Opinione scritta da Alipro
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Mamma mia .... che libro!
Mamma mia ... che libro difficile e che libro complicato da commentare! Un libro che comunque non puo' lasciare indifferenti, nel bene e nel male.
Nel bene, perche McEwan scrive in maniera magistrale, perchè il legame con la vita e con il mondo reale è perfetto, perchè alcune frasi singole e la descrizione di alcuni eventi (la partita di squash al primo posto...) sono memorabili.
Nel male perchè a volte la lettura diventa faticosa, quando il livello di introspezione si alza, o quanda i dettagli di un intervento chirurgico o di una disquisizione letteraria portano via qualche pagina di troppo.
La senzazione è quella di trovarsi di fronte a un libro unico nel suo genere, a un libro che sicuramente non si dimentica ... un libro che ha bisogno dei suoi tempi per essere letto... forse solo un po' troppo complesso in alcune parti. Almeno per me .... che ora, per "disintossicarmi", ho bisogno di leggere al piu' presto una rilassante inchiesta del Commissario Maigret.
E, comunque, a mio avviso Mc Ewan resta uno dei più grandi scrittori contemporanei .... I suoi libri non riescono mai ad essere banali. E non si dimenticano.
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Ciao, Samia!
Mi è capitato tra le mani per caso ... perchè una (brava) insegnante di mio figlio lo ha fatto leggere ai ragazzi. Ricordavo vagamente qualcosa di questa ragazzina somala che alle Olimpiadi di Pechino aveva corso i 200 metri, così come avevo un vago ricordo della sua triste storia che avevo distrattamente ascoltato al telegiornale ...
Il libro è bellissimo, lo metto tra i ... 10? .. più belli che ho mai letto. E fa vedere con occhi diversi quei disgraziati che ogni giorno approdano sulle nostre coste e che, se sono fortunati, dopo giorni e giorni di viaggio nel deserto (e il Sahara è davvero enorme ... provate a vedere la distanza che c'è tra Mogadiscio e Tripoli...), attraversato in condizioni disumane, arrivano a vedere il mare ... il mare della speranza. O della loro morte.
Tutto questo, sullo sfondo dell'attaccamento alla famiglia e alle proprie tradizioni, dell'assurdità di guerre in nome di non si sa quale Dio, di odi tribali. E di una ragazzina, Samia, che voleva solo correre, con le sue gambe esili .... costretta a farlo nascondendosi, di notte, in uno stadio semidistrutto, con la luce della luna. E che voleva andare alle Olimpiadi di Londra ...
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Mah ...
Uso lo stesso titolo della recensione di un quattrdicenne che mi ha preceduto, io che di anni ne ho più del triplo di lui ... Dopo aver letto il giovane Holden ho pensato che non mi fosse piaciuto solo perchè l'avevo letto troppo tardi, invece evidentemente non è un problema legato all'età.
Certo, l'inquietudine, l'insicurezza e la solitudine di un adolescente sono descritte in maniera perfetta ma la ripetitività del linguaggio conferisce un senso di angoscia nella lettura del libro. Ogni cosa è "maledetta" o "dannata", tante frasi o pensieri finiscono con ".. e compagnia cantante", tutti gli amici sono "vecchi"... E la vita è "schifa".
Il parallelo con "i giovani Holden" di oggi viene spontaneo ... La ripetitività del linguaggio c'è ancora ... Oggi si sta "scialli", le cose vengono "flashate" ...L' Holden di Salinger ha però forse una profondità di pensiero difficile da ritrovare nei nostri diciassettenni che non riesco ad immaginare, così come è difficile immaginare oggi un diciassettenne di buona famiglia che va in giro da solo per la città (New York nel libro), frequenta night-club, beve whisky, incontra prostitute e chiama di notte un suo vecchio professore.
Più facile però ritrovare nel giovane Holden alcune delle inquietudini dei nostri tempi, di adolescenti e di uomini adulti. Il bisogno di comunicare, di ricordare al mondo che si esiste, di cercare affetto …. Anche a costo di farsi cacciare da scuola, di fare a cazzotti con qualcuno oppure di ritrovare tutto quello di cui si ha bisogno (… e questa è la parte più bella del libro) nella complicità con la sorellina più piccola.
In effetti, ripensandoci, non è corretto dire che il libro non mi sia piaciuto. Forse mi ha solo annoiato
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IL LIBRO DEI LIBRI
Dopo aver letto il libro, ho dato un occhiata alle recensioni pubblicate su questo sito e sono rimasto colpito dalla diversità dei giudizi. Da alcuni il libro è giudicato noioso, lento, pieno di digressioni inutili, di difficile lettura, senza suspance .... Da altri un autentico capolavoro...
Una strana disparità di giudizi che difficilmente ho trovato per altri romanzi e che dimostra quanto sia soggettivo l'effetto che si prova nella lettura.
Io sono tra quelli che mettono "L'ombra del vento" tra i capolavori assoluti e tra i libri che non si dimenticano.
Ho trovato l'idea su cui è basato il libro assolutamente geniale.
Ho trovato una perfetta caratterizzazione di tutti i personaggi, tale da renderli indimenticabili ..... Quelli "positivi" Juliàn, Nuria, Fèrmin, Miquel e Daniel, che racconta la storia .... E quelli "negativi" .... come Jorge e Ricardo Aydala e l'ispettore Fumero (uno con questo nome non può che essere cattivissimo...). Per nominare solo quelli che mi sono (e mi rimarranno) in mente. Naturalmente anche la divisione tra positivi e negativi, buoni e cattivi ... è assolutamente soggettiva. Magari per qualcuno Juliàn è un personaggio negativo
Ho trovato fantastica l'ambientazione a Barcellona, spesso piovosa e cupa ... come il periodo in cui il romanzo è ambientato (principalmente tra gli anni '30 e '40). E addirittura c'è anche Barcellona sotto la neve...
