Opinione scritta da SARY

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SARY Opinione inserita da SARY    26 Aprile, 2019
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Erotomania

Sindrome di Clérambault: una malattia vestita a festa.
Ansia, fastidio, rabbia, panico. Un ventaglio di sensazioni che, paradossalmente, tagliano il fiato; questo si trova e prova tra le righe.
Narrativa in prima persona, penna incisiva in grado di trasmettere pienamente al lettore la drammaticità della situazione.
Lettura interessante e coinvolgente su un argomento particolare.

“Non ci sono soluzioni al delirio … e se il delirio fosse diventato la soluzione?”

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Gialli, Thriller, Horror
 
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SARY Opinione inserita da SARY    06 Settembre, 2017
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Racconti

Brevi viaggi inquietanti fra paranormale e fantascienza.
Misteri che instillano palpitazioni e sgomento seminando interrogativi.
La mancanza di soluzione logica e di un epilogo definitivo lascia il lettore frustrato e in preda a deduzioni spingendolo a visioni macabre; egli attende speranzoso il lieto fine, ma il cattivo presentimento già urla vittoria.
Si individuano tra le pagine impronte di colpa e umana ed in generale spicca la piccolezza dell’essere umano.
Una penna elegante e raffinata, traccia scenari dai toni sfumati. L’autrice merita per stile e contenuto un posto d’onore accanto ad Arthur Conan Doyle ed Edgar Allan Poe. L’entrata in scena non è fragorosa (spari, esplosioni, urla, sirene, volgarità sono banditi) è più una narrazione in punta di piedi.
Concludendo, una lettura consigliata.

“Gli occhi fermi in quella faccia gonfia mi fissavano ma erano anche i miei, tali e quali li avrei visti in brevi riflessi in uno specchio. Parevano contenere nella loro profondità tutta la conoscenza e tutta la disperazione.”

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SARY Opinione inserita da SARY    01 Agosto, 2017
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Dalla campagna con furore

Katie è una ragazza semplice con pochi grilli per la testa ed un unico obiettivo: essere una londinese a tutti gli effetti.
Caparbia e abile sgomita nella vita per realizzare il suo sogno. Lavora e vive a Londra in condizioni precarie, calcolatrice alla mano e lucchetto al portafoglio arranca quotidianamente per salvare l’idea di vita perfetta.
Ce la farà la nostra eroina a realizzarsi?
In ogni caso, le restano i valori e gli insegnamenti genuini raccolti nei trascorsi campagnoli che potranno solo che aiutarla nel presente.
Una Kinsella poco pepata e creativa, giù di tono. Un paio di collegamenti ai suoi precedenti libri non mi hanno entusiasmata (l’amica Fi che c’è anche in “Ti ricordi di me” e il capo della protagonista come in “Sai tenere un segreto?”).
Con questa autrice sono abituata a ridere e a divorare le pagine affamata di leggerezza sensata ma tra queste righe ho provato una fastidiosa sensazione di déjà vu.
La penna è sempre piacevole e trascina il lettore fino alla fine senza fatica.

Cara Kinsella, il nostro legame è storico ed autentico, non lascerò certo che un incidente di percorso ostacoli e distrugga il nostro rapporto, anzi scusami per questo mio piccolo tradimento. Attendo tue nuove con sincera trepidazione. La tua quasi sempre fedele Sary.

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Narrativa per ragazzi
 
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SARY Opinione inserita da SARY    12 Aprile, 2017
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Rabbia

Tre storie di adolescenti che si intrecciano fino a formare un unico blocco di rabbia e sofferenza.
Billie è violenta, Rob è vittima di bullismo, Chris è un fuggitivo, sopravvivono a situazioni familiari difficili, chi è alle prese con una madre alcolizzata, chi con un patrigno violento e chi semplicemente con sé stesso.
Leggendo assistiamo a risse, espulsioni, abbandoni, fughe, incomprensioni. Alla fine troveranno chi li accetterà e aiuterà?
Semplice, diretto, i personaggi si rivolgono apertamente al pubblico in modo informale confidando segreti scottanti, davvero pesanti per questi bambini non più bambini prima del tempo, vicende purtroppo troppo vicine alla realtà, probabilmente in questo momento da qualche parte si sta svolgendo proprio uno dei tre scenari.
Concludendo, il libro nel suo piccolo fa riflettere, da proporre ai propri figli coetanei della band Billie & C.

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SARY Opinione inserita da SARY    07 Marzo, 2017
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Taglia XL

Romanzo rosa ambientato a New York.
La protagonista e voce narrante è Bella. Ha un corpo tutto curve, una taglia forte, è decisamente intelligente, naturalmente dolce, volutamente sensuale, moderatamente simpatica e ironica al punto giusto.
Con tono confidenziale ci racconta le avventure e le peripezie di donna oversize, in perenne lotta con la bilancia e in balia dei commenti non certo lusinghieri di chi la circonda.
Un inno all’autostima e all’accettazione del proprio corpo, a prescindere dalle proprie dimensioni e fattezze, previo duro lavoro fisico e mentale.
I messaggi lanciati dall’autore sono inflazionati, ma trama e protagonista sono fuori norma; la copertina e il titolo scoraggiano l’iniziativa.
Penna spagnola che sa intrattenere piacevolmente il lettore.
Concludendo, un romanzo da sfogliare pigramente in un pomeriggio di relax.

“Per una volta nella vita, avevo bisogno di sentirmi orgogliosa del mio corpo: del mio grande, abbondante e splendido corpo. Era giunto il momento di essere fiera di essere come sono: grassa”.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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SARY Opinione inserita da SARY    24 Febbraio, 2017
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Trip

Viaggio nella Manchester amorale e immorale, una full immersion nel mondo della droga, del sesso, della malavita, con musica sparata ad alto volume. La storia è popolata da reduci degli anni settanta, alcuni messi male, altri peggio, ma coerenti e fedeli al proprio personaggio. Una città fredda, umida, grigia, nostalgica per ciò che è stato e non sarà più. L’intreccio è leggermente contorto ma regge, ci sono dei conti da saldare, degli imprevisti che scombinano le carte in tavola, piani alternativi da attuare.
L’autore è un giornalista, quindi sa il fatto suo, tutto sommato riesce a farsi seguire dal lettore. Lessico integrato con slang tipici di certi ambienti; temi, scenari e penna ricordano, personalmente, Irvine Welsh (Trainspotting) e Quentin Tarantino.
Superata la resistenza iniziale, scatta l’interesse. Il ritmo resta costantemente lento, coinvolgimento ed empatia scarseggiano, il finale è la parte più esplosiva.
Titolo e copertina strani, suscitano curiosità.
Chiuso il libro, resta un vago stordimento.
Concludendo, un noir originale, da provare con qualche riserva, male non fa, si può smettere quando si vuole e sicuramente non crea dipendenza.
Per capire il genere:

“ Non mi iniettavo speed nell’occhio per disperazione. Tutti hanno bisogno di qualcosa per rendersi interessante la vita. Come te con la pistola.”

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Irvine Welsh
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SARY Opinione inserita da SARY    03 Gennaio, 2017
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Belve

Alëša è un killer della Fratellanza russa, un’organizzazione criminale.
È arrivato il momento di smettere, deporre le armi e ritirasi in un angolo di paradiso, circondato dalla natura, ove il rumore più forte è la neve che casca dagli alberi con un tonfo.
Alëša ama la letteratura, immergendosi fra le migliaia di pagine che divora si purifica. In quei momenti è un uomo qualunque, con un passato da ricordare e un futuro roseo che lo attende.
Le stragi, i cadaveri, le armi, la morte sono un fardello pesante da trascinare.
Non è cosi semplice smettere. Anche i criminali hanno un capo, e quello del protagonista è della peggior specie, il licenziamento non è previsto nel suo contratto.
Un’ultima missione, un barlume di speranza, un nuovo contatto di lavoro che potrebbe essere decisivo, un incontro importante con una donna ai suoi occhi straordinaria, una possibilità di scelta. Perché puoi scegliere se essere o meno una belva fino alla fine.
Un libro crudo, ricco di dettagli, con scene terrificanti, aneddoti raccapriccianti e qualche pensiero filosofico, profondo. Un libro che parla di corruzione, del male, della criminalità organizzata, delle debolezze umane.
Finale perfetto, titolo fuorviante (più da 007), ritmo lento ma trascinante, penna incisiva, narrazione in terza persona, secondo me piacevole.
Ho iniziato la lettura priva di pregiudizi non avendo letto Educazione Siberiana, l’altro noto libro dell’autore, né altre sue opere.
La pecca forse sta nella semplicità dell’atto finale che obiettivamente non sarebbe realizzabile nella realtà, un piano molto poco da stratega di guerra.
Concludendo, mi è piaciuto, non posso che consigliarlo, un buon modo di impiegare il tempo, ma attenzione: non adatto a soggetti impressionabili.

“Devi aver pazienza e ascoltare. Ci sono tanti modi di comprendere una storia. La cosa più importante sono i particolari, le circostanze. Le storie sono come le persone: non esistono da sole, sono tutte collegate tra loro e insieme formano la vita.”

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SARY Opinione inserita da SARY    10 Giugno, 2016
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Una lunga storia

Romanzo ambientato in America, principalmente negli anni cinquanta.
Definirlo rosa è limitante, non è una banale storiella d’amore, tra queste pagine vi è una vita intera, quella di Sara, con i suoi drammi e le sue gioie.
Periodo di caccia alla streghe. Cittadini visti come potenziali minacce per la patria, torchiati e spiati, le vittime del trattamento tradiscono sussurrando un nome con voce tremante più per terrore che per ragione, o negano, la scelta è difficile.
E qui Sara si confessa, riversa in un libro la sua giovinezza, i suoi segreti, i suoi dolori.
Una vicenda intensa che cattura il lettore, ricca di avvenimenti e tematiche come l’omosessualità, la politica, i sentimenti, la famiglia. I personaggi sono descritti nei dettagli, si animano, ogni situazione è coinvolgente.
Una storia d’amore di vecchio stampo, struggente, come un film di quegli anni, per intenderci lei Audrey Hepburn, lui Paul Newman.
La penna è buona, la copertina e il titolo, invece, non rendono giustizia.
Concludendo, una lettura dal gusto retrò.

“Nel momento in cui affidi a un altro la tua felicità, metti a repentaglio la possibilità di essere felice, perché elimini dall’equazione la tua responsabilità personale. Dici all’altra persona: fammi sentire compiuta, integra, desiderata. Il fatto, però, è che soltanto tu puoi renderti compiuta o integra”.

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SARY Opinione inserita da SARY    05 Aprile, 2016
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Una famiglia

Una storia di ordinaria infelicità. Una famiglia benestante, figlie innamorate della figura paterna presente solo economicamente e per questo perennemente ferite.
Un fatto sconvolge il già precario equilibrio mentale della figlia minore, le parole muoiono in gola, capire cosa è successo è la missione dei cari attorno al capezzale. Tutto il male, il dolore, il bisogno, l’odio esplodono in quel momento, aggravando la situazione e minando i difficili rapporti.
Tentare il dialogo è un’impresa epica, cercare la fiducia e desiderare le confidenze della figlia/sorella è troppo tardi. I personaggi grattando la superficie, spezzandosi le unghie, ingoiando bile, porteranno alla luce la verità, con pro e contro annessi.
Una famiglia che non convince, nella quale sincerità, condivisione e affetto non sono previsti. Tutto scorre privo di colore e toni; l’autrice è parsimoniosa nelle spiegazioni, si parla di depressione senza in realtà nominarla, della malavita in netto contrasto con la buona società frequentata dalla famiglia ma senza specifiche. Irritano la mancanza generale di interessi e sentimenti autentici.
Direte voi cari lettori, certo ma la malattia è questo, una coperta grigia e, appunto, l’assenza di linfa vitale. E io vi rispondo che se fosse collegato solo alla ragazza depressa non potrei essere più d’accordo, ma anche le altre comparse sono così e ci sono più punti di vista. Avrei preferito trovare dialoghi costruttivi, probabili soluzioni, approfondimenti o anche solo un forte impatto emotivo.
La Comencini ha uno stile tutto suo, spigoloso, sa spiazzare, irritare, graffiare e a volte anche annoiare. Sono consapevole che è una penna di alto livello, infatti questo libro è impegnativo, di faticosa comprensione, credo di non essere stata capace di apprezzare il suo valore, ma la piacevolezza è personalissima e io, tra queste pagine, non l’ho provata. Mi ha ricordato un’altra sua opera, “Quando la notte”, nulla a che vedere con “La bestia nel cuore” in termini di intensità.
Concludendo, una lettura che non mi ha sedotta, sconsigliata.

