Opinione scritta da Il mondo di Dru

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Fantasy
 
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Il mondo di Dru Opinione inserita da Il mondo di Dru    05 Novembre, 2012
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Gli zombi sono discretamente divertenti

Nel raccogliere i dati per questa recensione ho notato che, come sempre o quasi, nella trama proposta ci sono inesattezze. Io sinceramente non ho trovato scritto da nessuna parte che Maddy è terrorizzata dai morti viventi. E' terrorizzata sì, ma da una coppia di compagni di scuola piuttosto alternativi che si divertono a spaventarla. E quindi si spaventa, mi sembra una cosa logica. Oltretutto ha un hobby piuttosto singolare, che dubito avrebbe se fosse così spaventata.
Esclusa quest'ultima frase, il resto direi che c'è abbastanza.
Maddy è effettivamente una liceale ed è una liceale di tipo comune. Nè eccelsa, nè pessima. Non ha strane paturnie come invece sembrano avere buona parte delle sue coetanee di libri simili, studia, sogna il grande amore e vive un po' all'ombra della migliore amica: la fantastica Hazel, che colleziona incarichi, è carina, è una cheerleader e così via. Anzi, sembra quasi che Maddy debba un po' arrabattarsi per non risaltare troppo, pena la reazione della suddetta migliore amica.
Cosa non facile, quando sbatti contro il nuovo arrivato più figo della scuola e la coppia più inquietante dell'ora di economia domestica decide di 'giocare' con te, ricordandoti che in quella classe sono morte 3 studentesse dall'inizio dell'anno e insinuando che potresti essere la prossima.
Dopo una giornata così intensa, ciò che serve a Maddy è un giretto al cimitero per il suo passatempo preferito (che ragazza macabra). Peccato che i due di prima la raggiungano lì.
Inaspettatamente la giovane viene salvata da un'altra coppia, manco a dirlo, inquietante pure questa, ma un pelo più simpatica.
Nella fuga dal cimitero si scontra (ah, il destino) di nuovo con il ragazzo figo della scuola che coglie anche l'occasione per invitarla ad una festa.
Festa a cui Maddy va di nascosto e a cui non arriverà mai poichè nel frattempo è stata colpita da un fulmine e ha qualche notevole problema in più che non l'aver dato buca al ragazzo più figo della scuola.
Da quel momento si dipana tutta la storia, tra rivelazioni e incomprensioni.
Se essere uno zombi non è facile, Maddy comunque non perde la sua ironia e il suo tono pungente, perfino con se stessa. I problemi però arriveranno più avanti quando diverse persone a lei vicine verranno coinvolte nella storia fino al finale, prevedibile, ma non del tutto.

La trama è forse un po' scontata, almeno da un certo momento in poi e non mancano leggere incongruenze e cambi repentini, soprattutto nei dialoghi tra Maddy e il padre, come se, ad un certo punto l'autore non sapesse come proseguire la discussione. Così uno dei due dice una frase quasi slegata dal resto e le cose cambiano.
Altra nota 'strana' è il rapporto con la migliore amica, che, da un certo momento in poi, cambia totalmente e non solo perchè lei è divenuta uno zombi, è proprio Hazel che tende ad avere comportamenti non in linea con l'inizio del romanzo.
Una cosa molto positiva, che ho davvero apprezzato, è che, pur essendo chiaramente il primo di una serie (o comunque, lasciando aperta la porta a volumi successivi), il libro è leggibile anche da solo. C'è una storia che viene conclusa e una più ampia lasciata aperta. Se il genere piace e si vuole andare avanti, si è liberi di farlo, se invece si decide di averne avuto abbastanza il libro è comunque concluso.

I personaggi ... Dunque c'è una netta differenza tra Maddy, la protagonista, e gli altri e non solo perchè è presente l'io narrante. Madison è simpatica, ironica, dettagliata e 'curata' dall'autore. Conosciamo i suoi pensieri e il suo sentire anche se, personalmente, non ho provato molta empatia per lei e, pur trovando divertente leggerla, non sono riuscita ad immedesimarmi più di tanto. Non è solo una 'differenza' di età, è che i suoi sentimenti, pur esplicitati dall'autore, non incidono. Anche quando scrive che 'vorrebbe piangere', non si riesce a sentire il dolore o la disperazione del momento. Il problema potrebbe essere dato anche da inesattezze o decisioni di traduzione. Capita che certe parole, certe strutture verbali efficaci in una lingua, perdano il loro effetto quando tradotte.
Gli altri personaggi, invece, si percepiscono come poco più che vagamente accennati. Non sono chiari i loro pensieri, i loro sentimenti, neanche i loro caratteri, in quanto, ogni tanto, hanno comportamenti 'anomali' che spostano le loro caratteristiche rendendoli ancora più indefiniti, quasi che l'autore li muova e li usi non come sono realmente ma come fa comodo a lui. Che potrebbe avere anche un suo senso, un personaggio in genere ha uno scopo. Il punto è che, stabilito lo scopo, lo si
dovrebbe creare in modo che sia coerente, non utilizzarne a caso, uno a caso. Oppure crearne uno per uno scopo e muoverlo in maniera incoerente perchè tanto 'l'importante è che faccia ciò per cui l'ho creato'. Bastavano veramente pochi accorgimenti per avere entrambe le cose e ottenere un effetto migliore.
Per finire, non amo le stragi libere e gratuite, soprattutto quando, in una ricerca di sensazionalismo, le cose divengono davvero troppo irreali. Ok, è un libro sugli zombi ed è già irreale di per sè, ma nel finale l'autore cerca di strafare per esaltare i protagonisti e la storia tende al ridicolo. Anche in questo caso, bastava qualcosina di diverso per migliorare notevolmente l'effetto.

