Opinione scritta da manuela margilio
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I RICORDI, TUTTO QUELLO CHE CI RIMANE
Con questo libro edito da Piemme e pubblicato nel 2012, Alyson Richman ci racconta una storia d’amore ai tempi della Shoah; ma questo libro struggente pieno di carica emotiva è qualcosa di più di una storia tra un uomo e una donna che permane nel tempo, è la testimonianza di come l’orrore e la speranza possono ancora convivere e di come i sentimenti e i ricordi sono le uniche cose che restano nel dramma e nella tragedia.
Il giorno del matrimonio del nipote, Josef riconosce tra gli ospiti una donna, Lenka che credeva morta in un campo di concentramento. Ecco che riaffiorano i ricordi, e la mente torna a Praga ne 1938, a quegli eventi indimenticabili. Josef e Lenka, due studenti ebrei che si innamorano prima dello scoppio della seconda guerra mondiale e diventano marito e moglie per una notte, per un giorno solo che durerà tutta la vita.
Purtroppo le atrocità della guerra e del nazismo condurranno i due giovani su strade diverse e con il trascorrere degli anni entrambi penseranno che l’altro e l’altra siano ormai morti, Josef nel naufragio della nave che lo portò in salvo negli Stati Uniti, lei ad Auschwitz.
Lenka è una giovane studentessa d’arte che ama dipingere e sarà proprio questa sua passione a salvarla, a darle la forza per andare avanti, a farle scorgere ancora uno spiraglio di luce durante i momenti di maggior dolore. Disegnare le dà la forza di combattere, imprimendo sulla carta la realtà che la circonda, lasciando un segno di sé.
Josef studia medicina, diventa ginecologo e far nascere bambini diventa l’unica sua ragione di vita, gli consente di non andare a fondo, ma di affrontare la perdita della famiglia che la guerra ha portato via. Pur non conoscendo la deportazione e le torture inflitte nel campo di concentramento, nonostante una nuova vita la con moglie Amalia “un’altra sradicata di guerra”, anche lei rimasta sola, il passato continua a riaffiorare. Nonostante i figli i tormenti e ricordi non lo abbandoneranno mai, fantasmi come ombre sempre presenti.
La storia è narrata dai due protagonisti che si alternano con i loro ricordi; è la storia del loro amore indissolubile ma anche e soprattutto del periodo vissuto durante la loro separazione, la storia di due esistenze che vanno avanti aggrappandosi ai valori in cui credono. E’ questo un romanzo dove i veri protagonisti sono i sentimenti, gli stati d’animo: la perdita delle persone care e il ricordo che ne abbiamo e che portiamo sempre dentro, dei luoghi frequentati, dell’infanzia, di quegli odori, rumori e delle immagini a noi più care.
Ma il destino è imprevedibile e porterà Josef e Lenka a reincontrarsi a New York sessant’anni dopo, quando tutta la vita gli è ormai passata davanti. Sarà ancora tutto come prima?
La storia si ispira a fatti realmente accaduti e a personaggi davvero esistiti e questo la rende ancor più toccante e veritiera ma la sofferenza dei personaggi viene sempre descritta dall’autrice con estrema delicatezza e sensibilità. Lo stile semplice, minuzioso e l’accuratezza nelle descrizioni contribuiscono a trasmettere sentimenti e stati d’animo e soprattutto a commuovere. Il lettore viene fortemente coinvolto fin dalle prime pagine e non può non restare aggrappato a quei racconti densi di emozioni.
E’ il romanzo della speranza per una nuova vita, una seconda opportunità, la speranza di andare avanti nonostante l’assenza di coloro che non ci sono più…perché la vita continua anche senza di loro che sono lontani ormai. E’ il romanzo della perdita di tutto, delle cose più care, di quanto guadagnato con sacrificio, della dignità umana. Ma soprattutto è il romanzo della memoria.
