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Vivix Opinione inserita da Vivix    14 Dicembre, 2018
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Sorpresa, dove sei?

Non leggevo libri della Troisi ormai da molti anni; con questo volume speravo di provare di nuovo l’entusiasmo che riuscivano a suscitare in me Le Cronache del Mondo Emerso ma purtroppo non è stato così.
La storia di per sé non è brutta, anzi: gli elementi per un buon fantasy ci sono tutti -magia, avventure, draghi, combattimenti- e la scrittura è molto scorrevole. Troppo scorrevole. La protagonista viaggia per tutto il Dominio ed affronta innumerevoli avversità, ma ho avuto l’impressione che ogni ostacolo, per quanto venisse presentato come molto difficile, se non addirittura insormontabile, venga poi superato con facilità. Un po’ come un atleta di corsa ad ostacoli che a fine gara non abbia neanche il fiatone.
Altro punto per me negativo sono stati i personaggi la cui evoluzione caratteriale è troppo veloce. Non è questo, però, l’aspetto che mi ha infastidito di più: è ormai la quarta volta che la Troisi riutilizza i tratti chiave dei protagonisti della sua prima saga. Myra, guerriera chiusa e tormentata amante dei draghi, è la nuova Nihal; Kyllen, mago gentile e premuroso, il nuovo Sennar; Marjane, minuta adolescente incapace di difendersi ma determinata a cambiare il proprio destino, la nuova Laio. C’è però da dire che, chi invece non ha mai letto nulla dell’autrice, non avvertirà questo fastidio e anzi rimarrà probabilmente soddisfatto dalla caratterizzazione.
Infine, ultima nota negativa: lo svolgimento prevedibile in tutto e per tutto. Un aspetto fondamentale di questo libro è il fatto che la storia si configuri un po’ come un giallo ma io ho capito tutto sin dalle primissime pagine. Totalmente prevedibile.
“Le lame di Myra”, però, ha anche aspetti positivi, uno tra tutti l’universo nel quale è ambientato. E’ incredibile come l’autrice riesca ogni volta a dipingere mondi completamente nuovi, originali, affascinanti, ricchi di razze, paesaggi e consuetudini sempre diversi.
In conclusione, se avete una grande esperienza di fantasy, soprattutto quelli già scritti dall’autrice, potete anche evitare la lettura di questo suo ultimo romanzo, se invece siete giovani e vi state avvicinando ora a questo genere, sarà una buona lettura.

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Vivix Opinione inserita da Vivix    18 Luglio, 2017
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Non lasciarti abbattere!

Non conoscevo questo romanzo fino a che non ho visto il film e, normalmente, non lo avrei mai comprato perché dal titolo ( e dalla copertina!) è chiaro che si tratta di una storia d’amore (ed io non amo particolarmente i romanzi rosa). Tuttavia, la pellicola mi è piaciuta a tal punto che non ho potuto non leggerlo (nonostante la copertina che secondo me è qualcosa di abominevole, la più stucchevole che io abbia mai visto).
La storia è completamente, eccetto per le due pagine dell’epilogo, scritta con bigliettini, lettere, e-mail e SMS, il che per me era un’assoluta novità. Inizialmente, devo dire che, sebbene possa sembrare una variante simpatica, la cosa mi disturbava alquanto, ma procedendo con la lettura mi ci sono abituata, anzi la trovavo anche divertente. Il racconto copre un arco di tempo lunghissimo: ben cinquant’anni! Perciò non c’è nulla della vita dei protagonisti che non conosciamo, percorriamo ogni passo della loro esistenza, gioiamo e piangiamo insieme a loro e talvolta vorremmo dargli una bella scrollata e dire: “Forza, non lasciarti mettere i bastoni tra le ruote!”.
Il racconto principale è il legame indissolubile di amicizia tra i personaggi principali (spero che amicizie del genere esistano davvero e che mi capiti la fortuna di incontrare la persona giusta anche a me!); sentimento di affetto che col tempo diverrà vero e proprio amore tra Rosie e Alex. In realtà, ciò che già nel film mi aveva davvero colpita, e che ho ritrovato anche nel libro, è l’idea che non bisogna lasciarsi mai abbattere, per quanto la vita e il destino sembrino remare contro di noi . Ho davvero ammirato la protagonista perché passa decenni veramente orribili e, nonostante questo, non smette mai di lottare, continua a progettare il modo per inseguire i suoi sogni, non importa quanto distante sia la meta.
Un libro davvero originale con una storia che, per me, insegna qualcosa di molto importante: non arrendersi alle avversità della vita!

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Vivix Opinione inserita da Vivix    12 Luglio, 2017
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Una svolta

Ho scoperto dell’esistenza di questo libro soltanto molto tempo dopo aver visto il film e, avendolo amato, non potevo non leggerlo. La pellicola per me è semplicemente stupenda (oltretutto i protagonisti sono due attori che adoro) perciò per questo volume avevo aspettative altissime, credo le più alte in assoluto che abbia mai avuto.
Mi trovo davvero in difficoltà nel decidere cosa pensare del libro. Ovviamente la storia mi è piaciuta molto, soprattutto ho apprezzato piccole scene che nel film non sono state inserite. Altrettanto chiaramente conoscevo già la trama ed il finale (che è stato per me inaspettatissimo quando ho visto il lungometraggio) perciò addio effetto sorpresa. Questo però non mi ha rovinato la lettura, non nel modo che ci si potrebbe aspettare. Non ero annoiata dalla mancanza di suspance ma, allo stesso tempo, mi aspettavo che il libro fosse strutturato in un certo modo e riscontrando che non era così sono stata un po’ delusa.
Mi aspettavo più sentimento, più amore da parte di Will, mi aspettavo che Lou capisse prima ciò che prova per lui. Nei ringraziamenti l’autrice ha scritto che “Io prima di te” è una storia d’amore, ma io non sono d’accordo e tuttavia riconosco che il titolo sia davvero azzeccato: è la storia di Lou, che si accontenta della vita da anni senza viverla davvero, senza provare un briciolo di esperienza nuova o un brivido, questo fino a quando Will la costringe a rivedere tutto il suo mondo e la spinge a migliorarsi. Io credo che il nocciolo di questa storia non sia, appunto, l’amore tra i due, che è piuttosto lasciato nel vago, ma si tratta invece di un inno alla vita, di un incitamento a non dare tutto per scontato, a non accontentarsi, a non fermarsi alle cose facili perché abbiamo una sola vita che potrebbe finire o diventare limitatissima da un momento all’altro come è successo a Will. E’ per questo che quelli che sul momento mi sembravano passaggi inutili (i battibecchi tra Lou e la sorella, ad esempio) in realtà erano funzionali a farci avvertire tutto questo.
Un altro aspetto importante è l’eutanasia, ho notato che la scrittrice ha inserito POV di molti personaggi diversi che dicono la loro su questo tema: lei non indica la via giusta o sbagliata, si limita a descrivere le possibilità.
Infine, speravo che la situazione di Will fosse approfondita, l’autrice parla dei suoi problemi ma si tiene anche qui abbastanza sul vago.
Il finale, nonostante già lo conoscessi, mi ha sciolta in lacrime quasi come se si trattasse di un colpo di scena e mi ha fatto tornare in mente gli stessi sentimenti e le stesse domande che mi aveva suscitato il film:
“Will ha fatto la scelta giusta”
“No, come è potuto essere così egoista?”
“Davvero era l’unica soluzione? Davvero il supporto e l’amore di Lou e della sua famiglia non erano abbastanza?”
“Era destinato alla sofferenza e all’immobilità per il resto della vita”
“Lo ha fatto perché la sua situazione era insostenibile nonostante le possibilità che Lou gli ha dimostrato esistevano, oppure semplicemente non voleva adattarsi, non voleva accettare che lui, il grande avventuriero e uomo di successo, fosse destinato a quel tipo di esistenza?”
“E’ stato un capriccio? Il modo di dire di nuovo la sua dopo due anni?”
“Cosa farei io al suo posto?”
Domande alle quali non c’è risposta.

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Vivix Opinione inserita da Vivix    01 Luglio, 2017
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La straniera

Mi sono innamorata dell’omonima serie tv che stanno girando da questa saga e, dal momento che molti fan che la seguono stravedono anche per i libri, ho deciso di comprare questo volume. Pensavo di andare sul sicuro, tanto è vero che non ho neanche controllato le recensioni, come faccio di solito prima di acquistare un libro. Sono rimasta amaramente delusa.
Il libro è quasi perfettamente identico alla serie tv (o meglio è quest’ultima ad imitare il libro) perciò non c’è stato quasi nulla di inaspettato, niente suspance né sorprese ed ovviamente già questo influenza una lettura, ma, anche così, se un libro è bello resta tale, invece qui non è successo.
I paesaggi e i personaggi mi sono piaciuti tutti ma ogniqualvolta la scrittrice descriveva uno di questi elementi si dilungava troppo, a tal punto che la mia mente evocava all’istante la rispettiva versione del telefilm e, sebbene continuassi la lettura, era come se in realtà il mio cervello avesse staccato la spina.
La scrittura, come ho detto, l’ho trovata un po’ lenta, ma mi è molto piaciuto il lavoro del traduttore/trice: ho apprezzato la scelta dei termini, non tutti comuni, come di solito si trovano nei libri degli ultimi anni.
La ricostruzione storica è magistrale ma c’è una pecca: a differenza del telefilm, dove indumenti ed oggetti possono essere visti, con un libro questo non può accadere perciò sarebbe stato positivo se la Gabaldon avesse descritto gli oggetti dell’epoca, cosa che invece fa raramente, al contrario di solito si limita ad usare solo il loro nome, ma così per gli estranei del settore la lettura diventa difficile. Lo stesso vale per le frasi in gaelico: anche se si conosce bene l’inglese quasi mai si riesce a capire la lingua usata dagli Highlanders e, anche in questo caso, la scrittrice non aiuta. Ad esempio, gli scozzesi per dire “sì” usano l’espressione “aye”, che non viene mai tradotta; se non avessi visto il telefilm sarei stata costretta a cercarla sul dizionario. Credo che la Gabaldon avrebbe dovuto inserire un vocabolario storico ed uno gaelico a fine libro per aiutare i lettori.
Infine, quello che davvero non mi è piaciuto: l’approfondimento psicologico che, a mio parere, è del tutto assente. Vivendo avventure (e disavventure!) come quelle di Claire, ce ne sono di pensieri a sentimenti a cui dar voce, invece l’autrice si limita a descrivere, dettagliatamente ma freddamente, ciò che accade. Sicuramente ad acuire questa mia sensazione è stato il ricordo delle interpretazioni dei protagonisti nel telefilm (che invece erano talmente espressive da far contorcere le budella), ma si tratta di una pecca che avrei avvertito ugualmente.
Infine, la trama, per me è quasi inesistente, voglio dire, succedono tantissime cose ma è come se si trattasse di piccoli episodi separati tra loro, in un telefilm va bene ma in un libro no.

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Vivix Opinione inserita da Vivix    06 Giugno, 2017
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A.A.A. Racconti su Simon cercasi

Premetto di non essere una grandissima fan di Shadowhunters (ad eccezione delle Origini), perciò ho letto questa raccolta di novelle soltanto perché mi è stata regalata. Premetto anche che Simon non è mai stato tra i miei personaggi preferiti ma allo stesso tempo non sono neanche tra chi lo detesta. Ora.
Le novelle non sono state affatto quel che mi aspettavo: non pensavo che lo stile fosse così comico, sebbene si trattasse di Simon, ma soprattutto, non pensavo che in realtà, di Simon ci fosse ben poco! Quasi tutte le novelle, eccetto tre se non erro, incominciavano e finivano con Simon protagonista ma in realtà in mezzo si parlava della storia di altri personaggi, che con lui non avevano nessun legame, perlopiù attraverso dei racconti. Non che mi sia dispiaciuto leggerle, anzi, da come le parti di Simon sono state trattate, le storie altrui erano decisamente più piacevoli, ma sbandierarle come novelle su Simon non mi pare una mossa particolarmente etica (e forse neanche troppo intelligente visto che parecchia gente lo odia). Da questo se ne deduce che la vita di Simon in Accademia è quasi nulla, infatti, ci sono stati salti temporali e stravolgimenti nel comportamento dei personaggi che veramente mi hanno lasciato interdetta. Oltretutto molti ragazzini della scuola non sono stati altro che figure evanescenti, molto poco caratterizzati. Ad esempio, a un certo punto è spuntato il nome di un ragazzo che io assolutamente non avevo idea di chi fosse. Il tutto sarebbe potuto essere svolto molto meglio se in realtà ci si sarebbe soffermati su Simon, o viceversa, se di lui non si fosse parlato affatto.
C'è stato qualche riferimento alle "Cronache di Magnus Bane" e agli altri libri della Clare che avrebbero dovuto essere dei crossover simpatici ma, purtroppo, ho letto gli altri libri una vita fa, quindi non ricordavo quasi nulla.
Lo stile è comico e colloquiale, a volte decisamente troppo, ma questo ovviamente aiuta la lettura. Gli editor non hanno fatto un gran lavoro: spesso il genere dei sostantivi è sbagliato, senza contare poi di un condizionale al posto di un congiuntivo.
Non c’è assolutamente quasi nulla di serio nelle novelle, sono molto semplicistiche, proprio per questo il finale mi ha davvero spiazzato! Considerando il tono dell’intero libro, per me è stato assurdo che proprio alla fine abbiano voluto dare “un tocco di serietà”, se così si può dire.
In conclusione, se siete delle appassionate della saga ve lo consiglio, altrimenti credo possiate farne a meno; o se siete curiosi, vi consiglio di trovarne una copia usata.

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"The Mortal Instruments" e le "Origini"
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Vivix Opinione inserita da Vivix    15 Novembre, 2016
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Locked in a tower

Scarlet mi aveva lasciato con una voglia matta di continuare la lettura di questa saga così non appena ho potuto, ho iniziato Cress, che mi è piaciuto molto, anche se non al livello del volume precedente.
La storia appassiona molto ed i personaggi sono fantastici. In questo terzo libro la scrittrice ci presenta meglio Thorne, che in Scarlet mi era sembrato sì, un personaggio divertente, ma buttato un po’ lì per alleggerire la storia. Cress è la nuova Raperonzolo e si differenzia moltissimo da Cinder e Scarlet: è una piccoletta tutta sogni e inesperienza. Capisco come mai la Meyer l’abbia caratterizzata in questo modo, ma non nascondo che verso la fine del libro avrei voluto che si desse un po’ una svegliata.
Nuovi segreti vengono svelati ed inizia qui il tratteggio di due nuovi personaggi che saranno sicuramente principali nel prossimo volume: Jacin e Winter. Inutile a dirlo, la Meyer riesce a far rivivere con incredibile originalità e a farmi piacere(!) un classico che non mi aveva mai entusiasmata. L’unica parte della storia che ho trovato un po’ forzata è quella finale: Cinder decide di unire Kai ai fuggitivi, ma questa scelta mi è sembrata soltanto un modo per portare il team “allegra combriccola” al completo; ad ogni modo, consigliato!!!

