Opinione scritta da Marco Caggese
40 risultati - visualizzati 1 - 40 |
Un racconto concentrico
Quanto è difficile confessare un segreto?
Quanto è difficile confessarlo agli altri? E quanto è difficile confessarlo a se stessi?
Eshkol Nevo ci regala un nuovo romanzo “concentrico”, fatto di tre storie che si incrociano, come avevamo già avuto modo di apprezzare in “Tre Piani”.
Nel primo racconto leggiamo la storia di un uomo, Omri, coinvolto in una storia di passione e morte, un legame con una donna che nasce ed esplode in maniera improvvisa, che lo trascina verso un destino doloroso per arrestare il quale è necessaria una grande forza di volontà.
Il dottor Caro è invece il protagonista della seconda vicenda, incentrata sulla solitudine di un uomo e sulla sua incapacità di relazionarsi agli altri. La terza storia ci racconta invece della ricerca di Ofer, scomparso durante una passeggiata con la moglie: lei e i due figli percorreranno una strada faticosa, fatta di ricordi e di una incessante ricerca delle proprie responsabilità.
In tutte le storie ci sono segreti che si deve scegliere se confessare, segreti dai quali dipendono i destini delle persone. Tre storie d’amore con le quali Nevo ci racconta delle pulsioni umane, delle insidie nascoste dietro l’incontro tra due persone alla ricerca di una strada per comunicare con altri esseri umani, delle difficoltà di accettare i cambiamenti che coinvolgono i compagni che abbiamo accanto nel corso di tutta una vita.
Nevo, diventato ormai autore di fama mondiale, ha acquisito una sempre maggiore scorrevolezza nella scrittura; il suo è uno stile incentrato sull’immediatezza dei dialoghi e sulla grande fluidità del racconto. A tale scorrevolezza corrisponde però anche una grande profondità dei temi trattati, come quello degli abusi, attraverso dei personaggi dalle personalità molto sfaccettate che donano una grande ricchezza al racconto.
Indicazioni utili
Una splendida storia di legami
È una storia di legami, questa.
Una storia di legami che si stringono e di altri che si spezzano, anche violentemente, senza spiegazioni.
Di legami destinati a restare indissolubili, perché alcuni legami riguardano l'anima e l'essenza stessa delle persone.
Mamma, la madre, mia madre: è questa la chiave del romanzo.
L’Arminuta è una ragazza tredicenne che da un giorno all’altro si ritrova ad essere restituita (Arminuta=Ritornata) alla sua famiglia di origine da coloro che l’avevano cresciuta. Qui la protagonista fa la conoscenza con la povertà, l’anaffettività e con le asprezze della vita, ma conosce anche sua sorella, Adriana, un personaggio magnifico, irresistibile, che giganteggia per tutto il racconto.
Il rapporto che nasce e cresce tra l’Arminuta e Adriana tocca nel profondo per il suo sapore acerbo ma vivo, per la sua profonda sincerità, per la sua incrollabile solidità.
Il legame tra le due protagoniste costruisce un ponte tra questo splendido romanzo ed il lettore, un ponte sul quale ognuno che cominci a leggere questo libro sale con entusiasmo, affascinato da una storia appassionante. Un romando lungo il quale si pensa, si ride, si piange, si spera e si ama.
Ciò che colpisce nello scorrere delle pagine, è come la statura morale e la forza di due bambine riesca lentamente ad emergere da un mondo di bassezze, di sentimenti mai coltivati, di miseria economica e sociale, di tradimenti e abbandoni.
Non posso infine tralasciare la scrittura piacevolissima di Donatella Di Pietrantonio (di professione dentista!), molto agile, ma assolutamente concreta, che non si perde mai in inutili arzigogoli. E che regala dei lampi di vero genio, illuminando con poche e secche parole i momenti cruciali del racconto: “Sul cuscino mi aspetta ogni sera lo stesso grumo di fantasmi, oscuri terrori”.
L’Arminuta è uno di quei rari libri che, una volta letta l’ultima pagina stringi tra le mani per avere la certezza di possederlo veramente, per sentire che quella storia è entrata di diritto nel tuo immaginario personale e non ne uscirà più.
Indicazioni utili
L'ineluttabilità del Sionismo
Mentre io ho impiegato 3 mesi a leggere e studiare “La Mia Terra Promessa”, Ari Shavit ha investito 5 anni della sua vita nella stesura di questo libro.
Shavit, affermato giornalista Israeliano, convinto pacifista e vera voce libera nell’infinito dibattito sulla questione Mediorientale e sul conflitto Israelo-Palestinese, traccia un’appassionata ma disincantata storia della nascita del Sionismo, della fondazione dello stato d’Israele e di tutto ciò che di meraviglioso o di infinitamente tragico ne è scaturito.
Shavit è appassionato nell’esaltare il potere del sogno del popolo ebraico, la forza e la creatività con la quale è nato qualcosa di indescrivibilmente grande, ma è anche spietatamente crudele (ma obiettivo) nel condannare le colpe e gli errori commessi in Palestina.
Se da un lato si esce da questa lettura con la consapevolezza che il Sionismo non poteva che nascere in seno ad un popolo perennemente perseguitato in tutto il mondo, dall’altro non si può ignorare la “Catastrofe” caduta sul capo del popolo Palestinese.
Ari Shavit non si limita però ad osservare, non ha paura di puntare il dito sugli errori commessi dalla sua stessa patria ed avanza le ipotesi che, a suo avviso, potrebbero lentamente riavvicinare le parti.
“La Mia Terra Promessa” è uno splendido, tragico, doloroso e travolgente affresco della vicenda del più straordinario popolo del nostro pianeta.
Indicazioni utili
Un romanzo di formazione
Sempre una nuova sorpresa, i libri di Daria Bignardi.
Confesso di essermi avvicinato a lei come autrice con grande diffidenza, ma i suoi contenuti mi lasciano sempre un grande senso di di soddisfazione, perché le sue storie prendono allo stomaco.
Credo che “L’acustica perfetta” si possa considerare un romanzo di formazione, una di quelle complesse storie che tanto sono amate perché, come in questo caso, il lettore finisce sempre per trovare i parallelismi tra la propria esperienza e quella dei protagonisti della storia.
Arno e Sara si sono voluti bene da ragazzini finché lei ha troncato la loro storia di netto. Passano tredici anni e i due si rincontrano e subito scoppia un sentimento pieno e completo che li porterà in breve al matrimonio ed alla nascita di tre figli. E’ a questo punto che succede qualcosa che distorce completamente la storia, che costringe Arno a guardare la sua vita con Sara sotto una nuova luce. Lentamente scoprirà storie, segreti e bugie che trasformano totalmente l’idea che aveva della donna alla quale è stato profondamente legato da sempre.
E’ questo che rende questo romanzo un’avvincente lettura, la capacità dell’autrice di scendere nelle pieghe della vita delle persone, di far sentire le gioie e i dolori dei protagonisti sulla pelle, vividi, urticanti.
Il finale ha poca importanza, come sempre è il viaggio importa, e questo romanzo è un splendido viaggio.
Indicazioni utili
Le piccole, grandi vicende della nostra vita
Eshkol Nevo in un’intervista di qualche settimana fa ha detto che le sue storie nascono come i cerchi concentrici che si creano quando lanci un sassolino in acqua: nascono piccole, poi i cerchi si allargano e le storie aumentano il loro respiro. Tre Piani è proprio questo: le storie di tre persone come noi che vivono su tre piani differenti di un palazzo di Tel Aviv.
I personaggi sono sviluppati ponendo alla loro base la struttura della personalità di Freud. Così Arnon si muove seguendo l’Es, l’istinto, l’irrazionalità, lanciandosi in un susseguirsi di comportamenti istintuali comprensibili ma terrorizzanti. Hani invece è una moglie e madre che cerca disperatamente di rimanere in equilibrio tra l’istinto e la ragione (il Freudiano Io), ma che deve fare i conti con l’nfelicità. Infine Nevo ci racconta le vicende di Dvora, giudice in pensione che invece dà voce al Superio, ma che fatica tanto a sopire gli istinti dell’Es.
Voglio precisare che Tre Piani non è un noioso trattato di psicologia, ma un appassionante, coinvolgente e drammatico racconto delle vite di tre persone come noi. Ciò che mi ha colpito profondamente è che nel corso della lettura si riesce ad empatizzare con ognuno dei protagonisti perché si sente che le vicende che stiamo leggendo sono parte della nostra vita.
