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Waehrend Opinione inserita da Waehrend    15 Dicembre, 2013
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Ti lascia un solco dentro.

Colpa delle Stelle è uno di quei libri che, a prescindere dal fatto che ti sia piaciuto o meno, ti lascia un solco, un segno indelebile dentro.
A tutti coloro cui l'ho consigliato non ho voluto raccontare la trama, in parte per la mia pessima abitudine di spoilerare tutto e la scarsa capacità di sintesi, in parte perché ritengo che sia un libro da assaporare in toto partendo da zero. Niente anticipazioni, niente riassunti a grandi linee per quest'opera di John Green: ci entri dentro e dimentichi te stesso.

Lo stile adottato è molto particolare: vi sono spesso periodi piuttosto lunghi e parecchi incisi; il linguaggio è leggero, ma non superficiale.

I personaggi non sono banali né stereotipati, a parer mio.

Finalmente un autore che parla del dolore come condizione umana e non aliena alla specie, come un qualcosa con cui convivere e non da cui guarire.

STRA CONSIGLIATO!

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Waehrend Opinione inserita da Waehrend    25 Agosto, 2013
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MERAVIGLIOSO.

ATTENZIONE SPOILERS.

Ho divorato questo libro in due giorni dopo aver concluso Città di vetro, sempre della Clare.
Innanzitutto consiglio di leggere i libri in ordine di pubblicazione secondo la scaletta: City of Bones, City of Ashes, City of Glass, Clockwork Angel, City of Fallen Angels, Clockwork Prince, City of Lost Souls, Clockwork Princess, City of Heavenly Fire. Così si alternano, a un certo punto della lettura, la saga di The Mortal Instruments che vede protagonisti Clary e Jace, con quella di The Infernal Devices che racconta invece la storia delle "origini" ed è ambientata nella Londra Vittoriana.

Clockwork Angel (o L'angelo - le origini in italiano) è il primo libro della trilogia TID e l'ho semplicemente amato.
Innanzitutto c'è da dire che la cura nella descrizione dei personaggi e degli ambienti, dei loro sentimenti e stati d'animo è stata profusa in maniera sicuramente maggiore dalla Clare rispetto ai primi libri di TMI. Alla pari è invece il livello di "mistero": da un lato una Clary che non sa di essere una cacciatrice (tra l'altro nemmeno una cacciatrice qualunque) e dall'altro Tessa Gray che è ignara del fatto di poter mutare il proprio aspetto con quello di altre persone finchè non viene rapita dalle Sorelle Oscure.

Lo stile è come sempre piacevole e, come detto, il libro si divora facilmente, ancor più di City of Ashes per fare un esempio (che è il libro della saga che ho letto più lentamente).
Ovviamente l'ambientazione fa anche il suo lavoro: in TID abbiamo una Londra Vittoriana certamente più intrigante della moderna New York.

Tuttavia, volevo porre la mia attenzione sui personaggi di William Herondale e James Carstairs, che ritengo essere meravigliosi. Non solo ci saranno risvolti che nessuno di noi potrebbe immaginare durante la lettura di questo primo volume, ma Will in particolare è come se avesse mantenuto in me un'ardente fiammella durante tutta la lettura. Se siete ragazze o donne, sappiate che non c'è scampo: non ci si può non innamorare di Will Herondale. Per chi conosce Harry Potter e ha letto la saga della Clare sicuramente ha trovato in Will una fusione tra il fascino e l'animo ribelle e tormentato di Sirius Black e l'ironia spavalda di James Potter.
James Carstairs, invece, anche detto Jem, è praticamente l'opposto. Sempre per chi ha letto Harry Potter, se dico Remus Lupin probabilmente ho già inquadrato un po' il personaggio.
Entrambi comunque hanno una loro storia ed un loro passato decisamente interessanti.
Al contrario e come spesso mi capita, non ho apprezzato proprio per niente il personaggio di Theresa (Tessa) Gray, che impallidisce in confronto a Clary di TMI. Probabilmente è il periodo storico in cui tutta la storia è ambientata, ma sinceramente tra i personaggi femminili di questo libro salvo solo Charlotte.

In generale, penso che la trilogia TID sia un tantino qualitativamente superiore alla saga di TMI, che comunque ho amato lo stesso.
Consiglio la lettura di Clockwork Angel a chi, ovviamente ha già letto i libri precedenti citati sopra, ma anche a chi non li ha letti in quanto si tratta di una storia che, sebbene abbia collegamenti con quella di Clary e Jace, si può apprezzare anche come trilogia a se stante.
Se amate il mistero, le atmosfere anche un po' cupe e le storie d'amore che vi lasciano il cuore a brandelli, fa decisamente per voi.

