Opinione scritta da Monellik

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Monellik Opinione inserita da Monellik    27 Dicembre, 2012
Top 1000 Opinionisti  -  

Nascita di un assassino.

Assistiamo, in questo testo, all’auto-creazione di un assassino.

Una specie di dimostrazione narrativa di come qualcuno, se si innescano le condizioni adatte, possa trasformarsi da persona normale a criminale. Pagina dopo pagina, possiamo osservare un processo graduale e progressivo di completa trasfigurazione della normalità, che perde i suoi contenuti tranquillizzanti e routinari e si trasforma, di volta in volta, nella volontà di rivalsa da un presente mediocre ‘costi quel che costi’, e poi, infine, nel desiderio di vincere in un gioco di scommesse al rialzo, dove la posta è sempre più alta e richiede maggior strategia e nuovi pegni di sangue.

Il libro si chiude con un finale in cui la rassegnazione del padre, se mai v’è stata, sconfina nella volontà di vendetta per la morte del figlio e ad essa si unisce, lasciando al nostro giudizio il tentativo, in verità vano, di capire quale tra le due prevale.

I personaggi sono costruiti abbastanza bene, il punto di vista è sempre fortemente introspettivo e focalizzato sulle figure che prevalgono, di scena in scena.
Su tutto permane una costante tinta scura, che non disturba l’intreccio ma anzi rende più caratteristico il noir in salsa svedese.

E’ il primo che leggo di quest’autore, ma credo sia uno degli ultimi nella scala cronologica delle avventure del commissario Van Veeteren.
In sintesi, molto piacevole.

Da approfondire sicuramente, cercherò gli altri.

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Gialli, noir, Simenon, Vargas.
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Monellik Opinione inserita da Monellik    10 Ottobre, 2012
Top 1000 Opinionisti  -  

E vorrete altre 1140 pagine...

Un incipit che non potete perdervi.
Una storia che non potete non leggere.
Un mondo sterminato e meraviglioso, che non potete non conoscere.
Un protagonista che non potete non amare fino al midollo.
Un percorso lunghissimo, queste 1140 pagine, che non potete farvi il torto enorme di non seguire. Vi ritroverete, una volta giunti alla millecento quarantesima pagina, con un sottile amaro in bocca per averlo finito. Perché questo libro è esattamente questo: è il tipico libro che vorremmo non finire.
Con ingredienti come il destino, il colpo di scena, la fortuna, l’abilità e l’arguzia, la saggezza e la follia, l’amore e l’eros, mescolati insieme nello stesso turbinio di emozioni.
Siamo condotti in questo caleidoscopio di scenari e avventure da una narrazione che ci racconta le sue trame quasi dipingendole di fronte ai nostri occhi, e sono immagini mozzafiato.
Unico difetto: forse troppo spazio ad alcuni passi, Felurian e gli Adem, che arrivano in un momento in cui ci sono altri intrecci culminanti dei quali si vorrebbe in fretta trovare l’esito.
Ma, tutto sommato, si tratta di un’opera perfetta nella sua imperfezione.
E 1140 pagine vi sembreranno poche, quando, all’inizio dell’ultimo capitolo, avvertirete ancora il sapore pieno e gustoso di tutte quelle avventure tessute tra di loro come una tela che non vi siete ancora stancati di tenere in mano.
E vorrete ancora altre 1140 pagine, quando, come me adesso, ripenserete alla storia di Kvothe, piccolo uomo grandioso. Chi ha scritto queste pagine è riuscito a darci, con la delicatezza di un pittore, un affresco indimenticabile di un eroe che, lungi dall’essere inquadrato nei soliti schemi epici, compare vestito da una costante e quasi intangibile tenerezza.
Unica vera nota dolente….il terzo volume non è ancora uscito.

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Il nome del vento - letteratura fantasy
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Monellik Opinione inserita da Monellik    17 Settembre, 2012
Top 1000 Opinionisti  -  

Soave, quasi fosse una danza....consigliatissimo.

Un libro che mi ha stupito. Per almeno due ordini di motivi:
- non conoscevo l'autore;
- non pensavo che un giallo storico potesse essere così.
Questo libro non è semplicemente coinvolgente. Non ha solo una trama ben architettata (seppure perfettibile, e in ciò forse si nota il percorso di crescita ancora da 'scalare' di un autore che può elevare ulteriormente le vette della sua maestria). E' una deliziosa compagnia da assaporare, lentamente o rapidamente a seconda dei gusti. In modo soave, quasi fosse una danza, prima lenta, poi più veloce, infine frenetica, la narrazione vi accompagna in un territorio impervio, in una Milano assolutamente non da bere ma da evitare...eppure in quella Milano conoscerete lui, un potenziale nuovo Adamsberg. Nuova linfa per i nostri sogni. Bel giallo. Consigliatissimo.

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