Opinione scritta da mauriziocasamassima

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mauriziocasamassima Opinione inserita da mauriziocasamassima    22 Aprile, 2019
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Il coraggio di Restare

Talora scegliere di restare è più difficile che andare altrove, andare via. La vicenda di Erich e Trina è il racconto di chi resta, nonostante tutto. Di chi restando, sa trasformarsi, in un divenire che deve fare i conti con la storia. La forza di restare, trasformandosi, elaborando il dolore, l'abuso, la diversità, la guerra è nel ritrovarsi insieme. Erich e Trina, restano, insieme, tenendosi la mano. Erich e Trina, restano, insieme con tanti personaggi, uomini e donne con cui hanno condiviso un pezzo di strada: le amiche maestre clandestine, un gruppo di disertori, i contadini dei masi, il comitato contro la costruzione della diga, i sacerdoti coraggiosi...sempre insieme, attorno al dolore, attorno alla scelta di restare aggrappati alla propria terra. E la morte, che spesso irrompe nella storia di chi resta, non può nulla. Perchè anche nella mancanza, anche nella trasformazione, anche in una lapide senza testo, l'amore donato e ricevuto, le parole donate e ricevute, aprono in chi "va avanti" un percorso di eternità.

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mauriziocasamassima Opinione inserita da mauriziocasamassima    19 Agosto, 2017
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La storia siamo noi

Il riferimento alla celebre canzone di Francesco De Gregori, del 1985, che per estensione ha ispirato la fortunata trasmissione televisiva di Gianni Minoli, mi sembra appropriato,per riassumere il significato di questo libro. La storia siamo noi, noi scriviamo la storia. La storia dei conflitti quotidiani irrisolti e la sua estensione collettiva, la storia delle speranze individuali, delle veritá nascoste e della follia collettiva che ispira ogni guerra ed ogni forma di terrorismo. In prospettiva nel libro si scrive la storia di una famiglia come tante, incastonata tra fallimenti, successi, e bisogno d'amore; sullo sfondo la storia di un un popolo, condannato alla diaspora anche a ritroso, verso una terra promessa dove la storia finisce e la vita ricomincia. Ma la storia siamo noi, con le nostre debolezze, le nostre aspirazioni i nostri bisogni le nostre scelte. Magari avessimo la forza di queste scelte con l'etá della ragione - per dirla con Sartre- senza essere condizionati da eventi ed interferenze esterne, ma solo con il coraggio dei nostri sogni, per andare oltre la diaspora dell'anima. Ma per una scelta autentica, si sa, occorre un sacrificio. Solo allora, attraverso il sacrificio, dove sembra che la storia finisce, il cuore dell'umanitá ricomincia a pulsare.

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mauriziocasamassima Opinione inserita da mauriziocasamassima    12 Agosto, 2017
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Orfani della Parola

"Perché non mi scrivi Ilie?" L'incipit del libro ci introduce in quella dimensione non del tutto evidente nella trama, quella della difficoltá nel comunicare che rappresenta secondo me il tema centrale del romanzo. D'accordo, l'autore affronta importanti temi sociali del nostro tempo con delicatezza avvincente: l'emigrazione, la cura degli anziani, l'inserimento degli immigrati, la maternitá, il lavoro, la disperazione. Ma su tutto domina lincapacitá degli esseri umani del nostro tempo di comunicare tra loro, di dialogare in modo efficace, perché solo la Parola, infine, salva. Una Parola che Mirta non ha trovato. Nonostante gli sforzi con gli svariati mezzi a disposizione, internet con le mail, un telefonino, i pacchi pieni di doni spediti con un furgone, la protagonista chiede invano alle persone che ama un cenno, una risposta...e costoro non sono in grado di offrirgliela. Non la madre, malata ma ormai assente a se stessa, non il figlio muto dall'inizio alla fine perché prigioniero di un abbandono per lui incomprensibile, non la vecchia Eleonora, verso la quale Mirta sublima il suo sacrificio, ma incapace di esprimersi, dura ed enigmatica con quei suoi occhi azzurri sbarrati, tanto da scavarle l'anima in un dialogo immaginario fatto di disperazione e di morte...Le risposte in questo silenzio devastante da parte delle persone che ama Mirta é costretta a riceverle solo da terzi, padre Boris, un sacerdote vicino ai suoi cari ma distante nei bisogni, la sua grande amica Nina, convinta che basta "sistemarsi" anche senza amore, la direttrice dell'intranat, dove é costretta a lasciare suo figlio, incapace di interagire con gli affetti più profondi, Pavel suo caro amico, innamorato di un sogno. Costoro sono intermediari di emozioni e sentimenti, ma in definitiva non bastano a Mirta perché non possono sostituirsi in quel dialogo vitale basato sulla Parola di cui lei ha bisogno, la Parola che nella disperazione porta la speranza, nel dolore il conforto, nella solitudine la condivisione. A Mirta la vita riserva il silenzio, che é l'anticamera del nulla, è messaggero di morte. Eppure sarebbe stata sufficiente una risposta semplice, a quella madre che chiedeva al figlio di elencare tre desideri, tre cose da portare nella nuova casa, e di fronte al silenzio del figlio costretta invece a rispondersi da sola, una risposta per salvare quelle vite. Invece silenzio. Sarebbe stato sufficiente che l'amico Pavel avesse parlato con franchezza a Mirta e le avesse detto di aver visto il figlio Ilie disperato e in lacrime in quell'orfanotrofio, e quelle parole forse avrebbero salvato quelle vite. Invece Pavel sceglie un'altra strada, sceglie il silenzio. Il silenzio, anticamera del nulla, messaggero di morte. Dal romanzo allora emerge un monito per l'uomo moderno che si muove nell'epoca della globalizzazione, che ha le mail, internet, un telefonino mezzi di trasporto veloci, ma non sa più comunicare, non sa relazionarsi negli affetti piû profondi e non riesce a far comprendere fino in fondo alle persone che ama proprio quell'amore immenso che giustifica il sacrificio, l'annientamento di sè. Abbiamo bisogno della Parola. La storia della creazione e della salvezza passano per la Parola: con la Parola Dio ha creato il mondo, con la Parola lo ha salvato. Avere tempo e coraggio per una risposta a chi ci pone domande e si interessa di noi al di lá dei mezzi a disposizione, é l'unica strada per superare la disperazione, e ridare vita alla speranza, per recuperare quella libertà e quella dignitá, costrette, nel silenzio, inesorabilmente a dissolversi e a precipitare nel nulla.
Complimenti a Manzini, davvero un bel libro.