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Waehrend Opinione inserita da Waehrend    31 Luglio, 2013
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Sappiate guardare oltre le apparenze

ATTENZIONE SPOILERS

Recensisco adesso questo libro perché sono stufa delle cattiverie che vengono buttate su di esso e sull'intera saga da parte di altri fandom.

Comprai Twilight ancor prima che ci fosse Facebook, ancor prima di Tumblr molto probabilmente e ancor prima che si venisse a creare questo boom dei fandom. A malapena se ne parlava sui giornaletti da teenager!
Lo lessi in un giorno più o meno, come attratta da una spirale vorticosa che m'impedisse di farmi staccare il naso dalle pagine. Fu la mia prima saga, la prima per la quale aspettai con grandissima ansia l'uscita dei successivi volumi e inutile dire che, ad un certo punto, era come se i Cullen fossero diventati la mia famiglia: i loro problemi erano i miei.
A distanza di parecchi anni continuai a rileggere la saga e, sinceramente, la trovai interessante come la primissima volta.
Certo non sarà quel grandissimo intreccio che è invece la storia di Harry Potter, non sarà il massimo dell'originalità, stravolgerà l'immagine comune del vampiro (ma poi ognuno può immaginarselo come vuole. Siamo o non siamo in democrazia?!), ma è una bella storia scritta con uno stile scorrevole e piacevole alla lettura.

Ma quello che a me preme più difendere è il punto dell'originalità.
Saga abbondantemente criticata per aver presentato una sequela di cliché, Twilight propone il già conosciuto percorso narrativo caratterizzato dallo scontro bene vs male; la protagonista è una ragazza che, apparentemente, sembra racchiudere tutte le disgrazie di questo mondo e che s'innamora di un vampiro. Banalissimo, se non fosse che la Meyer è probabilmente una delle poche autrici a non aver avuto la superbia intellettuale di creare personaggi fantastici per poi farli sgonfiare man mano, nel corso della storia, perché non sa più che piega dar loro.
L'autrice è partita da una semplice ragazza, piuttosto sfigatella e che nulla ha di particolare. Tuttavia, Isabella Swan (questo è il suo nome) alla fine dimostra di avere attributi maschili piuttosto formati non solo per ciò che affronta e come lo affronta, ma soprattutto per la forza con cui sostiene le sue motivazioni.
Chi affermò “Twilight sottolinea quanto è importante avere un fidanzato” non è che non ha compreso la chiave di lettura della saga: non l'ha proprio trovata questa chiave!
Twilight non vuole far passare il messaggio di quanto sia indispensabile fare di tutto pur di mantenere il proprio ragazzo, bensì trasmette quello dell'importanza di difendere strenuamente ciò che si ama.
Bella agisce in certi modi non solo per Edward: spesso la sua mente è rivolta a coloro che potrebbero risentire delle sue azioni, ovvero la madre ed il padre, Jacob, Esme e Carlisle, Alice, Reenesme e molti altri cui lei è profondamente legata.

Inoltre, c'è da dire che solitamente sono una persona molto esigente circa la caratterizzazione dei personaggi. Tuttavia, la Meyer ha creato davvero dei bei tipi: Bella, in primis, che non disdegno affatto, seguita a ruota da Jasper, Alice e Rosalie.
Anche la sola storia che Jasper e Rosalie hanno alle spalle fa comprendere come si tratti di personaggi ragionati e non buttati lì per fare “clan”.
I Volturi, poi, magnifici nelle loro incarnazioni del subdolo potere.

Punto negativo è il solito triangolo amoroso. In tutta la storia infatti trovo che il cliché più grande sia questo e non il personaggio di Bella, quello di Edward o la storia d'amore in sé.
Detesto Jacob, lo trovo molto simile al Gale di Hunger Games (altro personaggio che poco sopporto): entrambi amici d'infanzia della protagonista, lui ha una cotta per lei da tipo sempre, lei gli vuole molto bene, ma non lo ama e lui dà su di giri. La differenza sta nel fatto che mentre uno si diverte nel progettare bombe, l'altro almeno accetta, anche se malamente, la sua friendzone.
Ciò che lo “scagiona” è l'imprinting finale che fa sì che la sua presenza non finisca nel dimenticatoio e abbia comunque un ruolo cardine nello svolgersi degli ultimi eventi.

Insomma, per quanto concerne Twilight in sé come primo volume non c'è da aspettarsi nulla di speciale: è un buon libro, leggermente fantasy, scritto in maniera piacevole e che si fa decisamente leggere.
Il meglio, tuttavia, è dato nel terzo volume “Eclipse”, quello che ho preferito di più.