“Ho sempre detto solo il succo dei pensieri nel migliore dei casi, più spesso il contrario perché temevo i miei fossero tropo incerti. Oggi penso che se ognuno confessasse i propri dubbi forse ci sarebbe più certezza in giro.”

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SARY Opinione inserita da SARY    31 Marzo, 2016
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Lea e Giacomo

Una storia tragica.
Lea e Giacomo, si amano e si odiano. Si prendono, si lasciano e si ripigliano.
Un legame che è come una corda tesa, alle estremità duellano espressione massima dei sentimenti e distruzione della sfera affettiva. Tirano, si impuntano, resistono e allentano la presa, poi alla fine la corda si spezza o c’è il vincitore?
Lei ama tanto da coprire il mondo, lui soffre troppo da imbruttire tutto.
Un passato che ritorna prepotente, fantasmi puntualmente presenti, gioie e dolori fanno a pugni, le pene si scontano.
Non importa quanto tempo possa passare, alcuni amori sono così forti da scorticare e dolere ad ogni cambio di stagione e alla fine richiedono il conto finale. Voltar pagina o perdersi nelle righe precedenti, già lette e vissute? Usare furbizia saltando all’epilogo, giusto per correre ai ripari?
Un romanzo dal sapore orientale per i rimandi e le citazioni. Una storia che in fondo non porta novità e ci fa anche storcere il naso su alcuni punti scontati. I personaggi non offrono mezze misure, o si odiano o si adorano, le loro scelte sono opinabili, i loro comportamenti discutibili, qualcuno vorrà condannare, altri osannare.
La penna è sempre piacevole, trascinante al punto giusto. Ho decisamente preferito altre sue opere (“Nessuno sa di noi” e “Se chiudo gli occhi”).
Concludendo, una lettura fra tante, tutto sommato gradevole.

“ Ci sono amori che aprono spazi e altri che quegli spazi li riempiono. Amori che spalancano finestre, facendo entrare il vento, la pioggia, la neve; e altri che si preoccupano solo di proteggere, di tenere al riparo dalle intemperie. Giacomo era stato uno di quegli amori dolorosi, da porte aperte e mai richiuse”.

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SARY Opinione inserita da SARY    05 Febbraio, 2016
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Stragi rosse e stragi nere

Una vicenda inventata, con agganci e dati storici reali.
La storia di due giovani stragisti, uno rosso e l’altro nero, un uomo e una donna. Due colori forti che hanno schizzato di sangue le stazioni e le piazze d’Italia negli anni di piombo.
Piombo, quello scaricato dai terroristi contro personaggi pubblici, un periodo contorto del nostro Paese mai chiarito né dagli storici, né da chi vi era coinvolto, un odio generazionale, morti, depistaggi, servizi segreti, è successo di tutto un po’.
La mano nera e il fuoco rosso, si sono mescolati i ruoli, i colori, un tutt’uno che neanche i protagonisti stessi, almeno quelli del romanzo, hanno saputo capire e distinguere.
Cristiano, pensava alla lotta sociale, l’arma carica di ideali ma dietro chi giostrava era dell’altro versante. Lei, Giulia, inconsapevole complice dei misfatti, è riuscita a fermarsi in tempo. Lui no. Fughe, cambi d’identità, ritorni, mezze parole, e il potere sotterraneo che scorre da decenni continua a fluire e colpire e non si fermerà.
Stile lodevole, ricco, curato, veramente alti livelli, l’autore è giornalista, scrittore, poeta, sa il fatto suo. Contenuto forte ed interessante, riesce ad evocare immagini nitide degli anni in questione, spiegandone meccanismi ed andamenti. Non so quanto ci sia di vero e quanto di fantasia, ho affrontato la lettura priva di pregiudizi e di una conoscenza approfondita. Il finale non mette la parola fine. La copertina e il titolo, secondo me, non rendono giustizia.
Concludendo, un romanzo assolutamente da leggere, anche solo per come è scritto, merita.

“Ora lei mi chiede se io sarei capace di scriverla, questa storia. Almeno di scriverla, visto che non ho parole per dirla.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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SARY Opinione inserita da SARY    04 Febbraio, 2016
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Tajùt e frico

Drago Furlan è un ispettore campagnolo amante dell’Udinese, del frico, del vino, delle cose genuine, un omone dai modi burberi.
È alle prese con un cadavere, pochi i dubbi sulle cause della morte, quello è ben visibile, molti, invece, gli interrogativi sul chi e il perché.
Tra bevute in osteria, luogo sacro al vero friulano, e interrogatori tra i montanari granitici nella loro reticenza (“ La signora Vendramina d’altronde l’aveva sempre messo in guardia: montanari … lupi mannari), l’ispettore deve trovare la pista giusta - e non azzardatevi a chiamarlo commissario in onore di Montalbano – (“Non sono commissario ma ispettore, la differenza è la stessa che c’è tra infermiere e medico, a pulir la merda ci mandano l’infermiere, a prendersi l’onorificenza di cavaliere del lavoro mandano il medico”).
Insieme al fido vice, sbarbatello da istruire su madre natura e i proverbi tramandati da generazioni di Furlan, al bisbetico Drago spetta un salto nel tempo, una rispolverata al passato, uno scontro fra coscienza e conoscenza, tra giustizia privata e quella pubblica.
Un noir intriso di storia, di ironia, di saggezza popolare, arricchito da piatti e vini tipici della regione, animato da personaggi ben caratterizzati, l’amore per la propria terra è palpabile.
Durante la lettura si prova allegria per le battute dell’ispettore e tristezza per i fatti, si giunge all’epilogo con la consapevolezza che la Storia non si può e non si deve dimenticare. Mai.
Concludendo, un appetitoso libro assolutamente da gustare.

“Orfeo, i cetrioli, se non li innaffi costantemente, non vengono su. Così le indagini: se non le segui costantemente, non danno frutti. Dobbiamo continuare a innaffiare il terreno. Il contadino che era in lui non si smentiva mai.”

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SARY Opinione inserita da SARY    23 Dicembre, 2015
Top 100 Opinionisti  -  

La Storia triste

Un bibliotecario intervista un potente politico che ha vissuto in prima persona la seconda guerra mondiale e la nascita della nuova Italia. Si intrecciano avvenimenti politici e personali, un nome sfuggito erroneamente dal vecchio intervistato innesca una serie di ricerche che portano alla luce una storia d’amore, di vita, di gioia e dolore di un italiano ebreo e della sua amica intima.
Si alternano i capitoli tra l’intervista al politico e le dichiarazioni della signora ormai anziana sul vissuto privato.
Una narrazione dolce amara, la guerra, le deportazioni, l’innamoramento, la separazione. Lo smarrimento, l’annientamento dell’identità culturale, la tragedia dei cari deportati, l’angoscia per i scomparsi, le sorti incerte ancora per gli anni a venire.
Un’opera, credo di fantasia con personaggi, luoghi e dati verosimili, che urla una grande verità, ossia che l’amore anche in tempi di guerra esiste e grazie ad esso si sopravvive.
Si legge velocemente e con piacere, scritto benissimo, nulla di giornalistico, molto umano.
Concludendo, a me è piaciuto, non posso far altro che consigliarlo.

“Sono convinta che la Storia è come un riassunto ben fatto: mette in risalto quanto c’è di più importante, seleziona ciò che ha contato da ciò che è stato insignificante per la maggior parte delle persone; nella sostanza non mente. La vita invece è il libro intero: contiene tutti i gesti, i pensieri, le occasioni gli avvenimenti, senza la capacità di metterli in ordine di importanza. E questo è molto pericoloso.”

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Gialli, Thriller, Horror
 
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SARY Opinione inserita da SARY    18 Dicembre, 2015
Top 100 Opinionisti  -  

Racconti gialli

Dalla mente creativa di Georges Simenon prende vita un ispettore di polizia apprezzabile, mite, geniale, sensibile, ed un altro personaggio altrettanto importante, un affezionato amico, voce narrante.
Abbondano le descrizioni dei luoghi e delle persone, misfatto e contesto sociale si prendono a braccetto (“Cercherò di essere il più breve possibile, perché anche i dettagli hanno la loro importanza”).
La caratteristica specifica di questo autore è solitamente l’importanza che dona al lato umano della vicenda ed anche qui, insieme al giallo da risolvere, troviamo la disperazione della condizione umana che spinge ad un determinato atto, l’ispettore stesso è in balia dei sentimenti e delle emozioni.
I protagonisti possono essere tranquillamente collegati a Sherlock Holmes e all’amico fidato Watson, tranne per la diversità di carattere, l’uno umile e l’altro superbo (“A quanto pare, c’è gente così acuta da saper discernere con precisione il motivo per cui fa una cosa o un’altra. Io invece non so mai dire con esattezza quale è l’esatto sentimento a cui obbedisco … o meglio, ce ne sono sempre parecchi così intrecciati che alla fine non mi raccapezzo più”).
Lo stile è curato, bada all’estetica e ci tiene a deliziare il lettore, è un piacere sfogliare le pagine. Opera diversa rispetto ad altre produzioni dello stesso autore, meno analisi psicologica.
I racconti di per sé non sono eccelsi, brevi ma completi, prevale l’ammirazione per la penna. Il voto è più sulla fiducia e la stima.
La copertina è azzeccata, in tinta con il contenuto.
Concludendo, non resta che invitarvi a sedervi comodamente in poltrona, ore piacevoli e rilassanti vi attendono.

“Nessuna deduzione né niente di simile … ho viste delle persone … le ho annusate … mi sono ricordato di un altro caso e soprattutto mi sono ricordato la storia di quasi tutti i criminali … mestiere tutto qui!”

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Gialli, Thriller, Horror
 
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SARY Opinione inserita da SARY    26 Novembre, 2015
Top 100 Opinionisti  -  

Vietato dimenticare

Rapimenti, giochi sadici, vite spezzate, belve umane. Non importa l’estrazione sociale, l’ambiente frequentato, la gente intorno, il bene fatto, la bellezza interiore o i buoni propositi, i prescelti sono inermi.
Scomparse casuali, accoppiamenti improbabili, prede diverse eppure un filo conduttore c’è, ci deve essere. Un diabolico piano ben congegnato, la cattiveria profonda che risiede in una mente lucida è devastante, nelle vittime di umano non resta nulla, sofferenze, privazioni, annullamento dell’identità, si trasformano in zombie rantolanti, la sopravvivenza è la condanna peggiore, rimorsi e colpe festeggiano.
Una squadra di polizia con gli elementi giusti guidati da un capo qualificato, che ha fatto del proprio inferno personale il trampolino verso il successo professionale, possono stanare il male.
Un buon ritmo, qualche colpo di scena ben piazzato, ingredienti comuni al genere senza aggiunte particolari ma azzeccati e coordinati in modo da coinvolgere il lettore, l’attenzione e la curiosità non lasciano mai il posto alla noia. La penna non è nulla di ammaliante ma sa destreggiarsi con le parole.
Concludendo, un thriller mediamente succulento, da provare.

“Purtroppo, la verità nuda e cruda era che non si poteva mai sapere tutto di un’altra persona”.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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SARY Opinione inserita da SARY    27 Agosto, 2015
Top 100 Opinionisti  -  

Culti e misteri

Un semplice ed antiquato villaggio cattura, in ogni senso, i protagonisti di questo libro.
Costumanze e credenze legano fortemente tra di loro gli abitanti. Non ci sono possibilità di scelta, rassegnazione e impotenza abitano nelle deliziose fattorie.
Un culto antico come il mondo, la venerazione della Madre Terra, il sacrificio umano non è disdegnato. L’esistenza è segnata dai ritmi della natura, sottostare alle sue leggi è d’obbligo. Stanare il male ed individuarlo nelle pieghe della quotidianità è difficile.
Chi sfortunatamente si lascia sedurre dall’apparente ridente cittadina, non può provare a ribellarsi, non osa pensare ad una via di fuga, perché i seguaci li troveranno.
Romanzo degli anni settanta, trama relativamente originale. Sulla scia di Edgar Allan Poe e, soprattutto, di Lovecraft, l’autore, che era anche attore, si cimenta in un’impresa ardua nel tentativo di aumentare la suspense rimandando continuamente la rivelazione fino al limite del sopportabile, l’epilogo è la parte migliore, sconcertante al punto giusto. Da un lato si può lodare l’impegno speso nella stesura, uno stile accurato, formale ed elegante, forse in certi momenti esageratamente ricercato, dall’altro è doveroso criticare la quantità esorbitante di dettagli inutili e la lentezza nella narrazione.
Concludendo, curiosità e inquietudine fanno capolino nelle ultime pagine, un horror da piccoli brividi.