Eshkol Nevo ha una scrittura moderna, scorrevole, poco ruffiana ma molto vera e reale. Ama raccontare le vicende “minori”, le storie di un’umanità che abbiamo intorno, che incontriamo ogni momento della nostra vita, quell’umanità che noi stessi rappresentiamo.
Indicazioni utili
Troppo sospesa
Lo confesso, ho dei problemi con la cultura Giapponese.
E' un popolo che ammiro, ma sento i loro usi e costumi lontanissimi dai miei, tanto da non riuscire a familiarizzarci.
Questo romanzo aveva tutte le caratteristiche che cerco in un libro per poterlo amare: una storia minimale con possibili sviluppi sorprendenti (due sorelle che decidono di creare un blog di lettere on line alle quali loro risponderanno in maniera sincera e disincantata.
Delle due sorelle una è schiva e solitaria, l'altra è costantemente fidanzata, ma appena una storia diventa seria, lei la chiude cercando fantasiosi pretesti.
Le cento pagine del libro scivolano cosi, tra una profonda riflessione e un gesto minimale...cento pagine di introspezioni, di pensieri anche molto interessanti, ma...che noia!
Sono infiniti i richiami ai piatti, alle usanze, agli oggetti della cultura giapponese, tutti certosinamente citati e spiegati. A me, sostanzialmente, di avere informazioni dettagliate sull'okayu interessa quanto un documentario di due ore sulla vita del Licaone...
Insomma, "Le Sorelle Donguri" è un libro, a mio parere, troppo sospeso, totalmente privo di energia, di rottura, troppo legato alla cultura giapponese, uno spaccato di vita dove è difficilissimo entrare in empatia con le protagoniste.
Abbiamo il racconto della triste storia familiare delle due protagoniste, ma al di là delle intime riflessioni delle sorelle Donguri, non succede nulla.
Personalmente ho avuto la sensazione di aver letto un libro al quale mancano tante, tante pagine, un'opera incompiuta.
Se avete altri libri sul comodino, leggete quelli..
Indicazioni utili
Un percorso doloroso
Ho letto questo libro dopo aver profondamente apprezzato "L'amore che ti meriti" della BIgnardi.
Diciamo subito che, a mio avviso l'autrice scrive in maniera impeccabile, ma a mio modesto parere non è lo stile di scrittura a riuscire a mettere i brividi. Tutto scorre alla perfezione, la lettura è veloce, tecnicamente senza sbavature, ma manca il guizzo dello scrittore di razza.
Detto questo, bisogna riconoscere alla Bignardi il coraggio dell'aver affrontato un tema duro, faticoso e doloroso come quello del decorso post-operatorio che segue un intervento di asportazione di un cancro al seno. La vicenda del libro è proprio incentrata sul calvario che la protagonista affronta durante le terapie cui sono sottoposti coloro che si trovano a fronteggiare il male del secolo.
Lo dico sinceramente, questo male aleggia in maniera talmente forte intorno a noi qui al Sud-Italia che ho letto alcuni passaggi quasi come preparazione ad una eventualità, ma questo è un altro discorso, vogliate perdonare questa mia debolezza.
La Bignardi rifugge il facile ricorso alla pietà, ma riesce a rendere in maniera vivida e sincera il doloroso percorso seguito dalla protagonista, ed anche la storia d'amore che compare brevemente nel romanzo acquista una sua reale credibilità.
Consiglio questo libro a chi, come me, ama leggere i drammi e le storie che appartengono alla realtà che abbiamo intorno. Ne stiano lontani tutti coloro che vedono nei libri un motivo di evasione e di ricerca di spensieratezza.
Indicazioni utili
Freddo
Del Dirsi Addio è un noir ambientato a Bolzano.
Sin dalle prime pagine troviamo tutti gli elementi per poter leggere un ottimo libro. Il protagonista è un ispettore di Polizia omosessuale che convive con un uomo, ma che non ha reso pubblica la sua relazione.
La storia si fonda sulla scomparsa di un bambino "difficile" mentre era insieme ai suoi genitori, ma in realtà la trama è solo il pretesto per raccontare le vicende dei personaggi che la popolano.
Quindi conosciamo il padre del protagonista che porta con se una tragica notizia e continui sono i rimandi al passato e al rapporto del protagonista con la sua adorata madre.
I personaggi sono estremamente credibili, si tende spesso ad identificarli con le persone che incontriamo quotidianamente e rendono interessante la lettura, anche quando la trama del giallo alla base del libro sembra latitare.
Personalmente ho avuto una sensazione di distacco nel corso della lettura, forse l'autore, nel tentativo di non cadere nel melodramma, rende la storia fredda, e personalmente mi sono sentito poco coinvolto nella vicenda.
Anche dal punto di vista dello sviluppo del giallo ci sono, a mio avviso, alcune lacune, soprattutto per quanto riguarda la mancanza di urgenza che accompagna la scomparsa di un bambino. I protagonisti e la comunità tutta sembrano quasi assuefatti alla notizia e semplicemente restano in attesa degli sviluppi della vicenda.
In conclusione, Del Dirsi Addio si rivela, a mio avviso, un libro ben scritto, affascinante, ma mancante della necessaria passionalità che occorre ad un libro per coinvolgere il lettore.
Indicazioni utili
Un mondo di perdenti
Fatevi un regalo.
Vogliatevi bene e leggete questo libro. Guarderete, come in uno specchio nero, tra le miserie dell’animo umano, miserie che un po’ ci appartengono, che abbiamo sfiorato o che costituiscono le nostre paure.
Sorrentino ci regala una straordinaria galleria di personaggi, tutti perdenti. Irrimediabilmente.
Ogni capitolo è introdotto dalla foto di uno dei personaggi. Si tratta di foto in bianco e nero, scarne, prive di qualsiasi ricercatezza tecnica, con tanto di ombra proiettata dal flash, come a mostrare subito il pesante fardello che ogni personaggio porta con se.
Incontriamo vecchi e malinconici pianisti di piano bar, portieri di enormi palazzi cattivi fino al midollo, capi-camorra reclusi in tristi bunker sotterranei, insomma, una straordinaria galleria di personaggi tutti sconfitti dalla vita.
Paolo Sorrentino non è Manzoni, diciamolo, ma la sua scrittura è agile, per lunghi tratti malinconica, spessissimo molto divertente, capace di arditi aforismi che arricchiscono la lettura.
Una vera sorpresa dal punto di vista letterario, questo autore, che mostra tutta la profondissima sensibilità che lo ha portato a creare dei piccoli capolavori cinematografici.
Indicazioni utili
Le vita delle persone
Quando pensiamo ad un libro, che sogniamo di scrivere o che scegliamo di leggere, cerchiamo "l'idea forte", la trama che ci colpisca e coinvolga.
Dietro questo magnifico racconto di Piperno non c'è nessuna idea geniale, nessuna trama talmente accattivante da spingere colui che scorre la seconda di copertina a prendere il libro tra le mani e decidere di acquistarlo.
Ma questa è la forza stessa di quest'opera. Le pagine scivolano via fluenti nel raccontare le vite dei protagonisti del racconto, scavando nelle loro storie, nei reconditi pensieri assolutamente umani e familiari ad ognuno di noi. Tutto ruota attorno al ritorno a Roma di Matteo, un quasi sessantenne che sedici anni fa è scappato dall'Italia perchè rincorso da debiti, errori e problemi di ogni genere. Le vite della moglie, dei figli e degli amici di Matteo sono ovviamente uscite drammaticamente trasformate da questo strappo, e l'autore ci racconta in che modo e lo fa nella maniera più profonda possibile. Struggente, in particolare, è il sentimento che lega due delle protagoniste, raccontato nella maniera più delicata ed affascinante possibile.
Il nobile lessico e la capacità di Piperno di articolare la struttura narrativa, rendono la lettura "colta" ma scorrevole e piacevole.
L'amore, al centro di tutta la vicenda, in tutte le sue forme, accompagna le paure, le insicurezze, i traumi e le scelte dei protagonisti, fino allo sconvolgente finale, anch'esso, in realtà, stratagemma narrativo per spezzare le vicende raccontate.