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mauriziocasamassima Opinione inserita da mauriziocasamassima    08 Gennaio, 2017
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Pastorale sgretolata

La pastorale idilliaca di un'America progressista e democratica svanisce nel contesto di una famiglia normale, una famiglia come tante, in cui però irrompe la storia con la deflagrazione di una bomba. Non vale lo splendore del protagonista Seymour Levov, la sua prestanza fisica, i suoi valori, la sua integrità....quando la storia irrompe nella vita gli schemi saltano, l'amore talvolta si sgretola e resta solo la domanda di fondo: perchè? E' una domanda a cui non è possibile dare una risposta nell'immediato, questa è la caratteristica della Storia, solo coloro che verranno dopo ne comprenderanno il senso. Lo svedese Seymour Levov morirà di crepacuore, le sue domande non riceveranno risposta, ma i posteri comprenderanno che la grandezza di una democrazia, lo spessore di una civiltà che è divenuto faro e punto di riferimento per il mondo passa attraverso il dolore, attraverso le scelte sbagliate o giuste che siano di chi questa storia, lentamente, progressivamente, inersorabilmente la costruisce. La guerra in Vietnam ha avuto un costo altissimo per gli Stati Uniti, per le famiglie, spezzando la normalità cui erano abituate. Ma la forza di quella democrazia sta nel coraggio di interrogarsi, nel tentativo mai abbandonato di comprendere limiti ed errori di ogni singola scelta. Seymour lo fa, ma non riuscirà a cambiare la storia. Quella storia però cambierà noi, che abbiamo ottenuto le risposte a quelle domande, che ne viviamo oggi la pesante ma consistente eredità.

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mauriziocasamassima Opinione inserita da mauriziocasamassima    08 Gennaio, 2017
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Una sposa a 3D

Il libro è assolutamente originale, bellissimo. La scrittura la definirei a 3D, capace com'è, l'autore, di modificare repentinamente, a seconda delle circostanze e dei sentimenti, la voce narrante... Prima la sposa, poi improvvisamente il padre, la madre, la figlia, il maggiordomo... lo scrittore...Ed allora si viene catapultati in un vortice di eventi, sensazioni, sogni, aspirazioni, gioie e dolori...miti infranti e desiderio di bellezza, quella di Dostoevskij, quella che salverà il mondo. La sposa giovane è semplicemente bella...autenticamente bella, perchè la sua anima, che cresce e si riforma dopo gli abusi e il dolore, sa restare nell'attesa, integra. Pronta a ricevere dalla vita tutto ciò che, tra le lacrime, le ha promesso.

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mauriziocasamassima Opinione inserita da mauriziocasamassima    06 Gennaio, 2017
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Una 357 Magnum per il tiro a segno con la vita

Smith & Wesson, nella realtà due imprenditori vincenti, nel viaggio della fantasia di Baricco due perdenti truffatori che si riscattano in una giovane giornalista e nella forza dei suoi sogni... Talvolta i sogni camminano sulle gambe degli altri, sembra dire l'autore, e anche se si infrangono nelle rapide di una cascata, scavano un solco profondo nei cuori di chi li ha condivisi per rimettere in sesto la vita....Un libro delicatissimo, scritto con il solito stile originale e coinvolgente di Baricco, che trasmette, attraverso le parole, il riscatto dell'anima. Dopo la lettura, nonostante la tragedia annunciata e poi consumata, resta il sorriso ed una sorta di serenità di fronte alla vita che resta, quest'imbarazzante circostanza che è impossibile non amare....e che continua come un fiume in piena, come quelle rapide del Niagara, nel ricordo di coloro che ci hanno insegnato ad amarla fino in fondo, fino all'estremo sacrificio. Un libro da leggere trattenendo il fiato fino alla fine, riemergendo dalle rapide con il sorriso e la speranza di nuovi impareggiabili traguardi.

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mauriziocasamassima Opinione inserita da mauriziocasamassima    06 Gennaio, 2017
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Finalmente il merlo bianco..

Un libro di struggente bellezza, che restituisce il colore della vita illuminandolo del dolore della malattia, viatico dell'ignoto, ma sempre con l'ultimo dei sensi rimasti, il senso dell'ironia.
Bisogna avere la forza di distinguersi, sembra suggerire l'autrice, la forza di uno stupore per una diversità che è quasi quella del merlo bianco, tra i tanti merli neri, finalmente nato, finalmente esiliato, finalmente sublimato nel grigio di una merla che torna a casa. Ecco forse il messaggio finale, la forza di tornare a casa, dopo lo stupore di una vita che acquista i toni stemperati di ciò che non è più bianco, ma non è nero....Con il sorriso che dolcemente ci accompagna....ad un certo momento... ad un certo momento....eredità per sempre.

