Opinione scritta da clr

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Scienze umane
 
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Approfondimento 
 
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5.0
clr Opinione inserita da clr    11 Novembre, 2013
  -  

Una Follia positiva

"Elogio della follia" di Erasmo da Rotterdam è uno scritto divertente, originale e brillante . Definita, già a partire dall'iniziale dedica all'amico Tommaso Moro, come un gioco, più che una satira, l'elogio della follia è l'encomio che la personificazione di questa grandiosa forza, propria della natura umana, ma più in generale insita-come Lei stessa dirà- in tutte le cose , rivolgerà a stessa, immaginando di dover pronunciare un discorso di fronte ad un'assemblea, un pubblico, prendendo il via da una personale difesa della sua posizione; difesa che assume sempre più i caratteri di una vera e propria auto glorificazione. E' interessante come fin da principio venga rimarcata la sua straordinaria potenza e l'indomabile e naturale contrapposizione alla tradizione, soprattutto per ciò che concerneva la presentazione dei discorsi antichi. La follia, solamente col manifestarsi agli occhi della comunità, ottiene l'effetto, ovvero cattura la totale attenzione dei presenti, che un grande retore avrebbe conseguito dopo un lunghissimo discorso. Il monologo prosegue sulla scia della lode personale, giustificata dai paradossi in virtù della sua stessa natura di "fuori dal comune" per eccellenza: ai sapienti, ai grandi retori già citati, sembra assurdo tessere le proprie lodi, tuttavia la Follia è assurda per definizione, per cui necessariamente si loderà. O ancora: nessuno può giudicare qualcosa folle se non la Follia stessa, dal momento che ella si conosce e non uno può conoscerla meglio di quanto si conosca essa stessa; analogamente ognuno si conosce maggiormente di quanto altri possano mai fare, dunque la vera assurdità consiste proprio nell'affidare le proprie lodi a qualcun altro, che sarà portato ad allontanarsi dal vero a tal punto da essere capace "di far sembrare un topo un elefante".
"Che nessuno si aspetti però ora che io segua l'abitudine di questi oratori volgari e spieghi me stessa con una definizione, tanto meno che poi mi divida. Infatti tutte e due le cose portano male, o circoscrivere con un limite colei la cui divinità spazia in una sfera così ampia o tagliare colei nel cui culto si accordano a tal punto tutti i generi di cose"- continua il discorso ponendo già in evidenza la sua incontrastata essenza che le impedisce di circoscriversi a un ambito o limitarsi a una definizione, come invece erano soliti fare i sapienti, per amor di chiarezza, al fine di impostare in maniera appropriata e definita il discorso. Procede poi presentando la schiera delle sue ancelle: Ebbrezza, figlia di bacco, Incultura, figlia di Pan, Vanità, Adulazione, Oblio, Sfaticataggine, Voluttà, Demenza e Debosciatezza.
Uno dei passi, a mio avviso, più interessanti è l'interpretazione data all'amore; Venere, di fatti, è intesa in tutta la sua infinita potenza solo perchè essa stessa è una delle principali espressioni della Follia; l'amore è di per sè non razionale e svantaggioso, a dire la verità, se si considerano, ad esempio, i dolori attraverso cui la donna deve passare pur di mettere al mondo i figli, oppure le limitazioni che gli uomini devono accettare una volta assunta la responsabilità del matrimonio o ancora l'onere riguardante l'educazione e il sostentamento dei figli; forse nulla vi è di più folle dell'amore, eppure nessuno può farne a meno, eppure la vita stessa si genera da quest'atto folle, supremo e indispensabile. "La vita più dolce consiste nel non pensare"-ci dice Sofocle. Cedere alla follia è, in generale, cedere al piacere stesso, che anima la vita, e la vera follia è disprezzarlo, disprezzare, in definitiva, la follia stessa.
Con questo scritto i valori tradizionali vengono invertiti in favore di una piacevole ritrattazione degli stessi seconda una chiave giocosa che adotta la stessa logica utilizzata al fine di delinearne quelli positivi e quelli negativi; La Follia qui diventa la protagonista indiscussa della positività.

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