mescolano malizia e infelicità.
Una perplessità però : il personaggio di Andreina, "mantenuta" che nel suo piccolo ricorda Nana di Zola, come anche quest'ultima non m'è mai parsa molto verosimile quale ammaliatrice : donne così possono fare invaghire di sé uomini affetti da radicato masochismo, ma penso non sia una condizione così comune e diffusa.
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altri libri di Moravia
Romanzo della maturità
"Ad alcuni (...) è concesso (...) di conoscere che cosa sono realmente. Lo conoscono di solito all'improvviso, e ne rimangono spaventati" .
Un romanzo breve della piena maturità dello scrittore (1937) .
E' "la storia di un verificatore dei pesi e delle misure" , quando ancora sulle divise compariva "l'aquila bicipite dell'Impero" , in un distretto "all'estremo lembo orientale della monarchia" .
"Da quelle parti (...) tutti coloro che rappresentano con inflessibilità le esigenze della legge, della giustizia e dello Stato erano considerati come altrettanti nemici" .
"Si vide subito che questo funzionario era un bell'uomo robusto, forte e probo, soprattutto probo" . E lui "ebbe la sensazione che lì (...) doveva compiersi il suo destino" .
Pur molto diverso, è un romanzo che ricorda un po' "La leggenda del santo bevitore", non per la trama bensì per quei rimandi in qualche modo 'sapienziali' che talvolta la grande letteratura sa evocare.
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letteratura mitteleuropea
Un romanzo cerebrale
"Per molti la noia è il contrario del divertimento; e divertimento è distrazione, dimenticanza. Per me, invece, la noia non è il contrario del divertimento in quanto, appunto, provoca distrazione e dimenticanza (...) . La noia, per me, è propriamente una specie di insufficienza o inadeguatezza o scarsità della realtà" .
Un pittore di trentacinque anni, molto ricco di famiglia, fin da subito ci dice di aver cessato di dipingere. E' stata la noia, sua vecchia conoscenza sin dall'infanzia, ad allontanarlo dalla pittura.
Sarà una ragazza a diventare la sua ossessione.
un romanzo cerebrale, retto da lucide analisi della noia, qui manifestata a livelli patologici. Ma il protagonista, tanto carente di valori, come può dare un senso alla propria vita ?
Non mi sorprende che questa insoddisfazione venga letta come frutto di una borghesia che ha tutto smarrito fuorché il denaro.
Penso sia però un'interpretazione riduttiva, anche se nel testo l'analisi psicologica è volta più ai sintomi che al profondo.
Un romanzo con decine di amplessi. Il verbo "possedere" (non casualmente scelto, ovviamente) è reiterato a dismisura. Moravia, da scrittore di livello, riesce comunque a evitare cadute di stile.
Scarsa la piacevolezza di lettura : diciamo che la noia non mi è stata risparmiata.
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altri libri di Moravia
' Una giornata particolare '
Una giornata di fine dicembre del 1947 .
Un avvocato ferrarese grande proprietario terriero di 45 anni si sveglia alle quattro del mattino, con un senso di insoddisfazione e inquietudine, per una giornata di 'caccia in botte' presso la distesa lagunare nella zona di Volano.
Sarà una giornata particolare : disgusto, senso di estraneità sono le emozioni dominanti. Come gli sembravano "tranquilli e beati gli altri, tutti gli altri!" .
A differenza dei più celebri romanzi di Bassani, qui l'attenzione è tutta incentrata su quanto avviene 'dentro' . La trama è scarna; la scrittura cadenzata, dettagliatissima.
Scorgiamo intanto aspetti di tipo storico e personale : l'essere ebreo; la condizione socio-economica del protagonista che lo porta a scrutare l'evolversi della politica col timore di una possibile svolta a Sinistra ...
Sarà un airone ferito l'emblema su cui proietterà le proprie sensazioni in una dinamica simbolico-esistenziale.
Un libro che potrebbe apparire un po' monotono. Eppure i dettagli che si susseguono compongono un quadro rivelatore di una sensazione di estraneità, di crisi, che sfocerà in un 'progetto' , anch'esso delineato nei minimi particolari.
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narrativa italiana del '900
La donna nella testa.
Giovanni, uno scapolo quarantenne, vive agiatamente in Sicilia con le tre sorelle nubili.
Chi l'avrebbe mai detto?! "Eppure, la vita di quest'uomo era dominata dal pensiero della donna!" . "Ma come, Giovanni?" Il serio, il buono, il rispettabile Giovanni?" .
Romanzo della prima metà degli anni '40 del Novecento, narra le vicende e l'ossessione di questo personaggio in modo umoristico da essere una satira del maschio siciliano. L'uomo di vari decenni fa, ovviamente. Nessuno direbbe oggi di riconoscersi in costui. E penso che pure al tempo non sia stato affatto gradito ai siciliani veder rappresentati i conterranei come felliniani 'vitelloni' che evitano di guardare negli occhi le donne per "paura di turbarsi, perché tutti credono di avere il sangue caldo!" .
Letto oggi, m'è parso un libro piuttosto datato. E la gradevolezza delle pagine iniziali perde almeno in parte la fragranza col procedere della lettura.
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autori italiani della passata generazione
Le sorelle
Bel libro degli anni '30 del Novecento italiano di A. Palazzeschi, autore certamente da riscoprire.
Nei pressi di quelle "colline amenissime" che circondano Firenze c'è la dimora delle note e molto ambite ricamatrici Sorelle Materassi, o meglio "come si legge in testa alle loro fatture (...): 'Cucitrici di Bianco-Corredi da Spose' " .
Due sorelle giunte, o quasi, ai 50 anni, "indissolubilmente unite e zitelle" .
Abilissime, ricevono ordinazioni da una clientela variegata : dame aristocratiche, prelati e qualche cocotte.
Veramente, le sorelle non erano due bensì quattro, di cui una defunta con un orfano quattordicenne che sarà l'unico protagonista maschile in quella casa di donne.
Palazzeschi ha una prosa gradevolissima, scoppiettante di humor, capace di rappresentare le attempate signorine con tratti irresistibili, senza tuttavia ridurle a mera parodia : sa cogliere pure l'umanità semplice e complessa di queste singolari figure femminili capaci di trovare un'emancipazione socio-economica fra le rare modalità che l'epoca concedeva alle donne.
Nella loro dignità si troveranno pure coinvolte in momenti inconsuetamente 'moderni' : "'Era la vita, quella, o si recitava una commedia?' . L'una cosa nell'altra: tutte e due le cose insieme" .
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narrativa italiana
Libertà dai desideri
"Mi sento pervaso da una gioia come da un alone"
Un libro intenso, molto interessante, di grande umanità.