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ANTICHE TRADIZIONI, IGNORANZA E GRETTEZZA
Esordio di una scrittrice che con questo libro racconta la storia di due sorelle con due destini diversi. Lucia,primogenita bella e intelligente e Ianetta che ha una sola colpa: quella di essere l'ultima di sette figlie ed essere nata in una terra (la Sardegna di fine 800) dove la superstizione e la credenza popolare prevalgono di fronte a qualsiasi altro tipo di sentimento. Ianetta sarà per tuti una "coga", una strega selvaggia e cattiva. Nelle leggende popolari sarde le Cogas sono streghe dedite alle arti malefiche che si nutrono di sangue umano, soprattutto quello dei neonati non ancora battezzati.
Solo l'amore della sorella potrà salvare la piccola Ianetta da un destino che le è stato ingiustamente assegnato. Il libro è scorrevole, interessante e consente di immergersi nell'entroterra della Sardegna per coglierne tutti i suoi aspetti. Uno spaccato umano che vede coinvolte più generazioni con i dolori e le gioie che le accompagnano.
Se posso fare una critica questa concerne la descrizione del rapporto tra le due protagoniste, forse lasciato un po’in sospeso, un po’ troppo all’immaginazione del lettore, troppe parole non dette che potevano essere impiegate per accrescere la tensione emotiva del romanzo.
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IL BENE O IL MALE, UNA SCELTA A VOLTE DIFFICILE
Giorgio ha 22 anni, bravo studente della piccola borghesia barese a cui manca un solo esame per laurearsi in giurisprudenza. Una vita tranquilla forse un po’ monotona, fino a quando incontra Francesco, un suo coetaneo iscritto alla facoltà di filosofia, che frequenta ambienti pericolosi, case da gioco e tipi poco raccomandabili. Tuttavia Francesco, baro nei tavoli di carte, agli occhi di Giorgio appare affascinante e costituisce un’ attraente alternativa al suo mondo ormai divenuto noioso. Ed ecco come un incontro, un’amicizia possano cambiare tutta la vita conducendo verso la strada del male, della perdizione.
Si snoda in parallelo la vicenda del tenente dei carabinieri Giorgio Chiti che si occupa di vari casi di violenza sessuale nei confronti di giovani donne.
Le due storie finiranno con l’avere un punto di incontro e per il protagonista ci sarà un’ulteriore momento di svolta, altre scelte da effettuare, altre strade da percorrere, il bene o il male, la redenzione o la violenza e il crimine.
Sicuramente siamo di fronte ad un romanzo di formazione, nel quale si evidenzia quanto l’adolescenza e la giovinezza siano momenti della vita delicati e determinanti, per la complessità degli stati d’animo e la rilevanza delle scelte. A volte, in età adulta guardando indietro quel passato vissuto così intensamente ci appare come una terra straniera, dove non siamo mai stati; chi eravamo, chi siamo, queste sono le domande alle quali cerchiamo di dare una risposta.
Con uno stile lineare, asciutto e tagliente, Carofiglio dà grande prova delle sue capacità di entrare nell’animo umano, soffermandosi sui conflitti che lo caratterizzano. Con una scrittura semplice che gli ha conferito il Premio Bancarella 2005, avvince il lettore conducendolo fino alle ultime pagine con una tensione sempre crescente.
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UN VIAGGIO NEL PASSATO
Gianrico Carofiglio torna in libreria con un nuovo romanzo edito da Rizzoli, il bordo vertiginoso delle cose il cui titolo è preso in prestito da un verso di Robert Browing; si tratta di una storia di formazione alla vita, densa di nostalgia dove la malinconia e l’amarezza sono palpabili e fanno da sfondo a tutto il romanzo. Dal raccordo emerge chiaramente la consapevolezza che l’essere umano è solito camminare sul bordo, sul filo delle cose, cercando di non cadere e sempre alla ricerca di un equilibrio difficile e precario. Tuttavia guardando indietro, ci troviamo spesso ad accorgerci di quanto abbiamo perso; con la smania di mantenere questo equilibrio abbiamo finito per far si che la vita ci passasse accanto e ce ne rendiamo conto quando ormai è troppo tardi.