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Vivix Opinione inserita da Vivix    28 Ottobre, 2016
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What are you hiding?

Cinder mi era piaciuto abbastanza ma ero alquanto scettica su questo secondo volume: non essendo più Cinder la protagonista temevo che non mi sarebbe piaciuto e non capivo in quale modo mai potesse essere unita la storia di Cappuccetto Rosso con quella di Cenerentola.
Devo ammettere che il primo impatto non è stato facile perché l’autrice ci parla attraverso gli occhi di un personaggio del tutto nuovo e ci mostra una Cinder che non sembra allinearsi molto con quella precedente, la stranezza tuttavia dura poco e subito si ritrova la simpatia per il personaggio che avevamo imparato a conoscere.
Per quanto riguarda Scarlet, non l’avrei mai detto ma me ne sono completamente innamorata, così come anche di Wolf. Le dinamiche tra i due mi sono piaciute moltissimo e non mi accadeva ormai da secoli! La storia si svolge in appena una settimana ma per i protagonisti così come per noi, sembra essere passato molto più tempo. Il racconto è davvero avvincente anche perché, oltre all’aspetto romantico, c’è pure quello giallo: un mistero che avvolge la nonna di Scarlet, Cinder e Wolf e che non sarà svelato completamente se non alla fine.
La fantasia della Meyer continua a stupirmi per il modo in cui da’ nuova vita a storie che ormai conosciamo a memoria.
Credo che questo libro mi sarebbe piaciuto molto anche in italiano e sono decississima a terminare l’intera saga!!

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Vivix Opinione inserita da Vivix    28 Ottobre, 2016
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Diverso da ogni altro

Il trono di spade è la book series più fortunata di tutti i tempi, seconda solo al nostro maghetto preferito Harry Potter; dai libri di Martin è stata sviluppata una serie ormai famosissima credo in ogni angolo del globo. Non dico di essere stata presente agli albori di questo fenomeno, ma sono stata a conoscenza della sua esistenza per anni prima che diventasse così popolare. Vedevo i volumi in libreria ma, sebbene fossi convinta che poteva essere una storia degna di nota, non mi decidevo mai a comprarli, nemmeno quando iniziarono ad essere conosciuti. Dopo anni dall’uscita della serie decisi di superare i miei pregiudizi e le mie paure, dovute all’eccessiva violenza che mi era stato assicurato fosse nei romanzi così come nella serie TV, e comprai il primo volume.
Inizialmente rimasi sconvolta dalla giovanissima età dei rampolli Stark e dai modi antichi di comportarsi anche tra marito e moglie, non riuscivo ad immergermi nella storia perché la percepivo lontana anni luce da tutto ciò che avevo letto fino a quel momento. Mi rendevo conto però che forse non era così terribile come me l’avevano fatta credere perciò dopo pochi capitoli sospesi la lettura e passai alla serie TV. Inutile dire che è stata la mia rovina: mi sono completamente innamorata del mondo creato da Martin e del modo in cui gli showrunner lo presentano al pubblico. Dopo aver divorato in poche settimane le sei serie disponibili decisi di riprendere in mano il libro.
Adesso gli innumerevoli personaggi presenti e citati non mi disorientavano più, non disprezzavo più il modo di scrivere di Martin, così diverso da quello degli altri scrittori, né il modo di parlare arcaico m’infastidiva, anche se mi faceva ancora una certa impressione l’età dai protagonisti. La cosa peggiore, tuttavia, era che la suspance si era andata a farsi benedire, non nego che mi annoiavo a morte leggendo cose che erano ancora ben stampate nella memoria. Per questo motivo avevo deciso di rinunciare all’idea di leggere i libri ma poi mi sono ricreduta: sono arrivata a capitoli che narravano di vicende che non ricordavo bene o che non erano state presentate allo stesso modo nella serie TV e con mia sorpresa ho notato che non riuscivo più a smettere di leggere.
Per quanto riguarda la violenza e la presunta mancanza di fantasy dirò poche parole. A proposito del primo punto, in questo libro non mi è sembrato che ci fossero spargimenti o violenze particolarmente insopportabili: al contrario della serie televisiva Martin, sebbene inserisca squartamenti e stupri, non vi indugia particolarmente, ma –e non stenterei a crederlo- potrei anche essere diventata più coriacea guardando le puntate in TV. A proposito del secondo punto, è vero che in questo volume la componente fantasy è praticamente nulla eccetto il prologo iniziale, ma personalmente non mi ha creato nessun problema, anche perché so che nel proseguo non sarà così.

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Vivix Opinione inserita da Vivix    30 Settembre, 2016
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L'antenato di 50 Sfumature

Anni fa pensai di compare questo libro ma, per un motivo o per l’altro, non mi decidevo mai. Un mese fa si è finalmente presentata l’occasione e mi son detta “adesso o mai più” … beh, sarebbe stato meglio “mai più”. La trama, che all’epoca mi era piaciuta molto, la ricordavo vagamente; rammendavo che fosse un romanzo rosa, ma nulla più. Riguardando la copertina un oscuro presagio si è insinuato in me ma non vi ho dato retta. Purtroppo, leggendo il libro i miei timori sono stati confermati.
E’ evidente che “Cinquanta sfumature” non sia stato il primo volume del suo genere, ce n’erano stati altri prima e in questo caso, si tratta anche di una scrittrice nostrana. Con questo non voglio dire che “Roma 40 d. C.” sia spinto come il suo successore, ma il genere è decisamente quello; nonostante ciò, la cosa non mi avrebbe disturbato se fosse stata accompagnata da una storia degna di questo nome ma così non è stato. L’inizio preannunciava, se non un buon romanzo, almeno qualcosa di passabile, ma più mi inoltravo tra le pagine e più non vedevo l’ora che finisse, gli ultimi tre capitoli sono stati un vero strazio. Personalmente non ho percepito alcun vero intreccio, piuttosto ho avuto l’impressione che l’autrice si sia limitata a piazzare un avvenimento qua ed uno là a far da diversivo agli eloquenti tentativi di seduzione di Rufo. Diversivo poi, si fa per dire, perché anche quando i due protagonisti non sono impegnati in atti sessuali la scrittrice non manca mai di sottolineare che gli occhi di Livia sono di giada, la bocca di Marco sensuale, i suoi muscoli possenti eccetera eccetera. L’insistenza con cui la Castellano rimarca i connotati virili del guerriero l’ho trovata davvero stucchevole. Non solo, a prescindere dal loro aspetto fisico e da come fossero descritti, ho trovato i protagonisti profondamente contraddittori.
Livia (la cui menzione delle sofferenze patite da adolescente è del tutto inutile ai fini del romanzo) è una patrizia viziata e senza cervello che nasconde l’inconfessato desiderio di essere stuprata da una montagna umana. Livia, che già nel prologo ci viene detto che non piange mai, si ritrova a versare diverse lacrime lungo le pagine. Livia, figlia illegittima del futuro imperatore Claudio, che come tale avrebbe dovuto passare tutta l’infanzia con lui, quando lo incontra dice che si tratta della prima volta. Livia, legatissima alla madre, l’abbandona in fin di vita per andare a scopare prima Settimio e poi Rufo… bah.
Per quanto riguarda Marco, innumerevoli volte ci viene detto che ha vissuto sul confine germanico fin dall’adolescenza e, nonostante questo, conosce ogni singolo plebeo e pettegolezzo di Roma. Ricordando che all’epoca non esistevano altro che le lettere, mi sembra un po’ strano che sia così completamente aggiornato. Fin dall’inizio l’autrice sottolinea che egli è un guerriero senza cuore, cattivo, egoista, rozzo, crudele, eppure mai una volta vediamo il soldato comportarsi come tale, anzi l’esatto opposto. Talvolta proclama che otterrà la morte di coloro che hanno osato mettere in pericolo la sua preziosissima Livia, ma alla fine non mette mai in atto le sue azioni, neanche quando Cassiano colpisce, imprigiona e minaccia di stupro la donna né quando il divino Cesare osa farle fare un piccolo bagnetto.
Per quanto riguarda Turia e Lucio, sono praticamente la copia sbiadita dei due protagonisti; e con i personaggi è meglio che non mi dilunghi oltre.
Al contrario delle impressioni sulla storia e coloro che la popolano, quelle riguardanti la scrittura e l’ambientazione sono totalmente positive. La Roma antica è descritta con minuzia e consapevolezza tali da farla apparire dinanzi agli occhi del lettore; sicuramente sarà stato necessario un notevole lavoro di ricerca che però ha decisamente ripagato di ogni sforzo. Ottima l’idea del glossario, senza il quale chi legge sarebbe stato costretto all’uso del dizionario molte volte. Ho molto apprezzato le descrizioni degli ambienti e ho notato con piacere che è stato usato un registro medio-alto (cosa piuttosto rara), proprio per questo due errori strani mi son saltati ancor più all’occhio: se stesso con accento e “gli” usato per riferirsi alle donne. L’accademia della Crusca ha cambiato le regole dell’italiano senza che nessuno lo sapesse?
In definitiva, posso dire con rammarico che non ho apprezzato affatto il romanzo, tuttavia non mi sento neanche di sconsigliarlo: ho sentito dire che “il mondo è bello perché è vario”.

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Vivix Opinione inserita da Vivix    01 Settembre, 2016
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L'infelicità di una geisha

Avevo visto questo volume in libreria centinaia di volte, ma non mi ero mai decisa a comprarlo. Qualche tempo fa ho visto il film e così ho finalmente deciso di leggerlo.
Si tratta di un libro interessantissimo, reso ancora più attraente dal fatto che si basa su avvenimenti e situazioni reali. La storia del lungometraggio è in gran parte fedele al libro perciò non ci sono state sorprese particolari o colpi di scena ma, comunque, l’intreccio non ha perso la sua forza. Il volume, come sempre accade, aiuta ad entrare nella testa della protagonista, soprattutto nella parte iniziale che nel film è riassunta in pochi flash.
I personaggi sono ben caratterizzati, soltanto Hatsumomo mi è parsa diversa rispetto al lungometraggio: in quest’ultimo mi aveva dato l’impressione di una donna spezzata dalla vita da geisha, mentre nel libro mi ha trasmesso più l’idea che fosse un essere cattivo per natura.
Per quanto generalmente preferisca i libri ai film da cui sono tratti, in questo caso riconosco anche al lungometraggio un grandissimo potenziale. Il film è ricco di colori, di stampe giapponesi, dei movimenti sinuosi delle danze e dei ventagli; per una persona come me, la cui conoscenza del mondo giapponese si ferma a pochi anime, si tratta di un notevole aiuto per entrare nel mondo narrato, cosa che, invece, ho trovato molto difficile con il libro.
Il mondo delle geishe è senz’altro affascinante e misterioso, tuttavia non è completamente negativo che stia scomparendo dal momento che, a giudicare da questa sorta di autobiografia romanzata, queste donne sembrano quasi tutte infelici.

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Vivix Opinione inserita da Vivix    26 Luglio, 2016
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Benvenuti nel futuro

Di solito non apprezzo le riscitture delle favole, anche se negli ultimi anni sembra andare di moda. Tra i vari retell che si sono avuti con i film ho apprezzato soltanto Maleficent, per cui quando ho letto che Cinder era una riscittura di Cenerentola, in chiave cyborg e futuristica per di più, non l’ho acquistato per molto tempo; infine mi sono decisa perché leggevo ovunque solo ed unicamente recensioni positive ed entusiastiche. Non sapevo cosa aspettarmi, ma comunque non sono rimasta affatto delusa.
Prima di leggere il libro storcevo il naso all’idea di una Cenerentola cyborg, ma adesso non mi spiace affatto, anzi penso che sia stata davvero una trovata originale. La storia della Meyer può dirsi completamente diversa da quella di Cenerentola, eppure ha comunque punti di contatto come l’antipatica matrigna e la sorellastra, la perdita della scarpetta (o quasi), il ballo presso il principe. Ho sperato che la protagonista non cadesse all’istante ai piedi del principe, ma se vogliamo anche questo può essere un punto di contatto con l’autentica storia.
La divisione tra Terrestri e Lunari è davvero originale ed interessante, i Lunari sono stati caratterizzati molto bene e sono curiosa di sapere come continuerà questa situazione e, soprattutto, come farà l’autrice ad inserirvi le storie di Cappuccetto Rosso, Raperonzolo e Biancaneve che, a mio parere, hanno ben poco in comune. Inoltre, a quanto ho capito, Cinder non sarà più la protagonista e forse questo rende ancor più difficile l’unione del tutto.
Nel complesso il libro non è un capolavoro ma è molto piacevole; c’è da considerare, comunque, che io l’ho letto in inglese, forse se fosse stato in italiano l’avrei trovato un po’ semplicistico.

