Opinione scritta da LunaCalante
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In verità era meglio non scrivere
Questo libro è uno di quei classici romanzi rosa strappalacrime, nodi in gola, pianti, litigi, e un buzzurro, no volevo dire protagonista principale, Karl, un signore di mezza età che si comporta in modo giovanile credendosi irresistibile, ama i viaggi e ancor di più le donne, con la sua muscolatura e abbronzatura alla .... non ricordo più a chi lo paragonava Caroline, la protagonista con 158 di QI.
Discutendo di Caroline posso dire che questa ragazza è davvero cervellotica e in certi versi incredibilmente stupidotta.
E' una di quelle che se la tirano, mi sono spiegata?
Con una simile eroina con la puzza sotto il naso e un vecchiotto abbronzato il romanzo di per sé scade in tutta la sua struttura. Può magari piacere a chi si sposa con un partner più vecchio di lei/lui o vuole trovarci ispirazione.
Niente a che fare con un Rochester di Jane Eyre, poco ma sicurissimo.
Nello specifico, non critico chi sposa o si fidanza con un tizio/a più anziano... è il romanzo che, in tutto il suo scarso carisma, non trasmette nulla se non irritazione.
Il finale è alla Walt Disney, tutti felici e contenti. La banalità in quel frangente regna sovrana.
Carine le battute, ma niente di più.
Ho dato 5 stelle di stile per il semplice fatto che la scrittrice è dotata di buona capacità di scrittura, peccato per la trama che può essere interessante per altri, credo sia un fattore soggettivo ma qualcosa di oggettivamente scarso c'è.
Credevo fosse più interessante. Ahimè, così non è stato.
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Il segreto della banalità
Qualcuno si chiederà come mai io sconsiglio questo libro che in generale viene considerato "buono" e consiglio invece un debole romanzo per vampiri. E' presto detto.
Filo logico inesistente.
Personaggi che sembrano uno più fumato e scemo dell'altro.
Troppi segreti mal spiegati, troppi "ingarbugliamenti" .
Troppe cose ed elementi tutti assieme: un pastrocchio di fantasy,paranormale, thriller, e sicuramente ho tralasciato qualche categoria che per adesso non mi viene in mente.
Sembra la brutta copia di Harry Potter , ma brutta brutta.... ed è anche pesantuccio, per essere un romanzo scarsamente coinvolgente.
Ho messo 4 di stile solo per la scrittura fluida e semplice, il resto è fantasia scadente.
Non consigliato, se vi capita di incrociarlo da qualche parte....
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Copertina e titolo ingannevoli
La facciata di questo libro è fuorviante, per nulla adeguato al tema del romanzo ma nulla di grave.
E' uno di quei libri noiosi da leggere quando proprio non si ha voglia di fare nulla o, indipendentemente dal libro, si ha la passione della lettura o dei vampiri.
E' un romanzo complessivamente non male. I vampiri sono tutti modaioli e festaioli, carine le descrizioni dei vestiti e del trucco. Per chi ama lo stile, il makeup , la moda condito da noir leggero e fantasy con qualche traccia di humour......
In generale non lo ritengo un buon libro.
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- no
Quando un libro diventa squisitezza letteraria
Avevo letto di Virginia Woolf "Gita al faro" accoppiato con il libro che sto per recensire "Una stanza tutta per sé".
Questa coppia di libri mi è stata prestata una settimana fa e d'impulso,per la recensione, scelgo il libro della stanza perché ha i suoi buoni motivi.
Non si capisce subito ma il libro in realtà è un piccolo saggio , sulla condizione letteraria e artistica delle donne di un certo periodo di tempo, astruso e recalcitrante verso il genere femminile.
E' un saggio che ripercorre le vicissitudini di donne inclini al campo della scienza e della letteratura.
Vi basti sapere che venivano trattate al pari delle streghe, eretiche o pazze.
Una donna con una penna in mano, secondo il pensiero maschile dell'epoca, è un totale disastro, un pericolo vivente.Tale affermazione la troviamo anche oggi, ma al posto del libro, i maschilisti dell'epoca moderna, ci hanno messo la macchina.
E' un libro di stampo femminista, ma non di quel femminismo estremo ed esagerato.
Elenca e sottolinea tutti i torti fatti alle donne con il dono della scrittura, dell'arte, della scienza e della poesia.
Virginia Woolf ha un modo di narrare piuttosto raro e squisito, la si legge a bocca aperta.
E' un saggio piuttosto pesante ma si fa leggere.
Alcuni passi sono noiosi o pesanti ma è una scusa debole per bocciare il libro.
Virginia , oltre che il dono della scrittura, aveva anche quello dell'intelligenza. Un'intelligenza rara e acuta, capace di penetrare a fondo la mente di una persona,sia femminile che maschile.
Una donna piuttosto mascolina e autoritaria, nata secondo me in un'epoca sbagliata dove le donne venivano guardate come a delle creature prive d'intelligenza, nate soltanto per procreare e tenere acceso il focolare, compresa la lucidatura degli stivali del marito.
Finito il libro ho avuto un certo senso di amarezza. Si perché dovete sapere che Virginia si è suicidata.
Mi chiedo: Perché una perla del genere si è gettata nel fondo del mare?
Concludendo ve lo consiglio, magari è utile per una tesi di laurea, un tema sulle donne dell'epoca per le superiori o semplicemente per leggere e basta.
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Un racconto fenomenale
Vagavo piuttosto annoiata nello stand dell'immensa libreria quando incappai in un libro da 0,99 centesimi intitolato: LO STRANO CASO DEL DOTTOR JEKYLL E DEL SIGNOR HYDE.
Lessi la trama e piuttosto scettica lo acquistai lo stesso.
Invece mi stupì. Ti avvinghia già dalle prime parole gettate nella carta, con lo stesso effetto ipnotico del pifferaio magico.
E' sconcertante perché non capisci immediatamente la situazione, non è scontato né prevedibile, originale.
Colpi di scena veramente belli, nessuna banalità, nessun protagonista gonfiato ad arte.
Tutto è pervaso da un senso crescente di ansia, panico, dubbi, curiosità, stupore.
In questo libro scorre vera adrenalina, scritto in modo lucido e deciso.
Credo non serva prolungare la recensione, è un libro bello fatto. Né credo sia utile svelare oltre la trama.
Leggetelo e vi stupirà. Assicurato.
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La tredicesima noia
Avrete notato dalla trama del libro un che di accattivante, misterioso.
Sarò molto breve con la recensione.
Se vi aspettate di leggere un capolavoro in stile Bronte ,Austen o Dickens , come mi aspettavo, siete avvertiti, neanche l'ombra.
E' un mattone di libro che non finisce più, monotono, colpi di scena un po' di qui e di là, appena accennati, a tratti incoerente, per non dire enigmatico.
Si per essere enigmatico lo è parecchio visto che avrò letto almeno 4 e 5 volte il finale della storia e ancora non l'ho capito. L'ho letto e riletto per dare un senso all'acquisto da me effettuato di 13 euro, un numero che decisamente non porta fortuna.
Spoilerando (chi sta leggendo il libro o vuole acquistarlo con i pro e i contro è meglio che non mi legga) posso dire che la protagonista è di una noia mortale.
Va bene essere una giovane libraria antiquaria, capirai è un mestiere affascinante, va bene che si cimenta nelle biografie letterarie di personaggi dimenticati ma illustri, va bene che ama stare sola soletta nella sua amatissima biblioteca immersa in un silenzio tombale che considera il suo paradiso terreno, ma ragazzi, diamoci un taglio con quest'aria da ospizio o peggio ancora da nerd affetto da mutismo intellettuale.
La protagonista,Margaret Lea, non solo ama appassionatamente i libri, tanto che rinchiusa nella sua camera da letto, saltando i pasti, si consuma nella lettura di quasi tutti i libri della vecchia scrittrice Vida Winter, ma mangia perfino la carta con incluso l'inchiostro e saprà dirci addirittura che gusto e retrogusto hanno. Quando ho letto il pezzo di Margaret che manda giù la carta scarabocchiata ho cominciato a perdere i sensi... il proseguo poi è di una lentezza inesorabile, sfiancante,asfissiante.
Immaginate di vedervi un film privo di colpi di scena, di cambiamenti. E' lo stesso del libro che in effetti ha tutta l'aria di essere un movie scadente e quasi privo di collegamenti sensati.
Insomma per farla breve, Margaret è stata assunta da Vida Winter per scrivere la sua biografia prima che la vecchia scrittrice passi a miglior vita.
E da qui inizia il racconto, che a dirla tutta, non è male.
Poi piano piano ecco la noia. Stesse cose, intere mattinate e interi pomeriggi quasi passati a non far nulla, se non quello di chiacchierare con Vida Winter, l'unico personaggio degno di nota.
La storia che ne esce fuori sembra un racconto uscito da un manicomio, tutti i protagonisti di Vida Winter soffrono di serie turbe mentali.
Ripeto, niente colpi di scena, tutto è pervaso da un ambiente asfissiante e ripetitivo.
La fine del libro è un mistero, non si è capito molto.
(Spoiler)Sarei grata se qualcuno rispondesse a questa domanda: Ma quel cuoco alla fine di chi era figlio??? Perché ci sono parecchi dubbi sulla sua vera provenienza,addirittura la scrittrice, intendo Diane Setterfield, si diverte a creare filastrocche e frasi estrapolate dal libro di Jane Eyre, per lasciar indovinare ai poveri e ignari lettori, compresa la sottoscritta, di capire chi cavolo è il tal protagonista.
Cioè Diane Setterfield tu non puoi finire il libro senza dirmi esattamente cosa è successo!
Perché tanti giri di parole e fregature linguistiche? Eh?
Consiglio questo libro? Chiaro che no.
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Riflessioni + Spoiler
L'ho letto 3 giorni fa. Cime tempestose è un romanzo fortemente ambiguo. Se fosse nata ai tempi nostri Emily si sarebbe fatta beffe della morale,indosserebbe borchie e trucco nero. Una dark lady a tutti gli effetti.
Abbiamo Heathcliff,bambino d'ignota provenienza che verrà adottato da un padre di famiglia benestante.
I figli naturali di quest'ultimo sono il perno di tutto il romanzo. Catherine prende in simpatia questo giovane scapestrato,il fratello Hindley invece creerà nell'animo di Heathchliff uno sfondo di perenne vendetta e rancore.
Sorge in tutta la sua violenza l'amore di questi due giovani.
Il loro modo di amare è quantomai ambiguo.
Ci si rende conto,leggendo,che Emily era profondamente innamorata di se stessa e ha proiettato semplicemente la sua parte più oscura e segreta,tramutandola al maschile,al principe dei suoi sogni purtroppo mai avverati.
Heathcliff è Emily. Catherine è sempre Emily. La parte più capricciosa e debole che si scontra con una parte più forte e dura come la roccia.
Con questa proiezione Emily ha creato uno scenario,un libro di una violenza inaudita che può non piacere. Nella sua dimora questa donna silenziosa si è dilettata a scatenare una nera passione.
A far vivere due personaggi che la rigidità morale,il metodismo imponeva.
