Opinione scritta da stella79

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Gialli, Thriller, Horror
 
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stella79 Opinione inserita da stella79    27 Giugno, 2014
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AMICIZIA

Una barchetta di carta scorre lungo le piogge torrenziali di Derry, un bambino felice la insegue. Poi l'incubo che si risveglia nella cittadina americana. Un incubo rappresentato dalla crudele imitazione di un clown, che acquista le forme delle paure più nascoste, più torbide ed allucinate di un'intera comunità.
IT: la Cosa, l'indefinibile, la creatura sotterranea che attira, che intesse la tela per nutrirsi non solo della carne, ma anche della mente, delle fobie, dei terrori infantili.
Eppure, nonostante il potere ancestrale della paura, una speranza: un gruppo di bambini, bambini problematici alla ricerca di una loro identità, i Perdenti, che però traggono forza dalla loro unione e dall'amicizia che li lega. Ragazzini fragili e soli, arrabbiati e allo stesso tempo sempre pronti a ridere - a ridere nonostante tutto - che diventano adulti.
Ed è questo il vero focus del romanzo: l'amicizia. La crescita. E quel che irrimediabilmente si perde dopo aver attraversato un periodo della vita.
IT "risorge" da quella perdita ma il legame non si è spezzato. Dalle nebbie del tempo ritornano i ricordi di quell'estate, quando i Perdenti erano un'identità unica seppur frammentata il tante singolarità: Bill, il leader del gruppo ma anche tormentato dai sensi di colpa per la morte del fratello; Eddie, chiuso nelle sue ipocondrie e soffocato da una madre iperprotettiva; Richie, che mostra tante maschere - le Voci - per difendersi dal mondo; Beverly, vittima del rapporto di amore-odio nei contfronti del padre; Mike, che deve fare i conti con la sua pelle scura in un periodo ed in un contesto storico difficili; Ben, che sfoga le sue ansie ed il suo senso di inadeguatezza nel cibo; ed infine Stan, il personaggio forse più fragile del gruppo, quello meno sognante, meno "bambino" e per questo più debole - il personaggio che ho amato di più e che King ha forse trascurato.
La storia si intreccia in più di 1.000 pagine che non pesano, alternando momenti di puro terrore ai ricordi di un'estate, scandagliando emozioni, ricordi, momenti di vita. Il finale, come altre volte, non è probabilmente all'altezza dell'intero romanzo, anche se le ultime pagine sono di una bellezza struggente. "I finali sono senza cuore. Un finale è una porta chiusa che nessun uomo può aprire. Quella cosa che chiamiamo lieto fine non esiste. Non ne ho mai trovato uno che fosse alla pari di "C'era una volta". I finali sono senza cuore. Finale è solo un sinonimo di addio." dice Stephen King, ed è vero.
E congedandomi da questo romanzo ho avvertito un senso di vuoto, un addio doloroso da una storia e da personaggi che non si può fare a meno di amare.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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stella79 Opinione inserita da stella79    02 Mag, 2014
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IL MISTERO DELLA MORTE

