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Lexie Opinione inserita da Lexie    02 Agosto, 2014
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Un inferno deludente.

"La Psichiatra" di Wulf Dorn rappresenta, invece, uno di quei romanzi tristissimi. Deludente quanto mai, in molti tratti assai banale e dal finale scontato. Che dico, di più! Scontato è riduttivo.
Premetto che non sono proprio un'esperta del genere, in quanto ho letto pochi psico-thriller, ma questo mi aveva incuriosita. Avevo letto diverse recensioni positive e molte delle persone che conosco - e che hanno letto il romanzo in questione - lo consigliavano perché "ti entra dentro, sin nelle viscere".

Ammetto che mi attirava l'idea di questo "Uomo Nero", anche se davo già per certo che nella trama ci fosse la storia di un abuso.

La lettura, in sé, è scorrevole e piacevole. Il libro, cioè, è scritto bene e si legge in un paio di giorni. Anche la trama sembrava avvincente... Tuttavia, a metà circa della mia lettura, davo già per certo che la paziente senza nome fosse un'invenzione, che il compagno della protagonista in realtà non fosse in vacanza e che l'amico, Mark, in realtà era solo uno di quei personaggi catapultati in una realtà distorta, frutto di una mente non proprio "sana".

Fondamentalmente, la storia c'è. Il trauma seguito a una violenza, la rimozione di quell'episodio... Ma è qui che doveva inserirsi uno sviluppo più avvincente della storia. Peccato però che a metà lettura circa si intuisca tutto.
Certo, non mancano gli spunti per una riflessione. Dall'abuso subito da bambina alla rimozione, dai tentativi di ricostruire la propria vita lasciando tutto alle proprie spalle all'evento scatenante (banalmente ricostruito alla fine del romanzo), la follia che ne deriva...

Sicuramente l'autore ha tentato di condurci nell'inferno che Ellen Roth/Lara Baumann ha vissuto e rivissuto ma... Non credo ci sia riuscito. Personalmente, il personaggio chiave della storia, la dott.ssa Roth, non riesce a coinvolgere. Non sono riuscita a immedesimarmi. Sono rimasta una semplice spettatrice che giocava a indovinare le prossime mosse, la prossima scena (e che c'azzeccava sempre!).

Diciamo che essendo il primo libro di Wulf Dorn che leggo, ho deciso di dargli un'altra possibilità... Chissà, magari con qualche altro romanzo andrà meglio. Ma questo, proprio no. Mi ha delusa parecchio.

E' una lettura che consiglierei non per la trama in sé, ma per il fatto di esser scorrevole e poco impegnativa. Una lettura d'ombrellone, ecco. Ma se siete alla ricerca di qualcosa di veramente coinvolgente, direi di lasciar perdere e cercare altro :)

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Lexie Opinione inserita da Lexie    01 Agosto, 2014
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"Era lì. Il battito del suo cuore".

"E in mezzo a tutto quel crepitare, quello scricchiolare, quel mormorare, quel tubare e quel sgocciolare, scorrere e fischiettare, si distingueva quell'inconfondibile e inequivocabile battito. Lento, tranquillo, uniforme. Come se fosse l'origine, la fonte di tutti i rumori, i suoni e le voci della terra. Era forte e delicato al tempo stesso. (...) Tin Win si avvicinò ancora e appoggiò l'orecchio sul petto dell ragazza.

Era lì. Il battito del suo cuore.

Anche il cuore di Tin Win cominciò a battere all'impazzata. Capì che quello che stava sentendo gli rivelava qualcosa che non avrebbe dovuto sapere".