Per quanto riguarda lo stile, Fischer utilizza l'io narrante e la narratrice è ironica e divertente, prende la sua vita e la sua morte, anzi non - morte, con molto aplomb e una buona dose di spirito, tanto da andarsene in giro a cercare cervelli al supermercato in piena notte (con buona pace del macellaio di turno). Molto simpatico l'inserimento di frasi a colloquio diretto con il lettore (del tipo: 'Insomma, avete capito.')
Il registro è medio e la quantità di vocaboli un po' scarsina, non avrei disprezzato qualche termine un po' più preciso e ricercato.

Altra cosa che non mi ha entusiasmato: la copertina. Non mi avesse colpito lo stralcio di storia sul retro della sovracoperta e alcuni commenti positivi, non lo avrei mai notato.

Per finire ho trovato il libro di una lunghezza giusta, la storia è raccontata abbastanza precisamente, ma senza parti ridondanti. Pochi e precisi i riferimenti al passato. Un po' lento il finale.

Giudizio finale complessivo: Nonostante tutti i difetti che gli ho trovato e che ho elencato, il libro mi è piaciuto. Mi sono divertita a leggerlo e, pur non essendo una lettura d'alta classe o di alto impegno, mi ha fatto passare dei momenti piacevoli, soprattutto perchè, con la testa stanca dal lavoro, mi ha concesso momenti di evasione riposante senza richiedere alcuno sforzo. pochi personaggi da tenere a mente, un solo filone logico, un solo personaggio narrante.
Voto: 7/10

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Il mondo di Dru Opinione inserita da Il mondo di Dru    01 Novembre, 2012
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La variante dei gialli

Bene. La prima cosa che mi viene da dire è che questo libro mi ha lasciato piuttosto contraddetta e con sentimenti contrastanti: se da un lato riconosco la bellezza intrinseca dell'opera, soggettivamente non mi ha fatto fare salti di felicità.
Cercherò di darne chiare spiegazioni.
Innanzi tutto la trama da copertina: totalmente fuorviante. Sì c'è un morto e in fondo si scopre anche il motivo, ma in tutto il libro non c'è traccia di indagini o investigazioni.
Uno dei personaggi muore e subito inizia il racconto che torna indietro nel tempo, di circa qualche ora. L'imprenditore è un maestro di scacchi che si diletta anche a scrivere articoli per riviste specializzate. Ama rivolgere particolari critiche a chi utilizza la variante che da titolo all'opera: la variante di Luneburg.
Mezza giornata prima della sua morte, l'imprenditore è in treno e sta tornando verso Vienna, nelle ore che li separano dalla meta finale, lui e il suo compagno di viaggio abituale, si dilettano in una partita di scacchi.
Quel giorno, un particolare turba la loro routine: un giovane decide di sedersi nel loro scompartimento. Non solo, ma da alcune occhiate ed espressioni, appare subito chiaro che anch'egli è appassionato di questo gioco e, per di più, ad un certo momento, dichiara di amare la variante di Luneburg e di averla usata moltissimo per vincere le partite. Dopo un po' di reticenza, il giovane viene invitato a raccontare la sua storia.
Facciamo così la conoscenza del quarto e ultimo personaggio della storia: il misterioso Tabori.
Costui aveva attirato tempo addietro, l'attenzione del giovane, poichè era chiaramente un maestro di scacchi ma non giocava mai. Alla fine, la passione per il gioco aveva spinto il giovane a chiedere all'uomo di insegnargli a giocare.
Stranamente aveva accettato.

L'istruzione del giovane da parte di Tabori occupa buona parte della prima metà del libro, tra raffinate spiegazioni del gioco (comprensibili, tuttavia, anche dai non conoscitori) e appassionati commenti sugli stati d'animo che la scacchiera procura al giovane.
La prima parte si conclude con Hans che, dopo aver perso il maestro, lo ritrova e si ritrova a compiere per lui un'ultima mossa.

La seconda parte del libro è il racconto di Tabori stesso, che inizia dalla sua infanzia, fino all'incontro con quello che sarà il suo rivale negli scacchi e nella vita, con cui si troverà ad affrontare una partita ... mortale.
Il finale ... fornisce diverse motivazioni, ma non risposte, lasciando al lettore, quella che preferisce.

