Opinione scritta da LadyQMercury

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Gialli, Thriller, Horror
 
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LadyQMercury Opinione inserita da LadyQMercury    11 Giugno, 2013
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Lunga vita al RE

"Erano ragionamenti stupidi ed immaturi, le fantasie di un ragazzo con troppa immaginazione e il cuore spezzato... O almeno me la racconto così dopo un bel po' di anni, ma chi può dirlo? Quando c'è in ballo il passato, tutti diventiamo romanzieri."

Joyland è il mio secondo approccio (e mezzo) con il RE, Stephen King; il primo l’ho avuto con “Dolores Claiborne”, il “mezzo” con “La bambina che amava Tom Gordon” (libro che devo ancora terminare). So bene che devo farmi una cultura su King, ma diciamo che prediligendo i classici, non ho mai avuto l’occasione di inoltrarmi in romanzi come It, Shining o Misery, per dirne alcuni, ma li voglio leggere, anche se conto di farlo in orari con parecchia luce.
Joyland, è una sorta di giallo anche se, come è giusto che sia per King, ha anche delle piccole sfumature horror, sfumature per le quali, ho avuto il timore di alzarmi dal letto la notte, era come se mi sentissi "osservata".
La storia, ambientata nei primi anni settanta, viene narrata in prima persona dal protagonista, Davin Jones per cui lascia poco spazio all’immaginazione sulla sorte dello studente universitario, alle prese con la prima delusione d’amore e con un nuovo incarico presso Joyland, un luna park ubicato nella Carolina del Nord, proprio affacciato sull’oceano atlantico.
Attraverso un non troppo anziano “Jonesy”, così rinominato da alcuni membri dello staff di Joyland (ma anche Bamboccio), veniamo alla conoscenza di altri personaggi più o meno piacevoli; il mio preferito è senza dubbio Mike Ross, ragazzino debole nel fisico ma con un cuore talmente grande, da riuscire a riscaldare anche quello della sua stessa madre, fredda come un ghiacciolo; il meno piacevole? Difficile dirlo, perché in realtà i personaggi sono stati creati tutti ad hoc, con un loro carattere più o meno approfondito; a dire il vero, avrei preferito che alcuni fossero stati descritti più ampliamente, tipo Fortuna la veggente, che a tratti mi ha ricordato la Cooman (temo che vedrò una Cooman in ogni libro a venire, ove sia presente una veggente) e a proposito di Cooman, fa piacere leggere che King, abbia inserito alcune righe dedicate al mondo di Hogwarts, senza contare il fatto che Davin, durante la storia, è alle prese con la lettura del capolavoro di Tolkien, “Il signore degli anelli”.
Cosa ho apprezzato molto in questo romanzo? I ricordi. Già, proprio loro, gli onnipresenti simboli vitali della vita di ognuno. Cosa saremmo, tra l’altro senza essi? Forse niente.
Dav, ci racconta i suoi ventuno anni attraverso gli occhi di un uomo che non riesce a staccarsi dal passato, soprattutto da quel passato il quale, tra profumi e balocchi, mi ha fatto tornare alla mente un certo luna park oramai in disuso a Roma, il Luneur, con i suoi cavalli, i suoi tiro a segno e la sua casa dell’orrore e chissà se, come è scritto nel libro, “Non esiste parco divertimenti degno di questo nome senza un fantasma.”
Un’altra cosa che ho ammirato nella trama, è l’amore che la fa da padrone, ma non solo quello tra due amanti, ma anche quella di una madre verso un figlio o di un proprietario di novant’anni verso il suo parco giochi o semplicemente di Davin verso i suoi ricordi.
Le sfaccettature racchiuse in queste pagine sono molte, si sorride, si pensa, si soffre e, anche, si piange, quindi sicuramente non ci si annoia mai, anche se gli amanti dell’horror potrebbero non apprezzare a pieno il fatto che i momenti di suspance siano pochi (magari abituati ad opere come It, potrebbero rimanere delusi), ma le pagine scorrono velocemente, la storia prende ed è difficile trovare il coraggio di chiudere il libro, o perlomeno, per me è stato così.
Concludo scrivendo che lo consiglio certamente anche a chi, come me, non ha una grande cultura su King, ma d'altronde se è il RE, non sarà certo solo per il cognome. ;)

Buona lettura a tutti.
Alla prossima.
Q.