Si tratta di una lunga conversazione fra Tiziano Terzani e il figlio Folco nella bella cornice della terra natìa.
Il celebre giornalista e scrittore, pur gravemente malato, è come illuminato di lucida e serena sapienza.
E' soddisfatto della propria vita. Ora guarda alla morte come a un approdo al quale la vita stessa tende.
Tra le varie esperienze vissute, indelebile porta in sé il fascino dell'India. Quei vecchi ispiratori di saggezza, che noi troviamo nei libri, là s'incontrano viventi, magari per strada oppure andando a cercarli. E per lui quegli incontri, afferma, sono stati alquanto fruttuosi.
"... una delle poche cose che ho imparato (...) è la rinuncia ai desideri, che è la vera, ultima grande forma di libertà".
Anche Folco ovviamente interviene, ponendo domande e sollecitando risposte. Talvolta è lui stesso a pronunciare una frase particolarmente profonda : "Io mi domando se l'illuminazione non sia proprio l'arrivare a guardare il mondo così com'è e trovarlo perfetto" .
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per chiunque
Inadeguatamente
Il protagonista è un personaggio dalle tante sfaccettature.
Docente universitario in periodo di riposo, "Herzog viveva solo nella casa grande e antica". "Piante d'acero, carrubi e gramigna dei boschi lo assediavano da ogni parte, in giardino. Di notte, se apriva gli occhi le stelle erano vicinissime" . E scriveva lettere ...
Esaminando se stesso, "ammise di essere stato un cattivo marito: per due volte. (...) Con i suoi due figli (...) era stato un padre affettuoso ma non un buon padre".
Un libro sicuramente di buon livello, tuttavia forse un po' sopravvalutato.
Apparentabile con altre opere dell'autore stesso, coi personaggi maschili spesso inadeguati, dilettanti del vivere, di un certo spessore intellettuale ma emotivamente fragili, alle prese con donne volitive e intelligenti benché un po' svagate, qui mi pare si respiri un senso di fondo drammatico rispetto a, per esempio, "Ne muoiono più di crepacuore", testo non tanto dissimile ma ricco di quel lieve umorismo irresistibile, quella 'leggerezza' calviniana, che Bellow sa talvolta infondere.
Sappiamo comunque che con questo grande scrittore il livello letterario è sempre molto alto e non si corre il rischio di essere lasciati a mani vuote.
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libri dell'autore
Un percorso
"Quel che si finisce per ricordare non sempre corrisponde a ciò di cui siamo stati testimoni" .
Frase piuttosto condivisibile.
L'Io-narrante ripercorre con la memoria il tempo in cui a scuola il suo gruppetto di amici incluse un nuovo arrivato, Adrian alto e timido, parecchio diverso da loro, molto più intelligente e profondo.
La madre successivamente ebbe a dire : "Chi è troppo intelligente riesce a convincersi di qualunque cosa. Perde di vista il buonsenso".
E' proprio su Adrian che il narratore presta la maggiore attenzione, per giungere a un finale inatteso.
Dopo aver letto il bellissimo "Il rumore del tempo" , su Barnes avevo alte aspettative.
La delusione è giunta quindi più forte, con la sensazione di aver letto un libro 'costruito' , poco verosimile, con quei colpi di scena che hanno contribuito a non rendermi apprezzabile questa lettura.
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L'irrazionalismo
Terzo e ultimo del ciclo dei Romanzi della Rosa, questo libro è profondamente legato alla biografia dell'autore von forti riflessi della sua relazione con Barbara Leoni.
Vi si colgono anche le ossessioni dello scrittore allora trentenne per l'arte di Wagner e il pensiero di Nietzsche sul tema della morte.
Un romanzo intriso di irrazionalismo, che m'è parso a tratti pesante.
La scrittura è bella, seppur 'molto dannunziana' anche nei suoi aspetti di retorica ed enfasi.
Una storia di patologico amore e di follia, ossessione e passione, da parte del protagonista maschile, posseduto da un desiderio totalizzante, volto all'impossibile.
Dominato da una "brama ardentissima di vivere", in lui "la sensualità assumeva quasi le forme d'un morbo", proteso com'era a "cercare la felicità nel possesso di un'altra creatura" .
La passione, basata su un'abnorme amplificazione emotiva, è però destinata a consumarsi. E lui pertanto non si percepiva mai del tutto realizzato. Avvertiva questa incompiutezza, assorbito com'era dalla propria "vita passionale", che lo faceva cadere "in una specie di paralisi psichica (...), una indifferenza peggiore della più acuta sensibilità", talvolta con un "unico, assiduo" pensiero: "il pensiero della morte" .
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a chi è interessato a G. D'Annunzio
Racconto d'Islanda
Ambientato in un periodo recente presso un piccolo villaggio dei Fiordi Occidentali dell'Islanda dove l'inverno è "così lungo e il cielo così nero" che è facile lasciarsi "imprigionare dalle ombre" .
Si tratta di un romanzo corale, direi molto corale, con gli abitanti del paesino posti a rappresentare le loro passioni, le sofferenze, le aspirazioni.
Di non agevole lettura, almeno per me, ma scritto in modo così suggestivo e poetico da affascinare.
"E' un bene per noi avere il mare, perché a volte i giorni passano senza che accada un bel niente, e allora guardiamo il fiordo che diventa blu, e poi verde, e poi scuro come la fine del mondo". Poi basta alzare lo sguardo per vedere "le montagne così bianche che si confondono con i sogni" .
Non mancano però drammi e tragedie, ammantati dal dolore universale. "Chi piange a un funerale, piange nondimeno la propria morte e quella del mondo, perché tutto muore" , e "quello che è stato è stato e non si cancella, e ti cambia il paesaggio interiore" .
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altri libri dell'autore
"Tutto è possibile"
Capolavoro della piena maturità di H. James, "Le ali della colomba" ha quella freschezza e levità evocate dal titolo. "Le colombe possiedono ali e voli meravigliosi (...). Ali siffatte in determinati casi potevano (...) aprirsi a protezione" .
Un bellissimo romanzo che si dispiega come una sinfonia ; una scrittura che scorre lenta con l'intensa leggerezza della musica.
Protagonista è la splendida Milly Theale, nome che evoca quello dell'amata cugina dello scrittore, Minny Temple, fonte d'ispirazione per questo personaggio come per Isabel di "Ritratto di signora" .
Milly è una giovane ereditiera americana in viaggio per l'Europa.
"Era sontuoso, romantico, abissale possedere (...) migliaia di dollari di rendita, possedere giovinezza e intelligenza e, se non la bellezza, almeno, in egual misura, un'intensa, oscura, affascinante ambigua originalità (che era anche meglio) e (...) godere di una libertà illimitata, la libertà del vento nel deserto" .