Il consiglio che vorrei dare circa questo lavoro è di non farsi condizionare dalle opinioni di falsi esperti intenditori di letteratura: se la trama vi attira, buttatevi e sono certa che non ve ne pentirete.
Fortunatamente, ognuno ha i propri gusti, ma sono del parere che, rispetto ad altri libri, certe persone dovrebbero rivedere il loro concetto di “brutto libro”.
Chi butta offese sulla saga è perché, molto probabilmente, si è immerso nella lettura con fare spavaldo ed ha terminato il tutto non capendo un tubo di ciò che i personaggi vogliono comunicare.

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Waehrend Opinione inserita da Waehrend    30 Luglio, 2013
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Insomma...

ATTENZIONE SPOILERS.

Premettendo che amo profondamente la saga della Collins e la sua Katniss -cosa bizzarra per me in quanto, solitamente, preferisco sempre personaggi secondari o addirittura minori-, mi sento di affermare che se avessi dovuto giudicare la trilogia sulla base dell'ultimo libro, Il Canto della Rivolta, sarei giunta alla conclusione che la saga faccia pietà e compassione.

Ma andiamo per ordine.
Il Canto della Rivolta (in lingua originale “Mockingjay”) è il terzo ed ultimo capitolo della saga distopica di Hunger Games, scritta dalla statunitense Suzanne Collins.
È il momento in cui, dopo aver affrontato ben due edizioni dei Giochi a soli quindici e sedici anni, Katniss guida finalmente la rivolta dei Distretti di Panem contro Capitol City, partendo in particolare dal fino ad allora creduto distrutto Distretto 13.
Il lettore si aspetterebbe un bel tomo di dimensioni importanti alla pari de I Doni della Morte della Rowling, in quanto certamente non è il materiale che manca all'autrice per concludere la trilogia a mo' di fuochi d'artificio.
In realtà il libro è di “sole” quattrocento pagine e la Collins dimostra di meritare appieno il quinto Girone dell'Inferno dantesco e di finire insieme agli accidiosi. Infatti, il peccato commesso dall'autrice in questo ultimo libro, è quello della pigrizia.

Alla fine del secondo capitolo, La Ragazza di Fuoco (in inglese “Catching Fire”), ci viene proposta tutta una serie di input, tra nuovi personaggi e rivelazioni, tale da spingere il lettore a fiondarsi sull'ultimo volume colmo di aspettative.
Ciò che, invece, ci si trova davanti è una narrazione macchinosa di eventi alquanto confusi a partire dalla descrizione di una Katniss mentalmente instabile, costretta a ripetere a se stessa chi sia, quanti anni abbia etc., fino ad arrivare alla Rivolta vera e propria che, a parer mio, è stata ridotta alla corsa dei Ribelli attraverso Capitol condita con un po' di morti qua e là e ad una freccia conficcata nel petto della presidente del Distretto 13, la Coin.
Tutto molto confuso.

Lo stile è certamente accattivante, anzi se non fosse stato per quello, che comunque sprona il lettore ad andare avanti a fiato sospeso, il libro sarebbe stato un po' un flop.
Infatti, là dove non arriva la materia, per grande fortuna della Collins, arriva la forma, quindi non si può affermare che Mockingjay non sia piacevole da leggere.
Tuttavia, il puzzo di “accozzaglia” di materiale si avverte anche sotto il velo di seta profumato: ci si aspetta che la protagonista, Katniss Everdeen, partecipi attivamente alla Rivolta, mentre per una buona prima parte della narrazione assistiamo ad una ragazzina che si va nascondendo negli armadietti in preda a crisi nervose, per la seconda parte è invece più che altro una “ragazza-immagine”, sebbene si avverta il desiderio da parte di lei di fare qualcosa in più.
Il punto è che il “qualcosa in più” non c'è e quei pochi spunti non sono sviluppati, ma rimangono sospesi in aria come palloncini gonfi d'elio.
Viene lasciato troppo spazio a descrizioni accurate delle armi super tecnologiche utilizzate dai Ribelli, alla loro corsa attraverso Capitol fino alla residenza del presidente Snow e troppo poco è invece riservato alla spiegazione di eventi realmente importanti, prime su tutti le varie morti nel corso della narrazione.