"L'arte di ascoltare i battiti del cuore" rappresenta più che un romanzo un vero e proprio tesoro.
E' uno di quei libri che inizi quasi per soffocare le emozioni che il romanzo letto in precedenza ha suscitato in te, per ovviare alla malinconia che segue dopo aver chiuso un libro e lasciato dietro (o forse sarebbe più giusto dire dentro) di te i suoi protagonisti... Oppure è uno di quei romanzi che compri svogliatamente, giusto per capire fino a che punto questo Jan-Philipp Sendker sia in grado di farti venire il diabete. E lo inizi proprio per questo. Come se fosse una sorta di sfida, con te stesso o con l'autore/autrice dell'ultimo romanzo che ti ha tenuto sveglio sino a notte fonda.
Lo inizi, fai la conoscenza di Julia e prendi conoscenza dell'improvvisa scomparsa del padre, svanito nel nulla. Le ultime sue tracce portano in Birmania, ma... lì si perdono.
Ti chiedi allora se hai in mano un thriller o se, invece, non hai capito un bel nulla di quel piccolo tesoro che stai imparando a conoscere. Sicché, continui la lettura e prendi il volo con Julia, arrivando alla lontana Birmania, in un luogo ricco di tradizioni, superstizioni, povertà, contraddizioni. In un luogo senza tempo, dove tutto sembra essere immobile.
L'autore riesce a catapultarti, nel giro di pochissime pagine, in due differenti epoche. Una, che potrebbe essere quella nostra, quella odierna... E l'altra, precedente al conflitto mondiale, dove le tensioni tra i vari paesi potevano quasi esser toccate, tanto erano concrete e pesanti.
E così fai la conoscenza col padre di Julia. Impari a conoscerlo sin da bambino, quando viene rifiutato dai genitori perché "nato in un mese poco propizio", perché considerato porta sfortuna (quasi fosse stato lui la causa delle sventure della sua famiglia, inclusa la morte del padre), che viene abbandonato dalla madre e che ben presto perderà la vista.
Tin Win però è un bambino speciale. E la sua vicina lo capisce subito, prendendosene cura quotidianamente. Quando Su Kyi capisce che Tin Win è cieco, quando comprende che da sola non può farcela, lo porta in un monastero dove, sotto la guida di U May, il Maestro, il bambino prima e ragazzo poi, comprenderà che non esistono solo gli occhi per vedere il mondo... Comprenderà che "L'essenziale è invisibile agli occhi".
Tin Win imparerà ad ascoltare tutto ciò che lo circonda e imparerà un'arte ancora più fine eppure più potente di ogni altra: quella di ascoltare i battiti del cuore. Grazie a essa, farà la conoscenza di Mi Mi, il suo eterno amore. Colei che lo aiuterà a scoprire cos'è l'amore e soprattutto colei che lo aiuterà a sconfiggere il più potente dei demoni, la paura.
Tin Win e Mi Mi ben presto diventeranno inseparabili. Non possono, non riescono a stare l'una senza l'altro. Insieme si completano. Lui vede il mondo attraverso gli occhi e i battiti del cuore di Lei. Lei, invece, esplora il mondo, quel mondo che l'ha vista strisciare a causa di una deformazione ai piedi, sulle spalle di Lui.
E non potrà neppure la cattiveria dello zio di Tin Win, U Saw, dividerli. L'Amore, nonostante gli anni che passano, incessanti e senza remore, nonostante l'assenza di notizie, riesce a sopravvivere, alimentandosi della consapevolezza d'appartenersi. Tin Win e Mi Mi, infatti, s'appartengono.
Lo avevano capito tutti, nel villaggio.

Questo è uno di quei romanzi che finisci in lacrime, che non ti fa trattenere. Che scatena in te un misto d'emozioni difficili da descrivere. Dolcezza, malinconia, desiderio. Nostalgia.
Un romanzo che mi ha insegnato molto, nella sua disarmante semplicità. Non è uno di quei romanzi banali, dove due innamorati si struggono per la lontananza, dove lei piange disperata per l'assenza di lui. No. Non aspettatevi nulla di tutto ciò.

Questo è un romanzo che, prescindendo dalle recensioni (positive o negative) che possono leggersi sul web, per essere compreso richiede un'immedesimazione totale, ora in Julia, ora in Mi Mi, ora in Tin Win.

