Opinione scritta da MariaL
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Sono piccoli problemi di cuore.
Autunno 1973.
Devin, giovane studente saltuariamente lavoratore, sarebbe stato costretto a trascorrere interminabili e patetiche giornate nel vano tentativo di lenire le ferite lasciategli dalla prima delusione d’amore, se non gli fossero state aperte le porte di Joyland, letteralmente “Paese della gioia”.
Dapprima un impegno estivo, poi una promessa più seria fatta a se stesso.
Joyland sarebbe stata la sua cura, Joyland sarebbe stata la sua sfida.
L’elemento “horror” della storia viene introdotto senza troppi giri di parole.
L’enorme e luminoso parco di divertimenti, anni addietro, fu teatro di un macabro omicidio.
Una giovane fanciulla in compagnia di quel che si supponeva essere il suo fidanzato viene trovata morta nel Castello del Brivido.
Il suo corpo rinvenuto ai margini della rotaia, la sua anima vagante nel luogo che ha ospitato il suo ultimo respiro.
Anni dopo, il caso della fanciulla dal cerchietto celeste desta ancora la sua quota di curiosità.
Curiosità che attanaglia anche il nostro piagnucolone Devin.
Dopo una serie di indagini, di segnalazioni e di confronti, che coinvolgono anche un bambino sensitivo e la sua avvenente madre, si giunge all'assassino attraverso una banale intuizione.
Sinceramente, e personalmente, un racconto abbastanza scadente.
Alcune puntate di Don Matteo risultano essere più avvincenti.
Tra le note positive, accanto alla storia del il piccolo Mike dal destino tristemente segnato, vi è l’analisi dell’altalenarsi delle emozioni patite da Devin dopo la delusione d’amore. King dà speranza e strappa anche qualche sorriso lasciando intendere che la fine di un amore di per sé non è mai qualcosa di completamente negativo od insormontabile.
Per chi va incontro ad un periodo del genere è un buon libro.
Per chi vuole un thriller degno di essere definito tale e non un romanzo a tratti rosa a tratti “giallino” che cercasse altrove.
Noi tutti, nessun escluso, siamo enti di finzione.
“Augusto non camminava, ma passeggiava nella vita”.
Frase emblematica no?
Soggetta a numerose interpretazioni. Ci può essere la mia, la tua, la sua interpretazione che molto probabilmente non collimeranno neanche di una virgola.
Ammetto, l’ho dovuta rileggere più volte. Così come altri passi della “nivola”.
Per chi come me non è “addomesticato” alla lettura di libri di carattere da un lato filosofico dall’altro introspettivo potrebbe annoiarsi dopo le prime pagine.
Ma questo non accade. Perché?
Perché ingenuamente lo stile semplice e lineare di Unamuno cattura.
Si vuole sapere che fine fa Augusto, l’ “ente di finzione” di questo romanzo e soprattutto, dato che vengono somministrate a piccole dosi, come possono essere spiegate le varie sfaccettature della nostra vita, partendo dall’amore, trattando del matrimonio, dell’innamoramento, della nascita e della morte.
Augusto, signorino che da poco subisce il lutto della madre, è alla ricerca di una Donna con la quale sposarsi ma dopo aver seguito ( nel senso letterale del termine ) Eugenia, la giovane pianista, non può fare altro che innamorarsi perdutamente di tutte le donne che incontra. È mai possibile una cosa del genere? Per Augusto sì.
Su questo filo scorre la narrazione a tratti dinamica a tratti lenta, come a volere imitare l’andamento della camminata Augusto nella “nebbia” della sua vita inciampando continuamente in nuovi interrogativi che necessitano di riposte.
Tutto questo però, ribadisco, in maniera molto semplice. Quasi autoesplicativa.
Ma dicendo ciò non voglio lasciar intendere che sia una lettura estremamente facile.
Anzi.
Proprio perché si fa leva sempre sull'acutezza del lettore e sulla sua capacità di comprendere e di voler comprendere.
È come dire difficilmente semplice approcciarsi a tale lettura. A mio parere meravigliosa.
La fine della “nivola” è l’essenza della particolarità.
Lo stesso Unamuno diventa “ente di finzione” del suo stesso racconto.
Ma se in realtà fossimo tutti enti di finzione?
Se in realtà altro non siamo che burattini fittizi che alla men peggio recitano una parte già scritta?
Siete d’accordo?
Date alla luce la vostra unica interpretazione.
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