La ragazza, in effetti, ha la leggiadria di altre giovani figure femminili delineate altrove dall'autore. Ma qui Milly emana un fascino particolare cui nessuno pare sottrarsi. Una brezza primaverile sembra sospingerla, da farne una novecentesca botticelliana Allegoria della Primavera.
Lasciarsi cullare dall'elegante scrittura -un preludio (1902) a Proust- con la sensazione di essere al cospetto della Bellezza m'è parso un privilegio di cui essere grati.
E c'è Londra coi suoi parchi e musei.
Poi Venezia nei bagliori autunnali, fra luci e ombre, luminosità dorate e gondole nere.
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libri di H. James
Levità in letteratura
Interessantissima rilettura di un libro veramente imperdibile per chi ama la letteratura.
Si tratta di lezioni che Italo Calvino avrebbe dovuto tenere all'Università di Haward. Come sappiamo, l'improvviso decesso non gliene diede il tempo.
L'autore individua alcuni valori che la letteratura dovrebbe conservare nel III millennio.
Scelgo ora di parlare della "leggerezza", lezione che ho trovato particolarmente affascinante.
I. Calvino ci dice che la propria scelta di scrittura è stata contrassegnata da "una sottrazione di peso (...) soprattutto (...) alla struttura del racconto e al linguaggio" .
"La leggerezza pensosa può far apparire la frivolezza come pesante e opaca" .
La levità diventa preziosa oggi più che mai, perché "quella che molti credono essere la vitalità dei tempi, rumorosa, aggressiva, scalpitante e roboante, appartiene al regno della morte" .
Viene ricordato come Leopardi abbia associato all'idea di felicità "immagini di leggerezza : gli uccelli, una voce femminile che canta da una finestra, la trasparenza dell'aria, e soprattutto la luna" . La luna, che "appena si affaccia nei versi dei poeti, ha sempre il potere di comunicare un senso di levità, di sospensione, di silenzioso e calmo incantesimo" .
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saggistica letteraria
Il padre che non vorrei
Un libro assai scomodo; un racconto 'di formazione', disagio e sofferenza.
Autobiografico tanto da non mutar neppure i nome dei famigliari; padre compreso, autoritario e inquisitore, noto designer di successo che diffidava il pargolo dal frequentare 'imbecilli' , intendendo con questo la maggior parte della gente.
L'Io-narrante indaga nella propria infanzia 'sanguinosa' e nella mesta adolescenza.
"I miei genitori, per motivi ideologici, non hanno mai avuto né automobile né televisione", dice. Per il padre, marxista-leninista, televisione significava America. E tanto basti.
La madre, anche lei disegnatrice, "transfuga dal ceto borghese", aveva praticato scalate in montagna con Dino Buzzati e addirittura Walter Bonatti.
Non ci furono rotture con le rispettive famiglie, ma si disfecero dei valori con cui vennero educati, senza costruire nulla in cambio se non adesione ideologica, il padre ; lei invece era sempre 'oltre' .
Una madre, fatta di talento e intelligenza, "ma talmente autodistruttiva da diventare (...) una perfetta macchina di dolore" .
Col padre andò molto peggio : svilimento e umiliazione; un figlio mai all'altezza, se non per l'eccezionale quoziente intellettivo proclamato da un test con 300 coetanei. Poi grossolana invadenza in campo sessuale : lo voleva aridamente 'maschio', tanto da abbassargli la figura femminile a un ammasso di carne.
L'autore ha certamente qualcosa da dire, ha parecchio talento, non divaga. Mostra le ferite ma non si accascia, non teme di presentarsi in tutte le sue fragilità, di 'denudarsi' in tutti i sensi.
La scrittura, coi suoi barocchismi, è originale e non ostentata, ma andrebbe ripulita di qualche eccesso.
Indicazioni utili
narrativa contemporanea
Andante con moto
Un capolavoro.
Protagonista è una famiglia americana rappresentata nel contesto socio-culturale in un arco temporale di mezzo secolo, ad iniziare dall'incontro, nel 1939, di due giovani : lui scienziato ebreo fuggito dalla Germania nazista; lei talentuosa cantante nera. Ad unirli, il forte interesse per la musica.
I loro figli, 'quasi-bianchi' o 'non-neri', vengono comunque catalogati come persone 'di colore' .
L'ideale educativo della coppia è di grande apertura : "Li alleveremo in vista del giorno in cui ogni persona esisterà al di fuori del colore", dice la madre.
La società pero non è pronta; forse "ignorare la razza è un lusso da bianchi" .
Un libro molto bello ed estremamente interessante. Una prosa avvincente, 'musicale' .
Il testo è affiancabile, seppur per ragioni diverse, ad altri capolavori letterari come "Pastorale americana" di P. Roth o "Il libro dei bambini" dell'inglese A. Byatt .
Indicazioni utili
letteratura americana contemporanea
Comunque altrove
Un bel romanzo probabilmente, anche se mi ha lasciato un retrogusto sgradevole. La percezione soggettiva è un fattore comunque da considerare.
Questo libro senza eroi è ambientato in uno spazio temporale di alcuni mesi nella primavera-estate del 1955. Protagonista una giovane famiglia americana. "Gente un po' sopra la media, in termini di istruzione, impiego e benessere fisico" .
Personaggi carenti di valori, benché consapevoli dei grossi limiti della società e della mentalità in cui si trovano a vivere. Paradossalmente ne risultano perfino nauseati, tanto da volersi stabilire in Europa.
Sorprende che in questa ricerca dell'altrove non emerga la percezione che, ovunque si vada, portiamo pur sempre noi stessi con tutti i nostri nodi irrisolti.
Il protagonista ritiene che "è questo che sta uccidendo gli Stati Uniti. (...) Non è forse questo continuo, penetrante involgarimento di ogni idea e di ogni sentimento, la loro riduzione a una sorta di pappa intellettuale pre-digerita?" .
Una coppia che ha orrore di essere dei "piccoli borghesi". Ma che cosa sono se non quelli ?!
Qui da noi, negli anni '50, il completamento della ricostruzione post-bellica e l'avvio della moderna industrializzazione rendevano la società operosa e radicata alla concretezza della realtà.
In America, i miti sbandierati della felicità (anche nella Costituzione) e della libertà paiono invece come velleità diffuse. A latitare sembra però il senso di responsabilità, cardine dell'agire umano. Almeno in questo romanzo.
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letteratura americana contemporanea
Borghesia in declino
Libro splendido scritto da T. Mann appena venticinquenne, praticamente un ragazzo già dotato di un talento sbalorditivo, considerate la bellezza e la profondità di scrittura evidentissime.
