Opinione scritta da paoloc132

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paoloc132 Opinione inserita da paoloc132    22 Mag, 2013
Top 1000 Opinionisti  -  

Autenticità ed emarginazione

"Tutto ciò che esalta la vita,ne accresce al tempo stesso l'assurdità".

Il primo passo di Camus nella riflessione tesa al superamento delle assurde contraddizioni che segnano il dualismo tra individuo e esistenza,quella riflessione finita (ahimè) troppo prematuramente.

Niente male come primo passo:il romanzo presenta tutti i connotati dell'opera che può segnare un'intera epoca.

Meursault è un modesto impiegato consapevole della propria piena realizzazione interiore,incapace di divenire vittima del desiderio e dell'incontentabilità,tratti ormai così propri del genere umano che,in modo assurdo,tendono a danneggiare chi non li possiede.
Il protagonista decide incosciamente di rifiutare ogni logica contaminata,affidandosi esclusivamente all'istinto sensoriale,istintivo,tanto da uccidere un uomo a causa del calore delle spiagge algerine.
Non tarda così a diventare l'eroe tragico:M. viene rapidamente privato del diritto di poter partecipare all'assurda commedia messa in scena dall'Uomo,con un processo quasi kafkiano fatto di contraddizioni assurde ma fedeli alla realtà,in un'ironia che non è mai stata così efficace e amara..

Meursault non rinuncia a nessun tratto dell'eroe:si ribella al suo destino mantenendosi,ancora subconsciamente,coerente con la sua essenza.
Si delineano già i tratti fondamentali dell'eroe di Camus,che ancora purtroppo è vittima e non ancora vincitore del dualismo tipicamente esistenzialista Uomo-esistenza.

Dietro alla semplicità stilistica,alla piacevolezza e alla linearità della trama,si nasconde una ricchezza di spunti ai limiti delle possibilità per un romanzo così breve,e una complessità di analisi che richiede un numero non finito di letture.

Il libro è una preghiera giornaliera per quelli come noi,che hanno quel vizietto di analizzare,andare in fondo a ogni aspetto della vita,senza prendere nulla troppo sul serio.

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Pessoa,Sartre (solo per citarne alcuni)..chi è stato affascinato dalle loro tematiche ma respinto dalla pesantezza stilistica
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Romanzi
 
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paoloc132 Opinione inserita da paoloc132    07 Mag, 2013
Top 1000 Opinionisti  -  

Eleganza e abilità introspettiva

La definizione "sopravvalutato" non deve essere un fattore che ci allontani in modo decisivo dalla lettura,ma un ulteriore stimolo ad affrontarla,cercando di trovare in questa nuovi significati che possano discostare il nostro giudizio da quello comune. Esiste soddisfazione più grande di quella piccola sensazione di unicità che proviamo noi lettori dinanzi al contatto con i nostri libri?
Kundera ne è la dimostrazione concreta:un libro non ha un valore positivo o negativo,ma è,nel bene e nel male.

La grande commedia umana viene rappresentata dall'autore ceco mediante la descrizione di quattro poli,che si attraggono e si respingono reciprocamente,fino a ritrovarsi totalmente isolati dinanzi al confronto finale con la vita.
Il giudizio del lettore si discosta dagli iniziali presentimenti di masturbazione intellettuale(che partono dal titolo e sono alimentati dalla "leggerezza" dei riferimenti filosofici delle prime pagine) arrivando a riconoscere la grande abilità dell'autore nella lucida e fredda analisi dei protagonisti,dall'alta abilità tecnica e dallo stile elegante e raffinato (che non rinuncia a una piccola dose di estetismo).
L'evasiva Sabina e il sognante Franz,il "leggero"(in senso kunderiano) Tomàs,legato alla drammatica figura di Tereza da una compassione schopenhaueriana:i protagonisti della vicenda si fondono nel drammatico scenario dell'occupazione russa di Praga. Proprio in questa parte del romanzo arriva la conferma definitiva dell'abilità stilistica dell'autore: la tragicità dell'evento storico viene affrontata dall'interno dei protagonisti,in un meccanismo diametralmente opposto a quello a cui siamo abituati ad assistere. Realtà e aspirazioni dei personaggi si unificano alla spietata analisi dell'evento,che riflette il difficile rapporto che ancora associa Kundera con la propria patria.
Sorprendentemente l'autore cerca di fornirci anche una soluzione all'estrema complessità del carattere umano,concludendo il romanzo con un omaggio alla fedeltà,unico elemento che riesce ad allontanarci dalla disperazione del resoconto finale,in una summa dell'esistenza idealizzata nella semplicità del mondo rurale,rifugio dagli estremi viziosi della Storia.

Appare proibitivo dare un'interpretazione lineare al romanzo:le sfumature percepite da Kundera sono molteplici,labili. L'autore ci fornisce un disegno della estrema complessità dell'animo umano,fatto di mille colori:caldi,freddi,sfumati,così confusi da non distinguerli l'uno dall'altro.
Un quadro di rara abilità stilistica.