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Narrativa per ragazzi
 
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Vivix Opinione inserita da Vivix    06 Gennaio, 2016
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Uomini & donne: book version

Ho letto questo libro perché era stato regalato a mia sorella per Natale ed io ero in astinenza da lettura, ma ero sicura che si trattasse del solitissimo triangolo amoroso. Be’, mi sbagliavo… o meglio, il triangolo è lì ma nel volume c’è molto di peggio.
Innanzitutto non ho assolutamente capito per quale assurdo motivo venga definita una storia distopica: non c’è nessuno dei caratteri di quel tipo di società; soltanto la popolazione è divisa in caste e c’è la monarchia, stop. L’autrice spiega poco, e in modo molto caotico, di come si possa essere passati dai normali USA al regno di Illea; spero che lo abbia fatto negli altri libri anche perché c’è un lieve interesse per i ribelli del nord e del sud che sembra nascondere qualcosa. Una futura svolta della storia più impegnata e sensata?Lo spero vivamente per lei.
Per quanto riguarda la protagonista vorrebbe apparire sicura dei propri principi, ma in realtà dimostra di essere l’esatto opposto: non vuole partire per il Palazzo ma poi diventa felice di farlo, decide di diventare la paladina delle caste inferiori ma poi non fa assolutamente NULLA per aiutarle, non vuole competere per il principe ma poi lo fa… questa, signori, è coerenza.
Nel libro appaiono una miriade di personaggi, a partire dalla famiglia di America (sette persone) passando per le sue cameriere (tre), fino ad arrivare alle Selezionate (trentacinque). Ebbene, la Cass è riuscita nell’impresa di trasformarli tutti in evanescenti apparizioni. Nessuno di loro è minimamente approfondito, soltanto qualcuno gode di un minimo di descrizione fisica, addirittura durante la storia spuntano dal nulla Selezionate delle quali non si conosceva l’esistenza. Marlee, che dovrebbe essere la migliore amica di America, compare e scompare dal romanzo per interi capitoli. Gli unici due personaggi che godono di un trattamento lievemente migliore sono, indovinate un po’, i due amanti: il principe Maxon e la guardia reale Aspen. Maxon l’ho odiato fin dal principio: è un completo idiota. Parla come un tizio dell’Ottocento e sembra cadere dalle nuvole per qualsiasi cosa. Non hai mai avuto uno straccio di amico?Non hai mai baciato una ragazza?!Ma per favore!La scrittrice voleva rendere magari la sua inesperienza, ma così Maxon tratta le donne come se fossero uno strano animale mai visto nonostante il castello pulluli di cameriere e dignitarie varie. Aspen è l’unico forse un po’ più coerente e meglio caratterizzato; per lo meno, non è un perfetto idiota. Chissà forse perché scopiazzato da Wings di Aprillinne Pike? Così come anche la storia d’amore tra lui e America che appartengono a caste differenti?
La storia l’ho trovata semplicemente assurda: la futura regina di un regno viene scelta attraverso uno stupidissimo reality show?!Non solo, il programma televisivo poteva almeno essere caricato di qualche significato profondo in più, invece è superficiale esattamente come promette: trucchi, vestiti, pianti isterici, bisticci. Le interviste televisive tra le Selezionate e il famosissimo Gavril?Bruttissima copia di Caesar Flickerman di Hunger Games.
Infine, chiudo le critiche come avevo iniziato: la coerenza èimportante! Nel libro ci sono personaggi che sono in piedi e un attimo dopo sono seduti, personaggi addormentati che dopo un rigo sono svegli, gente piangente che dopo un secondo ride; su via! Mi domando sul serio come si possa pensare di pubblicare e tradurre un libro del genere.
Se non si fosse già capito da quanto detto, ritengo questa storia assolutamente RIDICOLA, gli unici punti a favore sono la copertina, semplicemente fantastica, e lo stile: fresco, leggero e scorrevole.

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Vivix Opinione inserita da Vivix    17 Dicembre, 2015
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Si dipingono come dei, sono dei codardi

Ho comprato questo libro principalmente perché la copertina era semplicemente fantastica; la trama mi era piaciuta ma non mi aspettavo nulla di favoloso. Fin dai primi capitoli, però, mi sono dovuta ricredere: non era scritto affatto come mi aspettavo e si prospettava migliore del previsto.
L’idea dei super poteri mi ha ricordato un po’ X-men ma mi è piaciuta molto. L’ambientazione non è chiaro se si riferisca ad un futuro del nostro mondo o un universo altro. Quello che mi è riuscito più difficile è stato proprio immaginare questo futuro con i suoi oggetti elettronici, aerei, motociclette, telecamere; non so perché ma continuavo a fantasticare su un epoca pseudo-medievale.
La protagonista è descritta molto bene; ho letto sul web che secondo alcuni non vengono approfonditi abbastanza i suoi sentimenti, invece per me l’autrice ha fatto bene: un maggiore approfondimento avrebbe reso il libro troppo lento.
Anche i due principi sono resi discretamente, ma lo stesso non si può dire di altri personaggi come Julian, Evangeline, Farley e perfino Kilorn. L’Aveyard li considera nel volume come figure importanti, ma il lettore non riesce a sentire lo stesso perché non viene scritto di loro frequentemente e con l’attenzione riservata agli altri tre, in realtà compaiono solo sporadicamente.
Ho molto apprezzato come sono stati descritti i Silver: vogliono apparire come invincibili dei ma in realtà non sono altro che meschini codardi. Anche il comportamento finale di Lucas mi ha colpito perché l’ho trovato molto realistico: non importa per quale motivo Mare si è comportata in quel modo, lei l’ha tradito ed il suo gesto gli è costato la vita.
L’aspetto più entusiasmante e imprevisto è stato il finale: davvero incredibile, proprio non ci credevo!
Infine, ho letto che secondo alcuni le descrizioni degli ambienti e lo stile della scrittrice non erano dei migliori, su questo non posso esprimermi poiché io l’ho letto in inglese perciò gli ambienti li afferravo solo vagamente e lo stile era quello originale dell’autrice.
Inaspettatamente, questo libro mi è piaciuto molto e leggerò di certo il seguito!

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Narrativa per ragazzi
 
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Vivix Opinione inserita da Vivix    07 Novembre, 2015
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Meet a Legend

Era da parecchio che questo libro mi incuriosiva perciò un mesetto fa ho finalmente deciso di comprarlo. La storia è intrigante fin da subito quando ci viene presentato il personaggio di Day. Incuriosisce sapere chi è e perché la famiglia lo crede morto, chi è la ragazza con cui viaggia e, soprattutto, le sue incredibili abilità. Affamati di dettagli sul mondo distopico della Lu, si conosce June, altra ragazza prodigio la cui strada si incrocia presto con quella di Day.
I due protagonisti sono ben caratterizzati, soprattutto della ragazza la scrittrice è riuscita a rendere incredibilmente bene la sua mente geniale. Un po’ di disappunto invece, per quanto riguarda Day: di lui ci vengono descritte imprese epiche perciò ero impaziente di vederlo all’opera ma purtroppo resta inattivo per l’intero libro ad eccezione dei primi capitoli; ci verrà descritto soprattutto il suo passato che il suo presente.
La storia è scorrevole ed interessante anche se un po’ scontata.
In conclusione è un libro che mi è piaciuto ma c’è da sottolineare che l’ho letto in lingua originale: probabilmente se fosse stato scritto in italiano l’avrei trovato un po’ troppo semplicistico su certi passaggi (cambio di fronte di June, ad esempio, o l’innamoramento veloce).

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Fantascienza
 
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Vivix Opinione inserita da Vivix    15 Settembre, 2015
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Ancora non è finito?

Non mi aspettavo molto da questo libro, affatto, ma nemmeno credevo che non sarei riuscita neanche a finirlo! La cosa è piuttosto grave dal momento che quando inizio una lettura la porto a termine a meno che non sia proprio abominevole. Ecco, evidentemente questa lo era. Alla peggio, avevo pensato, sarà il solito YA, ma mi sbagliavo. Outcast non ha alcuno dei caratteri del romanzo giovanile se non l’elemento urban fantasy.
I problemi sono iniziati fin dalle prime pagine dove sembra che la storia sia ambientata ai giorni nostri ma più avanti si procede con la lettura più si capisce, per vie traverse e nascoste, che non è così.
La protagonista ha quindici anni ma spesso è infantile ed egoista come la sorella piccola, il padre e i nonni paterni sono irritanti e ridicoli, soltanto Ksu e il fratello possono considerarsi figure vagamente decenti.
Orribile il modo in cui viene trattato l’elemento magico; per il resto la scrittura è semplice e fluida ma questo non mi ha salvato dal chiudere definitivamente il volume.
Non lasciatevi ingannare dalla Corbaccio: il libro può essere adatto soltanto ad un pubblico veramente molto giovane!

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Vivix Opinione inserita da Vivix    15 Settembre, 2015
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Infine, la verità

Ultimo capitolo della saga: finalmente ogni mistero viene svelato ed il destino di Nashira arriva a compiersi. L’intero volume racconta la corsa contro il tempo dei protagonisti -prima nelle profondità di Shyla, poi di nuovo sulla superficie di Talaria- per fermare l’imminente esplosione di Cetus.
La prima parte del libro racconta proprio della discesa a Shyla e della scoperta del popolo di Verba. Sottoterra è nascosto un mondo sospeso nel tempo, pacifico e quieto che mi ha ricordato molto il Mondo Sommerso delle Cronache. E’ qui che veniamo a conoscenza della verità, o almeno parte di essa. Non so se nella mente della scrittrice la scoperta del motivo delle esplosioni di Cetus avrebbe dovuto rappresentare una grande rivelazione, ma per me non è stato così, anzi si è trattato di una conclusione alquanto scontata.
SPOILER. Ciò su cui invece, non sapevo proprio che pensare, era il destino di Saiph. Era davvero morto?O la Troisi avrebbe trovato un modo per farlo tornare?Ebbene, la risposta –attenzione SPOILER, SPOILER, SPOILER- è la seconda. Ritroviamo anche in quest’ultimo capitolo Saiph come vero protagonista, se di tale si vuole parlare visto che fin dal secondo libro questa storia si è configurata più come un romanzo corale.
La seconda parte del volume vede i protagonisti dividersi per portare a termine la missione, mentre la terza tratta della battaglia finale.
Se in precedenza avevo pensato che questa saga fosse molto simile alle Cronache, be’, adesso ho dovuto ricredermi. Non che le similitudini non ci siano, anzi, ma lo scopo finale della storia è diverso. Certo c’è sempre in ballo la distruzione del mondo tentata da un malvagio ma questa non ha come scopo il rinnovo della vita e l’eroe che salva la situazione non è la giovane e testarda guerriera (come suppongo tutti si aspettassero). Inoltre molto spazio viene dato nella saga ai temi della conoscenza e della verità, completamente assenti; invece, nelle Cronache.
L’intero volume è stato molto piacevole, incluse le parti dedicate ai personaggi minori, ma non mi ha preso come accadeva in precedenza. Sicuramente, buona parte di ciò è dovuto al fatto che non leggo di Nashira da quando è uscito l’ultimo libro (avevo solo vaghi ricordi di quanto era accaduto in precedenza) tuttavia, c’è anche qualcosa nel romanzo che non mi ha rapito. Forse è stata la struttura prevalentemente narrativa con pochi dialoghi, forse il fatto che alcuni personaggi e situazioni siano stati trattati superficialmente (vedi la figura di Amaro, evanescente eppure con un enorme potenziale o la rapida morte di Grele) ma non ho versato neanche una lacrima quando vi sono stati i lutti né tantomeno a fine romanzo.
Ad ogni modo, se avete letto il terzo volume consiglio a tutti di leggere anche questo per scoprire infine l’incredibile trama (la cosa che più ho apprezzato) che la Troisi ha ideato per Nashira.
Dimenticavo: su questa ci copertina ci avrei visto molto di più Saiph o un Shyla piuttosto che Talitha dal momento che in qui diventa quasi una spettatrice.

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I precedenti libri della saga
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Romanzi
 
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Vivix Opinione inserita da Vivix    24 Aprile, 2015
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Nulla

Ho letto questo libro perché avevo visto vari film molto belli tratti da romanzi di quest’autore, sapendo che è molto famoso mi son detta, “ci dovrà pur essere un motivo” ed ho tentato. Be’…una vera delusione. Premetto che mi aspettavo davvero molto da questo volume ma sinceramente ha rasentato la sufficienza davvero per un pelo. L’intreccio di per sé mi è piaciuto, semplice e lineare ma bello; anche su come si svolge la vicenda niente da dire, ciò che non mi è andato giù è stata la scrittura. E’ formalmente corretta, le descrizioni non mancano, anche la psicologia dei personaggi viene indagata eppure mi sembrava sempre che l’indagine di questi rimanesse superficiale; l’intera vicenda non mi ha trasmesso assolutamente niente. Leggevo pagina dopo pagina senza provare un minimo d’entusiasmo e chiedendomi continuamente quanto mancasse alla fine del libro. Un pizzico di curiosità l’ho provata solo all’inizio quando Theresa trova le lettere e rintraccia Garrett ma poi i due subito si innamorano. Penso che lo scrittore non sia riuscito a rendere i loro sentimenti, il loro amore. Credo che “Le parole che non ti ho detto” sia molto meglio come film perciò lo vedrò al più presto.

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Vivix Opinione inserita da Vivix    26 Marzo, 2015
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Dandy

Ero entusiasta di iniziare questo libro perché Magnus era in assoluto il mio personaggio preferito nella saga principale ed ero molto curiosa di saperne un po’ di più della sua lunghissima esistenza. Il volume voleva rispondere proprio a quest’esigenza (oltre, ovviamente, a ragioni economiche) e in parte l’ha fatto (anche se ha lasciato alcuni punti interrogativi) ma sono rimasta un po’ delusa perché me l’aspettavo differente. Il libro si compone di una serie di capitoli che più che altro costituiscono una sorta di racconti, ognuno a sé stante ed è proprio questo il problema. Naturalmente, trattandosi dell’esistenza di uno stregone plurisecolare, era impossibile che vi fosse un’unica storia che si sviluppasse dall’inizio alla fine, ma nemmeno mi aspettavo di trovarmi di fronte a degli eccessivamente semplicistici raccontini di una cinquantina di pagine ciascuno. L’unico elemento unificante è la figura di Magnus trattata, tra l’altro, in modo piuttosto superficiale: Bane viene costantemente presentato alla stregua di un dandy che rifiuta la morale comune nei comportamenti,nelle scelte amorose, nelle risposte, praticamente in tutto. Un perfetto esteta nel modo di vestire e nello stile di vita. Vengono sottolineati infinite volte il suo amore per la moda e le cose chic e per gli uomini/donne (esclusivamente bellissimi) che incontra (preferibilmente con capelli neri e occhi azzurri). Ne esce, soprattutto nei primi capitoli, l’immagine di un perfetto depravato.
Il primo capitolo, “Cosa accadde in Perù”, è assolutamente insignificante: una storiella stupida dopo l’altra.
Il secondo, “La fuga della regina”, sembrava molto promettente ma in realtà si tratta soltanto dell’inizio di una storia che resta (il mio disappunto quando l’ho scoperto era notevole) senza sviluppo né conclusione.
“Vampiri, sconse ed Edmund Herondale” può essere considerato come un susseguirsi di scenette. Buone le parti con Camille ed Edmund (sebbene questo somigli davvero troppo a Jace); ridicola la sezione che racconta dell’incontro tra lo Shadowhunter e la mondana; molto bene invece, la conclusione del capitolo: le parole di Magnus nei confronti del fondatore del Praetor Lupus e la collana che dona alla vampira.
“L’erede di mezzanotte” racconta di un semplicissimo incontro che sembra far parte di una storia molto più ampia; se non erro, infatti, la Clare ha intenzione di dedicare un’intera trilogia ai figli di Will e Tessa, perciò mi sono chiesta per quale motivo non inserire lì quest’episodio che invece qui sembra campato in aria. Non sono riuscita a spiegarmene il titolo, che non ha alcun legame con ciò di cui si parla. In conclusione, comunque, piuttosto carino, se non altro perché rievoca fatti e personaggi di TID.
“L’origine dell’hotel Dumort” l’ho trovato insignificante, per di più non v’è alcun legame tra la prima parte del capitolo e la seconda e la cosa più interessante (il rapporto di Camille e i vampiri col crollo della Borsa del ’29) non viene spiegata.
“Alla ricerca di Raphael Santiago” è abbastanza interessante anche se non riesco proprio a conciliare l’immagine del vampiro con quella descritta nei momenti in cui è presente anche Ragnor Fell.
“La caduta dell’hotel Dumort”: davvero difficile immaginarsi Camille in quello stato ma, che dire, anche i grandi cadono; peccato per la scelta finale dello stregone.
“L’ultima sfida dell’istituto di New York” racconta di due avvenimenti che precedono l’evento capitale che darà poi vita a TMI; particolarmente toccante per la presenza e le parole di Tessa e di un suo discendente: Stephen Herondale, vi dice niente?
“Un regalo di compleanno per Alec”, “Il corso di un amor cortese” e “La segreteria telefonica di Magnus Bane” sono senza dubbio i capitoli più interessanti e, soprattutto, divertentissimi!
Per concludere, i capitoli nei quali compare soltanto Magnus (o tutt’al più Catarina e Ragnor Fell) sono niente più di storielle, quasi noiosi; al contrario, quelli nei quali appaiono i personaggi che abbiamo imparato a conoscere in TMI e TID sono molto più interessanti perché esplorano il rapporto dello stregone con questi ultimi.
Per quanto riguarda la scrittura, una valanga di errori ortografici!Editor…cosa esistono a fare?