E' la storia, in tre generazioni, di una famiglia di commercianti di Lubecca, città borghese dell'autore stesso. Vari aspetti d'altronde rendono questo romanzo particolarmente immerso nell'humus autobiografico.
Il tema dominante del contrastato rapporto fra mentalità borghese e spirito artistico è assai ricorrente nelle opere del grande scrittore. Certo non casualmente.
La grande agiatezza conduce questa famiglia ad uno stile brillante e sontuoso. Ma ciò che contraddistingue la vecchia generazione è una certa 'innocenza' che le consente di sentirsi in armonia fra attività commerciale ed etica borghese.
Non sarà più così per quella successiva, di più raffinata formazione, nel destreggiarsi tra interessi capitalistici e il bell'ornamento della cultura.
Nell'ultima generazione infine, quando arte e vita tenderanno a coincidere, allora dimensione artistica e attività borghese come potranno essere conciliabili?
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a tutti
' Come in uno specchio '
La scrittura di Kawabata è garanzia di resa estetica.
Le parole di questo celebre autore sono fiori di un giardino immerso nella foschia. La leggerezza, nell'accezione calviniana del termine, ne è il paradigma.
Anche i sentimenti dei personaggi paiono come adombrati da coltri di riserbo ; forse anche per questo talvolta sembrano esplodere, sorprendenti, in gesti inconsulti di follia.
I paesaggi sono particolarmente suggestivi : lanterne sul fiume ; rocce vetuste di giardini zen tra cui sinuose figure femminili si muovono quasi a passi di danza ; gocce stillanti dalle foglie dei rami come fiori d'acqua e di luce ...
La tematica erotica è molto presente, senza mai una caduta di stile, come si addice ai grandi scrittori. La rappresentazione di inquietanti pulsioni tra eros e thanatos mette i brividi.
Uno scrittore noto e due donne : una come fantasma del passato ; l'altra presente e, ahinoi, con obiettivi chiarissimi.
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letteratura orientale d'autore
'Le vie del mare'
Ho ritrovato l'incanto di "L'imperatore di Portugallia" in questo magnifico libro della svedese Selma Lagerlof, indubbiamente tra i Nobel più meritati.
Una "piccola isola, solitaria e rocciosa". Qui ritorna alla famiglia d'origine, dopo vari anni, un giovane uomo guardato con sospetto per l'accusa d'aver infranto un tabù ancestrale.
Tra gli altri personaggi spiccano due giovani donne a loro modo, e in maniera diversa, enigmatiche e affascinanti.
Intanto scorre la Storia d'Europa.
Sicuramente un libro della grande letteratura.
La scrittura è semplice e profonda. L'andamento della narrazione ha il tocco di una fiaba per adulti, a tratti solenne, con rimandi sapienziali.
Sarà però la tematica bellica espressa attraverso un'immagine indimenticabile a condurre la vicenda verso sviluppi inusitati, tanto inattesi quanto originali.
Ritrovare la speranza è riconciliarsi con la vita, è riscoprire la sacralità della vita, quindi ritrovare la gioia.
"... aveva l'impressione che l'aria attorno si fosse colorata (...) che si riempisse di piccoli e sottili petali di rosa che cadevano come fiocchi di neve" .
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chi ama la letteratura
Una testa piena di fumo
Aveva notato le mosse di un ragno : "i brevi attimi dell'agguato (...), che era un avventarsi, un saltare e un cadere al tempo stesso".
Quanto vento gelido sulla giovane repubblica tedesca fin dai primi anni '20!
J. Roth ce ne offre una rappresentazione da brividi in questo libro del 1923.
Protagonista è Theodor, un giovane taciturno, in una Germania in cui l'antisemitismo si diffonde quasi come contrappeso dell'evidenza con cui esponenti ebrei eccellono nelle varie carriere.
Lui doveva constatarlo ogni giorno alle dipendenze del ricco gioielliere Efrussi in qualità di precettore del dotatissimo figlio.
Tutto gli era poco chiaro. Brancolava nel buio. A volte si sentiva una nullità. Era impellente il suo bisogno di riscatto, del riconoscimento da parte degli altri. Bramava autorità e fama.
Diventa membro di un'associazione segreta, in quel marasma sociale in cui si confondevano rivoluzionari e spie, opposti estremismi, approfittatori e doppiogiochisti.
Romanzo terribilmente premonitore per il futuro della Germania e non solo.
Il protagonista, inquieto e inquietante, può risultare figura emblematica di quel torbido periodo. In confronto, Bel-Ami di Maupassant potrebbe sembrare quasi rassicurante; il che è tutto dire.
Qui si traffica col delitto!
Un breve romanzo interessante, in cui analisi psicologica e condizione storica formano un tutt'uno.
la prosa asciutta, scattante è in continua tensione.
Ciò che però mi è mancato è stato il piacere della lettura.
Nelle scene particolarmente cruenti si nota una specie di enfasi per eccesso di dettagli raccapriccianti.
L'autore imparerà presto che il troppo non giova alla qualità letteraria.
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letteratura mitteleuropea
Un figlio
"La scrittura è un mezzo singolarmente buono per evocare i morti" (E. Trevi) .
Un libro interessante e di gradevole lettura.
Richard Ford, celebre scrittore americano, in questa breve opera di taglio autobiografico ci apre uno spiraglio sul proprio rapporto coi genitori. Quasi un paradigma di famiglia americana del 'profondo Sud', con sullo sfondo la Storia del '900.
Un testo letterario, però, con una scrittura fluente, benché non si colgano quegli spiragli di profondità che si avvertono in opere similari poniamo di M. Yourcenar o di Lalla Romano, pur senza essere tuttavia un libro superficiale oppure verboso.
Figlio di genitori tardivi, l'Io-narrante sente di essere "cresciuto pensando che dovevo essere più vecchio, e che 'ero' più vecchio. C'era stata così tanta vita importante 'prima' di me".
Un 'prima' costituito dal ventennio di vita coniugale spensierato. La nascita del figlio cambiò tutto; egli divenne il perno di una vita familiare più completa. Un periodo felice, almeno dal punto di vista del proprio vissuto.
La morte prematura del padre cambia ancora le cose, ma la vita deve pur continuare. "Potevamo voltarci indietro, e ci sarebbe parso di essere ancora abbastanza vivi, nonostante tutto".
"Quasi tutto se ne va, tranne l'amore" .
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letteratura americana
Fumo tra le nuvole
USA. Un pastore d'anime e la sua famiglia un po' sgangherata.
E' il primo libro che leggo dell'autore. Mi aspettavo molto di più, e di diverso anche. Non avrei certo immaginato una scrittura e una struttura tanto prolisse in un romanzo contemporaneo, per giunta americano. Una zavorra per i miei gusti.
Poi varie ingenuità e parecchio 'tempo delle mele'.