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Romanzi
 
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SARY Opinione inserita da SARY    07 Agosto, 2015
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Ciak si gira

Star con sorrisi forzati immortalate dai flash dei paparazzi, una sfilata di falsità, volti tesi e freschi di lifting, belli fuori e morti dentro, una Hollywood sfavillante, una Broadway palpitante, lusso e spreco dimorano nell'alta società, il dio denaro comanda, eleva e annienta.

Un produttore cinematografico sfonda negli ambienti giusti, si arricchisce, la fortuna gira e fallisce. L’unica possibilità di riemergere velocemente dai flop collezionati è un’arrampicata sociale, accantonando la propria dignità e facendo il mantenuto. Ma non per sé stesso, lui si adatterebbe in attesa del ritorno della dea bendata, ma per lei, la sua ragione di vita, sua figlia. Peripezie, drammi, successi e grandi tragedie segnano le esistenze dei personaggi di questo libro. Sembra un film, il lettore viene catapultato sul set cinematografico, le scene scorrono nitide, si captano suoni, colori, dialoghi, espressioni, gesti, la mente riesce facilmente a ricostruire ogni dettaglio e a goderselo.

Siamo negli anni sessanta-settanta, gli anni dello sballo, della rivoluzione culturale, del sex drugs and rock‘n’roll, della Janis Joplin che canta “Piece of my heart”. Nel caos dello sventramento dei principi e del credo appresi durante la crescita, la figlia del produttore è persa. La ricerca della felicità cos’è se non la voglia e il bisogno di un amore assoluto? Per la protagonista suo padre era, è e sarà sempre tutto, ad ogni costo, il resto sarà solo un surrogato, un’imitazione di lui e del loro rapporto allo stesso tempo idilliaco e ambiguo.

Certi passaggi sono struggenti, altri bollenti.

Concludendo, una finestra aperta sul passato, una lettura piacevole, da provare.



“Gli uomini sono sempre convinti di quel che dicono quando lo dicono.Se solo le donne lo capissero e non glielo inchiodassero addosso,come un contratto a vita.”



“Sereno, le mani intrecciate, attendo,

ignoro il vento, la marea e le acque,

senza furori contro il tempo e il fato

poiché di certo io mi adempirò”.

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Storia e biografie
 
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SARY Opinione inserita da SARY    31 Luglio, 2015
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L'assedio dell'assenza

La scomparsa delle gemelle Schepp.
La mamma Irina si mette a nudo, con grande coraggio e lucidità ripercorre tappe, estrapola emozioni, analizza fatti, elogia, critica, riflette.
Le indagini sono ad un punto morto, l’unica certezza è la morte suicida del marito, il padre che ha fatto sparire Alessia e Livia alla tenera età di sei anni, probabilmente un atto vendicativo nei confronti della ex moglie.
Ma come è possibile. Abbracciare il proprio figlio, salutarlo sulla porta di casa nel fine settimana destinato all’altro genitore, baciarlo quasi mangiandolo, sentirlo al telefono e assicurargli ancora una volta il proprio fedelissimo affetto. Poi recarsi da lui per riprenderselo e non trovarlo. Non ci sarà più. Il nulla. Deve essere un dolore così grande, così tremendo, da non poter essere tradotto a parole. Bisognerebbe inventare un nuovo vocabolo specifico per questa circostanza. Uno shock che resetta la mente. Al posto del cuore un buco, ma continuerà ad allargarsi, o come ci lascia intendere eroicamente mamma Irina, si sopravvive, si restringe e si riempie ancora di cose buone, come l’amore nei confronti di un’altra persona?
Con l’aiuto della giornalista Concita, la mamma scrive alla nonna, al papà, alla maestra, alla psicologa, al Giudice, all’amica, alla polizia, al fratello, ad alcuni vanno i suoi ringraziamenti, ad altri la sua disapprovazione. Impressionano le lacune nelle indagini svolte dalle autorità, un’inchiesta imbastita ma mai perfezionata.
Il tutto è scritto benissimo, con garbo, cura, precisione, è una penna dolce e amara allo stesso tempo, non ha il tono freddo e asciutto dei fatti di cronaca, non è semplicemente l’ennesima tragedia familiare messa nero su bianco, è molto di più, è speranza, è ricerca, è divulgazione della verità, è conforto per chi ha vissuto simile situazioni, è ricordare, sempre. Tra le pagine emergono prepotentemente la voglia d’amore e il bisogno d’ascolto.
Inoltre, il libro sostiene l’associazione Missing Children Switzerland.
Concludendo, una lettura, per me, straziante per l’argomento trattato ma è alleggerita dalla personalità estremamente positiva di Irina, assolutamente da leggere, per porre attenzione a chi ci circonda, nel bene e nel male.

“Il dolore da solo non uccide e io sono viva. Dunque devo vivere, perché finché ci sono ci sarà il ricordo di chi non è più con noi. Niente si dimentica ma tutto, a momenti, si deve poter prendere e mettere in un posto. Come potremmo vivere senza placare la memoria, che non vuol dire arrendersi, o dimenticare, ma lasciare che ogni cosa si trasformi e nasca un inizio da ogni fine. Ogni minuto della vita gira attorno a qualcosa che non c’è più perché qualcos’altro possa accadere. C’è bisogno di essere felici per tener testa a questo dolore inconcepibile. C’è bisogno di avere paura per avere coraggio. É l’assenza la vera misura della presenza. Il calibro del suo valore e del suore potere.”

“ La vita è molto semplice. Per essere felici non ci vuole molto. Per essere felici non ci vuole quasi niente. Niente, comunque, che non sia già dentro di noi.”

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SARY Opinione inserita da SARY    30 Luglio, 2015
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Violenza

Questa è la storia triste e tragica di Calista.
Un abbraccio passionale e un dolore forte alla mandibola, un bacio brutale e un bruciore alla testa. Si alternano odio e amore, dolcezza e violenza colpiscono e lasciano i segni.
La sicurezza la si prova tra le braccia del proprio uomo, appoggiare la testa sul forte torace, chiudere gli occhi e restare ferme, lì in quello spazio ristretto, in quel piccolo gesto c’è un mondo di parole non dette. L’abbraccio che si trasforma in una presa mortale, la vergogna, l’umiliazione, la frustrazione, l’impotenza, la rassegnazione.
Poi, un giorno, tutto diventa chiaro. Nessuno ha il diritto di usare violenza sulla propria donna, nessuna ha il dovere di tacere e sopportare. Con un coraggio che solo una madre ferita può trovare, le cose cambiano, pagando pegno, perché nulla è regalato e scontato, una mamma sofferente per i figli può essere pericolosa.
Ma è ancora la storia di Pilar.
Una storia di seduzione e di abbandono, di separazione e di riconciliazione.
Il denominatore comune tra le due protagoniste è la determinazione.
Una lettura densa di emozioni e riflessioni, attuale per i temi trattati, un’opera di fantasia che potrebbe benissimo essere reale, una denuncia contro i maltrattamenti e gli amore terribili. L’autrice è brava a rappresentare il mondo femminile e a sondare l’animo umano.
Concludendo, un romanzo consigliato.

“Negli ultimi tre anni ha cercato molte volte di cambiare il profilo della propria esistenza. Ha cercato di tagliarlo in modo che le calzi meglio, sia meno ruvido contro la carne viva del dolore. Ma è come se le avessero consegnato un modello fisso, leggi immutabili che la limitano come un orlo, che imbastiscono e cuciono il tessuto della sua realtà in un modo che non è in grado di cambiare”.

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Romanzi
 
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SARY Opinione inserita da SARY    03 Luglio, 2015
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Essenza italiana

Fotografia dell’Italia anni settanta. Il boom economico e la speranza di un futuro roseo. Il sogno americano trasformato in miracolo italiano, la forza lavoro preziosa e devota, imprenditori e industriali in ascesa, una mentalità devota al dovere anche per un piccolo successo personale.
In un panorama dinamico prende vita una commedia all’italiana. Spaparanzati comodamente sul divano o sulla sdraio in spiaggia sorseggiando una bibita ghiacciata il lettore viene catapultato nella toscana di trent’anni fa, pare proprio di udire lo scoppiettare delle vespe e di indossare i Levis 501 doverosamente slavati, in giornate estive oziose e afose.
Un figlio di papà lanciato nell’industria tessile, un impresario tamarro infedele patito di tennis, una moglie bellissima da desiderare, un adolescente in piena guerra ormonale, i primi amori e le prime delusioni, i primi tradimenti e gli ultimi atti di felicità, lavoratori sgobboni impegnati a fondare piccole attività redditizie.
La voce narrante è esterna, ogni capitolo è dedicato a uno dei riusciti personaggi, le pagine sono molte ma scorrono velocemente. I cali di attenzione sono dovuti ai dettagli tecnici sui tessuti e sul tennis.
Un romanzo deliziosamente retrò, dai toni confidenziali, a volte fin troppo informale e scurrile, nel quale si può osservare l’italiano con tutti i pregi e i difetti, l’italiano triste per le cose andate ma già gasato per l’avvenire, euforico, fiducioso.
Concludendo, una lettura made in Italy adatta alla stagione, un salto spazio temporale piacevole.

“Deve essere così che si diventa vecchi: all’improvviso, al tramonto, in mezzo a un campo, strattonati da un futuro invisibile, investiti da un entusiasmo audace e infantile impossibile da condividere. Sapeva che un giorno sarebbe arrivato il momento di dover passare il testimone, ma non credeva che sarebbe stato così. Non immaginava che si sarebbe sentito prima sorpreso, poi inutile, poi offeso e poi sfinito”.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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SARY Opinione inserita da SARY    16 Giugno, 2015
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Confessioni

Confesso a Lei, signor Giudice, chi sono e cosa ho fatto. Lei e io ci intendiamo, Lei non lo sa ancora che un filo invisibile ci lega, lo vedo io, seduto da questa parte della sbarra. No, non si deve spaventare, mi ascolti bene signor Giudice.
Il vuoto, lo straniamento, l’acuta percezione delle cose, dell’altra. Affrontare con furia animale l’amore sazia, placa quel senso di smarrimento misto a malinconia che pressa sul cuore e spezza il fiato. Possedere ingordamente, fondermi in un tutt’uno, divorare la carne, controllare la mente, uccidere il passato indegno dell’amata mi rende felice, ci rende felice, io e Martine. Sì, la mia Martine vuole che io sia così, assumiamo comportamenti che non sono cristiani e ci perdiamo in un’unione totale di beatificazione e tormento. Parlo al presente certo, deve essere così.
Signor Giudice, io sono in grado di intendere e di volere e non sono vittima di raptus, premedito, medito e stramedito, l’amore è passione, passione è calvario, calvario è sacrificio, sacrificio è liberazione. Non è solo una ricerca del piacere che ci ha condotto a questo, è molto di più, come posso spiegarLe? Si può amare da morire?
Caro signor Giudice, mi assolva inter nos, ho seguito il mio istinto, ho assecondato la mia natura, il desiderio nascosto di Martine, nulla di più e nulla di meno, per l’umanità sono da condannare, ma io, signor Giudice, sono innocente.

Tra queste pagine è difficile non oltrepassare la sottile linea che separa la follia dalla normalità. Quando la vittima diventa complice? Un amore assoluto, straziante e malato. La gelosia morbosa verso il passato, il presente e il futuro. La lucidità da sudori freddi. Un sentimento travolgente che porta in un mondo sconosciuto, pericoloso e letale.
Concludendo, penna sapiente, contenuto scioccante, le pagine volano ma resta un senso di malessere.

“Non sono pazzo. Sono soltanto un uomo, un uomo come gli altri, ma un uomo che ha amato e sa cos’è l’amore. Vivrò in lei, con lei, per lei, finché mi sarà possibile, e se mi sono imposto questa attesa, se mi sono imposto quella specie di farsa che è stato il processo, è perché lei deve continuare a vivere in un altro, a qualsiasi costo.”

