Opinione scritta da Christy Unbuonlibro
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Il finale perfetto per una bellissima serie thrill
Dopo quasi un anno dall’uscita di Aurora nel buio, finalmente possiamo tornare a leggere con Osservatore oscuro la storia della protagonista e giovane profiler della polizia Aurora Scalviati, da poco trasferita in Emilia per motivi disciplinari e dal passato turbolento.
Aurora è la classica protagonista che entra nel cuore del lettore, soprattutto per le sue insicurezze e i vari ostacoli che ha dovuto affrontare nella vita, tutto ciò la rende umana ai nostri occhi ed è impossibile non provare empatia.
In questo secondo capitolo le cose non saranno più semplici per la protagonista, anzi tutt’altro. Quando sembra che finalmente possa iniziare ad ambientarsi e lasciarsi il passato alle spalle, ecco che invece viene ritrovato un cadavere in una posizione macabra e con un tatuaggio molto più significativo: sul petto dell’uomo sono tatuate due parole “Aurora Scalviati”. Perché una vittima dovrebbe avere il nome della profiler tatuato? È possibile che lei c’entri qualcosa?
In un turbinio di eventi, tra omicidi e indagini, per Aurora venirne fuori pulita non sarà semplice. Alla ricerca di un serial killer che sembra averla presa di mira, Aurora – messa di lato dai superiori – dovrà andare avanti da sola, farsi forza e contare sui pochi amici che le sono rimasti. Ritroveremo una Aurora come l’abbiamo conosciuta nel primo libro, caparbia e ostinata, ma allo stesso tempo sensibile e spaventata da un caso che sembra essere troppo grande per lei.
In Osservatore oscuro, oltre che Aurora, ritroviamo anche altri personaggi già incontrati nel primo libro, che in questo secondo capitolo avranno un impatto altrettanto importante nella storia. Alcuni di loro diventano bersagli, insieme alla protagonista, dello spietato serial killer deciso a farli fuori uno dopo l’altro. Nuovi dettagli e nuove scene ci permettono di conoscere più a fondo ognuno di loro, conoscere le loro vite private e le loro famiglie. Insieme ad Aurora entreremo nelle loro case e sarà impossibile non affezionarsi.
Una nuova storia adrenalinica quella raccontata da Barbara Baraldi, che ancora una volta rivela la sua abilità nello scrivere thriller. Con uno stile lineare ma avvincente riesce a catturare l’attenzione del lettore, che non può far altro che farsi coinvolgere dalle indagini alla ricerca dell’assassino. Ricerca che risulta difficile, complicata anche dai colpi di scena che spiazzano il lettore, facendo decadere le sue ipotesi.
Nonostante le più di 500 pagine, Osservatore oscuro scorre via molto velocemente, grazie al ritmo serrato e incalzante con cui Barbara Baraldi racconta la sua storia. Nella narrazione si alternano voci diverse, che permettono al lettore di avere una visione più ampia di tutta la situazione. Ho apprezzato tanto il cambio di punto di vista, per diverse ragioni tra cui, appunto, la possibilità di vedere il caso da un’altra prospettiva, oltre a quella di Aurora.
Osservatore oscuro è il perfetto finale che noi tutti aspettavamo. La conclusione di una storia, quella di Aurora Scalviati, che è riuscita a farsi amare da lettori, del genere e non, e che riconferma Barbara Baraldi tra le migliori autrici italiane di thriller!
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Chi ha rapito la bambina?
Con Le vite parallele torniamo a Valdenza, ambientazione di tutti i libri di Antonio Fusco e della serie del commissario Casabona. Ancora una volta, tra le pagine di questo libro ritroviamo il protagonista alle prese con un nuovo caso, molto importante e spaventoso perché riguarda la sparizione di una bambina. La piccola Martina, capelli biondi e un sorriso innocente, sembra essere sparita nel nulla durante la notte. Casabona ormai però ha dato le sue dimissioni, vuole dedicarsi alla moglie e affrontare insieme a lei la malattia, starle vicino come non ha mai fatto prima d’ora per via del suo lavoro, che non conosce orari e festività. Casabona adesso vuole cambiare vita, riprendersi quello che il tempo sembra avergli portato via senza che se ne accorgesse. Ma davanti alla
disperazione di una madre che ha perso la propria bambina e la richiesta di aiuto dei colleghi, che senza di lui sembrano persi, non può voltarsi dall’altra parte e fare finta di nulla. In fondo, Casabona è nato per quel lavoro, le indagini sono tutto il suo mondo.
Sono queste le premesse di quella che si prospetta essere una nuova entusiasmante ed intensa indagine del commissario Casabona, che ormai noi lettori della serie abbiamo iniziato ad amare. Un uomo con tanti difetti certo, ma che davanti al suo dovere non si tira mai indietro e mette tutto sé stesso nel trovare la verità.
Valdenza è una piccola cittadina, com’è possibile che una bambina sia sparita e nessuno abbia visto niente? Tra falsi indizi, omicidi e verità nascoste Casabona dimostrerà anche questa volta una grande forza di volontà e intuizione che alla fine sembra portarlo davvero alla parola fine.
Le vite parallele non si risparmia i colpi di scena, soprattutto finali che ribalteranno il risultato e che spiazzeranno il lettore. Quando infatti sembra che la situazione sia già risolta, compaiono nuovi indizi e dubbi che metteranno Casabona a dura prova.
Personalmente ho amato tutta la serie, però questo quarto libro mi è sembrato un po’ piatto rispetto ai precedenti. In qualche tratto l’ho trovato statico, poca adrenalina e poca suspense. Ma alla fine la storia è riuscita a riprendersi velocemente e a farmi apprezzare maggiormente i capitoli conclusivi.
Le vite parallele è un noir vecchio stampo, niente di originale, ma di impatto. Sa farsi apprezzare dai lettori del genere, senza troppe pretese. Il commissario Casabona risulta ancora una volta essere il protagonista perfetto per questa storia, è l’uomo giusto al momento giusto, senza di lui la storia non potrebbe esistere. Una lettura veloce, caratterizzata da un sottile velo di inquietudine in sottofondo, che scomparirà solo quando verrà alla luce la verità.
Insomma, consiglio sicuramente la lettura di questo libro a chi ha già seguito le altre storie della serie e che già conosce i personaggi e il loro passato.
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Una lettura forte ma non perfetta
La bambina che guardava i treni partire è un romanzo tratto da una storia vera e che richiama all’attenzione dei lettori la crudeltà delle operazioni naziste durante la Seconda guerra mondiale e con essa la paura costante che aleggiava, come una cappa asfissiante, sopra le città in quel periodo. Paura di essere puniti per una parola, per uno sguardo ma soprattutto per un aiuto agli ebrei, coloro che più di tutti hanno sofferto per un razzismo religioso dettato dall’odio e dall’ignoranza.
Il libro scritto da Ruperto Long è la storia, riportata alla luce dopo anni, di Charlotte, bambina ebrea di 6 anni che insieme alla famiglia ha vissuto quella paura che attanaglia e che li ha portati lontani da casa, a nascondersi in luoghi riprovevoli, incontro alla fame continua e al terrore di retate improvvise. Ma questo romanzo non racconta solo questa di storia, piuttosto da voce a tanti personaggi, ognuno con un ruolo diverso in quella guerra. Senza risparmiarsi i “cattivi”, anche loro raccontano la loro guerra. Grazie alle diverse voci narranti e ai vari salti spaziali, non solo temporali, arriveremo così alla fine di quella terribile guerra e alla fine - che poi vera fine non è - di tanta paura.
Leggendo La bambina che guardava i treni partire è impossibile rimanere indifferenti davanti a tanta crudeltà, a tanta ingiustizia. Ogni emozione, ogni parola è un pugno al cuore dei lettori, tanta è la rabbia. Trattando un tema così delicato e così importante penso che questo libro abbia un ottimo potenziale e che le emozioni che vuole far arrivare, arrivino tutte. Grazie anche alle foto vere di cui sono arricchite le pagine, la storia prende forma nella nostra mente e diventa terribile anche per noi.
Ma questo non è bastato a farmi avere un parere positivo su questo romanzo. Purtroppo, non ho apprezzato molto il modo in cui è stata raccontata la storia. Il dare voce a diversi personaggi, metterli in primo piano tutti insieme, ha causato una gran confusione, a mio parere. Ho fatto fatica a ricordare i nomi di tutti e collocarli nella propria storia. Ogni volta che riprendevo tra le mani il libro dovevo ritornare indietro per capire a che punto avevo lasciato quel personaggio. Penso che questo abbia fatto perdere spesso l’intensità della storia, tenere un filo conduttore tra le storie è stato davvero difficile.
Credo che questa sia l’unica nota stonata di una storia forte ed emozionante, che comunque mi sento di consigliare a chi vuole intraprendere una lettura a tema, seppur credo che ci siano storie migliori e descritte in maniera più lineare.
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Thriller tutto italiano
Ho iniziato questa lettura spinta da una morbosa curiosità che mi rodeva fin da quando ho letto per la prima volta la trama e ho visto la cover, così semplice ma inquietante per certi versi. In mezzo a tutta quella neve, deve pur esserci qualcosa in agguato.
Fiori sopra l’inferno è un thriller eccezionale e mi stupisce, ma allo stesso tempo mi rende felice, sapere che è stato scritto da un’autrice italiana. Infatti, leggendo ho avuto la continua sensazione di avere tra le mani un thriller nordico, dai tratti caratteristici e che – diciamocelo liberamente – difficilmente possiamo ritrovare in Italia. Per cui, giunta alla fine della lettura non posso che essere entusiasta del lavoro fatto da Ilaria Tuti e la ringrazio per non aver assolutamente deluso le mie aspettative, anzi ho trovato un qualcosa di inatteso e che mi ha rapita durante la lettura.
Quello che caratterizza Fiori sopra l’inferno è sicuramente l’abbondanza di descrizioni dettagliate e quasi ricercate, che rendono il tutto realistico e che aiutano il lettore nell’immaginazione. La storia,
ben intuibile dalla trama, si sviluppa in maniera chiara, quasi fin da subito possiamo già capire alcuni collegamenti che saranno alla base della soluzione. Ma con questo non voglio dire che la soluzione sia sotto i nostri occhi, o meglio, non voglio dire che la storia sia banale, ma piuttosto che il lettore è aiutato e guidato verso la verità. Facilmente intuisce qualcosa senza però mai averne la conferma. Quindi anche quando penserete di aver capito tutto, ecco che invece arriva il colpo di scena, quello che non aspettavi.
Unica nota che non ho apprezzato totalmente, o forse non ho compreso, è la protagonista Teresa Battaglia, commissario di polizia e a capo delle indagini. Una donna forte, schiva e che non perde occasione per battibeccare con chiunque. In certe situazioni l’ho trovata quasi insopportabile. In realtà, Teresa nasconde dei segreti, un passato violento e che l’ha resa quello che è. Però credo che questo passato non sia stato ben delineato ai nostri occhi, è come se anche noi venissimo tenuti all’oscuro di quello che ha subito e questo non mi da pace, perché non riesco a giustificare la sua freddezza verso i suoi uomini, seppur si senta l’empatia che invece prova verso i bambini (per ovvie ragioni che non vi dico qui).
Lo stile dell’autrice mi ha sorpresa, ho trovato Fiori sopra l’inferno un romanzo ben studiato, con un linguaggio chiaro ma ricco di descrizioni. Quella neve che fa da contorno alle vicende diventa quasi un velo che nasconde i fatti più atroci. Ho apprezzato molto inoltre come Ilaria abbia caratterizzato una piccola comunità, chiusa e quanto mai prevenuta verso lo “straniero”; una verità che aleggia intorno ad ogni piccolo paese e che rende gli abitanti ciechi davanti ai propri mostri.
Un libro spietato, inquietante ma ricco di soprese, Fiori sopra l’inferno è un thriller a 360°, come pochi altri in Italia. Per cui se avete voglia di una storia che vi tenga con il fiato sospeso e che vi faccia, a tratti, inorridire, vi assicuro che questo è il libro che state cercando.
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Ultimo successo di John Green
Tartarughe all’infinito è l’ultimo lavoro di John Green, autore ormai conosciuto e amato da milioni di lettori, e secondo che leggo personalmente. In questo libro ho ritrovato lo stile lineare, ma ricercato dell’autore, la maestria con cui è sempre riuscito a fare arrivare ai lettori le emozioni di ogni singolo personaggio. Ma ho trovato anche un Green forse più maturo, che ha ricercato maggiormente la perfezione, raggiungendola ancora una volta.
Green con il personaggio di Aza ci presenta la paura, l’ansia di un’adolescente di contrarre una qualsiasi infezione che la porti alla morte. Paura che si manifesta in attacchi di panico quotidiani e che le impediscono anche semplicemente di ascoltare una conversazione, senza che senti dentro di sé la sua flora batterica “invaderla”, impossessarsi del suo io. Aza infatti è intrappolata in una spirale, come la definisce l’autore, da cui non riesce ad uscire e che le fa credere che ogni suo pensiero non sia davvero suo, ma che tutto sia dettato dai batteri che la circondano.
Aza, grazie alla magica penna di Green, descrive i suoi pensieri e le sue paure come se parlasse direttamente a noi lettori, consentendoci di capire, di affrontare quasi in prima persona le sue stesse paure. Siamo gli unici spettatori di quello che accade nella sua mente, i pensieri che la tormentano e contro cui non può lottare. Aza non è libera di scegliere, senza che la paura la invada. Aza è un personaggio forte ma resa reale grazie proprio alle sue paure, che l’avvicinano a noi lettori.
Oltre alla protagonista, conosceremo altri personaggi che ruotano intorno alla sua figura, tutti personaggi di un certo spessore e fondamentali per comprendere appieno la sua vita. Davis Pickett, amico d’infanzia di Aza e figlio del miliardario scomparso, è una figura molto interessante che, nonostante l’età, ha già capito molto della vita e di come questa possa essere amara. Davis sembra l’unica in grado di comprendere davvero quello che passa Aza e al tempo stesso sembra essere l’unico in grado di dare un nome alle paure dell’amica, trovando similitudini che possano rendere il problema più tangibile e quindi anche più facile da affrontare. La storia d’amore che nasce tra i due personaggi è molto velata, quasi eterea.
Come sempre John Green sa scegliere le parole, sa sempre emozionare ma anche stupire, perché le sue storie sono simili ma mai uguali, mai banali. Tartarughe all’infinito è un piccolo tesoro da gustarsi e da cui farsi cullare.
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Chi era Maya?
Il giardino delle farfalle è uno di quei libri che cattura fin da subito, la trama riesce a trasmettere già tanto al lettore che non può far altro che acquistare il libro e leggerlo. Beh, almeno questo è quello che è successo a me.
La storia raccontata da Dot Hutchison è qualcosa di spaventoso e originale, l’idea di fondo è straordinaria ed altrettanto straordinaria è la capacità con cui è riuscita a mettere nero su bianco la sua idea e renderla tangibile con le sue descrizioni. Un libro riuscito in tutto e per tutto, assolutamente da leggere.
Maya, o almeno così viene chiamata adesso, è la protagonista della storia insieme agli agenti dell’FBI
Victor Hanoverian e Brandon Eddison che la stanno interrogando. La ragazza infatti è stata ritrovata in un luogo dell’orrore e sembra l’unica in grado di poter fornire delle risposte e poter fare chiarezza su una vicenda oscura e terribile. Ma Maya ha sofferto troppo nella vita e ha imparato ad essere forte, a non lasciarsi andare alle emozioni e a non dare troppo alle persone. Ricostruire gli avvenimenti sarà difficile e credere che Maya non abbia nulla a che fare con il colpevole è un azzardo, vista la riluttanza della ragazza a raccontare cosa sia successo.
Attraverso lunghi flashback Maya racconterà ai due agenti, e a noi lettori, gli anni precedenti, a partire dalla sua vita precedente per poi arrivare al momento del rapimento e agli anni passati in quel “giardino”. Maya infatti è una delle tante ragazze-farfalle intrappolate da un uomo che prova piacere a violentarle ripetutamente e soprattutto renderle delle farfalle vere, ogni nuova ragazza che arriva nel luogo degli orrori infatti viene marchiata con un tatuaggio sulla schiena che ricrea le ali di ogni specie di farfalla. In questo modo le vittime rinascono, come farfalle, con un nuovo nome. Il loro passato non ha più valore.
Rinchiuse in questo giardino le ragazze dovranno fare i conti con la dura realtà. L’uomo va avanti indisturbato da anni, non c’è speranza di uscirne vivi, l’unica fine è segnata dalla morte.
Non voglio svelarvi altro sulla storia, perché tanti sono i colpi di scena che si delineano attraverso le parole di Maya. La verità è terribile e inimmaginabile, ma Don Hutchison riesce perfettamente a descrivere tutto con semplicità, permettendo al lettore di avere un’idea chiarissima della storia. Ho apprezzato molto la componente psicologica, Maya di fatto ci viene presentata a 360° chiarendo perfettamente le motivazioni del suo atteggiamento nei confronti degli agenti. La protagonista credo che sia il personaggio meglio riuscito, mi è piaciuta tanto perché nonostante sia restia a raccontare la verità e nonostante faccia la dura, in fondo è una ragazza che ha sempre visto il brutto della vita e che crede di essere sola nel mondo.