Le estenuanti digressioni, piuttosto superflue, sul passato di alcuni personaggi e la narrazione particolareggiata fino alla pignoleria e alla pedanteria sono state per me essenzialmente fonte di tedio : i tantissimi particolari messi in campo spesso non hanno la forza dei dettagli rivelatori.
Ci sono pagine belle e momenti riusciti, questo va detto chiaramente. Ma tutto il resto è noia.
Altro dato parzialmente positivo è conferito dalla resa vivida dei personaggi. Però anch'essi non sempre risultano verosimili, credibili.
Ritengo che le parole, e la loro 'economia' nel linguaggio, siano importanti. Fondamentali in letteratura. Non mi piace pertanto vederle buttate lì. E non si può dare sempre la colpa alle traduzioni!
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Vecchi tempi, addio
Altro bellissimo romanzo del grande scrittore inglese J. Galsworthy, questo terzo libro della saga dei Forsyte.
Siamo nel periodo successivo alla Grande Guerra. Sono protagonisti i personaggi della terza generazione di questa celebre famiglia letteraria.
L'Inghilterra pare frastornata dalla mentalità nuova protesa a guardare con fiducia al futuro, a vivere intensamente il presente e a bollare superficialmente come 'oltrepassato' tutto ciò che non è di moda, 'ingenuità' a rischio dell'ombra nera del nichilismo.
Ora si fronteggiano due famiglie di cugini, i cui rispettivi rampolli coltivano il loro sogno d'amore.
Sono, questi, Jon e Fleur, educati ognuno in un diverso clima affettivo e valoriale. Il padre di Jon "aveva una vera e profonda delicatezza: qualunque cosa facesse non dimenticava mai gli altri" ; quello di lei si distingueva invece per il radicato senso della proprietà.
Ad essere lungimirante è soprattutto la madre di lui, quell'Irene già co-protagonista dei primi due testi della saga, quando gli dice : "Tu sei uno di quelli che danno, Jon; lei è una di quelle che prendono" .
E, in fondo, "che cos'è l'istinto di un uomo paragonato a quello di una madre ? " .
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i primi due libri della saga dei Forsyte
La seconda generazione
Secondo libro della celebre saga dei Forsyte, che condusse al Premio Nobel il grande scrittore J. Galsworthy.
Una lettura gradevolissima.
Qui le vicende iniziano a distanza di 12 anni dalla conclusione di "Il possidente", testo con cui c'è legame di continuità.
La narrazione viene però preceduta da uno splendido "interludio", in cui si congeda uno dei personaggi del precedente volume. Inoltre segna il ritorno in primo piano di Irene, figura anche ora co-protagonista.
Al centro delle vicende c'è la seconda generazione dei Forsyte.
I cugini Soames e Jolyon, ormai tutto dedito all'arte, si fronteggiano fin ad essere coinvolti in tribunale.
Soames, "un uomo che era la perfetta incarnazione (...) dell'istinto di proprietà". Jolyon, già ad inizio '900, sente invece "di essere un 'femminista', come comunemente si dice" ; il tempo l'aveva sfiorato "con gentilezza", "ma Irene, non l'aveva neanche sfiorata, o almeno così gli parve".
Sullo sfondo passa la Storia d'Inghilterra. Muore, dopo lunghissimo regno, la regina Vittoria, "carica di anni e di virtù" : su Londra pesa un'atmosfera grigia; si chiude un'epoca.
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"Il possidente" , primo libro della saga dei Forsyte.
Passaggio in Corea
Potok, ordinato rabbino, ebbe un'importante esperienza come cappellano militare ebraico durante la Guerra di Corea, al seguito dell'esercito americano.
Evidente quindi l'impronta 'autobiografica' in questo libro.
Il giovane protagonista, con un'educazione ebraica 'ortodossa' , s'iscrive a un seminario rabbinico non ortodosso.
"Guardava la neve, domandandosi che cosa avrebbe fatto della sua vita".
Oltre ai vecchi zii che l'hanno allevato dopo l'improvvisa scomparsa dei genitori, vi sono altri due personaggi con un ruolo fondamentale : la fidanzata Karen, appartenente ad un'importante famiglia americana, e Arthur, compagno di collegio e figlio di un famoso scienziato inventore della bomba atomica.
Un libro molto bello e di grandissimo interesse.
Ambientato negli USA e in Corea, con escursioni in terra nipponica.
Bellissima e toccante in particolare l'ultima parte, con la 'scoperta' del Giappone, "una terra pagana che gli stava insegnando la bellezza del mondo di Dio".
Colpisce la visita di Hiroshima, "la città del fuoco e della morte".
Poi c'è Kyoto, città dal fascino irresistibile, che avrà infine un significato particolare, per questo libro profondamente umano e nel contempo ricco di aspetti simbolici, in cui tutti i fili si riallacciano, nessun dettaglio va perduto.
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letteratura d'autore
Il fascino del silenzio
Sicuramente assai gradevole e di fascino narrativo, questo libro ci conduce in un viaggio presso alcuni monasteri benedettini sparsi tra Italia, Francia, Svizzera, Germania, Austria ...
La diffusione delle abbazie economicamente autosufficienti ma comunicanti fra di loro "cambiò l'Europa e ne civilizzò gli spazi più selvaggi". Un ruolo importante per l'europeista Rumiz.
Proprio l'ardore europeista dell'autore, per me condivisibile in sé, qui è assai rimarcato ; talvolta anche con troppa insistenza, ritengo. Questa ridondanza concettuale è l'unica nota che, pur lievemente, ho avvertito essere di peso alla bella fluidità di lettura.
Per il resto, è stato un piacere inoltrarmi "in un mondo di bisbigli, di "ricerca di essenzialità", nel silenzio che "aiuta a distinguere tra ciò che conta e le bestialità verbali che ci stanno invadendo come erbe matte" , nella bellezza che deriva dal togliere, non nell'aggiungere.
"Mozart ci ricorda che la forza della musica non sta nelle note, ma nello spazio tra esse".
Questi luoghi di spiritualità e di "equilibrio con la natura e la comunità" fanno dire all'autore che il suo "viaggio coincide sempre più con la riscoperta dei valori liquidati o derisi dalla modernità". E la serenità che vi si respira lo porta a domandarsi "se la parola 'felicità' non debba essere sostituita da 'contentezza', il ringraziamento di chi 'si accontenta' di ciò che la Provvidenza gli ha donato".
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saggistica di gradevole fruizione
Un borghese su falsa strada
Un breve romanzo bellissimo. Un'opera giovanile, se si considera il dato anagrafico di T. Mann, scritta due anni dopo "I Buddenbrook" di straordinario successo. Opere che già presentano però una scrittura meravigliosa di una maturità e un senso estetico sorprendenti.