Indicazioni utili
Nessun segreto
Ho iniziato la lettura di questo libro con grandi aspettative,
La Taylor si muove bene nell'ambiente del thriller, si vede, ha una scrittura molto scorrevole, poco descrittiva e molto concreta. Quindi le pagine volano e ci sono momenti, questo dobbiamo riconoscerlo, che la suspance ti avvolge e continui a leggere perché vuoi sapere cosa succede.
Ma, a mio modesto parere, tutto il bello finisce qui.
Il segreto finale non è assolutamente un segreto, i personaggi non hanno tridimensionalità, anzi, la stessa protagonista si racconta in maniera talmente differente nelle varie fasi della sua vita, da dare la sensazione di scarsa coerenza narrativa. Ma anche gli altri personaggi, adulti e ragazzi, non sembrano avere quello spessore e quella caratterizzazione che ti avvicina a loro durante la lettura.
Lo ripeto, si tratta unicamente di miei pareri personali, ma ho sentito di aver impegnato del tempo senza ricevere qualcosa in cambio, come emozioni ed arricchimento.
Insomma non mi sono divertito veramente, a parte alcuni momenti, ed al termine della lettura mi rimane dell'amaro in bocca.
Sinceramente, leggete altro.
Un doloroso segreto
Dire che sono rimasto colpito da questo romanzo non rende l'idea.
La lettura scorre, avvince, conquista, coinvolge ed appassiona. Ed alla fine i brividi sono tanti.
Conosciamo tutti Pupi Avati per i suoi film molto delicati e profondi, semmai non tutti riuscitissimi, ma sempre ricchi di quelle piccole ma forti emozioni.
Decido di leggere questo suo romanzo spinto dalla trama che mi sembra coinvolgente. E sin dalle prima pagine resto incollato al racconto!
La storia si sviluppa su due piani temporali. Nel presente ci troviamo di fronte a dei ragazzi del liceo, due personaggi le cui vite incrociamo normalmente, con le loro stramberie, le loro passioni amorose non contraccambiate, le loro faticose interrogazioni. Quando il protagonista Dedo entra in contatto con Giulio, un ragazzo appena arrivato in città e con grandi difficoltà a socializzare, si comincia a sentire la meraviglia di questo difficile rapporto di amicizia che nasce e matura. Dedo scopre che Giulio abita nel suo palazzo, addirittura nella soffitta di proprietà della sua famiglia e dove il nuovo amico vive solo con una madre schiva. Dedo pian piano prende a cuore Giulio con le sue difficoltà, i suoi impacci ed il suo ridicolo look, ma all'improvviso dal passato piomba violentemente un enorme e doloroso segreto che cambierà le vite di tutti.
Avati scrive in maniera deliziosa, elegante ed accompagna il racconto in maniera convincente.
Quello che più colpisce è la capacità nel trasmettere le emozioni più disparate in maniera profonda e sentita, dando ad ogni evento un'intensità unica. L'autore permette di entrare nella storia e di vivere le vicende in maniera sentita, sia quelle dolorose che quelle leggere ed anche i sorrisi che ci regala diventano tanti.
Devo appuntare l'attenzione infine su alcuni momenti, nei quali la scrittura diventa alta e affascinante. Qualche esempio:
"Fu in quel frammento di secondo della grande storia del mondo che si videro, senza intuire che da quello sguardo prendeva la rincorsa la giravolta definitiva delle loro vite".
"Provo ad allungare una mano e toccargli la spalla. Non si gira. E allora gliela lascio sulla schiena, come per dirgli ti voglio bene, ci sono qui io, per un tempo infinito. Che lo decidi tu."
Insomma, questo libro lascia il segno e regala al lettore la conferma di aver ritrovato ancora una volta il vero motivo per il quale ci tuffiamo in mezzo a queste pagine bianche con tanto inchiostro nero.
Indicazioni utili
Un nero romanzo di formazione
Partiamo da una premessa: io adoro i romanzi di formazione. Perché le nostre vite, a volerle riportare su carta, non sarebbero altro che dei lunghi romanzi di formazione, alcuni avvincenti, altri dolorosi, altri tragici altri divertenti.
Il regno degli amici nasce come romanzo di formazione, ambientato nella Milano del 1982, quando l'Italia aveva appena vinto il Mundial di Spagna (uno dei momenti più belli della mia vita!) ed il sedicenne Demo scopre, con i suoi amici, una casa abbandonata in riva ad un naviglio. Il gruppo di amici si impossessa di questa casa che diventerà, per l'appunto, "Il regno degli amici". Qui i ragazzi conosceranno una ragazzina che diventerà il centro delle loro attenzioni e molto altro.
Quando meno ce lo si aspetta, il racconto vira verso il noir, anche abbastanza forte, e questa caratteristica finisce con il dare a questo romanzo di formazione una valenza differente, più oscura, ma sicuramente più avvincente. Durante i momenti topici del racconto, le pagine scivolano via velocissime, anche grazie alla scrittura molto lineare, ma anche affascinante di Montanari. Si comprende che all'autore piaccia descrivere alcune figure maledette e che si trovi a suo agio nel tratteggiare i personaggi con le loro miserie.
Ed anche se tra le ultime righe si affaccia la speranza, non aspettatevi un vincitore, in questo libro non c'è.
Indicazioni utili
Le storie, quelle piccole e quella grande
Sono senza parole.
Questo è quanto ho provato alla lettura delle ultime pagine di questo splendido romanzo dell'Israeliano Eshkol Nevo. I personaggi con le loro storie vivono tra le tante righe, si raccontano, ci fanno conoscere tutte le loro debolezze, i loro dolori, le loro splendide luci. Ci viene raccontata una parte della storia di Israele senza le solite ipocrisie, si parla di vicende vere, dolorose e di speranza, ma Nevo ci dà una visione anche critica delle scelte dello stato dal quale proviene e si domanda quale sia la strada giusta.
La vicenda narra di un uomo che si mette in viaggio in Sudamerica alla ricerca del proprio padre che da tempo ha raggiunto quelle terre lontane senza dare più notizie di se. E conosciamo la storia di navi che viaggiano per mesi in cerca di libertà, di coppie che stanno insieme senza un vero perché (è questo il destino dei due protagonisti del romanzo, Dori ed Imbar), di nonne saggie che hanno rinunciato ad un sogno, ma dopo 50 anni ne portano ancora il rimorso dentro.
Ciò che lascia stupefatti è la straordinaria quantità di vicende che l'autore riesce a rappresentarci, incrociandole tra loro, utilizzando una struttura narrativa piacevolissima e dinamica, fatta di tanti racconti in prima persona, come se ognuno dei personaggi scrivesse di tanto in tanto un diario della sua avventura.
Impossibile, durante la lettura, non fermarsi continuamente a riflettere su quanto siano profondamente vere le storie che incontriamo e di quanto sia bello scoprire che c'è sempre un momento nel quale ci si può riscattare e dare una svolta alla propria vita.
Consiglio questo libro a tutti coloro che cercano, nella lettura, un modo per scavare nell'animo umano, perché Eshkol Nevo non ha paura di metterlo completamente a nudo.
Indicazioni utili
La definizione assoluta di amicizia
Da oggi in poi sarà difficile trovare un libro che mi dica qualcosa di più completo sull'amicizia.
E sulla musica.
Un libro denso. Un racconto ricco di momenti palpitanti, di sacrificio, di dolore, di solitudine, di sentimenti immortali. Le braci è una storia quasi discreta, tanto realistica quanto sofferta, proprio come la vita vera sa essere.
Il protagonista è un anziano militare che da ragazzino conosce Konrad, coetaneo con il quale nasce un'amicizia viscerale, totale, apparentemente indissolubile e totalmente disinteressata, come solo l'amicizia vera sa essere. Tutto cambia quando tra i due amici trova spazio una donna, sposata dall'uno ed amata (?) dall'altro. La gran parte del racconto è improntato al racconto dell'incontro tra i due che avviene a distanza di quarantuno anni durante i quali nessun contatto vi è stato tra i protagonisti di questa storia.
Come possono, due persone che tanto si sono volute bene, tenersi distanti per così tanto tempo? E quale sarà il vero motivo per il quale si è creata una frattura tanto insanabile? E nel sentimento dell'amicizia, del quale ognuno di noi si sente fiero e certo, possiamo continuare a credere?
Sandor Marai non ci rivela verità assolute, ma ci spinge a riflettere mille e mille volte ed a trovare le risposte dentro di noi.
