Opinione scritta da Carpineti
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La voce narrante della Morte
Ci ho messo alcune pagine per incanalarmi nel sentiero di questo libro, non parlo della narrazione ma dello stile narrativo evocativo di sensazioni, di colori, di immagini e rumori, uno stile originale o addirittura unico, visto che la voce narrativa e' la voce della Morte. Presentata e descritta come una signora affaccendata a raccogliere le anime dei morti al momento del trapasso, sapiente ed ubiqua, spietata ma anche caritatevole a volte, e sensibile, conscia di un destino macabro il suo, ma inevitabile.
Citazioni del libro:
" Te lo garantisco io, il mondo e' come una fabbrica. Il sole la fa andare avanti, gli uomini la dirigono e io sono sempre li a portarli via."
(In riferimento alle anime di gente morta durante un bombardamento) "Le portavo tra le dita come valigie, oppure me le gettavo sulle spalle, solo i bambini li reggevo fra le braccia".
"Le loro anime si alzavano in piedi quando i loro corpi cessavano di cercare fessure nella porta. Le loro unghie avevano graffiato il legno, e in qualche caso vi si erano piantate dentro, con la pura forza della disperazione, e i loro spiriti venivano verso di me, tra le mie braccia, e ci arrampicavamo fuori di quelle docce, sul tetto e piu' su ancora, nel respiro sicuro dell' eternita'. Non cessavano di rifornirmi; un minuto dopo l'altro, una doccia dopo l'altra."
Siamo in Germania, durante la Guerra, durante il periodo nazista in pieno fervore, in un paese vicino a Monaco ci viene raccontata la storia di una ragazza, Liesel che a dodici anni vede morire suo fratello piccolo e viene abbandonata da sua madre. Viene affidata alle cure di una famiglia adottiva, che vive in condizioni di ristrettezze come molto tedeschi, ma dopo un lungo periodo di adattamento e conoscenza si affeziona al Padre adottivo, che fa l' imbianchino, ed ha un cuore , e nutre umanita' e pieta' per il prossimo anche se Ebreo, che la conforta dopo gli incubi piu' cupi, quasi ogni notte e per distrarla le insegna a leggere amorevolmente. Anche la madre adottiva anche se piu' ruvida e meno comprensiva entra nel suo cuore. Liesel va a scuola e conosce il quartiere, fa amicizia coi coetanei e diventera' molto amica di Rudy con il quale passera' anni di complicita'. Imparando a leggere, Liesel viene stregata dal piacere di leggere, visto come opportunita'di evadere, di ricavarsi un mondo piu' facile e caritatevole, un mondo fatto di parole di cui conosce la forza, la persuasione e l'umanita', passione che diventa tanto forte da portarla anche a rubare libri... ( da cui il titolo del libro ).
Un giorno come pegno di una promessa fatta durante il primo conflitto, Huber, il padre di Liesel, da ospitalita' nella cantina della loro casa ad un ragazzo ebreo, Max Vandenberg, che vivra' con loro nell'assoluto segreto, diventando a tutti gli effetti un nuovo membro della famiglia, sfamato e curato e del quale, Liesel si affezionera' moltissimo. Passano i mesi, la guerra obbliga tutti a ristrettezze e fatiche e poi a dolore, molto hanno figli in guerra e sovente alcuni non tornano, la Germania inizia a subire i primi bombardamenti aerei, e gradulamente tutto cambia in peggio...precipita in un baratro di disperazione.
Memorabile la tristezza del racconto del passaggio dalla citta' delle colonne di ebrei di ritorno dai lavori forzati e il momento della perdita dei famigliari e dell'unico bacio dato a Rudy.
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Noir onirico
Il noir si percepisce in ogni canale di questo romanzo, da un lato una ragazza che dorme, apparentemente niente di anormale ma gradualmente si coglie che questo letargo pseudo artificiale si prolunga, e porta la dormiente ad una migrazione dimensionale claustrofobica in diversi livelli onirici statici, di permanenza, quasi fossero purgatori.
L'altro racconto è concreto, terreno, protagonista la sorella della dormiente, vive di Notte, non dorme lei, quasi mai, e dalla sera alla mattina, e' questa l'ambientazione temporale dei fatti, trascorre il tempo fra locali notturni, dove la conoscenza di un ragazzo, una delle poche luci osservabili nel libro, concatena lo svolgersi della notte con eventi torbidi di violenza rarefatta alla quale Mari ( questo il nome della sorella più piccola ) partecipa dando speranza, e facendo luce ad altri personaggi che lavorano in un motel di un quartiere degradato di una Tokyo depressa, ossessiva, quasi disabitata se non da pochi individui. C'è poi una vittima, ed un carnefice ( che non paga le sue colpe ) ma fugge e raggiunge la mattina indenne. Aleggiano le colpe, ogni personaggio ha un lato oscuro che ruba pochi spiragli di luce ad una notte fosca tinta di nero. Ma alla fine, c'è speranza, i destini delle due sorelle si ricongiungono, finiscono le tenebre e torna la luce, per qualcuno...
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Alla conquista della Britannia
In questo romanzo facciamo la conoscenza di Catone, che assieme a Macrone compongono il binomio perfetto della lunga saga narrata da Scarrow.
Il giovane Catone sedicenne proveniente da Roma, figlio di un liberto, per essere un uomo libero non può che entrare a far parte dell’esercito romano. Dai salotti dell’aristocrazia dove la cultura e l’educazione sono monete preziose da giocarsi nel raggiungimento di uno scopo, viene depositato in una realtà molto diversa, quella dell’esercito dove i valori sono spesso contrapposti a quelli da lui promossi fino a questo momento. Un esercito composto da fieri legionari, da uomini temprati dalle battaglie, dalla fatica, e dal coraggio. Il giovane Catone accede a questo mondo nuovo ed ostile con un lasciapassare che lo farà accedere alle fila della sua coorte come Optio ( un ruolo di comando solitamente guadagnato sul campo ) e anche per questo motivo, il suo percorso inizierà in salita per dimostrare ai suoi compagni che quel ruolo non è stato solamente assegnatogli da una conoscenza, ma meritato. Viene assegnato a Macrone, Centurione della seconda legione, valoroso combattente, che decide di seguirlo ed istruirlo alla vita da soldato, proteggendolo in parte e mettendolo alla prova sul campo per saggiare il suo valore.