Attraverso lunghe descrizioni e ricordi si delinea quindi la storia de Il giardino delle farfalle, un thriller psicologico davvero inquietante e assolutamente in grado di stupirvi, fino all’ultimo e grande colpo di scena finale. Insomma un libro assolutamente consigliato!
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Un libro dentro il libro
Volevo da tempo leggere questo libro, ma adesso che sono arrivata alla fine non ho ben capito che effetto abbia avuto su di me. Sicuramente mi aspettavo di più, ma la verità è che l’avevo immaginato proprio diverso. Quello che mi sono trovata davanti è infatti un libro dentro un libro. Dopo il primo capitolo che ci descrive i fatti dal punto di vista di uno dei passeggeri sull’aereo, il resto prende una via diversa. Sarà infatti la giornalista Elspeth Martins, con il suo libro (dentro il libro), a raccontarci il seguito, presentandoci tanti personaggi – troppi – e ricostruendo attraverso vari documenti l’intera vicenda.
Inizia tutto il 12 Gennaio 2012 quando in pochi minuti 4 aerei di linea si schiantano in posti diversi del mondo. Tutto fa supporre che non ci siano sopravvissuti, gli incidenti sono stati violenti e la speranza è lieve. Ma clamorosamente tre bambini, imbarcati su tre voli diversi, sono vivi. Com’è possibile? Sarà stato il caso o forse c’è dietro qualcosa di spaventoso?
È da qui che tutto prende un’altra piega, il mondo sembra iniziare a temere questo episodio, come l’inizio di una sciagura imminente che forse porterà alla fine del mondo. L’episodio sarà la scusante per religiosi, fanatici, politici, … di portare dalla loro parte quanta più gente possibile, vedendo complotti in ogni dettaglio di questo disastro, anche lì dove non ci sono.
Elsepth Martins che sarà per l’intero libro la nostra narratrice lascia prove, testimonianze, interviste,
tutto quello che ci permette di avere un quadro più o meno chiaro delle conseguenze che ha avuto l’evento. Il lettore a quel punto non può fare altro che leggere, provare a farsi un’idea, per poi cambiarla e così via di nuovo, perché sempre nuove prove sembrano emergere. Sarà difficile quindi, fino all’ultimo, capire davvero quale sia la verità e cosa ci sia dietro ai disastri aerei. Non sapremo di chi fidarci e di chi no, se credere all’idea complottista o semplicemente al caso.
Il segno si rivela essere una storia strana, originale sicuramente, in cui il libro si trasforma in un’indagine personale di Elsepth che conosceremo solo alla fine e solo a quel punto conosceremo una mezza verità.
Quella raccontata da Sarah Lotz è una storia prolissa, anche troppo, ma sicuramente non thriller nonostante ci venga presentata come tale. In realtà infatti Il segno è un mix di generi diversi che bene si accostano tra loro. Diversi saranno i colpi di scena e le parti adrenaliniche, sarà forse per questo che è stato classificato come un thriller?
La storia che sicuramente è originale, secondo me poteva essere sfruttata meglio e ridotta. La presenza nella storia di troppi personaggi che ci vengono presentati minuziosamente rende difficile al lettore tenere il filo del discorso, spesso infatti mi sono ritrovata a chiedermi chi fosse il personaggio di cui si parlava. Troppi nomi da ricordare. Lo stesso vale per le ambientazioni della storia, che variano da un capitolo all’altro facendoci saltare da un continente all’altro con troppa facilità.
Credo che Il segno sia un libro bello, ma troppo dispersivo. Una storia che consiglio di leggere, ma partendo con un’idea diversa da quella che vi farete leggendo la trama.
Una storia leggera ma deludente
Prima di iniziare a leggere questo libro avevo già letto diverse recensioni non molto entusiaste e quindi, per fortuna, ho iniziato la lettura con non troppe speranze, con la paura di rimanerne delusa. Ora che sono giunta alla fine ammetto che neanche io sono riuscita pienamente ad amare Aspettami fino all’ultima pagina, nonostante la trama sia abbastanza originale.
Silvia è la protagonista dell’intera storia, quasi quarant’anni ma ferma alla visione dell’amore che hanno gli adolescenti. Da anni infatti ormai è “intrappolata” in una relazione malsana in cui lei fa la parte dell’amante e da cui non riesce a tirarsene fuori. Innamorata di un uomo, Alain, che palesemente la usa solamente per le sue voglie sessuali, Silvia non è in grado da sola di affrontare una separazione da quell’uomo, che ogni volta le dice di amarla ma poi non rispetta le promesse.
È qui che entra in gioco il signor O’ Flahertie, terapeuta dai metodi originali e quanto mai efficaci. Infatti, sfruttando la passione di Silvia e dei suoi pazienti per la letteratura il vecchio O’ Flahertie sa sempre come affrontare i loro problemi con l’aiuto dei libri e dei messaggi nascosti al loro interno, affinché siano loro stessi ad arrivare a capire cosa cambiare e come andare avanti.
Intorno alla figura del vecchio terapeuta aleggia un’aria intrisa di mistero, che aumenta la curiosità del lettore. E forse è anche l’unico aspetto che valga la pena approfondire e per cui continuare a leggere. Perché effettivamente per quanto la storia di Silvia possa sembrare interessante non sono riuscita ad entrare in sintonia con la protagonista.
Parlando di Alain, l’uomo che causa tanto dolore alla protagonista, sembra una figura sfocata, vagamente descritta e che per l’intera storia ci rimane velato. Se da un lato questo può dare fastidio, dall’altro credo che sia una buona scelta fatta dall’autrice. In fondo Alain è l’uomo che Silvia deve dimenticare e che in realtà, seppur sia difficile ammetterlo per la protagonista, non ha davvero un significato importante nella sua vita. Così come da amante è assente, anche nelle descrizioni ci risulta poco tangibile.
Come dicevo il signor O’Flahertie è l’unica nota davvero positiva della storia, un anziano simpatico che sa sempre quali parole usare per far risvegliare Silvia dalla sua infatuazione. Nel finale troviamo anche un bel colpo di scena legato alla sua figura.
Insomma Aspettami fino all’ultima pagina è un libro carino da cui non aspettarsi molto, dalla trama originale ma purtroppo non sfruttata a pieno. Forse sono i personaggi, o forse è la storia così com'è raccontata, non so ma fatto sta che risulta un libro leggero, senza uno scopo preciso secondo me. Però non mi sento di bocciarlo completamente perché comunque lo stile dell’autrice aiuta a far scorrere velocemente la lettura e portarla a termine, quindi alla fin fine è pur sempre un libro con cui potrete passare un paio d'ore quando proprio non avete altro da fare.
Una storia delicata ed elegante
Nella buia chiesa di Notre Dame, a Parigi, è tutto pronto per il funerale di Léon Le Gall. Intorno a lui è riunita tutta la famiglia seduta composta in attesa che arrivi il prete. La stasi con cui inizia la storia viene però interrotta dall’entrata in chiesa di un’anziana donna, che senza guardare nessuno e accompagnata dal ticchettio delle sue scarpe si avvicina al corpo del defunto per lasciare accanto il campanello di una bicicletta. Questa introduzione tanto significativa serve volutamente all’autore per presentarci subito Léon, protagonista del libro, e la sua famiglia, riunita il giorno del suo funerale. In special modo conosceremo il nipote di Léon, voce narrante dell’intera storia e che ci accompagnerà lungo il corso della lettura.
Ogni istante di me e di te difatti è un lungo flashback, tutta la storia ci viene descritta come un vecchio ricordo. Ricordo che affiora nella mente del nipote dopo la vista di quella signora, che sicuramente sarà Louise, la donna da sempre amata dal nonno. Torniamo così indietro nel tempo, nel lontano 1918 in cui il giovane Léon è in viaggio con la sua fedele bicicletta, alla ricerca di un lavoro lontano da casa che lo porterà a conoscere Louise. Sarà facile per i due innamorarsi e cercare la felicità al mare, non curanti dell’avvicinarsi della guerra.
Noi lettori, spettatori dell’intera storia, non possiamo far altro che continuare a leggere, pagina dopo pagina, estasiati dallo stile elegante di Alex Capus. Impareremo a conoscere Louise e Léon e insieme a loro trascorreremo gli anni delle due guerre con la paura che esse portano con sé, ma allo stesso tempo con la spensieratezza data dall’amore e dalla speranza in un futuro sempre insieme.
Paura, tristezza e amore, queste forse sono le tre principali emozioni che permeano Ogni istante di me e di te e che arrivano al lettore forti e chiare. I due protagonisti incarnano l’amore vero e puro, quello che noi tutti ricerchiamo, nonostante la distanza e l’assenza fisica. Durante la lettura la speranza in un ricongiungimento sarà sempre viva ed è questa che spinge il lettore a continuare a sfogliare le pagine.
Sarà impossibile leggere Ogni istante di me e di te senza emozionarsi, la nostalgia è una costante nella storia, che accompagnerà per tutta la vita i due protagonisti e che aleggia nel corso della lettura.
Ho amato Léon e tutta la sua famiglia, strambi, allegri e in perenne ricerca di oggetti trovati per strada da poter portare a casa, a cui provare a dare una seconda vita. Ognuno di loro, seppur ci viene descritto ben poco, ha un tratto distintivo che lo differenzia dagli altri, senza però mai perdere quelle caratteristiche che lo rendono un vero Le Gall.
Alex Capus ha una grande abilità narrativa che gli permette di arrivare dritto al cuore dei suoi lettori, scrivendo una storia delicata ma d’impatto. Con uno stile classico e, come dicevo, estremamente elegante riesce a catturare l’attenzione di chi legge, quasi come se avessimo tra le mani un piccolo gioiello che vorremmo continuamente guardare e osservare da ogni angolazione.
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Conclusione di una fantastica serie
Siamo ormai giunti alla conclusione della Worldwalker Trilogy, una serie che ci ha tenuto con il fiato sospeso per tutti e tre i volumi e che è riuscita a fare innamorare tanti lettori, me inclusa.
Il rogo della strega è l’epilogo che noi tutti aspettavamo e conclude una storia originale e mai banale. Un finale carico di adrenalina, che porterà con sé tante risposte e che ci farà emozionare.
Dopo il finale a cardio palmo del secondo volume e dopo essere rimasti a bocca aperta, ritroviamo i nostri protagonisti ancora in vita, ma in un posto sconosciuto simile al paradiso: perfetto e celestiale. Josephine Angelini ci riserva ancora nuove sorprese per il capitolo conclusivo. Andremo, insieme ai personaggi, alla scoperta di nuovi posti inesplorati e di verità nascoste, che sembrano essere la sola soluzione per i problemi che affliggono il mondo di Lillian.
Lily, Rowan e il resto del suo Consesso entreranno in una nuova città mai conosciuta, alla ricerca di una via di salvezza che possa essere universale per tutto il mondo ed evitare la fine degli altri universi. Fine che Lily scopre grazie alla sé stessa di questo mondo, Lillian, che le permette di rivivere la propria esperienza nei mondi di cenere. Lily in quest’ultima storia è ormai diventata una ragazza forte e con un proprio Consesso sempre più numeroso. Le sue conoscenze le permetteranno di intuire la verità sugli Ibridi e sfruttarli a proprio vantaggio, preparandosi alla battaglia finale. Una battaglia epica tipica dei grandi classici fantasy e che grazie alle descrizioni ci consente di viverla quasi in prima persona.
Proprio a causa della scoperta di una nuova città e di nuovi personaggi, l’inizio risulta un po’ lento, ma subito dopo il ritmo inizia a farsi serrato e nuovi colpi di scena renderanno la lettura scorrevole. Lo stile semplice e lineare dell’Angelini, ma quasi più maturo, consente ai lettori di scorrere le pagine senza accorgersene.
Il rogo della strega è l’epilogo perfetto per una serie altrettanto perfetta. Un libro ricco di battaglie e avventura, in cui il mix di scienza e magia che già avevamo assaporato nei primi due libri diventa ancora più evidente. Una storia studiata nei minimi dettagli e che pone fine agli interrogativi di tutti i lettori. Non potevamo aspettarci conclusione migliore per questa già fantastica trilogia.
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Ottimo seguito per la trilogia Worlwalker
Dopo aver conosciuto Lily e Rowan e avere scoperto dell’esistenza di infiniti mondi nel primo libro, possiamo finalmente dedicarci al seguito e continuare a sognare. Ne Il potere del fuoco la storia riparte dal nostro mondo, da dove tutto ha avuto inizio. Lily e Rowan infatti sono riusciti a viaggiare con lo spirito e con il corpo e tornare a casa. Sarà però difficile spiegare dove sia stata in questi mesi Lily, ritenuta scomparsa, e soprattutto spiegare chi sia lo strano ragazzo comparso insieme a lei. Non basteranno delle semplici scuse per scoraggiare l’FBI a indagare… nonostante Lily torni a scuola e ricominci con la sua vita, come se nulla fosse successo. In questo secondo capitolo ritroveremo Lily si riconferma l’eroina perfetta per questa storia, decisa quando serve ma coerente con i principi con cui è cresciuta.
Tristan, il migliore amico di Lily e che nel primo libro avevamo lasciato dopo un brutto litigio tra i due. Ma oltre alle vecchie situazioni irrisolte, la protagonista dovrà affrontare la sua sé stessa nell’altro mondo, Lillian, che farà di tutto per riportarla indietro.
Josephine Angelini in questo secondo volume ambienta la storia in entrambi i mondi, portando anche noi lettori in viaggio tra gli universi, alla scoperta di realtà diverse e talvolta alla scoperta di nuovi orrori. Ne Il potere del fuoco conosceremo anche nuovi personaggi, che entreranno a far parte dei protagonisti. Amici e compagni di Lily che si aggiungeranno al suo Consesso e che impareremo ad amare e riconoscere. Anche in questa seconda storia sarà presente una buona dose di scienza, che ci consentirà di comprendere meglio anche la componente magica.
L’Angelini aggiunge alla sua storia ulteriori dettagli, come per esempio l’uso delle Pietre della Volontà e di come esse vengano scelte dal legittimo proprietario, oltre che altri incantesimi e segreti del nuovo mondo. Tutto questo rende ancora più dettagliata la realtà di Lillian, aiutando noi lettori ad avere un’idea chiara di ciò che la protagonista deve affrontare e risolvendo alcuni dubbi sorti nel primo capitolo. D’aiuto sono certamente anche le minuziose descrizioni dell’autrice, che rendono il tutto abbastanza verosimile.
Questo secondo volume è una continua scoperta, così come il primo, un crescendo di intensità che attrae e incatena l’attenzione dei lettori. A differenza di altre saghe, nonostante sia il libro di mezzo Il potere del fuoco è ugualmente avvincente, senza risultare mai noioso. Ricco di azione, adrenalina e suspense questo libro è una continua avventura, assolutamente da leggere e da godersi intensamente.
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Thriller avvincente e consigliato
Aurora nel buio è il classico thriller dalle tinte cupe e dallo stile adrenalico. Tutto di questo libro, dalla trama ai personaggi, mi ricorda i grandi thriller americani, quelli che hai voglia di leggere perché sei sicuro che ti trasmetteranno emozioni forti, come paura, adrenalina e tanta voglia di scoprire la verità.
Barbara Baraldi nel suo libro è riuscita a mettere tutto questo e molto di più, creando una storia forte e perfetta nei minimi dettagli. Ci sono tutti gli elementi per renderlo un piccolo capolavoro di genere.
Aurora Scalviati, la straordinaria protagonista di questo libro, è superstite di un conflitto a fuoco in cui sembra essere rimasta viva per miracolo, portando con sé per il resto della vita un frammento di proiettile nel cervello e la consapevolezza di aver causato la morte del collega. È passato del tempo da quel giorno e Aurora ancora non ha superato quella storia. Per motivi disciplinari è stata trasferita in Emilia, dove non succede mai nulla di strano e tutto sembra tranquillo. Ma proprio il giorno del suo arrivo quella zona viene turbata dal ritrovamento del cadavere di una donna e la scomparsa del figlio. L’assassino ha lasciato sulle pareti una scritta con il sangue: Tu non farai alcun male. Tutto sembra far pensare ad un conflitto familiare e si parte alla ricerca del marito della donna. Ma Aurora, a causa del suo passato, viene subito messa da parte nelle indagini, relegata ad un lavoro di ufficio.
Fin da subito infatti la protagonista viene giudicata per quell’errore che le è costato tanto e i suoi superiori non si fidano di lei, nonostante sembra l’unica che possa realmente scoprire la verità sull’omicidio e riportare a galla i fantasmi del passato della piccola cittadina.
Aurora incarna la figura del perfetto protagonista di thriller. Una donna forte e determinata, che fa del suo lavoro la sua vita e che sembra essere nata per scovare la verità, anche lì dove le cose sembrano tanto facili. Ho apprezzato parecchio Aurora, soprattutto perché sebbene sia circondata da figure maschili riesce ad emergere e a non farsi mettere i piedi in testa da nessuno. Nonostante il suo passato turbolento, sa trarre vantaggio dagli errori per andare avanti, lentamente, nella vita.
Aurora nel buio insomma è un thriller tutto da scoprire e assaporare. La mole di pagine sfila via velocemente grazie alla suspense che tiene alto, continuamente, il ritmo della storia. Barbara Baraldi riesce ad incuriosire, con il suo stile diretto, e a far temere per il peggio. Tutto ciò rende il lettore incapace di interrompere la lettura.