Questa è la storia di un uomo che, tradito (o almeno questo è quanto dovrebbe essere accaduto...), smette di vivere per 41 anni, tempo che impiega per metabolizzare il dolore che lo ha accompagnato per tutta la vita, rendendolo cieco ed ottuso, causando tanto dolore a chi lo ama.
Una lettura, quelle de "Le braci", che arricchisce, che fa pensare che ci costringe a trovare i significati in ciò che diamo per scontato, scritto meravigliosamente.
Un vero gioiello che consiglio a tutti coloro che non amano navigare in superficie.
Indicazioni utili
Mezze sorprese...
Ero attratto da una storia ambientata in una immensa discarica brasiliana.
Sono colpito nel profondo a sentire le storie delle periferie del mondo, e questo libro racconta di bambini che vivono differenziando la spazzatura, in fondo come facciamo quasi tutti noi. Solo che questi bambini lo fanno direttamente nella discarica, luogo dove sono nati e dove vivono quasi sempre fino alla fine dei loro giorni.
Le cose cambiano quando i tre bambini protagonisti della vicenda trovano qualcosa di speciale e da li parte una vera caccia al tesoro, con tanto di poliziotti cattivi e politici untuosi.
La narrazione scorre veloce, senza pause, i personaggi sono abbastanza articolati e la storia è a tratti avvincente, ma la lettura non va aldilà di una scarna sufficienza.
Personalmente questa storia non mi ha lasciato quelle che definisco "scorie", quei residui, buoni o cattivi che siano, che, terminata la lettura, ti spingono a riflettere ed a tornare sulla vicenda.
Non cercate spunti letterari elevati, non ce ne sono, tutto è troppo politicamente corretto, tutto è bianco o nero, con poche sfumature. e poco è lasciato all'interpretazione del lettore, ed in fondo è la possibilità di interpretare, l'elemento che distingue un'opera letteraria dal puro intrattenimento.
Indicazioni utili
Lunga vita al Rock'n'Roll!
Mentre leggevo questo libro pensavo: “mio Dio, queste parole devo averle scritte io! Non ne avrò memoria, ma le avrò scritte qualche tempo fa!”.
Un uomo innamorato della musica, come me, che sogna e che vive attaccato a dei ricordi e a delle nostalgie, come me. Nulla di più coinvolgente ed appassionante.
Tito Faraci è un autore di fumetti molto noto, scrive da Tex a Diabolik a Topolino e lo fa in maniera eccellente. Sulle pagine di questo racconto riesce a ricreare le emozioni di un gruppo di ragazzi che decide di rimettere insieme una band dopo tanti anni. Si ripercorrono le strade che hanno portato ad una piccola notorietà poi svanita, alla semplicità con la quale dei ragazzi riescono a fare delle cose importanti e di come le stesse cose importanti possano allo stesso modo interrompersi in un attimo.
I sentimenti sono comunque alla base di questa storia, sono il motore di ogni azione, ma quello che colpisce è l’atmosfera di malinconia che pervade tutto il racconto, che si legge tutto d’un fiato, che tocca con la sua essenzialità le corde del cuore, respingendo il ricorso a facili stratagemmi narrativi.
Un unico difetto, a mio avviso: questo libro è troppo breve. Ed a nulla sono valsi i miei sforzi di trascinare la lettura nel tempo, sforzandomi mille volte di chiuderlo per evitare che finisse presto. Mi consolo con l’idea che potrò leggerlo altre mille volte…
Indicazioni utili
Alla ricerca di chi siamo davvero
Alma e Maio sono due fratelli inseparabili, vivono praticamente in simbiosi.
In una noiosa giornata, Alma (diciassettenne) propone a Maio di provare l'eroina. Una bravata, lo facciamo una sola volta e poi basta. E così sarà per lei, mentre Maio percorrerà una strada differente, cadendo vittima della tossicodipendenza. Da qui una famiglia che si spezza, Maio che sparisce nel nulla e le conseguenze drammatiche che seguono ad una vicenda tanto umana.
Dopo tanti anni Antonia, la figlia di Alma, torna nei luoghi dove tutto è avvenuto in cerca di risposte.
Daria Bignardi concepisce una storia avvincente, ben congegnata, che tocca le corde vive delle paure di ognuno di noi. Non indugia, come temevo, sulla dipendenza dall'eroina, quanto sulle motivazioni che hanno mosso le scelte dei personaggi.
E' qui, a mio avviso, l'aspetto più riuscito di quest'opera, la capacità di portare il lettore a comprendere i percorsi di vita dei personaggi, per quanto possano essere tortuosi e dolenti.
Ho amato molto le scene che raccontano di incontri tra i protagonisti della vicenda che più che porsi mille domande preferiscono restare in silenzio, dando valore ad uno sguardo, ad un'attesa, al silenzio stesso.
E' stato veramente molto bello accompagnare Antonia in questo suo viaggio (con sorpresa finale, peraltro) alla scoperta dei segreti della sua famiglia, delle verità taciute, dei dolori e dei rancori accumulati. Quei dolori che possono diventare dei macigni che impediscono di vivere.
E' un libro, questo, terminato il quale non si ha la sensazione di aver completato un percorso, non si vive un senso di appagamento in quanto i dubbi etici e morali delle scelte operate dai protagonisti continuano ad accompagnare il lettore per tanto tempo, ed ancora oggi, personalmente, continuo a dirmi che io avrei fatto diversamente rispetto a loro.
Ed onestamente ho sempre pensato che un libro che mi spinga tanto a riflettere non può che essere un libro riuscito.
Unico appunto allo stile di scrittura della Bignardi: la prosa è sincopata, fatta di frasi brevi, succinte, con pochi fronzoli, che in alcuni momenti crea una sensazione di freddezza e distacco dalla narrazione, ma il giudizio complessivo su questo libro rimane ampiamente positivo.
Perché poi, in fondo, l'amore bisogna meritarselo.
Indicazioni utili
Cento anni avanti
Un genio. Non riesco a trovare un altro termine per descrivere Sir Arthur Conan Doyle.
La lettura accurata del primo romanzo che vede come protagonista il celeberrimo Sherlock Holmes mi ha fatto comprendere quanto Conan Doyle sia riuscito a creare qualcosa di assolutamente nuovo in campo letterario e di quanto sia stato precursore di un certo modo di concepire i personaggi protagonisti di un racconto.
Holmes è un personaggio incredibile, stravagante, arrogante, talentuoso, quasi ottuso nell'approfondire i suoi interessi: impossibile non innamorarsi di questo straordinario essere. E precisiamo che Conan Doyle ha scritto questo romanzo nel 1890!!! La freschezza della scrittura, la dinamicità dei personaggi e l'incessante incalzare della storia rendono questo romanzo imprescindibile.
Anche la struttura stessa del racconto è unica ed innovativa per i suoi tempi: il volume è spaccato in due parti, la prima racconta la vicenda presentandoci Watson, Holmes e tutti i personaggi di contorno che si trovano di fronte ad un omicidio attorno al quale fioriscono i misteri. Certo non per Sherlock Holmes...
Stop. Seconda parte del romanzo. Ci troviamo nell'America del Nord di cento anni prima, ci viene narrata una vicenda che fatichiamo a collegare con quello che abbiamo letto finora, ma con lo scorrere delle pagine tutto torna ed il passato mostra il suo gravoso fardello.
Una vera riscoperta, un libro "seminale" di quasi 130 anni fa che si fa leggere nel modo più avvincente possibile, dimostrando di essere un capolavoro del suo genere.
Indicazioni utili
Una trascinante cavalcata
Ho scelto la lettura di questo libro sull'onda delle recensioni entusiastiche lette un po' dovunque.
E devo dire, in tutta sincerità, che la prima parte della storia, seppur affascinante, mi aveva lasciato un po' freddo. La protagonista, famosa attrice di 65 anni, conserva nella sua memoria un avvenimento drammatico: a 15 anni ha visto sua madre, donna mite e sensibile, uccidere un uomo. La ragazza non ha mai trovato risposte soddisfacenti per spiegare un tale orrore, quindi si è portata dentro per 50 anni un macigno che l'ha segnata. Quando si ritrova con le sorelle accanto alla madre morente, decide che è giunto il momento di comprendere le vere ragioni di ciò che accadde quel giorno. Comincia, così, un racconto avvincente, fatto di continui salti temporali, e Laurel, un po' alla volta, viene a conoscenza di tutti i segreti di una vicenda complessa ed intricata, fino ad arrivare ad una stupefacente sorpresa finale.