Lo scenario storico è il disimpegno dalla Germania della seconda legione ( capeggiata dal legato Vespasiano ) per la conquista di una nuova provincia: la Britannia, che garantirà all’imperatore Claudio la fedeltà e il supporto dell’esercito in un momento storico di tradimenti e faide fra repubblicani ed imperialisti.
La paura per gli sconosciuti druidi al di la della Manica, la minaccia di una rivolta nelle file romane, la missione di Narciso ( un potente liberto braccio destro dell’imperatore ) per realizzare lo sbarco ed una missione segreta per il recupero di un bottino dimenticato da Cesare trent’anni prima, sono le armi segrete di un racconto dinamico che ci porterà sui campi di battaglia nebbiosi oltre manica, nella guerra di conquista contro i britannici fra scontri ed agguati, dove l’onore e l’astuzia a volte si contrappongono come serpenti nella ricerca del potere sotto l’Aquila di Roma…
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Sospesi nel tessuto di Murakami
E’ il primo romanzo di Murakami che ho letto, mi è stato consigliato da un amico che mi ha avvisato sulla bravura dell’autore…
Quando ho letto le prime frasi, poi le prime righe, il primo capitolo sono rimasto attonito. E’ un modo di scrivere apparentemente bizzarro, personaggi dipinti nitidamente che condividono con il lettore una miriade di pensieri, per certi versi disordinati per altri schietti, sono tanti i pensieri che ronzano, sono infinite le congetture con temi a volte reali a volte nebulosi, si viene catturati in una tela tessuta che ti solleva e ti trattiene in un limbo fondamentalmente disordinato ma piacevole e sospensorio… c’è uno stile molto personale nel raccontare ed imbrigliare il lettore, che divertito e catturato segue questo filo narrativo che logico non è quasi mai, ma è un dipinto che prende forma lentamente in un foglio bianco, dove si viene accompagnati in un racconto dove c’è un protagonista, un uomo pigro, slavato annoiato da una vita piatta condita dallo sfrenato consumo di superalcolici e sigarette in un ritratto auotlesionista; lavora in una agenzia pubblicitaria e casualmente conosce e rimane incantato da una ragazza con un magnetismo particolare grazie alla bellezza delle sue orecchie, con lei inizierà un viaggio in una remota regione del nord del Giappone alla ricerca di una pecora. Sembra che trame occulte tessute in passato da un uomo di potere segreto a tutti, possa ricondursi al misticismo di una pecora che il protagonista viene obbligato a cercare. Pochi indizi gli vengono dati ed un ultimatum di un mese entro cui scoprire dove si nasconde la pecora.
Alla fine, a libro concluso rimangono tanti scorci vissuti, tante immagini dei personaggi, dei dialoghi permeati di momenti di silenzio e riflessione, delle stranezze assorbite in una lettura disordinata dove più volte ci si domanda quale sia il filo narrativo.
E’ uno scrittore dove lo stile è divampante, dove non si rimane immuni ad uno scrivere che magari non piace ( a me è piaciuto molto ) ma colpisce.
Ho finito di leggere il primo romanzo e questa sera ho altri tre libri in mano dello stesso Murakami che vorrò di nuovo incontrare in un altro romanzo dove verrò rapito in un tessuto sospeso di piacevole confusione letteraria? Lo spero…
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Disarmante inquietudine per un futuro apocalittico
Cosa succederebbe se la Natura si ribellasse all'uomo? Cosa succederebbe se scoprissimo che un'intelligenza a noi ignota, e molto più avanzata della nostra specie, abita gli abissi?
"Il quinto giorno" è un racconto fantasioso e molto attuale, lo sfruttamento cieco delle risorse della Terra da parte dell'uomo raggiungono l'epilogo, in diversi luoghi del pianeta alcune specie sembrano impazzire e ribellarsi. Nelle profondità del mare del Nord iniziano a comparire delle specie di vermi insoliti in quantità inimmaginabile, nel Nord America alcuni cetacei modificano il loro comportamento che in breve tempo si rivela una minaccia per l'uomo, l' Australia è minacciata da un invasione di meduse velenose. Queste eventi inizialmente sporadici diventano frequenti, dietro a questo ambiguo comportamento sembra esserci un disegno soprannaturale, tutti i fili sono tirati dalla regia di qualcosa o qualcuno che ha iniziato a minacciare la specie umana.
I più noti scienziati del mondo vengono convocati per capire; in una località canadese inizia un consiglio di altissimo livello dove lo scopo è quello di salvare la Razza umana.
Il tempo sta per scadere, gli eventi drammatici sono sempre più frequenti e senza controllo, in seguito al crollo di una falda sottomarina un terribile tsunami devasta l'Europa, il traffico navale mondiale è bloccato da imprevedibili incidenti che fanno affondare moltitudini di navi da trasporto. Il clima è di terrore anche perché chi sia la causa o quale sia il motivo di tutto questo non è chiaro.
Dal forum canadese degli scienziati prende piede una teoria, gli oceani sono abitati da un'intelligenza ignota che ha deciso di annientare la razza umana. Le potenzialità di questo nemico invisibile sono infinite, specie sconosciute e minacciose si materializzano, il controllo sulle menti degli animali marini è completo e incontrastato. Rimane un'ultima possibilità per il genere umano, visto che non è possibile capire cosa sia il nemico ne come arginare gli eventi nefasti: comunicare, prendere contatto!
Sopra una portaerei nel mare di Groenlandia l'ultimo round ha inizio fra gli uomini e gli Yrr, questo il nome dato al l'intelligenza ancestrale che anima gli oceani, che governa i fenomeni naturali di portata mondiale come le correnti marine la vita dei batteri. Sarà l'estinzione il destino della razza umana?
La fantasia dello scrittore ha dell'inimmaginabile, scenari naturali e vicissitudini umane sono mescolate con sapiente originalità dando origine ad un romanzo molto avvincente che anche se lungo, si legge volentieri anche per i continui colpi di scena apocalittici.