Non mi meraviglierei se il camposanto a due passi dalla dimora dei Brönte le fosse gradito. Nel libro troviamo uno "squisito" incontro tra Heathcliff e il cadavere dissotterrato di Catherine.
Dicevo,il romanzo può non piacere.
La bocca di Heatchliff abbonda infatti d'imprecazioni,maledizioni e bestemmie di ogni sorta e colore.
Chi era realmente Emily?
E se lei invece,più che l'immagine della brava e silenziosa figlia del pastore, nascondesse sotto la brace un cuore violento e intollerante ai massimi livelli, d'ogni forma di orripilante perbenismo?
Probabilmente odiava anche il fratello di sangue,impersonato nell'ormai decaduto ,fallito e alcolizzato Hindley.
Rimane invece sempre stabile e immota,la governante/cameriera,alla quale Emily destinòil ruolo di narratrice,raffigurazione della sostituzione di una figura materna.
Non esiterei a definire questo romanzo fortemente autobiografico; più che romanzo è uno scavo verso le segretissime profondità di un cuore gelosamente inquieto. Amaro e perfido.
Anche Catherine certe volte dà indiscutibile prova di perfidia e arroganza mentre scimmiotta con piacere l'ingenua sorella di suo marito Edgar,innamoratasi ignara dell'oscuro fascino del cavaliere nero.
Ho visto anche i film dopo aver finito il libro e li ho trovati quasi osceni. I film non hanno colto un chiaro messaggio: Heathcliff è l'essenza della vendetta ,del rancore e dell'odio.
Non dell'amore tormentato. Ha poca importanza se questi sentimenti sono stati causati da ingiustizie subite durante l'infanzia. Perché prendersela anche con i figli degli avversari odiati, e della stessa figlia di Catherine,la sua immutata musa?
Semplice,non conosce la rugiada del perdono,il fiore della pietà,il dolore lenito dalla carezza dell'amore.
Come conclusione posso dire che,forse, nessuno si è accorto di un particolare scottante.
Heathcliff dichiara ,ignorando gli ammonimenti della governante a cambiar vita e pentirsi, di aver già trovato il suo paradiso eterno.
Il figlio di Hindley e la figlia di Catherine,cugini, cominciano ad amarsi.
Heathcliff non riesce più quasi a odiarli,perché in loro aleggia lo spirito dell'amata che ultimamente è diventata sempre più fisica e presente,dopo l'episodio della finestra.
Il reale finale della storia potrebbe essere questo: Catherine ed Heathcliff entrano in quei due giovani rivivendo in tutta purezza ancora,finalmente liberi rincorrendosi nella brughiera.
Come mai questo cambiamento repentino di questi cugini?
Nessuno ci ha mai pensato?
Come mai corrono nella brughiera?
Colpo di fulmine o qualcosa di decisamente losco?
Queste due anime tormentate credete davvero che abbiano trovato pace riposandosi sulle colline?
Ne dubito fortemente.
L'amore non è stato consumato e non c'è niente più forte della passione,di un amore non portato a termine.
A conferma della mia ipotesi:
"Non hanno paura di nulla,loro" ,brontolai spiandone dalla finestra l'avvicinarsi,"Insieme sfiderebbero satana e tutte le sue legioni".
Si delinea qualcosa di familiare che richiama subito Heathcliff e Catherine.
Perché il loro amore è forte come le rocce eterne che stanno sottoterra, non si vedono ma sono indispensabili.
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Il Silenzio di Dio
Questo libro sul finire delle pagine mi ha fatto cadere le braccia.
E questo mi costringe purtroppo a modificare la recensione iniziale che avevo mentalmente preparato,così vado ad intuito.
L'inizio è tremendamente coinvolgente, lo stile è un pò particolare perché,essendo scritto da un autore giapponese, le traduzioni dal giapponese/inglese e poi inglese/italiano per forza di cose altera la sostanza stilistica del romanzo.
L'ambientazione è il Giappone con i suoi usi e costumi, e i contadini giapponesi cristiani.
Abbiamo due giovani sacerdoti che,dopo un lunghissimo viaggio, sbarcano in Giappone e da quel momento inizia un'avventura storica e ambientale.
Viengono descritti con dovizia di particolari dettagli del Giappone, i volti dei contadini, il loro modo di parlare o di interagire.
Ma soprattutto la Fede e l'essere cristiani.
Le messe clandestine a mezzanotte, le confessioni a iosa, battesimi, le immagini sacre nascoste furtivamente perché il Cristianesimo è considerato una setta religiosa.
I cristiani giapponesi colti il flagrante vengono sottoposti ad indicibili torture; giovani, donne,bambini,uomini,vecchi,non c'è nessuna differenza.
Tortura dell'acqua bollente sui corpi nudi,decapitazioni, l'impiccagione a piedi in su, oppure la “tortura della fossa" che consiste nel tenere i malcapitati a testa in giù per giorni praticando una particolare incisione dietro l'orecchio per far fluire il sangue,cosicché non possano morire subito.
Una lenta agonia. E prima di tutto questo vengono avviati ai lavori forzati e utilizzati tutti i modi di persuasione per farli abiurare mettendo il piede "formalmente",come dicono i magistrati e i funzionari del Governo giapponese, sul fumie, cioè immagine sacra,spesso raffigurante la Madonna con il bambino in braccio, che i giapponesi semplici e contadini amano con particolare devozione.
Sullo sfondo di tutte queste tragedie umane il protagonista, padre Sebastian, osserva la scena di questo martirio. Con marcata perspicacia l'autore traccia la psicologia di questo sacerdote mettendo in discussione la sua fede, il suo credo e il suo amore verso Cristo.
Possiamo trovare una certa mentalità un po’ rigida, tipica a quei tempi(siamo nel pieno 600') ma anche la purezza e la semplicità di una fede cristiana. Il sacerdote verrà tradito da una "spia" e verrà condotto in carcere e subirà ogni genere di persuasione.
In questo punto il libro comincia a declinare.... e spezzato deliberatamente il filo conduttore del personaggio, la sua vita stessa, si passa ad altro e le cose cominciano a confondersi,infatti non ci ho capito quasi nulla e ho dovuto rileggere due volte.
Una volta appurata la situazione del romanzo sono rimasta profondamente amareggiata,sperando un qualche colpo di scena che non è mai arrivato.
Il resto del romanzo non è che un guazzabuglio di termini giapponesi, costumi, mercanzie... come se...
dopo aver spezzato la vita di Padre Sebastian, il Giappone continua la sua corsa nel tempo per il sostentamento della propria vita,come se non fosse successo assolutamente nulla.
Ed è proprio qui che Shusaku Endo sottolinea il Silenzio, che non è altro il silenzio di Dio.
Eppure ,tolto di mezzo il sacerdote, sono susseguite altre morti,altri cristiani martirizzati che hanno resistito fino alla fine. Il sangue dei martiri continua a scorrere....
Dio resterà ancora in silenzio?
O meglio, i Sacerdoti resteranno ancora il silenzio vedendo il volto sfigurato e macchiato di sangue del Cristo, a causa di molti piedi sanguinanti e sporchi che lo hanno calpestato in preda alla disperazione? Leggendo questo libro non ho potuto fare a meno di notare che si tratta di un romanzo basato su una storia vera e che oggi si sono fatti passi da gigante arrivando al rispetto reciproco da ambuedue le parti della religione, il Buddismo e il Cristianesimo. A quell'epoca il rispetto era inesistente.
Oh lanterna addio,addio,addio,
Se le lanci un sasso, la tua mano avvizzisce.
Oh lanterna addio,addio,addio,
Se le lanci un sasso, la tua mano avvizzisce..
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Imitazione di Cristo,Martiri giapponesi...
Gli occhi, pieni d'un ombra amorosa...
… E mi vesto di sogno per darti se vuoi,
l’illusione di un bimbo che gioca agli eroi
Queste luci impazzite si accendono e tu
Cambi faccia ogni sera ma sei sempre tu
Sei quell’uomo che viene a cercare l’Oblio …
La storia di una vita costellata da un trauma importante, la perdita della madre.
Un romanzo che viene considerato autobiografico perché dentro c’è molto di Friedrich Glauser.
Da bambino cresce con un’intelligenza sensibile ed acuta tanto da acquistare consapevolezza del proprio destino a soli 4/5 anni. Un bambino che sperimenterà la morte prematura della madre che ricorderà sempre come una donna alta, vestita di rosso, bruna e che cantava con una voce melodiosa e sensuale al pianoforte.
...Plein d'une ombre amoureuse..
Questa frase lo accompagnerà per il resto della vita. Gli occhi, pieni di un’ombra amorosa.
Lo sguardo materno che non ha più potuto incrociare e che mai più si è posato durante la fase della sua dolorosa crescita verso l’età adulta, che sarà costellata di altrettanti dolori e fatiche. La penna di questo scrittore svizzero è allucinata,abbacinata,piena di allucinazioni, sogni, metafore che paiono senza senso, un sottilissimo velo di lucidità che a stento permane nelle sue pagine.
La sua vita è una cognizione persa del tempo, un barlume di acuta depressione, una nevrosi scarlatta, grida soffocate, suicidio tentato per 5 volte senza successo,molteplici ricoveri in manicomio,droghe. Si ripercorrono le pagine di una vita allucinata. La realtà è semplicemente fuori dalla portata di Friedrich ,è solo un debolissimo filo conduttore. E’ la personificazione dello scrittore maledetto.
...Plein d'une ombre amoureuse..
Non è raro che la voce calda e ambrata della madre gli risuoni nelle orecchie nei momenti più critici,bui e disperati della sua vita riportandolo alla realtà, così come si porta alla vita un naufrago con i polmoni pieni d’acqua. La madre è come respiro per lo scrittore, un bambino che non è mai cresciuto, che ha dovuto sopportare e fare conti con un padre severo, spesso ubriaco e mai sazio di botte. Anche il padre soffrì molto per la perdita di questa donna. Per lui il figlio era una femminuccia,un fallito di prima categoria. Tra alti e bassi questa autobiografia trasformata in un romanzo è a tratti osservazione acuta della realtà e distorsione di essa.
La depressione fa vedere con il microscopio,potenziato al massimo, ogni singola cosa dell’esistenza anche quella più banale, trasformandola in mostruosità.
E per concludere …..Morì giovane,poco dopo un matrimonio a Nervi. Niente di più rivelatore…
Morì a Nervi d’infarto, con i nervi indubbiamente distrutti.
Ma io ho percepito,durante tutte le pagine di questo scrittore tormentato,la presenza amorevole della madre, che era una cristiana,mentre il padre se la mia memoria non erra,era di religione protestante.
Friedrich morì l'8 Dicembre ,festa dell'Immacolata, Colei che viene considerata come la Madre per eccellenza.
Chissà,forse in quella festa solenne ha raggiunto la sua madre terrena.
E il cuore quando d’un ultimo battito
avrà fatto cadere il muro d’ombra
per condurmi, Madre, sino al Signore,
come una volta mi darai la mano.
In ginocchio, decisa,
Sarai una statua davanti all’eterno,
come già ti vedeva
quando eri ancora in vita.
Alzerai tremante le vecchie braccia,
come quando spirasti
dicendo: Mio Dio, eccomi.
E solo quando m’avrà perdonato,
ti verrà desiderio di guardarmi.