Come è comprensibile da questo sporadico riassunto, se cercate un giallo o un thriller secondo canoni, lasciatelo nella libreria. Della morte dell'imprenditore si parla solo all'inizio e senza indagini o spegazioni di sorta.
I punti focali del romanzo sono due:
- nella prima parte la passione del giovane per gli scacchi, i sentimenti che suscita in lui, quell'atteggiamento rapito e annientante che è possibile vedere in molti grandi maestri. Qualcosa che va oltre il semplice interesse hobbistico, il diletto o la professionalità lavorativa. Persone come Hans vedono negli scacchi tutto il loro mondo e niente conta più. Trovo che l'autore sia stato molto bravo a coinvolgere il lettore in un mondo molto esclusivista, utilizzando spiegazioni semplici sugli scacchi e descrizioni lucide e forti per quanto riguarda i sentimenti;
- nella seconda parte, permane l'aspetto passionale. Senza fare spoiler arriverà un momento in cui, per il personaggio precipitato all'inferno, Tabori, il pensiero di partite virtuali giocate nella propria mente, sarà tutto ciò che lo tiene a galla. Ma subentra qualcosa di più materiale e reale e una partita di scacchi diviene una partita per la vita, per molte vite. E' interessante vedere il contrasto tra i due personaggi della seconda parte: accomunati dalla stessa grande passione, dalla stessa bravura, dallo stesso genio scacchistico eppure, proprio come nel gioco, ai due antipodi, come bianchi e neri, attacco e difesa, buoni e cattivi.
Mi è venuto da pensare che uno dei due fosse dal 'lato sbagliato' della scacchiera. Quale? Anche questo è interessante, perchè a seconda del punto di vista che si sceglie, cambia il soggetto svantaggiato. Il nero? perchè a causa del suo gioco ha pagato con la vita? Il bianco che è stato costretto a giocare, suo malgrado, per una posta terribile? Di nuovo il nero che, sedotto dalle idee dell'epoca si è ritrovato a ricoprire un ruolo che ha pagato caro? O ancora il bianco che si lascia trascinare dalla sete di vendetta?

Per quanto riguarda i personaggi, gli unici due di cui conosciamo pensieri e sentimenti sono i due narratori, Hans nella prima parte, Tabori nella seconda. Su quanto siano approfonditi c'è bisogno di una riflessione. Se da un lato, infatti, ad una lettura più attenta, essi non parlano altro che di scacchi e di questa loro passione, dall'altro, essa viene sempre descritta come così totale e assorbente da non lasciare spazio ad altro. Dei due personaggi quindi, conosciamo poco di più, perchè c'è poco di più. Hans approfondisce solo la parte di racconto riguardante l'incontro con Tabori e il suo apprendimento; Tabori si dilunga un po' di più, iniziando dall'infanzia per poi proseguire con le prime partite, l'incontro con il rivale, fino a che la storia non si mette nel mezzo dividendoli e facendoli reincontrare in un luogo che assume i contorni di un non luogo. Gli altri due, l'imprenditore e il suo compagno, sono solo leggermente tratteggiati, almeno nei momenti in cui intervengono in prima persona.

Passando all'aspetto più meramente stilistico, direi che ho apprezzato il modo di scrivere dell'autore, elegante, preciso, semplice ma con una parvenza di elaborazione e una notevole poetica nelle immagini utilizzate. L'io narrante è molto ben utilizzato in quanto non crea anticipazioni limitandosi a raccontare ciò che il protagonista potrebbe, giustamente, sapere: il suo passato, senza creare attesa o aspettative con commenti 'fuori tempo'. Anche il linguaggio è adattato egregiamente in quanto rispetta il lessico del racconto orale senza cadere troppo nelle regole del racconto scritto. I termini sono semplici e comprensibili, di registro medio, tendente all'elevato, ma senza apparente ricerca terminologica.

Passando alla lunghezza, l'ho trovato decisamente corto, per gusto personale, avrei preferito alcuni approfondimenti in certi punti e qualche spiegazione in più. Contrariamente a come avviene troppo spesso ultimamente, qualche pagina in più non avrebbe stonato. inoltre non ho apprezzato le tempistiche dei racconti, lenta per i nove decimi del libro per poi far capire tutto nelle ultime pagine. Avrei preferito più sintesi in alcuni momenti e più spazio alla 'partita' che ha dato il via a tutto e si ricollega con l'inizio del libro.

Giudizio finale complessivo: Bene come dicevo all'inizio, oggettivamente riconosco il valore dell'opera, soprattutto nella seconda parte, quando emergono i motivi dell'omicidio/ suicidio e la genialità di condurre una partita così a lungo, ma, soggettivamente, non mi è piaciuta. Non è questione di apprezzare o meno, non mi è proprio piaciuta, sto parlando di mero gusto personale. Non mi è piaciuta perchè avrei preferito che il lato investigativo fosse presente, se non approfondito, non mi è piaciuta la tempistica dei racconti, non mi è piaciuta perchè non c'erano accenni in copertina, ad un periodo storico di cui non amo leggere. Anche in questo caso dietro c'è solo il gusto personale, non mi piacciono gli antichi egizi, non mi piace il XVIII secolo, non mi piace la Seconda guerra mondiale. Probabilmente avrei letto il libro ugualmente, ma avrei preferito saperlo.
Voto: 7/10

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