E io, che se un romanzo non racconta una storia assolutamente possibile e realistica (detesto il fantasy e l'horror...) non vedo l'ora di finire il libro .... ho superato con facilità il fatto che - come in qualche recensione è stato scritto - i personaggi si incontrano con un po' troppa facilità e alcuni aspetti della storia possono sembrare surreali. E mi è dispiaciuto quando sono arrivato all'ultima pagina. Per inciso .. solo una cosa mi ha fatto sorridere: il fatto che nel corso della storia, ben due gravidanze siano state diagnosticate .. dopo non più di due giorni dal concepimento.... i miracoli dei medici catalani ante-guerra.
Il "libro dei libri" dunque ... anche perchè la storia si basa proprio su un libro, un libro che si intitola "l'ombra del vento"... una fantastica immagine.
Che altro dire ... un libro bellissimo ... avvolgente, indimenticabile...
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Non è un thriller ...
Ho acquistato "Il quadro segreto di Caravaggio" con un po' di perplessità. Non ero convinto dal modo un po' troppo "commerciale" con il quale lo presentava la casa editrice sulla copertina. Il titolo accattivante ... "un grande thriller" ... "dall'autore di" ... e via via fino alle trionfanti recensioni in ultima pagina (di cui una di Vanity Fair... ) ed al bollino appiccicato che reclamizzava il prezzo ".. a soli 9,90€" (cosa peraltro lodevolissiva). E poi ... nessuna recensione su Qlibri.
E invece ...
E invece ho letto un libro bellissimo, oltre qualsiasi aspettativa.
Scordiamoci anzitutto che si tratti di un thriller. Sì, qualche omicidio c'è, con tanto di ricerca dell'assassino ... ma i fatti delittuosi sono solo lo sfondo per uno straordinario racconto di 10 anni di vita del grande Michelangelo Merisi detto Caravaggio. E non il contrario.
Originalissima la struttura del romanzo. Venti capitoli, ognuno ispirato ad un quadro del grande pittore, più o meno con mezzo capitolo narrato in prima persona da Caravaggio stesso e mezzo, in terza persona, con uno stile più narrativo.
La vita dell’artista, romanzata ma non più di tanto, racconta di un uomo irrequieto, sicuramente violento ma con un enorme senso della giustizia. La sua arte è descritta (e spiegata) in modo formidabile, attraverso la spiegazione che lo stesso Caravaggio dà delle proprie opere, più chiara e comprensibile di qualsiasi testo di storia dell’arte. “Il buio è la norma, la luce è un eccezione” … una frase illuminante per capire i quadri dell’artista… e per metterti la voglia di andare in giro per Roma a vedere le sue opere (… peccato, le più belle sono al Louvre o a Berlino o, peggio, sono andate perse o distrutte).
Bellissimo lo stile narrativo (.. non è un caso che l’autore sia un professore di Lettere), fantastico il finale, inatteso e sorprendente. Non perché venga svelato un segreto o scoperto un assassino (ripeto, non è un thriller), ma perché Michelangelo Merisi detto Caravaggio …...
Ma questo non ve lo racconto...
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Inquietante
Sul fatto che sia un libro da leggere, anzi, uno di quelli che tutti dovrebbero leggere non ci sono dubbi. Sul fatto però che sia una lettura piacevole ne ho qualcuno. Non tanto per la storia (originalissina) o per la tragica morale che il libro lascia trasparire (i bambini sono cattivi ... i bambini diventeranno uomini ... gli uomini sono cattivi), quanto per il fatto che la sua lettura non è semplice. Se dipenda dalla traduzione non mi è chiaro ma sicuramente bisogna "tornare indietro" tante volte, alla ricerca di qualche particolare sfuggito, così come a volte è difficile capire, nell'ambito di un dialogo, chi sta parlando.
La narrazione è a volte lenta, piena di dettagli (sulla foresta, sulla spiaggia, sui ragazzi) .... la storia scorre lenta per almeno 200 pagine ... poi nelle ultime 20 si scatena la violenza inaudita, quella che fa pensare e non ti farà mai dimenticare di aver letto questo libro. Il tutto ... con la costante presenza della "bestia" .. dove ognuno dei bambini protagonisti (e dei lettori...) vede le proprie paure, le proprie insicurezze, i propri dubbi ...
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Molto scandinavo
Un bel poliziesco. pervaso dalla tristezza e dalla malinconia tipica dei popoli scandinavi. I personaggi sono ben descritti, alcuni sono assolutamente particolari ... come la poliziotta-ragazza-madre o il disoccupato amante dei pesci tropicali. Ma la cosa più affascinante del racconto è lo sfondo della città di Uppsala ... un luogo che rimanda a ricordi scolastici...
- Dimmi le 3 città più importanti della Svezia...
- Stoccolma, Malmoe e ....... Uppsala
Ma Uppsala lo dicevi solo se eri bravo e - come me - ed appassionato di geografia. Altrimenti, se eri appassionato di calcio, al massimo, dicevi Goteborg.
La descrizione dei luoghi, delle strade e dell'atmosfera natalizia è fantastica. La periferia della citta, dimenticata, lontana dall'ambiente "universitario" ed illuminato della zona centrale, ti mette voglia di viaggiare, di andare a vedere su Google Map se esiste veramente un quartiere chiamato Berthaga o Almtuna.
Un buon libro .... che si legge in poco tempo e ti fa viaggiare con la fantasia. Anche dopo averlo letto.
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