E’ quanto succede ad Enrico Vallesi, scrittore in crisi, mentre beve il caffè in un bar nel centro di Firenze come ogni mattina. Sfogliando distrattamente il giornale si imbatte in una notizia di cronaca: durante un conflitto a fuoco con i carabinieri, è rimasto ucciso un rapinatore, da poco uscito di galera; il nome della vittima è proprio Salvatore Scarrone, compagno di scuola ai tempi del liceo.
In un attimo l’articolo lo riporta con la mente alla fine degli anni Settanta e al periodo della sua adolescenza quando frequentava il Ginnasio Quinto Orazio Flacco. Ai tempi Enrico era un ragazzo timido e introverso che sperava di diventare uno scrittore di talento. Lo vediamo così intraprendere un viaggio per Bari, città dove ha trascorso la propria giovinezza prima di iniziare gli studi universitari; un viaggio di ritorno verso il proprio passato forse rinviato troppo a lungo, verso i luoghi della propria adolescenza. Al racconto del suo ritorno nella città dalla quale era partito si alternano i ricordi di Enrico, dell’amore perduto per la professoressa di filosofia e dell’amicizia tradita per Salvatore il ragazzo ripetente che lo aveva avvicinato alla violenza e alla criminalità.
Un viaggio lungo la memoria, per dare una risposta ai propri tormenti di adolescente quando si era trovato ad affrontare il mondo, i sentimenti, la politica, la violenza e le proprie passioni.
“Non ero mai stato un adolescente felice – qualcuno lo è?”
Ritornare a casa dal fratello e ripercorrere luoghi familiari consentiranno al protagonista di capire ciò che si era lasciato alle spalle e come oggi è diventata la propria vita, quella vita che ha portato al fallimento dopo il successo, quella vita che non è stata pienamente vissuta.
“…e adesso è tardi per tutta questa vita che ti è passata accanto e che non sei stato capace di vivere perché volevi soltanto raccontarla, e non sei stato capace di fare neanche quello.”
Nelle vie di Bari Enrico ritrova persone, passioni, luoghi ormai smarriti negli angoli della sua memoria e il lettore lo segue con piacere, interessato a questo percorso alla ricerca di se stesso.
Con riferimenti filosofici e citazioni di scrittori quali Fitzgerald, Dostoevskij, Pavese, Hemingway, Conrad e altri, Gianrico Carofiglio ci offre una lettura istruttiva. Con uno stile lineare e un linguaggio semplice è in grado di emozionare il lettore, dando profondità estrema ai propri personaggi.
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UNA GRANDE EMOZIONE
A volte basta un attimo per scatenare un inferno, basta un attimo per distruggere ogni speranza e la voglia di vivere ma una madre deve riuscire con tutta la sua forza a ridare fiducia al proprio figlio, proprio quando questa fiducia non c'è più. Tuttavia nessuno è esente da debolezze, paure sensi di colpa. Così quello che sarà un viaggio terapeutico, un percorso per aiutare Grace caduta da cavallo, si rivelerà un momento di grande significato anche per Annie, la mamma di Grace. Aiutata dall'amore per Tom, l'uomo che "sussurrava" ai cavalli, potrà ritrovare se stessa, guardarsi dentro e risolvere quei conflitti che da tempo la attanagliavano.
Libro scorrevole, di piacevole lettura che attraverso il continuo susseguirsi di eventi è in grado di coinvolgere e commuovere il lettore. Grande storia d'amore, del rapporto madre-figlio e di amicizia non può non emozionare e lasciare un segno.
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L'ODIO PUO' DISTRUGGERE OGNI COSA
Con un linguaggio e uno stile lento e pacato l`autore riesce a descrivere gli eventi con un pathos sempre crescente. Narrazione basata sul susseguirsi di fatti che condurranno piano piano ad un epilogo drammatico. E`evidente l`abilita dell`autore di lasciare il lettore nello sconcerto e senza fiato di fronte al precipitare della situazione. Con questo romanzo lo scrittore evidenzia come l`amore non sia invincibile e di fronte a sentimenti di odio, rabbia e intolleranza altrui possa trasformarsi in tragedia e soccombere. Finale amaro e crudele capace di lasciare il lettore sgomento.
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