Starei qui ancora e ancora a parlarvi di questo libro e a elogiarvi le sue qualità, ma spero di avervi fatto capire abbastanza con queste poche righe. Non vi resta che leggerlo per credere.
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Alla scoperta dell'India
L’India è un paese magico, ricco di colori e con una storia alle spalle caratterizzata dal colonialismo inglese. Penso che descrivere i luoghi di un mondo così variopinto debba essere difficile, ma Dinah Jefferies è riuscita perfettamente in questo. Le sue descrizioni sono così reali e dettagliate da farti dimenticare cosa hai intorno e trasportarti direttamente tra la gente della sua storia. I suoi personaggi, così come per gli scenari, ci vengono descritti minuziosamente aiutando la nostra immaginazione a vivere appieno la storia.
È la prima volta che leggo qualcosa di questa autrice, ma non poteva andare meglio. Ho amato il suo stile narrativo e la sua grande abilità nel trasmettere le emozioni.
Jay ed Eliza sono i protagonisti del libro, sebbene l’epilogo della loro storia sia scontato la lettura
rimane comunque appassionante. I due si amano, nonostante i pregiudizi e nonostante la riluttanza di chi gli sta intorno. Jay è un principe indiano, con dei doveri da rispettare a cui piace stare tra la sua gente e soprattutto aiutare chi non ha poco. Eliza invece è inglese, viene da un mondo completamente diverso, da cui va via dopo la morte del marito. Dopo tanti anni ha la possibilità di tornare in India, a Rajaputana per l’esattezza, per sfruttare l’opportunità di fotografare la vita della famiglia reale e scoprire così una cultura diversa.
I due protagonisti sono diversi, come diverse sono le loro storie, ma l’amore è un sentimento universale che non fa distinzione. Portare avanti la loro relazione è difficile, Jay dovrebbe sposare una donna del suo Paese e con lei fare dei figli; Eliza invece è vedova e nell’India degli anni ‘30 questo era segno di sciagura. Ma tutto ciò non può fermare i loro sentimenti.
Il silenzio della pioggia d’estate è un libro romantico, che ci regala tante emozioni e appassiona, pagina dopo pagina. Durante la lettura ci ritroviamo a tifare per l’amore dei due protagonisti. Quello scritto da Dinah Jefferies è qualcosa di unico, la sua storia tanto suggestiva è in grado di farci passare delle ore in ottima compagnia. La lettura inoltre scorre veloce e lineare, nonostante i temi trattati e il periodo in cui è ambientata la storia. Se poi avete voglia di scoprire l’India, credo che questo possa essere il libro che fa al caso vostro.
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Paranormal accattivante
Dopo aver letto e amato la serie Lux e la successiva serie Oblivion di Jennifer L. Armentrout, mi sono dedicata alla nuova serie Obsession, che già dalla trama si preannuncia essere un nuovo bestseller. Ma davvero questa autrice è in grado di scrivere una meraviglia dopo l’altra?
Ebbene sì, anche questa volta – forse anche più di prima – l’Armentrout si dimostra capace di esaudire i desideri dei suoi lettori e con una maggiore sicurezza e abilità riesce a pubblicare un libro molto più studiato. È lei stessa all’inizio della storia a raccontarci di aver seguito i consigli dei suoi lettori e aver voluto scrivere una storia più adulta, che fosse adatta anche ad un pubblico meno adolescenziale.
Leggendo i libri precedenti e successivamente questo, si nota davvero una maggiore maturità anche stilistica, che rende questa storia meno banale.
Obsession però non è un totale distacco dal vecchio mondo descritto dall’autrice, ma anzi sono tanti gli elementi comuni che incentrano le due storie nello stesso mondo e nello stesso tempo. I lettori più attenti avranno sicuramente notato infatti espliciti richiami alla serie Lux.
Ma se in quella serie abbiamo imparato a conoscere i Luxen e a vederli come i buoni, nell’eterna lotta contro gli Arum, in Obsession dovremo ricrederci e iniziare a vedere la storia anche dal punto di vista inverso, conoscere questa volta gli Arum e le loro ragioni. Impareremo che non sempre esiste un buono e un cattivo.
Non voglio soffermarmi troppo sulla trama, perché quella parla già da sé, ma una cosa sui protagonisti voglio dirla. Serena Cross è un’umana come tante, che dopo la perdita improvvisa della migliore amica si ritrova sola contro tutti, senza sapere di chi potersi fidare e a chi affidare la propria vita. La sua presenza rende quasi verosimile la storia, permettendoci di immedesimarci in lei.
Dall’altra parte Hunter – nome più adatto non poteva scegliere – rappresenta l’uomo cattivo, rude, insensibile, ma che in realtà non ha mai avuto modo di conoscere i sentimenti belli, come l’amore. Solo in quel momento conoscerà una parte di sé che non sapeva di avere.
Obsession mescola emozioni diverse, un libro ricco di momenti adrenalinici e soprattutto passionale. Non mancheranno infatti i momenti di intimità tra i due protagonisti e la passione che li renderà complici e amanti. Anche in questo si nota una maggiore maturità della storia, rispetto alle precedenti.
Insomma Obsession è l’ennesima conferma di quanto sia brava l’Armentrout a tessere trame intricate ma sorprendenti. Un libro da amare e consigliare che riscalda il cuore dei lettori. Un grande SI per Obsession.
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Ottimo inizio di serie
Attraverso il fuoco è il primo libro della trilogia Worldwalker, una saga che ha già appassionato milioni di lettori nel mondo per la sua originalità e, soprattutto, per i personaggi che hanno fatto emozionare e hanno convinto i lettori per le loro debolezze quasi reali.
Adesso che ho letto anche io i tre libri posso confermare quanto sia fantastica la trilogia intera e quanto sia brava Josephine Angelini a raccontare una storia tanto intricata.
Attraverso il fuoco è l’inizio di una grande storia, che appassiona e lascia continuamente i lettori a bocca aperta per i continui colpi di scena. Lily è la protagonista indiscussa di questo libro, una ragazza fragile a causa delle sue tante allergie che non le consentono di vivere una vita normale come ogni altro adolescente. L’unica certezza nella sua vita, oltre alla madre e alla sorella, è Tristan, il ragazzo di cui è sempre stata segretamente innamorata e l’unico che riesce a starle accanto nonostante la sua fragilità fisica. Ma quando sembra che tra lei e Tristan debba nascere finalmente qualcosa di più intimo, ecco che la loro amicizia si spezza. A quel punto Lily desidera solamente scomparire da questo mondo.
Ma come può aspettarsi che il suo desiderio si realizzi? Lily viene così trasportata in un altro universo, in cui esiste un’altra versione di ognuno di noi e in cui la parola “magia” è normalità. In questo nuovo mondo la versione di Lily è una strega spietata, Lillian, che sta facendo piazza pulita di tutti gli scienziati e sembra avere bisogno proprio dell’altra Lily per riportare la serenità nel suo mondo. Qui, in una Salem non tanto diversa dalla sua, Lily conoscerà nuovi personaggi e dovrà fare i conti con la sua vera natura, sopita nel proprio mondo ma che adesso può venire alla luce. In questa avventura sarà accompagnata da Rowan, capo meccanico che le insegnerà tutti i segreti del nuovo mondo e come sfruttare a pieno i suoi nuovi poteri.
La trama inizia in questo modo a scorrere in maniera lineare, grazie anche allo stile semplice e diretto di Josephine, che riesce a scrivere un paranormal originale mescolando magia e scienza con grande abilità, creando un mix esplosivo e sbalorditivo. Tutto quello che nel nuovo mondo è rappresentato dalla magia, nel nostro mondo e di Lily viene spiegato dalla scienza, così da rendere il tutto più credibile. Attraverso il fuoco è un libro unico nel suo genere, capace di incantare i lettori e di trasmettere tante emozioni. Smettere di leggere sarà impossibile. Una piccola componente romance inizia ad assaporarsi in questo capitolo iniziale, senza però risultare ingombrante.
Con un finale a sorpresa, Attraverso il fuoco riuscirà ad ammaliarvi e a trasportarvi all’interno della storia. Alla fine non vi rimarrà che acquistare il seguito e continuare a leggere.
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Ottimo ritorno di Sunshine
Dopo mesi dall'uscita del primo libro finalmente possiamo tornare a Ridgemont e ritrovare Sunshine, nel nuovo libro Il risveglio di Sunshine. Un secondo libro che mi ha stupita e, ammetto, fatto ricredere sulla storia di Paige McKenzie. Il primo libro infatti non mi era piaciuto molto, mi aspettavo tanta adrenalina ed una storia paurosa, cosa che invece non ho assolutamente trovato. Ma con Il risveglio di Sunshine sembra anche essersi risvegliata la storia, che scorre più velocemente, catturando l’attenzione dei lettori molto più del primo.
Il risveglio di Sunshine è un paranormal romance da brividi, ricco di colpi di scena e interessante. Riuscirà a tenervi incollati alle pagine e a farvi temere per la vita della protagonista, e non solo. Un libro tutto da assaporare!
Sunshine, in questo secondo capitolo, grazie all'aiuto del suo mentore/padre e di un nuovo personaggio, Lucio un altro luiseach, prenderà coscienza dei suoi poteri e di quale sia il suo compito fin dalla nascita. In una nuova ambientazione, più suggestiva, Sunshine imparerà delle dure lezioni per affinare il suo compito di “portatore di luce”, ma conoscerà anche molto sul suo passato e sul perché sia stata abbandonata da piccola. Il lettore quindi, come la stessa protagonista, verrà messo di fronte alla verità, scoprendo sempre più informazioni sul mondo paranormale.
Non mancherà l’azione, anzi saranno davvero pochi i momenti piatti e statici. Il risveglio di Sunshine è un susseguirsi di scoperte e scene adrenaliniche, dove vedremo all’opera i luiseach. Ancora una volta, inoltre, troveremo Nolan, che questa volta avrà un ruolo marginale, ma sicuramente sarà sempre al centro dei pensieri della giovane protagonista. Il risveglio di Sunshine quindi si avvicina molto più al romance, rispetto al primo libro.
La promessa di un libro gotico e horror ne Il risveglio di Sunshine è mantenuta, per fortuna. Quindi se il primo libro non vie è piaciuto, date almeno una possibilità al seguito. Se invece avete già apprezzato il primo, non potrete non amare questo libro.
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Anche le donne sanno combattere
Ho letto Ms Kalashnikov con grande interesse, spinta da diverse tematiche e ideali a me cari che sono alla base del libro. Oltre che dalla mia passione per l’Africa, che in parte fa da sfondo alle storie raccontate.
Francesca Tosarelli è una giovane fotografa di guerra, ha viaggiato molto e ha visto tante cose nel mondo, belle e brutte, senza mai fermarsi. In questo libro ha deciso di mettere nero su bianco, insieme all’autore Riccardo Pedrini, la sua ricerca delle storie di donne guerrigliere da fotografare, documentare e portare in luce alla visione del mondo. Perché quello che non sappiamo è che le donne combattenti sono più di quante possiamo immaginare, sparse nelle varie zone di guerra.
I due autori ci raccontano i loro viaggi, alternandosi nei capitoli, come una sorta di diario. Partendo da Capo Verde, dove nasce e si sviluppa l’idea di Francesca di parlare delle donne, per arrivare in Congo.
L’intero libro è un documentario che presenta al lettore realtà molto diverse da quelle occidentali, dove il saper usare un’arma può fare la differenza tra la vita e la morte. Realtà che difficilmente immaginiamo e soprattutto troppo spesso dimentichiamo. Un libro definito da molti un manifesto.
Ho visto molte foto scattate dalla fotografa in queste zone e, parlando da ignorante in materia, le ritengo vive. Ogni sua foto mi ha trasmesso un brivido, perché mi rendo conto che i soggetti non sono messi semplicemente in posa, ma quelle armi sono davvero tra le loro mani e rappresentano la loro quotidianità.
Ho ammirato la determinazione di Francesca, che nonostante non abbia sempre avuto l’aiuto economico da parte di giornali o riviste, ha deciso comunque di andare avanti e ha creduto fino in fondo al suo progetto.
Oltre a raccontare di altre donne, Francesca ha voluto mettere anche sé stessa al centro delle storie, per rendere ancora più chiara l’idea delle differenze tra i due mondi e parlare del suo rapporto oltre che con il femminile, anche con il maschile. Rapporto che in queste zone, dove l’uomo è solitamente despota e padrone delle “sue” donne, è difficile da immaginare.
Ms Kalashnikov è un libro che soprattutto noi donne dovremmo leggere, per comprendere ancora meglio come sia vista la figura femminile in certi posti e renderci conto che la realtà in cui viviamo non è l’unica.
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Alla ricerca della libertà
Spinta dalla curiosità di scoprire letteralmente Tutta la verità su Gloria Ellis ho iniziato subito a leggere il libro, ritrovandomi dopo un paio di ore all’ultima pagina, senza che me ne accorgessi.
Quella raccontata da Martyn Bedford è una storia intricata, che porta il lettore a percorrere un viaggio insieme ai protagonisti, all’insegna dell’avventura e dell’adrenalina. Alla ricerca della propria libertà.
Gloria Ellis ha quindici anni, è una ragazza tranquilla. Va a scuola, torna, mangia, dorme e poi tutto ricomincia. Questo finché la sua solita routine non viene interrotta dall’entrata in scena di Uman, un ragazzo alto e scuro di carnagione, che fino dalla sua comparsa in aula, come nuovo studente, riesce a calamitare tutte le attenzioni su di sé. Andando contro le regole della scuola e rispondendo male ai professori, senza che questi ribattano. Sembrano quasi ipnotizzati, così come tutti coloro che entrano a contatto con il ragazzo.
Anche io leggendo mi sono sentita attirare da Uman, mi è sembrato essere sotto ipnosi durante tutta la lettura, così come tutti gli altri personaggi. Sarà per questo che non sono riuscita a staccarmi dalle pagine del libro.
Ma Uman sembra avere un effetto differente su Gloria. Sembra capirla e riuscire a far emergere il suo vero io, la sua voglia di andare contro la normalità, essere libera e fuggire dalla sua solita vita, monotona e piatta. È proprio così che fuggono, insieme, con pochi soldi e guidati dal destino o caso, decidete voi come chiamarlo.
Il lettore conoscerà Gloria nella stazione di polizia, il giorno dopo il suo ritrovamento. Ma dove è stata Gloria nelle due settimane precedenti? Cosa le ha fatto Uman?
Inizia così il racconto della protagonista. Per tutta la durata del libro sarà Gloria con una sorta di monologo, interrotto da poche scene, a descrivere giorno dopo giorno la sua “fuggitività”, così hanno deciso di chiamarla lei e Uman.
Tutta la verità su Gloria Ellis è un mix tra un romanzo di avventura, un giallo e uno young adult.
L’indagine iniziale sembra voler portare ad una verità terribile sul rapporto tra Uman e Gloria, ma nessuno sa cosa sia successo tra i due realmente. Per buona parte del libro il lettore si sentirà trasportare dai protagonisti lungo il loro viaggio, ma nello stesso momento è consapevole che quella fuga è sbagliata ed egoista. Hanno solo quindici anni e i genitori di Gloria sono spaventati.
Ho amato tutti i protagonisti, inizialmente avevo timore di Uman, ma più avanti ho iniziato a tifare per lui e invidiarlo per certi versi. Invece ho trovato Gloria troppo cresciuta, certi suoi pensieri mi sembrano scontrarsi con la sua età, mentre altre volte sembra comportarsi come una bambina viziata. Ma credo che il suo comportamento sia dettato solo dall’amore che prova nei confronti del ragazzo.
Infine l’ispettore Ryan, ha poco spazio nella storia, ma credo sia di fondamentale importanza per far aprire Gloria e farle raccontare tutto.
Tutta la verità su Gloria Ellis è un libro ipnotico, così come lo stesso Uman. Descrive una storia piena di momenti adrenalinici, che terranno i lettori incollati alle pagine, catturati dal racconto di Gloria. Consiglio questo libro ai lettori di young adult, ma anche a tutti coloro che vogliono vivere un’avventura in compagnia dei due protagonisti.
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Thriller adrenalinico, ma non convincente
Leggendo la trama de L’indizio sono rimasta molto incuriosita soprattutto dal voler scoprire chi fosse a mandare quelle misteriose lettere alla protagonista. Così ho iniziato la lettura con alte aspettative.
Ho sbagliato a pretendere tanto e me ne rendo conto solo ora, perché ahimè sono rimasta dispiaciuta di non aver trovato tutto quello che speravo in questo libro.
Margot Lewis è un’insegnante, ama il suo lavoro e i suoi alunni. Ma nel tempo libero cura anche la rubrica “Cara Amy” su una rivista locale. Solitamente ricevere lettere da parte di ragazzi e adulti che le chiedono consigli d’amore. Ma quelle che riceve ultimamente sono qualcosa di diverso e sicuramente inaspettato. Qualcuno le scrive a nome di Bethan Avery, una ragazzina scomparsa quindici anni prima e di cui non si hanno mai più avuto notizie. Perché questo qualcuno scrive proprio a Margot? È realmente Bethan a scrivere le lettere? Da qualche settimana inoltre è scomparsa anche un’altra ragazza, alunna di Margot, le due cose sono collegate?