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La polveriera europea a inizio secolo
Come tutti i romanzi da più di mille pagine all'inizio del libro sono sempre timoroso che la lettura decolli o che il racconto non sia piacevole. Qui dopo poche pagine si viene catturati dal filo narrativo che gradualmente di dipana lasciandoci conoscere uno ad uno tutti i protagonisti. Sono personaggi legati a famiglie sparse nei principali paesi protagonisti della storia dei primi anni del novecento. Il mondo è una polveriera, i più prestigiosi paesi europei cavalcanti l'onda dello sviluppo e della conquista fremono, la scintilla di Sarayevo divampa dentro gli animi belligeranti e l'incendio della guerra esplode. Dal Regno Unito alla Germania, dalla Russia agli Stati Uniti d'America, i protagonisti del romanzo partecipano al fianco dei grandi nomi esibiti dalla storia nella vicende socio politiche di quegli anni. La Russia vive il più drammatico capovolgimento con la Rivoluzione bolscevica, ma gradualmente ognuno dei personaggi regolerà i conti con la Prima Guerra mondiale e con le sue conseguenze. Follett ci accompagna nei salotti londinesi, nelle dimore principesche di aristocratici gallesi, nelle miniere di carbone, svelandoci la vita dell'epoca, animata dai forti squilibri sociali maturi per fondersi in cambiamenti rivoluzionari delle condizioni dell'uomo del novecento. Abbiamo modo di ascoltare i dibattiti di Lenin, di odorare il fumo dei sigari di Churchill, di sentire il sibilo dei proiettili e il rombo dei mortai, di congelare nel fango delle trincee, mentre i protagonisti compiono i loro destini, prima che al concludersi della guerra e allo scorrere delle ultime pagine di questo romanzo non si pensi già al momento di iniziare il secondo episodio di questa avvincente saga.
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Mosaico storico ma pesante
L'armata dei sonnambuli è un libro impegnativo. I personaggi che si incrociano durante lo svolgersi del romanzo sono dipinti con forza, sono diversi, ognuno di loro appartiene ad un'estrazione sociale che interagisce nelle vicende storiche della Francia della rivoluzione francese. Momenti torbidi, di terrore, dove la ghigliottina miete, dove il potere si avvicenda repentino, dove i rivoluzionari muoiono, dove il popolo si ribella, dove i diseredati non si quietano, dove i monarchi vengono decapitati. L'architettura narrativa è originale e ricercata, la genesi di ogni capitolo è segnata da un documento storico che introduce il racconto, rendendolo sempre affiancato a fatti veri, con date, nomi e cognomi di chi ha tracciato dei solchi nelle carni putrescenti e rivoluzionarie di Parigi e della Francia. Il ritmo è sincopato e alternante fra una prosa teatrale e un ritmo narrativo più consueto, un'esperimento interessante che però non raccoglie i frutti sperati. Il romanzo in se ha parecchia struttura che lo supporta e che lo sostiene con molti dettagli e invenzioni che vorrebbero lasciare il segno, e in effetti un segno lo lasciano indelebile sulla pelle del lettore per le lunghe e sudate ottocento pagine del libro e alla fine giunti all'ultimo rigo sembra incredibile avercela fatta...a finirlo.
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Un mare di idee seminate in questo libro
C'è molta intelligenza seminata in questo romanzo noir, a partire dal ritmo che dipana il racconto in una manciata di giorni in una Milano dettagliata raccontata in due momenti storici diversi che si scontrano, si accavallano e che non si miscelano mai completamente. C'è l'idea sottile, affilata di far partire il protagonista ruvido e sbandato negli anni 80 con vicende di strada, di espedienti che culmina in uno svenimento... Al suo risveglio che avviene in un bagno di un teatro si apre la genialità creativa dello scrittore di aver lasciato un buco temporale di quindici anni e di lasciare il protagonista senza memoria, attonito, a dover capire cosa sia successo, dove si trovi e quale sia la sua vita. Ne ha fatta di strada in quindici anni, sono cambiate molte cose ma nessuno sa perché, e' chiaro solo che c'è stato un omicidio e Lui ne è coinvolto...forse. Non è più sbandato, ora e' fidanzato con una donna che non conosce ma che è l'unica che possa aiutarlo perché e' in pericolo, qualcuno lo vuole uccidere. Ora è affermato, ricco, ma non ha memoria di chi lui sia, ma sa che c'è qualcosa di strano non si ritrova ed ha paura. La paura che congela, la sensazione di non avere conoscenza di niente di non sapere che lavoro fai, dove vivi, chi sono i tuoi amici e di chi possano essere i tuoi nemici, manca il fiato pensare che le uniche certezze non ci siano, semplicemente. Da qui la vicenda, la ricerca della memoria e l'istinto di sopravvivenza per comporre un puzzle che porti a sfuggire, a capire, a salvarsi, a ricordare.
Infine come filosofia, immaginare l'equilibrio fra due punte di coltello contrapposte che premono una contro l'altra e che possono ferire...
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Contenuti interessanti...ma poco dinamici
Ho letto tutti e tre i romanzi di Lars Kepler, ad eccezione dell' ipnotista che ho trovato sensibilmente sotto tono gli altri due sono letture discretamente fluide e gradevoli, polizieschi dinamici allestiti nel nord Europa, con Joona Lynna che più che come protagonista dei romanzi ricopre il ruolo di coordinatore delle indagini.
Il romanzo apre le danze con un drammatico inseguimento di un killer, la coppia inseguita si dilegua nel panico più attanagliante cercando di sfuggirgli nelle radure e foreste di alcune isolette scandinave...
Tutto è legato ad una fotografia misteriosa che sembra essere per qualcuno molto compromettente e che trascina in un vortice torbido, un suicidio di un alto funzionario svedese e alcuni incidenti solo apparentemente casuali ma orditi da mani criminali capaci e risolute.
Cosa ritrae la fotografia? Da chi è stata scattata? Come mai catalizza tanta violenza attorno a se?
Joona Lynna e Saga Bauer ( quest'ultima protagonista anche del terzo libro con un ruolo adrenalinico ) sono incaricati dai vertici della polizia di indagare sul caso e risolverlo, salvando la vita alla coppia in fuga dall'Esecutore.
Nella cornice scandinava, dentro un intricato caso poliziesco dove un'ingente vendita di armi ad un paese africano vede la regia di cupi funzionari statali e di un mercenario senza scrupoli Raphael Guidi, le indagini proseguiranno con ritmi serrati e capovolgimenti di fronte fino all'epilogo finale su una nave in alto mare...
Vedo dei temi duttili in questi romanzi e mi domando come mai non siano ancora state preparate delle pellicole cinematografiche, i contenuti non sono ai livelli di Stiegg Larsson ma forse proprio per questo motivo il romanzo risulta più sobrio e scorrevole, anche se con ciò non dico assolutamente che sia migliore.
L'ultima nota, il violino di Paganini, compositore illustre con dubbia fama demoniaca ( perfettamente in "sintonia" con il trafficante Raphael Guidi ) che tesse in questo libro la colonna sonora del suo Capriccio n.24.
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Sopravviveremo?