All'inizio quello che mi è mancato è quell'approfondimento psicologico e quella tridimensionalità dei personaggi che tanto mi piace incontrare nei libri che leggo. Kate Morton, l'autrice, non ama i personaggi ambigui, le sue figure sono o bianche o nere, i cattivi sono solo cattivi ed i buoni solo buoni, il suo stile di scrittura è molto chiaro e definito, la Morton ama spiegare tutto e non bisogna stare ad immaginare o supporre, mentre si legge. Questo approccio mi ha inizialmente creato dei problemi, ma nello scorrere le pagine il rapporto con questo libro è cambiato. Capitolo dopo capitolo gli avvenimenti crescono di importanza e di intensità, le sorprese fioriscono e nelle ultime convulse pagine si ha la sensazione di essere travolti dagli avvenimenti, sempre più coinvolgenti ed emozionanti.
Un bel libro, questo della Morton, che lascia, al termine della lettura, la sensazione di aver partecipato ad una vera epopea familiare.
Indicazioni utili
La fantasia delicata del Lupo
Non smette mai stupirmi Benni. Sono 30 anni che lo leggo e mi regala sempre emozioni nuove.
Questa raccolta di racconti vivaci, brillanti, malinconici, sarcastici, realistici e, come sempre, a tratti divertentissimi, ci trasportano nei consueti mondi di Benni, affascinanti ma anche tremendamente disincantati.
Il Benni di questi racconti è un autore ferito dalla vita, meno accomodante, sembra un uomo arrabbiato che non intende lasciare al lettore lo spazio della speranza, tratteggiando un'umanità spesso sporca, ipocrita e meschina.
Fortunatamente ci sono momenti lirici che lasciano invece spazio ai sentimenti più umanamente accoglienti, ed è qui che il nostro Benni da vita alla sua scrittura più riuscita.
Insomma, come sempre, tanti personaggi, tante storie, una fantasia mai appannata, uno Stefano Benni che mantiene sempre una qualità narrativa molto alta. Sia per ridere che per pensare.
Indicazioni utili
Qualcuno ha rubato le mie ali
Il romanzo di Emanuele Fantozzi ha un'ambientazione inusuale e lontana dai nostri schemi.
Siamo in Irlanda del Nord, una terra funestata da una guerra lunga e dolorosa, fatta di soprusi, odi e rancori senza fine. Appare chiaro che l'autore ha approfondito i temi che tratta, dando una buona visione d'insieme della questione irlandese e facendoci sentire fortemente la tensione palpabile tra i protagonisti della vicenda. Su questi scenari si muovono i due personaggi principali, due ragazzini, uno Irlandese, l'altro Italiano, ed il romanzo li accompagna attraverso la loro vita, mostrandoci la formazione di ognuno di loro ed ancora un rapporto di amicizia che nasce e che diventa sempre più profondo e vero. Il libro trasporta il lettore fino allo sconcertante finale che scopriamo nell'ultima pagina.
Personalmente ho letto con piacere questo libro che sa raccontare di una terra difficile e di un'amicizia vera, ma lungo la narrazione ho, personalmente percepito una sorta di ingenuità nel racconto, a volte drammatico ed accattivante, altre didascalico. Qualche brano da la sensazione di somigliare molto ad una sceneggiatura cinematografica, che però ho sentito stridere con le atmosfere più sofferte di atri brani della storia.
Insomma, aspetto Fantozzi con entusiasmo alla sua prossima prova, spero maggiormente autoriale e matura.
Indicazioni utili
L'amicizia, quella che incontri nella realtà
E' difficile recensire un simile libro mantenendo un distacco lucido.
Mille volte sono rimasto a bocca aperta, toccato dalla profondità e dalla verità che emanano queste pagine.
Eshkol Nevo ci racconta "semplicemente" di un gruppo di 4 amici, delle loro vicende e dei loro legami viscerali, così come delle loro miserie e delle loro disgrazie. E lo fa con uno stile splendidamente scorrevole, essenziale ed accattivante. La storia ruota attorno ai mondiali del 1998, quando i quattro amici, appassionati di calcio, decidono di scrivere su dei bigliettini, tre propositi che cercheranno di perseguire negli anni successivi. Si danno appuntamento ai mondiali del 2002, quando scopriranno se hanno raggiunto i loro obbiettivi.
L'amore, controverso ma assoluto, del protagonista per Yaara è talmente ben descritto che finisce per colpire allo stomaco continuamente, ogni qualvolta Nevo ne approfondisce un aspetto, anche quando Yaara diventa la donna di un altro. E lo stesso avviene per lo scorrere della vita di ognuno di loro.
Colpisce profondamente quanto il racconto avvinca e trascini il lettore, coinvolgendolo in un mare di sentimenti ed emozioni, pur senza raccontare una storia epocale; la meraviglia è, per Nevo, celata nell'ordinario, nelle vicende di quattro uomini, che attraversano il tempo, i dolori e la sorte formando sempre un corpo unico.
Ci tengo a precisare che non c'è ipocrisia né facile sentimentalismo nella descrizione dei rapporti di amicizia dei quattro protagonisti dei quali ci vengono mostrate invece, senza filtri, le debolezze, le fragilità, gli errori e tutto quello che costituisce la vera sostanza dei rapporti umani, così come avviene nella realtà. A mio avviso è proprio questo l'aspetto che ha reso questo romanzo coinvolgente ed emozionate come pochi.
Oggi sono felice di aver "trovato" questo autore, certo che mi potrà regalare ancora tanto.
Indicazioni utili
Il fumo delle sale biliardo
Troppo breve questo libro di Benni.
Questa volta "Il Lupo" ci regala due racconti, due storie di donne, una più affascinante dell'altra.
Il primo racconto, ambientato in una accattivante e fumosissima sala biliardo, racconta di un'umanità surreale fatta di giocatori di biliardo, tutti uomini smarriti, dal principiante al professionista. Le descrizioni delle storie dei personaggi sono la vera forza di Benni che riesce con poche parole a riassumere le vicende umane degli strampalati avventori di questo luogo magico. Poi un giorno arriva una giocatrice senza rivali, Pantera, una donna bellissima e con un vissuto tutto da scoprire...
Il secondo racconto narra di Aixa, una ragazzina figlia di un poverissimo pescatore, ma ricchissima nell'anima. Anche questo racconto, particolarmente drammatico, si avvale di una scrittura poetica e sognante, che le ultime opere di Benni stanno mettendo in evidenza.
Per me, che ho sempre amato il Lupo, la malinconia che traspare da questi ultimi scritti, è un essenziale valore aggiunto che la maturità ha portato in dono a Benni, arricchendo le sue storie con la profondità e l'armonia dei sentimenti, anche quelli più sofferti.
Indicazioni utili
"Per vivere non basta non morire"
Più che un libro, “Sia fatta la tua volontà” è un’esperienza.
Sì, perché “Sia fatta la tua volontà” non è semplicemente una storia inventata, ma non è nemmeno una storia ispirata alla realtà: questo libro è la vita. Crudo, dolente, felice, sorprendente e commovente come solo la vita vera può essere. Stefano Baldi, l’autore, laureato in economia a commercio, ha scritto questa storia durante il periodo più difficile che ha dovuto affrontare nella sua vita, combattendo contro un male che alla fine ha avuto la meglio su di lui. Una storia che pulsa, vive, ferisce e schiaffeggia il lettore sin dalle prime pagine, ma sa regalare anche tanti momenti di ilarità.
La storia è quella di un giovane di 26 anni con una vita mediocre, così come il suo lavoro ed i suoi amici, un uomo che commette il grave peccato di lasciarsi vivere e non di vivere la sua esistenza. Fino a che scopre di essere gravemente malato. In questo modo le sue prospettive improvvisamente cambiano e, per assurdo, comincia a vivere! E’ qui che Baldi ci lascia comprendere quanto sia essenziale dare importanza ad ogni momento della nostra vita, accompagnando il protagonista Luca-Lazzaro, attraverso un nuovo rapporto di amore con la vita che fa da fortissimo contrasto con l’oscuro dramma che il protagonista sta vivendo.