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Romanzi
 
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SARY Opinione inserita da SARY    12 Giugno, 2015
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Romanzo epistolare

Chi è Michele? Lui è uno con il fuoco dentro, uno che sta bene da solo e con tutti, uno che è di casa qua ed anche un po’ là, uno che lancia tutto sé stesso contro il nemico e che abbraccia con anima e corpo i propri ideali, uno che se può filarsela se la fila, uno che sa, vorrebbe sapere di più ma finge anche di non sapere. Michele è l’unico destinatario delle lettere, i mittenti sono vari, principalmente i familiari e gli amici. Se per amicizia si intende una relazione coltivata nel tempo e per famiglia un rapporto forte ed immenso, allora non posso utilizzare queste parole. Tra le pagine si respira aria fredda, l’unica voce calda è quella della madre, le altre sono indifferenti, le missive non traboccano di emozioni, hanno un carico affettivo pari a quello delle ricevute fiscali.
Siamo negli anni settanta, periodo politicamente infiammato. Piccoli drammi quotidiani si sfogano nelle lettere destinate al ragazzo fantasma, lui risponde raramente e quando lo fa è arido di parole e di sentimenti. Possono essere fatti banali, a volte rilevanti.
Una famiglia scollata ma che in fondo ama, vivono allo sbaraglio, sembra che l’umanità intera sia smarrita e ferita.
La seconda parte del libro è la migliore, emerge il dolore. Di primo acchito prevale la perplessità, subentra poi l’indecisione alla fine la consapevolezza.
La penna si adatta ai vari personaggi: dolce e profonda la madre, sbandata e superficiale la ex ragazza, fredda ma precisa una sorella, banale e lamentosa l’altra, triste e sincero l’amico.
Concludendo, una lettura particolare, che riserva nelle ultime pagine un’amarezza difficile da cancellare.

“Ti sembrerà strano, ma ci si attacca a desideri minimi e strani quando in verità non si desidera niente.”

“Penso ora che quello era un giorno felice. Ma purtroppo è raro riconoscere i momenti felici mentre li stiamo vivendo. Noi li riconosciamo, di solito, a distanza di tempo. ”

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Romanzi
 
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SARY Opinione inserita da SARY    11 Giugno, 2015
Top 100 Opinionisti  -  

Le cose che contano

La ricerca della felicità coincide con la smania di denaro? Di fronte a drammi e a situazioni irreversibili le priorità e i desideri mutano, il tempo si diverte a fare sgambetti, la fortuna a volte si rende di compassione e si concede donando la possibilità di capire e agire di conseguenza, alla fine ciò che conta non è palpabile.
Un piano strambo artistico architettato per risolvere questioni familiari pesanti, una mappa che invita a seguire i passi degli impressionisti, alla fine della caccia attende un tesoro inestimabile.
Romanzo pieno di buone intenzioni. L’idea è originale, un’eredità relativa all’arte che porta a qualcosa di veramente prezioso, ma è sviluppata male, cade nel banale con trovate kitsch, resta in superficie senza scavare a fondo. Tagli di cast e scene renderebbero più sobria la narrazione.
Concludendo, un compito scritto bene, senza errori, scorrevole e sensato ma che scivola addosso senza lasciare traccia.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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SARY Opinione inserita da SARY    03 Giugno, 2015
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Deontologia umana

La rettitudine dovrebbe essere di casa ai piani alti della società. La giustizia è un meccanismo difettoso, si inceppa e funziona a strappi, nonostante i restauri e i cambi strategici, il difetto di produzione è così subdolo e saldo da risultare irrisolvibile. La corruzione è radicata e diffusa anche tra la casta dei giusti. Il soggetto intrappolato tra gli ingranaggi ripone la sua fiducia nei Giudici, è dalla loro bocca che escono i verdetti finali, sono le loro mani che impugnano l’assoluzione o la condanna.
L’avvocato Guido Guerrieri lo sa bene, una vita spesa nelle aule dei Tribunali, tra vincite e sconfitte. Un nuovo caso penale lo terrà occupato, lo butterà nel baratro, lo obbligherà a interrogarsi sulla coscienza, sulla moralità, sul significato della parola giustizia.
Un Guerrieri nostalgico, in preda ad una velata crisi di mezza età, impegnato in una lotta interiore estenuante con la bilancia della giustizia. Il disprezzo verso la professione e verso l’ambiente che lo circonda lo rendono triste e disilluso. Ci sono nel corso della narrazione battute d’arresto, l’avvocato si perde tra i ricordi, tra rimpianti e rimorsi, gli anni passano e anche l’entusiasmo iniziale.
Vi è molto di diritto penale e di deontologia forense/umana, Carofiglio ci catapulta nelle aule della facoltà di giurisprudenza, non serve prende diligentemente appunti perché il professore è in gamba e spiega nei dettagli, forse non a tutti potrebbe attrarre particolarmente la materia trattata. Il caso specifico, di per sé, non è tra i più interessanti.
Concludendo, consiglio la lettura di questo romanzo a chi si è affezionato all’avv. Guerrieri nelle precedenti puntate.

“Il gergo dei giuristi è la lingua straniera che imparano – che impariamo – sin dall’università per essere ammessi nella corporazione. È una lingua tanto più apprezzata quanto più è capace di escludere i non addetti ai lavori dalla comprensione di quello che avviene nelle aule di giustizia e di quello che si scrive negli atti giudiziari. Una lingua sacerdotale e stracciona al tempo stesso, in cui formule misteriose e ridicole si accompagnano a violazioni sistematiche della grammatica e della sintassi.”

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Romanzi
 
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SARY Opinione inserita da SARY    28 Mag, 2015
Top 100 Opinionisti  -  

Marito e padre

Pregi e difetti, fatti e misfatti, una carrellata di episodi, di ricordi vissuti in veste di marito fedele e di padre orgoglioso.
Un uomo alla ricerca disperata della felicità, un tour de force per la sopravvivenza familiare. Un viaggio, una riconciliazione, una separazione, con perseveranza, affetto sincero e disponibilità al cambiamento il protagonista tenta di salvare il salvabile.
Una vita intera messa nero su bianco, dagli albori dell’innamoramento alla gioia neonatale, dal lutto alla rinascita, dal rassicurante tran tran coniugale all’improvviso fallimento.
Una finta autobiografia curata e ricca di dettagli scenografici e sentimentali. Il lettore rincorre quest’uomo in giro per l’Europa, una visita guidata al Museo del Prado, una sbirciatina alle cabine a luci rosse di Amsterdam, una fotografia con i piccioni in Piazza San Marco, uno sguardo veloce agli Uffizi, ogni tappa fornita di spiegazioni e descrizioni evocative.
L’itinerario è interessante, l’ambientazione così varia e fortemente verosimile, anche nelle piccolezze, è vincente. Arte, musica e altro si mescolano colorando le pagine. Colpiscono il profondo affetto e la devozione del marito nei confronti della moglie, egli è la figura più positiva e meritevole del romanzo.
La voce narrante è unica, lui. Il tutto è scritto discretamente, senza particolari colpi di penna, forse qualche passaggio poteva essere tagliato per alleggerire la narrazione.
Concludendo, una lettura al momento piacevole ma che lascia un retrogusto amaro.

“Dal punto di vista evolutivo, emozioni come la paura, il desiderio e la rabbia hanno un senso e una funzione, ma la nostalgia è assolutamente inutile, perché ci fa tendere verso qualcosa che abbiamo perduto per sempre.”

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Classici
 
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SARY Opinione inserita da SARY    18 Mag, 2015
Top 100 Opinionisti  -  

L'incorreggibile

Abile ladro e affascinante scapolo, una persona elegante ed irresistibile. Parlo proprio di lui, Arsène Lupin.
Maurice Leblanc, partito con scarsa fiducia nel suo personaggio e nel relativo successo, incontra invece forti consensi del pubblico.
Le avventure di Arsène Lupin riguardano le sue spettacolari imprese in barba all’ispettore Ganimard e ai ricchi sprovveduti. Sorprende per l’astuzia e l’intelligenza, attira favoritismi con il suo charme, è una personalità magnetica (anche se poco ammirevole), simpatico e ironico al punto giusto.
Per il lettore contemporaneo penso che le novelle di questo autore francese della seconda metà dell’ottocento siano vincenti non tanto per il contenuto, mancante della componente avventurosa e intrigante, ma per lo stile, è, infatti, una penna raffinata, precisa e dettagliata, le pagine volano che è un piacere ed è difficile stancarsi.
Concludendo, lasciatevi sedurre dall’incorreggibile Lupin.

“E l’avventura prova ancora una volta di più che nella scoperta dei delitti, c’è qualche cosa di gran lunga superiore all’esame dei fatti, all’osservazione, alla deduzione, al ragionamento e ad altre sciocchezze … È, lo ripeto, l’intuizione e l’intelligenza … E Arsène Lupin, senza vantarsi, non è privo né dell’una né dell’altra.”


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Gialli, Thriller, Horror
 
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SARY Opinione inserita da SARY    08 Mag, 2015
Top 100 Opinionisti  -  

Mente criminale

Lui, il carnefice, è uno studente di medicina, lei, la vittima, una studentessa d’arte.
Lui seziona meticolosamente cadaveri ricavandone piacere, lei si perde tra i fumi dell’alcool.
Lui la vede e il pensiero si fissa ossessivamente sulla sua persona, lei ubriaca lo bacia, poi si allontana e lo archivia velocemente.
La giovinezza è anche questo, irresponsabilità, una toccata e fuga. Ma non per lui. Così ha inizio un incubo senza fine.
Leggerezza e casualità non sono una buona accoppiata, si possono instaurare nuove amicizie, si possono incontrare psicolabili travestiti da bravi ragazzi. Il problema è che loro sono certi di esserlo, semplici ragionamenti per sgretolare le loro sicurezze sono armi inefficaci.
Una visione distorta della realtà porta convinzioni errate. Fraintendere un gesto, caricarlo di importanza, gonfiare un momento, cogliere sfumature irrilevanti, tradurre parole con lingue inesistenti significa avere problemi. Il soggetto che intraprende la propria crociata sentimentale nei confronti della vittima è attratto da quello che proietta la sua testa nella prescelta, si innamora di ciò che vorrebbe che fosse, non di quello che effettivamente è. Eliminare ogni ostacolo per preservare il proprio oggetto del desiderio, perché è questo che diventa la persona, qualcosa da custodire e su cui riversare le proprie attenzioni morbose e malate, è l’unico obiettivo.
Un thriller psicologico inquietante. La mente lucida e l’animo asettico del protagonista instillano nel lettore tensione e panico. I pensieri viaggiano veloci, si prova una strana sensazione per la verosimiglianza con la quotidianità sui giornali. In generale il ritmo è lento senza cadere nella trappola della paralisi narrativa. Un contenuto originale e avvincente, un finale sorprendente.
La penna è giovanissima ma ciò non la penalizza, non risente di inesperienza, asciutta, coerente, decisa, priva di sbavature e orpelli.
Autore brasiliano emergente di talento, questo libro ha già meritatamente un posto assicurato al cinema, sarà un film da cardiopalma.
Concludendo, per i temi trattati e le immagini evocate, si consiglia la lettura ad un pubblico preparato, amante del genere.

“Fin da piccolo, si era sentito fuori luogo, un essere innaturale che conviveva in mezzo a persone dalla risata facile. Per lui non c’era niente, nessuna ricerca intellettuale, nessun pensiero che non fosse insignificante. Era stato un trauma capire che la normalità consisteva proprio in quello. Adattarsi era stato difficile. La realtà non suole fare concessioni. Téo continuava a disprezzare la razza umana, ma per lo meno adesso era un disprezzo disinteressato, quasi compassionevole. Finalmente provava amore”.

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Romanzi
 
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SARY Opinione inserita da SARY    05 Mag, 2015
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Il paradosso

Sulle note di Mozart si compie un misfatto, un grazioso appartamento viene svaligiato da probabili ladri professionisti.
Al rientro dalla serata musicale i coniugi si ritrovano senza più nulla, neanche lo sformato hanno tralasciato gli ingordi. Un bisogno impellente spinge il marito in bagno, pure la carta igienica è sparita, è in momenti del genere che si capisce l’importanza delle piccole cose.
Un fatto singolare, un furto in piena regola, da manuale, in poche ore le stanze sono state denudate. Ma forse non è un semplice caso di topi d’appartamento, forse c’è di più, qualche indagine domestica potrebbe risolvere l’arcano.
La situazione grottesca proposta è un pretesto per sondare il territorio coniugale, l’autore utilizza il criptico umorismo inglese per spiare dietro le quinte la coppia di mezza età, i loro pensieri tabù e i peccatucci, spiffera in piazza i segreti di pulcinella, l’atto finale è rivelatore, in generale le ultime pagine sono le più riflessive e sensate, lasciano una certa amarezza, lontana dall’ilarità e dalla leggerezza iniziali.
Penna arguta e spigliata che trascina il lettore.
Concludendo, una breve lettura tipicamente inglese.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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SARY Opinione inserita da SARY    29 Aprile, 2015
Top 100 Opinionisti  -  

Personalità multiple

Non dobbiamo parlare, dice il bambino imbronciato.
Che noia piccolo fammi fumare, risponde una voce sensuale.
Smettetela o spaventerete la piccina, interviene la saggia.
Voglio tornare dalla mia mamma, piange la bimba.
Ho mal di testa ora basta, conclude Laurie.
Questo è un probabile dialogo che potrebbe esserci tra Laurie e le altre quattro personalità che risiedono in lei. Un trauma infantile l’ha portata a creare identità salvavita, cambiano di volta in volta i lineamenti, la voce, la postura, tutto.
Passano gli anni, altre tragedie risvegliano le voci taciute. Si alternano, proteggono, l’unica reale, Laurie, convive e lotta per trovare la pace.
Colpevole o non colpevole?
Thriller psicologico originale e allettante. Assistere ai cambiamenti della protagonista è stuzzicante, pedinare le cinque figure è intrigante, capire e immedesimarsi è un atto dovuto. Non ci sono indagini scientifiche, detective supereroi o scene macabre, qui il vero potere, il pezzo forte è la mente. Il lettore cammina sul filo del rasoio, conosce la pazzia e la sofferenza.
L’attenzione e la soddisfazione sono ad alti livelli, complici una buona penna in grado di catturare tra le sue spire il lettore.
Il finale è la parte più debole, l’autrice avrebbe potuto aggiungere scene e approfondimenti.
Concludendo, uno dei gialli più coinvolgenti letti negli ultimi tempi, da provare.