Margot è la protagonista dell’intero libro ed è lei stessa a raccontarci la storia, in prima persona. Espediente che ci avvicina maggiormente alla storia e alla vita di Margot. Proprio per questo mi sono sentita dentro la storia e mi sono fatta accompagnare mano nella mano dalla protagonista.
Solo alcuni capitoli sono dedicati ad altri personaggi secondari, come la nuova studentessa rapita o lo stesso rapitore.
Se per gran parte del libro però la storia si incentra sulle lettere e sulla ricerca della verità, una parte invece è stata dedicata alla storia personale della protagonista. In particolar modo l’autrice ha voluto approfondire il rapporto di Margot con il quasi ex marito e quindi la lotta per il divorzio. Io l’ho trovata una cosa inutile, e mi ha dato molto fastidio, visto che non serve ai fini della storia principale. Anzi credo proprio che disturbi la lettura, facendo perdere il filo del discorso e quindi distraendo il lettore, che così perde interesse verso il libro.
Conoscendo Margot inizieremo anche a conoscere la sua psiche, punto centrale della storia. Infatti la grande abilità di Helen Callaghan, autrice del libro, sta nel saper esplorare i luoghi oscuri della mente, facendoci scoprire verità assopite ed inaspettate, che rendono la lettura sicuramente più avvincente. Così la protagonista si ritrova a riscoprire se stessa e conoscere il suo passato, che è stato sepolto dalla sua mente per proteggersi dal male.
L’indizio è un libro ben sviluppato, che tiene alta l’attenzione e la curiosità dei lettori. Ma, come ho già detto, non ho apprezzato la scelta di voler approfondire la storia personale di Margot, a cui avrei dato un peso minore all’interno del libro, per non distrarre troppo il lettore.
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Un libro forte e da brividi
Gli occhi neri di Susan è un libro sconvolgente, accattivante e claustrofobico oserei dire. Durante tutta la lettura ho avuto la sensazione di avere la soluzione a portata di mano, ma di non riuscire a comprenderla. Così come la protagonista Tessa, il lettore vuole riportare la verità alla luce, per far chiarezza su chi e cosa è veramente successo durante la sua sparizione.
Tessa Cartwright aveva sedici anni quando è stata rapita da uno spietato serial killer, per poi essere gettata con un mucchio di ossa ed essere sopravvissuta per miracolo. Adesso, sono passati ben ventuno anni e Tessa è diventata una donna forte, che vuole proteggere ad ogni costo la figlia.
Ma dopo tutto questo tempo si sta rendendo conto che forse l’uomo che ha mandato nel braccio della morte per la sua sparizione, non è realmente il colpevole. Allora chi è che ha ucciso quelle donne? Le tre “Susan” ritrovate insieme a lei, chi sono? Chi è che lascia davanti la sua finestra, da più di vent'anni, le margherite gialle, le Black-Eyed Susan?
La storia alternando presente e passato, mostra al lettore il dolore e la paura che ha affrontato la protagonista in quell'anno crudele. Leggendo mi sentivo sulla pelle le sue emozioni e insieme a lei il lettore rivive il momento più terribile, dentro quella fossa buia, sporca e in compagnia solo di alcune ossa e un cadavere. Circondata da vermi che strisciano e si nutrono di quel che rimane delle sue compagne di sventura.
Julia Haeberlin riesce a tenere alta l’attenzione del lettore fin dall'inizio, per tutta la durata della lettura. Ho apprezzato molto lo stile lineare e la scelta di riportare il passato a capitoli alterni, perché ciò si rivela di estrema importanza per la comprensione della storia e soprattutto per i vari colpi di scena.
Mi è piaciuto molto il personaggio di Tessa, le sue paure e la sua determinazione la rendono reale. Nonostante l’incubo che ha vissuto, sente il peso e il dovere di liberare un uomo innocente e fare giustizia. Ho provato fin da subito una certa empatia nei suoi confronti. Insomma l’ho trovata il personaggio perfetto per questo libro.
Con un finale sorprendente e una storia da mettere i brividi Gli occhi neri di Susan entra a far parte dei miei thriller preferiti. Assolutamente consigliato agli amanti del genere e non.
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Un ammasso di scene confuse
Avevo voglia di un bel thriller che mi tenesse con il fiato sospeso e che mi facesse stare sveglia la notte e pensavo che avrei trovato tutto ciò in questo libro. Invece ne sono rimasta profondamente delusa.
Ho trovato L’isola della paura un libro confuso, poco chiaro. Fin dall'inizio capire la storia è stato
difficile. Sarà colpa delle divagazioni dall'argomento principale, o sarà semplicemente una scelta stilistica visto il genere. Fatto sta che ho fatto fatica ad andare avanti e capirci qualcosa.
Ma ecco che quando circa a metà libro finalmente riesco a comprendere di cosa si sta parlando, il tutto dura giusto qualche capitolo. Per poi tornare ad essere ancora più confusionario e aggrovigliato.
Teddy Daniels è un agente federale che viene mandato sull'isola Shutter per ritrovare una detenuta dell’ospedale per criminali psicopatici. Già sul traghetto che lo porterà a destinazione sembra esserci qualcosa di sbagliato in tutto questo. Si sta avvicinando una tempesta, lui soffre il mal di mare e per di più i ricordi della sua infanzia sembrano farsi più insistenti.
Ma una volta sull'isola le cose possono solo peggiorare. La donna sembra scomparsa nel nulla e quella che si pensava fosse una semplice tempesta, è in realtà un tornado che metterà fuori uso le radio per comunicare con la terra ferma.
Ammetto che Dennis Lehane ha una grande abilità nella descrizione della psiche dei protagonisti, rendendo i loro pensieri reali, sconvolgenti e, talvolta, terrificanti. Non dimentichiamoci che nella storia il lettore, così come i protagonisti, è circondato da matti che hanno ucciso violentemente parenti o sconosciuti.
Peccato che la storia principale, quella riguardante Teddy, come ho già detto è confusa. Davvero non sono riuscita ad apprezzarla come speravo e a capirla. Giunta alla fine sono pure dovuta tornare a leggere il prologo per cercare di comprendere meglio. Ma tutt'ora mi chiedo se quello che ho capito sia giusto.
Insomma sarà che le mie aspettative erano alte, ma fatto sta che ne sono davvero rimasta delusa.
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Libro consigliato
l tredicesimo apostolo non è il genere di libro che leggo solitamente, per questo ero un po' restia all'idea di doverlo leggere. Ma ho voluto provare e ho fatto assolutamente bene. Mi è piaciuto e mi ha tenuto compagnia per poco più di due giorni.
Quello scritto da Valentina Lippi Bruni è un libro molto interessante, che si concentra sulla storia di
Gesù che noi tutti conosciamo. È esistito realmente? Dio davvero esiste e segue le nostre azioni?
I lettori troveranno risposta con la storia di Pietro, protagonista di questo libro. Trovato insieme ai due fratelli in una chiesa e preso in cura dalle suore, per poi essere adottato, Pietro ha un ruolo fondamentale per la Chiesa. Dio ha deciso di affidargli un compito arduo, con lo scopo di essere testimone della veridicità delle parole della Bibbia.
Così Pietro dovrà affrontare un viaggio nel tempo per tornare a quegli anni e trovare Gesù.
Il lettore incuriosito da una trama così intricata e originale, procederà in maniera veloce nella lettura. Ritrovandosi alle ultime pagine senza accorgersene.
Ho trovato Il tredicesimo apostolo un ottimo mistery, con la giusta dose di suspense, in grado di tenere alta l'attenzione del lettore. Ho apprezzato anche le poche ma essenziali immagini del libro, piccoli dettagli utili a chi leggere per immergersi ancora di più nella storia.
Un plauso ancora all'autrice per essere riuscita a parlare della religione senza risultare mai volgare o blasfema. Anzi ho trovato il libro quasi un monito per noi cristiani, perché possiamo ben capire i nostri errori, che ritroviamo anche nei personaggi del libro.
Unico difetto ritengo siano i salti temporali, in poco meno di 250 pagine infatti ripercorriamo la storia del protagonista dall'infanzia fino ai fatti realmente importanti ai fini della storia. Ciò causa distrazione nel lettore, almeno è quello che ho provato io. Avrei preferito che l'autrice si fosse concentrata sul presente e magari avesse raccontato il passato con dei semplici flashback.
Consiglio assolutamente il libro a tutti i tipi di lettori. Credo potrete apprezzare tutti la storia nata dalla mente di Valentina.
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Il punto di vista di Daemon
Ho iniziato a leggere Oblivion senza aver letto prima la serie Lux, ma questo non ha compromesso la lettura, anzi ho apprezzato tantissimo, più di quanto mi aspettassi, la storia tra Daemon e Katy.
Lui viene da un altro pianeta, è un alieno, un essere fatto di luce. Tutto sembra stare tornando alla normalità, dopo la morte del fratello di Daemon. Ma nulla può dargli più fastidio di nuovi vicini umani. Quella dovrebbe essere una zona off limits, per evitare che gli umani scoprano la loro vera natura. Ma quindi perché Katy e sua madre hanno avuto il permesso di trasferirsi lì?
Daemon dovrebbe stare alla larga da questa ragazza, ma ogni volta si ritrova a spiarla da lontano e a desiderare di parlarle. Già il lettore si immagina che succederà qualcosa tra i due, soprattutto per chi ha già letto la serie Lux. Ma adesso è arrivata l'ora di scoprire cosa ha pensato Daemon durante i loro incontri, conoscere personalmente i suoi sentimenti e i suoi timori. Perché dopo che suo fratello ha perso la vita proprio per colpa di un'umana, potersi innamorare o semplicemente stringere amicizia con una di loro sembra pericoloso.
Ho trovato molto realistiche le paure del protagonista, il suo punto di vista rende il lettore consapevole dei rischi che corrono lui e sua sorella, oltre a tutti gli altri della specie.
Sicuramente saranno felici i lettori e amanti della serie Lux di poter conoscere ancora più dettagli della storia e di poter rincontrare ancora una volta i loro personaggi preferiti. Ma per me, che non ho letto la serie prima, è stata una scoperta. Sono rimata sorpresa da una storia così travolgente e, per certi versi, emozionante. Adesso ho anche il desiderio di conoscere altro, sapere come finirà tra i due. E soprattutto inizio ad avere delle intuizioni riguardo il seguito, intuizioni che potrò verificare solo leggendo la serie Lux.
Oblivion è un libro leggero, da leggere velocemente e che farà innamorare i lettori di Daemon e Katy. Mi sono piaciuti molto entrambi, per i loro caratteri e per la loro attrazione, nonostante facciano di tutto per rifiutarlo. Soprattutto mi sono trovata molto vicina a Katy, sarà perché è una lit-blogger come me, fatto sta che sono riuscita ad immedesimarmi in lei durante tutta la storia.
Dopo aver letto questo libro ho sicuramente cambiato idea sulla serie Lux e adesso sono davvero curiosa di leggere gli altri libri, mentre aspetterò il seguito di Oblivion.
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Libro dinamico e adrenalinico
Ho iniziato a leggere Wolf perché spinta dalla curiosità di sapere come storia e fantasia potessero mixarsi e dare un risultato straordinario e originale. Ryan Graudin riesce con questo libro a mostrare ai lettori una storia leggermente diversa da quella che conosciamo, ci propone una storia in cui Hitler non viene fermato, ma anzi riesce a creare un mondo antisemita di paura e proibizioni.
Conosciamo la protagonista Yael come una bambina indifesa, che tenendo stretta la gonna della mamma viene scelta, all'arrivo nei campi di concentramento, come cavia da laboratorio. I numeri marchiati sul braccio le allungheranno la vita, le permetteranno di non essere uccisa subito proprio perché l’Angelo della morte deve sperimentare su di lei.
Nella baracca numero 7 insieme alla mamma e ad altre donne Yael conoscerà così il dolore, la paura, ma soprattutto la cattiveria e l’odio dell’uomo. Da tutto questo però nascerà nella protagonista la rabbia e la forza per porre fine, un giorno, a tutto questo.
Così alternando passato e presente, ritroviamo Yael adulta e pronta per la sua missione: uccidere il Führer.
Sfruttando una gara motociclistica che si tiene ogni anno e che partendo dalla Germania arriva a Tokyo, Yael potrà avere la sua unica occasione per vendicare la morte di tutta quella gente.
Sola tra il nemico, con la sola compagnia dei suoi “lupi”, Yael dimostrerà un carattere forte, che la rende la protagonista assolutamente perfetta per un buon young adult. Ho amato ogni sua scelta, ogni suo modo di fare, perché se apparentemente può sembrare fredda e spietata Yael è solo una giovane donna che vuole mettere fine ad un regno di puro terrore.
Inizialmente temevo che il libro potesse rendere troppo fantasioso un evento così drammatico come la deportazione degli ebrei, ma in realtà l’ho trovato molto fedele alla vera storia e anzi credo che la Graudin abbia portato a termine un ruolo molto impegnativo. Tessendo abilmente una trama originale, riporta alla memoria dei lettori la storia e fa riflettere su come il mondo sarebbe andato avanti con la vittoria dell’Asse.
La lettura procederà veloce. Grazie alla corsa motociclistica resa adrenalinica ed appassionante il lettore non riuscirà a staccare gli occhi dal libro, divorandolo in pochissimo tempo. Insomma Wolf è un libro forte ed emozionante, da leggere tutto d’un fiato.
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Un thriller poco adrenalinico
Ho iniziato questa lettura spinta dalla curiosità di scoprire di più sul rapimento che viene menzionato nella trama. Anche la cover, abbastanza inquietante, ha avuto un ruolo fondamentale nel convincermi ad acquistare 9 Giorni. Così avevo riposto molte aspettative su questo libro e mi dispiace che non mi abbia convinta al massimo. E' un buon thriller, ma poteva essere sviluppato sicuramente meglio.
La storia, raccontata dopo un anno dagli avvenimenti, si alterna tra due narratori interni: Rachel, madre di Ben il bimbo scomparso e James Clemo, ispettore detective. Entrambi, per motivi diversi, sono sconvolti da questa sparizione. Il lettore percepisce distintamente le emozioni dei due protagonisti, le loro paure, l'ansia e la speranza che Ben possa essere ancora vivo.
Difficilmente nei thriller l'attenzione si focalizza sui parenti delle vittime, a meno che essi non partecipino direttamente alle indagini. Ma in questo caso Rachel viene messa in primo piano e così possiamo conoscere il suo dolore. Il dolore di una madre che non sa che fine abbia fatto il figlio.
Dall'altro lato però grazie a James conosciamo anche ciò che sta facendo la polizia per ritrovare il bambino, quindi siamo continuamente aggiornati sugli sviluppi, prima che la stessa Rachel ne venga a conoscenza.
Oltre ai due protagonisti, ci vengono presentati anche dei personaggi secondari che avranno ruoli anche piuttosto importanti ai fini della storia.
9 Giorni è per certi versi un thriller originale. Raccontato a mo' di diario lascia poco spazio ai colpi di scena e alla suspense. O almeno quei pochi colpi di scena a me non sono sembrati molto sorprendenti, quasi me li aspettavo. Altro punto a sfavore è la quasi totale assenza di azione, per gran parte del libro la storia rimane statica, senza che succeda nulla di troppo sconvolgente, cosa che mi ha lasciata amareggiata. Mi aspettavo un romanzo adrenalinico, che lascia il lettore con il fiato sospeso e invece nulla di tutto questo, se non proprio alla fine quando si scopre l'identità del colpevole. Lì almeno ho trovato un bel colpo di scena, abbastanza inaspettato devo ammettere.
Il romanzo si concentra insomma più sulle emozioni dei protagonisti, che su quelle da suscitare nel lettore. E' vero che qualcosa me l'ha trasmessa, per lo più la tristezza di vedere come soffre la madre, ma non è ciò che ci si aspetterebbe da un thriller.
E' stata comunque una bella lettura, ma non il massimo. Quindi credo che questo libro possa piacere a chi non legge molti thriller, chi invece come me è un appassionato del genere e ne legge tanti penso possa rimanerne deluso.
Un libro divertente e pieno d'amore
So che ci sei è il libro perfetto da portare in vacanza e da leggere in spiaggia o in veranda al fresco. E' una lettura leggera e divertente, ma allo stesso tempo intensa ed emozionante. Un libro rivolto ad un pubblico femminile, che saprà immedesimarsi nella protagonista e insieme a lei provare emozioni e sentimenti.
Raramente riesco a sentirmi così vicina ai personaggi di un libro, Elisa Gioia è riuscita a creare una persona molto simile a me. Sarà stato anche questo a farmi vivere la storia con un'intensità maggiore.
Gioia è la nostra protagonista, giovane ragazza italiana che tornando da Londra vede sgretolarsi i
sogni di un futuro con Matteo, che senza prendersi il disturbo di farsi vivo pensa di lasciarla con un semplice foglio di carta. Già da qui iniziano a delinearsi i profili dei primi personaggi. Matteo sicuramente entra subito a far parte della lista degli “uomini stronzi”.