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mauriziocasamassima Opinione inserita da mauriziocasamassima    10 Agosto, 2016
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Dolore, catarsi dell'anima

Un romanzo tutto sommato con una trama semplice, ma che affronta temi importanti e complessi. Primo, come dice il titolo, il dolore. Il dolore che invade l'anima, si rigenera in quello fisico, domina il passato, condiziona il presente, oscura il futuro....ma che infine, si sublima in una crescita, un "superamento" una redenzione...una nuova occasione, come dice Iris la protagonista, ancorata al presente, per amare ciò che si ha e non struggersi per quello che non si ha. Poi il tradimento, una lunga riflessione, a partire da un commento della domestica, per definirne i contorni, intenderne l'effettiva valenza quando è conseguenza dell'amore autentico, perimetrarne lo sviluppo in relazione a tutti coloro che sono costretti a pagarne il prezzo. Per poi concludere che l'amore ha mille facce. Quindi il Terrorismo e il plagio due forme di violenza estrema. Il primo, che devasta fisicamente e moralmente la vita di persone normali, che oltraggia la quotidianità con un'esplosione destinata a durare per sempre in coloro che sopravvivono...Il secondo, che si impossessa dei deboli ed ha lo stesso effetto devastante di un'esplosione...solo la tenacia e l'impegno ostinato, costruito con l'esempio e la forza della ragione riusciranno a prevalere. Infine, il tema dominante dei figli, verso i quali indirizzare un amore immenso, incondizionato, oblativo, i figli che sono il senso delle nostre rinunce, dei nostri sacrifici, del nostro dolore...
Un romanzo delicatissimo, in uno stile moderno, nuovo, fluido, destinato a seguire il percorso dei pensieri, che illuminano la vita e disperdono il dolore.

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mauriziocasamassima Opinione inserita da mauriziocasamassima    28 Giugno, 2015
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Un pugno nello stomaco

La lettura di questo libro è un pugno nello stomaco, come quelli che sa assestare Turambo, un pugile diventato adulto tra gli stenti e la povertà di una Algeria alla ricerca della propria identità, della propria libertà. Così questo bambino dolcissimo, curioso, intelligente, cresce nella ricerca di una vita migliore, inseguendo il sogno di diventare campione del mondo di pugilato, e lo sfiora. Ma i due valori di riferimento, le due uniche cose che contano, quelle che rappresentano la risposta ad una vita di stenti e all'orrore della grande guerra, sono per lui l'amore e l'amicizia, che insegue tra il dolore stretto tra i denti e l'utopia di un ring. Tuttavia talvolta i nostri angeli muoiono delle nostre ferite, mentre restiamo intenti a curarle, in attesa di prendere decisioni importanti stringendo le loro mani. E la vita senza angeli è il calvario dell'umanità.
Bellissimo, toccante, unico. Un romanzo da leggere.

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mauriziocasamassima Opinione inserita da mauriziocasamassima    26 Mag, 2015
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Quel cielo trattenuto

Se il cielo cade, riusciremo a salvarne un pezzo? Dolcissime Penny e Baby, vittime di un'infanzia violata dalla barbarie degli adulti, una guerra folle, che però non uccide i sogni e le fantasie dei bambini, che pur quando si accorgono che il Male aggrappato al cielo sta per cadere, vogliono salvarne un pezzo. Pagine che tratteggiano mirabilmente l'anima di queste bimbe che hanno vissuto il privilegio di essere risparmiate. Un'anima piena di luce, piena di entusiasmo, sogni e desideri di "salvezza" per lo zio e le persone care , l'anima di due bambine innocenti, quella si, autentica salvezza del mondo.

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mauriziocasamassima Opinione inserita da mauriziocasamassima    26 Mag, 2015
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La speranza che non scade

Lascia con l'amaro in bocca, in questo romanzo, la descrizione distopica di un mondo futuro, all'interno del quale il conflitto generazionale è sublimato nell'illusione di una nuova stagione di vita. Lascia con l'amaro in bocca quella condanna alla solitudine, per neutralizzare la forza della condivisione, soprattutto quella fra un uomo ed una donna, una forza immensa, la forza di chi genera nuova vita, per un atto d'amore. Resta allora un mondo senz'amore, in cui lo scopo finale è rappresentato dall'emarginazione di chi non serve più. Non è nel finale, forse banale, il senso di questo libro. E' nel superamento della frattura generazionale, nelle lacrime di una ragazza che programmata per procreare, per diventare modello femminile, si scopre inesorabilmente sola. Nella ribellione di Matteo, un figlio correo della rottamazione che riesce a riscoprire il valore della libertà e dell'eguaglianza. Il senso di questo libro non è nel "ricongiungimento" di due persone, che infine si ritrovano, ma nella riconcilazione delle anime, quella riconciliazione che oltre la scadenza, da valore alla vita e recupera, definitivamente, la speranza.

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Narrativa per ragazzi
 
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mauriziocasamassima Opinione inserita da mauriziocasamassima    06 Gennaio, 2014
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La vita, una corsa a perdifiato