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Romanzi storici
 
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paoloc132 Opinione inserita da paoloc132    18 Aprile, 2013
Top 1000 Opinionisti  -  

Sulla scia di Pessoa

Lisbona,1936. A bordo della Highland Brigade fa il suo ritorno a casa Ricardo Reis,eteronimo di Fernando Pessoa.
In costante bilico tra il romanzo storico e una marcata vena lirica Saramago si sente in dovere di analizzare quel rapporto tra intellettuale e totalitarismo al quale il grande padre Pessoa non ha potuto prendere parte.
Lo fa scegliendo forse uno dei più affascinanti eteronimi di Pessoa,quel Ricardo Reis medico-intellettuale di matrice classicista fuggito sedici anni prima in Brasile per motivi politici,e ritornato nella madre patria proprio in occasione della morte del suo creatore. Il risultato,data la difficoltà dell'esperimento è ottimo: il periodare usato da Saramago assolve contemporaneamente,e in modo efficace,alla doppia funzione di cronaca storica e introspezione psicologica del protagonista,offrendo molti spunti interessanti.
Il contrasto dannunziano tra la nobile Marcenda,che riveste il ruolo di "donna angelo" e Lìdia,cameriera dell'albergo in cui alloggia il protagonista,che inconsapevolmente diventerà la musa carnale,il punto di approdo tanto ricercato da quest'ultimo.
Il rapporto con Fernando Pessoa,che non è un personaggio estraneo ma è vera e propria parte costituitiva del protagonista stesso: le riflessioni sulla vita e sulla morte,la tendenza a sovrapporre l'una sull'altra e viceversa,fino a far perdere le tracce del labile confine che le divide.
E ancora sullo sfondo l'avvento dei totalitarismi,una Lisbona pronta ad accoglierli con forte spirito di nazionalismo,che l'occhio disincantato di Reis riesce con ironia a distorcere in quanto mai morboso spirito di sopravvivenza,pur rimanendo fedele allo stile della cronaca.
Una vera chicca per gli amanti di Pessoa,che è vivo,vivo più che mai.

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Per chi è attento al rapporto tra intellettuale e contesto storico.
Ovviamente per gli amanti di Pessoa
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paoloc132 Opinione inserita da paoloc132    23 Marzo, 2013
Top 1000 Opinionisti  -  

La poetica della vita

"Non m'importava che cosa fosse il mondo. Volevo soltanto sapere come viverci. Forse,se scoprivi come viverci,imparavi anche che cos'era".
Hemingway rinuncia apertamente al mito dell'artista stoico,che si estranea dal mondo in continua evoluzione delle passioni limitandosi a raccontarlo da una visuale privilegiata,influenzata dal punto di vista dell'artista. Il poeta hemingwayiano è il protagonista Barnes,colui che vive le passioni in prima persona,affrontando le tappe della "Fiesta" della vita in un misto di energia vitale giovanile e senso critico proprio dell'artista vissuto.
Il parallelismo è perfetto,incalzante:a descrizioni della Fiesta di San Fermin si alternano le vicende di un gruppo di ragazzi, in un percorso poetico che vede alternarsi ripetutamente speranza,energia e disillusione,sentimenti frequenti nella produzione dell'autore di Oak Park.
Sbagliato sminuire Hemingway a una semplice piacevolezza,"Fiesta" è un libro semplice,dallo stile asciutto,caratterizzato da un realismo alienante quasi comparabile a quello di Bukowski ma nello stesso tempo poetico come una composizione di Baudelaire.
Indispensabile per comprendere la poetica dell'autore.

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Un libro per tutti. Per chi ama lo stile conciso,ma nasconde una vena poetica dentro di sè..per tutti i ragazzi desiderosi di sposarsi con la lettura
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Classici
 
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paoloc132 Opinione inserita da paoloc132    15 Marzo, 2013
Top 1000 Opinionisti  -  

Faccia a faccia con la nostra essenza

Dostoevskij sceglie il racconto breve,realizzando perfettamente la natura di questa scelta narrativa.
Nelle poche pagine di "Le notti bianche" l'autore sceglie come sfondo una Pietroburgo ovattata,che scompare lasciando il protagonista a tu per tu con la propria natura e con le passioni umane.
L'uomo odierno ha bisogno di questo,di vedere oltre la realtà che lo circonda,di riuscire a rendere nulla l'insieme di piccole cose esaltato dalla nuova società,mettendo da parte un attimo per ritrovarsi finalmente faccia a faccia con la propria realtà interiore,con le proprie domande,con le proprie volontà. Così come il protagonista riesce finalmente a smettere di sognare,trovandosi faccia a faccia con la donna che incarna tutto quello che fino a quel momento era mancato nella sua vita,ognuno di noi deve ricercare la propria Nasten'ka,non tanto per riuscire a colmare la propria vita,ma per risvegliarsi al mattino con la consapevolezza delle proprie mancanze. Uno di quei libri che ti obbligano a usare l'imperativo nelle recensioni.

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Consigliato a chi vive la propria vita in bilico tra dubbio,speranza e disillusione.
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