Opinione scritta da Ero10
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Di fronte a un capolavoro......
Quando ci si trova di fronte a un capolavoro è difficile fare una recensione perchè sarebbero solo parole nostre aggiunte ad un libro che invece va solo letto e gustato, con calma fino in fondo. La trama in breve. Siamo nel periodo che precede la caduta e il disfacimento dell'impero austroungarico. Tra bordelli, feste, parate militari, si sente la fine incombente. In questo momento la guerra è vista, anzi attesa, come qualcosa che porterà novità e spazzerà via il vecchio mondo. Ma sarà la Grande Guerra, portatrice di lutto e di morte. In questo periodo storico si inserisce la vicenda della dinastia Trotta. Il nonno Trotta è l'eroe di Solferino, colui che ha salvato la vita all'Imperatore Francesco GIuseppe durante la battaglia, il figlio è un funzionario statale, il nipote, tenente dell'esercito cadrà durante la guerra. E' la decadenza di un impero, la decadenza della tradizione, ma anche la decadenza dell'imperatore, sempre più immagine senza memoria. E gli spari di Sarajevo spazzeranno via tutto, aprendo nuove speranza destinate a naufragare nelle vicende della prima guerra mondiale, così terribile e sanguinosa. E' un libro bellissimo nato dalla penna di un grandissimo narratore che fa di personaggi anche secondari delle figure straordinarie. Restano nel cuore e nella memoria figure come quelle dell'attendente Onufrij, contadino prestato all'esercito di straordinaria umanità. E' un romanzo che richiede tempo e attenzione, ma ti ci trovi immerso, vivi la vicenda, ti gusti i particolari fino in fondo. Consigliato davvero a tutti
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Parigi protagonista
Cosa si può dire di questo libro? che è un gran bel libro anzitutto, nella tradizione del romanzo ottocentesco francese e che occorre prendersi tempo per leggere, prendere fiato e goderselo fino in fondo. E' un Balzac ancora giovane, non ancora quello dei grandi romanzi della maturità, come Eugenie Grandet o Pere Goriot, ma è davvero un bel romanzo.
la trama si dipana tra misteri, inseguimenti, duelli ed equivoci. IL giovane Jules insegue la sua amata Clemence, moglie di un cambiavalute, per le vie di Parigi e la vede entrare in una casa di malaffare, Da qui parte tutta la vicenda che si concluderà tragicamente. Sullo sfondo la figura misteriosa di Ferragus, ex galeotto sfuggito alla legge, che si nasconde e si mimetizza. Ma la protagonista vera del romanzo è la Parigi ottocentesca, con i suoi personaggi, i portinai, i mendicanti, i burocrati, le sartine, i guardiani dei cimiteri, ma anche con la sua nobiltà. Ci sono case equivoche, maleodoranti, con le classiche soffitte e ci sono le alcove delle case signorili. Balzac non tralascia nulla dei particolari, ed è questa, secondo me la bellezza del romanzo. L'autore fa anche riflessioni filosofiche sulle donne, sul matrimonio, sulla psicologia degli innamorati. Affascinanti nel loro essere lontane nel tempo. Un romanzo bello, consigliato a tutti gli amanti della letteratura ottocentesca.
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L'enigmisya
Siamo di fronte a un romanzo costruito ad enigmi, incastrati uno con l'altro e che si susseguono a ritmo costante. Il romanzo ad enigma è un classico nella letteratura gialla e anche il mistero dell'assassino che scompare da un campo innevato senza lasciare tracce ha illustri precedenti. Il più famoso è sicuramente Le tre bare di John Dickson Carr e sicuramente chi non l'abbia ancora letto dovrebbe provvedere subito..... dicevo di un enigma classico, ma calato in un giallo moderno e avvincente, dal ritmo serrato. All'inizio è forse un po' lento, ma prende quota col proseguimento. Una caratteristica del giallo classico era la mancanza di introspezione psicologia dei personaggi, accantonata per lasciar spazio al gioco dell'enigma. Qui invece i personaggi sono indagati e le loro menti sviscerate in profondità. Diverso è anche il finale. In un giallo classico avremmo avuto tutti i sospettati in una stanza col detective che svela la soluzione. Qui abbiamo un bel finale colmo di tensione con la cattura di un pericoloso serial killer. Cosa dire? un bel romanzo, piacevole, che devi leggere assolutamente tutto d'un fiato. L'unica cosa che si può dire a suo sfavore che ho capito subito chi era l'assassino e non ho sbagliato.....