Nell'oggi del 2014 dopo una crisi economica che ancora morde e dalla quale non è ancora certo quanto sarà triste il lascito che vedremo nei prossimi anni, delle riflessioni su come l'economia sia diventata il fulcro di tutto, in grado anche di abbattere e triturare ogni cosa concreta e astratta. Le nuove terminologie con cui ci interfacciamo quotidianamente, che ci fanno sudare e temere e speriamo sempre di poter dimenticare nelle pagine dei quotidiani...parlo di spread, di Mercati, di globalizzazione, di debito, di default, di PIL, di agenzie di Rating...
Siamo trascinati, perturbati, destabilizzati da leve "astratte" sulle quali non abbiamo potere o difesa alcuna, delle divinità alle quali non ci possiamo opporre e nulla possiamo contrapporre.
In questo panorama contemporaneo e globalizzato, e a tratti decadente, una stella in crescita ed una parola mancante alla mia introduzione e' CINA.
Federico Rampini come inviato d'eccezione ci da la sua visione dei fatti di quello che sono i trascorsi storici che hanno portato la Cina "paese" ai giorni nostri ( a dire la vertita' di dieci anni fa visto che il libro e' del 2002 ) e che ci presentano la Cina "economica".
Nel libro vengono trattati molteplici aspetti, dalla cultura alla storia, dai leader politici più importanti alla figura del partito unico, dal concetto di libertà al tema della crescita economica soprattutto.
Ho riscontrato che tutti i temi trattati sono maglie che annodate assieme tessono un libro orientato alla folgorante ( perché non potrebbe essere diversa ) presentazione economica della Cina.
Il libro e'estremamente interessante, scritto da un giornalista intelligente e preparato. Non so quanto voglia essere un'impronta voluta o solo una mia proiezione scaturita dalla lettura, il timore di essere fagocitato irrimediabilmente dalla Cina economica, di essere una generazione al bivio fra la Pax Americana e la Pax Cinese, testimoni lontani ( ma solamente in termini di distanze chilometriche oggettive ) involontari e forse impauriti di un cambio epocale dove ci si chiede sempre con più insistenza come saranno i dominatori ( economici ) del nuovo secolo, i nuovi padroni, che dietro ad una tradizione di millenni stanno facendo i conti con le regole del "fulcro economia" apparentemente dominandolo, ma dove non si esclude che a breve termine siano dietro l'angolo nodi sociali da dover districare...
Unico grigio del libro che letto oggi dopo essere stato scritto dieci anni fa seppur realista, come tutte le notizie di impronta giornalistica dopo un giorno come dopo dieci anni appare...impolverato come il quotidiano "di ieri ".
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...interessante ma sregolato.
Trascorsa una settimana dalla fine del libro guardo la copertina e per una volta ancora mi domando cosa c'entri con il romanzo. Sono un po' perplesso, quasi deluso, le mie grandi aspettative sono un po' naufragate in quello che ho vissuto come un romanzo indubbiamente piacevole, ma lungo. Attenzione non ho nulla contro i mattoni da mille pagine ma in questo caso ho trovato che la fine del libro arrivi senza più ossigeno. Un filo narrativo graduale e a tratti quasi lento si trasforma in maniera quasi incontrollata nel finale dove si srotolano continui e controversi avvicendamenti per il chiarimento dell'omicidio.
Trama piacevole, omicidio irrisolto di una giovane ragazza vestita di rosso che viene uccisa in un bosco, il cadavere però rimane celato per molti anni fino a quando non appare in seguito ad un banale episodio assolutamente per caso; da qui l'apparizione del corpo innesca una catena di eventi che andrà a perturbare la vita di Harry Quebert docente nonché scrittore di fama, che con la ragazza ha avuto un trascorso torbido agli occhi dell'opinione pubblica. A fare chiarezza ci pensa un altro scrittore in erba ma con alle spalle un recente successo, Marcus Goldman che è stato a suo tempo studente e amico di Quebert e con il quale si sente in debito.
Sullo sfondo del New Hampshire si svolge la trama del racconto, il giovane Goldman prima osteggiato e in seguito supportato dal sergente Gahalowood indagherà sugli eventi trascorsi trent'anni prima. Quali segreti sono celati dietro alla controversa figura della giovane Nola Kellergan? Tutto sembra ruotare attorno al libro "le origini del male", ma come si colloca questo libro nel caleidoscopio di personaggi della piccola cittadina di Aurora?
Buoni spunti, interessante ma sregolato.
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Passi da gigante rispetto all'ipnotista
Passi da gigante sono stati fatti dalle pagine dell'ipnotista, il protagonista e' più determinato e da un impronta al racconto, i luoghi e gli scenari sono nettamente più accattivanti ( la scelta dell'ospedale psichiatrico di massima sicurezza e' veramente ben riuscita ), le pagine trasudano suspense e Jurek Walter, il "cattivo" e' un concentrato di intelligenza, astuzia e spregiudicatezza che rapisce individui e li sotterra vivi per anni. Impera nel racconto il tema della caccia, all'uomo naturalmente,ma nei due sensi contrapposti: Jurek che caccia le sue vittime e Joona Lynna che caccia Jurek; che poi dopo essere rinchiuso nell'ospedale psichiatrico continua a gestire la regia dei suoi crimini addirittura con delle apparizioni. Ma come e'possibile?
E' stato dato un rispettoso spazio anche al clima polare che si vive in questo racconto scandinavo: neve, ghiaccio, dolore, assideramento...tutti fattori che amalgamano molti momenti delle pagine scritte donando un carattere nordico e impervio.
Molto ragionate anche le motivazioni che guidano i crimini, che alla fine del libro vengono raccontate in maniera esaustiva permettendo al lettore di chiudere tutti le ellissi apertesi durante la lettura.
Azzeccata la scelta dei capitoli brevi, sempre accattivanti, che danno respiro e non vincolano a letture prolungate mantenendo alta l'attenzione.
Gran finale con inseguimento e poi ...sorpresa!
Unico neo, che forse non è un neo, Jurek Walter così lucido, opportunista, intelligente, colto, spregiudicato rinchiuso dentro un ospedale psichiatrico di massima sicurezza, temuto da tutti al punto tale che anche parlare con lui potrebbe rivelarsi pericoloso...chi ci ricorda se non uno splendido dottore, cannibale, interpretato da Anthony Opkins?!
Chi se lo dimentica?
Imperdibile!