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LadyQMercury Opinione inserita da LadyQMercury    02 Aprile, 2013
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Un romanzo che tocca il cuore.

Questo è uno dei primi libri che ho letto della Yoshimoto, un'autrice (a mio parere) grandiosa. Credo che poche riescano a toccare le corde del cuore come riesce a fare lei.
Il libro in questione, "Moolight Shadow", è molto piccolo ma in compenso è grande nei contenuti. Io l’ho acquistato singolo in e-book, ma volendo lo potete trovare in “Kitchen”, libro in tre romanzi composto, ovviamente, dalla stessa autrice.
In “Moonlight Shadow” è narrata la storia di una coppia di fidanzati che, per cause maggiori e irrimediabili, viene divisa. Il motivo di questa separazione è la morte di lui, Hitoshi, che perde la vita in un incidente stradale.
Quasi tutti possiamo immaginare cosa significa perdere una persona che sia ama; quasi tutti possiamo asserire che davanti queste cose ci sentiamo talmente impotenti che non riusciamo, inizialmente, ad andare avanti con la nostra vita.
La giovane protagonista, Satsuky, inizia così a correre, ogni dì, per cercare di appianare il suo dolore, finché un giorno farà un incontro che l’aiuterà ad andare avanti, un incontro che in qualche modo le cambierà la vita.
Questo libro è molto toccante, fa sperare veramente, che in qualche luogo ed in qualche tempo, si possano incontrare le persone amate, quelle a cui non si è riusciti a dire neanche l'ultimo ciao.
Lettura consigliata a chi crede che le anime non ci lasciano mai.

Vi lascio con questa citazione dal libro:

"Grazie di avermi salutato agitando la mano.
Grazie di avermi salutato agitando la mano molte, molte volte."

Alla prossima.
Q.

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Romanzi storici
 
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LadyQMercury Opinione inserita da LadyQMercury    02 Aprile, 2013
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Se la storia sia reale o meno, lo decidiamo noi...

Questa notte ho finito di leggere due libri, il primo di cui parlerò è “Picnic ad Hanging Rock”.
Il romanzo è ambientato in Australia e parla di una scolaresca d’élite, del rinomato collegio Appleyard, situato a sud del continente australiano che si reca a fare un picnic il giorno di San Valentino, sotto la roccia di Hanging Rock; qui, tre ragazze ed un’insegnante, scompaiono improvvisamente senza lasciare traccia alcuna (solo una di esse viene ritrovata).
La storia, se sia reale o meno, lo deve decidere il lettore, difatti, proprio come ha scritto la Lindsay: “Se Picnic a Hanging Rock sia realtà o fantasia, i lettori dovranno deciderlo per conto proprio. Poiché quel fatidico picnic ebbe luogo nell’anno 1900 e tutti i personaggi che compaiono nel libro sono morti da molto tempo, la cosa pare non abbia importanza.”
Il libro è sicuramente uno di quelli che ti tiene incollato alle pagine finché non l’hai finito, perché la voglia di sapere quello che è accaduto spinge, con avidità, ad andare avanti foglio dopo foglio finché non si è svelato l’enigma. In alcuni punti mi ha fatto venire alla memoria “The blair witch project”, film uscito nel 1999, ma forse per via delle atmosfere che si presentano, che sono a tratti surreali e grottesche ma anche per via dell’ambientazione che un po’ me lo ha ricordato (la boscaglia in particolar modo).
Sono andata a fare alcune ricerche e sembra che un fatto simile sia accaduto (però non nel 1900) anche se l’autrice ha più volte rinnegato di essersi ispirata a fatti reali, solo che non è mai stata creduta.
Il mistero che avvolge ancora di più questa storia è che il libro fu pubblicato per una mossa strategica dell’editore, senza il capitolo finale ma la Lindsay acconsentì a questa cosa solo a patto che fosse stato divulgato per intero dopo la sua morte; così, nel 1987 fu stampato, ma solo in Australia e in Gran Bretagna, un libretto intitolato “The secret of Hanging Rock”,
che ora purtroppo è fuori edizione (ma si può trovare on line a prezzi esageratissimi).
Sempre nelle mie ricerche on line, mi sono imbattuta in questo sito internet: http://www.robertomengoni.it/picnic-a-hanging-rock.html dove, questo sant’uomo (Roberto Mengoni) ha trovato per purissimo caso, in una biblioteca comunale di Canberra il capitolo finale di “Picnic ad Hanging Rock” quindi, se volete leggerlo, basta che clicchiate qui: http://www.robertomengoni.it/uploads/9/6/4/9/9649328/xv… Io non ce l’ho fatta a resistere, volevo sapere che cosa aveva pensato per il finale l’autrice, ma magari molti preferiscono rimanere con quest’aura di mistero, quindi se non volete che vi sia svelato il destino delle giovani studentesse, non leggetelo!
Una cosa che mi permetto di dire, a riguardo del finale, è che esso è anche racchiuso nel capitolo tre.
Evidentemente, quando fu deciso di togliere il diciottesimo capitolo, l’autore e la stessa Lindsay hanno ben pensato di mettere degli indizi per il lettore, anche se in maniera non così esplicita, difatti (una volta letto il diciottesimo capitolo) ci vuole molta fantasia per poter presagire come si conclude realmente il libro.
Quello che mi domando però è: per quale motivo, la casa editrice Sellerio, non ha pubblicato anche questo libriccino? Probabilmente rimarrà un mistero anche questo, come l'intera faccenda.
Mi auguro che se intraprendiate questa lettura, essa sia di vostro gradimento. Io ovviamente consiglio di leggerlo in quanto ha dei risvolti che inducono il lettore a stimolare la propria immaginazione e la fantasia.
Buona lettura.
Alla prossima.
Q.