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Tra laghi e ghiacci.... nella lontana Islanda....
Questo libro è il secondo di questo autore che abbia letto. Il primo era stato Le abitudini delle volpi, che però è cronologicamente successivo. Un primo giudizio a pelle: un libro molto bello. Brevemente la trama: una donna, Maria, viene trovata impiccata nella sua casa, accanto a un lago. Apparentemente un caso da archiviare. Ma l'ispettore Erlendur viene in possesso di una cassetta registrata grazie alla quale viene a conoscenza del fatto che la donna aveva partecipato a una seduta spiritica. Erlendur indaga e scopre che la donna aveva avuto un rapporto complesso e morboso con la madre e che era stata segnata dalla tragica morte del padre avvenuta per annegamento anni prima. Era ossessionata dall'idea dell'aldilà e andava in cerca di continue conferme e risposte, nel tentativo di ristabilire il perduto rapporto con la madre. Erlendur indaga e raccoglie idee, indizi, sensazioni fino ad arrivare a una terribile verità. Erlendur è ossessionato dal passato, dalle persone scomparse in quanto anni prima un suo fratellino è scomparso durante una tormenta di neve, Ora parallelamente indaga sulla sparizione di due ragazzi avvenuta anni prima. Non è un romanzo sullo spiritismo o su medium vari, è un'indagine nell'anima delle persone, alla ricerca di un percorso interiore. Dietro l'apparenza si nascondono verità, sofferenze, ricerche sofferte di risposte, crudeltà che lottano per venire alla luce. Nel romanzo emerge anche il problema delle coincidenze: quanto il caso influisce sulle nostre scelte? non è un romanzo spettacolare, non ci sono colpi di scena o sparatorie, ma io lo definirei inquietante e crudele. La trama appare come i laghi d'Islanda, freddi, ghiacciati, ma che nascondono insospettabili verità. Giudizio complessivo: ottimo.
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Un gran bel libro!
cosa si può dire di questo libro? che è un gran bel libro e si sarebbe detto tutto, ma forse vale la pena di dire qualcosa di più. Siamo nell'isola di Gotland, mar Baltico, territorio svedese. Un posto tranquillo, come tanti, dove non ti aspetti la violenza. Invece qui vengono improvvisamente uccisi due ragazzi, due emigranti, un terzo fugge. Quasi contemporaneamente una bomba esplode su un traghetto facendo una strage. A indagare è chiamata la squadra di polizia capitanata da Fredrik Borman. Sembrerebbe di trovarsi di fronte a un delitto internazionale, ma la realtà è diversa. Il male si annida fra la tranquilla gente del luogo. Emergono le contraddizioni di un paese evoluto come la Svezia, che si trova ad affrontare la crisi economica e i problemi dell'emigrazione mentre da ogni parte emergono i rigurgiti di dottrine neonaziste mai del tutto cancellate. La squadra di Borman scandaglia la mente dei personaggi fino a far emergere miserie, contraddizioni e fallimenti. Davvero per me una bella scoperta questo autore e lo consiglio a tutti, non solo a chi ama i gialli nordici. Una cosa che io chiederei per pietà agli autori di gialli: è il quarto thriller che leggo in poco tempo e ho sempre trovato il poliziotto in crisi matrimoniale. Inutile aggiunta alla storia, se potessero lasciar perdere..... invece una cosa che non ho capito è la storia dell'immigrato sfuggito e poi rimpatriato. NOn capita nel senso che non sono riuscita a inglobarla nel resto della storia. Forse mi è venuto il dubbio che lo scrittore l'abbia messa per dare il via a un'altra possibile storia, Vedremo in futuro.