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Alle spalle un deserto davanti un muro d'acciaio
Siamo in Portogallo, l'esercito francese sotto il comando del maresciallo Massena si appresta a scardinare quelle che apparentemente sembrano le ultime barriere di Wellington. Sul promontorio di Bucaco scoppia una storica battaglia che vede vincitori gli inglesi, nonostante tutto Massena grazie anche a un collaborazionista portoghese trova un passaggio per dilagare nella città di Coimbra dove i francesi si macchieranno di devastazioni, stupri e saccheggi. Ma la resa dei conti e' a poche braccia, gli inglesi hanno volutamente disimpegnato fino a rinchiudersi nei pressi della capitale, dentro uno strutturato sistema difensivo composto da fortini, masserie e barriere naturali. E Massena, come cito' dal vero un suo luogotenente si trovo': alle spalle un deserto e davanti un muro d'acciaio. E Sharpe? In questa fase conclusiva della campagna iberica avrà i suoi grattacapi, svelerà i piani di due importanti portoghesi doppiogiochisti, tessera' i piani di Wellington mandando in fumo un gigantesco magazzino di provviste dell'esercito napoleonico e ci sarà spazio anche per una giovane donna inglese.
Il romanzo e'avvincente, se il genere piace a mio avviso questo libro e' forse il più bello anche se purtroppo le fasi finali della battaglia si intravedono solo nelle note storiche di Crornwell dopo l'ultimo capitolo...peccato.
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Noir e vuoti silenziosi: tipicità di Carrisi
Dopo il suggeritore ho terminato il mio secondo libro di Carrisi, con rammarico, come nel primo. Il romanzo si legge con piacere, in poche pagine ci si intreccia al racconto e si accede agli ambienti del libro, ambienti silenziosi dove i protagonisti compiono ricerche, dove avvengono omicidi, dove c'è chi si nasconde e chi viene cercato, ma in ambienti che richiamano al silenzio come se vedessi un film muto, ovattato. Carrisi indipendentemente dal libro evoca delle sensazioni di tipicità, mentre lo leggi lo riconosci fra molti, come il calice di un buon vino.
Anche qui Mila Vasquez, come nel suggeritore, volano schivo e non troppo accattivante di un racconto che si svolge in ambientazioni molto stimolanti descritte con parole poco note ed incisive che catturano l'attenzione e fissano il ricordo, dall'obiotrio agli uffici del Limbo, alla camera 317 dell'Ambrus hotel, quest'ultima grondante atmosfere vintage come nel migliore Shining di Stephen King.
La regia degli omicidi e' manipolata da un predicatore, figura eterea e rarefatta che, a proposito di tipicità, sarà svelata solamente nelle ultimissime pagine con dei colpi di scena imprevisti e dopo aver terminato una partita a scacchi dal ritmo trainante dalla Vasquez che cerca, fiuta e si fa braccare dal Buio che assume molteplici forme che alimentano il coraggio ma soggiogano la mente.
Libro consigliato, un noir come ce ne sono pochi, soprattutto nella narrativa italiana, scritto così bene da sembrare straniero.
Dulcis in fondo, come nel suggeritore un'intensità narrativa tanto dettagliata ed appassionante quanto poi sfuggente ed eterea, a fine libro, come al risveglio dopo un intenso ed appagante sogno notturno, i dettagli del racconto dopo pochi giorni sfumano.
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Esperimento sottotono
Ecco Il primo libro di Simon Scarrow che finalmente mi capita fra le mani, le aspettative sono traboccanti dopo tanto parlare, mi aspetto racconti di legioni che combattono nel fango della Gallia o nei deserti con bighe e macchine d'assedio, urla, sangue, legionari...
No, l'inizio e' sornione, due legionari (i protagonisti) e un senatore su una nave che viene sopraffatta da un'onda anomala causata da un terremoto al largo di Creta... Ma no?! Come e' possibile dove sono le legioni spronate alla lotta dai centurioni?
Il racconto poi prosegue, e ahimè si ambienta a Creta dove in seguito alla suddetta onda anomala le principali città dell'isola sono distrutte e il caos regna sovrano, non c'è più cibo, le scorte idriche sono rare e in questo contesto i due legionari Macrone e Catone assieme al senatore Sempronio raddrizzeranno una realtà minata dalla rivolta di schiavi guidata dall'ex gladiatore Aiace. Il racconto e' abbastanza scorrevole anche se, pur essendo il primo libro di Scarrow, spero che questo racconto sia più un esperimento per narrare una vicenda fuori dai luoghi più altisonanti della storia romana. In parte questo mio modesto punto di vista, lo si coglie anche nella nota del l'autore a fine romanzo...
Purtroppo rimango deluso, anche se una seconda carta con Scarrow la giocherò nuovamente...
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Cornwell sottotono
La figura dell'arciere, un ruolo chiave nelle guerre del 1400 viene approfondita e a giusto titolo valorizzata. Soprattutto si approfondiscono tutti i temi legati agli strumenti dell'arciere dalla costruzione di una freccia alla scelta del legno più adatto per la costruzione di un arco, che se ai giorni d'oggi ricorda un giocattolo da bambini o l'epoca dei Pellerossa, per diversi secoli nelle guerre ha avuto un ruolo chiave, a volte anche sottovalutato. I maestri e' risaputo in questo campo erano gli inglesi e in questo libro che è soprattutto un racconto romanzato di un fatto storico, gli arcieri dell'esercito di Enrico V svolgono un ruolo chiave per la vittoria di una grande battaglia contro i francesi.
I fili principali necessari per tessere il racconto sono tutti presenti e compongono un tessuto narrativo ben bilanciato: abbiamo un contesto storico ben delineato, abbiamo un protagonista arciere e una diatriba famigliare, c'è una guerra, chiaramente, e una storia d'amore che lega il tutto.
Il libro e' scritto bene, e' scorrevole, avvincente ma...per un verso l'ho trovato un po' "insipido". Mi spiego meglio. Il libro ruota attorno alla campagna militare voluta dal re Enrico V e tutte le pagine creano una grossissima aspettativa per lo scontro con l'esercito francese che alla fine effettivamente divampa in modo sanguinoso e brutale e viene anche ben raccontato, ma, tutto il libro e'una preparazione strategica e psicologica alle ultime settantacinque pagine. Ribadisco, un finale da urlo,con un intero libro in buona parte preparatorio all'epilogo. Questo il lato negativo di un libro che ho apprezzato; i personaggi sono intriganti, la storia e' interessante e ben delineata e lo scontro finale con questo enorme clangore, nel fango sotto una pioggia di febbre potrebbe essere preso in esame per un cast cinematografico.