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LadyQMercury Opinione inserita da LadyQMercury    29 Marzo, 2013
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"C'è tanto di te qui con me..."

"... che è un peccato che tu non possa essere qui davvero.”

Ho da poco finito di leggere “L’amante di Lady Chatterley” ed il mio giudizio è abbastanza positivo anche se ammetto che in alcuni punti l’ho trovato un po’ ponderoso.La storia, nota ai più, parla di Connie Reid, una donna appartenente alla borghesia scozzese che, dopo la morte della madre, si trasferisce a Kensigton dove conosce Clifford Chatterley (di cui diventerà moglie, prendendo così il titolo di Lady Chatterley), ragazzo appartenente all’aristocrazia inglese che, in seguito ad una ferita riportata in guerra, diventa invalido perdendo purtroppo anche la sua virilità.Sylvia Kristel e Nicholas Clayin una scena dell'omonimo film del 1981,diretto da Just Jaeckin.Quando il libro uscì, fu un vero scandalo in quanto le descrizioni forse per l’epoca erano un po’ troppo spinte anche se credo che a turbare la sensibilità dei lettori non fu tanto il tradimento in se stesso, ma il fatto che fosse avvenuto tra una donna aristocratica ed un semplice guardacaccia. Inizialmente (ma solo inizialmente) ho ammirato la coppia Connie/Clifford. Lei, nonostante tutto, si è presa cura di lui, anche se magari si sentiva più in obbligo che altro; Clifford invece, capendo che non poteva cambiare il suo essere, si è comportato in una maniera invidiabile nei confronti della moglie, sarà forse per il detto “occhio non vede, cuore non duole”, ma sicuramente tra i due c’era un’intesa che andava ben oltre il fattore fisico, intesa però che è stata subito sopraffatta dall’amore di Connie verso il guardacaccia, Oliver Mellors. Cosa dire su quest’ ultimo personaggio? Ambiguo, veramente molto ambiguo. Avete presente quelle persone che non si sa mai cosa provano? Ecco, Mellors è proprio così: un attimo ti fa provare la sensazione, senza ovviamente dirtelo, di essere la persona più amata di questo mondo, in un altro frangente, invece, ti fa sentire come se fossi solo il suo “oggetto sessuale”, anche se credo che per lo più lo faceva per una sorta di autodifesa personale, non tanto perché lo pensava veramente. Mi ha stupito, però, come mai un uomo che sembra così pieno di sentimenti altalenanti non abbia mai tratto la figlia in mezzo ai discorsi sull’avvenire, figlia per la quale ho provato tanta afflizione proprio per l’indifferenza con cui è stata trattata.Ho apprezzato molto le minuziose descrizioni della zona circostante la tenuta di Wragby, così limpide e chiare che non è stato difficile entrare nelle pagine ed assaporarne ogni profumo e colore.Ho amato la maggior parte dei dialoghi, mi sono segnata tantissime citazioni che a mio parere sono anche uno spunto per riflettere ma, nel contempo, ho trovato che alcuni discorsi siano stati un po’ troppo prolissi e quindi pesanti, in particolar modo quelli tra Connie e Clifford. Parlavano, ma in loro c’era una sorta di poesia forzata che non mi ha convinta per niente ed a tratti mi ha fatto anche sbadigliare.Il finale mi è piaciuto, l’ho trovato degno di un classico, anche se per un attimo mi ha spiazzata perché mi aspettavo qualcosina in più (che, ahimé, non posso dire perché altrimenti rivelerei dettagli importanti sul racconto).Cosa aggiungere? Niente di più a parte il consiglio di leggerlo, perché è veramente ben scritto e la storia merita di essere letta e se siete amanti dei classici, allora non potete proprio perdervelo.
Via lascio con questa citazione ricca di sentimento:

“I momenti brutti non hanno mai fatto appassire i fiori, né l’amore delle donne. Perciò non spegneranno il mio amore per te, né la piccola fiammella che c’è tra te e me. […] Non importa, non importa, non torturiamoci. […]C’è tanto di te qui con me, che è un peccato che tu non possa essere qui davvero.”

E, nella speranza che le distanze (per ciò a cui si tiene) vengano sempre accorciate, vi ringrazio per l'attenzione vi saluto calorosamente.
Alla prossima.
Q.

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LadyQMercury Opinione inserita da LadyQMercury    25 Marzo, 2013
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Da leggere, da vedere, da gustare.

Non so perché, ma sono settimane che provo a fare la recensione di questo libro, eppure non ci riesco mai, e non è per la mancanza di tempo, ma proprio perché non riesco a trovare le parole per descrivere le fantastiche emozioni che mi ha trasmesso (perché, fidatevi, questo libro una volta che lo avete letto vi cambierà).
Partiamo dall’inizio. Fino ad tre mesi non sapevo neanche dell’esistenza di questo testo in quanto avevo visto solo il film (a dire il vero lo guardo ogni volta che lo passano alla tv, credo sia arrivata l’ora di comprare il dvd) e posso dire che già quest’ultimo è un capolavoro (se non l’avete visto, ne consiglio la visione), pieno di poesia e di spunti per riflettere, ma il libro… Il libro è qualcosa che ti entra dentro e non esce più.
Il racconto è ambientato in diverse epoche: quella degli anni ottanta, in cui le protagoniste assolute sono la graziosissima signora Ninny e l’insicura Evelyn, che ascolterà la storia di Whistle Stop proprio dalle parole di Ninny, assaporandone ogni minimo dettaglio e sapore,
e poi l’epoca degli anni trenta/quaranta che, grazie alla Flagg ed alle sue minuziose descrizioni, sembra di rivivere alla perfezione. A volte, mi è sembrato che nella mia camera, le pareti della stanza si siano trasformate nella stazione di Whistle Stop, e talvolta mi è sembrato di sentire il profumo dei pomodori verdi fritti ed anche quello delle crostate appena sfornate perché quando ci si immerge nel racconto, sembra veramente di far parte di quella grande famiglia, ché i personaggi ti entrano così tanto nel cuore che ogni volta che dovevo chiudere il libro, provavo una stretta dentro.
Vengono trattati temi importanti, come il razzismo, l’eutanasia, la violenza sulle donne e l’omosessualità. Poiché, come già scritto, il film è ambientato in parte anche negli anni trenta/quaranta, è facile capire come la società dell’epoca facesse fatica ad accettare le persone di colore; seppur in via di sviluppo, era ancora piuttosto retrograda e non riusciva a percepire l’idea che non era il colore della pelle a fare una persona. Vi riporto una citazione dal libro, detta dalla grandiosa Idgie: “A volte mi domando che cosa la gente usi al posto del cervello. Pensa a quei ragazzi: hanno paura di sedersi a mangiare vicino a un negro, ma divorano le uova che escono dal culo delle galline.” E come poterle dare torto? La cosa triste è che ancora oggi c’è gente che fa certi tipi di ragionamento eppure è passato tanto di quel tempo!
Veniamo poi al tema dell’omosessualità. C’è da dire che nel film questo argomento è stato proprio omesso (di che cosa aveva paura il regista?), quando invece poteva essere inserito tranquillamente dato che le protagoniste di Whistle Stop (Idgie e Ruth) sono una coppia. Per fortuna che esistono i libri! In tanti anni che ho visto il film non mi sono mai accorta che queste due donne stessero insieme, in quanto sembra che siano delle grandissime amiche, quasi sorelle, ma niente di più. Il loro amore viene trattato con molta delicatezza, la Flagg tocca con la punta delle dita le emozioni più profonde di queste due grandi donne dall’inizio alla fine e coinvolge il lettore ad amarle ed a rispettarle affinché a tutti sia chiaro che l’amore è amore a prescindere dai propri gusti sessuali.
Per quanto riguarda i temi della violenza sulle donne e sull’eutanasia, vorrei non sbilanciarmi troppo a parlarne ché altrimenti rischierei di fare spoiler dato che dovrei citare alcune parti del racconto, la cosa certa è che entrambi sono stati trattati con i dovuti riguardi, così come quelli descritti poc’anzi.
“Pomodori verdi fritti” non è uno di quei romanzi che una volta chiusi si mettono nella libreria e piano piano si dimenticano, no… “Pomodori verdi fritti” è uno di quei libri che quando hai letto l’ultima pagina e girato l’ultima di copertina, è come se avessi perso qualcosa di te, guadagnandoci comunque tanto perché come già scritto ti dona qualcosa di speciale, ma quello che ti lascia è anche tanta nostalgia. Sono pochi i libri che mi hanno fatto piangere e sono anche pochi i libri che rileggerei, ma “Pomodori verdi fritti al Caffé di Whistle Stop” è proprio uno di quelli.
Superfluo dire che il mio consiglio è di leggerlo, ma fatelo in piccole dosi perché veramente merita di essere gustato dall’inizio alla fine e magari procuratevi anche qualche fazzoletto… ;)
Vi lascio con questa citazione:

“A ripensarci, mi sembra che dopo la chiusura del Caffè il cuore della città abbia semplicemente cessato di battere. E’ strano come un posto da nulla come quello riuscisse a tenere unite tante persone. Se non altro ce ne andremo con tanti ricordi, e soprattutto ce ne andremo insieme.”

Vi auguro una buona e fantastica lettura.
A presto
Q.

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Lo consiglio a chi ha visto (quasi) l'omonimo film.
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LadyQMercury Opinione inserita da LadyQMercury    14 Marzo, 2013
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La fine della saga

"Avevamo solo tredici anni. Eravamo scalzi, ricoperti di fiori e travolti dall'ebbrezza del primo amore"


Ho appena finito di leggere questo incantevole libro e posso ritenermi molto soddisfatta.
“Il figlio” chiude la storia in maniera veramente eccellente in quanto mi sono sempre chiesta che fine avessero fatto Gabriel, Jonas e Kira e qui li ritroviamo ragazzi, adulti e con le loro vite che finalmente si sono incrociate, ma vediamo anche la storia di Gabriel sotto un altro punto di vista quello che probabilmente con “The Giver – Il Donatore” non avremmo mai immaginato.
Abbiamo appreso che nella Comunità tutto è permesso ma al contempo bandito; è consentito ad ognuno avere una famiglia, con una madre ed un padre sani e che ogni coppia abbia un figlio maschio ed una figlia femmina sani, ciascuno ha diritto ad un lavoro, ogni giorno vengono garantiti pasti caldi razionati a seconda del proprio peso così da evitare sprechi (forse l’unica cosa positiva di questa dittatura) ed un tetto sotto cui vivere… Ma tutto ciò, a che prezzo? I sentimenti sono controllati con le pasticche che tutti devono assumere giornalmente, l’amore non è amore, forse col tempo ci si abitua alla sposa o allo sposo così come ai figli, anch’essi frutto di una “catena” che deve procedere in un mondo talmente “perfetto” dove anche i più anziani non hanno mai visto la pioggia cadere e nessuno sa cosa significhi avere un animale domestico, un mondo dove il bene non esiste ed è continuamente sopraffatto - attraverso luccichii e sfarzi - dal male psicologico (e in casi estremi anche fisico) e non è permesso neanche sognare; ed allora il pensiero mi sorge spontaneo: perché bramiamo sempre la perfezione quando in realtà essa si trova anche nelle più piccole imperfezioni? Non ci insegna forse questa saga che è nel difetto che si cela il grande coronamento di ciò che in realtà cerchiamo?
Ne “Il figlio” , la storia è divisa in tre parti. Inizialmente incontriamo - per la prima volta - Claire che alla cerimonia dei Dodici viene assegnato il ruolo di Anfora, di partoriente, solo che qualcosa durante il parto va storto e quindi decidono di revocarle l’incarico e darle un’altra incombenza, ella però non può dimenticare che ha dato alla luce un figlio (tolto alla nascita, perché alle partorienti non è dato vedere i “neobimbi” neanche durante il parto, difatti vengono bendate proprio per evitare ogni tipo di problema in quanto i bambini vengono poi affidati alle famiglie che ne hanno fatto richiesta) e per questo dopo alcuni mesi passati a rimuginare su cosa fare e cosa no, ce la ritroviamo nella seconda parte dove è quasi una donna e grazie ad Einar ed Alys, altri due nuovi personaggi, lavorerà su se stessa per cercare il figlio che le era stato tolto anni prima, e lo farà con tutte le sue forze finché, nella terza ed ultima parte, ella dovrà pagare il prezzo per poter finalmente rivedere quel bambino che oramai è diventato un ragazzo.
Non aggiungo altri dettagli perché altrimenti rischierei di fare spoiler al romanzo, quello che però mi sento di dirvi è: leggetelo! Ne vale veramente la pena, le ambientazioni, i personaggi, la scrittura, sono tutti elementi che fanno dimenticare la realtà ed inconsapevolmente riescono a fare immedesimare il lettore in tutte le vicende che andrà ad incontrare.
Un’ultima cosa: ho letto che molti consigliano di leggere la saga non per forza in ordine di uscita, io invece in parte mi dissocio da ciò in quanto penso che il primo “The Giver - Il Donatore” ed il secondo “Gathering Blue - La Rivicita” possono anche non essere letti in ordine di uscita, però è bene leggerli prima del terzo “Il messagero” e soprattutto del quarto “Il Figlio”, in quanto se non avete letto i primi due, non potete gustarvi le soprese che si presentano in quest’ultimo.
Mi rendo conto di essere stata un tantinello prolissa, però non avrei saputo trasmettere i miei sentimenti per questo tomo in maniera più sintetica.