Rappresenta uno di quei libri che, non appena hai finito di leggere ti fa riflettere. Finirlo in lacrime, col cuore a mille e una morsa dello stomaco... Qualcosa vorrà pur dire. E ti farà dire: "Sono ancora capace d'emozionarmi. Esistono ancora scrittori che sanno toccare le corde del cuore".

Consigliatissimo :)

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Lexie Opinione inserita da Lexie    20 Mag, 2014
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Nulla è più erotico della vita in sé.

"La finzione non può essere più erotica di ciò che sperimentiamo nella vita reale".

Nell'ultima pagina di questo splendido tesoro, l'autrice precisa lo scopo che si era prefissata attraverso la narrazione di una storia d'amore, passione, distruzione che non ha niente a che vedere con le spesso banali storie narrateci in questi ultimi anni.

Ammetto d'aver avuto una relazione alquanto complicata con questo romanzo. Appena acquistato, iniziai a leggerlo subito... Curiosa di conoscerne la storia. Poi per forza di cose, sono stata costretta ad accantonarne la lettura. E così per un po' di mesi, finché decisi di lasciar perdere e dedicarmi ad altro. Evidentemente, non avevo bisogno di questa storia in quei momenti.

Poi, però, giovedì 15 maggio mi son decisa a riprendere dall'inizio. Ed è stato un susseguirsi di emozioni e calore che trasudano da 222 pagine. Hong Ying, l'autrice, scrive alla fine: "Provate a restituire su carta la sensazione di bruciore che si prova quando si avvicina un fiammifero alla pelle, e vi mancheranno le parole". Che dire? Ha perfettamente ragione.

Julian, nipote di Virginia Woolf e figlio di Vanessa Bell, è un giovanotto che crede di sapere tutto dell'amore solo perché ha avuto parecchie storie, prima di incontrare lei, Lin. O "K", l'undicesima lettera dell'alfabeto. L'undicesima e ultima amante.

Tra loro vi è una passione fatta di sguardi, di carezze, di botte e risposte... Una passione travolgente che li vede complici a Pechino, disinibiti o semplicemente innamorati. Julian aveva sempre creduto che sesso e amore potessero essere disgiunti, che si potesse praticare sesso senza coinvolgere l'Anima, ma Lin, attraverso la sua Arte, riesce a dimostrargli che non è esattamente così che vanno le cose.

Un romanzo, una storia intensa che lascia senza fiato. Che brucia nella pelle anche dopo aver ultimato la lettura. Forse perché i suoi protagonisti sono esistiti davvero. Forse perché davvero si sono amati.

Julian & Lin sono legati da un Amore che va oltre il sesso e oltre la morte. Lei che tenta disperatamente il suicidio, per restare sospesa a metà tra la vita e la morte, solo per poterlo riavere. Solo per poter essere di nuovo sua. Questo è Amore. Quell'Amore che brucia nella pelle e nell'anima.

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Lexie Opinione inserita da Lexie    20 Mag, 2014
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Meravigliosamente Inquietante.

Ammetto d'aver fatto non poca fatica a portare avanti la lettura di questo capolavoro. Un po' a causa dello studio e un po' a causa del clima pesante, quasi opprimente, che emerge dalle dettagliate descrizioni di luoghi, personaggi, sensazioni.