Forse solo con il tempo Gioia riuscirà a dimenticare il suo ex o forse grazie all'aiuto di qualcun altro, che possa riempire quel vuoto che la avvolge da un po' ormai. Christian è la persona apparentemente perfetta: bello da impazzire, dolce da far sciogliere i cuori più duri,... Ma cosa più eclatante, sembra provare qualcosa per Gioia, la ragazza comune con mille complessi e problemi.
Questo nuovo avvicinamento ad un altro uomo porterà la nostra protagonista a controllare assiduamente i social network sperando di vedere spuntare la frase “Sta scrivendo...”
Chi di noi ragazze non l'ha mai fatto? Almeno io lo faccio anche fin troppo spesso e ciò è uno dei mille punti che mi accomunano a Gioia.
La trama non è delle più originali, ritroviamo una storia già letta e riletta in tanti libri del genere. Ma sicuramente il far provare emozioni ai lettori, non è una cosa molto comune. Cosa che invece ho trovato in questo libro.
Elisa Gioia usa uno stile chiaro e lineare, che permette la lettura del libro in un paio di giorni. Il lettore è trasportato tra le pagine senza intoppi e senza stancarsi. Inoltre non mancano le parti comiche, che faranno sorridere le lettrici.
Consiglio assolutamente questo libro a tutte le donne e ragazze che vogliono vivere una bella storia romantica e divertente!
Penso che Elisa Gioia possa essere paragonata sicuramente a Kristan Higgins, scrittrice che come sapete apprezzo molto e che riesce sempre a entrarmi nel cuore. Lo stesso vale per Elisa.
Adesso non mi rimane che aspettare il secondo libro dedicato a Gioia!
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Trentacinquesimi Hunger Games
Ho aspettato più di un anno per leggere questo libro, sarà che il primo non mi aveva convinta o che avevo già visto il film, fatto sta che ha dovuto aspettare un po' sulla mia libreria.
Adesso, a lettura finita rimpiango di non averlo letto prima di aver visto il film, l'avrei apprezzato di più probabilmente. Ma nonostante ciò non è stata affatto una brutta lettura, anzi mi ha pure stupita, considerando la mia delusione riguardo il primo libro.
Non mi soffermerò sulla storia, potrei fare degli spoiler, quindi evito. Ma posso dire che il libro è
diviso principalmente in due parti: una iniziale in cui Katniss, la nostra protagonista, è nel suo Distretto 12 e affronta il Tour della Vittoria, dopo aver vinto l'ultima edizione degli Hunger Games e una seconda parte in cui si concentra maggiormente l'azione e proprio per questo, a mio parere, più interessante e avvincente. Infatti la prima parte mi ha un po' annoiata, per quanto possa essere molto importante ai fini della storia, avrei eliminato elementi che ho ritenuto superflui.
Leggendo, ma anche guardando il film, mi sono chiesta più volte come abbia solo potuto immaginare tutto ciò la Collins. Ha creato una storia fantastica, sorprendete ed è riuscita a descriverla chiaramente. Il lettore durante la lettura ha ben chiaro ciò che sta avvenendo e anche le spiegazioni a determinate situazioni sono abbastanza plausibili, peccato solo per le descrizioni non proprio dettagliate sui personaggi. Se non fosse per il film, non so se mi sarei fatta un'idea così accurata di chi si stesse parlando.
Quindi come dicevo, ho apprezzato molto la storia di questo libro, molto più della prima. Diversi sono i colpi di scena e i momenti adrenalinici che tengono alta l'attenzione del lettore. Anche se in certi casi credo che l'autrice abbia corso un po' troppo.
Un altro punto a sfavore, a mio parere, è la protagonista. Katniss mi piace molto, però certe volte la strozzerei! Ci sono scene in cui davvero non capisco i suoi pensieri e comportamenti e lì perde molto di credibilità, soprattutto visto le condizioni in cui si trova.
Tutto sommato comunque Hunger Games – La ragazza di fuoco mi è piaciuto, mi ha sorpresa e per questo si merita 4 voti. E' una lettura scorrevole, da poter leggere in poco tempo. Lo consiglio a chi ha già letto il primo, anche se non vi è piaciuto, credo che con questo possiate ricredervi!
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Thriller perfetto
Concludo l'anno in bellezza con questo capolavoro del thriller. Da amante del genere è ormai difficile trovare qualcosa che si discosti dalla solita storia e mi stupisca. Quindi leggere questo libro è stata una rivelazione e una bellissima sorpresa.
Scacco alla regina è stato in grado di tenermi con il fiato sospeso e l'ansia addosso. Un thriller come non ne leggevo da molto.
Non voglio soffermarmi molto sulla trama, perché rischierei di farvi degli spoiler. A mio parere è una storia ben articolata e molto originale. Nulla è scontato, anzi è un susseguirsi di colpi di scena. Ogni volta che il lettore pensa di essere arrivato ad una conclusione, ecco che deve ricredersi e ricominciare da capo. Un po' come succede agli stessi investigatori. Ciò potrebbe sembrare ovvio per un thriller, ma devo dire che purtroppo la caratteristica del 'colpo di scena' si sta perdendo negli ultimi anni, a causa dello stampo simile che hanno molte storie. Quindi il lettore spesso sa già come andrà a finire il libro.
Ho amato diversi personaggi, ma più di tutti Claps uno psichiatra che lavora per la Polizia. Mi è piaciuto molto scoprire il suo metodo di lavoro e, soprattutto, di analisi dei delitti.
Claps è accompagnato da diversi personaggi, sia della polizia, sia civili. Al centro di tutto, forse anche più dell'omicida, c'è Greta Alfieri una giornalista che avrà un ruolo fondamentale ai fini della storia. Se inizialmente ho un po' odiato il suo modo di fare, con il proseguire della lettura devo ammettere di aver tifato per lei e aver apprezzato il suo coraggio.
Come ho già detto Scacco alla regina è riuscito a mettermi paura, mi ha trasmesso continue emozioni ed è anche questo alla fine lo scopo di un buon thriller, stimolare gli stati d'animo dei lettori. Mario Mazzanti ha saputo portare a termine un ottimo lavoro, catturando l'attenzione del lettore pagina dopo pagina. Ha scritto un libro ricco di suspense e che secondo me, può rappresentare il perfetto esempio del genere thriller.
Nonostante la mole del libro, si può leggere in un paio di giorni, grazie anche allo stile semplice e fluido. Chi legge non riuscirà a staccarsi dalle pagine fino alla fine, spinto dalla curiosità di conoscere la verità.
Con un ritmo incalzante e una storia curata in ogni dettaglio Scacco alla regina si aggiudica un posto tra i miei libri preferiti. Un thriller, a mio parere, perfetto. Che aspettate a leggerlo?
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Una storia molto realistica
Ho iniziato a leggere Limbo con grande curiosità e con molte aspettative. Da convinta nazionalista e aspirante carabiniere, non potevo non leggere questo libro. Ammetto di aver scoperto questo libro solo dopo aver visto il film, ma credo che questo sia stato uno degli acquisti più riusciti. Vi assicuro che il romanzo è molto meglio, credo non ci siano paragoni.
Manuela Paris è una ragazza distrutta, non solo fisicamente, ma soprattutto psicologicamente. Dopo un attentato in Afghanistan, dove svolgeva una missione con il suo plotone, nel quale è rimasta gravemente ferita e ha perso i suoi più cari “epigoni”, Manuela soffre del disturbo post traumatico da stress. Un problema che le causa svenimenti, incubi ma che non le permette di ricordare gli ultimi momenti prima dell'attentato. Nonostante tutto però la protagonista non vede l'ora di poter tornare in missione, in quello stesso luogo. Ma se non si rimetterà in sesto non potrà mai riprendere la vita di prima.
Nel frattempo Manuela conoscerà un uomo, ogni sera si vedono dalla finestra. Lei nella camera della sua casa, lui in una camera d'albergo. Non vi nascondo che da qui ne nascerà un'autentica storia d'amore, a mio avviso una strategia molto utile ad alleggerire la storia difficile e realistica di Manuela, come soldato.
Immagine tratta dal film
Nella storia raccontata da Melania G. Mazzucco ho ritrovato ideali che mi appartengono e che condivido con la protagonista. Ogni pagina che leggevo aumentava la mia voglia di intraprendere quella carriera.
Ho ammirato tanto la capacità di Melania Mazzucco di descrivere così bene un mondo come quello dell'Esercito, che lei può vedere e studiare solo dall'esterno. Perché l'autrice non è un soldato e non lo è mai stata.
Limbo è il titolo adatto a questo libro, rappresenta non solo la fase di stallo in cui vive la protagonista, ma anche il misterioso uomo dell'hotel difronte, vive un momento particolare della sua vita, un limbo vero e proprio. Così durante la lettura, il lettore seguirà due fili paralleli, che si incrociano e, solo infine, riceverà tutte le risposte che ha cercato in tutto il libro. Ho amato entrambi i personaggi, allo stesso modo, due persone diverse ma con un uguale destino.
Un libro che mi ha emozionata, delicato e narrato nei minimi particolari.
L'autrice fa entrare il lettore nella mente della protagonista, conosceremo ogni suo pensiero e ogni sua paura o emozione. Un romanzo che mette in evidenza anche l'aspetto psicologico, rendendo la storia più emozionante e realistica.
E' una lettura veloce e scorrevole, unico intoppo per chi, come me, non è abituato potrà essere rappresentato dalla scelta di inserire i discorsi diretti senza virgolette o altra punteggiatura. Per il resto ho davvero amato ogni parola, ogni pagina di questo libro. Mi è entrato dentro come pochi libri sanno fare.
Infine voglio fare i miei complimenti all'autrice, Melania Mazzucco ha davvero una grandissima abilità narrativa, che oggigiorno è difficile da ritrovare. Libro assolutamente consigliato!
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Il libro giusto da leggere a Natale
Ogni anno a Dicembre vengono pubblicati numerosi libri che parlano del Natale e della felicità che porta con sé questa festa. Ma Il tredicesimo dono, si discosta particolarmente da tutti questi romanzi. Seppur il Natale sia al centro della trama, è mostrato da un punto di vista diverso, quello di una moglie e dei suoi figli, rimasti da pochi mesi senza marito e senza un padre. Un lutto ancora tutto da rielaborare e, sopratutto, accettare. Joanne H. Smith ci descrive il dolore provato dai protagonisti e la nostalgia di quello che poteva essere, ma che invece non sarà mai. Sentimenti che arrivano al lettore, che si sentirà maggiormente coinvolto dalla storia.
Joanne, la madre dei bambini, ancora troppo addolorata, decide di rifiutare la festa e tutto quello che ne consegue: cene in famiglia, addobbi, regali,... non vuole festeggiare dopo aver perso il marito. Quindi quando il tredicesimo giorno prima di Natale davanti la loro porta viene lasciata una stella di natale, con un bigliettino firmato “dai vostri veri amici”, il suo primo pensiero è quello di buttarla e dimenticare l'accaduto, nonostante l'insistenza e la speranza nel Natale dei figli.
Ma da quel giorno, per ogni giorno fino a Natale, la famiglia Smith riceverà un dono, accompagnato dalla strofa della canzone The twelve days of Christmas. I doni riporteranno un po' di felicità e di luce in casa, forse è tempo di ricominciare la nuova vita.
Il tredicesimo dono racconta una storia emozionante, che arriva dritta al cuore, sopratutto perché tratta da una storia vera. Più volte mi sono commossa leggendo la storia di questa famiglia speciale.
Le descrizioni dei personaggi non sono molto dettagliate, ma sono essi ugualmente apprezzabili e riconoscibili nel corso della storia. Oltre a Joanne e ai suoi figli, conosceremo altri parenti ed amici che cercheranno di far rivivere la famiglia Smith. Più di tutti ho amato il personaggio di Megan, la figlia minore, ancora troppo piccola per non sognare l'arrivo di Babbo Natale e desiderare le feste, ma allo stesso tempo consapevole di non poter chiedere troppo alla madre e di quanto le manchi il padre.
La narrazione si articola in tredici capitoli, ognuno per ogni dono ricevuto. Il lettore incuriosito da chi siano questi “veri amici” sarà trasportato tra le pagine.
Credo che la copertina sia molto azzeccata, perché durante la lettura il lettore ha davvero la sensazione di osservare la vita dei protagonisti da una finestra di casa Smith.
E' una lettura scorrevole, ma molto intensa, si può davvero leggere in brevissimo tempo, ma vi consiglio di assaporarla per bene, pagina dopo pagina.
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Ottima lettura tra noir e thriller psicologico
Ho iniziato questo libro con grandi aspettative e il mio sesto senso questa volta ha fatto centro!
L'amore bugiardo si presenta con una trama interessante e originale, che riesce a catturare l'attenzione e la curiosità dei lettori. Iniziando a leggerlo si capisce fin da subito di aver fatto una buona scelta nell'acquistarlo.
Nick ed Amy sono sposati da cinque anni, il loro matrimonio è ormai in crisi, sia la routine, sia i problemi economici, non migliorano affatto la situazione. Ma quando il giorno del loro quinto anniversario di matrimonio Amy scompare, Nick si ritrova a dover fare i conti con la consapevolezza di non essere stato abbastanza per la moglie. Ma si sa, in casi come questi l'attenzione e tutti i sospetti ricadono fin da subito proprio sul marito. Nick sembra non essere sincero e cosa ancora più strana, sembra ben poco preoccupato per le sorti di Amy.
Allora che fine ha fatto Amy?
Il lettore durante la lettura, per buona parte della storia, si sente confuso e preso in giro dai protagonisti, non saprà a chi credere. Questo aumenta la curiosità e la voglia di continuare a leggere il libro, per scoprire la verità.
I capitoli si alternano tra il protagonista maschile (che racconta in prima persona la storia) e le pagine del diario della moglie Amy, anche lei protagonista. Solo nella seconda metà del libro conosceremo direttamente Amy, che inizia a questo punto anche lei a raccontare in prima persona. Così fin dall'inizio il lettore alterna la lettura di due differenti punti di vista e due diverse e opposte verità. Se da una parte c'è Nick che si reputa innocente ma che sembra non provare paura e ansia per la moglie, dall'altra c'è Amy che lascia alle pagine del suo diario il compito di farci conoscere le violenze subite, per mano del marito. Ma a chi credere? Chi dice la verità?
Il lettore come i personaggi secondari, agenti della polizia, parenti e giornalisti vuole arrivare alla fine della storia, ma comprendere quale sia la verità, senza farsi influenzare dal giudizio personale, sembra impossibile. Questo è un punto a favore, sono dovuta veramente arrivare a metà del libro per capire cosa non andava.
Da quel momento, in cui si chiariscono molte cose, purtroppo però ho iniziato ad odiare uno dei due protagonisti (non vi dico chi, se no vi svelerei troppe cose). Ho pure pensato spesso di saltare i suoi capitoli, ma senza non avrei conosciuto altre sfumature del suo carattere.
L'amore bugiardo è un ottimo noir psicologico, più che un thriller, da gustare pagina dopo pagina e che cattura completamente l'attenzione dei lettori. Gillian Flynn si scopre essere una bravissima scrittrice, all'altezza di tanti suoi colleghi più famosi. Mi è piaciuto molto il suo stile e la sua idea, che si è rivelata vincente, visto anche il grande successo del film.
Consiglio questo libro a tutti i tipi di lettori, perché seppur non amanti del genere, credo che L'amore bugiardo sia in grado di incuriosire tutti!
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Un thriller spaventoso
Volete un libro che vi faccia stare ore e ore a leggere? Cercate un libro che non vi faccia dormire la notte? Allora dovete leggere Il sonnambulo!
Un libro adrenalinico, spaventoso e straordinario, dove si può apprezzare la capacità di Sebastian Fiztek di analizzare la mente umana e di trasmettere puro terrore ai lettori.
Come suggerisce il titolo, il lettore avrà a che fare con i problemi di sonnambulismo del protagonista. Leon ama sua moglie, anche se le cose ultimamente non vanno molto bene. Insieme vivono in un appartamento all'interna di una palazzina. Tutto sembra normale, finché una mattina la moglie non scompare, lasciando poche tracce.
Da qui si articola una storia fatta di intrighi e misteri da svelare. Un alternarsi di veglia e di sonno, che destabilizzano Leon, il quale non sa più a cosa credere. E' stato lui stesso a farle del male? O c'è qualcun altro sotto a tutto ciò?
Ogni scena si svolge all'interno della loro casa, che nasconde più segreti di quanto si possa immaginare. Insieme al protagonista, il lettore percorre tunnel oscuri e deve trovare combinazioni per aprire delle porte.
Mentre leggevo questo libro mi sembrava quasi di giocare ad un videogame di enigmi. Mi sentivo partecipe e come Leon, cercavo di trovare delle soluzioni. Ciò mi ha coinvolta parecchio e mi ha fatto finire il libro in un solo giorno.
Il tutto è incorniciato da uno scenario horror e da indizi sempre più raccapriccianti.
Un libro ben riuscito e ben sviluppato, nonostante lo scrittore non abbia usato al meglio le proprie capacità. Infatti per molti lettori, potrà sembrare un libro quasi infantile, a causa dei vari enigmi da risolvere, ma soprattutto troppo inverosimile.
Personalmente questo non mi ha dato fastidio, ho ugualmente apprezzato la sua storia, anzi credo che sia una delle più belle che abbia scritto.