Ricorderai d’avermi atteso tanto,
e avrai negli occhi un rapido sospiro.
(Giuseppe Ungaretti)
....
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"RIESUMARE" un Libro di valore...
Ho rispolverato dagli scaffali della dimenticanza questo bellisimo libro scritto da un’autistica nel senso stretto del termine.
Cito:
"Katja Rohde è autistica nella sua forma più grave, è incapace di vestirsi, di parlare,di scrivere ed è soggetta a terribili crisi aggressive. Per 23 anni è stata considerata ritardata mentale fino a quando un’educatrice ha sperimentato per lei un nuovo metodo,la “comunicazione facilitata” che consiste nel sostenere le braccia o le mani di individui che altrimenti non riuscirebbero ad esprimersi, dato che sono gravemente compromessi nei movimenti.
Si scopre quindi che Katja a 5 anni ha imparato da sola a leggere il tedesco,l’inglese,il francese e l’arabo. Inoltre conosce un po’ di russo,di swahili e d’italiano. Grazie alla comunicazione facilitata si è scoperto che ha un’intelligenza superiore alla media e una memoria fotografica prodigiosa"
Tornando a noi questo libro è stato scritto da lei con l’appoggio fisico dei suoi parenti, in particolare la madre Ulla.
Che dire… Si apre davanti agli occhi un Universo incredibile,pieno di fascino ma anche di tanto dolore,molto dolore. Lo stile è profondamente autistico ma non per questo privo di spessore o di significato. Si esplora la sua mente, si ascolta autenticamente un autistico nel suo linguaggio più profondo, schietto quasi fino ad offendere ,limpido e senza giri di parole..
Scrive Katja,sfidando la nostra eterna sufficienza:
"L’autismo deriva dalla volontà di Dio,oppure è un’aberrazione della natura? Io, la creatura autistica,che conosce soltanto poche vittorie,che ama la vita,ma che dipende da chi,avendo la forza di vivere,si volta verso di lei per sostenerla,io do gioia al mondo con la mia esistenza. Che cosa sarebbe la terra senza i miei sogni,che sono urgenti,esigenti,che domandano a chi mi circonda tutto il possibile,e anche l’impossibile …?
Io,porcospino di Dio,sono uscita da un’idea buona,sono vincente in un modo diverso dal vostro,non agisco come voi. (…)"
"… Nessuno aveva scoperto che ero straordinariamente intelligente. Mi consideravano una leggenda idiota della creazione, i topi rosicchiavano il mio slancio vitale,la bora fredda mi soffiava sul viso,il mio desiderio di metamorfosi rimaneva irrealizzato,finché un giorno un’istitutrice scoprì che sapevo leggere e scrivere a condizione che qualcuno mi sostenesse il braccio. Avevo ventiquattro anni"
Il libro è suddiviso in 4 tappe
1) La sua infanzia e la sua vita
2) Fiabe inventate e metaforiche che alludono al suo stato
3) Le lettere di Katja
4) L’epilogo di Ulla Rodhe ,la madre, che racconta la vicenda della sua nascita e tutto l’ambaradan di quello che ne è seguito.
Leggendo questo libro viene anche molta tristezza … Si tocca con mano il “potere dei normali” che crede di poter sindacare sulla vita degli “apparenti deboli”. A cominciare dalle presunte educatrici della scuola per minorati mentali che l'hanno educata esclusivamente con dolciumi e carinerie,ignorando i principi solidi dell'Educazione, ignorando le sagge esortazioni della madre Ulla di educarla a dovere eseguendo precisi metodi educativi. Il potere spesso è nelle mani di idioti che si spacciano per saggi, ma i veri saggi sono coloro che non lo sbandierano ai quattro venti o non sanno neanche di esserlo.
Per non parlare poi del totale menefreghismo dopo la strabiliante scoperta dell'intelligenza di Katja da parte delle educatrici; l'invidia ,l'arroganza e l'orgoglio ha chiuso completamente la capacità di aprirsi alle novità e alla bellezza del "diverso" e di ammettere umilmente i propri errori.
Questo libro poi è scandalosamente introvabile. Sulla rete è irreperibile e solo in una biblioteca fornita l'ho potuto trovare(e non ci speravo neanche) ,come se non bastasse era relegato negli scaffali dei libri dimenticati,cioè non richiesti , tanto che le pagine erano ingiallite e odoravano di vecchio.
Ve lo consiglio fortemente, soprattutto ai genitori o parenti che si trovano in difficoltà con bambini autistici e hanno bisogno di aggrapparsi a delle concrete speranze. Niente è come sembra. Niente è come appare. L'Universo di ciascuno di noi è meraviglioso, basta l'Umiltà, il saper chinarsi verso i bisogni di questi Piccoli che in realtà hanno grandi stature e infinite risorse di saggezza nascosta...
Basta saperle portare alla luce.
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Puff pant...
La custode di mia sorella è un overdose di parole inutili,oltre ad essere un libro incentrato sul caso di una 13enne che fa causa ai suoi genitori per riavere diritti sul proprio corpo e non più una “cavia” che mantiene in vita la sorella maggiorenne, malata di grave leucemia.
Posso dire tranquillamente che essendo ben 428 pagine,la metà di queste(200 all’incirca) seguono il filo del discorso,il resto è tutto pappardella ,magari a qualcuno può piacere,tranne che a me. Sconsiglio questo libro per diversi motivi.
Prima cosa,come già specificato, non segue bene il filo conduttore della trama ma ci si perde nei meandri di storie personali di ciascun personaggio,verremmo a conoscere esempio la storia privata dell’avvocato o del tutore ad litem(difensore dei minorenni) descritta in modo prolisso e fuorviante.
Seconda cosa troppo descrittivo,troppi nomi dei medicinali e delle fasi della malattia,zeppo di termini medici e tutto quello che concerne l’ospedale.
C’è un motto: “Il troppo stroppia”,è bene mettere un limite a tutto; inoltre , francamente, non vedo a chi possa interessare la valanga dei medicinali citati o le precise fasi di certe procedure mediche o peggio ancora,come agisce la leucemia. Una descrizione dettagliata va bene solo all’inizio,ma se continua per tutto il resto del libro risulta pesante, ed è l’unico filo conduttore rimasto indenne.
In generis posso dire che all’inizio il libro sembra davvero promettente per poi perdersi in storie che non centrano nulla con la trama, a chi può interessare il rapporto sentimentale tra l’avvocato e il tutore ad litem? Va bene un accenno, un riassunto, o un modo di narrare secondario ,invece viene risaltato come fosse fondamentale. Il tutore ad litem per esempio,che dovrebbe impersonare una figura professionale,solida sia nel lavoro che nel privato,la possiamo trovare a qualche bar frequentato da tipi poco rassicuranti a trangugiare Tequila,narrando il suo amore perduto per l’avvocato …
Molto interessante guarda!
Per non parlare poi che questa donna viene ridotta al ruolo di “ragazzotta sentimentale” anziché di figura importante e professionale,pochissimi e radi sono i momenti in cui viene presentata come tutore ad litem e la mia impressione immediata è che la scrittrice abbia avuto l’intenzione di usare il personaggio per fini sentimentali,anziché il contrario.
Oppure a chi può interessare le rievocazioni del passato da parte dei singoli personaggi?
Esempio, ti ritrovi nel bel mezzo di una disputa da tribunale(ed è anche il motivo per cui ho preso il libro,voglio dire, ogni libro ha il suo preciso argomento o no?) e pendi dalle labbra dei personaggi che fanno causa e discutono,giri la pagina,curiosissima di sapere come proseguirà ed invece ti beccherai il ricordo di quando Tizia aveva 3 anni e giocava a nascondino blablabla, Caia che smaltava le unghie e blablabla,il ragazzo che fumava e blablabla,l’avvocato che da adolescente blablabla, io dico ma chissenefrega, e confesso di aver saltato pagine (e mica 2 o tre pagine, ma 10-20…50 pagine se non di più) per continuare con il filo della trama. (!!)
Alla fine …puff pant… saltando pagine divaganti e a scopo presumibilmente “rilassante” , sono arrivata finalmente alla fine del discorso,che… non mi è piaciuto per niente. Per carità,detesto i finali scontati ma…che razza di finale si è inventata la scrittrice? (Chi lo ha letto,capirà)
Non sconsiglio mai un libro senza una valida motivazione... per cui spero di non aver offeso la sensibilità dei lettori che lo hanno trovato meraviglioso.
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... Che roba è?
E’ un libro per ragazzini con un’impronta fortemente “piccola brividiana”, stile asciutto e asettico, personaggi amorfi e poco movimentati e privi di qualsivoglia personalità. Piccoli brividi in confronto al romanzo sono dei capolavori.
La trama mi ha ricordato molto il film “Pirata dei caraibi:La maledizione della prima luna” dove fanno da sfondo scenari sottomarini e navi abbandonate sul fondo dell’oceano ricoperte di alghe e ruggine, e un strampalato personaggio d’oltretomba e spettrale in stile Davy Jones con le fattezze di un pagliaccio un po’ alla It che reclama vite umane per nutrirsene e mantenersi eternamente in vita.
C’è da dire poi che l’ambientazione e i costumi dell’epoca del 1943 sono del tutto assenti. La famiglia di Max ,il ragazzino protagonista, si comporta come una qualunque famiglia del nostro secolo e mi ha ricordato le famiglie “stampo” di Piccoli brividi dove il padre è il solito imbranato orgoglioso, la madre che cerca di alleviare le figuracce del marito e i figli che si comportano come gli adolescenti di oggi,non certo come quelli dell’anno 1943 nel pieno della guerra.
Ho come la vaga( e mica tanto vaga) impressione che il Zafòn sia partito dalla base dei libri di R. L. Stine.
Nell’introduzione del libro lo scrittore augura caldamente ai lettori adulti di immergersi nell’avventura di questo libro …
Zafòn,Zafòn,non prendiamoci in giro!
Devo dire che appena ho letto la prima pagina mi sono ricordata del saggio ammonimento di una lettrice Qlibri che mi sconsigliò la lettura di questo libro. Me ne sono ricordata … troppo tardi!
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La ragazza d'inverno
(Ho fame. Ho fame. Ho fame.) Non ho fame. (Mi mangerei la mano in questo stesso momento)
(La pizza appena sfornata ha un profumo paradisiaco) No, è piena di schifezze e io già sono grassa e poi sono anche allergica. (E mangerei i muffin alla cannella, le uova strapazzate, e le tortine al melograno)
Ciao mi presento,mi chiamo Lia e sono una ragazza d’inverno. Vivo in una teca d’argento protetta da rovi e spine e niente e nessuno potrà penetrare la mia corazza di ghiaccio. La mia amica Cassie è morta,una morte orribile,e mi ha chiamato trentatré volte la notte prima di morire,sola,in un motel sperduto. Non eravamo più amiche da mesi. Cosa si aspettava? Che le rispondessi al telefono? Si, come no.
Ho un verme solitario nel mio cuore che mi divora giorno dopo giorno, mi costringe a contare le calorie di ciascun boccone di cibo che provo a portarmi alla bocca. Yogurt magro dolcificato artificialmente (60 calorie) una mela piccola e ammaccata (70).