Una favola dei nostri giorni, teneramente indulgente con il dolore del tempo....Dolore e tempo,temi ricorrenti, perché mettono in discussione il senso della vita...Il racconto mi fa venire in mente un bellissimo film, visto di recente, dal titolo "Young Europe", in cui, accanto ai giovani, la protagonista è in definitiva la strada, quella strada dove si vive, ci si incontra, ci si muove, si corre e a volte si muore... Uno dei personaggi chiave, il nonno della francesina Josephine,, per spiegare alla nipote la necessità delle scelte razionali come espressione della libertà, le regala un libro di Sartre, "L'età della ragione" - e le dice che la vita è una corsa a perdifiato, uno spettacolo che finisce troppo presto e non c'è nessuna possibilità che ti rimborsino il biglietto..Nella favola di Sepulveda la corsa della vita è tutta in quella strada, il manto di asfalto nero, che gli uomini stanno costruendo per andare più veloce e che distrugge il prato. Così le lumache sono costrette a fuggire....in una lenta ma inesorabile corsa contro il tempo, che lascia una scia di bava, una scia di dolore...Dunque dolore e tempo inducono alla ri-flessione, a ricercare dentro se stessi il senso profondo di questo dono troppo breve, che è la vita...un senso racchiuso nell' amicizia, nella splendida irripetibilità di ciascuno di noi, individuato per nome, nella commensalità, nella libertà, valori essenziali per una crescita autentica. La scoperta finale della lumaca, che capisce che bisogna guardare dentro se stessi per recuperare ciò che si credeva perduto, è simile alla chiosa del nonno a Josephine, nipote troppo indaffarata, frenetica e veloce "...la vita è una corsa a perdifiato...sì...ma promettimi che mi porterai con te, dentro di te, quando correrai..." alludendo al fatto che per lui il capolinea è vicino.
L'importanza della lentezza sta dunque nella possibilità della ri -flessione, intesa come un guardarsi dentro per recuperare il coraggio delle scelte razionali. La favola non è allora un invito alla lentezza, ma a dedicare il tempo breve che ci è concesso alle cose importanti....ad accorgersi che spesso non sono poi così lontane. Nella consapevolezza della necessità del dolore, sulla cui scia, sempre, spuntano meravigliosi fiori.

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mauriziocasamassima Opinione inserita da mauriziocasamassima    13 Agosto, 2013
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I binari dell'amore

"Muoiono d'amore i rami"...Un verso tratto da una Poesia di Garcia Lorca introduce il senso di una storia nella quale la quotidianità e il sacrificio di una donna, che sa essere figlia, sorella, moglie madre, sublima una nuova vita, preludio di una "rinascita"....L'amore rende possibile la resurrezione, come i rami a primavera, che preludono a nuovi fiori...La dolcezza di Signorina è il manto di quella potenza inarrestabile, quella che corre sui binari che segnano il percorso di una vita che solo lei saprà tracciare fino in fondo. Signorina saprà vincere il fiato corto del figlio, e ci consegnerà un messaggio su cui riflettere: le scelte d'amore sono le più difficili, sono quelle per le quali è necessaria la forza di una locomotiva, come quando per un atto d'amore consegna il figlio malato ad un collegio...Tornando indietro per quell'urlo straziante che la reclamava, con le lacrime agli occhi potrà dire a quella suora di perdonarla, perchè è debole, e non riesce, quella volta a portare a compimento il suo atto d'amore...Si riporta a casa il figlio...ma così saprà crescere, saprà affrontare i nuovi sacrifici fino a rendere possibile un miracolo...In questo libro l'amore è il giusto complemento della bellezza, della musica, del dolore...E quando nella scena finale Signorina immagina di presentarsi davanti al figlio con il corpo martoriato, "guastato" dall'amore che ha affondato in profondità i suoi artigli, lacerando il suo cuore, mi piace immaginarla volteggiare, con la grazia di tutte le donne, in quell'abito che si è ritagliato con la magia delle sue mani, in un crescendo di musica in cui l'amore schiude le porte all'eternità.
Un libro dolcissimo, uno spaccato generazionale che spiega il trapasso fra due epoche devastate dalla guerra. Tra le bombe dell'idiozia umana si compie il miracolo di una donna che come tante muore di un amore che restituisce una nuova vita...
Ricciarelli nei suoi romanzi ha descritto sempre il dolore, come percorso necessario all'amore per rendere possibile la resurrezione...un dolore perfetto....Ora che anche il suo percorso si è compiuto, ci lascia in eredità questo suo ultimo romanzo, una storia struggente, eppure dolcissima, che attraverso le lacrime di Signorina, ci lascia intravedere la bellezza del mondo.

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mauriziocasamassima Opinione inserita da mauriziocasamassima    07 Agosto, 2013
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Una liberazione possibile

Danaro, prostituzione, mafia e libertà...un viaggio attraverso un mondo parallelo, dove i valori di riferimento, oramai, al di là di ogni ragionevole ipocrisia, restano affidati alla gestione del "potere", il controllo che ciascuno riesce ad avere sull'altro, attraverso il danaro, il proprio corpo, il terrore, la finanza, l'omicidio. La storia umana si ripete. Ma forse - questo il sottile dubbio che Siti insinua nel lettore fin dalle prime battute del libro, con il riferimento ad un interessante esperimento etologico ed una ardita distinzione tra prostituzione reale e prostituzione percepita - si stratta di un codice genetico. E si sa, dove tutto è predeterminato, dove tutto è geneticamente trasmissibile, gli spazi per la ribellione, per il cambiamento, per il progresso, sono pochi. Ecco perchè "resistere" non serve a niente...sostiene Siti. Ma la storia la scienza hanno insegnato che anche il mutamento genetico è possibile....intrinsecamente, attraverso una evoluzione o adattamento, o estrinsecamente, con un intervento qualificato e radicale...Nella storia di Tommaso, ex obeso, reclutato dalla mafia, che vende la sua intelligenza, e intende comprare l'amore, si intravede il seme del cambiamento...Nella smania di Gabriella e oltre l'ipocrisia di Edith - la prima a ricevere un autentico atto di amore senza rendersene conto - Tommaso affonda la propria incapacità esistenziale, compiendo un percorso, che affrancandolo dal potere del danaro, lo indurrà a riflettere sui valori importanti. Gabriella, una donna splendida, oltre le debolezze indotte dalla condizione genetica di chi vive nel XXI secolo, saprà restargli vicino, sciogliendo in quelle lacrime inaspettate, un contratto per il quale il corrispettivo da pagare, infine, si è rivelato troppo alto. Mi piace pensare che è forse proprio lei quell'Angelo, come nel dipinto La liberazione di Pietro di Raffaello in Vaticano commentato dall'autore - che riuscirà a guidare fuori dal toropore della notte e dal buio del carcere quell'uomo debole, rendendogli la forza di andare oltre l'amaro tradimento di un Dio che tutto sommato, se gli ha lasciato ancora la libertà di amare, non si è "appeso invano"
Meritato e coraggioso Premio Strega del 2013.

