Opinione scritta da LUCA DA CASIRATE
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RABBIA E NAUSEA
Basta. Non ce la faccio più.
A tre quarti del libro ho preso la decisione (forse sono stato suggestionato dal titolo stesso): non ha senso resistere e incaponirmi in questa lettura.
Mi provoca troppo disgusto e disagio.
Non è una questione di stile di scrittura (che pure non mi ha colpito positivamente) ma di contenuti.
Le immagini che scorrono davanti sono pornografiche e decadenti ma, soprattutto, gli uomini e le donne a cui lo scrittore ci avvicina sono amorali senza speranza. Anche di più. Sono distrutturi di qualunque pudore o scrupolo e pare che domino il mondo.
E poi viene paura che nella realtà sia davvero così, che il mondo sia manipolato da un elite auto-proclamatasi dominatrice che manovra il resto dell'umanità, sulla quale specula economicamente e imbroglia sentimentalmente.
Non voglio (è una scelta fatta intenzionalmente) pensare che il mondo sia questa fogna.
Questo romanzo mi dà rabbia, al punto che fatico anche a scrivere lucidamente queste righe.
Continuare nella lettura non serve a niente.
Anzi, abbandonare questo libro è forse anche un dispetto che faccio allo scrittore che ritengo colpevole di aver scritto questa brutta storia e se anch'io ho colpa per aver letto molte delle sue pagine spero di (auto) assolevermi, almeno in parte, ribellandomi all'asfissiante cinismo di chi descrive senza filtri la parte più diprezzabile dell'animo umano.
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AFFANNOSA LETTURA
Lo sanno tutti: questo libro è un capolavoro.
Io abuso dello spazio mediatico non per lasciare delle vere recensioni (dacchè non ne ho le capacità e la competenza) ma delle considerazioni personali. Come post-it su un libro che lascio da leggere ad un amico.
E qui lascio, con un pizzico di frustrazione ma in completa onestà, un post per appuntare tutta la fatica che ho fatto per non lasciare a metà questo romanzo.
Già tanti hanno descritto in modo chiaro gli aspetti pregevoli (per chi li sa notare) dello stile di scrittura di Kafka e del senso filosofico della storia rappresentata, perciò, prima (ma anche dopo) la lettura del "Processo" è utile leggere quelle recensioni.
Invece io mi azzardo a lasciare questa recensione per tutti quelli che come me si troveranno a disagio fra le righe di questo romanzo, che è una storia dagli spazi claustrofobici, da atmosfere cupe, da scene tremende e grottesche, che avrebbe potuto anche conquistarmi ma è scritta con uno stile che mi ha spinto più di una volta ad abbandonarne la lettura.
Certo questo dipende da me.
Ma un dubbio mi è venuto: mi è sembrato come quando guardo film vecchissimi, magari ancora muti, che sono stati considerati capolavori. Roba interessante dal punto di vista storico, ma che non può più coinvolgermi artisticamente.
Poi però mi tornano in mente i "Promessi Sposi" che ho riletto qualche anno fa senza avvertire alcuna noia e mi pare che tutto quanto appena scritto lasci il tempo che trova ...
O forse no ...
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IL CAMPIONE CHE E' IN NOI
Alla fine del racconto, quasi mi convinco che chiunque può diventare un campione.
Tutti sappaimo che ciò non è possibile, altrimenti sarebbe troppo facile e tutti si sarebbe dei campioni.
Eppure questa biografia, sottilineando l'apparente inadeguatezza del corpo e della tecnica di questo atleta, riesce ad instillare il dubbio: che sia davvero tutta questione di volontà?
Se fosse così, quanti rimorsi! Quante scuse riesco a trovare in ogni progetto che non ho realizzato esattamente come desideravo ... Zatopek, invece, mulina le sue gambe, fino a svenire, perchè sa che non ci può essere alternativa per chi, come lui è un uomo normale. E, confessiamolo, lo sappiamo tutti che questa è una verità.
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LEGGERE LE AVVERTENZE PRIMA
E' un libro che è meglio legga solo chi ha affetto (a prescindere) per Napoli.
Non basta. Chi lo legge deve conoscere Napoli, anzi ci deve tenere proprio qualche parente stretto che sia napoletano.
Altrimenti ci potrebbero essere degli effetti collaterali per i lettore: il rinforzo di alcune etichette e stereotipi da troppo tempo associati ai napoletani o, al contrario, l'impossibilità di comprendere la profonda tristezza che si cela (nemmeno tanto, però) dietro la comicità del racconto.