Il cibo ha il potere di farmi diventare grassa,gonfiarmi, riempirmi di lardo giallo e perché no,anche di farmi volare come una mongolfiera. Ho bisogno di sentire le mie ossa, il mio traguardo è la taglia 43, e una volta che peserò 43 kg ne vorrò pesare 40, e poi 38,35,25,4,3,2,1,0. La ragazza zero. Zero vita,zero inesistenza,zero dolore. La ragazza d’inverno.
Mi guardo allo specchio e mi vedo orribilmente grossa; la gente dice che sono troppo magra,che dovrei mettere su qualche chilo, ma io non credo,o meglio,i miei occhi non vedono quello che vedono loro. Non vedo anche appuntite, scapole a forma di ali pronte a spiccare il volo, non noto le mie ginocchia che sono diventate più grosse delle mie gambe,né i miei gomiti più grossi delle braccia,che mi paiono tronchi,e non ramoscelli. Né trovo preoccupante il fatto che riesca a contare le mie vertebre che sembrano lisce protuberanze di ossa sulla pelle sottile come carta velina.
Vedo Cassie morta. Mi perseguita,dice che mi aspetta. Non ho le allucinazioni, i fantasmi li vedo da quando mi è morta nonna Marrigan. Sono pazza? Forse si,forse no. Forse il livello a zero del glucosio del mio cervello mi fa avere queste allucinazioni-visioni.
Ho bisogno anche di impugnare il coltello a manico d’osso appartenuto alla mia nonna materna,rubato dall’argenteria del mobile di mia madre,dottoressa Marrigan,per far uscire il dolore che ho dentro ,ma che nessuna radiografia riuscirebbe ad individuare. Il dolore è come un corvo nero che sbatte le sue ali nere sul mio cuore, devo assolutamente tagliarmi,tracciare ghirigori,linee rette sulla mia pelle.
Questa storia travolgente, il romanzo Wintergirls,è una vera rivelazione. Uno stile come non si era mai visto. Tutte le pagine riportano stralci e piccole storie frammentate nude e crude delle ragazze d’inverno,malate di anoressia,di quella malattia che come un acido corrode il cuore e la mente. La scrittrice ne ha fatto un insieme, indirizzandolo a Lia,la protagonista. Ogni pagina è un incubo di realtà, i dialoghi, i pensieri malati di Lia, le sue ossessioni,le sue visioni e tutto ciò che prova e sente è scritto con una maestria fuori dal comune,rara, per nulla scontata,assolutamente non banale.
Si è costretti a sorbirsi il veleno dell’anoressia,guardarlo da una diversa prospettiva,entrare letteralmente nella testa di una ragazza d’inverno. Questo libro è un viaggio nella sua psiche. E’ un intreccio doloroso di relazioni familiari, di fallimenti, di divorzio. Non è un libro che passa inosservato né deve passare inosservato.
Leggetelo ,ogni parola in più è superflua.
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UN'ACCOZZAGLIA DI BELLE PAROLE
Mi accorgo proprio in questo momento che il libro è stato inserito tra "Romanzi storici",un punto in più per calare la mia falce di severità in questa recensione.
Purtroppo non conosco la via di mezzo, per me esiste il Si ed il No, raramente concedo neutralità.
(Premetto che questo libro,come ho scoperto solo all’ultima pagina,incredibilmente,è ispirato a una storia vera. Le vere protagoniste sono Annie Margaret Montagu,la madre, e Mary Helen Montagu,la figlia di tre anni , legata per punizione e trovata morta nel guardaroba per incidente,dopo esserci rimasta per ben tre ore rinchiusa; accusata di omicidio premeditato, condannata a 12 mesi di carcere e rilasciata)
Le protagoniste del romanzo principalmente sono due, Maddie ,la domestica/serva/tata e Harriet, la padrona di casa nonché madre di Charlotte. Invito, prima della mia recensione,di leggere la trama perché eviterò di descrivere la storia basilare del romanzo.
Allora,a fine lettura la mia impressione è stata deludente per il semplice fatto che il libro è tutto un’accozzaglia di belle parole ,con termini difficili ed eleganti in alcune parti,nonché sconosciuti(non che mi dispiaccia,anzi) e frasi ad effetto e tanto altro mischiato alla rinfusa(fate,paganesimo,superstizione,morti di famiglia) in modo così fitto e addirittura molte pagine sembrano piccoli trattati di storia politica e agraria.(Non è specificato che è un romanzo storico,altrimenti lo avrei evitato)
La scrittrice,sono sicura,è stata molto brava nel suo intento,ma… Andiamo ad esaminare la vicenda..
Abbiamo una vecchia di 92 anni,Maddie, che lamenta dolori osteoarticolari e di avere i reumatismi e di non reggersi neanche in piedi ma nella sua corrispondenza epistolare con una certa Anna che sarebbe l’unica nipote di Harriet, scrive come se fosse una scrittrice nel pieno del suo primo romanzo! Dubito fortemente che un’anziana di 92 anni abbia la capacità e la forza di scrivere lettere lunghe come papiri e ripieni di dettagli insignificantissimi,che toglie totalmente la struttura da “lettera” facendola sembrare piuttosto una narrazione da libro. Se una persona vuole scrivere una lettera e soprattutto confessare segreti scabrosi arriva dritta al dunque,anziché tirarla troppo per le lunghe.
(Solo sul finire del libro vengono rivelate le cose fondamentali..il che è stato irritante..)
Mi sono sorbita lagne su lagne, situazioni su situazioni che non centravano un cappero con la trama del libro…!
Poi questa vecchia,scusate il termine(mi è decisamente diventata antipatica,dalla metà del libro in poi) è risultata fastidiosamente ipocrita;non ha voluto conoscere a fondo la storia della padrona di casa,pur avendo avuto il suo diario personale redatto dal carcere, preferendo non leggerlo perché..boh,lo sa solo lei. Mi ha ricordato molto una di quelle persone che fanno le santarelline e poi si rivelano scandalosamente peggiori degli altri. Un punto a sfavore del libro perché persone del genere non le tollero.
Per quanto riguarda Harriet il suo stile è nel giusto,nel senso che è scritto come un diario personale,si tratta di una madre che si ritrova con il dramma della figlia morta,dopo una severa ed eccessiva punizione,bollata ed etichettata da tutti come un mostro, compresa dalla vecchina che nelle sue papirose lettere scrive cose antipatiche e discriminatorie del tipo: “Oh no,no! Non assomigli per nulla a tua nonna,Anna,non devi temere” quando invece la peggiore è risultata lei(!!!),piuttosto che la padrona.
L’ipocrisia presente m’ha disgustato( e lo sottolineo) e reso decisamente intollerabile il libro. C’è da dire che presenta incongruenze. Maddie descrive la padrona con i capelli ramati, mentre invece più avanti scopro che ha i capelli neri. Harriet afferma di odiare la politica mentre intere sue pagine sono fitte fitte di situazioni politiche-agrarie-storiche veramente accadute e così noiose da avermi costretto a saltare molte pagine.(e non è da me saltare pagine!!)
Insomma il libro all’inizio è elettrizzante, da brivido, sembrava di aspettarsi chissà che cosa,quali segreti conoscesse la tizia Maddie invece mi ritrovo una vecchia smaliziata e una padrona di casa con la “mano facile”,con 9 figli stressanti a cui badare(si salvi chi può!), che dice di non amare la politica ma gonfia la testa dei poveri lettori di politica, per non parlare di precise situazioni agricole delle quali me ne importa un fico secco. Alla fine cosa è rimasto? E’ rimasto che la vecchia è una sentimentale ipocrita e Harriet poteva evitare di parlare di politica per rendere leggero e fluido il libro!
Ma non si può in un libro mischiare troppi ingredienti... la trama doveva rimanere su un preciso filo, e cioè la vicenda della morte di Charlotte,senza tirare in ballo situazioni del tutto sconnesse e superlfue che mi hanno disorientato e fatto perdere la pazienza.
Vi riporto le ultime frasi di questa simpatica e arzilla vecchia:
“Charlotte adesso è qui. Per lei sono padre e madre per via di ciò che so,per via di ciò che ho visto,fatto e mai detto,mai pronunciato,fino a ora”
Tipico di persone che giudicano senza sapere,cosa che mi ha fatto eclissare ancora di più.. dato che come afferma la stessa anziana “ Lessi tre righe,poi lo richiusi e lo misi via,non era destinato ai miei occhi”
Evitatelo, se detestate l’ipocrisia stampata su carta e non volete sorbirvi una serie di lagne storiche e politiche(c'è di tutto,Chiesa,agricoltori, politica,parlamento,governo, voti, perfino elezioni...!!)
E brava McGill, mi è piaciuta come scrittrice,ma come ha mischiato gli ingredienti la risposta è No.
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Ritornare bambini
Signorina Sempre-no
Che giardino bello hai fatto!
Se lo tiri per la coda
Dice “bello” anche il gatto!
Signorina Sempre-no…
Signorina Sempre-no…
Cercherò di essere semplice, come lo è il libro. Lo stile è fresco,gioviale,pulito e lineare,con un amore intenso,profondamente sentito per la Natura e sembra quasi di sentire ,attraverso la lettura,il vento della brughiera, il profumo dei fiori e della terra bagnata, il ronzare delle api che raccolgono il nettare.
Si assiste sensibilmente alle bellezze del Creato, tutto il libro è un inno e un incanto quasi infantile.
Ci si addentra in pieno nella psiche infantile e ci si rende conto di come il passato che abbiamo vissuto da bambini ,se negativo,possa essere un’oscura coltre che coprirà il restante della vita adulta come un macigno nero e soffocante,avvelenato. Ma qualcosa viene in nostro aiuto,un raggio di sole può filtrare nel nostro cuore rabbuiato e donarci una parvenza di speranza come un seme innestato a forza, per poi essere innaffiato da lacrime di dolore o di gratitudine.
Il Mondo che ci circonda non è bello. E’ brutto e gravido di ogni malignità. Proprio per questo abbiamo bisogno di “tornare bambini”, per assaporare quella bellezza del creato che il nostro cuore appesantito e inquinato dalla presenza di macchine e cemento,riesce a stento a cogliere, addirittura per niente. Vivendo in una città inquinata capisco e comprendo,inconsciamente,come molti dei malesseri attuali e moderni,siano derivati semplicemente dalla lontananza dalle vere cose belle e che possono soddisfarci pienamente.
L’armonia del creato e delle creature possono aiutarci in qualche modo ad intrecciare un filo invisibile,ma profondamente sentito, con Qualcosa di superiore, un qualcosa che il libro stesso definisce “incantesimo”, una “magia”, rialza il nostro cuore troppo infangato dalle delusioni e dalle amarezze della vita verso le vette del cielo.
Mary,la bambina piena di odio e scontrosa sperimenterà la tenerezza e la gioia dell’infanzia, attraverso circostanze misteriose. Un’altalena rotta, un parto doloroso, un bambino rinchiuso dentro le mura del castello e che ogni tanto manda lunghi e dolorosi lamenti, un padre assente e lontano, le dicerie stupide e cattive della gente che continuano a creare uno stigma insopportabile.