http://it.wikipedia.org/wiki/Liberazione_di_san_Pietro


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mauriziocasamassima Opinione inserita da mauriziocasamassima    21 Aprile, 2013
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Il sogno dell'immortalità

Questo libro è fantascienza...Una storia al limite dell'impossibile, un trapianto del cervello di una persona condannata a morte da una malattia incurabile, in un "corpo" di un donatore, morto troppo giovane...Fantascienza narrata con la delicatezza di chi, nella miseria umana, intende salvare l'essenza dell'immortalità...un amore spezzato, che ritrova la vita...Sullo sfondo il mare...."se la vita nasce dall'acqua, lì dovrà finire"...per ritrovare la libertà di scegliere...E poi il tema dell'inscindibilità del corpo e dell'anima...Quanti spunti di riflessione in questo delizioso romanzo di Lorenzo Licalzi! Per riaffermare con forza, oltre ogni ragionevole limite, il trionfo della vita, ad ogni costo, la vita che risorge e non si spezza...come un abbraccio lungo e fortissimo...che non può mentire.

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mauriziocasamassima Opinione inserita da mauriziocasamassima    25 Febbraio, 2013
Top 500 Opinionisti  -  

Il gusto per la vita

Il valore della quotidianità è l'essenza della vita...sublimata nei ricordi. Infine il tempo esiste nella dimensione della memoria, perchè ciò che è stato è la nostra ricchezza e nessuno potrà mai portarcela via...I sensi sono le ancelle della memoria, vista, udito, profumi, tatto, catturano l'attimo e lo rendono eterno "il mondo esiste nei nostri sensi, prima di esistere come un tutto ordinato nei nostri pensieri" ...Che bello questo libro, che legittima la quotidianità prima che inesorabilmente, dolorosamente, vada perduta...Una conferma che la memoria non è puro ricordo, ma opera di edificazione del presente.

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Classici
 
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mauriziocasamassima Opinione inserita da mauriziocasamassima    25 Febbraio, 2013
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Il coraggio di volare


Spesso andiamo alla ricerca del senso del dolore. Qualcuno dice che il dolore, come l'amore è insensato. Invece Gibran ci indica una strada, che passa per un luogo scavato nel cuore di una roccia, in cui si incontrano due dipinti, quello di Astarte, dea dell'Amore con le sue ancelle e quello di Gesù Nazareno Crocifisso, con ai piedi sua madre e la sua umanità...Salma Karama la protagonista, prigioniera di un dolore che ne sublima l'anima, si inginocchia davanti al Nazareno, nell'atto di un'estrema rinuncia, apoteosi della carità e del dono per l'altro. Perché la strada della completa realizzazione dell'amore passa necessariamente per il dolore. E la morte, non è nulla.
Citazioni
"Abbi pietà Signore, e dona forza a tutte le ali spezzate"
"L'amore è un tesoro prezioso, che Dio colloca nelle anime grandi e sensibili"
"In quella tomba hai sepolto anche il mio cuore, amico. Hai braccia forti"
"Un uccello con le ali spezzate può strisciare tra le rocce, ma non può volare e librarsi nel cielo"
"Solo un amore limitato reclama il possesso della persona amata"

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mauriziocasamassima Opinione inserita da mauriziocasamassima    15 Febbraio, 2013
Top 500 Opinionisti  -  

Acustica del dolore

Il percorso che induce Arno, il protagonista, alla scoperta autentica di sè è accidentato, passa attraverso un mistero, un dolore intrecciato che risuona nell'acustica perfetta di un'anima che vaga alla ricerca del senso. In realtà ciò che manca a questo amore imperfetto è il "sentire", l'accorgersi del respiro dell'altro, soprattutto quando è rallentato da un singhiozzo soffocato...E' una storia triste quella tra Arno e Sara...anche la maternità mi pare vissuta in modo assolutamente strumentale. In realtà ciò che manca in quest'acustica d'amore non è il sentire che ci propone l'autrice, ma "l'idem" sentire, la condivisione, la com-passione che avrebbe dovuto indurre Sara, madre amorevole, alla condivisione autentica....Senza condivisione non può esistere amore. Non può esistere la musica, che la realizza squarciando il silenzio, in un'acustica perfetta. E infine anche il dolore, per acquistare il senso che ricerchiamo, va condiviso. Come insegna Arno, che infine lo ha "messo" in ciò che ama. Sara ha taciuto. Parola e musica sono doni reciproci che attraverso la condivisione ci conducono all'amore autentico, speranza di eternità.