Alla prossima
Q.

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"The Giver - Il Donatore", "Gathering Blue - La rivincita", "Messenger - Il Messaggero", Lois Lowry.
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Romanzi
 
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LadyQMercury Opinione inserita da LadyQMercury    13 Marzo, 2013
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Amabili resti non proprio amabili.

Ho iniziato a leggere questo libro perché proposto dalla maggioranza del gruppo di lettura di cui faccio parte, ma già dalla prima riga ho capito che proprio non faceva per me.
Va bene che è un sorta di “fantasy” e va bene che lo narra una ragazzina di quattordici anni (con gli ormoni impazziti come una di venti), ma la scrittrice non era adolescente quando lo ha scritto, quindi questa non è una scusante (anche la Rowling ha scritto libri con adolescenti, ma i suoi sono capolavori letterari e se a parlare era Harry ad undici anni, non si evinceva nella scrittura che comunque rimaneva di un certo livello).
E poi diciamocelo, va bene che voleva mostrare questa storia dall’aldilà, ma da qui a tutto quello che è successo, ce ne passa. Non voglio aggiungere dettagli o rischierei di fare spoiler, ma nell’ultima parte si è davvero superata, un finale così brutto e scontato si poteva benissimo evitare.
Ho messo una stella solo perché se non ne avessi messo neanche una non avrebbe fatto la media, altrimenti zero sarebbe stato il voto reale.

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Arte e Spettacolo
 
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LadyQMercury Opinione inserita da LadyQMercury    12 Marzo, 2013
Top 500 Opinionisti  -  

Una grande sorpresa!