Consigliarlo? Cornwell ha lavorato meglio in altri romanzi, soprattutto napoleonici...
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Crescita come accettazione
Oskar Schell e' un bambino che ha perso suo padre l'11 settembre a New York.
Un giorno per caso, mentre rovista nel guardaroba del papà trova dentro ad un vaso una busta con dentro una chiave e una scritta. Cosa apre quella chiave? Perché suo papà l'aveva nascosta? Che segreto cela?
Oscar Schell e'un bambino caparbio e intelligente, è convinto che scoprire quale serratura apre quella chiave segreta lo aiuterà a capire, ad accettare meglio il suo triste destino che si trascina ogni giorno. Ma cosa aprirà quella chiave, una porta? Una cassetta di sicurezza? Un armadietto? Un lucchetto?
E' deciso, inizia una ricerca metodica di quella serratura partendo da quell'unica parola scritta sul retro della busta bianca che contiene la chiave. Ma quante serrature ci sono a New York? Come trovare quella giusta, a nove anni?
La ricerca sarà un modo di crescere, di conoscere luoghi e persone con delle vite, dei problemi e in un caso anche La soluzione.
C'è molto dolore in questo racconto, un dolore talmente grande e difficile da accettare per un bambino che ha nitido e cristallino l'ultimo scampolo di vita di suo padre nella Torre prima del crollo, ogni giorno e' un domandarsi perché sia successo e cosa succederà quando finalmente quella chiave...
E'un racconto diverso dal solito, ci sono fotografie, invenzioni, speranze nelle pagine che sfogli, ci sono i ragionamenti di un bambino, gli interrogativi di un bambino che spesso rimangono irrisolti, ci sono degli amici adulti.
Oskar ha una mamma che lotta per andare avanti e per avvicinarsi ad un figlio che la morte del padre ha in qualche modo allontanato, c'è una nonna che vive per il nipote e c'è un nonno che non parla, ma per comunicare scrive solamente. Ci sono le ceneri di un dramma antico a Dresda, durante la guerra che permea nella storia, e tante lettere, tanti pensieri, tanti gesti e dialoghi talmente personali e privati che sembra di affacciarsi in casa Schell e ascoltare, di vivere nella famiglia e ridere o piangere della forza di un bambino.
La ricerca come crescita, la crescita come accettazione, e in fondo poi la meta finale, la scoperta, potrebbe rilevarsi meno importante di una manciata di serenità guadagnata da un'avventura.
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Il mito dei nostri Avi ai tempi delle Legioni
Catapultati in un altra epoca, scagliati in mezzo ai ranghi, dove il ferro dei gladio e delle daghe animavano la metallica melodia dei combattimenti corpo a corpo. Le urla latine dei centurioni imponevano ordine e obbedienza in una società di soldati che facevano di tutto:combattevano nemici, costruivano forti, riparavano navi, piantavano viti da uva.
Facciamo conoscenza con i legionari della decima legione e li accompagniamo in Britannia per l'invasione di Cesare, li scortiamo al rientro, in compagnia di una britanna dai capelli rossi e dagli occhi verdi che battera' il ritmo della storia e che avrà un finale epico che rimarrà nel cuore. Il racconto inizia lento, si snocciola il viaggio di un Romano che torna in Britannia dopo una vita, ha vissuto facendo il legionario, poi, dissipandosi la bruma entriamo in un campo militare e facciamo la conoscenza di Gaio Emilio Rufo e Lucio Petrosidio e altri legionari veterani che saranno i perni del racconto che si rimescolera' col viaggio del Romano.
Si saggia di persona l'organizzazione di un popolo che anche a migliaia di cholometri da Roma impone i suoi dictat nel modo di costruire un campo, di condurre una battaglia e di tessere alleanze, con i Galli, soggiogandoli a volte senza impugnare la spada ma usando la carta della Pax Romana. Ma dopo un inverno di quiete, in seguito all'attacco di una coalizione di Galli, sara' la XIV legione a trovarsi ad un bivio e dovrà pagare le conseguenze di una scelta nefasta da parte dei suoi due comandanti parigrado. Qui esploderà la battaglia raccontata con spietato realismo dove l'orgoglio e l'onore saranno le ultime monete di scambio per la sopravvivenza... dove le urla di Gaio Emilio Rufo al re degli Eburoni rimangono una mezza pagina che da sola merita la lettura dell'intero libro.
Le ultime pagine del libro ci deliziano con delle considerazioni del Debello Gallico di Cesare in cui vengono fotografati i momenti salienti del libro, i personaggi principali e le loro scelte avvenute nella storia. INDIMENTICABILE.
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2 Americani a spasso nei boschi
Negli immensi spazi statunitensi anche i sentieri hanno dimensioni inimmaginabili, il protagonista quarantenne padre di famiglia e sposato decide con un amico d'infanzia di percorrere il più lungo: "l'Appalachian trail" della lunghezza di più di 3000 chilometri.
Così questa coppia di camminatori alle prime armi, male in arnese, con poca tecnica e quasi nessuna esperienza intraprende l'avventura e dal sud degli USA s'incamminano lungo il percorso che si inerpica su montagne, boschi e sentieri, verso nord. In un simpatico stile, mélange fra Gianni e Pinotto e Bukowsky, verrà raccontato questo diario all'insegna di vicende, disavventure e soddisfazioni ( sportive ma spesso alimentari ) che vivono: il viaggio, a piedi.
Fra la paura di incontrare un orso, e la voglia di sgranocchiare nelle bettole incontrate ai margini del sentiero, tutto quanto di salutare non è, questa coppia male assortita di viaggiatori alle prime armi convince; non per i racconti paesaggistici ma per le vicende umane e gli incontri spesso buffi e surreali che si snoccioleranno durante il lungo cammino. Per coadiuvare il diario di viaggio ( che è la parte più divertente ), vengono inserite sovente delle pillole sui luoghi battuti o sui personaggi che sgorgano in modo sparso ma divertente.
Il risultato finale e' un libro divertente che racconta l'amicizia per necessità che si instaura e le vicende umane dei protagonisti. Aspettative, delusioni e la convinzione che il percorrere "l' Appalchian trail " possa dare un senso alle cose, possa addirittura far cresce e maturare e assieme alla stanchezza sempre più spesso solletica la soddisfazione di aver terminato un tratto duro, di avere raggiunto la meta, assieme.