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Romanzi autobiografici
 
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SARY Opinione inserita da SARY    22 Aprile, 2015
Top 100 Opinionisti  -  

La Storia

Fetore, scheletri tremanti, sangue, brandelli di carne umana attaccati alla recinzione elettrica, il pianto flebile di un bambino, subito dopo la raffica dei mitra, ordini tedeschi freddi e perentori, un urlo di donna, cani da guardia affamati, il gelo, le malattie, i numeri tatuati sulla pelle lacera, gli zoccoli duri per tutte le stagioni, la divisa a righe, il fumo acre dei forni crematori, bruciare i propri compagni di sventura, i vestiti accatastati negli stanzoni, la montagna di corpi nelle camere a gas. Ecco, questa è La Storia.
Immagini scioccanti scorrono davanti agli occhi lucidi di Enrico Vanzini. Racconti da brivido accapponano la pelle dei giornalisti sconvolti, scene disumane popolano le notti dei sopravvissuti. L’unico modo per non ripetere gli stessi errori è raccontare, ricordare, tramandare.
In questo caso, lo stile non ha rilevanza, è il contenuto prezioso, travolge e addolora.
Concludendo, una testimonianza semplicemente tremenda, da leggere per non dimenticare.
Grazie Vanzini.

“Ho novant’anni ormai, non ho più voglia di serbare rancore. Ogni tanto accendo la mia tastiera, faccio partire una base di batteria, e comincio a suonare. La musica si sovrappone alle immagini di morte e dolore che rivivo nella memoria, rubando la scena all’orrore. É difficile convivere con questi ricordi, ma devo farlo, perché voglio resistere. Eppure sento che, se mai dovessi affrontare una nuova Dachau, preferirei morire. Sì, meglio la morte. Spero che una cosa simile non accada mai più. Lo spero per tutta l’umanità.”

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SARY Opinione inserita da SARY    14 Aprile, 2015
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La fiera delle banalità

Credo che a volte un successo letterario sia tale per il titolo e la copertina, insomma l’estetica ha spesso la meglio. Il lettore medio (cioè io) entra in libreria o in biblioteca, ci sono così tanti volumi, una quantità seducente di carta, le mani frenetiche toccano, lo sguardo si posa qua e là insaziabile, senza dare nell’occhio annusa l’odore di quei piccoli tesori, è disposto a perdersi fra gli scaffali, ma il tempo stringe, le occupazioni chiamano a gran voce. Allora cosa fa il povero acquirente tormentato come un innamorato, indeciso e frustrato per l’oggetto del proprio desiderio? Si affida al senso della vista, ove l’occhio cade, si sofferma, indugia e divora ogni particolare, lì sta la cura alle sue pene, quello è il libro giusto. Velocemente scorre le pagine, legge il sunto (bando alle romanticherie, controlla bene anche il prezzo, di questi tempi mica si può spendere a cuor leggero) e si convince che sì, va bene.
Nel letto, sul divano, sull’autobus (sono sempre io), inizia emozionato l’avventura personalissima, attende la metamorfosi, vestire i panni del protagonista è così eccitante, ogni libro è una nuova breve vita. Le prime pagine volano, la penna è semplicissima e informale, il pathos è latitante, ma la speranza è l’ultima a morire. La mente è talmente libera da qualsiasi sforzo che i capitoli volano, il lettore sta ancora aspettando il colpo di fulmine, il momento che precede la lode o l’infamia. Aspetta e aspetta. La delusione è totale.
Per fortuna, in questo caso specifico, con un titolo e una copertina così le aspettative sono pari a zero. Il contenuto è insignificante, non vi è nulla di romantico e passionale, si giunge presto alla fine senza aver trattenuto nulla. L’idea non è pessima, ma è sviluppata male, inizia traballante e finisce schiantata e deformata, un’accozzaglia di tematiche e situazioni banali che si risolvono nel modo più scontato possibile senza suscitare alcun vero interesse.
Astuta la mossa di iniziare i capitoli con consigli casalinghi tipici delle donne di altri tempi, i cari consigli della nonna, su quello avrei moltissimo da imparare, tornano sempre utili. Ma oltre a questo accenno vintage c’è veramente poco.
Concludendo, inserendo il pilota automatico, quando siete in coda dal dottore o in attesa dei mezzi pubblici in ritardo, fra gli schiamazzi degli studenti e il caos del traffico, si può leggere.

“In definitiva, ciò che fa di una casa un vero focolare domestico è la famiglia. Non importa dunque che sia linda e pinta; senza una famiglia non sarà mia nient’altro che una casa ordinata”.

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SARY Opinione inserita da SARY    13 Aprile, 2015
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Emma

Cosa fareste cari amici lettori se i vostri pensieri più intimi venissero calpestati e se i vostri innocenti difetti celati con tanta cura fossero sbandierati ai quattro venti? Quando la vergogna, il rossore e l’imbarazzo si alternano sul viso e le lacrime pizzicano pericolosamente gli occhi cosa si può fare per affrontare la situazione? L’aver accertato che l’autore della violazione della propria privacy è l’uomo con il quale si pratica una certa attività fisica e al quale si ha incautamente aperto lo scrigno dei segreti non è una cocente delusione?
Io saprei cosa fare:
1. diventare stratega di guerra e predisporre a tavolino una missione punitiva, con photoshop, con i vari blog e anche con il buon vecchio volantinaggio diffamatorio la riuscita dell’impresa è assicurata;
2. fuggire di notte alla chetichella con un aereo per l'isola più sconosciuta e ritirarmi in qualche eremo;
3. sulla predetta isola misteriosa mi metterei in contatto innocentemente con qualche tribù dedita ad attività esoteriche, non so fra una parola e l’altra potrebbe scapparci un rito voodoo;
4. fare voto di castità e mutismo.
La Kinsella è spassosa, la sua creazione, Emma, è buffa e divertente, le pagine volano. Non è una penna eccellente da premio nobel per la letteratura ma neanche una mezza tacca da scartare, la trama non è memorabile, il successo è dovuto al senso dell’umorismo, è semplicemente piacevole, leggerla strappa risate che allietano la giornata.
Concludendo, fate molta attenzione a chi confidate i vostri segreti, ridicoli o piccanti che siano.

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SARY Opinione inserita da SARY    09 Aprile, 2015
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Avventure e disavventure

Monica, quando imparerai ad avere un minimo di autocontrollo? Quando abbandonerai l’adolescenza? A 32 anni la metti la testa a posto?
Nel primo volume sei stata ammaliata dallo scozzese intellettuale, nel seguito sei stata sedotta e abbandonata da lui e da quell’altro, il maledettamente bello, ricco e cafone fino al midollo, ora nel libro conclusivo cosa ci dobbiamo aspettare? Noi lettori affezionati potremo finalmente tirare un sospiro di sollievo sapendoti in salvo da te stessa?
Fra avventure e disavventure, tra amori e illusioni, anche questa volta la protagonista tiene piacevolmente compagnia regalando momenti di puro svago.
La Bosco è frizzante e spiritosa, ironica e spensierata, una mano semplice ma per nulla sciocca. La trama non è originale, anzi è talmente comune, usata e strausata da risultare consumata, ma la differenza la fa chi scrive, la capacità di far sorridere e sognare è un punto favorevole.
Suggerisco la lettura della saga di Monica nel giusto ordine per comprendere appieno alcuni richiami e dettagli, quindi iniziando da Mi piaci da morire, L’amore non fa per me ed infine questo commentato, secondo me il migliore.
Concludendo, per i bisognosi di leggerezza consiglio di seguire le peripezie amorose della spumeggiante Monica.

“Lui tornerà a d essere un estraneo dopo che avrete fuso le vostre vite in una sola, vi sarete confidati i segreti più nascosti e avrete abbattuto il muro di qualunque pudore. Sarete due estranei anche se conoscete il ritmo del vostro sonno, i vostri odori, le vostre abitudini e i vostri schemi. Due estranei che si conoscono meglio di chiunque altro e le cui vite non si incroceranno mai più se non per caso.”

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SARY Opinione inserita da SARY    01 Aprile, 2015
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Mamma single

Una mamma indaffarata e tre bambini scalmanati. Il papà si è trasferito in un'altra casa con la nuova compagna e la figlia di lei. Dinamiche familiari moderne di difficile adattamento. La mamma resta sempre la mamma, armata di coraggio e di amore incondizionato porta avanti la baracca ed evita quotidiani disastri. Però, prima di essere madri si è donne. Spogliate dei panni materni, nei fine settimana liberi nei quali il padre riveste effettivamente il proprio ruolo, come impiegare il tempo sentendosi vive, affascinanti, giovani ed emancipate? Trovare compagnie diverse da quelle matrimoniali non è semplice, fiondarsi a casa di amiche sposate con prole non è educato, accaparrarsi un uomo in un pub è imbarazzante e la mancanza di fiducia nei confronti dell'altro sesso traditore rende l'impresa ardua; forse guardandosi attentamente intorno con un minimo di stima in sé stesse si possono scoprire cose piacevoli e creare situazioni interessanti, perché no, magari anche un lavoro gratificante, insomma, bisogna reinventarsi.
Nel caos del mondo domestico, alla nostra protagonista non mancheranno questioni di cuore, momenti esilaranti, giornate pessime, idee malsane, comportamenti autolesionistici, atteggiamenti sbagliati, litigate con i figli, apprensioni materne, incomprensioni amichevoli e piccole gioie.

Romanzo di facile lettura, scritto con semplicità, penna dotata di umorismo inglese che strappa sorrisi, divertente e stuzzicante al punto giusto. Tutto ruota intorno alla vita incasinata della protagonista e della sua famiglia, del difficile compito di essere genitori single,dell'umiliazione e della rabbia per essere state abbandonate, con toni leggeri e volutamente ironici per sdrammatizzare un fatto in realtà pesante e deprimente. Alla fine emerge il ritratto di una donna vincente, certo, ferita, zoppicante ma integra.

Concludendo, la copertina e il titolo sono un invito al relax da cogliere al volo e di cui non ci si pentirà.



«L'unica cosa che tutti noi possiamo fare per i nostri bambini è dar loro il nostro tempo e ascoltarli. Smettiamola di sbattere la testa contro il muro, perché il genitore perfetto non esiste.»

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SARY Opinione inserita da SARY    25 Marzo, 2015
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L'abbandono

Un dolore fortissimo in mezzo al petto, spasmi e tremori sconquassano il corpo. La solidità di un matrimonio stravolta dal tradimento di lui. Passano davanti agli occhi le immagini di felicità, flashback di ciò che è stato e non sarà più. E’ possibile che quei sorrisi rivolti a lei ora siano di un’altra? Cosa ne è stato degli abbracci intensi da marito e da padre di famiglia? Dove è finita quella voce roca nei momenti passionali e squillante nelle parentesi riservate alle figlie? E quell’odore che inebria e dà un senso di pace, l’odore della pelle del proprio uomo, ora chi vi si perde? Come si può spiegare l’abbandono alle proprie creature che nulla c’entrano con l’attrazione fisica del proprio papà nei confronti di un’altra donna, diversa dalla mamma principessa della casa? Le lacrime, maledette lacrime che scorrono come fiumi in piena senza tregua, sbucano nei momenti meno opportuni, non temono la gente, non provano vergogna, solo un bisogno di libertà ed espressione massima. Il lusso di cullarsi nell’autocommiserazione non è previsto per le madri, bisogna inserire il pilota automatico e marciare dritto, quel male interiore che rischia di oscurare tutto bisogna arginarlo, un buco nero che si inghiotte anima e tutto quanto. Chloè, la protagonista, un figura positiva accanto ce l’ha, il suocero. Dall’aspetto burbero ed austero, nasconde in realtà una grande capacità di amare. Di errori nel passato anche lui li ha commessi, rimediare ed imparare è un modo per ripagare il prossimo e sé stessi, sì, anche noi stessi dobbiamo perdonarci per ciò che siamo e facciamo. Il perdono. Si può perdonare? Ma come si fa? Voglio che qualcuno mi dica, scriva, urli e tramandi il perdono, quello autentico, non l’ipocrisia. L’autostima e l’amor proprio, ad un certo punto del calvario, risorgeranno più forti?
Breve, intenso, diretto e essenziale. Poche parole ben spese, frasi lapidarie efficaci, con una potenza espressiva forte. Due storie che si intrecciano, la visione della vittima e la versione del carnefice, si scontrano, prendono le misure, cercano un senso, un punto di incontro dove deporre le armi.
Scenari in secondo piano, descrizioni quasi nulle, dialoghi minimi e improvvisi, nel dolore ci sono poche parole.
Concludendo, una lettura che scatena rabbia e comprensione.