Il giovane protagonista, Tonio Kroger, ricorda da vicino l'ultimo rampollo dei Buddenbrook. Entrambi con forti aspetti di carattere autobiografico, non solo per i riferimenti alla collocazione geografica (Lubecca) e socio-economica (alta borghesia) ma soprattutto, si suppone, per la modalità di essere e di sentire.
Kroger vive in pieno conflitto tra mentalità borghese e proprio temperamento artistico. Quella, l'ha interiorizzata profondamente e diventa una specie di Super-io. L'essere un letterato pertanto è vissuto come una colpa, qualcosa di cui vergognarsi.
Il guaio è che quella mentalità viene identificata come capacità di adesione alla 'vita' e salute, mentre l'essere artista diventa 'malattia', manifestazione del disagio esistenziale.
Ciò porta il protagonista a idealizzare il "gregge" come 'normalità', con le sue "voluttà della vita mediocre".
Un'amica lo capisce con lucidità : "Voi (...) siete semplicemente un borghese (...) : un borghese su falsa strada" .
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altri testi di T. Mann
' Segreta-aria '
Un libro strutturato in modo alquanto strano. Non mi azzardo a definirlo 'originale' perché mi pare proprio non sia stata realizzata una grande idea.
Le pagine, dunque, sono suddivise in tre spazi separati : uno comprende testi di saggistica; i rimanenti sono riservati alla narrazione, quasi in forma di diari, rispettivamente da parte dei due protagonisti.
Ulteriore problema per il lettore consiste nel fatto che ognuna di queste tre parti prosegue in maniera piuttosto autonoma, sconfinando anche nelle pagine successive.
Un anziano intellettuale e scrittore, preso da senile passione per una giovane donna che vive nei pressi con un uomo d'affari, la assume come segretaria per la stesura del libro cui sta lavorando. Prosegue pertanto la scrittura dei suoi brevi saggi.
Si tratta di due persone molto diverse. Col procedere del romanzo, ci accorgiamo che si instaura indirettamente una reciproca influenza : ne risentono i nuovi scritti di lui e la loro stessa vita, soprattutto quella di lei, fino all'epilogo che ovviamente non svelo.
Avendo precedentemente letto qualche libro del nostro autore, quest'opera per me è stata una mezza delusione, benché non possa definirla scadente.
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Coetzee
Stagioni in riva al lago
Tutte donne le figure significative del romanzo : due bambine, poi ragazze, rimaste orfane; la nonna, due prozie e la più giovane delle zie materne.
Poi c'è il lago, quasi protagonista anch'esso : "si sente sempre la presenza del lago, o quella dei suoi abissi" .
Le due ragazzine amano il lago, anche nel freddo inverno quando la sua vasta lastra di ghiaccio diviene per loro una magnifica pista su cui pattinare fino al giungere dell'oscurità, "come una presenza in un sogno" .
A casa invece le anziane prozie, giunte per prendersi cura delle nipoti, rimangono impaurite dai rigori invernali con neve altissima e giornate buie.
Quando entra in scena l'ancor giovane zia a sostituire le attempate signore le cose cambiano.
Compare "con una calma che sembrava fatta di gentilezza, riserbo e assoluta modestia. Aveva circa trentacinque anni, era alta, e di struttura esile" ; portava "una spilla, un mazzolino di mughetti" .
La maggiore delle due sorelle ricorda : " e noi e la casa fummo tutte per Sylvie" ; ormai pronte per affrontare adolescenza e giovinezza.
Opera prima della grandissima scrittrice americana Marilynne Robinson, che s'imporrà definitivamente con la celebre trilogia di Gilead.
Già qui, però, che esordio!
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letteratura contemporanea
Specchio di virtù
Premetto che valutazione e opinione qui espresse riguardano esclusivamente "La marchesa di O*** " , non avendo letto gli altri due racconti presenti nel libro acquistato.
La vicenda narrata ci sorprende fin dall'inizio.
Sentite che cosa capita a una giovane nobildonna vedova, stimata per le molte virtù e la condotta di vita riservatissima e tutta dedita "all'arte, alla letteratura, all'educazione dei figli" e alla cura dei genitori.
"La vedova marchesa di O*** , signora di ottima fama e madre di due figliuoli, annunciò sui giornali che si era trovata incinta a sua insaputa", disposta a sposare il padre della creatura che porta in grembo chiunque possa essere, con invito allo sconosciuto di presentarsi a palazzo.
La scrittura di Von Kleist mi è parsa bella, di grande compostezza. Un racconto che per struttura e stile potrei definire 'classico' . Gradevole la lettura.
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racconti d'autore
Transito di comete
"La scrittura è un mezzo singolarmente buono per evocare i morti" .
Due scrittori molto amici fra loro e con l'Io-narrante : Rocco Carbone e Pia Pera, entrambi prematuramente scomparsi.
Rocco amava l'essenzialità : "così come esiste l'orrore del vuoto, certi individui patiscono una vera e propria fobia dell'ornamento" .
Pia era "una persona intensa" , protettiva nel prevenire litigi tra gli amici.
Lui sembrava votato all'infelicità ; "lo assalivano sciami di pensieri, come le cavallette della maledizione biblica" .
Lei nota traduttrice e studiosa di letteratura russa. Il narratore dice: "Ai miei occhi, Pia è stata sempre un essere incantevole" ; era però, "nella sfera sentimentale, un'inveterata masochista" ; come succede a vari individui, anche lei destinata ad "ottenere molta più felicità dall'amicizia che dall'amore" .
Tra loro due, pertanto, ci "fu un legame fino all'ultimo trasparente e felice, come accade quando Eros, quell'ozioso infame, non ci mette lo zampino" .
Un libro analitico e abbastanza profondo, con l'Io-narrante ponderatamente autocritico.
Avendo precedentemente letto, dell'autore, "Sogni e favole ...", testo affascinante e di corale bellezza, le mie aspettative erano decisamente alte. Non posso propriamente dire di essere stato deluso, ma ho dovuto notare il più modesto livello di questo "Due vite", sicuramente più angusto e meno vario.
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narrativa italiana contemporanea
" 'L'orgoglio precede la caduta' "
Un libro magnifico, un testo ben degno del Premio Nobel assegnato all'autore. Un capolavoro della letteratura inglese.
Romanzo, primo di una famosa trilogia, che si apre con una festa di fidanzamento datata 1886.
E' un ritratto del mondo vittoriano al suo tramonto quasi in attesa di un'epoca nuova.
Protagonista, la ricca famiglia borghese dei Forsyte.