Credo che "Dracula" di Stoker sia uno di quei romanzi che forse inizi a leggere per curiosità culturale, per sfatare il mito del "vampiro-vegetariano" che ci è stato propinato in questi anni da romanzi (?) come "Twilight" e compagnia bella (che ammetto d'aver iniziato e non finito. Chissà perché), per leggere, insomma, qualcosa di "concreto" che ti arricchisca soprattutto dal punto di vista culturale. Inizi a leggerlo, allora, magari spinto da altre motivazioni e prosegui la tua lettura perché vieni catapultato in luoghi misteriosi, tetri, facendo la conoscenza di personaggi belli e meno belli, interessanti e meno interessanti. Continui il tuo viaggio con l'affanno di chi si sente sempre osservato, perseguitato, con l'ansia di cogliere anche il più piccolo dettaglio... Ma poi giunge la stanchezza, fisica e mentale, che ti dice di metter giù il romanzo e riposare un pochino. Questo riposo, però, può durare giorni. Talvolta anche settimane. Sì, perché questo è un romanzo che non appena inizi a leggerlo ti spinge ad andare avanti finché i tuoi occhi e la tua mente reggono quelle parole, quegli scenari, quelle situazioni, nel tentativo di finire presto, preso dalla curiosità di conoscere la sorte dei personaggi. Poi però giunge la stanchezza. Gli occhi cominciano a bruciare, l'ansia cresce sempre di più e dici a te stesso di staccare un pochino. Di tornare alla realtà, lasciando la Transilvania e tutti gli orrori che vedono il "Castello" come protagonista. Posato il libro e tornato alla realtà, senti il bisogno di staccarti da quella storia per un bel po'. Giorni. Forse settimane. Ma poi dici a te stesso che una lettura così bella, così inquietante e coinvolgente, non può essere abbandonata... E così, riprendi. Ma torni di nuovo al punto di partenza. Ed ecco, allora, nuovamente l'ansia. Nuovamente quell'inquietudine che si trasforma in brividi di freddo, in paura per la tenerissima Mina e per il suo Jonathan, così forti spiritualmente, eppure così profondamente deboli. Ti lasci trasportare dalla fermezza di Abraham Van Helsing che è uno dei pilastri dell'azione che ti coinvolge, nelle ultime pagine, fin nelle viscere. La lettura prosegue così, con un'alternanza di botte e risposte tra chi cerca e chi sfugge, chi pensa e chi agisce. C'è chi muore, chi si dissolve, chi trova la pace eterna e chi si salva.

Che dire? Meravigliosamente inquietante. Terribilmente realistico. Bellissimo.

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Lexie Opinione inserita da Lexie    06 Dicembre, 2013
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"I libri vanno venerati, non sviliti".

"I libri vanno venerati, non sviliti". Così si legge tra le pagine di questo splendido romanzo.

Come darle torto? Soprattutto quando si ha davanti un romanzo che al suo interno racchiude un intero mondo fatto di sentimenti, misteri, paure, ipocrisie.
E' il primo romanzo, per Kamala Nair. Il primo, spero, di una lunga, lunghissima serie. E spero che la sua scrittura resti sempre così, autentica. Semplice. Coinvolgente.
E' un romanzo ricco, nella sua semplicità. E' uno di quei libri che acquisti incuriosito più dalla copertina che dalla trama in sé, su cui effettivamente non mi sono soffermata parecchio, per non lasciarmi condizionare. Lo desideravo. Lo avevo adocchiato su Amazon e volevo acquistarlo lì... Ma poi, passando in libreria, ho visto che era in offerta e mi son detta che non dovevo perdere questo treno! :)

Ho cominciato a leggerlo subito e in nemmeno 10 giorni l'ho finito. Rimanevo sveglia fino a tardi, facendo anche le 3 di notte, incapace di staccarmi da quelle pagine, da quei luoghi... Da quella bambina.
La protagonista è infatti Rakhee, una bambina di 11 anni che con la sua curiosità e la sua perspicacia mi ha coinvolta all'interno della sua famiglia. Ho incontrato Aba, il papà, un medico scrupoloso e dedito al lavoro ma con un cuore immenso che si coglie in e da diverse battute, e Amma, la sua mamma, vittima del quel male oscuro che è la depressione e soprattutto vittima di una famiglia e di una tradizione a cui ha osato ribellarsi. E con Rakhee, insieme ad Amma, ho visitato l'India...
Mi hanno portata in uno di quei luoghi magici, dove ad incantarmi non è solo lo scenario naturale, ma un misto di odori, sapori. Colori. Uno di quei luoghi, insomma, dove magari non sarai (ancora) stato ma che riesci a far tuo grazie a quelle descrizioni, dettagliate ma non troppo. Una descrizione che non sembra fatta solo di parole, lettere... Ma di sensazioni. "Rossi come rubini, i fiori dell'albero ashoka splendevano sopra di me e la luce che emanavano mi scaldava il volto". Uno squarcio di incantevole mondo da cui, a fatica, sono riuscita a staccarmi. Non per mia volontà, certo, ma perché le cose belle ad un certo punto finiscono.