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The mortal instruments e The infernal device
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Narrativa per ragazzi
 
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Vivix Opinione inserita da Vivix    16 Marzo, 2015
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Quattro

Ero molto curiosa di leggere questo libro: Quattro era sicuramente il personaggio che preferivo della trilogia perciò ero eccitata di conoscere la sua storia prima dell’incontro con Tris ed il suo punto di vista circa gli eventi dei libri principali.
La storia è abbastanza interessante anche se, avendo letto quella di Beatrice, ero già a conoscenza di moltissime cose. Prevedendo questo la Roth ha scelto di raccontare il tutto in modo molto sintetico saltando da una scena all’altra piuttosto che narrando una vera e propria storia. Credo che sia stata un’ottima scelta poiché in questo modo il volume si legge velocemente e piacevolmente allo stesso tempo; penso però che a partire dall’incontro con Tris tale metodo avrebbe dovuto mutare leggermente o per lo meno, sarebbero dovute essere inserite tutte le scene nelle quali i due erano insieme. Capisco che l’autrice abbia scelto in modo diverso per evitare che il lettore si annoiasse, ma non penso che ciò sarebbe avvenuto dal momento che sarebbe stato interessante leggere il punto di vista del ragazzo, ma soprattutto l’incontro con Beatrice cambia profondamente la vita di Tobias perciò, in un libro che racconta la sua crescita, penso che siano fondamentali.
Il volume è molto piacevole, non annoia mai e si legge velocemente; anche se, ovviamente, non si tratta di un capolavoro.

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Divergent
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Vivix Opinione inserita da Vivix    11 Marzo, 2015
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Noia

Sono stata davvero molto indecisa se acquistare o meno questo libro: la trama era carina anche se semplice e mi entusiasmava l’idea degli angeli ma ero convinta si trattasse del solito romanzo-fotocopia di Twilight; alla fine ho deciso di comprarlo per via delle milioni di recensioni positive. Ebbene, mi dispiace tanto ma mi trovo ad essere la voce fuori dal coro.
Questo libro è davvero noioso, non mi ha appassionato nemmeno per un istante ed è l’esatta copia di tutti gli altri YA. Non riesco proprio a capire cosa ci abbiano visto gli altri lettori.
La protagonista è la solita sempliciotta ma che all’apparenza nasconde fegato e qualcos’altro. Si innamora irrimediabilmente del soprannaturale di turno, nonostante con ogni fibra del suo essere capisca che sia una pessima scelta. La sua migliore amica, Vee, l’ho seriamente detestata: una perfetta idiota.
Uniche due note vagamente positive sono: il personaggio di Patch, che sebbene non sia questa gran cosa è costruito leggermente meglio degli altri, ed il modo in cui è stata gestita la storia dell’aggressore col passamontagna. Non avevo davvero idea di chi potesse essere e sono rimasta sorpresa nello scoprirlo; tuttavia, ciò non basta a salvare questo volume.

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Fantasy
 
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Vivix Opinione inserita da Vivix    17 Febbraio, 2015
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Si scende

Devo dire che purtroppo rispetto agli altri libri della trilogia questo è quello che mi è piaciuto meno. Non che sia brutto, ma l’ho trovato più lento dei precedenti a causa dei cliché più presenti.
L’ironia e la scorrevolezza ci sono ancora e per fortuna perché altrimenti non credo che sarei riuscita a mandare giù quest’ultimo libro.
I personaggi non subiscono alcun cambiamento ad eccezione dei due principali e purtroppo loro mutano in peggio: amore alla ribalta. Vai con le romanticherie e le seghe mentali, con il “ti amo ma per il tuo bene devo fingere il contrario”, con il “non posso vivere senza te: mi ucciderò” e il “per sempre”.
Per quanto riguarda le altre comparse tali sono rimaste, così come si preannunciava fin da Red ed infatti non mi sono per nulla sorpresa. Mi è davvero dispiaciuto per Xemerius: simpatico ed utile aiutante in Blue, logorroico, ignorato ed inutile in Green.
La trama continua a scorrere lineare ma vero la fine, quando tutto viene svelato (un po’ troppo in fretta), la Gier deve aver saltato qualche passaggio oppure io non ho capito bene quando spiega, fatto sta che mi è rimasto qualche punto interrogativo (ad esempio: come è possibile che il nonno di Gwen fosse in possesso di un altro cronografo e che la pietra filosofale sia stata data sia al conte che a Gideon?!).
Per quanto riguarda il finale genitori e coppietta l’ho trovato davvero semplicistico –perfino per gli standard di questo libro- e inaccettabile.

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Vivix Opinione inserita da Vivix    10 Febbraio, 2015
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Ci vediamo alla sourieè del XVIII secolo?

Ultimamente sono in “crisi lettura” perciò le mie aspettative sono davvero minime: tutto ciò che chiedo è un libro che si legga con facilità e Blue ha rispettato tale desiderio. I pregi e i difetti di questo secondo capitolo della saga sono assolutamente gli stessi di Red.
Maggiore pregio sono l’ironia con la quale è narrata l’intera vicenda, i pensieri di Gwen e Leslie che non riusciresti mai ad immaginarti per la loro assurdità, le situazioni comiche e le battute.
Tra i difetti troviamo la mancanza di realismo, il titolo del quale non ho capito la ragione, il solito bellissimo fintamente lunatico e l’innamoramento con conseguente perdita di facoltà mentali e fisiche.
Ciò che mi stupisce di questa saga è che nonostante i difetti (sui quali solitamente non ci passerei sopra), continua a piacermi, probabilmente proprio per il modo in cui è scritto che da’ l’impressione, fin da subito, di non star leggendo un libro con presuntuose e infondate alte aspettative, ma semplicemente una storia che si pone come obiettivo quella di far passare qualche ora piacevole al lettore.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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Vivix Opinione inserita da Vivix    07 Febbraio, 2015
Top 500 Opinionisti  -  

Preparatevi allo spasso

Ho visto questo libro per la prima volta qualche anno fa, ma mi sono decisa a leggerlo solo dopo aver visto il film. Non si tratta di una storia eccezionale (né tantomeno aspettavo che fosse tale) tuttavia sono rimasta piacevolmente colpita, perché, sebbene la situazione non sia il massimo dell’originalità (adolescente con improvvisi poteri che si innamora del bello arrogante) è riuscita a prendermi come non succedeva da un bel po’. Red è perfino riuscito a farmi piacere i viaggi nel tempo, quando invece di solito li odio. Quello che da’ il tocco in più al volume, a mio parere, è lo stile: ironico, leggero, divertente. Si susseguono battute e considerazioni assurde fatte dalla protagonista e dalla sua migliore amica che fanno sbellicare. Certo, questo toglie credibilità al libro, ma meglio così perché altrimenti sarebbe stato il solito YA scopiazzato.
Ovviamente, non è privo di difetti: è un po’ confusionario e si dilunga eccessivamente in avvenimenti marginali (da questo punto di vista è meglio il film), ma nel complesso trovo che sia un libro molto migliore di quelli che circolano negli ultimi anni.

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Fantasy
 
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Vivix Opinione inserita da Vivix    02 Febbraio, 2015
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Rabbia e Vendetta

Dalla trama non sembrava male ma temevo che si trattasse del solito young-adult per questo quando l’ho iniziato ero un po’ titubante. Be’, ovviamente ci sono elementi che ultimamente si ritrovano in tutti i libri (le creature soprannaturali, i due innamorati destinati a combattersi ecc..) ma nel complesso era piuttosto originale; soprattutto non mi sono mancati affatto il solito triangolo amoroso e le frasi smielate.
Il libro si legge facilmente, sia per qualche colpo di scena qua e là che per la leggerezza con cui è scritto, ma nonostante questo non mi ha rapito particolarmente.
I personaggi sono tutti ironici e divertenti e questo sicuramente aiuta la lettura, tuttavia nessuno di essi mi ha colpito. Per quanto riguarda la protagonista, l’autrice calca moltissimo sulla rabbia e la vendetta, ma quando la ragazza viene a conoscenza di un segreto rinuncia subito ai suoi propositi. Il bellissimo di turno viene descritto come imperturbabile e impassibile eppure fin dal primo momento in cui lo si incontra questi si lascia sfuggire mille gesti ed emozioni in un escalation che lo porta addirittura a baciare improvvisamente Aileana. Gavin, quello che probabilmente diverrà nei prossimi capitoli il terzo incomodo, almeno in questo volume è stato totalmente inutile e poteva benissimo non comparire.
Per quanto riguarda il mondo delle fate è intrigante ma se ne parla molto poco.
L’intera storia è ambientata nell’800 ma in rivisitazione steampunk che aggiunge un’ulteriore particolarità, ben accetta per l’amor del cielo, ma in alcuni punti l’ho trovata decisamente esagerata (Aileana costruisce una locomotiva in meno di un giorno!).

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Gialli, Thriller, Horror
 
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Vivix Opinione inserita da Vivix    21 Dicembre, 2014
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Non così eccezionale

Erano anni che mi dicevo “Un giorno lo leggerò”, “Prima o poi lo leggerò” ma non lo facevo mai, poi qualche settimana fa l’ho finalmente iniziato.
In linea generale ovviamente sapevo la trama ed ero anche a conoscenza dei più clamorosi colpi di scena perciò l’effetto sorpresa, sul quale il libro punta moltissimo per non dire tutto, non c’era.
Si tratta di un thriller dove fondamentale importanza hanno opere d’arte, simboli e personaggi storici di cui l’autore fornisce informazioni di tale accuratezza da far sembrare tutto reale; l’intreccio è geniale, così come gli indizi lasciati da Saunière, tuttavia, sebbene il volume non annoi mai, l’ho trovato decisamente arido dal punto di vista dei sentimenti. Langdon viene catapultato improvvisamente in un’assurda caccia al tesoro e tutto quello che riesce a pensare è che ha sonno?!Le sue emozioni non vengono mai citate se si esclude il senso di colpa ad un certo punto del racconto e così il bacio con Sophie l’ho visto del tutto fuori luogo.
Capire per quale motivo ha avuto tanto successo è facile: il mare di documenti e intrighi creati presumibilmente dalla Chiesa per nascondere il grande segreto. Se si tratti della verità oppure no probabilmente non lo sapremo mai, ma una cosa mi sembra palese e su ciò concordo con quanto scritto nel romanzo: la Chiesa delle origini ha demonizzato la figura femminile e soltanto in tempi più o meno recenti è iniziata la sua rivalutazione. Non che gli antichi innalzassero statue d’oro al gentil sesso ma per lo meno non erano viste nell’ottica negativa tipica dei secoli successivi.
Ad ogni modo si tratta di un lettura piacevole che non mi senti di sconsigliare.

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Romanzi storici
 
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Vivix Opinione inserita da Vivix    27 Ottobre, 2014
Top 500 Opinionisti  -  

Terribile

Non sono contro i romanzi storici ma questo non lo avrei comprato comunque perchè la trama non mi attirava affatto. Mi è stato imposto dalla prof (mannaggia a lei) e così non ho avuto scelta. Inizialmente ero ottimista: mi aspettavo qualcosa di bruttino ma nel complesso passabile. Mai pensiero fu più sbagliato!
La storia è assolutamente terribile, i personaggi, lo stile e l'ambientazione non aiutano.
L'autore si immerge completamente nelle vicende storiche e chi, come nel mio caso, non le conosce o le ricorda solo a grandi linee si trova perso senza bussola e possibilità di capirci qualcosa.
I personaggi sono uno più terribile dell'altro ma la corona dell'odiosità spetta al protagonista, quel dannato Simone Simonini o come cavolo si chiama: mai letto di un tipo più cinico, materialista, senza scrupoli, antipatico, schifoso...okay, mi fermo.
Lo stile di Eco non aiuta a digerire il tutto. Descizioni minuziosissime che un altro po' informavano il lettore anche della lunghezza delle unghie del protagonista, periodi chilometrici e ingarbugliati, parole difficili, frasi in francese senza traduzione e un'infinità di ricette che rendevano conto anche del pizzico di sale o della goccia d'acqua, ma che caspita ci frega di ste' cose?!
Mai stata più tentata di non finire un libro, l'ho portato a termine (dopo essermi presa un buon mesetto di pausa circa a metà) solo perchè mi è stato imposto.