Il "possidente" cui allude il titolo è l'ancor giovane Soames, "per il quale la delicatezza dei gusti era in qualche modo un valore da utilizzare per far strada nella società". Personaggio diversissimo dalla moglie, che invece "avrebbe saputo vivere con delicatezza in un'oasi deserta"; talvolta un cenno diventa elemento rivelatore .
Altro personaggio, il ricco padre, "a settantacinque anni, quale piacere gli restava al mondo, salvo quello di fare economia? La sua vita non aveva altra ragione".
I Forsyte, dunque; caratterizzati dal senso pratico e dal senso della proprietà, ligi alle apparenze e alle convenzioni, "con il sentimento che l'interesse di ciascun membro si fondava con quello della famiglia".
Il grande valore letterario dell'opera si abbina a una straordinaria piacevolezza di lettura.
La rappresentazione sociale non va a scapito della capacità di cogliere con profondità le tensioni esistenziali. Questa gente, col "senso della cortesia utile", non s'accorge che " 'l'orgoglio precede la caduta' " benché senta che "la morte arriva per tutti".
Non manca un tocco di sottile umorismo tipicamente inglese, atto a cogliere anche un arguto dettaglio come, ad esempio, che "sulla fronte della signora Baynes il sudore imperlava la cipria" .
Indicazioni utili
letteratura d'autore
Vita movimentata di provincia.
In libro piacevolissimo, il secondo romanzo del ciclo del Barset.
Per chi è alla ricerca di una lettura rilassante e di qualità, Trollope è proprio una grande risorsa.
Qui siamo nella provincia meridionale dell'Inghilterra a metà '800. Un luogo non contaminato dalla Rivoluzione industriale che incombe in altre zone.
Gli ambienti sono quelli del clero anglicano del periodo, spesso in ambivalenza tra aspetto religioso e favoritismi politici, rendite economiche, ambizioni carrieristiche, talvolta a caccia di una moglie con ricca dote.
Alcuni personaggi erano già presenti nel romanzo precedente, altri giungono nuovi e forse inaspettati.
L'evoluzione delle vicende poggia comunque su una struttura narrativa ben solida e i mutamenti si succedono in modo realisticamente ponderato, senza quei colpi di scena 'gratuiti' e forzati, per me lettore assai fastidiosi, che troviamo nei romanzetti commerciali.
L'arrivo del nuovo vescovo, con tanto di moglie quasi comicamente volitiva e imperante, ed un cappellano di troppa intraprendenza mettono in subbuglio la tranquilla comunità.
Non mancano certo i personaggi virtuosi, per cui la realtà rappresentata viene colta nella sua eterogenea complessità.
La scrittura è magnifica : lieve, garbatamente umoristica e di gradevolissima leggibilità.
Trollope, autore di numerose opere letterarie, si conferma sicuramente fra gli astri più brillanti della grande letteratura vittoriana.
Indicazioni utili
Per chi cerca una lettura piacevole.
Una lezione di stile
"Sono nato (...) a Leningrado (...), per quanto mi ripugni questo nome dato alla città" .
Un libro molto bello e di grande interesse.
Intanto un omaggio a San Pietroburgo, assai diversa dalle altre città russe, fulcro di letteratura.
Poi un commosso ricordo del celebre poeta Mandel'stam e della consorte Nadezda, la quale "affidò alla memoria quello che non poteva essere affidato alla carta (...) imparando a memoria i versi del marito" ; ci tramandò così la loro intensità poetica. E Anna Achmatova e Marina Cvetaeva, insigni scrittrici.
Il bellissimo pezzo che chiude la raccolta "Fuga da Bisanzio" è dedicato alle figure dei genitori. Un testo scritto in America dopo la loro morte. E' una pregnante testimonianza della durezza del regime sovietico che emerge con semplicità dai teneri ricordi della famiglia.
"Nessun Paese è arrivato al virtuosismo della Russia nell'arte di distruggere le anime dei suoi sudditi" .
Di particolare profondità le osservazioni sul ruolo del poeta, soprattutto in situazioni di regime, ma estendibili anche a società libere come le nostre, dove il rischio 'totalitario' viene insinuato dalle mode e dagli stili di vita che giungono dai 'media' .
"Un poeta si mette nei guai non tanto per le sue idee politiche quanto per la sua superiorità linguistica e, implicitamente, psicologica" ; "la poesia russa (...) ha dato un esempio di purezza e fermezza morale che si è riflesso (...) nella conservazione delle forme cosiddette classiche" .
"Se mai un poeta ha un obbligo verso la società, è quello di scrivere bene. Essendo in minoranza, non ha altra scelta" ; "i versi di un poeta hanno il dono di esulare dal contesto per assumere un significato universale".
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letteratura russa
Essere o apparire ?
(Rilettura)
Spesso "il teatro era il suo solo rifugio". Al momento di entrare in scena, "la vita acquistava significato. Stava per lasciare il mondo della finzione per entrare nel mondo della realtà".
In "La diva Giulia" , capolavoro di corrosivo umorismo inglese, Maugham ci offre l'impietoso ritratto di un'attrice sulla scena e nella vita privata.
Siamo in una dimensione piuttosto pirandelliana. Soprattutto nella seconda parte di questo assai piacevole romanzo, i parallelismi essere/apparire, realtà/finzione hanno rilevanza, come pure emerge una certa rivalutazione dell'arte.
Non c'è da stupirsi se per la protagonista Julia Lambert, 'la più grande attrice d'Inghilterra', il palcoscenico fosse luogo dell'autenticità.
Lei, fuori dal teatro, era una donnetta di lusso, egocentrica e volubile, nello scorrere della mezza età, tutt'altro che immune da meschinità. Una signora con una gran confusione tra passione e amore ; moglie e madre decisamente discutibile.
La sua vita era una costante recitazione, in primo luogo nei panni della "diva Julia" .
La scrittura dell'autore qui si dispiega in tutta la sua bellezza, con quel senso di elegante umorismo che pervade la rappresentazione della protagonista, colta in tanti momenti di piccolezze quotidiane.
Non ci stupisce che il romanzo sia stato accolto, al suo apparire, con stizza da un folto gruppo di sedicenti 'grandi attrici' : ritenevano che una donna così non potesse essere un'attrice di talento.
Lei stessa era comunque consapevole di essere, nella vita, alquanto carente di saggezza ; e, anche per questo, di condurre un'esistenza ben poco serena. Non per nulla, in teatro "le dava un esaltante senso di forza trovare, per così dire nel vasetto del cerone, un'altra personalità immune da dolori umani. Con quel rifugio a disposizione poteva sopportare tutto" .
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letteratura inglese e che apprezzi il sottile umorismo di molte sue opere.
Sangue blu
Romanzo storico di notevole valore, molto bello e interessante, sicuramente al di sopra delle aspettative. Un capolavoro della letteratura italiana particolarmente avvincente.