L'unica pecca l'ho trovata nel finale, mi è sembrato troppo frettoloso e confusionario. Ho dovuto rileggere più volte una stessa pagina, per capirci qualcosa. Ma voglio ugualmente premiarlo con il massimo dei voti.
Ancora una volta Fitzek è riuscito a stupirmi e a regalarmi un'ottima lettura: spaventosa e intrigante come piace a me!
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Alla ricerca del Grande Forse
Scrivere una recensione su Cercando Alaska non è semplice. Non perché non sappia cosa dire, anzi avrei tanto da dire, ma perché non so come farvi capire cosa sento per ora, dopo averlo finito.
Se vi chiedete se mi sia piaciuto, la risposta è assolutamente sì!
Ma adesso che sono giunta alla fine di questa storia, ci sono tante, troppe domande senza risposta. E credo che questo sia stato l'intento di John Green, lasciare il lettore a riflettere ore ed ore, per non arrivare a nulla. Un po' come succede ai protagonisti, a Ciccio e al Colonnello, che stanno giorni a pensare, a cercare una soluzione alla loro domanda, che rimarrà sempre senza risposta.
L'autore ci racconta un Prima e un Dopo, di cosa non sarò io a dirvelo, un passato e un presente troppo diversi, che destabilizzano chi legge. Infatti il lettore, insieme a Ciccio, la voce narrante, sono portati a patire il dolore, la sofferenza e la tristezza che ne derivano da quel momento.
Analizzando le due parti, troviamo una descrizione differente e una diversa meta. Il Prima è la parte più descrittiva, dove impariamo a conoscere tutti e i luoghi principali. Il Dopo è un insieme di emozioni e riflessioni, è la parte più introspettiva di tutto il racconto, che si pone come scopo quello di arrivare alla verità.
Miles, il Colonnello, Alaska, Lara, Takumi,... sono solo alcuni dei personaggi che troviamo all'interno del libro. Personaggi ben caratterizzati e con una propria personalità, seppur non tutti sono forti e sicuri di sé. John Green ci mostra vari aspetti dell'adolescenza, varie sfaccettature sotto forma di giovani dai caratteri diversi. In molti potrete rivedervi in qualcuno di essi.
Miles ha sedici anni e una grande passione per le ultime parole dei personaggi famosi, arriva a Culver Creek alla ricerca di un Grande Forse e con la speranza di trovare degli amici; Alaska al centro di tutto il romanzo, ha un carattere forte, sempre pronta a organizzare scherzi e ad andare contro le regole della scuola; il Colonnello è il compagno di stanza di Miles e il migliore amico di Alaska, lui è un po' il capo, come si può capire dal suo soprannome.
Tutto ciò che il lettore vede e scopre andando avanti con le pagine, è raccontato da Miles, il vero protagonista. Vedremo tutto dai suoi occhi e ne segue una realtà soggettiva e, talvolta, distorta.
Cercando Alaska è una storia unica e appassionante, che riesce a tenere alta l'attenzione dei lettori e viva la curiosità. Personalmente ho preferito la parte del Prima, l'ho ritenuta più interessante e avventurosa. Nonostante il Dopo sia quello che mi ha lasciato maggiormente disorientata.
Questo è uno di quei libri che ti rimangono dentro anche dopo molto tempo, uno di quei libri che ti lascia qualcosa. Cercando Alaska fu il primo libro dell'autore, ma riuscì a regalare ai suoi lettori delle emozioni uniche, con una descrizione ben studiata e per nulla banale.
Non do il massimo dei voti, solamente perché purtroppo la sinossi mi aveva già fatto capire quello che sarebbe successo e quindi per me non è stato tanto inaspettato, come avrebbe dovuto essere.
L'edizione speciale per il 10° anniversario dalla prima uscita, contiene dei contenuti extra: Introduzione di John Green, scene eliminate dal manoscritto originale e domande e risposte dell'autore. Sono tutti contenuti che ho apprezzato davvero tanto, perché mi hanno aiutato a capire le intenzioni e le decisioni prese da Green. Oltre a farmi scoprire delle curiosità particolari sulla stesura del romanzo.
Consiglio questo libro a tutti, qualsiasi genere voi amiate, credo che Cercanco Alaska possa essere una bellissima lettura per chiunque. Ha tanto da insegnare e da trasmettere, non perdetevelo!
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Rachel, un personaggio complicato
Ho letto La ragazza del treno in pochi giorni, speranzosa di trovare una storia originale e ricca di misteri da svelare. Ma purtroppo sono stata delusa, non tanto, ma sicuramente non è ciò che mi aspettavo.
La storia che procede lentamente, anche fin troppo per i miei gusti, sembra un groviglio di idee, inserite alla rinfusa e che solo con tanta calma e pazienza, il lettore può riuscire a sbrogliare.
Conosceremo tre voci diverse, tre voci di donna, anche se la principale protagonista è Rachel, che giorno dopo giorno si da appuntamento sul treno per scorgere dal finestrino momenti di vita quotidiana. Spiando soprattutto un uomo e una donna, che vivono a pochi metri dalla sua vecchia casa, due signori ai quali da dei nomi e ai quali la sua mente costruisce una storia che si allontana da quella che è la realtà.
Fin dall'inizio quindi il lettore è curioso, così come la protagonista, di scoprire di più sui due giovani amanti. Ma bisognerà aspettare un po' prima di averne una descrizione più dettagliata e precisa.
Così viaggeremo insieme a Rachel, impareremo a capirla e a conoscere ogni aspetto di lei. Conosceremo anche il suo passato, quello in cui era innamorata e che alla fine sarà importante per i fini della storia.
Rachel è un personaggio complicato, sarà difficile per chi legge comprendere se essa faccia parte dei buoni o dei cattivi. D'altronde anche lei inizia a dubitare di se stessa e della sua innocenza.
Un aspetto positivo del libro è il fatto che il lettore fino all'ultimo non riesce a capire bene cosa sia successo, ciò tiene alta l'attenzione e la curiosità durante la lettura. Come dicevo precedentemente però tutta l'idea della storia è, secondo me, poco ben sviluppata e quindi se da una parte il lettore è curioso, dall'altra quasi si annoia e perde le speranze di capirci qualcosa.
Almeno queste sono state le mie sensazioni mentre lo leggevo.
Insomma non posso dire che La ragazza del treno non mi sia piaciuto, perché l'idea di base è abbastanza originale e interessante, ma diciamo che non mi ha fatto impazzire come avrei sperato.
Kristan Higgins: una continua sorpesa
Dopo tanto tempo torno a leggere un libro di Kristan Higgins e ancora una volta, è stata una rivelazione e una bellissima avventura. Seppur questo libro non è riuscito ad entrarmi nel cuore come il precedente.
Lo voglio! è il seguito di Se torno, ti sposo, ma questa volta vedremo come protagonista un'altra delle sorelle della famiglia Holland.
Honor è una ragazza precisa, razionale, estremamente dedita al suo lavoro e innamorata del suo migliore amico Brogan, peccato che lui non contraccambi il sentimento. Ma che anzi decide di iniziare una storia con la migliore di amica di Honor, che non è affatto una delle persone più simpatiche e leali della Terra.
Così a trentacinque anni e con l'orologio biologico che le continua a fare fretta, la nostra protagonista è alla ricerca disperata di qualcuno che possa darle una famiglia. Perché non creare allora una finta relazione con un uomo?
Tom Barlow sembra la persona adatta alla situazione, in cerca di un matrimonio di convenienza per rimanere nel Paese insieme al suo “figliastro non ufficiale”.
Nonostante la storia sia sempre molto romantica, questa volta mi è sembrata un po' troppo inverosimile. Fino alla fine i due protagonisti sembrano non voler provare nulla l'uno per l'altro, nonostante fosse palese che già qualcosa nei loro cuori si fosse smosso.
Conosceremo ancora altri personaggi stravaganti, oltre a ritrovare quelli già conosciuti nel libro precedente, come i fantastici nonni (ancora una volta punto forte per la parte divertente), sorelle con i corrispettivi “adorabili” maritini e il padre e la signora Johnson, che avranno una bella sorpresa oltre che per la famiglia, anche per tutti i lettori.
Anche in questo libro non può mancare la figura di un animale di compagnia, sempre pronto a consolare la protagonista.
Non so cosa mi spinga a non dare il massimo dei voti, ma probabilmente non sono riuscita ad affezionarmi poi tanto dei due protagonisti principali. Oltre ad aver trovare la storia troppo poco credibile, come già detto. Come invece era accaduto con Faith e Levi in Se torno, ti sposo.
La Higgins ci racconta un'avventura ironica - come lo sono tutte le sue storie - e completamente dedicata ad un pubblico femminile. Molte lettrici potranno rispecchiarsi con la personalità di Honor e quindi sognare insieme a lei, il grande giorno e credere nel vero amore.
Quindi, nonostante piccoli difetti, ve lo consiglio assolutamente. Perché la Higgins è una continua garanzia. Se volete leggere qualcosa di romantico, leggero e molto divertente, con lei andate sul sicuro.
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Haven Wood nasconde un segreto
Ho aspettato tanto tempo per leggere questo libro, mi ha sempre incuriosita, ma qualcosa mi tratteneva dal leggerlo. Ero piena di aspettative, che purtroppo sono state in parte deluse.
Ancora tutt'ora mi ritrovo a ripensare a molti punti che non sono stati ben chiariti e che mi hanno lasciata perplessa, con mille domande nella testa.
Ma andiamo per ordine: la storia si ambienta nella cittadina di Haven Wood, dove apparentemente tutto è perfetto. Ma in realtà questa perfezione nasconde un grande segreto sui suoi abitanti. Tredici
signore, tutte perfettine e in salute, nonostante la loro età, sono “a capo” di tutto ciò che accade nella città. Loro hanno stretto un patto con Lui.
Ma la normalità di Haven Wood, viene scossa dal suicidio di una di esse. Soltanto il fatidico numero 13 potrà riportare tutto a come era prima. E qui entra in scena una delle protagoniste assolute del romanzo, Paula Wittmore. Dopo essersene andata tanti anni prima fa ritorno a causa di una quanto mai sospetta malattia della madre. Inizia così l'incubo per Paula e la piccola figlia Rowan, che dovranno far fronte ad una verità, tanto inimmaginabile quanto crudele.
In "Le tredici" aleggia un'atmosfera cupa ed enigmatica, che tiene il lettore con il fiato sospeso.
La trama è complessa e ingarbugliata. Questo sicuramente alza il livello di tensione e di curiosità del lettore. Solo nelle ultime pagine vengono spiegate alcune questioni. Ma come vi dicevo prima, molte altre sono rimaste senza risposta, a mio parere. Per buona parte del libro, non riuscivo bene ad inquadrare la situazione. Ciò mi ha, comunque, portata a leggere le pagine una dietro l'altra e a non staccarmi dalla storia fino all'ultimo.
I capitoli si alternano con le descrizioni in terza persona da parte dei vari personaggi. Ciò mi ha un po' disorientata, perché perdevo spesso il filo della storia principale (io non amo questo tipo di narrazione).
La lettura comunque scorre veloce, con piccoli intoppi dovuti all'incomprensione di ciò che sta accadendo.
Nonostante i punti a sfavore, è stata una lettura piacevole e molto adrenalinica. Lo consiglio a chi ha voglia di un libro che lo tenga incollato alle pagine e che trasmetta paura, ma non troppa (non siamo ai livelli di un horror).
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Non fatevi intimorire dalla mole del libro.
Gala Cox – Il mistero dei viaggi nel tempo è il tipo di libro che ti conquista, ti ammalia pagina dopo pagina. Nonostante la sua mole, si legge in brevissimo tempo, grazie allo stile chiaro e scorrevole usato dall'autrice. La lettura perciò risulta leggera e ciò favorisce a tenere alta l'attenzione del lettore.
Sicuramente anche questo è un elemento che ha contribuito ad aumentare il mio apprezzamento per il libro. Raffaella Fenoglio riesce a descrivere la sua storia con una facilità quasi unica, ogni dettaglio da lei raccontato si trova al posto giusto, senza futili elementi o azioni superflue che potrebbero disorientare chi legge.
Parlando della storia, anche questa apprezzata assolutamente, l'ho trovata molto originale perché mescola diversi generi letterari, spazia dal fantasy al fantascientifico, con alcune scene che si avvicinano al thriller.
La protagonista dell'intera storia è Gala Cox Gloucestershire, una ragazzina di quattordici anni, figlia di una medium e di un inventore. Nella vita di Gala nulla è mai stato normale, nella sua casa vivono insieme alla sua famiglia vari spiriti vaganti, tra i quali spicca sicuramente l'indiano Matunaaga che è sempre stato al suo fianco, fungendo da balia per la giovane.
Gala nonostante la giovane età dovrà affrontare diverse difficoltà, che andranno a minare la sua “tranquillità”, in quella tanto strana famiglia.
Dopo aver perso, in un incidente, la sua migliore amica Nadia, si ritrova a dover cercare, chissà dove, il padre scomparso da giorni.
Il lettore sarà catapultato all'interno della storia, insieme alla protagonista e si sentirà quasi lui stesso protagonista di ogni azione. Vivremo momenti emozionanti, altri di ansia e terrore, o momenti esilaranti ma vi assicuro che non vi scorderete facilmente di questo libro!
Le descrizioni fatte dall'autrice sono precise e dettagliate, i personaggi vengono presentati a 360°. Impareremo a conoscere ognuno di essi e a riconoscerli per vari aspetti, nonostante siano davvero tanti.
Insomma niente è lasciato al caso all'interno di questo libro. Tutto è studiato nei minimi dettagli.
Come avrete capito, il libro mi è piaciuto e pure parecchio. Davvero sono rimasta piacevolmente colpita. Non mi aspettavo una lettura tanto entusiasmante.
Consiglio questo libro a tutti voi lettori, perché sono sicura possiate apprezzare. Non vi lasciate intimorire dalla sua mole, perché come già detto si legge facilmente.
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L'intramontabile autore thriller
Ho già letto parecchi libri di James Patterson, ma non avevo mai letto i primi suoi lavori e questo è il secondo libro della serie Alex Cross, fu pubblicato la prima volta in Italia nel 1995. In molti punti mi sono accorta di quanto sia diverso il suo stile, rispetto ad oggi, di quanto sia cresciuto e di quanto si sia migliorato.
Patterson è riuscito, ancora una volta, a sorprendermi e a trasmettermi le emozioni che sono al centro di ogni buon thriller: paura, angoscia, ansia,...
In questo libro troviamo un Alex Cross più giovane, più ingenuo e ancora alle prime esperienze, ma
soprattutto ancora di più nell'occhio del ciclone, perché è direttamente coinvolto nel caso. Sua nipote, così come altre ragazze universitarie, è stata rapita. Non se ne hanno più notizie, nessuno ha visto nulla e Alex non può che essere preoccupato per la sorte capitata alla nipote.
Le cose si fanno più complicate, quando alle sparizioni vengono collegate alcune vittime trovate a chilometri di distanza, come può un solo assassino essere in due posti così lontani contemporaneamente?
Alex in questo caso è accompagnato da Kate McTiernan, unica donna fuggita al “collezionista”. Riusciranno insieme ad incastrare il colpevole?
Come ogni libro che ho letto dell'autore, anche questo mi ha tenuta incollata alle pagine, era difficile staccarsene ed era difficile non provare pena per le protagoniste. Tante volte avrei voluto urlare suggerimenti ad Alex per risolvere il caso.
Il lettore si sente trascinare all'interno del libro e incuriosito cercherà di capire quali siano gli intrecci della storia. Che solo nelle ultime pagine saranno svelati, lasciando stupito il lettore.
Un libro ricco di colpi di scena e suspance, come richiesto dal genere thriller. Ancora una volta James Patterson si dimostra all'altezza del genere e non posso far altro che confermare, quanto già confermato da altri lettori: Patterson è sicuramente uno dei maggiori rappresentati del genere thriller/poliziesco negli Stati Uniti e anche questa sua opera ne è una conferma.
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Una nuova avventura per Katherine
Dopo la disavventura del primo libro, la nostra amata protagonista Katherine è pronta a ricominciare a vivere, insieme alla sua nuova cagnolina e il suo nuovo fidanzato.
Ancora le visioni la tormentano, per brevi attimi della giornata, ma Katherine non vuole dargli troppo peso e non vuole preoccuparsi. In che modo queste visioni potranno mettere in pericolo, ancora una volta, la nostra eroina?
In questo secondo libro, ritroviamo Katherine immersa in una nuova avventura. Questa volta viene anche licenziata dalla casa editrice alla quale ha sempre dedicato tutta se stessa. La protagonista si ritrova senza più basi, tutta la sua vita sarà rivoluzionata, per la seconda volta da avvenimenti riguardanti il passato.
Non sarà sola ad affrontare il tutto, rincontriamo nella storia personaggi già conosciuti nel primo libro e ai quali, io personalmente, mi ero affezionata.
Non mancheranno nuove facce, che fino all'ultimo non sapremo se sono dalla parte dei “buoni” o “cattivi”. Nuovi personaggi descritti e delineati minuziosamente, per dare al lettore un quadro ancora più chiaro.
Anche questa volta, Elisabetta Cametti riesce a inserire numerosi colpi di scena, che terranno alta l'attenzione del lettore, lungo tutto il corso della storia.