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Vivix Opinione inserita da Vivix    20 Ottobre, 2014
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Verso il Grande Forse

Non sapevo davvero cosa aspettarmi da questo libro. Non credevo che fosse al livello di “Colpa delle stelle” ma ero certa che non mi avrebbe deluso e, in effetti, non è stato così.
Tutta la prima parte del libro scorre rapida sia per lo stile usato dall’autore, che per ciò che racconta (vita adolescenziale di un mezzo nerd unita a scene davvero comiche); inoltre morivo dalla voglia di scoprire cosa era successo “prima” e quale avvenimento avrebbe determinato il “dopo”. Be’, l’avvenimento non è dei più allegri ma infondo dovevo aspettarmelo. Il “dopo” è decisamente più pregno di significato e lascia più spazio per riflettere (anche se gli spunti non erano mancati nemmeno prima), ma senza che la leggerezza della lettura ne risenta. La conclusione, sicuramente inaspettata, non mi ha però soddisfatto: Green cerca di motivare razionalmente la decisione di Ciccio riguardo uno dei quesiti fondamentali della vita ma, a mio parere, non ci riesce.
Per quanto riguarda i personaggi sono tutti divertenti e delineati abbastanza bene, l’unico che non ha riscontrato particolari simpatie da parte mia (ed ora mi attirerò le ire di tutti) è Alaska. Capisco la sua situazione ma i continui sbalzi d’umore, le provocazioni e l’aura di mistero non le ho apprezzate molto.
Come “Colpa delle stelle” anche qui vengono affrontati importanti temi con lo stile leggero tipico di Green, ma nonostante ciò che scatena il “dopo” ho trovato “Cercando Alaska” meno impegnativo.
Nonostante ciò che scatena il “dopo” e la riflessione sul “labirinto” di dolore che è la vita, da questo libro ho tratto soprattutto un messaggio di speranza ed è proprio questo ciò che mi è più piaciuto. Continuiamo a guardare avanti… verso il Grande Forse.

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Vivix Opinione inserita da Vivix    11 Ottobre, 2014
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Straziante

Non sapevo davvero cosa aspettarmi da questo libro: c’era chi mi aveva detto che non fosse all’altezza del secondo, chi mi aveva spoilerato il finale dicendo che morivano tutti… be’, queste pagine sono state sicuramente una sorpresa e non le ho affatto trovate inferiori ai capitoli precedenti!
Il motivo per cui molti sono stati delusi è forse la poca azione che c’è rispetto ai libri precedenti, a favore di un ulteriore approfondimento psicologico della mente di Katniss che qui vediamo davvero molto provata. Personalmente non ho trovato che fosse noiosa (anche se c’è qualche situazione che si ripete troppe volte) e anzi, ha fatto aumentare la mia stima della Collins: scrivere di avventure e azione forse un po’ tutti ci riescono, ma sondare i pensieri di quella che nelle sue mani non è più solo una protagonista, ma una persona in carne e ossa, be’ penso sia davvero difficile, soprattutto quando sanno di disperazione.
Tra i capitoli si susseguono atrocità di ogni genere e ad un certo punto viene da chiedersi “perché?!”, per quale motivo l’autrice non può sorvolare, non può liquidarle con poche parole, non può indorare la pillola, non può censurarle. E la risposta è semplice. Realismo. Sì, perché nonostante ci immerga in un futuro lontano molte centinaia d’anni, il lettore lo avverte come se fosse vicino a lui, come se potesse alzare lo sguardo dalle pagine e dire “Mi trovo proprio a Panem”. Questo perché i temi trattati dalla Collins sono attualissimi e il modo d’agire dei suoi personaggi, anche e forse soprattutto, dei più crudeli e calcolatori è identico a quello delle persone vere.
Probabilmente molti si aspettavano che concedesse maggior spazio al triangolo amoroso, soprattutto alla figura di Peeta che qui, rispetto agli altri libri, compare pochissimo, ma credo che abbia agito in modo giusto in quanto se l’avesse fatto, avrebbe ridotto “Hunger Games” ad uno dei tanti stupidi libri su questo tema mentre fin da subito è stato chiaro che non era ciò a cui la Collins puntava.
Con questo ovviamente, non voglio dire che sia privo di difetti, ma si tratta di piccolezze facilmente trascurabili. Ad esempio, in alcuni momenti liquida quelle che ritengo importanti emozioni di Katniss, in un punto appare un po’ ripetitiva, in un altro troppo affrettata o poco realistica (quando spediscono la squadra a far scoppiare i baccelli e registrano al contempo il pass-pro) ma non c’è davvero nient’altro.
Il finale è straziante, non tanto per ciò che avviene, quanto piuttosto per come la penna dell’autrice riesce a descriverlo, come riesce a immergerci nella desolazione di Katniss che dopo le mille difficoltà, soprattutto psicologiche, che ha affrontato viene gettata così da parte.
Per quanto riguarda la figura della nostra “Ragazza di fuoco” a parecchie persone non è andato giù come sia distrutta in questo volume; invece io credo proprio che ci sta tutta. Ha partecipato a due, dico, DUE Hunger Games (quando uno solo è sufficiente a mandarti fuori di testa) e come se non bastasse le torturano Peeta -gli fanno il lavaggio del cervello!- a causa SUA; uccide millemila perone e molte di più vengono ammazzate (Cinna, Darius, Finnik, le persone del Distretto 12…) a causa della ribellione che involontariamente ha causato; Gale, l’amico d’infanzia che dovrebbe sostenerla, diventa buono solo a inventare trappole crudeli e ad essere geloso; Prim, per la quale Katniss si è offerta come tributo, che ha protetto da sempre, muore, per mano della Coin per giunta, che in teoria doveva essere “dalla parte dei buoni”. E dopo tutto questo uno non dovrebbe uscire di testa?C***o, nemmeno se fosse stata fatta di diamante ne sarebbe uscita integra!E’ umanamente impossibile (!) e lei è solo una diciassettenne.
Non mi sento di contestare nemmeno l’uscita di scena di Gale. E’ stato evidente quasi per tutto il libro che i rapporti con Katniss si erano ormai sfaldati e dopo che la Coin ha usato la bomba da LUI ideata per uccidere Prim e bambini vari non avrebbe mai più potuto guardarlo senza pensare alla parte di colpa che ha avuto.
Mi trovo invece d’accordo con i molti che protestano per il modo in cui muore Finnik. Sotto silenzio. Ho dovuto rileggere quella frase perché quasi non me n’ero accorta; pensavo si trattasse soltanto di uno dei tanti che moriva lungo il percorso. E Katniss non fa manco nulla per salvarlo, lo grazia soltanto con una morte rapida con l’esplosione dell’Olo!!
Personaggio che invece nel finale non ho ben capito è Haymitch: in tutta la trilogia cerca di aiutare i suoi sue tributi, seppur con i suoi modo contorti e discutibili e nonostante tutti i suoi problemi, ma alla fine, quando Katniss sembra essersi definitivamente persa, cosa fa?Assolutamente nulla!
Ci sarebbero centomila altre cose da dire ma mi rendo conto che chi legge non vuole sorbirsi i miei sproloqui, quindi…mi censuro sperando di aver dato almeno una vaga idea del valore del libro.

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Vivix Opinione inserita da Vivix    06 Ottobre, 2014
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Rivolta!

Ho iniziato questo libro con entusiasmo perché, nonostante avessi già visto i film, il primo volume mi aveva appassionato molto. Be’, il secondo mi ha addirittura lasciato a bocca aperta! Erano davvero secoli che un romanzo non mi infiammava in questo modo e qui l’impresa era doppiamente ardua perché, ancora una volta, ero già a conoscenza degli eventi. Mentre però in “Hunger Games” il film era quasi identico al libro, qui sono stati omessi più avvenimenti, anche se marginali perciò c’è stata qualche sorpresa.
Non sono d’accordo con chi ha sostenuto che “La ragazza di fuoco” fosse solo una mezza copia del primo libro in quanto, se anche è vero che i protagonisti si trovano di nuovo nell’arena, il contesto è profondamente mutato. Lo stesso vale per il Tour della Vittoria che qualcuno ha trovato noioso: innanzitutto, per me non è stato così, e in secondo luogo è essenziale per la crescita psicologica di Katniss.
L’ultima riga del volume mi ha lasciato a occhi sgranati per lo shock e ho fortemente compatito i poveri disgraziati che hanno dovuto aspettare un anno per leggere il terzo.
Lo stile resta immutato con i suoi pregi e difetti, ma sto iniziando a pensare che, più che di mancanze, si tratti di peculiarità del modo di scrivere di questa autrice.

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Vivix Opinione inserita da Vivix    03 Ottobre, 2014
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Sogno o son desto?

Avevo già letto la trama di questo libro molto tempo fa ma non mi aveva colpito granché perciò lo avevo lasciato in libreria; un paio di mesetti fa lo ha acquistato mia sorella e ho deciso di dargli una possibilità.
Ciò che mi ha più colpito del volume è il modo in cui è scritto: ironico, divertente, sarcastico, ricco di battute; per questo le pagine scivolano via con assurda facilità.
La protagonista è simpaticissima, spiritosa, non prende mai nulla sul serio, ha sempre la risposta pronta; è il personaggio migliore che la Gier crea…o forse dovrei dire l’unico. Già, perché gli altri personaggi sono quasi interscambiabili, soprattutto Grayson & Co: sono talmente simili che all’inizio li confondevo tutti e non davo importanza a chi parlava perché era come se fossero la stessa persona. La sorellina di Liv, che dovrebbe andare in seconda media, è decisamente poco credibile ed è praticamente la fotocopia della sorella.
Divertente e intrigante l’idea di Secrecy che ricorda tanto Gossip Girl.
La trama è interessante e il corridoio con le porte dei sogni davvero intrigante; purtroppo il finale mi ha deluso: una serie di rivelazioni senza molto senso, eccessiva fretta nel raccontare gli eventi, non si viene a capo di nulla, nemmeno si stabilisce se esiste o no il demone.
Libro molto divertente e leggero, ma con un finale che non mi ha entusiasmato molto.

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Vivix Opinione inserita da Vivix    03 Ottobre, 2014
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Fame e povertà all'ordine del giorno

Prima di leggere questo libro avevo già visto i primi due film, perciò praticamente sapevo già tutto quel che succedeva per cui non c’è potuto essere alcun colpo di scena. Nonostante questo, il libro mi è piaciuto molto: non riuscivo a staccarmi dalle pagine!
Guardare i lungometraggi è bello ma leggere i libri è tutta un’altra cosa. Il volume mi ha fatto capire temi e sottintesi che il film lasciava solo intuire; per di più il fatto che sia narrato in prima persona da Katniss mi ha permesso di entrare nella sua mente, comprendere il modo in cui pensa, il perché dietro ogni azione. Credo che la Collins sia stata molto coraggiosa: ha tentato la sorte con una protagonista dal carattere forte e deciso, profondamente materialista a causa di una disagiata condizione di vita, quasi cinica. C’era la possibilità concreta che a molti lettori risultasse antipatica, ma ciò non è accaduto e alla fine è stata premiata. Tra i numerosi temi presentati dalla scrittrice uno di quelli che mi ha più colpito è stato quello del reality: come il pubblico impazzisse, come ogni tributo creasse una “persona” da presentare, come si comporta la stessa protagonista che cerca di non lasciar trapelare MAI le proprie emozioni.
Questo non significa che il libro sia privo di difetti: a volte sorvola su aspetti che invece ritengo importanti e le descrizioni di ambienti e paesaggi sono ridotte quasi a zero.

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Vivix Opinione inserita da Vivix    27 Settembre, 2014
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Ottima conclusione

Ultimo capitolo della saga; non potevo non leggerlo dopo aver sopportato –sì, esatto, sopportato perché, eccetto il primo, gli altri mi erano piaciuti sempre meno- la Clare per tutti e cinque i libri di TMI.
Se c’è qualcosa di davvero straordinario in Cassandra, a mio avviso è la fantasia che come sempre non manca, e l’aiuta a creare una ottima trama per questo capitolo conclusivo. Credo comunque che si sia dilungata un po’ troppo –siamo intorno alle 700 pagine!- di fatti a un certo punto non desideravo altro che la resa dei conti che invece, veniva sempre rimandata.
In linea con i due libri precedenti, non troviamo un unico POV ma ce ne sono un infinità, inclusi quelli di personaggi molto marginali. Questa tecnica, per quanto piuttosto gradita –sì, perché arrivati a questo punto ci si è talmente affezionati ad ognuno di loro da volerli sentire il più vicino possibile- ha causato spesso un po’ di confusione e una certa ripetitività: uno stesso avvenimento veniva ripetuto trentamila volte perché doveva essere spiegato ai vari personaggi. Nonostante questo, grande ammirazione per la Clare poiché rispetto al primo libro ha fatto davvero dei passi da gigante per quanto riguarda la scrittura che è finalmente degna della sua fama, con tutte le descrizioni paesaggistiche, le introspezioni ed i dettagli giusti.
La cosa che più mi ha fatto piacere e che mi ha fatto riflettere sull’abilità dell’autrice è stata la crescita dei protagonisti. Leggendo non potevo fare a meno di confrontarli con quelli del primo volume e notavo persone completamente nuove e mature, complete. Jace che finalmente abbandona parte delle sue perenni difese; Clary che non ragiona più come una mondana; Alec che acquista sicurezza; Isabelle che si permette di amare. Anche le love story maturano: il rapporto tra Clary e Jace diventa meravigliosamente maturo con i due che si fidano l’un l’altro senza più dubbi o incertezze; Alec e Magnus si rimettono insieme dopo aver capito la profondità dei loro sentimenti ed aver spianato le divergenze. E’ possibile notare una crescita anche nella loro amicizia: in “Città di Ossa” Jace e gli altri odiavano o ignoravano Simon che qui è finalmente pienamente parte del gruppo e non più l’inutile amico della protagonista; Isabelle e Clary si detestavano a vicenda mentre ora si consolano; Alec non sopportava Clary e adesso la abbraccia.
Oltre ai vecchi personaggi ne troviamo di nuovi che subito conquistano il lettore e che saranno i protagonisti della nuova trilogia ambientata a Los Angeles. Mossa astuta che garantisce alla Clare la continuazione del mondo Shadowhunters.
E, infine, ciò che in ASSOLUTO ho più amato in questo libro: Jem, Tessa e ogni altro tipo di riferimento a TID. Jem è stato il mio personaggio preferito ne “Le Origini” perciò ogni qualvolta compariva mi emozionavo tantissimo, per non parlare dell’epilogo dove ci sono una miriade di stupendi crossover e addirittura compare Tessa che fa la conoscenza dei discendenti delle persone a lei più care: il mio cuore poteva scoppiare da un momento all’altro!Per quanto mi riguarda l’intera storia è stata abbastanza piacevole, ma ciò che l’ha elevata allo stupendo è sono stati proprio gli influssi di TDI!!!