Benché inizialmente lo stile possa apparire un po' datato, già dopo le prime pagine m'è parso consono alla narrazione.
Ambientato in Sicilia nel periodo 1855-1882. Sullo sfondo gli avvenimenti nodali e i rilevanti cambiamenti della Storia siciliana e d'Italia.
Protagonisti i componenti della famiglia Uzeda, d'alta aristocrazia, "i Viceré", nelle loro vicende private e pubbliche.
De Roberto si rivela indubbiamente un grande scrittore capace di cogliere i riflessi sociali e umani dei mutamenti storici tramite personaggi assai ben delineati con profondità psicologica, tali da risultare vivissimi e credibili, alcuni indimenticabili, colti nelle loro ambizioni, passioni e contraddizioni, secondo la miglior tradizione del Realismo europeo.
Un quadro impietoso della nobiltà siciliana dell'epoca e del clero conventuale aristocratico fra monacazioni forzate e privilegi di casta.
"Il lusso esteriore degli Uzeda, che prima del sessanta pareva straordinario, adesso cominciava ad essere agguagliato se non superato dalla gente rifatta" .
"Un tempo la potenza della nostra famiglia veniva dai Re ; ora viene dal popolo ... La differenza è più di nome che di fatto" .
"Il Gattopardo", nella propensione di Tancredi volta al cambiamento ' perché nulla cambi ' , sembra aver trovato qui un punto d'ispirazione.
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letteratura italiana ; romanzo storico
Domani chissà
"Possibile ? Era tutto possibile con Olive".
Un po' scorbutica, Olive lo è sempre stata ; però, rispetto al testo di cui è sequel, in questo nuovo libro di E. Strout la vecchia signora mi è parsa più gradevole e maggiormente autocritica. Lei stessa ha la sensazione "di essere diventata una persona un pochino -pochino- migliore" e, pensando al marito defunto, "la fa star male l'idea che Henry non ne abbia avuto alcun vantaggio".
Un altro uomo compare sulla scena, un anziano vedovo; ma lei è comunque consapevole che "non è mai ricominciare da capo (...), è solo andare avanti" .
Il lettore ha pure la sorpresa di incontrare di incontrare nuovamente i fratelli Burgess, in un capitolo-sequel del noto romanzo con essi protagonisti.
Un testo molto bello, sicuramente al di sopra delle mie aspettative. La scrittrice mi pare abbia qui raggiunto un livello di felicità narrativa mai riscontrato nelle tante sue opere precedenti lette.
Vi ho trovato una profondità e una capacità d'indagare nei meandri della vecchiaia notevoli, penso indici anche di una lunga esistenza vissuta 'ad occhi aperti' da parte dell'autrice stessa.
Un romanzo realistico ma non particolarmente pessimista. "Quando si invecchia (...) si diventa invisibili. E' la pura verità. Ed è una liberazione, in un certo senso. (...) E' che non conti più niente, e c'è qualcosa di liberatorio in questo fatto" .
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E. Strout
"Inabili alla morte"
La Cripta dei Cappuccini, a Vienna, è il luogo di sepoltura dei sovrani asburgici. Il titolo del libro quindi risulta fortemente emblematico. Siamo introdotti infatti nella Vienna imperiale, ma all'apice della decadenza, con la sua 'gioventù bruciata', rampolli della società privilegiata di "scettica leggerezza" e "arrogante dissipazione", portatori inconsapevoli, per pigrizia, dell'imminente rovina.
L'Io-narrante è un Trotta imparentato con la famiglia dell'"eroe di Solferino" . Un romanzo dunque quasi in continuità di "La marcia di Radetzsky" dello stesso J. Roth.
"Era di moda allora, poco prima della grande guerra, una beffarda arroganza, una fatua professione di cosiddetto 'decadentismo' , di stanchezza immensa, mezzo simulata, e di noia senza motivo" . Gente insomma che ballava sul Titanic mentre affondava.. "La morte incrociava già le sue mani ossute sopra i calici dai quali" bevevano.
Erano giovani venuti su troppo viziati nella Vienna incessantemente nutrita dai paesi della Corona", e anche della guerra non sapevano nulla, così infarciti da quello che chiamavano 'senso dell'onore' col "fratello suo, il rischio".
Si tratta di un romanzo molto bello, una delle perle della letteratura mitteleuropea. Un libro di allarmante attualità, benché in un contesto assai diverso dal nostro.
Un percorso verso la consapevolezza ; triste risveglio in cui i reduci stessi si sentono "una generazione votata alla morte, che la morte aveva sdegnato" .
Indicazioni utili
letteratura mitteleuropea
Il mito asburgico
Libro pubblicato nel '32, rientra sicuramente fra i capolavori della letteratura. Gioiello della narrativa mitteleuropea, possiamo definirlo testo-cardine sulla caduta del mito asburgico. Opera emblematica per il rispecchiamento delle sorti dell'Impero di Francesco Giuseppe in una famiglia particolare, nello spazio di tre generazioni.
Ai vecchi tempi, i concerti importanti cominciavano con la Marcia di Radetzky, presto diventata simbolo musicale di un'epoca gloriosa.
"I Trotta erano un casato di recente nobiltà. Il loro progenitore aveva ricevuto il titolo dopo la battaglia di Solferino. (...) Il destino l'aveva prescelto ad autore di un gesto straordinario".
Per i Trotta la via segnata divenne la carriera militare, cosicché il figlio dell'eroe di Solferino fa capire al proprio rampollo di non aver altra scelta per il futuro : "Tu sei il nipote dell'eroe di Solferino. Ricordatelo", tanto che in breve viene nominato sottotenente al decimo Ulani : "La gratitudine di Francesco Giuseppe aveva buona memoria e il suo favore lunghe braccia".
Il ragazzo non è affatto tagliato per quella vita: rientrare in caserma e sentirsi prigioniero diventano un tutt'uno. Il mito dell'eroe di Solferino intanto ingigantisce per il nipote : "Non senti anche tu come si viva dei morti?"; "Io vivo di mio nonno", dice il giovane Trotta.
Il mondo intanto pareva cambiare. Nell'esercito ancora non si percepiva "il roteare dei grandi mulini che già cominciavano a macinare la grande guerra". Ma il dilagare delle bevande alcoliche ad alta gradazione e il diffondersi del gioco d'azzardo nell'ambiente militare sono tristi segnali della mancanza di senso, sintomi della decadenza.
Solo l'Imperatore, sempre più vecchio e decrepito, pur consapevole del vuoto intorno, in bellissime pagine sembra recitare con formale dignità il proprio ruolo e tenere alto il senso del decoro.
Indicazioni utili
letteratura d'autore
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