Ho finito stanotte il libro (chiaramente a luce accesa) ed ancora non riesco a smettere di pensarci.
Sì, perchè mi aspettavo un romanzo da brivido, e fino a circa la metà il racconto è in linea con le aspettative. La classica cittadina apparentemente tranquilla del Maine è il teatro di un potere soprannaturale, di una forza sconosciuta che pian piano entra nella vita dei protagonisti per turbarne la quiete. Il gatto di famiglia viene investito ed ucciso, ma un luogo di sepoltura magico lo restituisce alla famiglia Creed ... seppure cambiato. Quell'animale, un tempo compagno affettuoso della figlia maggiore, comincia ad incattivirsi, ad uccidere altri animali per puro piacere, tormentando Luis, il padre della bambina, che lo ha riportato in vita. Pallidi fantasmi si agitano nei sogni del protagonista, e mi ero immaginata che la storia potesse sciogliersi con una escalation di crudeltà del gatto o con la resurrezione degli altri animali seppelliti nel "pet sematary".
E invece, il colpo di scena. Il romanzo cambia. La storia non è più d'orrore, ma di dolore: per la perdita di un caro, per il senso d'impotenza di fronte al destino, per la frustrazione ed il senso di colpa di chi rimane. Non importano più i fantasmi, gli animaletti smembrati da Church, o il wendigo che si aggira nei boschi del Maine. Resta solo quel dolore sordo, martellante, che ti toglie il fiato. Si spalanca il pensiero: io, cosa farei? Lascerei andare la persona amata, se solo avessi la possibilità di farla tornare indietro, seppure diversa? All'orrore si sovrappone, lentamente ma inesorabilmente, la follia di chi non può accettare la perdita e si spinge al di là dei confini del bene e del male - e che per questo viene terribilmente punito.
Un romanzo bellissimo, maturo, profondo, a cui non ho dato il massimo in "Piacevolezza" perchè in certi momenti mi ha fatto stare veramente male!

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Gialli, Thriller, Horror
 
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stella79 Opinione inserita da stella79    27 Aprile, 2014
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...con la luce accesa...

Ecco, questo è uno di quei romanzi da leggere con la luce accesa. La trama è conosciuta, come pure conosciuti sono i vampiri che la popolano: acqua santa, luce del sole, denti aguzzi, croce, aglio...tutto il "già detto" si ritrova in questo romanzo. Eppure, nonostante tutto, non sono riuscita a leggere queste pagine con la luce spenta; soprattutto fino alla metà il racconto il ritmo mi ha incatenata, affascinandomi, trasportandomi nelle atmosfere tenebrose di Jerusalem's Lot. Ci sono state delle scene siceramente raccapriccianti, paurose e allo stesso tempo ammalianti (come la natura stessa del vampiro).
E poi, come spesso accade nelle storie di Stephen King, il tracollo. La storia accelera improvvisamente, perdendo il suo fascino, stemperando la malia creata fino a quel momento, quasi che lo scrittore, stanco della sua stessa creatura, volesse congedarsene in fretta. Il vampiro antico non è poi così temibile, i giovani adepti si svelano avversari più agguerriti, i personaggi principali si assottigliano e lentamente "scompaiono" senza che l'intreccio sia stato compiutamente svolto.
Nel complesso però un bel libro, da leggere sicuramente, non fosse altro come testimonianza di un giovane scrittore che ha voluto, a distanza di anni ,dare voce ai suoi vampiri.

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Agli appassionati dell'horror, di Stephen King e delle storie di vampiri
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Romanzi
 
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stella79 Opinione inserita da stella79    04 Febbraio, 2014
Top 1000 Opinionisti  -  

L'AMORE BASTA?

L'amore basta a cambiare il corso di una vita? E' sufficiente quando il destino ha deciso di accanirsi in modo tanto brutale sull'esistenza di un uomo di successo, inchiodato per una fatalità ad una sedia a rotelle? Questo è il tema, intelligentemente trattato, di questo libro profondo, divertente, commovente. E' la storia di due solitudini diverse che si incontrano, che si valutano e poi si intrecciano, l'una consapevole e matura, l'altra ingenua, sognante e fragile. Will e Louisa, così diversi per carattere ed estrazione sociale, si trovano per caso, e con il passare del tempo imparano a conoscersi e a capirsi. E ad amarsi: un sentimento timoroso, tentennante e dolce, dove lui ritrova i colori della vita e lei impara il coraggio di aprirsi e di sperare in un'esistenza più ricca. Ed è anche il racconto dell'egoismo innato all'amore, quando si ha un tale desiderio di avere accanto la persona amata da dimenticarsi dei bisogni dell'altro. Will dona a Louisa tutto quello che può, le fa vedere le sue potenzialità e la sprona a vivere pienamente, senza rimpianti. Lei saprà fare altrettanto?
Non svelo il finale, perchè questo è veramente un libro che va letto fino in fondo, cercandone il significato più vero. Non una lettura leggera, come mi ero aspettata, ma un testo profondo e doce-amaro che fa riflettere sul significato dell'amore e della vita.