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Vivix Opinione inserita da Vivix    22 Settembre, 2014
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Un inferno vero e proprio

Volevo dare una possibilità a questo libro (non che mi convincesse particolarmente) ma era stato pubblicizzato molto e l’autore è italiano. Be’, meglio non averlo mai fatto.
La storia è più o meno originale ed ha un gran potenziale, il problema è che non viene affatto utilizzato, anzi tutto è trattato in maniera così superficiale che ne esce un obbrobrio.
La narrazione entra subito nel vivo e su questo non ho nulla da ridire, ma l’autore non può far innamorare i due ragazzi in una pagina, soprattutto visto che sarà proprio questo sentimento che li spingerà a mettere in discussione tutto il mondo che hanno conosciuto fino ad allora. Quando i protagonisti sono arrivano all’Inferno ho sperato in un miglioramento che però non c’è stato. Nemmeno quelli che per lo scrittore erano “colpi di scena” mi hanno lasciato nulla.
Credo che il problema fondamentale di questo volume sia però la scrittura: descrizioni caotiche che servono solo a confondere le idee, dialoghi quasi sempre banali, narrazione piatta e noiosa.
I personaggi sono figure evanescenti senza identità che un attimo prima sono nella disperazione più nera e quello dopo tutto è passato.
Arrivare all’ultima pagina è stata davvero una fatica immane, non lo consiglio a nessuno.

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Vivix Opinione inserita da Vivix    22 Settembre, 2014
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Libro migliore dell'autrice!

Avevo già letto libri di questa scrittrice ma penso che questo sia il migliore in assoluto!
A differenza degli altri mi ha appassionato fin dall’inizio e sono riuscita a rispecchiarmi nella protagonista e nella sua vita molto più che con Tor e Cassie. Inoltre, al contrario di “Un diamante da Tiffany” e “Shopping da Prada”, “Un regalo perfetto” non presenta sezioni inutili o troppo lente ma tutto è funzionale alla storia e si legge con facilità grazie anche alla mancanza dell’eccessiva descrizione di azioni, luoghi e vestiti.
La storia è davvero originale, quasi un due in uno si potrebbe dire perché insieme a quella della protagonista viene svelata, a poco a poco per tenere il lettore attaccato alle pagine, anche la vita della destinataria del regalo.
Tutti i personaggi sono ben caratterizzati, soprattutto Laura e Cat; unica pecca: il modo, decisamente improvviso, in cui Robert si innamora dell’orafa quando invece fino a due minuti prima era follemente innamorato della moglie.
A differenza degli altri volumi, in cui nel finale si svelavano una quantità di segreti incredibile e avvenivano colpi di scena uno dietro l’altro, in questo tutto è abbastanza prevedibile eccetto i motivi in cui, in realtà, sono legati Laura, Jack e Fee; proprio questi legami, a dir la verità, sono stati ciò che mi è piaciuto meno del romanzo, forse perché si rivelano essere molto più drammatici di come ci si aspettava e quindi necessitavano un maggiore approfondimento.
Ad ogni modo, è assolutamente consigliato!

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Vivix Opinione inserita da Vivix    04 Settembre, 2014
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Il segreto

L’inizio del libro è piuttosto singolare: incomincia con una lettera seguita da un prologo, dopodiché procede come di consueto. Questa scelta avrebbe dovuto destare la curiosità del lettore ma, per quanto mi riguarda, è servita più che altro a confondermi le idee. Sono riuscita ad orientarmi nell’albero genealogico della protagonista solo dopo metà libro e lo stesso vale per gli indizi lasciati da Mr Green. La prima parte della storia non mi ha entusiasmato molto -forse a causa dell’eccessiva lentezza- quando invece i flashback del 1887 si sono fatti serrati, la voglia di sapere cosa succedeva a Grace era incontenibile. Ad eccezione del segreto, la storia è semplice e lineare tanto che, insieme allo stile insipido, sfocia nel semplicistico. Incredibili i colpi di scena nel finale che avvicinano il volume alle serie TV stile Beautiful.

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Vivix Opinione inserita da Vivix    21 Luglio, 2014
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Poteva essere più breve

Ho letto questo libro perché me l’ha prestato mia cugina. Non avevo alcun pregiudizio anche se non si trattava del mio solito genere, perché mi aveva assicurato che fosse bello.
L’inizio della storia è un po’ scontato, ma soltanto quello, per il resto è tutta una sorpresa. L’idea di far viaggiare la protagonista attraverso quattro delle città più belle del mondo è semplicemente fantastica: mi emozionava il solo pensiero di spostarsi insieme a Cassie, sottoporsi a trattamenti estetici di ogni tipo, comprare vestiti costosissimi e lavorare nel mondo delle celebrità. L’idea delle liste, intriganti e misteriose, non era da meno.
I personaggi erano tutti molto ben caratterizzati, ad eccezione di Wiz. La protagonista, Cassie, ha riscosso quasi sempre la mia simpatia, ma non ho apprezzato il suo atteggiamento nei confronti della lista di Parigi: seccata e innervosita nonostante quella precedente fosse stata strepitosa. Il personaggio migliore in assoluto è stato Henry e non solo perché era bello e supermuscoloso, ma anche perché era sempre allegro, pieno di vita e soprattutto geniale con la sua caccia al tesoro!
Ciò che non mi è piaciuto del romanzo è stato l’eccessivo dilungarsi della scrittrice nel rapporto tra Cassie e Cloude: non è di nessuna utilità alla storia. Avrei potuto comprenderlo se al termine del libro si fosse parlato del nuovo lavoro della ragazza o della città nella quale avrebbe vissuto, ma così non è stato perciò credo che avrebbe dovuto ridurre questa parte (insieme alla permanenza newyorkese) per dare più spazio al suo rapporto con Henry. Nella prima parte del volume è quasi totalmente assente, anche dai pensieri della protagonista, e continua così fin quasi alla fine dove l’amore di Cassie per lui sboccia un po’ all’improvviso.
A parte questo, il romanzo è fantastico!

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Vivix Opinione inserita da Vivix    16 Luglio, 2014
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Mai giudicare un libro dalla copertina

Questo libro mi aveva attirato come la luce fa con le falene per via della copertina coloratissima e golosa. Speravo che la storia fosse bella almeno la metà dell’immagine, ma mi sbagliavo.
L’intreccio non è brutto e in qualche punto è anche inaspettato, ma non mi ha trasmesso NIENTE. Leggevo, leggevo e quasi mi annoiavo; arrivavo a un punto in cui dovevo per forza chiudere perché mi ero troppo scocciata di “Lillo” e della sua famiglia sgangherata. Pagine e pagine che parlavano dei suoi problemi impossibili e veniva da pensare “ma che cavolo ce frega?” fino ad arrivare all’epilogo assurdo. Spero vivamente che non succeda a tutti ciò che succede a questa famiglia dopo che è stata abbandonata dal padre.
I personaggi, quando andava bene, mi sembravano piatti, nel peggiore dei casi erano più che ridicoli (es.: Beatrice). Per non parlare di Giulia della quale si innamora follemente il protagonista e che a me è sembrata fin da subito una cretina e oca giuliva.
Unica nota positiva: lo stile. E’ molto scorrevole e in alcuni punti anche divertente.

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Vivix Opinione inserita da Vivix    06 Luglio, 2014
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Vivere col cancro

La copertina di questo libro è fantastica e avevo sentito osannarlo a destra e a manca così alla fine mi sono decisa a leggerlo.
Sono rimasta molto colpita dalla scelta di affrontare un tema difficile come il cancro (non avevo letto la trama) e ho reputato perfetto lo stile: spesso ironico, a volte amaro, mai troppo serio ma allo stesso tempo profondo. Adatto per trattare un tema importante senza appesantire ma allo stesso tempo, senza essere superficiali.
Mi è piaciuta anche la storia in sé, soprattutto il modo in cui i personaggi reagiscono alla malattia: in modo reale, senza che le situazioni vengano addolcite, e soprattutto il modo in cui si avvertono le difficoltà che sono costretti ad affrontare nella loro vita “normale”, che in realtà per le persone sane di normale ha poco o nulla. Sono caratterizzati molto bene, soprattutto i principali. Credo che certe frasi “filosofiche” Green poteva anche risparmiarsele: alcune avevano un senso ma altre sembravano messe lì per attirare l’attenzione e basta.
Sono rimasta un po’ delusa perché ne avevo sentito parlare da tutti benissimo –e di fatti si tratta di un bel libro- ma non l’ho trovato eccezionale.

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Vivix Opinione inserita da Vivix    24 Giugno, 2014
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Una droga

Non ho comprato subito questo libro perché temevo che fosse pieno dei soliti cliché, ma quando ho saputo che aveva vinto il premio “bancarella” mi sono decisa a leggerlo e non sono affatto pentita. Questa storia l’ho finita in due soli giorni ed è stata una vera e propria droga: non riuscivo in alcun modo a staccarmi dalle pagine!
Naturalmente è tutta incentrata sulla storia d’amore, ma non è smielata come avevo temuto, anzi. Non diventa tale nemmeno quando sono ormai chiari ad entrambi i sentimenti che provano l’uno per l’altra e soprattutto, (solo per questo ci vogliono 20 punti per l’autrice) mancano le scene hot che ormai da parecchio tempo sembrano essere diventate onnipresenti. La Premoli ha finalmente dimostrato che è possibile creare un libro splendido anche senza!
In alcuni punti il romanzo risulta un po’ irrealistico, ma la cosa non arreca fastidio poiché lo stesso stile usato dall’autrice (per niente serio) aiuta a distaccarsi dalla realtà restando però, sempre nel verosimile.
La protagonista è splendida: forte, ironica, determinata, sicura e non la solita timida inetta. Anche Ian è molto ben caratterizzato (pur se in maniera minore); mi sarebbe piaciuto leggere parte degli avvenimenti dal suo punto di vista. Per quanto riguarda i personaggi secondari sono appena accennati e a volte addirittura interscambiabili (ad esempio Vera e Laura), ma pazienza, in fondo il romanzo è incentrato sulla coppia.
Probabilmente l’aspetto che più mi ha fatto amare questo libro è il modo in cui è scritto: fresco, scorrevole, ironico, spesso divertente.
Naturalmente non si tratta di un capolavoro, ma è un ottimo testo per passare un po’ di tempo in totale relax e l’ho trovato decisamente migliore di molti altri volumi che pretendevano di essere dei “grandi” libri.

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Vivix Opinione inserita da Vivix    18 Giugno, 2014
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50 gr cliché, 25 gr CinquantaS, 25 gr originalità

Mi ero innamorata della copertina di questo libro e così non ho potuto fare a meno di comprarlo, nonostante ultimamente non straveda per il romance.
La storia d’amore c’è e occupa tutto il libro, ma questo me lo aspettavo; ciò che invece speravo di non trovare erano i cliché, be’… speranza vana. I due ragazzi si conoscono nel modo più banale possibile: scontrandosi; lui è il solito studente più bello, sexy, intelligente e simpatico di tutto il campus (non ha un solo difetto) e lei la solita ragazza timida che si tiene sulle sue. Avery ha preso un appartamento in affitto e chi potrà mai essere il dirimpettaio?Ma il favoloso Cameron, ovviamente. Chi sarà il suo compagno di corso?Di nuovo, Cam. Per fortuna continuando la lettura la storia diviene più autonoma e originale, anche se le classiche frasi smielate fanno capolino qua e là.
La trama è animata dal passato oscuro dei due ragazzi: per quanto riguarda Avery è facile intuire cosa le è capitato, più difficile invece è indovinare cosa è successo a Cameron.
I personaggi secondari sono presenti solo sporadicamente, quando all’autrice fanno comodo, e non sono caratterizzati chissà quanto bene, ma sono sicuramente divertenti.
Nonostante la storia di certo non originale, il libro non annoia mai grazie allo stile fresco, ironico e divertente dell’autrice, anche se avrei preferito che insistesse di più sul trauma che ha segnato Avery che invece, a parte all’inizio, è abbastanza debole. Invece, mi hanno irritato un po’ le scene di sesso: possibile che dopo CinquantaSfumature non ci sia libro dove non siano presenti?Gli scrittori hanno dimenticato come far emozionare senza le parti hot?Per di più, data la copertina con i due ragazzini dagli occhi innocenti, non me le aspettavo proprio. D’altro canto devo ammettere che sono descritte in nodo che non diventino volgari.
Ho apprezzato, invece, che i protagonisti siano studenti universitari -basta con questi liceali!- e che Cam più volte sottolinei il fatto che si comporta così da bravo ragazzo soltanto con Avery, mentre degli altri, per così dire, potrebbe “sbattersene”: si potrebbe dire che è una delle affermazioni più realistiche del libro.
In conclusione si tratta sicuramente di un volume carino se volete sognare il Principe Azzurro e la storia perfetta, ma di certo non è un capolavoro.

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Vivix Opinione inserita da Vivix    15 Giugno, 2014
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Folle, in tutti i sensi

Il primo libro non mi aveva entusiasmato ma nel complesso avevo espresso un giudizio positivo. Avevo comunque deciso di non comprare il seguito, che mi è poi capitato per caso tra le mani ed ho letto. Sarebbe stato meglio non farlo.
La prima parte del volume è anche passabile: il prologo è decisamente accattivante, Alice guarda attraverso gli occhi delle altre muse e scopre sentimenti che tenevano nascosti. Da quando però la ragazza si risveglia la storia non fa che peggiorare. La trama diventa sempre più incomprensibile, senza parlare poi, dei nonsense. Innanzitutto, perché Alice si rifiuta di aiutare Ian se vuole spezzare la maledizione, lo stesso obiettivo delle altre muse?Per non parlare del risvolto romance: il 98% delle volte senza senso. Potevo capire (più o meno) l’indecisione tra Ray (che però a fine del primo libro era diventato il suo grande amore) e Ian, ma Patricia…che diamine c’entra?!?!?!Sì, che la protagonista è bisex ma con la musa della pittura non c’era mai stato nulla!
Gran parte del volume è stata un supplizio tra trama che non si capiva, romance che non stavano né in cielo né in terra e scene di dolore e follia da tutte le parti che di certo non facilitavano la lettura!Ho capito che il messaggio che Falconi voleva mandare era quello di una vita non facile per le muse, ma così… mi è sembrato un po’ troppo. Non si è salvato neanche il finale, anzi, si è raggiunto l’apice del nonsense: un susseguirsi di scene, con le quali non è chiaro cosa l’autore volesse comunicare, e di frasi che volevano essere grandi massime ma che erano soltanto un accozzaglia di parole. Le ultimissime due pagine, nelle quali speravo in un minimo di comprensibilità e di, non dico gioia ma perlomeno, positività sono state l’ennesimo strazio incomprensibile, folle e doloroso. Ecco le parole chiave di questo romanzo: dolore e follia. Come se tutto questo non bastasse, i personaggi che avevamo già incontrato in precedenza vengono descritti fisicamente si e no mezza volta ed io che avevo letto il volume precedente secoli fa non li ricordavo per niente!Un autore dovrebbe tener conto di cose del genere quando scrive un seguito. In più Alice una volta aveva i capelli neri, una volta castani, una volta ricci, una volta mossi… ma si può sapere?!
Tutti gli aspetti positivi del primo libro sono scomparsi per lasciare spazio soltanto a tragedie. I colpi di scena, che così tanto avevano animato Muses, sono scomparsi. Ne troviamo soltanto due ma, non so se perché il libro mi aveva già esasperato o per altro, non mi hanno meravigliato per nulla. In conclusione, io non l’ho apprezzato per niente, ma magari a qualcun altro può piacere: non si sa mai… Consiglio di acquistarlo usato, così almeno si risparmia.