Vista la trama mi aspettavo un melodramma o quantomeno di veder cadere le pagine nelle facili trappole del sensazionalismo, delle facili emozioni, ed invece la spiritualità e la ricerca della profondità dell’animo umano troneggiano, dando al testo una credibilità spiazzante. I personaggi hanno una interessante tridimensionalità, vengono tutti scavati ed analizzati, e donano al libro concretezza e dinamicità.
Che il lettore non si aspetti di trovarsi di fronte la ricca scrittura della Mazzantini, o la dolce prosa di Marquez, siamo di fronte ad uno scrittore non professionista, e si vede, ma la voglia di comunicare le emozioni e la forza con la quale Baldi riflette su questa storia, molto vera ed ancorata alle durezze della vita quotidiana, conferiscono al testo una piena dignità letteraria.
Estraggo di seguito un brano che mi ha toccato profondamente, che da il segno reale di quanto Baldi, alla fine della sua esperienza di vita, abbia compreso appieno quanto la vita vera non sia costituita da altro che da “momenti irripetibili”:
“Una percezione di piccoli momenti, di quelli intensi. Quelli per cui le persone nascono, che vengono attesi per anni, e che bisogna cogliere con attenzione, affinché non sfuggano, trasportati dal marasma generale. Momenti che poi si attaccano alla memoria, e nutrono i ricordi con il loro latte dolce. Incontri, affetti, canzoni, sapori o semplici istanti che siano, restano comunque lì, come cartoline appese a una vetrina, a dire che quel pezzo di vita andava proprio vissuta. Per vivere non basta non morire”.
Ringrazio Stefano Baldi per avermi aperto gli occhi e Pia Sgarbossa che qualche settimana fa mi ha consigliato la lettura di questo libro.
Indicazioni utili
Nessuno spazio alla redenzione
Zafon è un fuoriclasse, partiamo da questo concetto.
La sua scrittura è classica, ma ricchissima di grandi immagini, di mille personaggi affascinanti, di storie e sotto-trame oscure arricchite da una grandissima verve.
Quasi impossibile raccontare in poche parole la vicenda di David Martin, giovane scrittore con una drammatica vicenda familiare alle spalle, con il quale il destino non pare benevolo. Pur riuscendo faticosamente a portare avanti il suo sogno di divenire scrittore, la sua vita cambia quando un oscuro editore francese gli propone un mucchio di soldi in cambio della creazione di una...religione!
Devo riconoscere che gli innumerevoli siparietti tra il protagonisti e la sua giovane assistente Isabella mi hanno fatto più volte sbellicare dalle risate, confermando la grande freschezza della scrittura del nostro autore spagnolo. Per lunghi tratti del libro le pagine catturano l'attenzione del lettore ed il racconto corre veloce seppur intricato, vedendo intervenire nel corso della narrazione personaggi sempre più cupi, mentre anche le atmosfere diventano via via maggiormente oscure.
Ispirato dalla letteratura popolare dei primi del novecento, questo romanzo non lascia spazio alla redenzione; i personaggi sono tutti vinti dal destino e dalle loro scelte e la visuale che si scorge sull'umanità non è certamente delle più favorevoli.
La critica (puramente personale) che mi sento di muovere a questo libro, che confesso mi ha fatto grande compagnia, è l'orientamento fantastico sul quale si sviluppa una parte importante del romanzo e che finisce per far mancare l'aggancio con il reale che amo scorgere nelle mie letture, e che finisce per lasciare un senso di irrisolto al termine della lettura.
Indicazioni utili
Dieci minuti che valgono una vita
Siamo agli inizi di dicembre. Chiara è una donna in stato confusionale, è stata lasciata dal marito, uomo con il quale è cresciuta e del quale è totalmente dipendente. "Mio Marito", come lo chiama la protagonista lungo tutto il libro senza mai dimenticare le emme maiuscole, l'ha lasciata al telefono, dicendo di aver bisogno di tempo e di spazi.
Chiara è spezzata e cerca faticosamente di ricostruire il suo mondo, dapprima indossando gli abiti della vittima e chiedendo compassione a chiunque, poi cercando di uscire dalla voragine nella quale si trova.
La sua analista le consiglia di dedicare ogni giorno 10 minuti a fare qualcosa che non ha mai fatto prima.
Così Chiara, lentamente, comincia a scoprire cosa significa guardarsi intorno, scoprire l'esistenza di strade, negozi, oggetti, ma soprattutto persone e sentimenti dei quali non si era mai accorta prima.
Quei dieci minuti di "egoismo" quotidiano la tirano fuori dal bozzolo in cui era chiusa e la aprono alla vita.
Inizialmente, poiché la Chiara del romanzo è l'autrice stessa (cita la sua professione ed i libri da lei pubblicati), avevo trovato il romanzo narcisista ed autoreferenziale. Poi, con lo scorrere delle pagine, il racconto ci porta a riflettere su quanto male impieghiamo il nostro tempo e ci spinge a prestare più attenzione ai dettagli, che sono probabilmente il succo stesso della vita.
La scrittura è fluida, gradevole ed una volta trovata la chiave di lettura del racconto, ci si appassiona e si finisce per prendere le parti di un personaggio o di un altro, nell'ambito della stessa storia.
Personalmente ho trovato commovente ed emozionate un passo in particolare, quello dei biglietti dei desideri appesi all'albero di Natale, e non vado oltre per non guastare la lettura a chi dovesse intraprenderla.
Insomma, questo libro, bella storia di un riscatto fisico e morale, è stato una vera sorpresa, per la sua piacevolezza, ma anche per la profondità e delicatezza delle tematiche trattate.
Indicazioni utili
La vita al tempo dei regimi totalitari
Una lettura dolorosa e faticosa, quella di quest'opera. In tutti i sensi.
I protagonisti sono due bambini che vivono una scioccante esperienza di vita, legata alle vicende politiche del paese nel quale è ambientato.
Su tutto domina la pesante e opprimente ombra di una guerra interminabile che porta con se regimi sempre più oppressivi e dittatoriali.
L'aspetto doloroso di questo romanzo è dato proprio dalla miseria dei protagonisti, dalla bassezza morale di alcuni personaggi e dalla spoetizzante visione della sessualità, sempre sporca, oscena e disturbante, utilizzata come semplice "sfogo istintivo" e mai come atto d'amore.
Ma questo pessimismo che pervade il romanzo ne costituisce anche l'elemento caratterizzante, che lo rende accattivante e credibile, in quanto ci mostra quanto una dittatura, accompagnata dalla mancanza di libertà di espressione degli individui, possa togliere alla popolazione che la subisce, ogni forma di affermazione personale.
Nella seconda parte il libro vira verso una decostruzione del racconto, scopriamo quindi che molte delle cose raccontate nella prima parte costituiscono delle menzogne, forse anch'esse dettate dal dolore con il quale hanno convissuto i protagonisti.
A mio avviso è qui che il racconto perde smalto, l'autrice crea una serie di scatole cinesi e ci propone vari episodi visti da angolazioni differenti, ma finisce per rendere talmente complesso il gioco delle parti, da far perdere al romanzo l'attraente ed immediata vivacità che lo aveva caratterizzato nella prima parte.
Su tutto il racconto domina, dalla prima all'ultima pagina un forte sentimento che finisce per condizione nel bene e nel male l'intera opera, l'assoluta mancanza di speranza. I protagonisti si lasciano scorrere la vita addosso e non fanno assolutamente nulla per mutare il proprio destino, in quanto non hanno la minima fiducia nel loro valore ed in ciò che sta loro attorno.
A mio avviso, quindi, un romanzo estremamente bello in certe parti, deludente in altre parti per la machiavellica costruzione del racconto nell'ultima parte.
Impossibile da chiudere
Leggere queste pagine, sentire le emozioni dei protagonisti, sperare con loro, piangere con loro, tutte sensazioni che hanno reso ogni volta faticoso il gesto di inserire il segnalibri tra le pagine e chiudere questo volume.
La storia è quella di due donne Afghane, Mariam e Laila. In due momenti separati le conosciamo bambine, con i loro drammi, poi assistiamo alla loro crescita, alle loro evoluzioni. Le vite di queste due donne finiscono poi per incrociarsi e fondersi, entrambe condividono un uomo che le usa e le calpesta. Fino al sorprendente finale.