Sono tanti i misteri che avvolgono la vita di Rakhee e della sua mamma e al termine del romanzo, alcuni verranno svelati. Dico alcuni perché uno di essi non si comprenderà realmente o comunque totalmente, lasciando al lettore la speranza di un seguito.
E' un romanzo, questo, a cui ho dato immediata fiducia e non mi ha tradita. Anzi, mi ha ricambiata donandomi molto di più del semplice profumo di carta che ti rimane sulle dita.
Mi ha regalato uno splendido viaggio tra l'America e l'India, tra i sapori, colori e tradizioni di una terra magica. Ho conosciuto personaggi duri e allo stesso tempo fragilissimi, vittime di scelte sbagliate, ricatti e dolori spesso fuorvianti.

Un romanzo, oserei dire, forte. Incisivo, perché racconta il coraggio - a metà, forse - di una madre e la determinazione di una bambina nel cercare di guardare in faccia quella realtà da cui avevano cercato di proteggerla, nascondendogliela.
Bellissimo.

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Lexie Opinione inserita da Lexie    23 Luglio, 2013
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Magicamente Unico. Come l'Amore.

E' stato il mio primo acquisto su Amazon e devo dire che non mi ha per nulla delusa. Spedizione rapida, considerando che sono siciliana. Prodotto integro e profumato di nuovo.

Sul romanzo invece potrei scrivere e scrivere e scrivere, perché meriterebbe davvero. Peccato che qualsiasi parola non renda davvero l'idea delle emozioni che possono provarsi leggendo. Potrei dilungarmi sulla struttura, sul contenuto... Analizzarlo punto per punto. Ma non intendo farlo per svariati motivi, tra cui il fatto che il web è pieno zeppo di recensioni del genere.

Premetto che non è il primo romanzo che leggo di Márquez, per cui fui subito pienamente consapevole di ciò che stringevo tra le mani... Eppure, l'idea che avevo era solo una minima parte di ciò che in realtà ho scoperto leggendo.
Mi ha rapita subito, dalla prima pagina. Dalle prime battute. Ho cominciato a leggerlo il 29 maggio e una settimana dopo l'avevo già finito. E non mi riferisco alla brevità del romanzo. Potranno infatti sembrare pochissime pagine, ma la realtà è che è il romanzo in sé, la storia e non solo, ad avermi rapita immediatamente. Fosse stato di mille o di diecimila pagine, non sarebbe cambiato nulla. Adoro Márquez e il suo modo di scrivere, il suo modo di trasmettere sentimenti, emozioni e riflessioni.
Mi ha lasciata soddisfatta, con la voglia di scoprire un "dopo", come succede in ogni storia d'amore. Una storia d'amore, tormentata, travolgente, dolce, appassionata... Il "tutto" che si crea quando due persone sono intimamente legate. Non aspettatevi scene di sesso o chissà che di "scabroso". Quando parlo di due persone intimamente legate mi riferisco a due persone che pur negando l'evidenza, sanno d'appartenere l'una all'altra. Non potrà il tempo, non potranno le barriere fisiche, religiose, morali, non potrà neppure la morte dividerli, perché se Amore è, Amore sarà. E credo che in fin dei conti la vera magia sia proprio questa.

Márquez riesce a conquistarmi sempre e son felice d'aver acquistato questo piccolo tesoro che aiuta a riflettere su ciò che siamo e su ciò che vogliamo. Aiuta a non lasciarci trasportare da finti moralismi e perbenismi, perché in fin dei conti, ciò che fa bene all'Anima è l'Amore, quello stesso Amore tormentato da "Altri Demoni".

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