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"Perdersi" di Lisa Genova
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stella79 Opinione inserita da stella79    27 Gennaio, 2014
Top 1000 Opinionisti  -  

ATTIMI DI SPLENDORE

Parto col dire che non ho un particolare apprezzamento per lo stile della Mazzantini, pur riconoscendone l'indiscutibile valore. L'uso insistito del linguaggio aulico risulta certe volte faticoso, soprattutto quando va a cozzare con immagini forti, molto dure, come avviene nel caso di questo libro. Pensavo di trovare una storia d'amore, e invece mi sono scontrata con il racconto di un dolore disperato. Un dolore senza sbocco, rasserenato appena da alcuni attimi di splendore, così rari ed episodici che ti scordi anche di averli intravisti. I due protagonisti si allontanano continuamente, chiusi nel loro personale senso di inadeguatezza, troppo soli e distanti per amarsi veramente. La figura di Costantino, così delicatamente delineata nella prima parte del romanzo, progressivamente si ingrigisce fino al finale che, sinceramente, non mi è apparso all'altezza delle potenzialità del libro. Un tema così delicato e profondo come l'amore tra persone dello stesso sesso viene risolto in modo amaro, scontatamente triste, addirttura banale.
Non posso dire che il libro non mi sia piaciuto, ma trovo che dalla penna della Mazzantini ci si potesse aspettare di più, non tanto a livello stilistico o di intreccio, ma da un punto di vista più generale. La speranza non traspare mai, come se non esistesse un punto di vista diverso. Peccato: avrebbe potuto essere un capolavoro, è un buon libro.

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...a chi ama Margaret Mazzantini!
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Narrativa per ragazzi
 
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stella79 Opinione inserita da stella79    27 Gennaio, 2014
Top 1000 Opinionisti  -  

IL GRAN FINALE

Finire di leggere una saga che ha appassionato è sempre un piccolo dispiacere. Lascia quel senso di smarrimento per cui viene da chiedersi: E adesso? Questo è l'effetto che mi ha fatto questo libro di chiusura degli Hunger Games, un testo diverso dai due che lo hanno preceduto.
Al contrario di altri lettori, ho apprezzato la maggiore umanità della protagonista, che una volta spogliati i panni dell'eroina, si mostra per quello che in realtà è, una ragazzina ferita, provata e smarrita di fronte ad eventi che le sono sfuggiti dalle mani. Il ritmo del racconto ondeggia tra momenti più riflessivi, quasi statici, e accelerazioni improvvise, che sul finale ci catapultano vorticosamente nell'orrore della guerra che sta insaguinando Panem. In questo contesto spicca come sempre la figura malinconica di Peeta, il ragazzo debole, sfortunato, sempre alla mercè della benevolenza della protagonista, che però è, a mio avviso, l'unico vero vincitore degli Hunger Games. Mentre Katniss lotta per sopravvivere, alternando momenti di ferocia a frivolezze tese ad ingraziarsi il favore del pubblico, Peeta capisce che l'unico modo per sopravvivere ai Giochi è non perdere se stessi. Anche Katniss alla fine arriva a capirlo, ma con maggiore difficoltà e tra tante cadute ed errori.
Quello che semmai ho trovato frettoloso è stato lo scioglimento dell'azione e mi è sembrato che l'autrice abbia solvolato troppo sulla situazione di Panem nel post-guerra, visto che in fondo tutta la saga verte sul tema dell'indipendenza e della libertà rispetto ad un regime totalitario.
Bellissimo invece l'ultimo capitolo prima dell'epilogo, dove la protagonista porta a termine la sua maturazione riuscendo finalmente a cogliere il vero significato della storia:e cioè che per vivere non basta il fuoco dell'odio che brucia, ma è necessario l'amore che si rigenera nonostante tutto.

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Tutta la saga degli Hunger Games
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