Avviene qui qualcosa, un giardino, che è simbolo della nostra esistenza. Grigio,morto, con i rosai rampicanti sepolti in un sonno profondo da anni di dimenticanza ,ma qualcosa sottoterra, anche la buona volontà di un essere umano, lavora e mette radici. Nel profondo di noi stessi c’è sempre un germoglio,un seme pronto a rinascere se riuscissimo in qualche modo ad estirpare l’erbaccia dell’orgoglio,del rancore, dell’invidia e dell’odio.. e questo seme,senza erbaccia intorno potrà respirare e far nascere non solo un fiore ma migliaia e migliaia di fiori. E’ quello che succede a Mary ,l’orfana, e Colin anch’esso orfano, ma solo di madre.
Gli occhi di Colin sono quelli di sua madre e in qualche modo, lo spirito amorevole di questa donna accompagna la vita di questi due fanciulli cresciuti senza affetto. Fino a trasformare il giardino morto in un giardino pulsante di vita.
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UNA LUCE NELLE TENEBRE PIU' FITTE
Ogni pagina di questo libro è una spada nel cuore, ad ogni sfogliare si ha l’impressione di essere abbagliati da una luce forte per cui è stato necessario per me non leggere il libro tutto d’un fiato,pena un collasso emotivo e spirituale. E’ un libro che incide l’anima, la fa a pezzi, la taglia e mette letteralmente in crisi.
Temevo di avere tra le mani un libro latte e biscotti,per non parlare della copertina poco incoraggiante(de gustibus ).
Avevo sentito parlare di Chiara Amirante, del suo compito di tirare fuori dalla strada ragazzi disperati, distrutti dalla droga,dall’alcool e dalla prostituzione.
Il libro racconta l’intero percorso di come è nata una comunità, denominata Nuovi Orizzonti.
A qualcuno può non interessare,non interessava neanche a me ad essere sincera,la mia era pura curiosità.
Ma leggendo mi sono resa conto che questo libro mette in aperta discussione il proprio modo di vivere la Fede,che molto spesso è adattata ai propri comodi. Riuscite ad immaginare una ragazza di circa 19 anni o giù di lì, che sentendo nel cuore la chiamata ad aiutare i più disperati, immergersi negli inferi dei sottopassaggi di Termini(anni 90’), completamente da sola,in piena notte senza essere stranamente aggredita o violentata al primo sguardo? Chiara entra in questo inferno e vede gente buttata a terra come morta, sono i ragazzi in overdose,gente che si prende a bottigliate e sanguina,che si accoltella, ragazze giovani e drogate fino al midollo che si prostituiscono, e qui in pratica inizia l’avventura. Nessuno dei volontari aveva il coraggio di discendere in quella valle dei disperati e i suoi genitori erano all’oscuro di tutto ciò che stava intraprendendo.
Ha certo rischiato la vita ma con eventi di salvezza che hanno del miracoloso. Si tocca con mano,attraverso questo libro, la tangibile presenza di un Dio che non abbandona né ha mai abbandonato l’uomo al proprio destino. Lei stessa nel libro commenta: “Perché mai dovrei inventarmi di sana pianta certe mie esperienze ? Risulterei poco credibile. Tutto quello che ho scritto l’ho vissuto in prima persona,sulla pelle”
Il “popolo della notte” vede rifulgere una luce che viene incontro a loro,li aiuta concretamente; Chiara lascia famiglia,casa e lavoro per vivere assieme ai suoi ragazzi di strada.
Tra questi ragazzi ci sono assassini,qualche mafioso, spacciatori, e ogni genere di delinquenza. Nessuno escluso. Tutto il concentrato di miseria umana,la più estrema. I più miserabili, i più considerati “irrecuperabili”,i più incalliti e pervertiti, personaggi da messe sataniche e sacrifici umani, hanno trovato in Chiara e nella comunità nascente basata sul modello dei primi Cristiani, una rinascita sia fisica che spirituale.
Perché non si tratta soltanto di una Comunità di recupero fisico da certe dipendenze ma va oltre…
Ecco la specialità di Nuovi orizzonti; c’è anche il recupero spirituale per chiunque voglia intraprendere un cammino per ritrovare la strada verso il Padre,come il figlio prodigo del Vangelo. Il bello di questa esperienza è che i ragazzi hanno avuto fisicamente e materialmente le prove di non essere affatto soli. C’è veramente Qualcuno.
Libro tragico, commovente e non vedevo l’ora di finirlo perché altre pagine ancora e sarei collassata dal troppo dolore e dalla troppa luce. Mette in una prospettiva diversa il carattere di Dio, il suo modo di agire e quello che vuole veramente da noi: Che siamo felici. Un Dio completamente Padre, un Dio storpiato da troppi millenni e anni dal bigottismo e fanatismo fino a renderlo un Dio odioso. Il libro ce lo presenta in un altro modo, il più vero, il Dio autentico che hanno sperimentato i primi Cristiani della Storia. In povere parole un Dio che è solo Amore e nient’altro. Ma non esiste per l’esattezza un Dio dei cristiani, il Dio che Chiara ci rivela attraverso i fatti è il Dio di tutti, ma soprattutto il Dio degli ultimi.
Il libro si riassume in questa unica frase: “Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò” (Vangelo Luca 15)”
Gli si gettò al collo e lo baciò è il Dio reale sperimentato da questi ragazzi sfiniti e abbandonati a loro stessi, che ora hanno ritrovato la piena libertà di uomini e figli di un Padre.
Per lo stile ho affibbiato due stelle perché l’impronta narrante del libro è molto giovanile ,accompagnata da esclamazioni anch’esse giovanili e può non piacere,soprattutto se frequenti. Ma quello che conta è la sostanza, non l’apparenza, no?
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L'ESISTENZA DI UNA VITA ULTRATERRENA
Questo libro,come credevo che fosse, non è un vero e proprio trattato dell’Inferno saggiamente approfondito(un vero peccato) ma piuttosto un piccolo trattato d’informazione ,un semplice libro adatto a chiunque, sia a non credenti che credenti su una realtà al giorno d’oggi taciuta e continuamente bollata come ipotesi o supposizione medioevale; Il libro si presenta abbastanza piacevole alla lettura e con l’avanzare delle pagine diventa interessante ma Simone Iuliano avrebbe potuto fare di meglio.
Da ricercatrice quale sono di temi spirituali ho trovato riduttivo che ad ogni fatto documentato non seguissero le *note* a piè di pagina per informare il lettore da quale documentario è stato estrapolato l’episodio accaduto, e poter quindi constatare di persona. (solo in alcuni punti è precisato)E’ a mio parere un errore, una negligenza poco perdonabile perché se si vuole presentare un libro di siffatta materia ,che non è certo leggera,è necessario compilarlo nella maniera dovuta.
Tutto sommato il libro è piacevole e interessante, forse l’ho trovato abbastanza scontato(anche se non noioso) per il semplice fatto che conoscevo almeno il 85% dei fatti narrati,essendo come già precisato, una ricercatrice.
Ma per chi ne è digiuno,per chi ama la lettura e libri spirituali questo libro è un buon punto per farsi un’idea della concezione dell’Inferno, visto dal punto di vista cristiano cattolico senza sentimentalismi o banalità. E’ assodato che i Sacerdoti neanche ne parlano e il Male è stato ridotto ad una mera presenza energetica , o trasformano la parola Male in concezioni psicologiche o solamente umane. Ma non solo nell’ambito del Cristianesimo del giorno d’oggi(anche in passato,ma in misura minore e molto spesso grottesca e fanatica) ma in altri contesti di spiritualità la sola parola Inferno è sempre seguita da polemiche e risatine.
Quello che stupisce maggiormente è la tendenza di ognuno di noi ad ammettere quasi senza resistenza, l’esistenza di un Paradiso, o di un aldilà, dove non c’è distinzione né giustizia, siamo propensi a credere soltanto l’esistenza di un luogo dove ognuno possa passarci senza tener conto delle proprie azioni commesse in vita. E pertanto escludiamo l’Inferno stesso. Il libro in questione smonta completamente questa ipotesi e spiega il perché. Lo consiglierei a chiunque, in particolar modo agli amanti delle letture spirituali. E poi ognuno, in base alla propria coscienza ed inclinazione giudicherà da sé. A questo servono i libri!
Terminata la lettura ho fatto un esame di riflessione ,è un libro che,per quanto semplice, è privo di pomposità come solitamente sono i trattati professionali di demonologia,è riuscito a lasciarmi un messaggio chiaro e limpido e mentirei se dicessi che non mi ha fatto nessun effetto.
Insomma, l’Inferno esiste o no? In cosa consiste l’Aldilà? E perché dobbiamo rendere conto delle nostre azioni? La vita è solo una pura illusione fisica nella quale siamo attori per caso? O c’è di più?
Per chi non ha molte pretese d’approfondimento e predilige una lettura leggera e per nulla stancante consiglio questo piccolo trattato.
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A MAI PIU'
Ecco cosa significa basarsi ,ogni tanto, sulla copertina ma anche sul tema interessante come le morti in culla. Ho fatto un errore madornale. E dire che avevo optato per “Molto forte,incredibilmente vicino” ma il libro "La culla Buia" aveva un non so che d’intrigante. Ho fatto sì la leggerezza non solo di comprare il libro,spendendo la bellezza di 18,60 ma anche di non aver notato chi era l’Autrice dello stesso. Non lo avrei neanche preso se mi fossi ricordata chi era Sophie Hannah, l’Autrice di libri dai nomi alquanto ridicoli: “Non è mia figlia,Non è lui,Non ti credo,Non è un gioco”
Partiamo dai personaggi: uno più sfigato dell’altro. Avete presente un ottimo tema di film recitato da un cast scadentissimo di attori? Proprio così. Il libro si presenta allo stesso modo. Abbiamo tre donne accusate d’infanticidio e scagionate. Uno “psicopatico” che manda biglietti con cifre di numeri a ciascuna di loro e a chiunque sia strettamente collegato con le vicende delle morti in culla. Abbiamo Fliss Benson, una giovane produttrice televisiva che dovrà far fronte al mistero delle cifre e il caso mediatico delle tre donne.
Una giovane donna, incaricata di tale compito, dovrebbe essere razionale e con i piedi ben piantati a terra. Invece troviamo una seconda Bridget Jones.
Da figure femminili simili m’aspetto competenza,serietà e intelligenza. Invece mi son trovata uno squallore di donna che si esprime come una 12 enne, insicura e con il senso perenne dell’inferiorità(vi segnalo che la protagonista ha 31 anni) che piagnucola per ogni scemenza ,che ama e pretende di essere ricambiata dal direttore della società di produzione televisiva(Laurie Nattrass) dove lei stessa lavora, illusa,paranoica fino a sfociare nel patologico, sciocca e mediocre.
Non ci ho trovato nessun lato buono in questa protagonista così squallida che ha contribuito certamente a guastare ogni singola pagina. Per non parlare delle “simpaticissime” battute volgari che ogni tanto tira fuori credendo di essere estremamente divertente, o quelle poche volte che usa il cervello per farci partecipi dei suoi “pensieri”,se così si possono chiamare, uno più stupido e cretino dell’altro.