“Dopo quanto tempo si dimentica l’odore di chi vi ha amato? E quando si smette di amare? Datemi una clessidra”.

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SARY Opinione inserita da SARY    24 Marzo, 2015
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Laura e compagnia bella

Laura è una quarantenne affascinante e in gamba, ammirata dagli uomini e odiata dalle donne. Giunta ad un momento cruciale della propria vita, tronca nettamente i rapporti fasulli, cestina l’inutile e si butta a capofitto in avventure difficili ma gratificanti. Nella sua privata cernita impietosa si salva il giusto. Alle vicende di Laura si intrecciano altre storie, altri drammi. I protagonisti, passando dalla tappa obbligatoria del sacrificio e del dolore, giungeranno a piccole vittorie o a realizzazioni personali?
A far da sfondo a questa storia di cadute e rialzi c’è una Milano meschina. Il prossimo è colui da fregare, l’amico è tale se il tornaconto è buono, l’amante è piacevole finché non pretende. Servono coraggio, determinazione, onestà, umiltà per ottenere buoni risultati, per essere un’ancora di salvezza per gli altri.
Il materiale utilizzato è popolare, storie di ordinari fallimenti coniugali. Ma proprio per questo è un buon romanzo, la realtà lavorata e trasformata in gradevoli episodi. Una penna arguta che si esprime con franchezza. Il tono è leggero e scanzonato non privo di effetto. La presenza costante di dialoghi rende tutto familiare e scorrevole.
I capitoli sono brevi ed ognuno corrisponde ad un personaggio; ci sono, quindi, vari punti di vista e diverse opinioni. Lo sconforto iniziale dovuto alla copertina e al titolo viene superato fin dalle prime pagine. L’aspetto esteriore promette banalità ma il contenuto, invece, merita l’attenzione di un lettore modesto senza grandi pretese.
Concludendo, una lettura piacevole, semplice, adatta all’evasione sensata.

“Non si può stare nel buio dell’infelicità troppo a lungo: qui siamo in prestito, procrastinare il dolore è una bizza da immortali, tra poco ci scade il contratto e bisogna darsi una mossa. Meglio la forza di un ottimismo prudente, l’anticonformismo della generosità e il lusso della solidarietà. L’amore è una coperta calda, mentre il cinismo lascia nudi di fronte al dolore. Il cinismo paga solo quando tutto va bene: ma quando si è fortunati che bisogno c’è di essere cinici? Non è meglio essere magnanimi?”

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SARY Opinione inserita da SARY    20 Marzo, 2015
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L'uomo

Nate è uno scapolo indefesso in una New York frenetica, affermato professionalmente, apprezzato dagli amici, ricercato dalle donne, presuntuosamente intelligente e stimatore di sé stesso. I rapporti stabili lo tediano, approfondire i rapporti personali spingendosi oltre l’appagamento fisico del momento lo infastidiscono. Un via vai di amanti, di eccitamenti iniziali, di rotture, di pianti altrui e sensi di colpa propri. Ma non è che stando più attento Nate, in mezzo ad una vasta gamma di esemplari, troverà quella che lo inchioda?
Un viaggio nel cervello maschile, un trattato sulla psiche femminile. Cosa pensano gli uomini quando vedono una donna? Cosa scatta? Nella staffetta del corpo umano sappiamo cosa parte per primo. E la donna come si comporta? L’autrice, tramite il personaggio da lei ideato, filosofeggia e si cala nei panni dell’antropologa, sciorinando un sapere, una cultura e una capacità di ragionamento effettivamente alti, peccando un filino di pedanteria e arrivando a conclusioni già ampiamente note e archiviate (neanche troppo lusinghiere nei confronti del mascolo). Il titolo accattivante promette una lettura sobria e curiosa, fin dalle prime pagine si è coscienti dell’illusione. Sulla capacità di scrivere nulla da obiettare, è una giornalista in carriera che collabora con importanti testate, sagace e disincantata, ma non una penna ammaliante. Il contenuto è, invece, insipido, a tratti pruriginoso per il clima sconfortante e per la personalità di Nate, perennemente impegnato in soliloqui pseudo intellettuali e in critiche sul quoziente intellettivo del gentil sesso. La differenza la si poteva fare condendo il tutto con un pizzico di verve, una manciata di umorismo, o addirittura con un briciolo di passione, dosando gli ingredienti il lettore avrebbe potuto gustare pathos e coinvolgimento leccandosi anche le dita.
Voleva forse essere una ironica descrizione dell’uomo, il risultato è invece un romanzo che lascia il tempo che trova.
Concludendo, osannato dalla critica, bocciato dalla sottoscritta, consigliato a chi non ha ancora capito le differenze sostanziali tra i sessi e coltiva vane speranze di empatia con l’uomo.

“Le donne hanno un bisogno fisico di stare in coppia proprio come gli uomini hanno un bisogno fisico di orgasmi. E’ un imperativo che determina la loro stessa natura. Gli uomini, al contrario, vogliono stare in coppia proprio come le donne vogliono un orgasmo: a volte, e nelle circostanze adatte.”

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SARY Opinione inserita da SARY    27 Febbraio, 2015
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L'ottimismo

Un’avventura on the road che cela drammi e speranze. Un lento viaggio in automobile dalla city londinese alle brughiere scozzesi intrapreso da una famiglia stramba ma unita. Macinano chilometri, elaborano sentimenti, risolvono situazioni, creano opportunità, giungono a delle conclusioni, un arrivo, un punto di inizio. Il carburante dei protagonisti è l’ottimismo, anche quando tutto sembra perduto e sconfortante osservano la situazione da una prospettiva diversa e scorgono il lato migliore, certo, non mancano i momenti in cui il think positive latita.
Ogni capitolo corrisponde a un personaggio, quindi si godono vari punti di vista, stati d’animo e riflessioni. La prima parte del tragitto, che poteva anche essere colorita da descrizioni paesaggistiche o da cenni storici/culturali tipici dei viaggi, è monotona, c’è aria viziata nell’abitacolo e tra le pagine. La seconda metà è più avvincente e coinvolgente. Si sviluppa seriamente la storia, ci si affeziona a tutti loro condividendo i problemi. I siparietti rosa sono scontati e fiacchi, in generale la trama non spicca per originalità, lo stile è meno efficace e penetrante rispetto ad altre opere della stessa autrice.
Concludendo, una lettura piacevole, senza infamia e senza lode.

“Perché sapeva bene che cosa succede dentro di te quando tua madre non ti tiene stretta, non ti ripete che sei la cosa migliore che abbia mai avuto, non si accorge nemmeno della tua presenza quando sei in casa: una piccola parte di te si chiude ermeticamente. Non hai bisogno di lei. Non hai bisogno di nessuno. E senza neppure rendertene conto, ti metti ad aspettare. Aspetti che chi ti sta vicino si allontani e si dissolva come una foschia marina. Perché deve esserci qualcosa di sbagliato in te - non è vero? – se perfino tua madre non ti ha mai amato veramente.”

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SARY Opinione inserita da SARY    20 Febbraio, 2015
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Una vita dura

Case fatiscenti, lampioni singhiozzanti, strade buie peste, sagome appostate in angoli bui in attesa della botta, chi d’amore, chi di droga. Non è un quartiere abbandonato, è la Fortezza, occupata abusivamente da un popolo senza mezzi e speranze. La criminalità e il degrado sono ad alti livelli, l’unica garanzia è la fedeltà familiare, nella pochezza brilla e si rafforza l’unione, nella disperazione non c’è solitudine.
Lì dentro ci nasci, nessun si trasferirebbe di propria spontanea volontà in un postaccio del genere, peraltro sorvegliato a mano armata da spietati guardiani invisibili. Nasci con il peccato originale più peccaminoso degli altri, sei figlio di uno della Fortezza, occupi il gradino più basso della società, sono affari tuoi, campare è un problema solo tuo, buona fortuna … tanto manco ti sfiora quella, scavalca i muri di cinta e va oltre, verso orizzonti migliori.
Il dna non è un capriccio. Puoi provarci a farti una vita normale, però è un lavoraccio faticoso, uno sforzo quotidiano sfiancante, ma non è impossibile. Stai alla larga dalla droga, dalla delinquenza, dalle schiene fallate e rimboccati le maniche. Manda una preghiera lassù, chiedi che qualcuno guardi giù per un momento soltanto, è sufficiente, puoi ritrovarti oltre la collina con una ragazza a posto. Insieme, graffiandovi, scorticandovi, forse impari l’amore e l’altra vita, quella vera, quella che fa male e bene allo stesso tempo, quella che si srotola ogni giorno con gioie e dolori, ricordarti, più bellezza che bruttezza.
Forse dovrai toccare il fondo, forse dovrai sentirti una bestia, sicuramente dovrai vomitare bile e rabbia, versare sangue e sudore, ma se lo vuoi davvero, forse puoi voltar pagina, non dimenticare mai la tua famiglia, le tue origini, un monito, un bisogno, un dovere, un diritto.
Questo è il seguito (indipendente) del ”Il rumore dei tuoi passi” meno toccante, più speranzoso, crudo e sboccato, in perfetta sintonia con il contesto.
Concludendo, a chi ha apprezzato il primo lo consiglio vivamente, a chi non ha mai letto nulla della D’Urbano lascio un invito alla lettura di realtà sempre più diffuse.

“ Tu sei la mia ferita, sei un nodo che non si scioglie. Tu non sei di questo mondo, non gli appartieni. Questo posto non ti merita, io non ti merito ma non me ne frega niente, è qui che devi restare. Non ti voglio in nessun altro luogo, non posso tollerare che tu sia lontana da me e mi dissangua la tua assenza. É con me che devi stare.”

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SARY Opinione inserita da SARY    13 Febbraio, 2015
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Incantesimo d'amore

Una romantica fiaba d’amore, una classica love story. Tra pratiche legali e drammi familiari si apre il varco la voglia di riscatto e di giustizia. I piani originali posso incontrare ostacoli, trasformali in opportunità è una mossa strategica, se poi strada facendo si unisce la fortuna il progetto lo si può definire perfetto.
La vicenda si snoda tra Milano e New York. I protagonisti ed in sé la trama sono ben caratterizzati, ampiamente descritti ma ordinari, manca un tocco di estro dell’autrice. Uno stile semplice e diretto ricco di termini inglesi e di dettagli tecnici relativi al campo legale, in certi passaggi giovanile e informale con l’utilizzo sfrenato di punteggiatura come parentesi, punti esclamativi ed interrogativi.
La nota romantica è gradevole, da subito si è coscienti del contenuto frivolo e adolescenziale seppur i personaggi abbiano già superato quel periodo della vita, e la mente si predispone alla lettura in modalità relax, di buon grado si sfogliano le pagine lasciandosi cogliere dalla trepidazione per l’epilogo della storia. Non lo si può definire banale, quando sbocciano i sentimenti si torna sempre un po’ ragazzini e spensierati a prescindere dall’età, non si può negare che manchi un’impronta di originalità.
Concludendo, una lettura piacevole adatta a chi ama sognare ad occhi aperti, a chi sa accontentarsi apprezzando un po’ di svago letterario.