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Costretta al silenzio
Cosa dire di questo libro? che è un gran bel libro. E' il primo di una serie dedicata a Kate Burkholder, donna poliziotto proveniente dalla comunità Amish. E proprio all'interno della comunità Amish si muove un pericoloso Serial Killer. Kate nasconde un doloroso segreto legato al suo passato Amish e proprio la necessità di nascondere questo doloroso segreto le renderà le indagini difficili. E' un giallo bello, elegante e ben scritto. L'ambientazione è originale e interessante. Ancora una volta protagoniste di un thriller sono piccole comunità isolate dove la morte e la violenza non dovrebbero penetrare. Invece proprio qui si annida il male. E questo rende la violenza ancora più odiosa. Se devo proprio trovare un limite a questo libro è l'eccessiva insistenza sui fatti privati della protagonista, ma si puà perdonare sicuramente. Consigliato certamente
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Il discepolo
Premetto che la mia opinione è influenzata (e lo ammetto) dal fatto di non aver letto i romanzi precedenti di questa serie e quindi di aver perso molti collegamenti.
Siamo di fronte agli atti criminosi di un serial killer che uccide quattro donne, tutte accomunate dall'aver avuto una relazione con Sebastian Bergman, profiler abilissimo ad entrare nella mente dei serial killer più pericolosi. Ma ora Sebastian è un uomo in piena crisi umana e lavorativa e questo influisce pesantemente sul caso. Quattordici anni prima Bergman ha contribuito a catturare Edward Hinde, pericoloso omicida, ma ora, benchè HInde sia rinchiuso in un carcere di massima sicurezza, si ripetono delitti che rimandano sicuramente a lui. Detto questo, la parola che mi viene alla mente per questo romanzo è "insopportabile". Per una lunghezza spropositata (660 pagine) i poliziotti e il profiler passano il tempo a odiarsi e farsi del male facendo delle indagini che fanno acqua da tutte le parti. Il profiler alla fine non fa nessun profilo, ma solo delle domande al Discepolo (peraltro catturato più che altro per caso) e usando la tattica che avrebbe potuto utilizzare ogni poliziotto appena uscito dall'accademia. Per rendere il tutto migliore, l'autore avrebbe prima di tutto dovuto sforbiciare il romanzo e sbrigarsela in un terzo della lunghezza, poi avrebbe dovuto insistere di più sulla psicologia sia di Hinde che del Discepolo lasciando perdere gran parte dei risentimenti personali. Un'ultima cosa: i responsabili del carcere di massima sicurezza fanno davvero una figura ridicola in tutti i sensi. Per concludere: non ho letto il prequel e non lo leggerò, ma non leggerò nemmeno il seguito. Un'ultima notazione: l'amante di Sebastian, Ellinor è talmente insulsa ed inutile, una sciocca tale che quasi quasi ti auguri diventi vittima del serial killer. Peccato sia sfuggita.....
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L'inganno della Luce
La prima impressione che si ha di questo libro è che siamo di fronte a un giallo di stampo "classico". C'è un piccolo paese immerso nel verde nella campagna americana, c'è un gruppo ristretto di possibili colpevoli e c'è un delitto. Non c'è violenza apparente, niente serial Killer o autopsie. Ma come Agatha Christie docet, i piccoli paesi sono luoghi pieni di violenza nascosta, odi profondi e vendette consumate tra chiacchiere e tazze da thè. In breve la trama: durante la festa per il vernissage di una mostra d'arte, nel giardino dell'artista viene trovato il cadavere di una donna in un estroso vestito rosso. Da qui partono le indagini dell'ispettore Gamache. Indagini, anche queste, di stampo classico, basate più sulla psicologia dell'assassino che su prove fisiche. Una curiosità: quando ho iniziato il libro ad un certo punto ho pensato che avrebbe potuto deviare anche verso un romanzo sentimentale.
Per concludere: i punti forti sono la scrittura, l'ambientazione, la descrizione del mondo artistico.
Il punto debole principale è la superficialità, nel senso che non c'è grande approfondimento della psicologia dei personaggi e anche la vittima viene lasciata correre via un po' così. Secondo me sarebbe valsa la pena indugiare maggiormente sulla sua vita. Invece è liquidata in modo un po' frettoloso. Il finale è debole, nel senso che il colpevole non è caratterizzato, avrebbe potuto essere anche un altro e non sarebbe cambiato nulla. Comunque il libro si lascia leggere ed è certamente consigliato a chi ama i "delitti da piccolo paese"
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