Hosseini ci regala un romanzo dalla scrittura limpida, scorrevolissima, priva di qualsiasi artefazione, ma proprio per questo fortemente incisiva. Con il passare delle pagine si entra violentemente in contatto con la storia dell'Afghanistan, con la follia integralista che ne ha miseramente condizionato la storia degli ultimi 30 anni. L'autore non punta il dito contro nessuno direttamente, lascia al lettore la comprensione della follia umana.
E dopo la lettura di questo libro, pensare ad una donna musulmana non sarà più la stessa cosa. Quanto hanno sofferto e quanto ancora dovranno soffrire queste donne prima di tornare a vivere una vita vera? Quanto è drammaticamente importante non ignorare l'esistenza del Burqa, insuperabile muro tra gli esseri umani?
La meraviglia di questo libro è però come Hosseini riesca a far conoscere al lettore la vera essenza dei personaggi. E' evidente quanto le donne costituiscano l'asse portante di questa storia, e l'autore ce le fa conoscere davvero, ne svela ogni aspetto più personale, rendendole meravigliosamente reali.
Personalmente credo che porterò sempre con me il pensiero di Mariam, un personaggio difficile da dimenticare per quanto la vita sia riuscita a negarle praticamente tutto, senza però essere riuscita a toglierle la forza di esistere.
Difficilmente si può rimanere toccati così nel profondo come è avvenuto per me con questo libro, che ritengo, senza alcun dubbio, un vero capolavoro.
Indicazioni utili
Per chi non ama navigare in superficie
Cos'è che ci tocca profondamente quando entriamo in sintonia con qualcuno?
Cos'è che ci fa paura di un rapporto? E quanto siamo condizionati dalle nostre storie personali nelle scelte che compiamo?
Ma soprattutto, quanto siamo disposti a cambiare per non perdere ciò che sentiamo importante per noi?
Gian Mario Villalta racconta una storia semplice, quella di un uomo che si affanna per portare la sua compagna, in procinto di partorire, in ospedale. Questo viaggio, ostacolato ovunque dal traffico della vigilia di Natale, è il pretesto per raccontare le storie dei due protagonisti, Giò e Marilina e di tanti altri personaggi. Scopriamo subito che il bimbo in arrivo non è figlio di Giò, ma scopriremo più avanti quale sia la sua "profondamente desiderata" origine.
Ciò che colpisce, oltre alla scrittura fluente ed essenziale dell'autore, è la scoperta di quanto possano essere interessanti, discutibili ed affascinanti le vite delle persone che si incrociano nel corso della nostra esistenza. I primi anni di vita, gli esempi dei genitori, le scelte professionali, le paure di aprirsi agli altri, i traumi, finiscono per costituire delle fondamenta sulle quali si costruisce una persona.
E' straordinario assistere alla grande apertura mentale di Marilina che, a costo di difendere un suo sogno, combatte senza tregua, anche quando rimane sola. Ed altrettanto interessante è trovarsi di fronte alla rigidità di Giò, alle sue difficoltà di liberarsi dagli schemi che per 40 anni hanno costituito una sorta di prigione.
In questo libro i personaggi prendono vita, e siamo istintivamente portati a pensare a quante siano le similitudini con tante persone che conosciamo e che popolano la nostra vita.
L'approfondimento psicologico la fa da padrone, ma anche i temi etici vengono trattati con profondo rispetto e grande accuratezza, senza cadere tranello di voler trasmettere come vera la propria idea agli altri.
In questo libro non troverete facili sentimentalismi, ma Giò e Marilina entreranno prepotentemente a far parte della vostra vita.
Indicazioni utili
Un audace autore italiano
E' inutile negarlo, Donato Carrisi scrive in maniera eccellente.
La prosa è fluente, accattivante, leggera, ma ricercata. Ci troviamo sicuramente dinanzi ad un autore dalle capacità letterarie notevoli.
Anche il racconto, quello di un dottore imprigionato in una guerra che non capisce e che non può accettare, è intrigante. Il soldato italiano che lui viene chiamato ad interrogare lo pone dinanzi ad una storia affascinante, quasi una favola di inizio secolo i cui personaggi sono tutti estremi, hanno caratteristiche che li rendono figure atipiche e per questo piacevoli da scoprire.
Ho sentito in questo racconto qualche richiamo, nelle modalità narrative, a "Novecento" di Baricco, dal quale credo che Carrisi sia stato ispirato.
Eppure nel corso della lettura mi è mancato qualcosa. Mi sono interrogato su quale potesse essere il motivo dellla sensazione di distacco che ho provato nella lettura e credo che il motivo risieda proprio alla scelta di disegnare alcuni dei personaggi protagonisti come delle figure quasi mitologiche più che reali.
Insomma, a mio avviso ci troviamo al cospetto di un autore di rango, mentre sospendo il giudizio in merito a questo racconto che, seppur ben congegnato, non mi ha tirato dentro la storia come speravo.
La vita dei libri
Io credo che i libri siano vivi.
Un libro non è un parallelepipedo fatto di fogli di carta stampati. Un libro è materia viva, pulsa, ha un cuore che batte, una umanità che scorre. In quelle pagine è racchiusa una storia, in alcuni casi una vita, e poco importa che sia vera o inventata, ci trovi delle persone con le loro anime e le loro vicende. Qualche volta ti commuovi per un amore che esplode, a volte ridi a crepapelle, a volte senti che quello che stai leggendo è la tua stessa storia.
Un libro lo inizi a leggere e sei sospettoso, cerchi di capire chi e cosa hai di fronte, poi, quando entri in sintonia con la narrazione, quella storia la vedi, le persone ti passano davanti, le incroci e senti quello che loro sentono perché le conosci nell’intimo. Ed alla fine quella storia, quella vita l’hai vissuta anche tu ed in qualche modo fa parte di te.
La sera ti siedi, prendi il libro tra le mani, lo apri a pagina 77, ed ecco che le figure dei personaggi prendono vita dinanzi ai tuoi occhi, è come se un braccio ti afferrasse dolcemente ma con fermezza e ti tirasse dentro a viverla quella storia, perché quel libro è tuo, personale, è di ognuno che gira la copertina e comincia a leggere.
Perché quel libro lo hanno letto in migliaia, ma l’autore l’ha scritto per te.
Questo è Saltatempo, questo è Stefano Benni, il più grande “maestro delle parole”, un’autore che sa condurti per mano tra le miserie umane, tra le aspirazioni di un ragazzo, tra i tradimenti e l’amore vero. Il racconto di questo paesino divorato dagli interessi politici di pochi figuri senza scrupoli mostra quanto il progresso successivo alla Seconda Guerra Mondiale abbia creato un falso benessere, fondato sul sopruso e su fondamenta di paglia. In tutta questa vicenda, durante la quale l’autore torna a farci ridere fino alle lacrime come un tempo, sboccia e cresce un amore vero, forte, messo alla prova in ogni modo, ma mai vinto. E’ questo amore, forse, l’unico a vincere in questo splendido romanzo di Stefano Benni, divenuto definitivamente uno “scrittore di razza”.
Indicazioni utili
Una dolorosa vicenda umana
Nemesi è una romanzo doloroso, intriso di un sottile tormento dalla prima all’ultima pagina, ma è questo l’aspetto che rende questo romanzo di Roth estremamente riuscito.
Le vicende narrate riguardano la comunità ebraica americana di Newark, colpita da un flagello, la polio, durante la torrida estate del 1944. Bucky Cantor, il giovane istruttore sportivo protagonista della storia, deve combattere contro questo dramma che colpisce alcuni dei ragazzi a lui affidati.
La scrittura densa e compatta di Roth rende la parte iniziale del romanzo un po’ lenta nello svolgimento, a mio avviso, ma pagina dopo pagina, l’intensità drammatica del libro cresce, insieme alle inquiete scelte che il protagonista dovrà compiere.
Nell’ultima parte del libro le vicende si susseguono affannose e coinvolgenti, e, personalmente, mi hanno “costretto” a leggere fino all’ultima pagina senza poter chiudere il libro.
Stupisce quanto questo autore sia riuscito a creare la profondità e la complessità psicologica del personaggio protagonista, un giovani segnato da una vicenda familiare molto dura, e le cui scelte, anche quelle più difficili da condividere, trovano tutte un concreto fondamento nelle sue vicende personali. Il meccanismo psicologico intessuto dall’autore si rivela al termine della lettura praticamente perfetto. Un'attenzione particolare va rivolta alla visione di Dio che matura nel corso del racconto da parte di Bucky, un sentimento schietto, viscerale, privo di ipocrisie e profondamente vero.