Ma questa nuova avventura sarà all'altezza del primo libro?
Assolutamente sì, nonostante sia rimasta più impressionata dal primo, devo ammettere che anche questo secondo libro mi ha saputo conquistare.
L'avventura è assolutamente nuova e imprevedibile, ha poco a che fare con quella precedente e ciò incuriosisce maggiormente il lettore, che si ritrova a leggere qualcosa di nuovo, nonostante stia leggendo il seguito. Ovviamente trattandosi di una serie, saranno tanti i riferimenti al primo libro, anche per delineare nel miglior modo la storia a chi non ha letto il primo. Quindi, secondo me, potrete leggere questo senza bisogno di aver letto per forza il precedente, anche se ciò farà comprendere meno alcune situazioni.
Come il primo, anche Nel mare del tempo può essere classificato un mix tra thriller e mistery. Anche se qui troviamo più elementi di fantasia rispetto al primo volume, nel quale anche i protagonisti si mostravano scettici nei confronti della magia. Qui invece i protagonisti sembrino accettare la cosa, dopo averla vista e provata.
Consiglio vivamente questo libro agli amanti del genere, come il precedente credo che sia in grado di lasciare qualcosa ai lettori.
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Precursore del genere distopico!
The Giver è il primo libro di una serie che conoscevo ma non avevo mai letto, soltanto dopo aver visto il film mi sono decisa a leggere questo libro.
Le differenze tra film e libro, come sempre, sono tante e molto evidenti. Io ho preferito il libro, perché nel film ci sono concetti che, secondo me, non sono spiegati al meglio.
The Giver racconta una storia per certi versi originale, siamo sempre in presenza di un mondo distopico, dove tutto deve essere perfetto per non ricorrere nuovamente negli errori del passato, ma in questo libro la “perfezione” è data da un mondo piatto, senza sentimenti e senza colore, un mondo dove devi stare attento a come parli e a formulare bene le frasi, un mondo dove non esistono le bugie e dove devi essere unico ma allo stesso tempo uguale. Non possono esistere infatti i gemelli, ma neanche le razze, le differenze economiche, sociali e culturali.
Il protagonista di questa storia è il giovane Jonas, come tutti vive nella sua unità familiare con: una madre, un padre e una sorella. Ma in realtà non sono una vera famiglia, infatti nel mondo di Jonas è
tutto controllato, fin dalla nascita i bambini sono tenuti d'occhio e vengono affidati, appunto, a delle unità familiari dove nessuno ha legami di sangue, ma devono rispettarsi l'un l'altro.
Durante la cerimonia annuale di Dicembre a Jonas, avendo raggiunto l'età di dodici anni, viene assegnata la professione che dovrà svolgere per il resto della vita.
Quello è un giorno speciale per tutti i coetanei del protagonista, ma per lui lo sarà ancor di più, egli infatti si vedrà assegnare una professione che in pochi hanno mai avuto l'onore di intraprendere: Accoglitore di Memorie.
La sua è una professione particolare e unica, ma non può parlare a nessuno di ciò che fa. A guidarlo nel suo cammino vi è il Donatore, ovvero l'accoglitore che lo precede, che dopo avergli insegnato tutto potrà essere congedato.
In pratica Jonas sarà colui che si occuperà di mantenere le memorie, sarà il saggio al quale si richiederanno consigli affinché non si ricada negli errori del passato.
Jonas inizierà così a scoprire un nuovo mondo e un nuovo modo di vedere le cose. Scoprirà pian piano la diversità: dal principio inizierà a vedere i colori, fino ad arrivare a capire cosa sono realmente i sentimenti che per tanto tempo sono stati soppressi nel suo mondo.
Ho apprezzato tanto la storia e il modo di scrivere dell'autrice. Il libro può essere letto in poco tempo, visto il numero ridotto di pagine.
Lois Lowry ha una scrittura molto scorrevole e leggera e si rivolge soprattutto ad un pubblico di lettori più giovani.
Fin da subito abbiamo un quadro abbastanza chiaro sul mondo descritto.
Considerando che questo libro fu scritto nel 1993 (lo so, non ve l'aspettavate), direi che era un libro totalmente innovativo per quel tempo, ma soprattutto trattava argomenti ancora abbastanza “delicati”. Credo che il suo voler scrivere questa storia, sia una sorta di ribellione per tutte le forme di totalitarismo.
The giver quindi non può considerarsi una copia di tutti i libri distopici ultimamente visti nelle librerie, ma direi che può benissimo essere inteso come precursore del genere.
Insomma un libro secondo me che vale la pena leggere! Io cercherò i libri successivi, perché sono davvero curiosa di conoscere come continua la storia di Jonas.
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Non il meglio
La volontà di Dio è un noir italiano che mette insieme teologia e politica, arrivando ad un risultato più che ottimo. Marco Bettini è riuscito perfettamente ad accostare questi due argomenti, rendendo la lettura molto accattivante.
L'intera storia è ambientata nella città di Bologna, dove si terrà un convegno multi religioso, un confronto fra i rappresentanti delle religioni monoteiste, ma sembra quasi impossibile far convivere insieme diverse religioni. Intorno ad esso ruotano i vari personaggi: poliziotti, politici, religiosi. Ma un semplice congresso può trasformarsi in un vero disastro per la città? Oltre al convegno fatti essenziali sono vari “eventi”: incendi, ribellioni, ma soprattutto un delitto davvero strano: un uomo viene pugnalato al cuore con un crocifisso. Ma spesso questo delitto, sembra quasi essere dimenticato, infatti non se ne parla abbastanza, secondo me.
Il libro narra dei giorni che precedono il convegno, analizzando i vari punti di vista dei vari personaggi. Infatti, abbiamo una moltitudine di personaggi, di cui alcuni li conosceremo molto bene, altri soltanto superficialmente ai fini del racconto, ma il principale protagonista è un poliziotto: Tommaso Migliori, che si sente preso in giro dal capo e sottovalutato. I capitoli si alternano raccontando le avventure dei vari protagonisti.
Altro personaggio interessante è un vecchio poliziotto che viene affiancato a Migliori, il quale inizialmente viene presentato come un poliziotto incapace e davvero antipatico, ma avanzando con la lettura si scoprirà che in realtà è un brav'uomo, con degli ideali e presto i due diventeranno grandi amici.
Nel libro non mancano colpi di scena, ma il finale è imprevedibile e ci sono rimasta davvero male.
Marco Bettini ha un modo di scrivere molto descrittivo e ben curato, la storia non risulta mai banale. L'unica pecca sono le descrizioni politiche e religiosi, che ho trovato troppo lunghe, e che distolgono l'attenzione dalla storia principale e, a volte, la lettura mi è sembrata pesante, proprio a causa di queste descrizioni.
Consiglio questo libro solo agli amanti del genere, se no potrebbe non piacervi e rendervi la lettura molto lenta.
Libro del terrore
Ho iniziato a leggere questo libro con molta curiosità, perché avendo letto “Il cacciatore di occhi” sapevo già di cosa è capace il fantastico Sebastian Fitzek e posso confermare che le mie aspettative non sono state deluse, anzi! Quando apri il libro la prima cosa che noti è che inizia con l'epilogo (ma come può essere?), poi scendi con lo sguardo per capire e vedi che la prima pagina riporta il numero 376, ci deve essere un errore pensi e invece non c'è nessun errore. La storia è davvero raccontata all'inverso. Questo è un punto a favore
dell'autore, non solo per l'originalità ma perché spinge il lettore ad andare avanti nella storia, lo accompagna dall'ultima alla prima pagina (giusto per rimanere in tema con il numero delle pagine), il lettore quando legge, sente il dovere di continuare per scoprire qualcosa che possa liberarlo dal peso della storia.
Le ore, i minuti, i secondi scorrono e tu sei ancora lì a cercare di capirci qualcosa, vuoi aiutare i protagonisti ma proprio non capisci. Questa storia è un'agonia continua, una lotta contro il tempo e poi... appena pensi di poter tirare un sospiro di sollievo, ecco che il tuo sorriso svanisce perché hai letto pure le ultime pagine e dentro di te pensi che forse era meglio non farlo.
Non so descrivervi meglio di così questo libro, cosa ho provato mentre lo leggevo, proprio non posso farvi capire quanto è bello e, allo stesso tempo, spietato e spaventoso. Quando penso ad un thriller penso ai soliti casi di omicidio più o meno macabri, ma Fitzek li batte tutti, non puoi neanche immaginare cosa leggerai. Riesce a far entrare il lettore all'interno della storia, perché chi legge si sente troppo coinvolto per poter smettere di girare pagina.
Non vi racconto la trama, perché non serve e perché potrebbe sembrare troppo banale, ma aspettate di leggerlo per dare un giudizio.
Nonostante io avessi letto “Il cacciatore degli occhi”, che può essere considerato il continuo di questo, non mi aspettavo nulla di tutto quello che è successo. Il gioco degli occhi è ancora meglio di quello (che avevo divorato), è davvero un capolavoro del genere.
La bravura di Fitzek sta nell'inserire nei suoi libri dei rompicapi fin dalle prime pagine, il lettore è portato a farsi tantissime domande e solo alla fine può avere le risposte, forse...
Ha un modo di scrivere abbastanza semplice ma che ti cattura. L'intera storia è scritta in prima persona e questo contribuisce a far entrare ancora di più il lettore nella vicenda.
Insomma, questo è uno di quei libri che consiglio a tutti i lettori, ma forse a quelli che non amano il genere potrà sembrare pesante. Invece, gli amanti di thriller e psico-thriller non potranno far altro che amarlo alla pazzia! Buona lettura!
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Come può cambiare la vita
Alkamar è un libro davvero toccante, che racconta la storia di Giuseppe Gulotta, una storia piena di paure e menzogne. Potrebbe sembrare la storia inventata di un bravo giallista, ma invece è una storia vera: questa è la storia di un ragazzo che viene arrestato, picchiato ed umiliato per un delitto che non ha commesso.
Avrete sentito la sua storia in tv o la avrete letta sui giornali. E' diventato un caso nazionale, perché errori come questo in un paese civile non dovrebbero neanche sfiorare la mente dell'uomo.
Tutto inizia il 27 Gennaio 1976 ad Alcamo Marina, due giovani carabinieri all'interno di una casermetta vengono uccisi brutalmente da alcuni colpi di pistola, ma chi può uccidere due giovanissimi ragazzi e per di più all'interno di una caserma e non lasciare nessuna traccia?
Vengono battute diverse piste, ma ognuna di esse porterebbe ad ostacoli troppo grandi. Le brigate rosse? La mafia? No, evitiamo di attaccarli, perché allo stato non conviene inimicarsi i mafiosi.
Così una sera prendono un ragazzo, ma da solo non può avere agito, cosa possiamo fare? Picchiamolo così ci dirà chi l'ha aiutato!
Ma quel ragazzo non sa nulla, così pur di far smettere le percosse butta a caso quattro nomi. Tra questi c'è Giuseppe Gulotta. Ha appena 18 anni, quando si vede arrivare a casa i carabinieri, ma un giovane muratore non sa come funziona la legge, non sa che ha diritto ad un avvocato, lui è innocente!
Da qui per Giuseppe inizia un vero e proprio calvario, anche lui viene picchiato affinché faccia una confessione e non importa se sia la realtà o meno.
Nel 2012 finalmente il protagonista è libero, per la Corte d'Appello è innocente. Ma intanto, sono già passati 36 anni dal suo arresto. Ora Giuseppe è un uomo, ha una famiglia ma ha perso gli anni più belli della sua vita!
Alkamar è il libro che racconta la sua storia, è la biografia di questo uomo, del suo cammino tra carceri diversi e verità nascoste. Ancora non si sa la verità su quella strage, non si sa chi abbia ucciso i carabinieri, ma sicuramente no dei semplici ragazzini!
Noi alcamesi spesso passiamo davanti la casermetta, della quale oggi c'è in ricordo una stele per i due defunti. Quando passiamo ci chiediamo sempre quale sia la verità e perché siano stati uccisi, ma pare che non ci debba essere giustizia per i due carabinieri.
Un libro toccante, che vi farà rimanere l'amaro in bocca, perché quello che è successo a Giuseppe, potrebbe succedere a chiunque, nessuno è al sicuro. Mi fa piacere che Giuseppe abbia avuto il coraggio di raccontare la sua storia e grazie al giornalista Nicola Biondo ci sia riuscito, penso che tutti dovrebbero conoscerla perché non accada più.
Consiglio questo libro a coloro che sono curiosi di sapere la verità su questa storia, ma non sarà una passeggiata, non aspettatevi una lettura tranquilla e leggera perché non lo sarà!
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Meglio del primo!
Città di cenere è il secondo volume della nota saga The mortal instrument, io l'ho letto subito dopo il primo perché non potevo più aspettare. E questo è ancora più bello del primo.
In questo libro troveremo ancora più dettagli sulla vita degli Shadowhunters (i cacciatori di demoni), conosceremo nuovi personaggi che nel primo libro erano stati soltanto nominati, come per esempio i genitori e il fratello minore Max, di Alec e Isabelle. Inizialmente odierete un po' la madre, anche io l'ho odiata per il suo atteggiamento freddo nei confronti di Jace, ma diciamo che è un po' giustificata (o forse no xD).
I protagonisti entreranno nella dimora delle fate, per incontrare la regina Seelie. In questo modo, il lettore ha la possibilità di conoscere una nuova specie sovrannaturale, grazie soprattutto alla descrizione ben dettagliata di tutti i particolari che riguardano sia i personaggi che gli ambienti. E non vi dimenticate che: le fate non mentono! XD Questa parte mi è piaciuto parecchio, soprattutto per l'astuzia delle fate e della loro regina.
In questo libro ne succedono delle belle ma non voglio svelarvi molto, perché voglio che anche voi lo leggiate e lo amiate come è accaduto a me.
La storia è ancora ambientata a New York, Clary e Jace non sanno come risolvere il loro problema: sono innamorati l'uno dell'altra, ma non possono stare insieme. Anche tra Clary e Simon c'è qualcosa, ma funzionerà? Non vi rimane che leggere il libro per scoprirlo. Amerete anche questa storia, come accaduto per la prima, perché riesce a cogliere l'attenzione del lettore.
C'è anche qui come nel primo libro, tantissima azione. Non mancheranno i combattimenti e questa volta saranno ancora più pericolosi, mentre leggevo sentivo l'ansia crescere per ciò che stava accadendo, anche qui ci sono ottime descrizioni di tutti i demoni, le armi usate e le azioni.
In questo libro conosceremo un nuovo Simon, davvero particolare. Amo le sue battute e il suo comportamento, mi sembra dolcissimo peccato che Clary non la pensi come me!
Inoltre, ci saranno tantissimi colpi di scena inaspettati, ma non posso dirvi di cosa si tratta, come sempre la
Clare riesce a stupire il lettore e alla fine fa rimanere a bocca aperta e con le palpitazioni al cuore, ma non potrai sapere mai come continua se non leggi il libro successivo. Riesce ad invogliare il lettore a leggere tutti i libri e a divorare le pagine. Come è accaduto a me: sono arrivata alla fine del libro senza accorgermene, in pochi giorni.
L'autrice ha un modo di scrivere molto scorrevole e leggero, nonostante il gran numero di pagine, il libro non è per niente pesante, anzi come dicevo non vi accorgerete dello scorrere delle pagine.
Durante la lettura ho provato diverse sensazioni, mi sentivo quasi all'interno del libro, era come se provassi tutto quello che provavano i protagonisti. Come avrete capito mi è strapiaciuto e ora non vedo l'ora di leggere il successivo (sempre se lo trovo).
Consiglio il libro a tutti coloro che hanno già letto il primo, non avrebbe senso iniziare da questo perché non so se capireste molto. Questo libro si merita decisamente il massimo di voti!
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Grande originalità
Dire che questo libro mi è piaciuto è poco, l'ho amato dalla prima all'ultima pagina, mi è entrato dentro e credo che difficilmente troverò un libro dello stesso genere che lo sostituirà. Quando ho iniziato la lettura non mi aspettavo nulla di tutto questo, mi aspettavo la solita distopia per ragazzi, invece mi sono dovuta ricredere.
Divergent è uno di quei libri che leggi tutto d'un fiato che non finisce mai di stupirti e di farti stare in ansia per i protagonisti. Scrivere e farvi capire quello che mi ha trasmesso è difficile, ma ci proverò.
L'intera storia si svolge nella città di Chicago, che non ha nulla a che vedere con quella reale, essa infatti è suddivisa in cinque fazioni. Gli abitanti possono decidere al loro sedicesimo anno d'età a quale di essa appartenere: Eruditi, Intrepidi, Pacifici, Candidi o Abneganti, ognuna dedita ad un valore.
Beatrice è la protagonista della nostra storia, fa parte degli Abneganti e per questo è costretta a vestiti semplici, capelli raccolti, mai guardarsi allo specchio,... perché bisogna dedicarsi completamente agli altri, rifiutando la vanità. Vive con la sua famiglia, seguendo questi valori fin da piccola. Ma adesso è arrivata l'ora di scegliere, ha compiuto da poco sedici anni e il giorno della scelta si avvicina.
Prima della scelta ogni ragazzo deve fare un test che gli indicherà a quale fazione è predisposto, ma poi potrà scegliere se seguire o meno il consiglio.