Poi abbiamo dei poliziotti che,lasciatemelo dire,non si capisce se ci sono o ci fanno. Non mi esprimo oltre. Il libro presenta alcuni ritagli di giornale e perfino un disegno dell’identikit dell’assassino. Certo,è interessante e rende meno monotono il libro, ma in questa storia non ci sono minimamente calata.
Il libro fa talmente schifo che non ho voglia di recensirlo perbene,non merita neanche di essere insultato. E finirà in modo patetico perché non si attiene alla realtà. Il finale è tutta una serie di puzzle incastonati a casaccio,senza un nesso o logica,ingombro di elementi inutili e poco realistici.
Povera Hannah. A mai più.
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JANE.JANE....CHARLOTTE!
Voglio prima ringraziare chi mi ha consigliato questo bellissimo romanzo. :-)
Premetto che prima di acquistarlo ,essendomi consigliata e avendo letto le recensioni, mi risultava in qualche modo familiare..Ed infatti ne avevo visto il film(anni fa) che per fortuna non ricordavo molto,tranne che per il *particolare* , che se non lo avessi conosciuto avrebbe senz’altro aumentato a dismisura la suspense e la curiosità, ma ormai il danno era fatto.
Così consiglio, a chi volesse leggere questo libro di non guardare il film ,tantomeno consultare la biografia di Charlotte Bronte perché ci sono troppi elementi che si mischiano al romanzo e possono rovinarne l’autenticità,facendolo apparire scontato. Non a caso è definito come un romanzo autobiografico.
Per chi ama la franchezza e non si lascia facilmente influenzare da suggerimenti esterni(come il film e la biografia della scrittrice) può tranquillamente continuare a leggere la mia recensione che vuole essere un’analisi introspettiva e non risparmierò neanche le critiche,assolutamente chiarificatrici e non negative, dato che questo romanzo, questa storia affascinante, è assolutamente INCRITICABILE.
L’inizio è tragicamente commovente, e capiamo subito chi abbiamo di fronte. Una bambina orfana, indesiderata e maltrattata ma anche ribelle. La conseguenza di ciò la porta ad avere un’indole piena di astio e risentimento.
Ho le membra dolenti e il corpo affaticato
E lunga è ancor la via,selvagge le colline.
Il crepuscolo incombe illune, tetro,ostile
Sopra l’aspro sentiero dell’orfana bambina.
Quello che stupisce subito di questo romanzo è che non annoia… Ha un filo narrativo senza intoppi,pause strane, o pagine che sembrano incomplete e prive di forza o fantasia man mano che vanno avanti.
Tutto il libro sembra essere scritto in un solo giorno e sotto lo stesso unico impulso. Sono circa 527 pagine.
Jane Eyre non è un personaggio di fantasia, è Charlotte Bronte, è il personaggio femminile che sarebbe stato se le circostanze reali della vita glielo avessero permesso .
La scrittrice, per sfuggire alla tetra realtà, costellata da lutti, insuccessi e successi letterari, fallimenti come insegnante, orfana di madre in tenera età, figlia di un pastore protestante, allevata dalla zia materna e dalla domestica ,sviluppa questo romanzo autobiografico con contorni misteriosi, presagi,sogni premonitori, superstizioni e tutta la mentalità tipica dell’Ottocento ma anche, e purtroppo lo devo scrivere, con dei pregiudizi che ho trovato insopportabili , per una come lei, che si definisce indirettamente femminista. (Ecco le critiche) Anche Jane Eyre/Charlotte Bronte ha dei pregiudizi; cioè quello di considerare rozzi, bassi di spirito e intelligenza le persone di umili origini. A quell’epoca questo pensiero era molto diffuso,comune e condiviso anche dalle femministe. Ma questo glielo si può perdonare e Jane/Charlotte stessa cerca di superare questo pregiudizio ma che tuttavia rimane radicato. Questo dimostra che ci troviamo di fronte a una Charlotte che lotta contro l’emancipazione ma che,nonostante tutto, non riesce a liberarsene completamente.
Altra cosa che ho potuto notare, è la squisita ingenuità del romanzo. Diffido completamente che ci siano uomini capaci di essere perspicaci ,acuti e che sappiano leggere nell’animo femminile con la stessa intensità dell’affascinante Rochester. :-)
Un uomo come lui non esiste , sono rarissimi e molto spesso hanno una mentalità femminile più che maschile. E’ come se la Charlotte, pur descrivendo alla perfezione le caratteristiche maschili e i comportamenti tipici, abbia inventato un personaggio maschile rendendolo più di suo gusto e secondo le sue aspettative. Il Signor Rochester dalla rude bellezza e il pastore Saint-John dal profilo greco quando si esprimono sono di stampo brontiano,anche se fanno la parte del contrasto maschile. Questo toglie un po’ di realismo.
Personalmente sono intollerabile al sentimentalismo e in questo romanzo, con mia grande sorpresa,non ne ho trovato, molti aspetti caratteriali di Jane Eyre sono simili ai miei,cosa che mi ha piacevolmente stupito. In questo libro ci si entra appieno,sei partecipe, osservi i personaggi, provi le loro stesse angosce e diffidenze. Alcuni dialoghi, specie quelli del Signor Rochester,dopo la rivelazione della propria passione,sono pedanti,noiosi e troppo lunghi perché possano essere pronunciati veramente da un uomo reale tanto che mi son trovata ad alzare gli occhi esasperata e a dire mentalmente: “Daaai,abbrevia suu.. “Sia nel Rochester che nel Saint-John ho trovato dialoghi abbastanza tipici e conditi da descrizioni atmosferiche, modalità usata anche da Jane Eyre,il che toglie l’originalità dei diversi caratteri.
Per dire, soprattutto per chi ha letto il libro, non c’è bisogno di spiegare un dato di fatto richiamando la Natura ,della serie: Ho incontrato Tizio Caio ed era una giornata piovosa,con la foschia, la luna che calava,la stella che splendeva ,la pioggia che batteva…etc..e continuando per altre 8 righe la stessa noia. Per raccontare un dato di fatto la Charlotte “tortura” con questo tipico modo di raccontare,presente in maniera smisurata nel Rochester e in Jane Eyre.
Questo mi ha fatto molto innervosire ma anche divertire perché questo significa entrare veramente nel cuore del romanzo e calarsi completamente nella storia. Ci sono alti e bassi, ci sono stati momenti in cui ammiravo sinceramente Jane Eyre e altri in cui l’ho mal sopportata. Momenti in cui trovavo insopportabile ed arrogante il Signor Rochester e momenti in cui il suo fascino mi colpiva. Confesso apertamente di non aver tollerato in Jane Eyre ,nel periodo della sua passione ormai sbocciata, quei discorsetti in stile macchinetta spara raffiche senza senso , o quel suo atteggiamento da cagnolino sottomesso. E’ una cosa che dalla protagonista,devo essere sincera,non mi aspettavo,almeno dagli inizi del libro. Ma lo si può perdonare perché in fin dei conti, nei periodi della passione in boccio, si dicono un sacco di minchiate. :-) E perdonate il linguaggio scurrile, ma è per rendere bene l’idea.
Perché è vero che Charlotte non è una sentimentale e lo ha dichiaratamente specificato anche attraverso Jane Eyre, ma io ancor di più!
Se fosse ancora viva alla Charlotte Bronte avrei posto questa domanda:
"Lei è un eccellente scrittrice,mi ha stupito, e mi congratulo con lei,veramente.. una fantasia veramente non comune,fuori dall'ordinario e molto piacevole... ma mi può spiegare il perché quasi tutte le figure maschili sono dei pastori protestanti??Voglio dire, un pò di fantasia nei mestieri,questi pastori si trovano ovunque nel suo romanzo!..."
E lei risponderebbe in stile Jane Eyre: "Perché mi piacciono"
E mi rifilerebbe quel classico sorriso ambiguo e furbo che Jane rivolgeva spesso al Signor Rochester.
Ed io non posso fare a meno di alzare le spalle e concludere la recensione e dire addio a tutti i personaggi di Jane Eyre che in questa settimana hanno occupato le mie giornate.
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FLORENCE AND GILES
(Avvertimento: per chi volesse acquistare questo libro è pregato di fare attenzione alle recensioni generali perché contengono troppi spoiler!)
(Per chi volesse scoprire come è finita la storia basta andare su: "Discutiamo il finale del libro")
Il libro “La biblioteca dei libri proibiti” è un romanzo che ti lascia con il fiato sospeso per poi amareggiarti e deluderti con un finale pieno di misteri irrisolti.
Ho notato molte recensioni negative per questo libro ma io sono a favore. Continui colpi di scena, apparizioni, presagi e dubbi atroci si mescolano in uno sfondo fatiscente,lugubre e dai contorni gotici. Florence e Giles sono due bambini orfani che vivono in questo gelido mausoleo trascurato e decadente e ci passano gran parte del tempo libero della loro infanzia, accuditi da una governante e la servitù.
Florence è la protagonista del romanzo nonché la voce narrante di tutto il libro. Entreremo nella sua mente di bambina disturbata e traumatizzata ed insieme a lei percorreremo i lunghi corridoi bui costellati ogni tanto di specchi e orologi antiquati per arrivare alla biblioteca dei libri che le sono proibiti dallo zio.
Lei ,essendo una ragazzina, non potrà né leggere,né scrivere, ma con la sua perspicacia ed intelligenza, riuscirà a fare entrambi le cose.
Passa la maggior parte del suo tempo in biblioteca, il “cuore freddo” della magione arricchendosi di cultura e saggezza. Ma qualcosa verrà a disturbare la quiete dei bambini.
La nuova istitutrice, la signorina Taylor, sarà il capitolo di una nuova avventura agghiacciante che trascinerà Florence in un incubo che pare non aver mai fine.
Insomma chi è realmente Florence? Chi è la signorina Taylor?
Chi è quella donna inquietante che ogni notte,vestita di bianco,si china sul letto del fratellino Giles con sguardo agghiacciante?
Chi sono quei volti nello specchio e perché sono lì?
Tante domande, tanti misteri, e tanti enigmi vanno a colpire la già delicata psiche della ragazzina. Ma risoluta a risolverli.
Non fatevi ingannare né dal titolo (che non è originale,in inglese è Florence and Giles) né dalla copertina, perché non fanno onore al libro scritto,secondo me, con la maestria di uno scrittore decisamente sopra le righe e con un amore insolito per gli enigmi, che dovrete scoprire da soli durante la lettura del libro.
Un finale inaspettato e amaro ma che rende decisamente originale e non scontata la storia.
Nota*: Potrebbe non essere gradita la presenza di vocaboli inventati(presenti in gran parte agli inizi del libro)
Indicazioni utili
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- no
Non consigliato per chi si aspetta un libro fatto e finito con finale preciso.
JANNA E MAUDIE
Passiamo subito al dunque.
La trama è impeccabile, i personaggi netti e precisi come una lama d'acciaio, intendo quelli principali ed essenziali, i personaggi secondari sfumano soltanto di un gradino.
