Opinione scritta da aPaci
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Mi ricorda un po' il fascismo
Cuore di Edmondo De Amicis è un libro particolare, che vuole simulare il diario personale di un ragazzino vivente nell’Italia del dopo unità nazionale.
Il protagonista del libro è quindi un bambino, di nome Enrico, che decide di tenere un resoconto degli eventi che più gli sono rimasti impressi nell’arco di un anno scolastico. All’interno di questo resoconto intervengono spesso il padre (dispensatore di consigli e valori), la sorella, e infine gli importantissimi racconti, che i maestri danno da ricopiare al ragazzo; tramite questi racconti, e tramite la crescita stessa di Enrico, è lo stesso autore del libro – De Amicis – a voler indirizzare il lettore sulla strada di ciò che secondo lui sono i giusti valori che ogni bravo ragazzo dovrebbe adottare; per realizzare questo intento, De Amicis ci proietta in un mondo idealizzato, popolato da personaggi stereotipati, visto attraverso gli occhi di un bambino.
Personalmente ho trovato però questi valori, e in generale tutta l’impostazione del libro, un po’ troppo nazionalista, e soprattutto poco realistica. Ovviamente da questo si evince che l’autore non vuole donarci un’immagine dell’Italia dell’epoca, quanto piuttosto suscitare nel lettore determinate emozioni quale l’amor di patria, la generosità, l’altruismo, forza di volontà, sacrificio, coraggio. Valori quindi basati per la maggior parte su quelli della Cristianità, certamente molto nobili e belli, ma altrettanto esagerati: il ragazzino che si fa uccidere per la patria, l’orfano che rifiuta l’elemosina perché è stato criticato il suo paese, il re divinizzato, mi paiono veramente eccessivi.
Tutto ciò inoltre mi ricorda, assai tristemente, Mussolini e il fascismo.
Dal punto di vista dello stile, Cuore adotta un lessico semplice e popolare, un registro che quindi ritrae sufficientemente bene quella che doveva essere la scrittura di un bambino, ben adattandosi, pertanto, al simil-diario di uno scolaro.
In definitiva Cuore è un libro che vi consiglio di leggere in quanto grande classico, nonostante io l’abbia trovato pesante in determinati punti e non mi abbia soddisfatto del tutto.
Voto: 3/5
http://apaci.altervista.org/edmondo-de-amicis-cuore/
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Capolavoro
Siddharta di Herman Hesse è un libro unico. Definita un’opera storicamente rilevante nella letteratura mondiale del novecento, ripercorre la vita di Siddharta, un ragazzo indiano che cerca. Cosa cerca? Cerca se stesso, cerca la sua strada. Partendo dalla vita nel suo villaggio natale, la storia ripercorrerà tutte le tappe e le esperienze che Siddharta farà: misticismo, privazioni, buddhismo, amore, soldi, divertimento, senso di colpa, consapevolezza e infine illuminazione. Dopo numerose peripezie il giovane capisce quindi che la vera consapevolezza non si trova con dottrine e maestri, ma dentro di noi.
Siddharta, protagonista del romanzo, è in un certo senso ognuno di noi. Tutti noi compiamo un viaggio e tutti noi incappiamo, prima o poi, nei vari problemi esistenziali: chi siamo, cosa facciamo e dove andiamo?
Lo stile del libro è elegante e raffinato e ben si adatta all’orientamento spiritualistico del libro.
Questo libro parla quindi dell’inquietudine adolescenziale, del senso della vita, della ricerca di se stessi e della vera pienezza interiore. Ogni persona alla ricerca della pace interiore, deve necessariamente compiere un percorso spirituale e fisico, fare esperienze e meditare. Non esistono scorciatoie che permettano di raggiungere la meta. Proprio per questo Siddharta utilizzerà tutta la sua vita per ottenere questa illuminazione: compirà ogni tipo di esperienze, mediterà su ciò che ha fatto e sempre riuscirà a trovare la giusta strada da solo. Herman Hesse con questo libro vuole mostrare come ognuno di noi possa trovare una pace interiore che non sia solo fittizia: ciò può avvenire solamente tramite conoscenza, dubbio ed esperienze. Ogni esperienza della nostra vita è un mattoncino che si aggiungerà alla nostra casa interiore: bella o brutta, ogni esperienza contribuirà a formarci, a renderci veramente “noi”.
Personalmente mi sento di consigliare questo libro a chiunque cerchi risposte dalla vita. Ognuno lo interpreterà secondo le proprie esperienze e la propria impostazione mentale. A mio parere, persino una stessa persona che lo leggesse in periodi diversi della propria vita potrebbe comprendere particolari nuovi e interpretare il testo in modo diverso.
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Un’ottima lettura per chiunque voglia essere...
Il romanzo parla di un omicidio effettuato a Palermo, e delle vicende che porteranno il capitano Bellodi alla risoluzione del caso. Per la scrittura di questo libro Sciascia trae spunto dall’omicidio di Accursio Miraglia, un sindacalista comunista, assassinato dalla Mafia. La trama non è molto complessa ma è piacevole, oltretutto trovo che questo romanzo sia da valutare più per il contenuto che per la storia o lo stile.
I personaggi sono ben caratterizzati: il capitano, i marescialli, i mafiosi, i cittadini, tutti sono rappresentati molto bene. Soprattutto trovo che la figura del capitano Bellodi, protagonista del romanzo, sia la più profonda, e nelle sue riflessioni ci si può facilmente ritrovare. Mi ha colpito particolarmente la passione con cui il capitano Bellodi si impegna nella risoluzione del caso. Quando infine con pazienza e una gran furbizia riesce a ottenere la verità, per poi vedere vanificati i suoi sforzi, ci sono rimasto proprio male… povero capitano Bellodi, alla sua causa mi ero affezionato, tanto era contro corrente rispetto al maresciallo e agli altri carabinieri che in certe faccende preferivano non avventurarsi. Penso che sia stato proprio questo l’obbiettivo di Sciascia: suscitare lo sdegno nel lettore e spostare l’attenzione sul problema Mafia. Infatti è lo stesso autore a cercare di dare una soluzione: secondo lui, bisognerebbe colpire la criminalità organizzata dal punto di vista finanziario. Suggerisce pertanto di non concentrarsi sui delitti dei mafiosi, che verrebbero sempre coperti, quanto piuttosto sul denaro: un’organizzazione criminale senza fondi non ha nessun potere.
Lo stile è ben comprensibile. Il dialetto è facilmente comprensibile ma dona comunque un buon realismo all’opera. I dialoghi poi sono qualcosa di sublime. Il ritmo è piuttosto veloce, dato che tutta la storia si è svolta nell’arco di 137 pagine.
In definitiva un libro leggero, che potrete probabilmente leggere in una manciata di sessioni, che parla di Mafia, ambientato nella Sicilia degli anni 60. Un’ottima lettura, che consiglio a tutti, sia perché è un pezzo di storia, sia perché può contribuire a rendere più consapevoli dell’Italia in cui viviamo.
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