Questo mi conduce spedita al discorso sui personaggi.
L'impressione che ho avuto è che la Collins volesse dimostrare come la guerra riesca a mutare le persone, presentando così dei personaggi più “adulti” in un certo senso: missione fallita.
Secondo il mio modestissimo parere, non si può delineare una ragazza di quindici anni come tosta e coraggiosa nei primi due libri e poi trasformarla in un coniglietto spaventato e instabile nel terzo. Non si può, non è credibile, nella vita reale non accadrebbe.
Molto più sensata è, al contrario, la trasformazione che vive Peeta successivamente alle torture inflittegli dalla Capitale.
Una parentesi a parte è necessaria, invece, per Gale. Gale che sin dall'inizio sappiamo essere l'amico d'infanzia di Katniss si trasforma in una macchina da guerra. Istinti repressi che salgono improvvisamente alla luce oppure ci siamo sbagliati nel giudicarlo sin dall'inizio? Nessuna delle due opzioni. Anche in questo caso ho avuto l'impressione che l'autrice volesse modificarne l'indole “in corner”, ma ciò che ha ottenuto non è una personalità sfaccettata -sempre secondo il mio modestissimo parere- quanto piuttosto un ragazzo insopportabile che la maggior parte dei lettori odierà per aver creato le bombe che uccideranno la sorellina di Kat, Primrose.
Sinceramente, si tratta di un personaggio, insieme a quello di Prim (mai sopportata, ma questo dipende piuttosto dai miei gusti personali) che non mi ha lasciato nulla né a livello affettivo né a livello morale.

Per quanto riguarda invece gli altri personaggi, quelli meglio caratterizzati, secondo me, sono Haymitch Abernathy, Johanna Mason e Finnick Odair. Tuttavia, per quanto mi sia disperata alla morte di quest'ultimo, non mi è piaciuto il modo in cui si è cercato di liquidarlo, un po' come non digerirò mai i miseri due minuti dedicati nel film “Harry Potter e l'Ordine della Fenice” alla morte di Sirius Black.
Cara Collins, che ci hai raccontato il suo passato, cosa ha attraversato, la relazione complessa con Annie Cresta e ce lo vuoi far fuori (non) mi sta anche bene, ma almeno onoralo di una fine dignitosa e non sbranato (sbranato? Non si sa esattamente, piuttosto lo supponiamo) da lucertoloni ibridi.
Altri personaggi muoiono poi nel corso della narrazione, ma sinceramente, a parte Prim, sono tutti poco degni di nota nel senso che il lettore non è teso mai ad affezionarvisi e quindi la loro scomparsa rimane nell'indifferenza.

I colpi di scena, ovviamente, sono molti, ma quello che ho apprezzato di più, in quanto mi è sembrato essere il più “ragionato”, è la decisione di Katniss di far fuori la Coin al posto di Snow.

Sempre frettoloso ho trovato invece l'epilogo.
Mi sono trovata d'accordo con la Collins nel presentare un finale che non fosse allegro e spensierato, bensì uno realistico. Tuttavia, ho trovato il tutto un po' scontato e confuso: era evidente sin dall'inizio che Katniss e Peeta si sarebbero sposati, ma m'avrebbe fatto molto piacere sapere che cosa ha fatto cambiare idea alla protagonista riguardo il concepire dei figli. Infatti nel primo libro e addirittura prima della Mietitura, Katniss confida a Gale di non volerne.
Ennesimo palloncino gonfio d'elio sospeso in aria, insomma.
Inoltre, la fretta della Collins nel voler concludere è evidente anche nel non aver dato un nome ai due figli di Katniss e Peeta, cosa che sinceramente trovo parecchio ridicola.

In conclusione, affermerei che, per quest'ultimo capitolo della saga, la Collins aveva a disposizione 100, ma ha sfruttato solo 50 in maniera frettolosa e sbadata.
A parer mio, c'era materiale sufficiente per ben due libri finali e il tutto si sarebbe concluso in maniera spettacolare se l'autrice avesse saputo porre attenzione sui punti della narrazione che realmente meritavano, piuttosto che su altri che avrebbero anche potuto non essere approfonditi e nessuno l'avrebbe notato.
La saga nel complesso è molto meritevole, ma ribadisco che si tratta di un merito attribuitogli in particolare per i primi due libri, in quanto se il tutto si fosse ridotto al terzo sarebbe stato un flop.
Il merito dell'autrice è stato comunque quello di creare una protagonista ben caratterizzata e che senza esagerare potrebbe benissimo rientrare nel decalogo delle eroine letterarie moderne. Si badi che non si tratta di un personaggio adorabile a 360 gradi, ma è proprio questo che lo rende straordinariamente polifacetico.

Consiglio la lettura della saga agli appassionati di letteratura distopica e a coloro che desiderano immergersi in una narrazione serrata e colma di suspance e che non si lasciano impressionare dal fatto che si tratta di più di un libro da seguire.
La consiglio, inoltre, a chi vuole respirare attraverso le pagine un po' di spirito guerrigliero e a chi non si lascia impressionare facilmente.

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