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Condensato di un sogno, in Siberia
Lo definisco come il diario di un sogno, del sogno che chiunque di noi ha fatto almeno una volta in vita sua e non è mai riuscito a mettere in pratica.
Chi non ha mai voluto poter trascorrere una giornata rinchiuso dentro una capanna in legno, magari spartana, ma con una grossa stufa accesa, guardando per ore la neve che scende, e stando rintanato dentro un letto?
Chi non ha mai desiderato poterlo fare per una giornata intera senza l'assillo di dover fare la spesa, rispondere al telefono o andare a lavorare?
Chi non ha mai desiderato vivere nella natura incontaminata e in questo caso anche più discreta e meno blasonata dei comuni luoghi dell'immaginazione?
Chi non hai mai desiderato disintossicarsi dai ritmi forsennati del dover fare, dell'appartenere, del rincorrere, del non poltrire, del consumare?
Chi non ha mai voluto guardare la natura da dietro un vetro per giorni e giorni scovando il particolare, studiando le tinte, i colori, gli odori del tempo che si muove lentamente dentro un bosco o al margine di un lago?
Questo libro autobiografico, attuale, recente e' la risposta a tutte queste domande, e' secondo me l'incarnazione di tutti i desideri, la rivincita almeno letteraria di chi alcuni scenari li può o li vuole solo immaginare, e nelle pagine del libro si realizzano tutti, giorno dopo giorno.
La cornice e' quella del lago Baykal, della Siberia. Vengono raccontati in autobiografica i sei mesi ( da febbraio a luglio ) trascorsi a vivere da eremita dentro una capanna al margine del lago, al margine da tutto, ( con delle scorte e del materiale di sopravvivenza portato dalla civilita' ) a contatto con una sparuta comunità di abitanti del nulla che però hanno un indole, un pensiero e delle abitudini a volte sane a volte meno. Il protagonista si fonde dentro questa realtà e vi si adagia raccontando la Siberia come terra e come popolo con dei tratti tanto cristallini quanto remoti. Per certi aspetti il libro potrebbe essere il racconto di dieci, o cento, o mille anni fa. Un romanzo di avventura senza età.
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Commerciale?! Effetto garantista ma voluto...
La prima scena del libro e' cruenta e con maestria cattura subito l'interesse del lettore e diventa il bandolo della matassa su cui si dipana il racconto. Con Roberto Langdon e con questo Capo supremo della CIA figura torva ed enigmatica per buona parte del libro, si inizia la ricerca... Si percorrono seminterrati della Casa Bianca, corridoi di musei, cantine nascoste; si corre sulle metropolitane e su un suv della CIA si sfreccia su elicotteri, si ragiona, ci si arrovella la mente (con gli aiuti fondamentali di Dan Brown) fino ad arrivare alla fine del racconto che si svolge tutto in una notte con qualche flash back qua e la, che strutturano e smorzano il ritmo concitato del racconto.
Mi piacciono i capitoli corti e veloci che scorrono via fagocitati dal ritmo delle ricerche degli indizi che passo dopo passo accompagnano alla risoluzione del mistero che ruota attorno alla Massoneria e alla città di Washington con i suoi luoghi segreti e reconditi. Le pagine sono più di cinquecento e raramente sembrano troppe, la tecnica del libro, la ricerca degli indizi in un clima un po' noir, con il pericolo e la suspense sono la ricetta dei libri di Brown, come l'epilogo che anche in questo caso ho trovato un po' ridondante e retorico. Un pizzico commerciale il libro?! Voi che dite?
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Sudafrica: dalle origini della nazione alla cessaz
Mi incuriosiva la storia del Sudafrica, sono cresciuto sentendo parlare di Nelson Mandela, Dell'aphartaid anche senza mai aver approfondito veramente come si fosse svolta la storia della nazione sudafricana e quali gesta fossero tributate ai loro protagonisti. Tra le altre cose conoscevo La Pierre per la fama di "la città della gioia" anche se non avevo mai avuto occasione di leggere nulla scritto da lui. Così mi sono detto:"e' la volta buona".
Bene, a lettura conclusa, sono soddisfatto della mia scelta e mi sento arricchito.
A partire dalle motivazioni con le quali nasce una colonia agricola e dalla casualità che la trasformerà in futuro in una nazione caratterizzata dalla forza di sopravvivere in un'ambiente ostile e che nel tempo si trasformerà in un impulso di forza tale da usare la segregazione razziale e l'odio come catalizzatore per espanderai e egemonizzare i popoli indigeni.
Il conflitto con gli inglesi che nonostante fossero colonizzatori del mondo a quel tempo in questo conflitto si ponevano come forza moderata rispetto alla frangia "olandese".
La ricchezza del sottosuolo con miniere aurifere e diamantifere che monopolizzano l'interesse dei colonizzatori e fomentano la guerra di conquista di quei territori.
È inoltre gli eroi africani che dopo un opposizione protratta per secoli, dopo secoli di angherie e sottomissione e schiavitù con le gesta di Mandela e di centinaia e centinaia di altri eroi grandi e piccoli riescono a sollevare la loro posizione a "uomini" liberi ed uguali ai loro colonizzatori.
La storia di Mandela, della sua prigionia durata una vita, di chi si e'opposto come nero e come bianco ad una politica razziale perpetrata e fomentata dalla radice nazista.
Pur essendo un trattato storico ha un modo romanzato di essere narrato che lo rende accattivante e scorrevole.
E infine quanta forza in questo uomini che hanno costruito il Sudafrica da entrambe le fazioni...
Il libro merita ragazzi: notevole, pregno, didattico.
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Nella penombra di Zafon anche il Conte di Montecri
Le letture di Zafon sono evocative, profonde, scandite. Mi immagino la voce profonda e melodiosa di un vecchio che davanti ad un focolare legge ai propri nipoti un racconto della propria gioventù nel silenzio e nell 'attenzione dei suoi sparuti ascoltatori.
Ho letto "L'ombra del vento" circa sette anni fa e non lo ricordo più così bene, ma in questo romanzo ho trovato un po' meno spessore nel racconto, un po' meno mistero nelle vicende narrate. Il carattere narrativo e' sempre molto gradevole, lo si legge con continuità come quando si assapora dell'acqua fresca dal palmo della mano sotto il rigagnolo di una fontana.