Citazioni:
"Dalla sua pace la mia dipende, quel che a lei piace vita mi rende, quel che incresce morte mi dà"
"il dolore è insensato, come l'amore"
"Consegnare agli altri, per quanto sconosciuti, le cose più care è dare la vita"
"lo spazio di accoglienza degli altri è anche spazio di accoglienza del dolore"
"ho sentito il dolore. E l'ho messo in quello che amo"

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mauriziocasamassima Opinione inserita da mauriziocasamassima    30 Gennaio, 2013
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Il senso del "noi"

Il senso del nostro esistere è il co-esistere. Un presente plurale, introdotto dal "noi"...Si respira, il "noi", in ogni pagina di questo libro delizioso, ricco di riferimenti alle tradizioni di una terra meravigliosamente misteriosa...Una Sardegna incantevole, come i suoi silenzi, le sue solitudini, i suoi racconti popolati da figure, come le Panas, in cui si celebra, in definitiva, il valore dell'esistenza, a partire dal parto. Ma poi, nelle difficoltà della vita, oltre le incapacità e le difficoltà di una comunicazione profonda, si sperimenta sempre la gioia di un incontro. Della madre con il Figlio, dell'Amico con l'Amico, del Sindaco con il Parroco, dell'umanità con un Dio Perduto...Il messaggio del libro è semplicemente questo: è bello coltivare il sogno- che ha però la consistenza di una speranza - che nei momenti più difficili, emerga la forza di fare un passo nella direzione giusta, verso l'altro, verso la gioia di un incontro, che dona la ricchezza di un "noi" ritrovato.
Da leggere

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mauriziocasamassima Opinione inserita da mauriziocasamassima    20 Gennaio, 2013
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Uomo e Donna, proiezione di Dio

Una riflessione importante sul ruolo della donna, sulla condizione di subordinazione cui sarebbe stata relegata nei secoli, legittimata e sacralizzata dalla morale cattolica. Forse le radici della discriminazione sono riconducibili alla superiorità biologica della donna, che l'uomo intende compensare sul piano sociale, assumendo ruoli di predominio. In tale ambito non riesce ad accettare il "no" dell'altra, che è invece segno inequivocabile della sua identità, della sua libertà. L'accettazione di questo no è condizione di reciprocità, inclusione della diversità, presupposto essenziale di ogni autentica "democrazia", che, appunto, supera la diversità, a partire da quella di genere.
L'immagine più dolce di questo libro è il riferimento ad una riflessione di Giovanni Paolo I, secondo cui "Dio è padre e madre", e il richiamo ad un dipinto di Rembrandt "Il ritorno del Figliol Prodigo", in cui l'Autrice ha voluto vedere le mani che abbracciano il figlio, nella diversità di genere, mano di uomo, callosa e forte, e mano di donna, dolce ed affusolata...
Resta, dopo la lettura di questo libro, la consapevolezza di una meravigliosa complementarietà tra questi due esseri, dono di Qualunque Dio Nascosto, che sublima la vita e le dà un senso nuovo e migliore.
Al di là del tema impegnativo, il libro di Michela Murgia è, come gli altri, costruito su una lirica disarmante, periodi fluidi, concetti chiari, e la potenza inesorabile delle Parole, che non sono mai scritte o dette a caso, perchè la Parola è vita, è creazione, infine, nella prospettiva Cristiana, Salvezza.


« Finalmente Zeus ebbe un'idea e disse: "Credo di aver trovato il modo perché gli uomini possano continuare ad esistere rinunciando però, una volta diventati più deboli, alle loro insolenze. Adesso li taglierò in due uno per uno, e così si indeboliranno e nel contempo, raddoppiando il loro numero, diventeranno più utili a noi »
(Platone, Simposio, 190c-d, trad. it. Franco Ferrari)

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mauriziocasamassima Opinione inserita da mauriziocasamassima    06 Dicembre, 2012
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Un dopoguerra difficile

Un libro sulla guerra, sulla impossibilita' di correggere il passato...nella consapevolezza di non essere in grado di vivere e costruire un presente diverso, migliore. E l'amore, anche nella sua forma più elevata, non riesce a trionfare sull'odio, seminando il germe di una nuova 'guerra', anche se oramai solo nell'animo di un giovane, che ritiene di essere diventato adulto...Ma il tributo di sangue pagato dall'umanità con la guerra ha lasciato in eredita' alle nuove generazioni il dono della democrazia... Sta a queste non mandarlo in fiamme insieme ai loro sogni.
Resta il valore di un amore autentico, che favorisce una crescita.
E restano tre concetti di fondo....
1. Il mare, stupendo nel suo mistero, lascia scorrere la vita, divenendone partecipe
2. L'amore, quando è autentico, non è desiderio di possesso, ma di protezione dell'altro...
3. Il dolore, causato alle persone che amiamo, che ci sono vicine, non appartiene solo a loro, ma si propaga, coinvolge anche la vita degli altri...

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mauriziocasamassima Opinione inserita da mauriziocasamassima    14 Novembre, 2012
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La carezza di un sogno

L'intensità delle emozioni che questo libro di Maria Pia Veladiano regala al lettore, anche impreparato a temi così importanti, è il fremito vitale che percorre la dimensione del tempo, che nella sua brevità, lascia solo lo spazio delle lacrime. Quanta dolcezza nelle lacrime di Dieter, versate per un dolore profondo, che, come l'amore, si rigenera in se stesso. Solo il dolore consente la resurrezione. Analogia Crucis, dice l'autrice. Un libro struggente, definito da una lirica progressiva, che si risolve in un sogno. Il sogno, mi pare uno dei motivi predominanti della trama. Tre sogni dominano la vita di Ildegarda, la protagonista, e l'ultimo le spalanca l'abisso del nulla, confuso nella dolcezza della carezza paterna. Ma Ildegarda si "affida", perchè trova il conforto di una promessa, che è più potente di qualsiasi sogno. La promessa che tutto non finisca così, che l'amore duri per l'eternità. E vive la speranza che l'ultima parola sia di Dio... Frattanto non resta che inginocchiarsi innanzi a questo infinito, disarmante, dolcissimo, coraggiosissimo, estremo, meraviglioso, profondo, assoluto, tenero, questo sì eterno, amore di madre... Da leggere

"...Insieme la paura è niente..."
"...Quanto amore serve a salvare un amore?..."
"...L'ordine è una forma di amore. Tutto mi sembra una forma di amore. E' l'amore che ci dà forma."
"...Cercavamo una conferma alla promessa, nata con il mondo, che l'amore non finisce, che la morte non è l'ultima parola..."