Si esce da queste pagine con la dolorosa sensazione che per alcuni non esista una via per la redenzione.
Philip Roth è riuscito a creare una storia molto vivida, segnata dal dramma, ma emotivamente riuscita alla perfezione, anche grazie a tutti i personaggi di contorno, magistralmente funzionali alla narrazione.
Indicazioni utili
Il bordo vertiginoso delle cose
Cosa c'è dietro questo splendido romanzo di Carofiglio?
Cosa ha vissuto l'autore di quanto narrato in 300 indimenticabili pagine?
La storia che ci viene raccontata è quella di un ragazzo di Bari, un'anima "sofferta", di quelle che non si fermano alle apparenze e che non vivono uniformandosi a tutti gli altri.
C'è una famiglia dove comunicare è difficilissimo, c'è un'età, quella dei 16 anni, nella quale è tutto enormemente complicato, c'è un amore impossibile da comunicare ed un'amicizia sbagliata.
In questo romanzo di formazione ognuno di noi può trovare una parte della sua vita, senza alcuna difficoltà. Carifiglio riesce a scavare nei sentimenti di Enrico, il protagonista, e racconta una storia vivida, semplice ed esemplare, e più volte, durante la lettura, mi sono fermato a pensare " ma questo sono io!".
Il racconto scorre veloce,, la scrittura è limpida, piacevole, a tratti il romanzo è veramente divertente e l'autore sa anche usare qualche termine forte, quando occorre, per dare il giusto nome alle cose.
Insomma, questo romanzo tocca il cuore, Carofiglio sa dare profondità estrema ai personaggi e riesce far sentire al lettore i sentimenti del protagonista in maniera palpabile.
Non l'ho mai detto in vita mia, ma se sapessi scrivere, questo è il romanzo che mi sarebbe piaciuto scrivere.
Il mio voto è 10, senza se e senza ma. Buona lettura a tutti!
Indicazioni utili
Profondo
Il giorno che comprai questo libro lo feci tra mille paure.
Sapevo quanto il contenuto scateni in me paure e domande irrisolte.
Cosa può provare dentro una persona che sta per diventare genitore quando i medici lo informano che il bambino non sta bene? Cosa si pensa, cosa si decide di fare? Dove si trova la forza per affrontare un dramma di tali dimensioni?
Questo diario è illuminante, pone tutti i dubbi morali, tutti gli angoscianti quesiti che si scatenano dentro un essere umano che non faccia della superficialità la sua bandiera.
Ma non siamo di fronte ad un racconto sterile, "Nessuno sa di noi" è anche una storia d'amore, che investiga sulla storia delle persone e scopriamo che ognuno di noi ha dentro qualcosa di irrisolto.
Da questo libro si impara soprattutto a non giudicare, si impara a comprendere che la vita è fatta di mille sfaccettature, di angoli che nascondono particolari rilevanti che ci rendono ciò che siamo.
Secondo alcuni critici Simona Sparaco non sarebbe un'autrice di rilievo, ma posso dire che la sua scrittura è accattivante, a tratti poetica, ma soprattutto mi ha colpito la sua capacità di andarte a fondo nei sentimenti, nelle riflessioni, nell'approfondimento psicologico. La Sparaco sa cogliere aspetti della realtà che non sempre è facile vedere.
Indicazioni utili
Sensazioni armoniche
Le sensazioni armoniche sono quelle che suscita questo racconto di Erri De Luca.
Questo romanzo non si avvale di una trama ricca ed articolata, è semplicemente una storia sulla contrapposizione tra la follia distruttiva dell'uomo e la forza ancestrale della natura.
Un uomo ed un camoscio induriti dalla vita sono i due protagonisti di una storia narrata con delicatezza.
"Il peso della farfalla" lascia bellissime sensazioni, e De Luca usa parole semplici, ma la sua scrittura è "sospesa", eterea. Il racconto è attraversato da una malinconia poetica che entra nel cuore, fino a farci portare rispetto per un cacciatore di frodo.
Il libro va letto con grande calma, apprezzando e "masticando" le bellissime parole dell'autore.
Insomma, un grande plauso a De Luca, autore da coltivare ancora!
La meraviglia dei legami affettivi
La storia di Dinka, la cagnetta vera protagonista del romanzo, Tamar ed Assaf ci riporta in una dimensione terrena dove i legami affettivi tra gli esseri umani vincono su tutto.
Il racconto si presenta forse un po' balbettante, non lascia entrare imediatamente nella vicenda, ma pare evidente che si tratti di una scelta stilistica di Grossman, autore Israeliano molto celebrato.
Vengono toccate in maniera profonda le storture della società moderna, le tossicodipendenze, la violenza, il sopruso sui deboli, ma tutti i personaggi hanno dei ruoli ben definiti, sono o completamente buoni o assolutamente cattivi, i confini in Qualcuno con cui correre sono ben delineati e questo permette di consumare questa storia, a tratti molto avvincente, con una sicurezza di fondo, con la consapevolezza che il bene avrà la meglio.
Quello che più tocca il cuore è la grande importanza rivestita dai rapporti tra i personaggi, Grossman vuole dirci che in questo modo difficile tutti abbiamo la speranza di incontrare chi può capirci e può comprendere il nostro vero "io" interiore. L'amicizia che collega questi ragazzi è un sentimento vero, profondo, superiore a qualsiasi barriera e personalmente ho percepito quanto l'autore riponga la sua fiducia nei giovani, mentre gli adulti sono quasi sempre dipinti come figure controverse se non in alcuni caso completamente negative.
La critica che mi sento di muovere a questo romanzo, pur trovandoci di fronte ad una storia veramente originale, è la sensazione di prevedibilità che ha tratti ho personalmente avvertito; se in questo libro avessi trovato anche il "sense of wonder" avrei decisamente gridato al miracolo.
Il giudizio sull'opera nel complesso rimane comunque positivo, probabilmente da consigliare anche a lettori molto giovani che potrebbero ricevere indicazioni morali molto importanti.
Indicazioni utili
Una bella sopresa!
Avevo acquistato questo libro, ristampa di un romanzo uscito la prima volta nel 1992, perchè attratto dal lancio in libreria, e qualche recensione positiva mi aveva convinto, ma non mi aspettavo una lettura tanto affascinante.
La storia è quella di un gruppo di ragazzini di un piccolo paese di provincia, cresciuti in maniera disordinata, che un giorno scelgono di superare i limiti.
Definirei questo romando "crudele", ma non gratuitamente, i personaggi che vengono raccontati sono tutti profondamente analizzati ed ogni gesto, anche il più estremo, ha un senso nell'economia della storia.
In questo libro non c'è nulla di rassicurante, ed il male viene analizzato guardandolo in faccia, e la storia ci dice che ogni colpa porterà con se un prezzo da pagare.
La narrazione funziona e personalmente ho sempre sentito la voglia di andare avanti per scoprire quello che succedeva, insomma ho trovato questo lettura coinvolgente, a volte disturbante, ma mai in maniera gratuita.
Indicazioni utili
Emozionarsi
Una perla. Questa è la sensazione che sento nei confronti di questa novella. Uhlman, con un minimalismo ed una discrezione inizialmente quasi spiazzanti, ha finito con il porre tutte le mille domanda che continuo a farmi da quando ho la ragione riguardo alla follia nazista. A questo autore bastano poche parole, poche descrizioni essenziali per colpire allo stomaco come un maglio. Quello che mi sconvolge è la dignità con la quale sono stati affrontati drammi infiniti.
Poche parole, interminabili emozioni.
Indicazioni utili
Delusione...
Premetto che sto esprimendo solo un mio modesto giudizio, ma ho faticato enormemente per arrivare alla fine di questo libro. E' vero che contiene dei buoni spunti ed il professor D'Avenia scrive oggettivamente bene. Ho incontrato vari passi degni di nota ("Le lacrime sono un lusso che possono permettersi solo i deboli"), ma ho trovato il percorso narrativo improbabile e molto forzato. Ma su questo sarei riuscito a passare sopra se il libro non fosse divenuto melenso fino al parossismo. L'ultima parte è densa di cuore-amore, piena di immagini "poetiche", di sentimenti che esplodono ed in fondo è tutto talmente politicamente corretto da divenire, per me, assolutamente insopportabile.
Indicazioni utili
40 risultati - visualizzati 1 - 40 |