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SARY Opinione inserita da SARY    27 Gennaio, 2015
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Il barbone e la fanciulla

C’era una volta uno straccione che viveva ai margini delle strade appresso ai cassonetti dell’immondizia alla ricerca quotidiana degli scarti altrui, vegliato costantemente da un colombo. Chi sono i due amici? Non si sa con precisione, l'identità dettagliata non conta. Ma quale brutto tiro ha giocato loro la vita? Anche questo è da ignorare, il passato è chiuso ermeticamente, resta il presente, il fatto che lui sia un barbone amico di un colombo.
Ma un giorno, una meravigliosa fanciulla sofferma il suo sguardo sul vecchio e se lo porta a casa. Dolcemente lo lava, lo depila, lo spulcia, lo ama. Ma perché la ragazza si comporta così? Si è innamorata davvero? Vuole giocare? Ha qualche secondo fine? Pare una coppia male assortita.
Il tempo passa e la giovane cambia. Mette alla porta il vecchio senza assicurargli mezzi e speranze. Lui si riprende la vita di prima che vita non era, stenti, patimenti, crepacuore, dove lo condurranno? Tutto può ancora accadere, è una fiaba.
E la ragazza? Lo cerca? Si ritrovano? La risposta è … chi lo sa? Forse in questa vita no, forse si incontreranno per le vie della città dei morti, o forse lei si sposerà con un belloccio benestante, forse lui resusciterà e diventerà un fantasma o forse magicamente si uniranno e diventeranno inseparabili in una società migliore dove tutti avranno un loro posto.
La narrazione è fluida, la lettura scorre velocemente, una penna curata e armoniosa. Un’idea particolare, raccontare una fiaba in chiave moderna. Ma, a differenza dei classici che hanno una morale, un messaggio finale ben chiari, di questa non ne ho colto appieno il senso. Certe descrizioni evitabili, sembrano quasi una denuncia sociale sulla qualità della vita di persone in difficoltà, una critica verso una società che emargina, schiaccia, rifiuta, sfrutta, priva di valori e di giustizia. L’impossibilità di una amore tra una giovane fanciulla e un anziano in pessime condizioni è talmente ovvia da essere inspiegabile e assurda. Il non menzionare il passato dei protagonisti amputa la storia stessa, è meglio avere un preciso inizio e una fine decisa. L’abbandono, la separazione sono passi dolorosi che andrebbero smussati per il contesto in cui si trovano, per lo stile e i toni utilizzati, leggeri, fiabeschi, altrimenti il narrato prende le sembianze di un dramma e se così deve essere che lo sia fino in fondo (o forse è meglio indorare la pillola?).
Concludendo, avrei preferito comprendere esattamente ciò che ho letto, mi è sfuggito evidentemente qualcosa, resta comunque una lettura strana, da provare.

“Avevo spento tutte le luci della mia casa e della mia vita … avevo chiuso tutte le porte … mi ero messo a dormire in strada … Ogni cosa ti delude le persone non sono quelle che dicono di essere, ti dicono che sono una cosa e invece sono un’altra..le persone ti ingannano, ti feriscono, ti fanno del male … Come si fa a vivere in un mondo simile?”

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Gialli, Thriller, Horror
 
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SARY Opinione inserita da SARY    26 Gennaio, 2015
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Indagini valdostane

Cime innevate, alpeggi, aria pungente, un paesaggio da cartolina natalizia violentato dalla cattiveria umana che si insinua tra le stradine, si inerpica sui sentieri e sparge il suo seme.
Il vicequestore Rocco Schiavone, romano burbero allergico ai climi rigidi, spedito ad Aosta in punizione a causa dei metodi poco ortodossi praticati durante il servizio reso allo Stato, ha tra le mani un caso dai contorni incerti. Tutto ha inizio da un incidente stradale mortale, un fatto di apparente ordinaria tragedia, l’evolversi della vicenda porta alla luce altri crimini ed altre realtà sconcertati. Ce la farà Schiavone insieme alla sua striminzita squadra a chiudere positivamente il caso?
La serie di Rocco Schiavone, ideata da Antonio Manzini, odora di Montalbano in versione romanesca, ci sono somiglianze caratteriali e professionali; infatti, il Vicequestore è pungente, sboccato, geniale, appassionato di donne, ironico, testardo, le operazioni le svolge seguendo un suo personalissimo metodo al limite della legalità extra protocollo standard, giungendo a volte a conclusioni sconclusionate. Anche l’ambiente del commissariato ricorda quello di Vigata (sosia di Catarella e Fazio compresi).
La trama è articolata, il finale garantisce un seguito ed in generale la sostanza è interessante, con qualche parentesi rosa. Il linguaggio utilizzato da Schiavone/Manzini è farcito di imprecazioni, che unito al suo vizio segreto, fumare gli spinelli, non gli dona onore per il ruolo stesso che ricopre. La particolarità del protagonista, con pregi e difetti, rischia di non aggradare tutti i lettori e per i fedeli seguaci di Camilleri potrebbe essere una potenziale delusione.
Per cogliere appieno i particolari e l’essenza del romanzo è consigliabile leggere i precedenti.
Concludendo, è un giallo dai toni smorzati che non manca, però, di piacevolezza.

“I ricordi se ne vanno, amore mio. Giorno per giorno, tu magari non te ne accorgi ma se ne vanno. Quelli belli e quelli terribili. Se li ingoia la notte, e si vanno a mischiare coi ricordi degli altri. Non li ritrovi più, neanche se ti ci impegni. Fino a quando anche tu diventerai un ricordo. E allora tutto ti sarà più facile.”

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SARY Opinione inserita da SARY    16 Gennaio, 2015
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Esperimenti

Quando la genialità incontra la follia il risultato è una catastrofe.
Nella città che non dorme mai, New York, uno scavo edile porta alla luce un ossario risalente all’Ottocento, un vaso di Pandora che scatena una serie di omicidi e raccapriccianti scoperte. Spetta all’agente speciale Pendergast dell’FBI fermare il male insieme ad un team d’emergenza composto da una archeologa, un giornalista ed un poliziotto. Non c’è limite alla pazzia, procedere con estrema cautela alla ricerca febbrile di ogni indizio è l’unica soluzione per interrompere la scia di sangue. Nell’eterna lotta tra bene e male chi soccomberà?
Thriller interessante, tema principale originale con passaggi scenografici storici. Suspense e curiosità restano mediamente alte. Lungo la strada vengono disseminati abilmente deboli segnali capaci sia di aiutare che di depistare. L’epilogo sfocia nel surreale e nel fantasy.
Il personaggio principale è fuori dalla norma, una specie di supereroe. L’esagerazione la si perdona perché compensata da tanta eleganza e intelligenza.
Concludendo, un viaggio negli abissi della mente umana, per gli amanti del genere.

“La follia si traveste in molti modi. La sua ossessione era nascosta in profondità. Si possono raggiungere ugualmente le porte dell’Inferno sia che si vada piano sia che si corra.”

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SARY Opinione inserita da SARY    29 Dicembre, 2014
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Natura

Storia di violenza, violazione, odio e amore.
Guido, benestante eccentrico stralunato, Costantino, proletario mite introverso. Abitano mondi diversi ma vicini, si incontrano e si dividono, si ritrovano e si allontanano. Non possono esprimersi liberamente, devono fare i conti in primis con sé stessi, i giudici più severi e intransigenti, poi con gli altri, spettatori violenti e sprezzanti. Intanto la vita non si arresta, prosegue il suo corso ligia al dovere di consumare gli anni, modificare il corpo e la mente. Gioie e dolori costellano le tappe dell’esistenza, per sopportare meglio le pene e per gustare appieno i piaceri è meglio essere fedeli al proprio Io, ma a volte non si può e non si vuole.
Una penna graffiante, cruda che riempie pagine con ipotetici scenari attuali intenzionata a colpire ed affondare senza contegno, non aggiunge zucchero all’amarezza della dura realtà, non concede sconti, si mostra in tutto il suo splendore, consegna pensieri e parole imbevuti di perfezione, grettezza, umanità e crudeltà. Le conclusioni sono lasciate ai lettori, non prende posizione, descrive egregiamente due visioni e due situazioni opposte, la mentalità aperta e quella chiusa, outing e repressione si scontrano, si annusano e prendono le distanze. Scrittrice colta e sapiente, non sempre chiara e trasparente, quasi incurante della comprensione altrui e disattenta all’impatto devastante e frastornante che avrà su chi la legge. Il finale è al contempo un punto interrogativo ed esclamativo.
Concludendo, una lettura che, a prescindere dal grado di piacevolezza, assai personale, scava dentro e si infila, ci vuole tempo per smaltirla, il pensiero si sofferma a lungo.

“E davvero accadde, e fu contro natura, e davvero vorrei sapere cos’è la natura, quell’insieme di alberi e stelle, di sussulti terrestri, di limpide acque, quel genio che ti abita, che ti porta a fronteggiare a mani nude le tue stesse mani e tutte le forze del mondo. Allora fu natura, la nostra natura che esplose e trovò l’espressione più dolce e benevola. Stupiti ci sollevammo, ci piegammo come uomini sulle messi e raccogliemmo il nostro grano in quell’immenso splendore”.

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SARY Opinione inserita da SARY    11 Dicembre, 2014
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La scelta

Nulla mi affascina più della gravidanza, della maternità. Una donna in dolce attesa è sensuale, attraente, un concentrato di luce, divinità e potere. Pelle luminosa, forme morbide in grado di appagare gli occhi, capelli lucenti, nove mesi di bellezza primordiale. L’utero ospita un mistero, quello della vita, un dono prezioso è stato dato alla donna, libera di accettarlo o rifiutarlo con assoluta armonia e pace dei sensi, quello di essere madre. É nella natura accoppiarsi e garantire la specie, ma non sempre la macchina speciale che è il corpo umano funziona a perfezione e a volte ciò che pare scontato e semplice in realtà non lo è. Può un utero essere inospitale, può il liquido amniotico essere vita e morte allo stesso tempo, può la placenta stancarsi del suo ruolo prima del tempo, può l’organo mettere in moto una delicata operazione nel momento sbagliato. Può il tesoro custodito fra le pareti così intime, personalissime, non essere perfetto, può essere gravemente malato.
In sala d’attesa gioiscono le gestanti, futuri genitori sorridenti con parenti al seguito scalpitano per vedere chi si nasconde là dentro, l’ecografia in 3D, la videocassetta con immagini chiare, il pugnetto che si agita, un dito in bocca, un piedino puntato sullo stomaco. Escono felici dalla stanza della rivelazione impugnando foto in bianco e nero che finiranno in prima pagina nell’album del nascituro, un trofeo da mettere in bacheca. Che orrore uscire dalla stanza delle confessioni dolorose con la certezza di non avere più certezze, con una sentenza di morte o di condanna alla sofferenza. Che dolore dover scegliere. Ci si aggrappa alla fede o la si rifiuta? Ci si affida alla scienza o la si dubita? Luce e Pietro, i protagonisti, faranno la scelta per loro migliore, consapevoli delle conseguenze e del carico emotivo che li accompagnerà fino alla fine dei loro giorni. Capita, purtroppo, di non avere neanche la possibilità di scegliere, lo fa madre natura al posto nostro senza consultarci.
Si parla poco di aborti terapeutici, delle malattie genetiche e delle esperienze altrui in questo campo, o forse si presta solo mezzo orecchio perché la sofferenza degli altri la si schiva per non esserne contagiati, vi è il terrore, credo, che una cosa del genere possa accadere a noi smorzando la voglia e il dovere di sapere. Un contenuto di difficile digestione, blocca il respiro e annienta l’appetito. Per affrontare la lettura di questo libro, che non è autobiografico, bisogna armarsi di apertura mentale e capacità di ascolto. Capisco che un tema tanto delicato, esposto benissimo con una penna sapiente, possa creare due fazioni contrapposte pronte alla guerra pur di rivendicare i propri diritti. Io non mi sono schierata da nessuna parte, ho letto con interesse ed angoscia una probabile storia, ho riflettuto e provato ad immedesimarmi nella protagonista, ho valutato i pro e i contro, ma non sono giunta ad una conclusione definitiva. Mi è venuto il bisogno e la voglia di abbracciare mentalmente tutte le famiglie che soffrono e che ruotano intorno a questo tipo di scelta.
Concludendo, lo consiglio a tutti, previo abbandono momentaneo dei pregiudizi.

“Mio figlio non ha mai incontrato il mio viso, e se fosse nato, forse, non mi avrebbe neanche riconosciuta. La mia carezza è stata un ago che gli ha tolto il respiro, e il mio latte usciva al richiamo di pianti sconosciuti per andare sprecato in un reggiseno che non ho mai più indossato. Ma è da me che è partito, e dentro di me si è fermato. È dalle madri che partiamo, ed è alle madri che sempre torniamo, una volta concluso il viaggio”.