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mauriziocasamassima Opinione inserita da mauriziocasamassima    01 Novembre, 2012
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Il viaggio della Vita

Il romanzo di Cameron traccia la linea sottile di una crescita...Lascia intravedere un percorso, quello della vita, in cui la dimensione del dolore accompagna lo sviluppo del viaggio verso la meta finale, in cui luce e buio si fondono nel mistero di ciò che viene dopo, nel mistero dell'eternità. Il dolore di cui parla è quello del distacco, dimensione ontologica del divenire. Il protagonista si sente inadeguato perché, in un momento fondamentale del passaggio dalla giovinezza alla maturità, non riesce ad accettare il distacco dal suo mondo, dalla sua vita, dai suoi affetti. Cameron ci fa conoscere il pittore Thomas Cole e i suoi quattro dipinti dal titolo "Il viaggio della vita", splendidamente descritti da James, appunto il protagonista (pag. 120). Nei quattro momenti fondamentali del viaggio la costante è sempre rappresentata dalla presenza di un Angelo. L'angelo di James è rappresentato dalla nonna Nanette, che riuscirà a far comprendere al nipote che in definitiva il distacco va sempre vissuto come un atto di amore. Solo in questo modo è possibile una crescita autentica. James guidato dal suo Angelo riuscirà a compiere il percorso verso la nuova tappa della sua esistenza, ma il libro si chiude insinuando un nuovo tormento, il dolore di un nuovo distacco, simbolicamente affrescato nella incapacità di disfarsi degli "oggetti" che gli ha lasciato la nonna, prima di affrontare l'ultimo e definitivo atto di amore, quello che, partito dalla nascita, chiude il viaggio della vita, consegnandosi alla promessa dell'eternità. Da leggere.
*
"...volevo essere nell'ultimo quadro, Vecchiaia, nella barca che andava verso il buio. Volevo saltare quella della virilità. L'uomo adulto era terrorizzato e non riuscivo a capire che senso aveva il suo viaggio..." (pag. 122)
"...i treni...una marea di persone che scappavano da una vita infelice verso un'altra...Il viaggio in treno era un piccolo intermezzo in cui potevano essere se stessi, niente capo, niente marito, niente moglie, niente colleghi, niente figli..." (pag. 177)
"...Pensavo a tutte le cose di mia nonna e a quanto le amavo. Stupidamente mi sembrava che se me le fossi tenute vicino, la mia vita non sarebbe stata infelice. Ma sapevo bene che non avevano tanto potere, anzi che non ne avevano per niente. Erano solo cose. Oggetti." (pag. 191)
"...Lei mi ha lasciato davvero tutte le sue cose. I miei volevano che le vendessi...Io però ho rifiutato...Tieni solo quelle che puoi usare...ma Come faccio a sapere cosa vorrò nella vita? Come faccio a sapere cosa mi servirà?" (pag. 206 epilogo)
"Perfer et obdura! Dolor hic tibi proderit olim (Ovidio)

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mauriziocasamassima Opinione inserita da mauriziocasamassima    26 Ottobre, 2012
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Inestimabile valore della quotidianità

Il valore della quotidianità: mi pare questo il senso più profondo di questo gradevolissimo pamphlet, che induce alla riflessione su piccoli eventi della vita di ogni giorno, sugli incontri fugaci con personaggi forse caratterizzati da una umanità talora diversa, ma sempre costantemente alla ricerca dell'altro. Un bisogno d'amore colmato attraverso il "trascurabile", ma inesorabile, trascorrere del tempo, dove la felicità di un attimo dura per sempre.

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Politica e attualità
 
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mauriziocasamassima Opinione inserita da mauriziocasamassima    26 Ottobre, 2012
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Deludente

Peccato, al di la' di spunti concettuali e linguistici interessanti, il libro indulge al qualunquismo no global. Spero che la mia gente - e i suoi figli - sappiano esprimere qualcosa di piu' di un "corpo che si protende per diventare pensiero"....
L'unica speranza è che "l'economia venga superata da un atto dell'immaginazione..."

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mauriziocasamassima Opinione inserita da mauriziocasamassima    26 Ottobre, 2012
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Parabola della solitudine

E' solo una storia di solitudine, come diceva Borges di questo grande romanzo. Ma attraverso la solitudine e il dolore si esprime il mistero della vita...
Una parabola sul lavoro, sulla follia, sulla incomunicabilità che resta uno dei capolavori dell'800. Il rimorso del narratore protagonista si procura l'alibi delle lettere smarrite, quando ad essere smarrita è la coscienza di non aver saputo fino in fondo comprendere l'altro...di non aver vissuto fino in fondo il comandamento della carità, quell'impulso a tratti emerso nell'anima di lui, ma poi subito sopito, perché, tuttavia, ha preferito rimanere nel suo torpore. Ma noi no. Ora a tale torpore ciascuno di noi dovrebbe saper dire "I would prefer not to"...