Gli scenari spagnoli sono sempre presenti ed esprimono il carattere latino che si assapora in ogni pagina del libro. Mi viene spontaneo fare comunque un raffronto fra i due libri ( L'ombra del vento e il prigioniero del cielo ), un paragone anche abbastanza offuscato visto che dopo parecchi anni i ricordi sono smussati e piu che altro ho bene chiare le sensazioni del primo libro che ho letto. Nel "prigioniero del cielo" si respira piu la paura che la tensione. Il racconto e' spesso imperniato sul clima di terrore degli anni della dittatura che abbraccia un po' tutti e tutto: nelle strade, nei ristoranti o nelle galere. Nell' "Ombra del vento" rammento più un clima gotico di mistero, di strade buie, di presenze, di sagome nella nebbia che si contrappongo fortemente, nel primo come nel secondo libro, all'oasi famigliare della libreria dei Sempere, "calda", polverosa dove sentimenti e affetto, tentano di schermare i pericoli delle strade e della città.
Tutte le mie lodi vanno a come vengono descritte le donne con la loro procace femminilità anche solo nell'uscita di casa con il rumore dei tacchi, nel bagno mentre indossano una calza di seta o nel racconto di uno sguardo sfiorito dal tempo.
Anche se non lo reputo uno dei migliori romanzi di Zafon, lo reputo degno e, a lettura terminata ora, nella notte, rimandare a domani l'evocazione di queste sensazioni sarebbe stato delittuoso come vedere i ricordi sfilacciati di un sogno, sbiadire alla luce del sole del mattino.
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Una saga militare ai tempi di Napoleone
(Il testo contiene spoiler) Tutte le saghe più avvincenti purtroppo si concludono. Con questo romanzo, scelto casualmente in una biblioteca 15 anni fa avevo fatto conoscenza del Capitano Sharpe; poi negli anni degustandoli come dei Baroli di annata mi sono letto tutti i romanzi ( tradotti ) ed ora lasciandomelo appositamente per ultimo, ho riletto "le aquile di Sharpe".
Lo scenario e' quello delle guerre napoleoniche dove il conflitto fra truppe francesi e truppe inglesi ( con il corollario delle alleanze ) anima le vicende del soldato Sharpe nei vari campi di battaglia e nelle diverse campagne ( Europa ed India nei libri tradotti ). Richard Sharpe prima di essere un soldato e' un combattente a causa della sua infanzia travagliata e del rancore covato. L'esercito di sua maestà diventa la sua famiglia e negli anni grazie al suo coraggio e alla sua esperienza vengono raccontate le vicende che accompagnano la storia dei conflitti britannici di quell'epoca.
Nei racconti della saga viene scolpito il carattere del soldato, la forze e le debolezze, il rifiuto ma l'accettazione della vita nell'esercito con le sue regole a volte sbagliate, e la naturale crudezza delle vicende militari, dei sacrifici, del coraggio e dei rischi in un momento storico in cui il valore della vita di un uomo era molto esiguo. Cornwell, con le sue parole ci trascina nei campi di battaglia, fra baionette e cannoni, raccontandoci le cariche, le morti, le azioni e le tecniche militari dell'epoca facendoci appassionare tanto al personaggio quanto al periodo storico. La voglia una volta terminato uno dei libri di approfondire le tematiche trattate e'una naturale conseguenza innescata dallo scrittore.
La vita di Sharpe nei vari conflitti accompagna l'ascesa militare e politica del generale Arthur Wellesley dove viene delineato con dovizia di particolari la caparbieta' e la tempra del generale a cui l'Inghilterra dell'epoca deve molto per aver sconfitto Bonaparte. Curiosamente in più occasioni Sharpe e Wellesley, nei romanzi, si incontreranno e anche grazie al generale, Sharpe potrà' fare il balzo di carriera dalla truppa al "tavolo" degli ufficiali diventando prima tenente e poi capitano.
In questo capitolo, forse il più avvincente, il capitano Sharpe dovrà combattere sul suolo spagnolo una delle avventure più difficili, dove riuscirà alla fine della battaglia a sottrarre alle truppe francesi una delle aquile, il sinonimo della bandiera di un reggimento, simbolo dell'orgoglio. Un episodio analogo mai verificatosi prima nella storia del conflitto ( leggete le note dell'autore ) gli verrà riconosciuto con un brindisi proprio del generale Wllesley, nell'ultima pagina del libro...
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Stereotipato, ad anni luce da Stieg Larsson.
(Il testo contiene spoiler ).
In libreria mi aveva incuriosito la copertina con uno scampolo di natura morta su uno sfondo pastello, leggendo il riassunto l'ho trovato intrigante, poi l'autore (che non conoscevo) e' danese, mi faccio tentare dai...e lo compro.
Per una volta ancora devo riconoscere con rammarico che in questo momento le aspettative dagli autori scandinavi che fioccano nelle librerie, sovente vengono deluse .
Abbiamo a che fare con un poliziesco puro, forse troppo. La figura del protagonista e' a mio parere troppo stereotipata, separato dalla moglie, nella vita sembra faccia solo lo sbirro, e' manesco, non si fa mettere i piedi in testa da nessuno, fuma, e' astuto, durante il racconto gli tolgono il distintivo ma alla fine risolve il caso, i suoi superiori non lo possono vedere ma siccome ha stoffa gli perdonano un po' tutto... Qualcosa di diverso dal clichet dello sbirro con l'impermeabile che cammina sotto la pioggia speravo di trovarlo e invece no.
Il racconto ha anche dei risvolti interessanti per esempio il tema trattato dei potenti corrotti ( dalla violenza ) e corruttori, che nonostante abbiano vissuto perpetrando stupri, pestaggi e omicidi rimangono impuniti ( fino a quando il nostro protagonista non li castiga tutti ) ha il suo perché ma forse il filo narrativo troppo lineare e a tratti prevedibile fa impantanare il libro che nonostante sia leggibile non mi ha entusiasmato. Qualche guizzo narrativo qua e la, simpatici gli aiutanti del protagonista, soprattutto la figura del poliziotto siriano che collabora alle indagini.
Mi aspettavo qualcosa in più nella descrizione dei paesaggi danesi, fiordi, isole, porticcioli ecc... e invece prevarica anche qui un clima un po' noir nello snocciolare i luoghi del crimine e le case tetre.
Un' ultima osservazione: sulla copertina del libro si legge "la risposta danese a Stieg Larsson" anche qui, ragazzi e' un terreno minato, va bene farsi della pseudo pubblicità citando un filone "epico" con contenuti spessi, interessanti e dalla narrativa così accattivante che dello scrittore rimpiangi sempre la morte per non poter più leggere nulla, ma se poi il libro e' ad anni luce dalle aspettative che hai creato al lettore...
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