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Vivix Opinione inserita da Vivix    01 Mag, 2014
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Target infantile

Lessi la prima saga della Kedros ormai parecchi anni fa e ricordavo che fosse stata una lettura piacevole. Non ho poi comprato il seguito perché ormai troppo lontana dal genere. Ultimamente mi è capitato il primo capitolo tra le mani e ho deciso di leggerlo.
La trama è semplice e lineare e chi, come me, ha letto “Le ragazze dell’Olimpo” noterà delle somiglianze. Ad esempio l’amore di Estelle per trucchi, vestiti e ragazzi ricorda Luce, Kaliko rammenda Hoon ed anche il modo in cui le tre si conoscono (due già amiche che odiano la terza) è simile ai volumi precedenti.
E’ stato concepito come un libro rivolto a ragazzine di massimo 14 anni e per questo è molto semplicistico, i dialoghi sono scontati e banali, tuttavia, il fatto che l’autrice praticamente non descriva MAI l’aspetto delle protagoniste e faccia innamorare follemente Kaliko in poche ore l’ho trovato decisamente esagerato.
Se avete nipoti o sorelline, è un ottimo regalo, ma se avete superato i 14 anni, lasciate stare.

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Vivix Opinione inserita da Vivix    22 Aprile, 2014
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La verità è una bugia

Questo era il libro della resa dei conti e, infatti, si scopre finalmente la verità sulla città e sui suoi abitanti. Sì, perché ciò che era stato rivelato a fine Insurgent si scopre essere falso, almeno in parte.
In questo volume troviamo ancora una volta una buona dose di azione, con meno sparatorie però e forse questo ha contribuito a farla pesare di meno. La storia, a differenza di come mi aspettavo, si svolge quasi tutta al di fuori della città dove sembra di scoprire subito la verità, anche se è solo apparenza. La motivazione che la Roth pone dietro a tutti gli avvenimenti è sicuramente una sorpresa ma non mi ha entusiasmato molto. Tragico il finale (forse per questo un po’ insoddisfacente) e sicuramente inaspettato.
Facciamo la conoscenza di nuovi personaggi, ognuno con un passato dal quale è stato segnato, e ritroviamo i vecchi. Ancora una volta però, gli amici di Tris restano a far da sfondo e l’autrice si limita a tirarli fuori quando ne ha necessità, per il resto poi, scompaiono bellamente. Per quanto riguarda i vecchi personaggi, Peter è stato di nuovo quello che mi ha incuriosito maggiormente, soprattutto con la sua scelta finale.
Ho accolto con piacere l’inserimento dei POV di Quattro che aiutano a capire i suoi pensieri, i sentimenti, le motivazioni che sono dietro le sue azioni, il rapporto con i genitori dai quali è stato tragicamente segnato. Tris, invece, mi ha un po’ irritato perché troppo presa da se stessa, si scopre avere sempre ragione e non fa il minimo sforzo per mettersi nei panni di Tobias.
Come nei libri precedenti le descrizioni non sono il massimo, soprattutto per quanto riguarda i personaggi: vengono presentati una sola volta e si corre il rischio di dimenticare il loro aspetto!
Bello, invece, il modo in cui la Roth ha cercato (quando lo fa) di far capire al lettore la “differenza” tra Chicago e il mondo di fuori, anche se poteva essere approfondito e sfruttato meglio.

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Vivix Opinione inserita da Vivix    13 Aprile, 2014
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Falso coraggio

Sono stata attratta da questo libro dal primo momento che l’ho visto, ma non l’avevo comprato per paura che scadesse nel banale. Quando ho letto le due ottime recensioni sul sito ho pensato di essermi sbagliata e l’ho acquistato. Be’… devo dire che mi ha deluso un po’.
Quasi tutta la prima metà del libro è stata un vero e proprio supplizio. Corinna, la protagonista, è animata il 99% delle volte solo ed esclusivamente da rabbia. Sembra saper fare qualsiasi cosa (ad esempio tutte e due le volte che viene rapita riesce a fuggire come se niente fosse), è forte come un uomo e non ha paura assolutamente di nulla. In più è descritta come stupenda, capelli fiammanti, pelle perfetta, fisico altrettanto, occhi viola; nessuna donna è all’altezza della sua bellezza e riesce ad infiammare di passione qualsiasi uomo. Come se tutto questo non fosse già abbastanza irritante, la cosa viene sottolineata un milione di volte. Spesso il personaggio è poco credibile, ad esempio chiede a Dorian della sua famiglia dopo 3 anni e non ripensa praticamente mai alla propria. La cosa che più di tutte mi ha sconcertato è l’età della giovane: 16 anni. Di per sé non sarebbe questa gran tragedia, se non fosse che Dorian, il personaggio di cui si innamora, ne ha 20 e passa più di lei! La differenza è enorme ed ho cercato di non pensarci per tutto il libro perché altrimenti il legame mi sembrava pura pedofilia. Più o meno a partire dalla terza parte del libro la protagonista inizia ad essere chiamata “Signora di Tortuga”; l’appellativo fa decisamente colpo, ma non è per niente retto dal personaggio, che non fa quasi nulla per guadagnarselo, se non agire d’impulso e in modo sconsiderato. Sì, perché è di questo che si tratta e non certo di “coraggio” come l’autrice vuole far credere. In realtà, per ben oltre metà libro, Corinna è solo una ragazzina incosciente che non pensa un attimo alle conseguenze delle sue azioni e con seri problemi di gestione della rabbia.
Aspetto, quest’ultimo, che condivide pienamente con Dorian, il quale il restante 50% del tempo è eccitato per via di Corinna, che diventa fin da subito il suo chiodo fisso, e dimentica in men che non si dica il povero Gavin.
La parte del libro che meno mi è piaciuta è stata proprio quella in cui i due si conoscono, in realtà praticamente, Dorian cerca in ogni modo di convincere Corinna ad “essere sua”. Non l’ho apprezzata per niente: ci ho visto soltanto un animale che desidera soddisfare i propri desideri ed una ragazzina che nonostante tutto lo accontenta. Mi ha tanto ricordato CinquantaSfumature.
Per fortuna l’altra metà del libro è decisamente migliore e più appassionante, con il prevalere dell’azione. Soprattutto gli ultimi capitoli sono più interessanti e mi sono ritrovata a condividere varie convinzioni dei personaggi. Mi è piaciuto molto il modo in cui la scrittrice ha trattato il tema della libertà femminile in rapporto ai legami affettivi che troppo spesso, soprattutto all’epoca, si trasformavano in controllo e sottomissione, ed anche la crescita psicologica di Corinna e Dorian (quella di quest’ultimo mi ha davvero lasciato sorpresa e soddisfatta).
Per quanto riguarda i personaggi minori, a parte Gavin e Corraya, il resto sono davvero miseri. I componenti della ciurma ad eccezione di due, vengono citati una volta ogni morte di papa e l’autrice pretende che ci si ricordi di loro per la mezza comparsa che avevano fatto 200 pagine prima… ma come?! Walter e John sono gli unici citati più spesso, tuttavia sono quasi interscambiabili per quanto concerne il carattere e anche loro, come il resto dei personaggi ad eccezione di Corinna, sono stati mostrati soltanto con una descrizione sommaria la prima volta che vengono presentati e poi più nulla. Invece di ripetere milioni di volte l’aspetto di Corinna, la McGregor poteva sprecare due parole in più su di loro! A coronare il tutto, Walter (che dopo due minuti che la protagonista è a bordo la chiama già “Cori”) e la sua uscita di scena verso la fine del romanzo. Dopo che per 400 pagine la scrittrice ci ha più o meno nominato il tipo e ci ha fatto capire che è un grande amico di Dorian e un membro importante della ciurma, lo fa scomparire quasi come se nulla fosse e lo stesso vale per Gavin… bah.
Per quanto riguarda; invece, l’intreccio in sé, mi sento davvero di fare i complimenti all’autrice: la storia è molto ben costruita, proprio quando sembra che tutto vada per il meglio ecco che Kathleen tira fuori un filo lasciato a metà e lo inserisce di nuovo negli avvenimenti. E’ stata così florida di idee in questo romanzo che ne è uscito un libro enorme che sarebbe tranquillamente potuto diventare una trilogia. Ho amato moltissimo il modo in cui ha descritto l’epoca, le navi e l’ambiente piratesco: è chiaro che dietro c’è un lavoro enorme ed è stata davvero bravissima!
Ottima idea quella del vocabolarietto inserito a fine volume sul gergo marinaresco, senza il quale sarei stata spacciata.
Passando alla scrittura, questa è più o meno scorrevole, anche se a volte ho trovato difficoltà per via del mutevole punto di vista e, soprattutto all’inizio, per via delle descrizioni. La McGregor rappresenta molto spesso gli ambienti e gli scenari –sempre davvero suggestivi- nei quali si trovano i personaggi, ma si tratta di periodi lunghissimi, pieni di virgole, ai quali ho faticato a star dietro e più di una volta sono stata costretta a rileggerli. In compenso, si tratta di descrizioni bellissime, ricche di dettagli, che dipingono paesaggi esotici con una nitidezza tale da sembrare di essere lì.
Errori ortografici non ce ne sono ad eccezione di uno: se stesso con l’accento. Non si tratta di distrazione perché la cosa si ripete ovunque: non c’è una volta in cui sia stato scritto bene.
Come annunciato all’inizio, il libro mi ha deluso perché mi aspettavo il meglio, ma in fin dei conti non è male, anche se avrei preferito che la scrittrice si concentrasse maggiormente sulla rappresentazione di Corinna capitano piuttosto che sui suoi drammi personali.

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Vivix Opinione inserita da Vivix    09 Marzo, 2014
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Nulla di negativo

Insurgent non mi è piaciuto. O meglio. In realtà non c’è stato nulla che non abbia gradito, ma non mi ha colpito granché.
Rispetto a Divergent c’è sicuramente un maggior senso logico nel susseguirsi delle vicende e questo è un punto positivo. Per quanto riguarda le scene di violenza ed i combattimenti sono ancora molto presenti, ma per fortuna vengono giustificate, a differenza, invece, di quanto avveniva nel volume precedente. Presenti vari colpi di scena, molti scontanti a mio parere, ma un paio davvero inaspettati. Il libro si conclude proprio con uno di questi e sinceramente ora non so proprio cosa aspettarmi dall’ultimo capitolo della saga.
Nel descrivere le fughe di Tris l’autrice presenta i quartier generali di tutte le fazioni e le abitudini di quelle che non avevamo ancora conosciuto bene e questo solletica la curiosità del lettore.
Il rapporto tra la protagonista e Tobias si incrina, come c’era da aspettarsi, ma ho apprezzato come è stato descritto dalla Roth.
La scrittrice è molto brava a delineare i personaggi secondari e soprattutto a farli guardare con simpatia dal lettore ed è proprio per questo che mi è dispiaciuto per la perdita di alcuni di loro. A dir la verità, di molti, e per questo la mia prima reazione è stata la rabbia, tuttavia, la città è in guerra e in guerra la gente muore come le foglie in autunno cadono, quindi ci sta. Tra tutti mi ha affascinato (oltre ovviamente a Quattro) la figura di Jeanine ed incuriosito quella di Peter.
Il modo di scrivere è lo stesso del libro precedente, non ci sono stati né miglioramenti né peggioramenti, perciò non mi è piaciuto.

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Vivix Opinione inserita da Vivix    07 Marzo, 2014
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Un libro a metà

Mi avevano parlato tutti benissimo di questo libro, anche le recensioni sul web erano per la stragrande maggioranza positive, eppure, io non l’ho trovato poi così incantevole. Nel complesso non è certo un brutto libro, anzi, ma non lo definirei “magnifico”.
Ho trovato aspetti che non mi convincevano già a partire dall’ambientazione. Si definisce distopia, un’utopia negativa, per cui, una società che per seguire principi giusti arrivi a degenerare. Ci siamo per quanto riguarda gli ideali delle fazioni e per il loro stile di vita, ma la cosa finisce lì, nel senso che mi aspettavo una maggiore interazione tra i gruppi, un maggior bisogno l’uno dell’altro; invece, queste sono piuttosto indipendenti.
In secondo luogo, ho trovato la trama decisamente esile. Credevo che si sarebbe incentrata molto di più sulla ribellione e la divergenza; invece, rimangono sullo sfondo fino alla fine. Soprattutto la prima parte del volume penso che si basi troppo sull’iniziazione di Tris e sulle cose assurde che fanno gli Intrepidi. Nei primi capitoli mi sono sembrati soltanto degli squinternati che si divertivano nel fare cose stupide e pericolose: c’è una linea sottile tra il coraggio e l’idiozia e loro decisamente l’hanno superata: che diavolo di senso salire e scendere dai treni in corsa saltando, magari a decine di metri d’altezza?Aspettare che si fermi un attimo no, eh?
I colpi di scena sono presenti, ma non mi hanno trasmesso nulla: o li avevo previsti (ad esempio l’identità di Quattro), oppure non mi hanno sorpreso granché.
Per quanto riguarda i personaggi sono creati abbastanza bene, ma nessuno ha riscosso particolarmente la mia simpatia, ad eccezione di Quattro (un nome più assurdo non lo potevano scegliere). La protagonista ad inizio libro mi stava decisamente antipatica: troppo egoista e calcolatrice; per fortuna è andata migliorando insieme alla storia.
Ho apprezzato moltissimo il fatto che i ragazzi non siano stati i soliti “bellissimi e perfettissimi”, inclusa Tris; la relazione tra la protagonista e Quattro, che i loro sentimenti si siano creati poco per volta, e che non si sia vista neanche l’ombra del solito triangolo amoroso. Era ora!
Infine, la scrittura, che è stata proprio una nota dolente. Non mi è piaciuta per niente. Un susseguirsi di frasi scarne e paratattiche che non avevano assolutamente nessun motivo di essere. La paratassi si usa quando si vogliono mettere in risalto i sentimenti in modo forte, netto e deciso, ma in questo frangente non ce n’era alcun bisogno. Posso capire in libri come “Bianca come il latte rossa come il sangue”, dove ogni frase incide un solco profondo nel lettore, dove ogni parola deve trasmettere qualcosa, ma lo stesso non valeva qui. I sentimenti, -paura, altruismo, coraggio, rabbia- per carità, c’erano e non voglio sminuirli, ma non si trattava di emozioni dallo spessore tale da giustificare questo tipo di scrittura,almeno, non per tutto il romanzo.