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mauriziocasamassima Opinione inserita da mauriziocasamassima    26 Ottobre, 2012
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L'ultimo atto d'amore

Un libro di una intensità dolorosamente importante...L'ultima madre è il dono che attraverso una pratica diffusa in una realtà di estrema povertà, Dio ha voluto fare a Maria, l'ultima figlia...una bimba che dimostra il suo bisogno d'amore rubando cose che già ha...e che cresce fino alla consapevolezza di non essere mai andata via, di non aver mai abbandonato la sua famiglia, i suoi affetti, per cercare una "vita diversa". Le lacrime che solcano il volto di Bonaria Urria, l'accabadora, l'ultima madre, lasciano il segno di una scelta difficile, eticamente e religiosamente inaccettabile, ma vissuta come atto d'amore verso chi implora la pace, e impone il perdono di chi questo amore è stato costretto a perderlo. Come l'amore profondo di Maria, che glielo rende fino in fondo, dopo averlo ricevuto gratuitamente in un giorno in cui andò via assieme a lei e ad una torta di fango,un giorno in cui "intuiva che da qualche parte avrebbe dovuto esserci qualche motivo per piangere", ma non riusciva a farselo venire in mente....

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Gialli, Thriller, Horror
 
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mauriziocasamassima Opinione inserita da mauriziocasamassima    26 Ottobre, 2012
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Dall'ombra...il vento della memoria

Mi sembra che il filo conduttore di questo delizioso romanzo sia la memoria, il ricordo spesso affidato al vento, ma che consente agli uomini di rivedere la luce...nella memoria, verso la fine del romanzo, sembra sublimarsi l'esistenza del protagonista ferito a morte, che inizia però il suo ritorno verso la vita..Nella memoria Julian ritrova la forza di riscattare se stesso, offrendosi nuovamente alla vita...Alla memoria, Nuria affida il suo amore...>, afferma, consegnata al sacrificio estremo. La memoria è Bea, che, nella sua delicatissima bellezza, consente il riscatto del tempo perduto...La memoria è il piccolo Julian, accompagnato nel luogo dell'infanzia che rigenera l'eterno ritorno....Nella memoria si compie il destino degli uomini, accompagnati dalle sue cicatrici: quelle "coincidenze" attraverso cui si dipana il continuo mistero della vita...
Da leggere....

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Racconti
 
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mauriziocasamassima Opinione inserita da mauriziocasamassima    26 Ottobre, 2012
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Il coraggio della redenzione

Una gradevolissima raccolta di racconti brevi, con il filo conduttore della redenzione. Anzi della possibilità della redenzione, offerta da un Angelo... Eppure resta l'amaro in bocca perchè spesso la vita è troppo breve, il tempo è la condanna dell'uomo, che si affanna a recuperare se stesso e la propria umanità perduta. Resta l'amaro in bocca perchè quando sembra che la redenzione è vicina, qualcosa è irrimediabilmente perduto. Mi pare di cogliere infine che l'unica vera possibilità di redenzione la offra la morte...cerniera tra il tempo e l'eternità, tra l'amore e l'odio, tra l'essere e il nulla...E il mistero della morte, per l'Autore si risolve nella carezza di Dio, dolcemente donata ai protagonisti con il conforto di una Santa meravigliosa, Rita da Cascia, santa di quell'impossibile, che in un atto di amore,si fa realtà...

E.E. Schmitt
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mauriziocasamassima Opinione inserita da mauriziocasamassima    26 Ottobre, 2012
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Lirica dell'eternità

L'accettazione del ridimensionamento è l'essenza lirica di una vita, fino a quando giunge al dunque, al capolinea, attraverso quegli occhi di un uomo che prima guardavano le stelle, ed ora si fermano su una crepa, frattura inesorabile tra l'essere e il nulla...fra l'ordine e il caos, una casualità ordinata, come scopre l'astrofisico di un tempo, che ci parla di Dio...Ma di lui ci parlano le vite spezzate di un ospizio, il dolore soffocato in un ghigno forzato di quel vecchio professore che comprende l'essenza irrazionale dell'amore, che fonde il sè e l'altro, e gli dà ancora la forza di un sogno...Lorenzo Licalzi è magnifico, autore sublime di una lirica dell'esistenza, che nel penetrare le stelle, varca la soglia dell'eternità.

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mauriziocasamassima Opinione inserita da mauriziocasamassima    26 Ottobre, 2012
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Signora Madre, Madre di Dio

La maternità rinnegata restituisce la vita attraverso la musica, che è preghiera. Nella solitudine di Cecilia si riflettono i temi esistenziali della morte, dell'amore, della preghiera, della musica che esprime l'ineffabile, oltre il silenzio, oltre i fantasmi della mente. La parola non basta, rimane in gola, anche se frettolosamente trasformata in lettere dirette a chi non potrà mai leggerle....e si trasforma in musica. Don Antonio Vivaldi trasforma la vita in musica, talora anche la morte...ciò che darà la forza a Cecilia di ritrovare se stessa in un mondo non più popolato dai fantasmi ma dalla cruda identità di ciò che è reale. Questo percorso di vita si compie con l'aiuto silenzioso della Madre di Dio, che per Cecilia è dolce rifugio dall'angoscia, Madre del Dolore, che ben conosce il patire...Stabat Mater...accanto all'umanità consegnatagli dal Figlio....
" ...siete talmente importante che vi metto dappertutto....Dovunque c'è posto voi lo occupate...Siete come l'aria..." (pag. 42)
"...queste lettere...sembrano un abbraccio che si sporge dalla finestra su un cortile vuoto..."(pag. 43)
"...i bambini sono la paura di morire che fugge via dai nostri corpi mortali..." (pag. 46)
"Vorresti che tua madre si prendesse cura della tua morte?" "Si" "Lo ha già fatto mettendoti al mondo" (pag. 35)
" Vedi che vuoi bene alla Madre di Dio...è questo che conta...Volere. Volere bene, non riceverlo. Amare, non essere amati....è molto più disincantato amare che essere amati. Non aspettarsi niente da nessuno..." (pag. 98)
Un'occasione per riascoltare le Quattro Stagioni, Giuditta Trionfante, il racconto di Giuditta ed Oloferne, l'opera del Caravaggio.

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