I personaggi sono le macchiette che rappresentano una parte della cultura e dei problemi di Napoli e, truccati da scena, salgono sul pacoscenico per coinvolgere il pubblico (che per me, lo ripeto, deve essere preferibilmente napoletano) in una seduta di autoanalisi ed autocritica come solo i napoletani si possono fare.
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POETICO E FORTE
Poetico. Introspettivo. Essenziale.
De Luca, con questo romanzo, mi ha proprio conquistato.
Mi ha emozionato.
Ma non di quella emozione che ti fa venire le lacrime o i brividi sulla pelle.
Mi ha emozionato ... razionalmente. Come se per una volta le corde dell'emotività non fossero nell'animo ma nella testa.
Un testo esteticamente bellissimo e con un peso specifico molto alto.
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CAMAMELA
Il romanzo ... anzi, la novella è uno di quei libri che deve stare nel mio comodino, soprattutto in quelle notti in cui voglio addormentarmi riappacificato col mondo.
La trama, infatti, passa in secondo piano. Davanti a tutto ci sono i personaggi, che Vitali racconta con tale talentuosa semplicità che arrivano subito al lettore. Anche perchè sono personaggi noti della commedia dell'arte (a me sono venute in mente le recite teatrali che andavo a vedere all'oratorio): il dottore del paese, la moglie pettegola, il marito tonto, il finto stupido, ecc...
E' stato il mio libro camomilla (anzi camoméla), che mi ha regalato minuti di tranquillità.
Non posso dire di aver apprezzato il talento di Vitali quanto i critici letterari richiamati a fine del libro, tuttavia ne consiglio certamente la lettura, come si consiglia una dolce camomilla per la notte.
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CAFFE' NERO BOLLENTE
Bello.
Più bello se, come in questo caso, la recensione è fatta a mente fredda, dopo un po' di tempo da quando l'ho letto.
Lo stile di Volo (oltre a questo ho letto solo "Le prime luci del mattino") mi piace. E' semplice. Diretto. Vicino.
La trama è un po' banale, anzi, più che banale è ... è una storia come potrebbe capitare a tanti. E proprio per questo acchiappa. E il rischio, per lo scrittore, di cadere nel ruffiano è alto. Tuttavia, mi sono voluto convincere che Volo non mi abbia preso in giro e che sia stato onesto nello scrivere. Con questa convinzione il libro è davvero più appagante.
Altrimenti ... altrimenti non vale gran che ... se non come passatempo.
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PEPERONCINO, ANZI NO
CONTIENE SPOILER
Forse per questo libro è meglio farsi consigliasre da una donna.
Anzi, ne sono certo.
Fabio Volo è stato bravissimo a fare le parti di una donna (o è davvero un gran donnaiolo o ha una sensibilità straordinaria ... o forse tutte e due!).
Il romanzo mi è piaciuto molto nello stile di scrittura. E' anche stato solleticante... anche tanto ... fin troppo. Esageratamente solleticante, tanto da travaricare il limite e sembrare un romanzo erotico (nulla di male, solo che non lo desideravo).
Per una prima parte davvero verosimile, fa da contrappunto un continuo (troppo lungo) un po' troppo inverosimile .. comunque un po' troppo distante da un neo-neorealismo che a tratti (e sono i migliori) la scrittura di Volo regala.
La fine poi, è "assemblata" ... e le prime luci del mattino regalano una boccata di ossigeno anche al lettore.
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MINESTRONE
Sono rimasto deluso.
Le prime pagine del romanzo mi hanno coinvolto: lo stile narrativo dell'autrice è caldo come l'estate che descrive; lo schema della doppia prospettiva Julian/Sandra è originale e dona ritmo alla narrazione; gli orrori nazisti sono svelati in tutta la loro atrocità ed ingiustizia senza cadere nella retorica.
Poi, però, comincio a perdere empatia con la trama che mi sembra vada via via trasformandosi in un romanzetto psedo intimistico o forse no ... in un romanzo d'amore ... o forse ...
Aspetto di recuperare entusiasmo (perchè a tratti mi pare che il tono stia svoltando) ma ... niente ... mi tornano alla mente le telenovelas con Sonia Braga ...
Le ultime pagine poi, mi sembra che manchino di qualche capitolo che non è andato in stampa, perchè le vite dei personaggi accelleranno alla velocità della luce con cambiamenti di carattere esagerati (soprattuto quello di Julian) ...
Quello che mi resta di questo romanzo, oltre la profonda ed inquietante tristezza per lo sterminio di tante vite, è la riconsiderazione della vecchiaia, anzi degli anziani: non sono come i nonni buoni della pubblicità o i grandi saggi della tradizione. Sono uomini, a cui il tempo ha rubato la giovinezza.
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