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SARY Opinione inserita da SARY    03 Dicembre, 2014
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Tutto e niente

Perdere un figlio conduce alla pazzia, l’anima è squarciata e la mente offuscata, il tutto si divide in prima e dopo quell’evento. Annegare nel senso di colpa, autodistruggersi, seguire chi è partito, una madre cosa può fare per fronteggiare un dolore così immenso? Non ci sono cure efficaci ad effetto immediato, Rosy lo sa, forse costruire una realtà parallela che poi tale non lo è più può lenire la sofferenza. Dal passato, rigorosamente ristretto nel prima, emerge una figura fantasma tanto cara alla protagonista, un uomo di cui in gioventù aveva amato ogni sfumatura. Lo vede, dialoga, scambia effusioni, un caffè, una sigaretta e lui non c’è più. Sogna o è sveglia? Il tempo passa, il guasto interiore è ancora lì in attesa, ecco un nuovo incontro, e-mail, ore passionali, momenti di tenerezza, dichiarazioni amorose ritardatarie, poi ancora il nulla. Rosy immagina o vive davvero quelle situazioni?
Beato chi lo scopre e lo comprende. Un tema delicatissimo che si potrebbe sviluppare in molteplici modi, scatenando reazioni diverse, una valle di lacrime, commozione, angoscia, qualsiasi cosa ma non di certo indifferenza e perplessità.
La struttura è precaria e disarmonica. Dopo numerose pagine si coglie il senso e prende forma il romanzo. La voce narrante è la protagonista che si rivolge all’uomo venuto dal passato, è la sua storia, la loro storia. L’amore e il rapporto degli amanti dovrebbe fare da contorno ad una tragedia vestendosi a lutto e muovendosi in punta di piedi, l’evento madre dovrebbe essere la morte della figlia, ma la si percepisce in sottofondo e non reclama prepotentemente importanza e attenzione, momenti toccanti ce ne sono, ma pochi e mal incastrati nella narrazione.
Difficile capire inizialmente la natura del contenuto, proseguendo nella lettura subentra la confusione per il passaggio continuo dal presente al passato, dal prima al dopo, si invertono i ruoli, i soggetti, un girotondo da capogiro di luoghi e tempi. Per forza d’inerzia si giunge alla conclusione o forse è l’augurio di un epilogo cristallino, vane speranze. Un punto interrogativo dall’inizio alla fine. L’idea di partenza è buona, l’autrice poteva giocare meglio sul discorso psicologico e paranormale.
Concludendo, un libro dall’impronta evanescente.

“Sarebbe meglio prestare attenzione alle cose strane che succedono, cose che a occhio nudo sembrano prive di senso. Non c’è errore più grande che cercare di renderle normali e scusabili, di trovare una giustificazione.”

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SARY Opinione inserita da SARY    27 Novembre, 2014
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La cura

Così si potrebbe intitolare questo romanzo e se fosse un film la colonna sonora adatta sarebbe “La cura” di Battiato.
Un romanzo a quattro mani, una sonata al pianoforte in cui toni alti e toni bassi si alternano in armonia riempiendo l’aria di musica dolce e piacevole, un ristoro per le orecchie e un balsamo per lo spirito. C’è sintonia tra i compositori, si capiscono e si completano, una chiede, l’altro risponde, una ragiona, l’altro semplicemente ama, dell’amore più puro e onesto.
I protagonisti sono Gioconda, rappresentata da Chiara Gamberale, e Filèmone, impersonato da Massimo Gramellini. Lei è una donna afflitta per la crisi matrimoniale causata dai suoi stessi errori e dal tormento interiore che l’accompagna dalla nascita, lui è il suo angelo custode, paziente, saggio, tenero. Gioco o follia? Uno scambio di biglietti cura l’anima, il cuore e la mente della protetta, attraverso un esame di coscienza ed un percorso interiore Gioconda riscopre sé stessa ed il significato di alcuni concetti chiave della vita.
Originale nella forma e nel contenuto, del resto lo sono tutti i libri dell’autrice, annessi pro e contro. Uno scambio di idee, un questionario sui sentimenti, sul perdono, sulla forza interiore nascosta in ognuno di noi. Le pagine migliori sono quelle di Gramellini/Filèmone, ricche di riflessioni e stilisticamente pregiate. Vi sono collegamenti alla sfera religiosa che potrebbero non soddisfare tutti i gusti scontrandosi con devoti e miscredenti. Bisogna prenderlo per quel che è, non è un testo di teologia e non è un saggio di filosofia, è un romanzo che si avvale della facoltà di esprimere liberamente opinioni, adottando inoltre la buona strategia della novità in fatto di impostazione e tematica, nulla pretende, tutto concede.
I lettori non vi troveranno risposte a quesiti esistenziali e non resteranno ammaliati da virtuosismi letterari, ma potranno passare qualche ora di piacere costruttivo.
Concludendo, una guida pratica all’amore in tutte le sue forme.

“Amarsi è l’opera d’arte di due architetti dilettanti di nome Io che, sbagliando e correggendosi a vicenda, imparano a realizzare un progetto che prima non esisteva. Noi.”

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SARY Opinione inserita da SARY    20 Novembre, 2014
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Il Bene e il Male

Uno straniero compare a Viscos. Berta, l’anziana del paese additata come strega, nota il diavolo accanto al viandante. La vita è stata tremenda con lui, Dio lo ha abbandonato, la vendetta potrebbe placare l’animo infuocato e inorgoglire il diavolo. Una scommessa macabra mette alla prova gli animi dei cittadini, nel momento del giudizio si vedrà chi è buono e chi è cattivo.
Parabola sull’essenza umana, sulla libera scelta fra bene e male, sulla volontà di essere angeli o demoni. La domanda che si pone Coelho risale ai tempi di Caino e Abele: l’uomo è fondamentalmente buono o cattivo?
Attraverso leggende, novelle, citazioni religiose, teologiche e filosofiche varie l’autore tenta di spiegare concetti non proprio alla mano. La morale quale è? Da quel che ho capito, nell’uomo convivono due forze contrapposte, in base ai momenti, alle situazioni, ai sentimenti provati dallo stesso, esse si scatenano con più o meno forza, a volte vince la luce, a volte le tenebre. Resta comunque all’individuo scegliere, Dio fornisce strumenti fin dall’origine, dissemina circostanze, crea possibilità, poi sta ancora a noi essere protagonisti o spettatori.
Il diavolo e la signorina Prym conclude la trilogia insieme a “Veronika decide di morire” e “Sulla sponda del fiume piedra mi sono seduta e ho pianto”, quest’ultimo è il migliore. Se negli altri erano sì presenti collegamenti “religiosi” e concetti sull’amore universale ma a dosi contenute tanto da lasciar prevalere l’idea del romanzo fine a sé stesso, quindi di piacere, qui le pagine sono impregnate di concetti sul Bene e sul Male, lasciando poco spazio ad altro.
Ottima l’idea di utilizzare parabole/novelle per esporre il proprio pensiero, sempre diverse negli scenari e ricche di spunti. Lo stile è buono, riconosco in Coelho un abile scrittore, colto e vissuto in grado di catturare attenzione e consensi. Ci sono righe esasperanti ed altre confortanti. Lo definisco da sempre un profeta, lui semina, qualcosa attecchisce e si sviluppa, qualcosa muore sul nascere.
Concludendo, non è un libro per tutti, solo per chi ama lasciare le porte aperte.

“Il Bene e il Male hanno la stessa faccia. Tutto dipende dal momento in cui attraversano il cammino di ogni essere umano”.

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SARY Opinione inserita da SARY    19 Novembre, 2014
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Giustizia privata

Attenti bimbi, attenti, arriva l’uomo nero. E se l’uomo in questione, al posto di essere nero fosse bianco? E se al posto di una bimba bianca come il latte ce ne fosse una color cioccolato?
In una cittadina del Mississippi, in un solo pomeriggio, viene violentata ripetutamente Tonya, una bambina di dieci anni, da due ragazzi bianchi sotto l’effetto di droga e alcool (e un’altissima dose di cattiveria insita nel dna). La usano come una bambola di pezza, le urinano addosso, la picchiano, la prendono a calci in bocca rompendole la mascella, la macellano all’interno rendendola sterile, per concludere il gioco tentano di impiccarla ad un albero. Non vi riescono per cause indipendenti dalla loro volontà. Nel volgere di poche ore, le porte del carcere si aprono. Tonya, intanto, lotta tra la vita e la morte. Il processo per stupro e tentato omicidio è immediato. Loro si dichiarano innocenti.
Un uomo seduto in prima fila attende il momento propizio per vendicarsi. Un padre addolorato, accecato dall’odio per lo stato attuale della figlia è un padre potenzialmente (e giustamente) pericoloso. La giustizia privata è per i fuorilegge, toccherà all’avv. Jack Brigance far assolvere il proprio assistito dalla grave imputazione. Un padre che si trova tra le braccia la propria bambina praticamente morta a causa di una coppia di disgraziati fuori di testa, è un padre perseguibile? Ce la farà Jack a dipingere il suo cliente come il buon vendicatore?
Un legal thriller interessante e avvincente. Oltre ad essere presenti dettagli e spiegazioni del processo penale, immancabili nelle opere dell’autore, oltre alle descrizioni fisiche ed ambientali sempre minuziose, troviamo anche il tema razziale ad arricchire la trama. Da una parte i neri e dall’altra i bianchi, quelli multirazziali e quelli fedeli al Ku Klux Klan. Già, avete capito bene signori miei, proprio quello. Alla fine Grisham ci lascia l’immagine di un’America dove tutto ancora può accadere.
Il finale non è pienamente soddisfacente poiché lascia nel dimenticatoio un paio di comparse e di fatti che meritano anche loro la parola fine.
Le pagine sono molte ma scorrono serenamente, uno stile semplice ma curato che invoglia la lettura.
Concludendo, il miglior Grisham letto finora.

“Mi piacciono i processi penali, i grandi processi dove è in gioco una vita e la pressione è così grande che la si vede nell’aria, dove l’aula è stracolma e i controlli di sicurezza rigorosi, dove metà dei presenti odia l’imputato e i suoi avvocati e l’altra metà prega perché se la cavi”.

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Racconti
 
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SARY Opinione inserita da SARY    11 Novembre, 2014
Top 100 Opinionisti  -  

Una passione travolgente

Chi è Jakob Mendel? “è uno che sa tutto e ti procura tutto, l’uomo più in gamba di Vienna, un originale, un preistorico biblio – sauro di una razza ormai in via d’estinzione”. Una definizione che calza a pennello.
Un bibliomane antiquato, un rivenditore di libri squattrinato con una memoria eccezionale e una capacità di concentrazione unica, un amante insaziabile dei libri, più precisamente dei cataloghi, a lui non interessa tanto il contenuto narrativo, bensì l’aspetto esteriore, il frontespizio, l’edizione, il titolo e il costo (“Poter tenere fra le mani un libro prezioso significava infatti quel che per altri è l’incontro con una donna. Quei momenti erano le sue notti d’amore platonico”).
Opera e vive in un caffè di Vienna, lì cercatori di volumi e bisognosi di consigli, pellegrinano certi di trovare risposte soddisfacenti e Mendel dei libri non delude mai, basta un attimo di riflessione ed eccolo pronto a sciorinare il suo sapere.
Questa passione annulla il mondo che lo circonda. Gli occhi si posano beati sulle pagine e lì si perdono nella pace dei sensi. Fuori però scoppia la prima guerra mondiale. Il galiziano Mendel, eccentrico scrittore di cartoline viaggianti per l’Europa, infastidisce le severe autorità in guerra proprio contro i Paesi da lui contattati, un centro di detenzione apre a lui le porte. Solo importanti conoscenze e un passaparola amichevole riescono a tirarlo fuori. Ma gli occhi non si abbeverano più alla fonte del sapere, la mente è fallata, l’animo turbato, il Mendel dei libri è morto tra stenti e patimenti.
La premessa iniziale inquadra il racconto come una dichiarazione di amore e appartenenza all’ebraismo. Io non vi ho letto questo, o comunque l’ho percepito in modo superficiale. Il testo è una confessione d’amore per i libri. Un uomo seduto ad un bar che nulla sa di ciò che lo circonda, è talmente immerso nella lettura che no si accorge di nulla, resta sé stesso anche se il resto del mondo non lo è più. Davanti alle autorità con ingenuità disarmante comunica le sue origini, motivo della detenzione. Non viene poi approfondito il discorso etnico, storico, bellico o politico. Si capisce la situazione ed il contesto perché l’autore vi accenna, ma la narrazione non si fonda, secondo me, su quelle basi.
Da profana quale sono posso solo dire che questa novella è una piccola meraviglia, una penna sapiente e colta, un lessico ricercato, ma non pomposo o incomprensibile, le pagine trasudano cultura.

Concludendo, imperdibile per gli amanti dei libri.

“I libri si fanno solo per legarsi agli uomini al di là del nostro breve respiro e difendersi così dall’inesorabile avversario di ogni vita: la caducità e l’oblio”.

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