Questo è quello che dovrebbe avvenire, ma al momento del test di Beatrice qualcosa non funziona, scopre così di essere una divergente: il suo animo è predisposto a tutte e cinque le fazioni. La protagonista non sa cosa comporti questo ma fin da subito viene avvisata di non rivelare mai a nessuno la sua vera natura. Beatrice sa che essere divergente è qualcosa di molto pericoloso, ma non sa bene da chi venga la minaccia.
Il giorno della scelta, Beatrice sa già di voler cambiare fazione, perché ha bisogno di sentirti libera!
Non vi rivelo altro perché ho davvero voglia di farvi leggere il libro, quindi preferisco lasciarvi la curiosità!
La storia raccontata da Veronica Roth è qualcosa di nuovo, di originale, mentre leggevo il libro dentro di me dicevo: finalmente qualcosa di nuovo!! Perché sono certa che il lettore è stanco di sentire sempre le solite storie, quindi se avete voglia di cambiare dovete per forza leggere questo libro!
Divergent è un libro speciale, perché è riuscito davvero a trasmettermi tante emozioni, una dietro l'altra, ogni tanto mi ritrovato con un sorriso ebete in faccia, altre volte sapeva farmi rattristire e farmi provare una sensazione di sconfitta.
La scrittrice con le sue continue descrizioni minuziose mi ha fatto capire ogni minima cosa, come se conoscessi quel mondo da sempre. E in libri del genere, le descrizioni sono molto importanti per aiutare e stimolare la mente del lettore.
Riuscirete ad amare ogni aspetto del libro, perché è davvero perfetto! Ogni personaggio è ben costruito e ben strutturato, li conosceremo pian piano. Ciò aiuta a ricordarsi di loro, nonostante non siano i protagonisti.
Ancora, la Roth ha un modo di scrivere molto leggero e semplice, ma mai banale. Mostra una certa maturità che manca a molti scrittori, nonostante si rivolga ad un pubblico di adolescenti.
Un'altra cosa che ho apprezzato molto è il fatto di lasciare un po' da parte la storia d'amore e parlarne maggiormente alla fine, questo ha favorito il mio apprezzamento per il loro amore, perché non è mai diventato noioso e troppo zuccheroso come spesso capita in tanti altri libri.
Insomma, penso di aver detto tutto e spero di avervi convinti a leggerlo. Io credo che questo libro piaccia a tutti e che davvero in pochi saranno quelli a darne un giudizio negativo.
Mi sento davvero di dovervi consigliare questo libro, perché perdete tanto a non leggerlo!
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Ottimo esordio
The Returned è uno di quei libri che quando finisci di leggere, ti fa pensare a mille domande sulla vita e sull'esistenza. E' un libro diverso dal solito, molto originale che nonostante racconti una storia molto fantasiosa, contiene degli aspetti toccanti e che arrivano al cuore del lettore.
Tutti abbiamo pensato almeno una volta nella vita di voler rivedere un nostro caro che ci ha lasciato e siamo sempre stati curiosi di sapere cosa c'è al di là della vita. Jason Mott ha pensato, dopo un sogno, di aprire il suo cuore e di scrivere nero su bianco le sue sensazioni, i suoi desideri, creando una storia magica e inverosimile.
The returned da la possibilità di chiedersi se valga davvero la pena rivedere una persona che non c'è più e del quale, vuoi o no, hai imparato a fare a meno, a dimenticarlo e ad andare avanti.
Jacob Hargrave era un bambino di appena otto anni, che morì nel 1966 annegato in un fiume, ma adesso per qualche strano motivo è ritornato sulla terra e ha la possibilità di rivedere nuovamente i suoi genitori. Lucille e Harold Hargrave, sono ormai anziani e non ricordano neanche più cosa significhi fare il genitore, quando Jacob arriva alla loro porta la loro vita cambierà ancora una volta, come tanti anni prima quando il loro unico figlio morì. Ma davvero quel bambino è il loro figlio? Può essere considerato un essere umano?
La vita non cambia solo per i protagonisti, in tutto il mondo iniziano ad apparire i Redivivi e aumentano pericolosamente. Quando finirà tutto questo? Ancora peggiore è il fatto che essi si risvegliano in luoghi lontani dalla loro casa e arrivarci e rivedere i propri familiari è sempre più difficile, a causa del governo che sta iniziando a rinchiuderli.
Intanto la famiglia Hargrave ha a che fare con nuovi problemi legati alla ricomparsa di Jacob. Pian piano i due genitori si renderanno conto che quello non è veramente il loro bambino, non è più come prima,
nonostante sia identico.
I protagonisti dell'intera storia sono Harold, Lucille e Jacob Hargrave, ma ogni loro capitolo si alterna con un capitolo dedicato completamente ad un Redivivo, che racconta il suo risveglio.
L'autore ha un modo di scrivere molto delicato, che rende la lettura molto leggera nonostante la tematica trattata. E' un libro che si può leggere velocemente perché ogni pagina che si legge diventa sempre più interessante e riesce ad attirare l'attenzione del lettore, durante tutta la storia senti che c'è qualcosa che sta per accadere, senti aumentare la tensione e sei costretto a portare a termine il libro per scoprire cosa accade. La storia va contro ogni scienza, ma racconta un'esperienza che tutti vorremmo vivere prima o poi. Il lettore vedrà l'intera vicenda da diversi punti di vista e potrà farsi un proprio giudizio sulla questione.
Un libro che forse non piacerà a tanti di voi, ma a me è piaciuto e anche molto. Nonostante racconti la storia molto velocemente, io sono riuscita a gustarmi ogni pagina e ho anche apprezzato il finale un po' incompleto. Ho amato tanto le riflessioni dei personaggi, frasi che fanno riflettere. Consigliato a coloro che sono curiosi di sapere come sarebbe poter rivedere i propri cari defunti!
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Grandi potenzialità, ma risultato discreto
Le cose che non so di te l'ho voluto iniziare subito perché avevo grandi aspettative ed ero molto curiosa, ma ahimè devo ammettere che mi ha lasciata un po' perplessa. Non mi è piaciuto così tanto come mi aspettavo e per buona metà della lettura avevo soltanto una grande confusione in testa.
Ma andiamo con ordine, dalla trama sembra che tutto il libro debba essere incentrato sulla vita di Molly e che Vivian sia solo un personaggio secondario, ma invece è tutto al contrario. Per buona parte del libro, la storia si concentra su Vivian, che grazie all'incontro con Molly ripercorre gli eventi del passato e ricorda la sua infanzia infelice.
I capitoli si alternano tra la storia di Vivian, raccontata in prima persona e la storia di Molly, raccontata in terza persona da un narratore esterno. Le due storie sono molto simili e, a volte, ho rischiato di confonderle l'una con l'altra, meno male che all'inizio di ogni capitolo c'è l'anno in cui si svolge la scena. Non mi è piaciuta neanche la scelta di adottare un narratore esterno per la storia di Molly, non mi ha coinvolta abbastanza, come avrei voluto. Invece ho apprezzato molto, il racconto di Vivian, ripercorrere tutte le tappe della sua giovane vita, conoscere i dolori che ha dovuto sopportare e le sofferenze di una giovane orfana.
L'autrice attraverso la storia di Vivian, ha voluto testimoniare un fenomeno avvenuto tra il 1854 e il 1929: i “treni degli orfani” erano dei veri e propri viaggi di bambini rimasti soli, che venivano affidati gratuitamente alle prime persone che li volevano, ma non si trattava sicuramente di adozioni per amore di avere un figlio, ma piuttosto era un modo per poter avere maggiore manodopera, per esempio per un lavoro nei campi, per i maschi, oppure per cucire e accudire i bambini, per le femmine. Nessuno si interessava dei veri sentimenti e dei veri bisogni di questi bambini, che dovevano subire di tutto in silenzio, perché è questo che ci si aspetta da un bravo bambino.
Nel caso di Vivian, la faccenda è un po' più complicata, lei è originaria dell'Irlanda e ha i capelli rossi, ciò non è ben visto da molti americani, che infatti preferiscono altre bimbe a Vivian, inoltre i grandi non dimenticano di rinfacciargli le sue origini, di tanto in tanto.
La storia di Vivian è la parte più interessante di tutto il libro, secondo me, il lettore sente proprie tutte le emozioni di Vivian, si sente vicino alla protagonista.
Veniamo trasportati nel passato, nel periodo tra le due guerre e seconda guerra mondiale, in un America che cerca di riprendersi dalla crisi post bellica, ma che subisce nuovamente le perdite dovute alla seconda guerra, che rivede i suoi uomini cadere ad uno ad uno, partire per non tornare più.
Ma badate bene, probabilmente senza la presenza di Molly all'interno del libro, non avremmo mai conosciuto la storia di Vivian.
Le due protagoniste sono legate da un passato molto simile, anche Molly è sola, è stata adottata ma nella nuova famiglia, le cose non vanno molto bene. Lei è una ragazza apparentemente forte, non tradisce emozioni e si è creata una corazza per proteggersi dalle delusioni, non si aspetta nulla dalla vita e non crede che le cose possano andare meglio. Dopo aver cercato di rubare una copia di Jane Eyre dalla biblioteca, è obbligata a svolgere 50 ore di servizio civile. Queste ore le dovrà trascorrere aiutando Vivian a riordinare la soffitta.
E' così che le due protagoniste si incontrano, ed è così che inizia il libro, da qui conosceremo le vite delle due.
Come vi dicevo, la lettura è stata abbastanza confusa, per me. Solo verso la fine sono riuscita ad ingranare e mi sono maggiormente affezionata al libro. E' per questo e per la presenza di Vivian, che gli do 3 voti.
Un libro, insomma, pieno di emozioni e con grandi potenzialità, peccato che non mi sia piaciuto.
Una divertente Kristan Higgins
Se torno, ti sposo è stata un'incantevole scoperta, una delle letture più belle e divertenti di questo 2014, e la cosa bella è che non me lo sarei mai immaginata, quindi sono super felice di averlo letto (un applauso a me, che ho deciso di leggerlo). Non avevo mai letto nulla dell'autrice e sinceramente non sapevo cosa aspettarmi, ma sicuramente non lo vedevo di buon occhio. Leggendo su diversi blog molte recensioni positive riguardo i libri precedenti, alla fine ho deciso di intraprendere questa lettura. Mai decisione mia fu più saggia!
Faith Elizabeth Holland, protagonista del libro, un giorno di Giugno fu lasciata all'altare dal suo fidanzato, che si confessa gay. Potete ben immaginare le reazioni della ragazza, che infatti per dimenticare, ma soprattutto per evitare gli sguardi compassionevoli di tutta la gente, decise di andare via dalla città.
Ma dopo diversi anni, è arrivato il tempo di ritornare, soprattutto perché c'è una questione da risolvere: il padre rischia di sposare, a sua insaputa, una donna perfida, che non indossa altro che mini abiti leopardati. Così Faith, insieme al suo amato Labrador decide di tornare in città e dalla sua famiglia.
Non appena mette piede nel suo paese fa un incontro, che avrebbe voluto evitare. Levi è il migliore amico del suo ex quasi-sposo, ma soprattutto è colui che lo ha spinto a rivelare, il giorno delle nozze, il suo vero essere. E questo, Faith non l'ha dimenticato!
Ma si sa, gli opposti si attraggono, e a volte l'odio può trasformarsi in amore. Chissà cosa accadrà tra i due...
Non voglio rivelarvi altro, perché è un libro da assaporare pagina dopo pagina, nessun evento è scontato, ma anzi ho trovato diverse situazioni che non mi sarei aspettata da un libro così.
Ho adorato ogni singolo protagonista, descritto alla perfezione e senza risultare mai troppo banale.
Faith è una ragazza acqua e sapone, che ama la natura, ma che nasconde dentro di sé un dolore, che fin da piccola la attanaglia, ma nessuno ne è a conoscenza.
Levi invece è un ragazzo cresciuto nei “bassifondi” della città, un ragazzo che è cresciuto imparando a non chiedere nulla a nessuno, e che sa affrontare i problemi della vita, ma ha un gran cuore e sa come proteggere la sua città, è un poliziotto.
Ma oltre a loro, conosceremo una miriade di personaggi, ho amato anche tantissimo la famiglia di Faith, che mi hanno fatto morire dal ridere, con i loro continui battibecchi.
Anche l'ambientazione è molto dettagliata, piena di vigneti e di posti immersi nella natura.
Il lettore si immergerà in un paese idilliaco, dove sembra non esistano problemi, a parte qualche animale che scappa o che si infila nelle case degli abitanti.
La Higgins ha un modo di scrivere molto scorrevole e semplice, pieno di avvenimenti divertenti, resi molto realistici. Leggendo vi sembrerà di riconoscere una qualsiasi famiglia di vostra conoscenza.
Insomma, questo è un libro divertente e romantico, emozionante al punto giusto, che è riuscito a tenermi incollata alle pagine. Vi assicuro che non riuscirete a staccarvi dalle pagine!
Un libro molto leggero, adatto a queste giornate estive, da leggere sotto un ombrellone. Super consigliato!
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Un libro profondo
Tredici è un libro che da sempre mi incuriosiva, era da tanto in wishlist e finalmente mi sono decisa di acquistarlo e leggerlo e ho fatto più che bene.
Come avrete capito dalla trama, dovrete aspettarvi un libro spietato, che vi lascerà senza fiato. Perché Jay Asher nel raccontare la storia, non ha usato mezzi termini, non ha usato nulla per nascondere la sofferenza dei personaggi e la brutalità degli avvenimenti. Questo è un libro indirizzato agli adolescenti, ma secondo me può insegnare qualcosa anche ai più grandi, come capirete negli ultimi capitoli del libro.
Clay è il protagonista della nostra storia, è un ragazzo come tanti altri, ma da quel giorno la sua vita non sarà più la stessa. Nell'intero libro si parlerà semplicemente di una sola giornata, quella in cui Clay davanti casa, all'uscita da scuola, trova una scatola. Il destinatario è lui, ma non c'è scritto il mittente. Quella scatola, così misteriosa, contiene 7 cassette, in ogni lato c'è scritto un numero con dello smalto blu: precisamente sono 13 numeri. Ma cosa potranno mai contenere quelle cassette? Questo è molto curioso, perché esse contengono le ultime parole di una ragazza morta suicida pochi giorni prima.
E qui mi fermo, perché non voglio rivelarvi altro e vi assicuro di non avervi fatto spoiler, nonostante possa sembrare che vi abbia rivelato qualcosa già di grosso. Voglio che da soli, scopriate cosa contengono precisamente quelle cassette, voglio che come me anche voi rimaniate colpiti dalle parole contenute in esse.
L'autore usa un linguaggio semplice, adatto al pubblico al quale è indirizzato il libro. Quindi la lettura procede molto velocemente. Jay Asher riesce, inoltre ad incuriosire il lettore, lasciandogli una morbosa curiosità che lo porterà a voler continuamente leggere la storia, per poter arrivare alla fine e premere STOP insieme al protagonista. Perché come vi dicevo prima, questo libro vi lascerà con il fiato sospeso fino alla fine, vi sembrerà di trattenere il fiato lungo il corso della storia.
Insomma, è un libro davvero invitante che consiglio a tutti i lettori, perché ha qualcosa da insegnare, ad ognuno di noi. Dire che mi è piaciuto è riduttivo, mi ha proprio stregata. Si merita il massimo dei voti.
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Un gran bel libro
Mr Gwyn è il protagonista di questa fantasiosa e un po' stramba storia, lui è uno scrittore, ma ad un certo punto decide che ciò non lo appaga più, anzi l'essere sempre riconosciuto dalla gente come 'colui che scrive libri', il dover rispettare delle date, lo fanno sentire quasi imprigionato in una vita che lui adesso rifiuta. Così da un giorno all'altro decide di non scrivere più libri e senza pensarci due volte, convinto delle sue idee, fa pubblicare su un giornale un articolo, in cui elenca le 52 cose che si riprometteva di non fare mai più, tra cui appunto pubblicare libri.
Così inizia la nuova vita del protagonista, che nonostante le continue lamentele del suo agente, continua a portare avanti la sua idea di voler creare un lavoro che possa farlo stare meglio.
Mr Gwyn riesce a crearsi un lavoro che può sembrare bizzarro, ma in realtà è un qualcosa di davvero impegnativo, che occuperà la sua mente e le sue riflessioni. In questo nuovo lavoro è aiutato da una giovane ragazza, che gli troverà i clienti adatti.
Tutti i personaggi di questo libro, che essi siano semplicemente personaggi secondari, o meglio il protagonista stesso, sono descritti in maniera abbastanza dettagliata. Il lettore riesce a crearsi un'idea sul carattere e la sensibilità di ognuno di essi.
Ogni parte di questo libro incuriosisce: appunto i personaggi, ma anche i rapporti che essi hanno con il protagonista, i luoghi dove sono ambientate le storie,... tutto sembra frutto di una riflessione accurata.
Baricco con la sua scrittura riesce ad incantare i lettori, lettori che rimangono folgorati dalla storia e non riescono a staccarsi dalle pagine. Le atmosfere da lui descritte, la storia intera, tutto di questo libro è riuscito ad attaccarsi alla mia pelle. E' stato un continuo piacere leggere questo libro.
Un libro delicato, che entrerà nel cuore dei lettori.
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