Opinione scritta da Edobelle

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Gialli, Thriller, Horror
 
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Edobelle Opinione inserita da Edobelle    20 Dicembre, 2013
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L'eleganza del fumo

Alessandro Baricco diceva che non sei fregato veramente finché hai da parte una buona storia, e qualcuno a cui raccontarla.
E questa frase rispecchia in pieno l'anima del romanzo di Carrisi.
Presi in mano per la prima volta questo libro grazie ad un utente di QLibri che ne fece una recensione più che positiva. Mi precipitai in libreria, ne lessi la trama. Il riscontro su quanto scritto fu immediato: "Ma come gli viene in mente a questo di chiedersi chi era che fumava sul Titanic?". Lo comprai e ne diventai un completo amante, come Guzman lo era del fumo.
La donna dei fiori di carta è una storia, una splendida storia antica che attraversa l'anima e inganna la morte. Attraversa l'anima, sì, perché chi lo legge difficilmente potrà dimenticarsi della figura di Guzman, di Madame Lì,di Dardamel, del principe Davì e di tutti i personaggi che riempiono queste pagine, anche i meno significativi. Inganna la morte, sì, perché tutti vogliono allontanarla ma quando la vedi bene da vicino, dicono che non si possa fare a meno di inseguirla. Così ha fatto anche Guzman.
Jacob Roumann è un personaggio chiave, un dottore buttato nella guerra con la speranza che guarisca corpi in fin di vita e cuori malati quando il suo, di cuore, è stato spezzato da una moglie che forse soffriva troppo la sua lontananza e finisce per innamorarsi di un altro. In guerra, oltre alla dedizione per il suo mestiere, Jacob Roumann porta un agenda di colore nero, dove, affianco ad un orario, sono segnate alcune parole che si riveleranno particolarmente affascinanti.
Sono stato abbacinato da questa splendida storia, dove è ben delineata l'eleganza del fumo e viene descritta vivamente l'atmosfera di una guerra truce e cruenta, sempre pronta a rivelare i suoi lati peggiori, dominati in primis dalla paura per la morte. Ma non solo, perché se riesci a sopravvivere alla guerra, la ricompensa non è essere vivo ma poter tornare a casa.
Mi sono immedesimato facilmente nel corpo di Roumann e ho visto Carrisi nel prigioniero italiano. Ho osservato il fumo uscire dal libro e percepito la mancanza di Guzman nelle pagine finali.
Questa storia deve diffondersi, deve passare di bocca in bocca come un sigaro cubano fumato fra amici. Ecco, io non fumo ma continuerò a dar presenza fisica alla figura dei personaggi e alla loro storia. Però non posso prometterlo.
Perché, lo abbiamo imparato, le promesse pesano il cuore.

Purtroppo non ricordo bene il tuo nome, caro utente di QLibri, ma un grazie - da parte mia, nei tuoi confronti - mi sembra più che doveroso.
Grazie

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A chi voglia di una storia appassionante, di quelle che non ti fanno staccare gli occhi dalle pagine del libro
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Edobelle Opinione inserita da Edobelle    11 Dicembre, 2013
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Dieci anni

Dieci anni e i ghiaccioli.
Dieci anni e la spiaggia.
Dieci anni e i pescatori.
Dieci anni e un corpo che di crescere non vuole saperne.
Dieci anni e un'intelligenza consolidata, anormale per quell'età.
E infatti: Dieci anni e il cruciverba e il rebus della settimana enigmistica.
Poi, infine, dieci anni e il primo amore.
Non si sa il suo nome, poco importante per la finalità della storia, ma il piccolo Erri si affeziona a una ragazzina. Non ho detto "si innamora", no, perché a dieci anni non si sa ancora cosa voglia dire. A dieci si mantiene, che vuol dire mantenere la mano.
Basta un'estate, una sola e unica stagione per permettere di maturare.
Il bambino diventa ragazzino, aiutato talvolta dalle botte ricevute da una banda di teppisti, invidiosi della relazione tra lui e la ragazzina.
La loro relazione è complicata, procede tra la timidezza di lui e un'insolita frettolosità di lei, perché gli animali non perdono tempo inutile.
"I pesci non chiudono gli occhi" è una splendida autobiografia dell'autore. La storia di una vita difficile e un amore lasciato su una spiaggia napoletana. Erri De Luca alterna la storia a commenti personali, da uomo già cresciuto, andando a rivisitare i momenti chiave del rapporto con i genitori: un padre che cerca fortuna laggiù, dove non si vede la fine del mare e i gelati e le scarpe sono di marca. Una madre sola, evidentemente nervosa a causa della distanza del marito.
La ragazzina ormai è diventata donna. Mi piace pensare che abbia letto questo libro e che si sia riconosciuta nella "lei" di un tempo. Mi piace pensare che piangendo si sia asciugata le lacrime con il palmo liscio come il guscio di una conchiglia. Mi piace pensare che sia diventata giudice o zoologa. Mi piace pensare che abbia preso l'abitudine di baciare con gli occhi aperti.
Perché, si sa, i pesci non chiudono gli occhi.