L'ambientazione è una Londra degli anni '80 e il quartiere dove abita Jane, soprannominata anche Janna, è un quartiere abitato perlopiù da anziani che la nostra protagonista, assorbita totalmente nella sua carriera e lavoro,non ha mai notato in vita sua perché,come dice lei stessa, “cammino veloce e non mi guardo attorno”
Il romanzo è scritto con impeccabile maestria e lucidità,non c’è nulla a mio dire che possa essere anche lontanamente criticato. Questo libro è una fotografia fatta di lettere che mette su bianco e nero la spoglia e cruda realtà .
I personaggi sono trapassati dallo sguardo indagatore della Lessing, svelandone i vergognosi pensieri ed avendone almeno l’umiltà di ammetterli.
La psicologia umana, il tessuto sociale ,la povertà,la ricchezza, il quartiere dei poveri e dei ricchi,l’abbandono, il ricordo del passato, le vecchie matrone e le vecchie sbandate, i trucchi, i vestiti eleganti, i ristoranti e cibo raffinato,tonno in scatola, la gatta che miagola perché ha fame, vestiti di seta e cashmere,docce calde tutti i giorni, vestaglia odorante d’urina, piatti sporchi,bagno gelido e niente acqua calda.
E’ tutta una mistura di giochi di luci e ombre, di contrasti veramente impietosi. Janna dovrà fare i “conti” con Maudie, la vecchia del quartiere povero che rifiuta l’aiuto della Buona Vicina*(venivano chiamate Buone Vicine le assistenti domiciliari*) e non ha proprio intenzione di lasciare la sua catapecchia perché la paga con i suoi “scellini la settimana” .
Una donna d’altri tempi la signora Maudie, che ha vissuto sulla pelle la 1° e 2° guerra mondiale, una giovane modista inglese, un marito (se così si può definire) che la maltrattava, che compariva un giorno si e tutti gli anni no, rinunciare al pane e al latte per darglieli bocconi al figlio, si sa la guerra e la mancanza di lavoro.
Maudie non vuole compassione né aiuto da nessuno, rifiuta perfino il cibo “a rotella”del Comune perché a suo dire, “il cibo è buono,ma troppo unto”.
Il finale è prevedibile,anche perché questo non è un libro con colpi di scena o segreti da svelare…
E’ appunto un Diario e un diario svela tutto. Janna è una donna che non vorremmo mai incontrare per la sua altezzosità ed arroganza e soprattutto per come ha trattato il marito e la madre, deceduti da poco.
Ma in questo libro non solo ci impedirà di giudicarla ma di “ammirarla” per la sua tagliente schiettezza di ammettere le proprie debolezze.
Questo libro si fa proprio leggere… Tant’è che l’avrò letto almeno 4-5 volte. E l’ho dovuto buttare perché altrimenti l’avrei letto di nuovo e di nuovo. Anche se non ha nulla di particolarmente interessante o ammaliatore.
E’ semplicemente vero.
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PERSONAGGI SCIALBI,SMORTI,TRAMA ROVINATA
Allora,
cos'è che m'ha indotto ad acquistare questo libro?
Indubbiamente il tema dei bambini stranieri, la trama avvincente, la copertina simpatica con su scritto: "Cécile, Il futuro è per tutti"
Così ho immaginato una trama intessuta di facce di bambini dai colori diversi e con storie diverse immersi in matite colorate, con la speranza di un futuro migliore e giusto.
Viene spiegato:
"In quale altro posto si può trovare un simile insieme di persone diverse? Ricchi e poveri di tutte le razze, di tanti paesi,dalle storie diverse,che credono in Dio,Yeovah, Allah, o che non credono in niente..."
Avvincente No? Ovvio il motivo per cui l'ho preso. Nient'altro.
La protagonista è proprio Cécile ,una ragazza di 22 anni ,giovane maestra alla prima esperienza d'insegnamento. L'ambientazione è la scuola primaria e questo curioso gruppetto di bambini, i Baoulé, ivoriani, provenienti dalla Costa d'Avorio.
Non so sinceramente cosa m'aspettassi da questo libro, qualcosa forse come un reportage, un frammento di storia vera. Fatto sta.
Che praticamente sono rimasta di sasso.
Vi dico subito una cosa, la Bella di Stephenie Meyer in confronto a Cecile, ha una personalità forte,matriarcale,un carattere ferreo e indipendente,addirittura guerriero.
...
Questa Cécile è la ragazza più scialba che io abbia mai conosciuto nei libri che ho letto in tutto l'arco della mia vita.
Non ha spessore, non ha carattere,si descrive scialba e di fatto lo è, in tutti i sensi. Questa Murail non è riuscita a dare una parvenza di vita a questa protagonista fantasma-zombie-mummia, non è riuscita nell'intento di farla apparire quella tipica ragazza che si reputa scialba ma poi non lo è, come Bella appunto. Lo scarsissimo spessore di Cécile, le sue rarefatte battute (non dialoga,è quasi muta,non chiedetemi il perché) i suoi patetici modi d'insegnare ai bambini m'hanno fatto venire l'orticaria, raccontando fiabe che rasentano il feticismo(sono ironica)con la storia del Coniglietto cacchetto e così via. Latte alle ginocchia a non finire.
Ma la storia non finisce qui. Alla sciattataggine di questa ragazza se ne aggiunge un'altra,o meglio altre. Figure professionali che non sanno di niente,il fratello, la madre,il ragazzo di Mc Donald's, sono descritti in modo smorto,assente,amorfo,come se fossero in piedi solo perché qualcuno ci ha infilato un palo dritto alla schiena per farli rimanere diritti. Inamidati e stiracchiati al massimo. Neanche qualche battuta ad effetto riesce a salvarli.
Si salva solo la famiglia Baoulè,non perché sono un'ipocrita che vuol far vedere che non ce l'ha con gli stranieri ma perché sono e restano gli unici personaggi significativi, di qualche spessore,azzeccati i dialoghi con le pronunce tipiche degli ivoriani, il carattere,il modo di ragionare... tutto il resto è praticamente post-mortem.
Si aggiunge nello sfondo di tutto ciò un altro personaggio davvero strano: Una tipa di nome Nathalie che tutela gli stranieri, nevrotica, isterica, acida, sempre con il piede in guerra,che sfonda le grate del carcere,che minaccia,urla..sembra una hippie in astinenza da cannabis. Va bene la tutela degli stranieri, ma non esageriamo okay.
Ho come l'impressione che la Murail non sia proprio riuscita a dare carattere ai personaggi, come se avesse fatto un enorme sforzo per farli vivere nella storia e rendendoli così patetici, poco corrispondenti alla realtà... Una trama interessante rovinata dalla scarsa immaginazione della Murail che in questo libro praticamente l'ha dimenticata da qualche parte,forse all'obitorio.
FOSCHIE ED EMOZIONI INTENSE
L'Uomo nel Quadro è un affascinante romanzo di ghost story inglese, scritto dalla Susan Hill,una scrittrice britannica, autrice di "La donna in nero" e recentemente esordito come film assieme all'attore Daniel Radcliffe.
Tornando all'Uomo nel Quadro, preparatevi ad inoltrarvi nei meandri del pieno '800, dove i protagonisti principali sono un insegnante in pensione,Theo Parmitter, e un suo ex studente,Oliver,che viene a fargli visita a Cambridge, ed ovviamente,un misterioso quadro.
Theo parmitter, commerciante in quadri ed esperto dell'arte,acquistò al tempo della sua gioventù questo dipinto ad olio per una cifra piuttosto generosa,nonostante il quadro versasse in pessime condizioni e non presentasse chissà quali valori artistici. E da allora che cominciarono ad accadere situazioni insolite.
Il libro, dai contorni squisitamente gotici ed avvolgenti, porta con sé il tono di oscuri presagi e di speranze infrante, sogni calpestati, grida, lacrime e tanta disperazione. Un libro che non lascia spazio alla pietà e solo di tanto in tanto, per dare tregua ai lettori, un raggio di speranza, offuscato subito dalla presenza del Quadro che sembra avere il potere di infrangere la Vita .
Un romanzo che ti avvolge nelle sue spire e ti fa sentire con mano nuda il peso dell'Odio e tutte le sue conseguenze disastrose. Preparatevi ad inoltrarvi nella foschia, nelle grida e nell'odio implacabile ed esacerbante di una donna. In questo libro vi è quasi tutta Venezia.. maschere,colori,costumi e tradizioni popolari e nel mezzo di tutto questo trambusto tragedie che si consumano silenziosamente...
Nei passi e nelle corse disperate di una donna appena sposata c'è tutto il segreto che muove la storia.
Stile corposo e semplice, saturo di aura ottocentesca.... Un finale tristissimo. Una speranza già morta prima di nascere e una domanda senza risposta. Un finale che ti lascia con un punto interrogativo negli occhi ed è l'unica cosa che non è piaciuta in questo libro, più un'altra pecca,ma irrilevante. Poche pagine, circa 200 e qualcosa.... Ma merita di essere letto.
Avvertenze per i lettori pretenziosi:
1) Non aspettatevi granché,non è un capolavoro
2) Le pagine sono poche, circa 235
3) Pochi dettagli sull'Arte e Venezia in generale (solo la tradizione e il Carnevale descritti con dovizia)
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UNA STORIA VERA
Bellissimo libro con stile impeccabile,lucido e preciso.
Il nomignolo del cane, Oogy,significa "Bruuuttoo" , ovviamente appioppiatogli in modo affettuoso.
E' un romanzo autobiografico e struggente,serio, dove il calore e l'amore familiare si mescola alla compagnia di un cane decisamente fuori dal comune.
La coppia Larry e Jennifer era indisposta per coronare il matrimonio con dei figli e pertanto puntarono per l'adozione. La loro vita solitaria, fatta di lavoro e decine di tazzine di caffè bevute una dietro l'altra, lui avvocato, lei segretaria, felici certo, ma con una casa spoglia di bambini.
Dopo aver partecipato ad una funzione religiosa ebraica, ricevettero una telefonata inaspettata. Due bambini gemelli erano in attesa di adozione...Ben due bambini!
La loro vita pian piano cominciò a risalire la china, a dover affrontare una bufera piuttosto violenta ma accolta con gioia...I gemelli Dan e Noah entrarono a far parte della famiglia Levin.
Nel frattempo in qualche sperduto sobborgo dimenticato da Dio un cagnolino bianco veniva usato come cane da combattimento per allenarlo in affari loschi. Ma qualcosa andò storto. Il cucciolo fu messo fuori combattimento e ritrovato,grazie ad un sopralluogo della polizia, tutto sanguinante e con un orecchio reciso violentemente dal morso del cane avversario,rovinandogli buona parte del muso.
Portato dal veterinaio era destinato alla soppressione perché...era un cane da combattimento e quindi ritenuto pericoloso. Ma la buona sorte decise diversamente, grazie all'intervento di una donna che costrinse il veterinaio ad operarlo....
Inizia qui l'avventura della famiglia Levin in un crescendo di relazioni e novità, tutto il romanzo è un intreccio di amore e dedizione,di speranza e nostalgia. Il tema centrale è indubbiamente la famiglia e soprattutto l'amore incondizionato di un cane speciale.
NO,NON MI E' PIACIUTO.
Dopo aver appena recensionato il libro Io&Dewey,il gatto da biblioteca,passo a Io & Marley, un libro che acquistai pochi mesi fa. Premetto che ho preso il libro perché semplicemente mi piacciono i cani.