Sono sempre scettica quando un attore si diletta a scrivere un libro, per questo quando “La casa sopra i portici” mi è stato regalato l’ho lasciato sullo scaffale per la bellezza di cinque mesi e sarebbe rimasto lì anche di più se quella notte, spinta dalla noia, non lo avessi aperto.
E’ stato un vero boom! Avete presente una ventata di aria primaverile che vi arriva sul volto all’improvviso? Beh, per me è stata la stessa cosa. Sì, penserete che starò esagerando (d’altronde si tratta solo di un attore no?) però vi assicuro che la sorpresa è stata tale che se avessi puntato dei soldi, avrei sicuramente perso la scommessa.
Carlo Verdone, in queste pagine, ci fa conoscere una parte di lui che probabilmente non avremmo mai immaginato; personalmente non ho mai pensato che potesse essere una persona così fragile (anche se magari in alcuni suoi film è evidente questa fragilità), abituati a vederlo nelle vesti del coatto romano si dimentica che dietro quella figura c’è anche un altro individuo, un individuo capace di non dire solo “O famo strano?” ma anche: “quella casa non era solo un luogo fisico o un semplice sfondo di eventi, bensì la protagonista della storia di una grande famiglia”.
Verdone ci dona le chiavi della sua vita che sin da bambino è parecchio movimentata; in queste pagine ho riso ed ho anche pianto, soprattutto nella parte dove descrive il suo rapporto col grande Alberto Sordi (una morte che all’epoca accusai, non importa se una persona si conosca o meno, l’importante sono le emozioni che essa ci trasmette), ed anche qui ci fa conoscere dei lati di Albertone che mai avrei immaginato.
Che dire? Non vorrei scendere ancor di più nel mellifluo per cui concludo dicendo che consiglio questo libro a tutti; certo non vi aspettate un capolavoro letterario, però siate pronti ad assistere ad una miriade di ricordi che una persona (in questo caso un attore) ha voluto mettere nero su bianco, ed aggiungo che sarebbe bello se ogni persona di questo mondo avesse la possibilità di poter far leggere ad altri i propri ricordi, potremmo vivere centinaia di vite rimanendo sempre nella nostra.
Alla prossima.
Q

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Romanzi erotici
 
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LadyQMercury Opinione inserita da LadyQMercury    12 Marzo, 2013
Top 500 Opinionisti  -  

Un labbro inferiore morsicato come protagonista...

Ancor prima di leggere questo libro, ho capito che non faceva per me; chiamatelo senso sesto, fatto sta che a pelle già sapevo che non mi sarebbe piaciuto solo che, come si suol dire, non si può giudicare un libro dalla copertina per cui mi sono fatta “coraggio” ed ho iniziato a leggerlo.
Già dalla prima riga ho capito che il mio intuito non sbagliava: la scrittura ho trovato che fosse veramente banale, elementare, priva di enfasi , di spessore ma al di là di questo (che se la storia è ben condita ci si può passare sopra) proprio la trama in sé è aberrante. Sì, proprio aberrante, non riuscirei a trovare un altro termine e non parlo per il fatto che ci siano chiare descrizioni sessuali, quello è il minimo, ma per tutto il contesto.
Anastatia Steele, detta Ana già il soprannome è tutto un programma, è una giovane ragazza descritta come un piccolo anattracolo che però fa perdere la testa a tutti; lui, Christian Grey, è un quasi uomo, diventato ricchissimo e potentissimo non si sa come ed ha come hobby quello di sodomizzare qualche giovane donzella. Ana perde la verginità con lui ed è divertente apprendere che è l’unica donna ad aver avuto due orgasmi la prima volta a letto; ma andiamo avanti, vorrei evitare di spoilerare ma è così difficile non tirar fuori alcuni particolari… Per esempio, la signorina Ana ha un tic perché quasi in ogni pagina lei si morde il labbro, così come con la stessa frequenza usa le parole “ca**o” e “me**a”(veramente impressionante, non che mi scandalizzi per delle parolacce, ma inserirle in quasi ogni pensiero mi sembra veramente pessimo) per non parlare poi della sua Dea Interiore!
E’ inutile che sto a dire che non lo consiglierei a nessuno, questo tomo è diventato un caso editoriale solo perché il sesso, lo sappiamo, vende tantissimo; il libro non merita assolutamente il successo che ha avuto, e se è diventato un caso editoriale, è solo per il passaparola.
Vi starete chiedendo se ho letto anche le sfumature di nero e rosso, beh la risposta è NO! Il tempo è poco, i libri molti ed ho preferito sfruttare meglio il mio tempo.
Alla prossima.
Q.

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Classici
 
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LadyQMercury Opinione inserita da LadyQMercury    12 Marzo, 2013
Top 500 Opinionisti  -  