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Edobelle Opinione inserita da Edobelle    04 Dicembre, 2013
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Il lato setoso delle parole

La prima volta che presi in mano questo libro lo feci con lo scetticismo di chi crede che non sia possibile tirare avanti una storia basata su una persona che non fa altro che comprare e vendere bachi da seta.
Invece mi sbagliavo, alla grande.
Ho amato questo libro. L'ho iniziato piano piano, con cautela, per poi arrivare al punto di divorarmelo.
Seta è la storia di un uomo, Hervè Jancour, residente a Lavilledieu, un paesino di una regione francese. Hervè Jancour della propria vita ne fa essenzialmente due cose. Hervè Jancour compra e vende bachi da seta, ma soprattutto, Hervè Jancour ama.
Ama sua moglie Hèlene, una donna dalla voce bellissima. Ama il suo lavoro e, presto, si accorgerà di amare anche una donna "proibita". Ama il suo amico fedele Baldabiou, il quale un bel giorno gli confessa un segreto del mestiere; più in là, molto più in là, verso la fine del mondo c'è una terra colma di bachi da seta. Allora Hervè Jancour parte per la nuova via, il Giappone, la fine del mondo. Farà avanti e indietro diverse volte, avendo la premura di rientrare in tempo per l'evento dell'anno, la Messa Grande. Il percorso è sempre lo stesso, dalla Francia al Giappone, dal Giappone alla Francia. E Baricco sembra divertirsi un mondo a ripeterlo, ogni volta, con l'unica accortezza di cambiare significato al lago Bajkal che "la gente del luogo definisce" ogni anno con un termine differente. Questo è un piccolo diamante che bisogna sapere apprezzare. Il finale è tutto da vivere e una volta concluse le ultime righe, chiudete il libro e con esso anche i vostri occhi.
Non vi sembra di aver viaggiato per mesi dalla Francia al Giappone e viceversa?

Baricco scrive questa storia come se dovesse maneggiare cristalli: inserisce parole leggere al proprio posto e conferisce il giusto peso ad ogni situazione, ogni circostanza e ogni emozione donandogli quel qualcosa di poetico. Baricco esalta il lato setoso delle parole e te le fa assaporare, una ad una, lasciandoti in bocca un gusto che deciderai di portare con te, per sempre.

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Edobelle Opinione inserita da Edobelle    02 Dicembre, 2013
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Un Baricco sublime

Il buon Dante Alighieri a suo tempo li chiamava "ignavi" e li condannava nell'anti inferno.
Danny Boodmann T.D. Lemon Novecento é uno di loro per il semplice motivo che anche lui non ha saputo scegliere, non ha saputo prendere una posizione. Su quella nave c'era nato e vissuto per 30 anni. Su quella terraferma non ci aveva mai messo piede pur sapendo che avrebbe potuto sfruttare appieno la sua dote di pianista.
Novecento viene venduto come monologo ma si denota chiaramente un passo in avanti rispetto a quest'ultimo. Novecento é un capolavoro letterario. Poche pagine, una sessantina, dove Baricco non sbaglia una, e dico una per davvero, parola. La storia é al limite del reale ma l'autore é capace di buttarti sempre nella scena. Come se sedessi vicino a Novecento nel duello con Jolly Roll Morton. Come se fossi affianco a lui mentre scende quei fatidici gradini della scaletta. I protagonisti sono 3: Novecento, il trombettista e tu, il lettore.
Particolarmente fantastiche le prime venti righe così come le ultime, che vanno a scandire il finale del libro.
Penso che se Novecento leggesse questa recensione, gli verrebbe da dire un'unica cosa: "In culo Dante Alighieri"
E avrebbe ragione, infondo, lui, é il più grande di tutti.

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A chi ha voglia di qualcosa di leggero e poco impegnativo ma incredibilmente emotivo.
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