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Vivix Opinione inserita da Vivix    03 Marzo, 2014
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Parabatai... un amore che non conosce limiti

Quando ho iniziato questa saga, non mi aspettavo molto dal momento che quella principale non mi era piaciuta granché; invece, ho dovuto ricredermi. Le Origini mi hanno coinvolto molto più di quello che pensavo e alla fine di questo libro mi sono ritrovata in lacrime.
La storia è carina e scorre abbastanza velocemente senza grandi rivelazioni per la maggior parte del volume. I personaggi secondari, che avevano conquistato una propria e definita personalità già nel secondo capitolo, continuano qui la loro avventura, salutata con affetto e gioia dal lettore. Tra questi mi hanno colpito in particolare i fratelli Lightwood e la giovane Sophie. Tornano Magnus Bane e Woosley Scott che avevano fatto una così bella riuscita nel libro precedente, ma ciò che rende davvero unico la Principessa, a mio parere, è il personaggio di Jem e, di conseguenza, il triangolo amoroso ed il finale.
Personalmente, ero (e sono ancora) stufa di queste situazioni a tre, tuttavia, quello creato dalla Clare mi ha davvero colpito. Non tanto per la ragazza, che a dir la verità, si comporta più o meno come tutte le altre belle che non riesce proprio a scegliere tra i due, quanto piuttosto per il legame tra Will e Jem. E’ qualcosa che mi ha fatto battere il cuore come null’altro è riuscito a fare in questa saga. L’affetto che provano l’uno per l’altro, l’amore senza il quale nessuno dei due sarebbe riuscito a sopravvivere e a diventare ciò che è. Ed è proprio per questo che quando arriva l’inevitabile e al contempo inattesa (non svelo perché) separazione tra i due è a dir poco straziante; almeno lo è stato per me che ho da subito adorato Jem. Credo che sia in assoluto il miglior personaggio mai creato da questa scrittrice: lui è unico e non so proprio come sia possibile non amarlo. E’ buono, gentile, saggio, dolce, paziente, delicato oltre ogni dire, mette sempre la felicità degli altri prima della propria… insomma, l’ho adorato!
In questo contesto si inserisce Tessa, che ama entrambi (e questa non è una gran novità) e che, senza dover fare alcuna scelta, si ritrova a vivere il suo amore… non svelo con chi. La “prima” conclusione l’avevo prevista e mi ha fatto arrabbiare e piangere perché avrei voluto che non fosse così, tuttavia, nell’epilogo le cose cambiano e, per quanto mi riguarda, decisamente in meglio. Inizialmente non mi ha granché soddisfatto: mi sembrava che Tessa, e al contempo la Clare, se ne riuscissero ad uscire troppo a buon mercato (non posso dire per quale motivo), ma riflettendo, la cosa non mi ha dato poi molto più fastidio, anzi, ha assunto quasi un suo perché: Tesse è immortale, sarebbe crudele condannarla ad una vita d’infelicità; i due parabatai si amano, e questa è una realtà che NULLA potrà mai cambiare.
Per quanto riguarda il resto, ho trovato qualche nonsense che negli altri libri non c’era, ma non si è trattato di nulla di grave. In qualche caso il nome dei personaggi muta, ad esempio Cecily diventa Sophi e questa è una cosa un po’ più grave.
Molto, molto belli i crossover con la saga principale; in realtà si tratta di piccole cosa ma, non so perché, le ho apprezzate tantissimo.
A conclusione di questa saga, tuttavia, c’è ancora una cosa che non ho capito: per quale motivo i Nascosti si sono sottomessi a Mortmain se era solo un umano?Posso capire la signora Black dopo la decapitazione, ma quando era ancora viva e vegeta insieme alla sorella? E de Quincey?Perché segue i suoi ordini??
Per terminare, il libro è bello, ma ciò che davvero lo rende speciale, a mio parere, è il rapporto tra i due ragazzi e la conclusione decisamente imprevedibile. Se cercate qualcosa da leggere, tenetelo in considerazione, ma preparatevi alle lacrime.

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Vivix Opinione inserita da Vivix    25 Febbraio, 2014
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Il triangolo no... non l'avevo considerato

Dopo aver letto il primo libro della saga, che si conclude con una battuta, avevo una voglia matta di leggere il secondo. Non sono rimasta delusa, ma neanche soddisfatta. Innanzitutto c’è da dire che rispetto al precedente, nel Principe la materia amorosa passa decisamente in primo piano, mentre l’azione e Mortmain vengono lasciati sullo sfondo; in particolare quest’ultimo è spesso presente nei discorsi, ma si tratta solo di un’ombra, in realtà non compare mai.
I colpi di scena non mancano, anche se vari sono facilmente prevedibili. Come sempre, finale inaspettato che lascia con la voglia di leggere il prossimo episodio.
Con mio piacere, torna Magnus Bane (come si fa a non amarlo?) e facciamo la conoscenza di un nuovo licantropo che ha riscosso la mia simpatia (se la merita già solo perché è amico dello stregone). Si delinea meglio il carattere di tutti i personaggi principali, che per fortuna iniziano a distaccarsi da quelli della saga precedente, si delineano nuove coppie, ma per il resto la storia si concentra moltissimo sul triangolo amoroso, con mio disappunto.
In realtà è ben strutturato ed è anche per questo (l’altro motivo è che sono stufa di questi triangoli) che il libro non mi ha incantato. La Clare è stata brava a far sentire i sentimenti di Wll, Tessa e Jem, in particolare dei due ragazzi, e così facendo è davvero difficile scegliere “da quale parte stare”. Per quanto mi riguarda, sono sicura di aver capito come andrà a finire ed è proprio per questo che leggere il volume è stato straziante.
Decisamente scocciata dal fatto che, come al solito, i ragazzi principali siano entrambi “bellissimi e perfetti”.
Per quanto riguarda la scrittura, sembra che la Clare si sia definitivamente (e finalmente) trasformata in un’autrice vera e propria. Ottime le descrizioni, l’introspezione, i dialoghi, i dettagli sparsi qua e là tra le pagine.
Consiglio il volume alle super romanticone, ma chi, come me, è arcistufo dei triangoli, se ne tenga alla larga.
Dimenticavo… sono l’unica a non ritenere brutta la copertina??

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Vivix Opinione inserita da Vivix    20 Febbraio, 2014
Top 500 Opinionisti  -  

Ha tutte le carte in regola, eppure...

Dopo aver letto i libri della prima saga ed essere rimasta delusa da uno più dell’altro, mi aspettavo che anche questo volume fosse orribile, invece, mi sono dovuta ricredere. Sono rimasta davvero molto colpita dalle ricerche fatte dall’autrice sulla Londra dell’800, molto accurate, che comprendono perfino i nomi delle strade, per non parlare poi delle citazioni. Non ho apprezzato che fossero poste all’inizio di ogni capitolo –nessuno adora le citazioni più di me, ma troppe diventa stucchevole- tuttavia devo riconoscere che la Clare ha senz’altro dovuto operare un’attenta ricerca per far sì che c’entrassero qualcosa col capitolo e che appartenessero ad autori precedenti o contemporanei alla protagonista. Per quanto riguarda la storia in sé non è male, per fortuna l’amore non è predominante, anche se sembra profilarsi all’orizzonte un triangolo amoroso che mi infastidisce alquanto, anche perché è chiaro (ancora una volta) quale dei due verrà scelto. L’autrice, come sempre, ci catapulta subito nel vivo della vicenda. Di solito non apprezzo questa scelta, tuttavia, dal momento che nonostante tutto l’inizio è terribilmente lento, immagino che sarebbe stato molto peggio se non l’avesse fatto. Proprio per questo motivo sono stata contenta anche che la scrittrice abbia descritto in modo così breve il Mondo Invisibile quando Tessa lo scopre: per chi ha già letto gli altri libri è una noia mortale risentire le stesse cose. La prima metà del libro ho davvero faticato a leggerla, per via della lentezza, per fortuna nella seconda parte le cose vanno decisamente meglio. Come al solito non mancano i colpi di scena fino all’epilogo che si conclude in modo sconcertante: con una battuta!Situata anche a fine pagina. Cioè, io convintissima, vado a voltare pagina e… puf… la Clare ha deciso proprio di fare un bello scherzetto!Ovviamente calcolato ad arte per far venire una voglia matta di leggere il seguito.
Per fortuna mancano i nonsense che affliggevano l’altra saga e anche la scrittura in generale mi è sembrata migliore; vai a capire se grazie alla Clare o alla traduttrice, che è diversa da quella degli altri libri. Anche gli errori grammaticali e di scrittura sono spariti: evidentemente è diverso anche l’editor, be’, tanto meglio! Rispetto ai primi volumi la Clare ha fatto passi da gigante nell’introspezione dei personaggi e nelle descrizioni degli ambienti, complimenti.
Per quanto riguarda i personaggi, sono tutti caratterizzati abbastanza bene, eppure alcuni mi sono sembrati piatti… non so… come calcolati ad arte. Mi è parso che l’autrice li avesse dotati di particolari atteggiamenti per dar loro una precisa personalità, ma che alla fine non riesca davvero a farli sembrare reali. Non parliamo poi, dei due protagonisti: Tessa e Will mi sono sembrati la copia sputata di Clary e Jace(soprattutto il ragazzo), la Clare ha giusto fatto lo sforzo di cambiare qualcosina ma alla fine si capisce che è a loro che si è ispirata. Jessamine mi è parsa Isabelle al contrario, l’unico che mi sento di salvare è Jem (curiosa di sapere il motivo di questo diminutivo visto che il nome è James), il quale mi ha decisamente colpito positivamente ed è anche quello che più si comporta come dovrebbe un uomo della Londra vittoriana. Immensamente felice per la comparsa di Magnus Bane anche se si è trattato davvero di una cosa misera –poche pagine- ma spero che nel prossimo libro gli venga dedicato più spazio.
Non ho apprezzato l’eliminazione del “voi” usata all’epoca: nell’800 pure tra marito e moglie si usava il pronome di cortesia mentre la Clare fa usare il “tu” a Tessa e Will quando questi si sono praticamente appena conosciuti, per non parlare poi del resto dei cacciatori.
I miei complimenti per la copertina: Barbieri non delude mai.
In conclusione comunque il libro non è brutto, anzi è anche piacevole se non si considera la prima parte.

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Vivix Opinione inserita da Vivix    31 Gennaio, 2014
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Inutilmente lungo

Partiamo dal titolo. “Shopping da Prada”, okay, volendo ci può anche stare, ma “appuntamento da Tiffany”… perché?!Non c’entra assolutamente nulla!Mah…
Per quanto riguarda la storia, devo dire che le prime 230 pagine ed oltre ho davvero faticato parecchio a leggerle. L’autrice si dilungava in descrizioni di azioni, oggetti o altre cose assolutamente inutili e non si concentrava abbastanza sui pensieri e sentimenti dei personaggi. Di tanto in tanto capitava pure che ci fosse qualche evento interessante ma era decisamente troppo isolato per far sì che il volume scorresse più veloce; in più spesso faticavo a seguirla a causa degli sbalzi temporali decisamente frequenti. Come se non bastasse, un aspetto della trama mi ha decisamente ricordato “Orgoglio e pregiudizio”, anzi, mi è sembrato proprio scopiazzato, ma per fortuna la Swan è riuscita poi a mescolarlo con altri elementi della trama (questa volta originali!) perciò si è salvata in calcio d’angolo. Procedendo nella lettura il ritmo della narrazione si è fatto leggermente più veloce (per fortuna!), finché si arriva al finale dove troviamo un colpo di scena dopo l’altro. Certo, alcune rivelazioni erano scontatissime, ma altre decisamente no!
Per quanto concerne i personaggi, ecco, sono rimasta un po’ confusa. Le ragazze cambiano idea in un batter di ciglia! Esempio: Kate, che fin dall’inizio è stata la più contrariata dall’atteggiamento di Hunter, che l’ha subito inquadrato per quel che era, che era così decisa e determinata… diventa poi la sua schiavetta?Ed arriva addirittura a pensare che lui la ricambi seriamente?E abbandona l’amato Monty e le amiche nel giro di un minuto?Cioè, stiamo scherzando?!Vogliamo, invece, parlare di Cress?Inizialmente va su tutte le furie per via dell’intesa tra Mark e Greta mentre a Los Angeles non se ne importa proprio?D’accordo che aveva altro per la testa, però…
Ed Emily?Cambia idea e carattere un milione di volte. Prima viene descritta come la cretinetta di turno, poi come un’amante ferita, dopo come una scrittrice e un’imbrogliona straordinaria.
La simpatica vecchietta Hen?Presentata appunto, come una dolce vecchietta, poi si scopre essere stata niente meno che una sorta di super modella di Dior, che si scola alcol con la stessa facilità di un trentenne e alla quale sembrano non importare per nulla titoli, famiglie reali e roba del genere eppure dopo James dice l’esatto opposto…
E per carità, non dimentichiamoci il grande, stupendo, magnifico, super sexy Harry Hunter che si rivela essere semplicemente il diavolo in persona in versione pervertito elevato all’ennesima potenza. Piattissimo!Dico io, un briciolo di emozione diversa dall’eccitazione sessuale guastava tanto?
Gli unici personaggi che mi sento di salvare sono Tor (un nome peggiore non poteva sceglierlo) e James, che invece è davvero carino.
Altra cosa che mi ha infastidita parecchio è stata, per così dire, l’ambientazione. Le amiche in un modo o nell’altro (molto spesso per purissima fortuna, soprattutto per quanto riguarda Tor) si ritrovano sempre in luoghi lussuosissimi tra le celebrità più famose ed incredibili con le quali dialogano come se fossero i vicini della porta accanto. Vestiti firmati ovunque, gioielli con diamanti, zaffiri, smeraldi e chi più ne ha più ne metta, case gigantesche super arredate con perfino porte segrete!Ho visto il tutto come lontanissimo dalla realtà di tutti i giorni, per lo meno la mia
In conclusione, mi sento di salvare questo libro soltanto per il finale.

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