Opinione scritta da Mendax
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L'inizio del più bel viaggio
Il grande amore della mia infanzia, al punto tale da comprarne anche gli occhiali.
Il grande sbaglio, d'altra parte, è stato quello di avvicinarmi unicamente ai film. Ringrazio dunque chissà quale entità per avermi fatto capitare questo libro tra le mani.
C'è chi lo descrive come un libro per bambini, uno dei tanti che passano tra le fila dei libri fantasy piuttosto stupidi.
Questo, fortunatamente, non è il classico esempio del "bestseller di moda".
E' un capolavoro, ritmo costante in tutti e sette i libri, incalzante, con una suspance sempre maggiore a mano a mano che ci si avvicina all'epico finale.
Consigliato a tutti: bambini, fratelli maggiori, padri, nonni.
Per non dimenticare che sognare fa sempre bene, a qualsiasi età.
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La forza della verità
Da napoletano è difficile accettare di provenire dalla città di Vico, di Croce, di Totò.
Ecco, sembra sempre che i miti siano lontani e non ci appartengano più.
Ma se un ragazzo, consapevole di affrontare i mitra con le parole, di pagare la verità con la libertà, accetta di scrivere un libro di tale potenza, io non posso che rimanerne affascinato e diventare finalmente fiero della mia provenienza.
Gomorra è il libro che, oggigiorno, tutti dovremmo avere nelle nostre librerie. Non perchè è scritto bene, non perchè dice la verità, ma perchè va ben oltre la concezione di libro.
Queste pagine, infatti, sono un (im)pegno: con queste parole Saviano dona la propria vita a favore della nostra, se solo fossimo così coraggiosi da seguirne l'esempio.
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Una vita mediocre
Un necrologio: ne si trovano a centinaia fra le pagine di ogni giornale, ogni singolo giorno.
Se ci pensiamo, è abbastanza triste riassumere la vita, il ricordo, e le emozioni di una persona in due righe di parole su un giornale, mischiate ad altri, a sconosciuti.
Ecco, Tolstoj ci fa rivivere la vita "piacevole e decorosa" (ma pur sempre, inevitabilmente, mediocre) di un giudice da tutti stimato ma da sè stesso un po' svilito.
Ottima l'idea di riservarne un racconto breve, e alcuni passaggi sono a dir poco poetici.
In fondo, cos'è la morte se non ciò che ci unisce tutti e ci aliena da noi stessi?
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Un Brown più maturo
A Dan Brown devo un primo contatto un po' più serio con la lettura, grazie al Codice Da Vinci.
Da allora, ho letto anche i restanti libri dell'autore statunitense, che, mio malgrado, infarciva ogni romanzo di componenti pseudomassoniche e digressioni storico-culturali spesso errate o al limite tra finzione umana e realtà storica.
Inferno l'ho comprato nonostante le critiche negative ricevute in patria, aspettandomi dunque una storiella la cui direzione sarebbe stata immancabilmente quella dell'occulto.
Invece, con mia grande e piacevole sorpresa, Langdon stavolta si ritrova a dover affrontare un problema più vicino a noi: la sovrappopolazione. E addirittura nella "nostra" affascinante Firenze.
Intrigante la situazione iniziale, e ancor di più lo sono i colpi di scena lungo il romanzo.
Le pecche, fondamentalmente, sono due: il finale che poteva essere sviluppato meglio, e la prima parte delle peripezie fiorentine, infarcite inutilmente di dettagli turistici, a mo' di Tuttocittà.
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Capolavoro
Avete presente quando si sottolineano le frasi da ricordare in un buon libro?
Ecco, sin dalla prima pagina qualsiasi sottolineatura mi è sembrata solo un modo per "sporcare" questo capolavoro che dovrebbe rimanere intatto nella sua integrità.
Il risultato? Un quadernino rimpinguato di brevi frasi o lunghi estratti.
Prostitute, alcolisti, una povertà dilaniante in una Pietroburgo malata, sono le caratteristiche che fanno ben intendere l'ambientazione in cui il protagonista Raskolnikov, un giovane dalle tendenze superomistiche, compie il suo primo omicidio per dimostrare a sè stesso di valere qualcosa.
Intreccio favoloso, situazioni indimenticabili, scene ottimamente descritte: Insomma, tipicamente Dostoevskij.
Inoltre consiglio Match Point, film di Woody Allen basato sulla falsariga del suddetto romanzo.
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L'utopica Londra
George Orwell riesce magistralmente a dar vita al peggiore dei nostri incubi: non saper più discernere la realtà dalla finzione. La causa di questa mancanza di coscienza è la fervida impronta dittatoriale dello stato (Oceania) in cui vive il protagonista, Winston Smith, addetto alle revisioni dei quotidiani in modo tale che il Partito abbia sempre ragione e governi così il presente, mantenendo le redini del futuro senza mai distogliere lo sguardo dalle sue convinzioni passate. Ad aiutarlo a superare la situazione di stallo emotivo, giungerà un'avvenente membro del partito, Julia, anch'ella fortemente in contrasto nei confronti del Partito.
Lo stile di Orwell ha dell'incredibile: ogni descrizione non è lasciata al caso, ed ogni dettaglio, ogni odore trascritto, risulta essere un indispensabile fattore per meglio comprendere gli scenari straziati di una vita straziante.
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