Opinione scritta da Izzo
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Ehm…Suzanne ci hai offerto una minestra riscaldata
Bene, letto il primo mi accingo a leggere il secondo della trilogia pieno di entusiasmo, dai il primo è stato carino mi dico, andiamo avanti. Ebbene quando lo faccio me ne pento, dal primo al secondo c’è pochissima differenza la trama è quasi la stessa: nella prima parte si scopre che i due protagonisti dopo aver vinto la 74esima edizione degli HG si accingono a partecipare ad una nuova edizione speciale dei giochi (la cosiddetta edizione della memoria che cade ogni 25 anni) i cui tributi saranno eletti tra i tributi vincenti delle edizioni precedenti nonché ovviamente la questione della preparazione (immancabile!); nella seconda parte si raccontano i giochi, nella terza l’unica nota positiva del libro che riempie di speranza per il terzo libro con un grande finale. Insomma la trama praticamente uguale al primo libro sa di minestra riscaldata, ma il finale merita. Mi ha lasciato un po’ perplesso.
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Un'idea geniale e innovativa
Suzanne racconta di avere avuto l’idea di questa trilogia facendo zapping tra un canale ed un altro, passando dai reality show alle immagini di guerra è scoppiata la “scintilla”. Narra delle vicende di Panem, una nuova nazione sorta dalle ceneri della vecchia civiltà e ambientata in un futuro post-apocalittico, in cui parte del Nord-America è occupato da 13 distretti schiavi di Capitol City. Quest’ultima, al fine di ricordare ai distretti i “giorni bui” in cui i distretti hanno tentato di ribellarsi alla schiavitù, di anno in anno organizzano una sorta di reality show in cui due ragazzi (estratti a sorte) per ogni distretto si affrontano in un arena, da cui uscirà vivo solo un tributo. Hunger Games è un ottimo libro, si lascia leggere, molto scorrevole. I protagonisti Peeta e Katniss sono resi celebri dall’autrice che fa in modo che i loro sentimenti contrastanti siano capiti nella migliore maniera possibile: i sentimenti la fanno da padrone, paura di perdere le persone amate, rabbia, affetto, amore, determinazione sono mescolati in un romanzo che si lascia apprezzare. Uniche note stonate secondo me la scrittura in prima persona (che non gradisco, opinione personale) e la prima parte del libro, quella inerente alla partecipazione ai giochi, appare un po’ ripetitiva e pesante. Comunque un buon libro, da premiare soprattutto il plot e l’idea innovativa.
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