Ho notato che è piaciuto quasi a tutti ed addirittura è diventato una specie di record mondiale o giù di lì, enfatizzato e pubblicizzato a dismisura. Nella copertina del libro vi è scritto: "Il cane amato da tutto il mondo" ..
Mi aspettavo dunque, visto tutte queste scenate, un cane addirittura parlante e volante... Ma per farla breve.
Lo stile di John Grogan è veramente pessimo, nel senso che si lascia andare a volte a commenti volgari e scene troppo intime e personali per i miei (personalissimi) gusti. E già questo è bastato a farmi provare avversione per il libro. Poi continuando la lettura appare questo semplice cane, che ,come tutti i labrador che si rispetti, ne combina di tutti i colori, forse un pò sopra le righe ma niente di più. E' un cane normalissimo. Vi è stata costruita una storia esagerata,pomposa,tipico di chi vuol far passare per straordinario una cosa normale e proprio per questo,credo che alcuni episodi/dialoghi/commenti siano stati manipolati e non corrispondenti al vero per il semplice gusto di... farsi pubblicità. Ho avuto subito l'impressione che il cane, cioè la sua storia, sia stata usata per fare carriera e vendere libri. Per questo non mi è piaciuto. Anzi, mi ha fatto quasi pena il cane. Man mano che le pagine andavano avanti già si parlava di film, carriera,soldi e libri...etc...
Per i VERI amanti dei cani.... evitatelo, anche per il bene dello stesso Marley.
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DEWEY, UN GATTO SIMPATICO E...
Se vi sentite oppressi e stanchi, se fuori dalla finestra piove e fa freddo, e per di più cade anche la neve, e dentro casa si gela... accendete un fuoco e se(soprattutto,altrimenti non servirebbe a niente) amate le cose semplici ,leggere e soffuse di luce calda e visi amici e in ultimatum adorate anche gli animali,specie i gatti.... allora il libro Io e Dewey fa assolutamente al vostro caso.
Ho preso il libro proprio per un motivo, non sopporto i gatti, e volevo conoscere la storia di questo felino rosso ,a detta della Myron,molto particolare.Mi aspettavo già un noioso gatto,sublimato ed esaltato da tutta la cittadina di Spencer,uno sperdutissimo paese dell'Iowa.
Per prima cosa dobbiamo sapere che la Myron non ha scritto direttamente il libro ma il suo "tutore",essendo infatti una semplice psicologa e bibliotecaria e che il libro è stato scritto senza nessun interesse se non quello di far perdurare la memoria di Dewey.
Seconda cosa lo stile del libro ,seppure scritto da un tutore uomo, è saturo di affetto e semplicità femminili,anche se a volte intrise di lacrime un pò troppo zuccherose ed eccessive per i miei gusti,ma sono sprazzi che appaiono di tanto in tanto,senza infastidire e farne un minestrone lacrimevole ed è stato per me un buon passo avanti.
Dewey è un gatto che viene ritrovato abbandonato in una notte d'inverno,al freddo e al gelo,ma nonostante questo riuscì a sopravvivere il mattino successivo quando la bibliotecaria Vicki lo trovò in una cassetta di restituzione libri,fatta in acciaio.
Dopo questo possiamo seguire la crescita del gatto, il calore (e non lo nego) che ha portato nella biblioteca facendo divertire bambini troppo annoiati e perfino ridere una bambina disabile che non aveva mai riso né aperto bocca in vita sua. Si crea una rete, a mio dire interessante,di relazioni umane, di dialoghi mai banali, e via via ci si può inoltrare anche nella triste storia privata di Vicki, con un marito alcolizzato, la lotta contro le malattie autoimmuni ed il cancro, e poi il cancro di sua madre, il suicidio del fratello... Tragedie familiari però che sono riuscite a non soccombere e spegnere la voglia di vivere nonostante tutto, ci ritroviamo una Vicki veramente insolita,forte nonostante le amarezze e delusioni della vita. E il punto principale che lega tutte queste storie, sia private che della cittadina Spencer in generale, è proprio il gatto.
Non me ne intendo di gatti ma questo libro sinceramente mi è piaciuto. Parla semplicemente della realtà e dell'amore verso gli animali, della famiglia e dei rapporti umani. Ci sono ovviamente episodi
d'ilarità e divertimento da parte di Dewey, qualche ridicolizzazione da parte della stessa bibliotecaria che ,a mio parere,ha un pò sublimato il gatto.. ma tutto sommato, un libro carino e piacevole da leggere in un pomeriggio freddo(ma anche caldo).
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FOSCA,UNA DONNA FUORI DALL'ORDINARIO...
Ho letto questo libro scritto da un Autore dell' 800' e come potete immaginare lo stile è tipicamente ricercato ed elegante. Il romanzo narra di una ragazza,appunto Fosca,che vive tutta sola nella sua villa, a parte l'unico superstite della casa, lo zio.
Quello che più attrae in questo libro è proprio Fosca, un personaggio decisamente insolito e fuori dall'ordinario,sia fisicamente che mentalmente. Sgraziata ed epilettica nasconde dentro di sé un triste passato.Divoratrice di libri è un personaggio femminile poliedrico, con una capacità di amare che supera la stessa umana comprensione.
Una storia che con il passare delle pagine diventa sempre più interessante ed incalzante, in certi versi anche soffocante e tragica per via della presenza onnipresente di Fosca che tallona il povero Giorgio,ormai immischiato nelle sue "fosche" spire.
C'è un qualcosa di allucinato in questa storia, un qualcosa di irrealistico ma nello stesso momento reale. Per nulla sdolcinato, anzi umoristico e le battute di Giorgio strappano sempre un sorriso.
Fosca è capace anche di uscire fuori dal libro tale è la sua invadenza ed insolenza soprattutto verso il protagonista principale del romanzo, tutti i tentativi di sfuggire alle sue grinfie sono completamente vani.
Circa verso la fine del libro troverete una brutta sorpresa, l'Autore, cioè Ugo Tarchetti ,si ammala di febbre tifoide e muore a soli 30 anni o giù di lì',lasciando incompiuta l'opera; quest'ultima verrà ripresa dall'amico Salvatore Farina.
Ecco, questa è la parte del libro che mi è piaciuta decisamente meno e si nota chiaramente(almeno per me) le differenze di stile e di pensiero anche se sicuramente Salvatore Farina avrà fatto di tutto per immergersi nel racconto. Questo ha contribuito a rendere la fine della storia decisamente poco interessante ma resta comunque un bel romanzo da leggere.
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RITORNA A FARE LA CASSIERA....
Questo libro l'ho proprio pescato per caso, senza neanche sprecarci un centesimo(per fortuna) ,preso direttamente dalla biblioteca.
(In primis mi ricordava tanto il libro Julie&Julia, dell'Autrice Julie Powell, che prima di pubblicare il libro sulle ricette della cuoca famosa-Julia Child- ,tenne un blog* che ebbe un successo immediato)
C'è ben poco da commentare. Il libro e la spiegazione annessa ad esso racconta di questa Anna Sam, direttrice personale del suo Blog(vedi sopra*), che fa la cassiera. Credevo che avesse chissà quale humour e perspicacia psicologica, un acume fuori dal comune per una cassiera di sondare l'animo dei clienti..
Ed invece. Un minestrone anzi purè di banalità, i clienti visti solo da un punto di vista completamente superficiale anche se a volte azzeccato.Per non parlare poi dell'humour (l'unico che ho trovato)malizioso e quelle osservazioni frivole che solo le ragazze superficiali sanno fare. Assolutamente bocciato.
Non è carino neanche da leggere per distrarsi, dato che non fa neanche ridere.
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UNA STORIA COMMOVENTE, PIENA DI FEDE MA...
Troppo intrisa di fanatismo.
Recensirò questo libro in due modi, la parte positiva e quella negativa.
PARTE POSITIVA: L'Autore fa notare quanto sia importante la Famiglia e l'unione di essa, la Fede che diventa forte quando ci si aiuta a vicenda e che nell'uomo c'è sempre qualcosa di buono, anche per coloro che non credono direttamente. Tutti si sono prodigati nell'aiutare in qualche modo questa ragazza, in diversi modi e ciascuno secondo le proprie possibilità,sia materiali che spirituali.
PARTE NEGATIVA: Purtroppo ho notato tra le righe un eccessivo fanatismo, l'attaccamento per ogni cosa,anche la più banale, trasformata in una forzata "rivelazione". Ci ho visto insomma troppe paranoie e collegamenti senza senso,per non parlare di Medjugorje e i veggenti-truffatori che sono andati a far visita alla ragazza.
Tutto sommato, aldilà delle imperfezioni e debolezze umane, è un buon libro. Non fa propaganda, né pubblicità,semplicemente racconta un dramma umano unito ad una profonda fede.
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LIBRO CON INTRECCI E DIALOGHI ABBASTANZA BANALI
Salve,ho letto questo libro mesi fa, e non mi è piaciuto per niente. M'interessano argomenti come l'Olocausto e tutto ciò che riguarda quel periodo...ed essendo già avvezza a questo tipo di argomenti e sufficientemente informata, confrontando la serietà della realtà con il libro,ho notato una leggerezza assurda nel trattare certi temi, ed alcuni sbagli.(Specificherò più avanti*)
Credo che l'Autrice del libro abbia "sfruttato" il tema dell'Olocausto per farne un minestrone di incredibili discusssioni sentimentali sdolcinate e strappalacrime, addirittura ho notato un non so che di filmesco in questo libro,come se fosse più un film sentimentale che un un libro vero e proprio.
Certo, c'è l'originalità dei dolci e delle varie ricette straniere mischiate alla rinfusa... l'atmosfera intima e reale della vita quotidiana..
Ma tornando ai difetti*:
1) Rose, la donna affetta da Alzheimer, è descritta al limite del patetico e sembra quasi di vedere l'attrice Starring Geraldine Chaplin quando si cimenta in film gotici... trucco nero e rossetto pesante,magrezza eccessiva. Credo che non sia stata data una versione fedele del morbo di Alzheimer,ma potrei sbagliarmi, ma tutti quei colpi ridicoli di scena, del ricordare e del non ricordare per pochissimi secondi e quel sottofondo filmesco e telenovelesco...rende poco credibile la malattia.
2) Non ho mai letto né sentito da nessuna parte, e qui l'Autrice temo si sia sbagliata, che le ebree non venissero rasate. In una certa parte del libro racconta di come la sorella di Rose venisse trascinata per i (lunghi)capelli e di come questi erano insanguinati. Le ebree venivano rasate per prevenire i pidocchi e conservare l'igiene, quindi la storia della sorella con i capelli lunghi che veniva trascinata fa veramente ridere perchè non corrisponde alla realtà.
Questi sono i difetti principali che ho notato... poi la lagnosissima "relazione" tra la protagonista del libro e il giovane "tuttofare" mi ha annoiata per quasi tutto lo scorrimento delle pagine.
E' un libro adatto per chi ama le relazioni sentimentali leggere e fiabesche, con pochi riferimenti alla realtà,insomma un incrocio tra fiaba e story love con qualche pizzico di realtà dell'Olocausto (per venderlo di più).
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