In questo romanzo ho letto di tutto tranne che am

La mia impressione, riguardo questo libro, è molto deludente; l'ho finito con molta fatica e non capisco come questo romanzo possa essere definito d’amore.
Dalla prima all’ultima pagina, ho avvertito solo sentimenti di odio, di violenza e cattiveria e e le uniche frasi intense vengono inserite in discorsi dove di grazioso non c’è proprio nulla, quindi anche la citazione stessa per me ha perso di amenità e credibilità. Heatcliff non ama Catherine, ne è solo ossessionato e questa sua ossessione lo porta a rovinare due generazioni, addirittura ad odiare il figlio, il suo stesso sangue.
C’è cattiveria in tutti i personaggi, nessuno escluso, anzi, forse solo Hareton si salva da questa cerchia di perfidi, l’unica vera vittima di questa storia.
Mi aspettavo un capolavoro alla Jane Austen, ma c’è veramente un abisso e mi scuso con la Austen per aver provato a paragonarla con Emily Bronte. Il riassunto nell’ultima di copertina ti fa pensare ad un amore appassionato, un amore dolce con i suoi alti e bassi ed invece, già dalle prime pagine, capisci che qualcosa non va. Ho avuto addirittura il dubbio (nei primi tre capitoli) che la copertina fosse stata incollata su un libro diverso (e sono anche andata a controllare nella descrizione se c’era il nome Catherine, giusto per levarmi ogni dubbio).
Sono stata tentata più di una volta di chiuderlo ed abbandonarlo a se stesso, ma so che prima o poi l’avrei ripreso quindi tanto valeva che mi togliessi subito il dente (ed il dolore).
Per quanto sia un classico (e mi rendo conto di essere una delle poche voci fuori dal coro), non so se mi sentirei di consigliarlo, probabilmente no, ma fa parte di quei tomi che almeno una volta nella vita vanno letti, per cui leggetelo! Anche se un libro vi lascia sensazioni negative ha comunque ampliato il vostro bagaglio culturale.

Alla prossima
Q

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Fantasy
 
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LadyQMercury Opinione inserita da LadyQMercury    12 Marzo, 2013
Top 500 Opinionisti  -  

"Eravamo nate con le dita delle nostre anime intre

Definirei Hybrid in questa maniera: una storia che non ti permette di chiudere il libro finché non hai terminato l’ultima pagina.
Ma partiamo dall'inizio.
Sono venuta a conoscenza di questo tomo (il primo di una trilogia) grazie alla campagna pubblicitaria fatta dalla Giunti Y ed inizialmente ero un po’ dubbiosa - perché io lo sono sempre sugli scrittori emergenti - però devo ammettere (con grande piacere) che il mio scetticismo è stato piacevolmente ripagato, tanto da farmi iniziare a leggere in libro in serata e terminarlo alle quattro e mezza di mattina.
Nella storia incontriamo i vari personaggi che sono per lo più ibridi, ma sono la parte “debole” della società che il governo vuole debellare. Cosa intende però l’autrice con ibrido? Non immaginate creature dalla testa di leone e il corpo di serpente, qui si parla di “persone con le dita delle proprie anime intrecciate”, che dividono la stessa mente, lo stesso corpo, ma solo una di queste anime può vivere e quando ciò non accade, quando l’altra parte seppur debole è così forte da non voler lasciare il mondo per recarsi nell'ignoto, entrano in gioco una serie di complicanze che le autorità pretendono di debellare.
A ben pensarci, anche se non nella maniera descritta nel libro, penso che alla fine siamo tutti un po’ ibridi. Quante volte ci troviamo a parlare con noi stessi per prendere una decisione? E quante volte ripieghiamo su una cosa invece che su un’altra? Oppure, quando ci capita di arrabbiarci, quante volte abbiamo ferito qualcuno con parole che non avremmo voluto dire, pentendocene subito dopo? Leggendo questo libro viene da pensare che non siamo soli, che non siamo una unica entità con noi stessi. Certo, queste sono solo fantasie però è una riflessione che con lo scorrere delle pagine, probabilmente ogni lettore farà.
Mi sono appassionata ai personaggi, ognuno così uguale ed ognuno così diverso, a tratti li ho adorati e ad istanti li ho sopportati di meno, e credo che la bravura della giovane scrittrice sia proprio in questo, ossia far appassionare il lettore ai protagonisti tramite una serie di alti e bassi che spinge a continuare a leggere riga dopo riga, pagina dopo pagina finché non si è risolto l’enigma.
C’è anche da dire , però, che a tratti l’ho trovato anche “forzato”, che certe vicende dovessero per forza accadere ed era prevedibile che avvenissero, ma a parte questo piccolo neo il resto è veramente piacevole.
Le domande che ora mi pongo però son due: a quando il seguito? E soprattutto: a quando il film?
Penso che si evince benissimo che consiglio la lettura di questo libro, fatemi sapere poi cosa ne pensate.
Alla prossima.
Q.

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