Opinione scritta da Maybe
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Il grande... Nick!
Ho ripreso in mano più volte questo breve romanzo fermandomi sempre alle prime pagine, poi finalmente è arrivato il suo momento e l'ho letto tutto d'un fiato. Nonostante ciò, non l'ho trovato così eccezionale, forse a causa delle grandi aspettative che nutrivo o perché me lo hanno fatto odiare grazie a Di Caprio e a Spiderman (nel film).
Devo essere sincera, tutto il fascino, il tormento e il mistero che Gatsby incute al narratore, suo amico Nick, io li ho provati proprio per quest'ultimo. Gatsby non mi è piaciuto, troppo ampollose le descrizioni che tutti fanno di lui, troppo montato il personaggio, quasi stereotipato (non me ne vogliano i suoi ammiratori). Insomma, che sia come si legge in giro l'incarnazione dell'America decadente e al contempo un uomo sensibile e solo, io non l'ho comunque gradito. La storia d'amore che lo coinvolge non è a mio parere una delle migliori in circolazione e sebbene si possa compatire questo personaggio, l'unico per cui ho provato solidarietà è stato il povero Nick, che racconta la storia. Lui sì che è un uomo affascinante, con una sua morale e dei sentimenti che a differenza di quelli di Gatsby, nel libro sono piuttosto evidenti. L'ossessione che ha Nick per Gatsby non l'ha trasmessa a me, che ho abbandonato senza rimpianti il bel riccone per dedicarmi con più attenzione al caro Nick, a cui avrei dato maggiore spazio nella storia.
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Chimico o scrittore?
Primo Levi in questo romanzo - documento scrive in modo quasi freddo ed estremamente razionale il suo percorso all'interno del campo di concentramento, offrendo un quadro perfetto di quella che fu la sua vita all'interno di Auschwitz, senza mai cadere in lamentele e sensazioni, con una lucidità che onestamente mi ha quasi lasciata perplessa. Il racconto nonostante le atrocità ormai note a tutti non è mai stucchevole e il tono con cui Levi lo descrive non è mai drammatico. Levi scrive come se ci stesse raccontando una sua giornata normale. E' sicuramente questa lucidità mentale che accompagna il romanzo, la caratteristica principale di Levi, caratteristica che ho apprezzato molto.
Levi non condanna, raramente si lascia andare a giudizi e onestamente non vuole emozionare o coinvolgere il suo lettore. Gli offre semplicemente un resoconto. Memorabile il passo in cui viene menzionato "Il canto di Ulisse" e il modo e l'affanno con cui Leva cerca di tradurlo ad un suo compagno. Unica salvezza il linguaggio, il comunicare, il poter aggrapparsi alla parola. Nonostante Levi sia stato un autore importante e riconosciuto, credo che il fatto che fosse stato un chimico si possa notare in ogni pagina del libro, proprio per questa sua capacità di narrare senza voler emozionare, semplicemente per descrivere qualcosa, capacità che credo manchi a molti autori di formazione puramente letteraria.
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Scegliere la vita
Potrebbe contenere SPOILER.
Questo per il momento è il primo libro che leggo di Murakami.
E' passato un anno, credo, dall'ultimo libro che mi si era attaccato addosso in questo modo ed avvertivo il bisogno di affezionarmi ad un'altra storia. Di libri ne ho letti altri, nel frattempo, ma senza la piacevole smania di avere un minuto libero per fiondarmi a leggere e grazie a questo romanzo ho riscoperto la voglia di sfruttare ogni secondo per starmene immersa nella lettura (sua).
L'autore con questo romanzo descrive una serie di solitudini che tentano di sopravvivere in un mondo grigio, umido e inospitale. Non tutte ce la fanno, molte decidono di arrendersi, di farla finita perché troppo fragili per resistere. Il protagonista è Watanabe, un ragazzo che conduce un'esistenza apparentemente monotona: va all'università, lavoricchia per mantenersi gli studi, ascolta musica. Questo ragazzo incontra diversi personaggi che scompariranno per loro scelta, poiché incapaci di adattarsi alla vita. Per tutto il romanzo, Watanabe si ritrova sospeso tra i morti e vivi ed è quasi impossibile distinguerli. Il tema dominante è proprio la morte o più precisamente la scelta di morire. Watanabe è circondato da persone deboli che non riescono ad affrontare la vita e non potendo aiutarle a scegliere la vita le guarda svanire. Nonostante l'atmosfera sia decisamente cupa, il romanzo a mio parere è anche un invito a scegliere la vita. Infatti il protagonista è una persona viva, che ama profondamente ed è proprio questo amore genuino che lo mantiene vivo. I personaggi sono tutti ben descritti, con una personalità definita. Lo stile non sono riuscita a comprenderlo bene ma credo sia colpa della traduzione. Quello che mi ha colpito di più è sicuramente la delicatezza e la "leggerezza" che caratterizza tutto il romanzo. L'autore infatti descrive principalmente morte e sesso in modo esplicito, ma nonostante questo non è mai pesante o volgare. Tutto è delicatissimo. Il personaggio che mi ha incuriosita di più è quello di Midori, una delle ragazze che incontrerà il protagonista. Midori infatti nonostante la sua vita sia circondata da morte e sofferenze, rimane il personaggio più vivido della storia. A mio parere le è stato affidato un ruolo marginale, l'avrei approfondita di più o le avrei dato un finale diverso. Il personaggio che invece mi è piaciuto di più è sicuramente Reiko, una donna che il protagonista incontrerà più avanti. Reiko è descritta magistralmente e a me è quasi venuta voglia di conoscerla davvero.
Murakami è stata una piacevole sorpresa, grazie a una discussione che è stata aperta proprio qui. Non so se apprezzerei altri suoi lavori, poiché lo stile mi ha lasciata un po' perplessa ma proverò lo stesso a leggere qualcos'altro di suo.
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Abbozzo di Baricco
Baricco ha una voglia matta di mollarci un fortissimo schiaffo in faccia, ci prova, ci riprova ma non ci riesce. Non so se è per questo coraggio forzato che tenta di mostrare pagina dopo pagina, cercando in tutti i modi di scuoterci, fatto sta che la storia non mi ha colpita granché.
Sicuramente ci sono moltissimi punti interessanti, ma l'intera vicenda non decolla, a mio parere.
I protagonisti sono stereotipi di una società che secondo me nel romanzo non è ben delineata. Baricco cerca disperatamente di far emergere questi ragazzi, di dar loro un nome, una storia, una morale, ma fallisce miseramente. Tutta l'opera ruota attorno a questa donna misteriosa, che rappresenta il peccato, il trofeo più ambito, l'esagerazione. Ebbene, io l'ho trovata noiosa, al limite del patetico. Il sesso mi è sembrato un elemento superfluo, che Baricco avrebbe tranquillamente potuto evitare. Tutto è esagerato, tutto è veramente troppo per sembrare credibile. L'inizio era promettente, originale. Poi ha cominciato a diventare ridicolo e insensato. Lo stile invece mi è piaciuto molto, le immagini suggerite le ho trovate illuminanti. Che dire? Forse l'autore aveva fretta di finire, ma ha scritto una storia che più che una storia pare lo sfondo di una vicenda che io non ho letto.
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Novecento
Per me Novecento è un modello di vita.
E' un inno alla passione, è la passione stessa.
La passione per la vita che per lui è la musica.
Tutte le pagine splendono, hanno un messaggio da darci.
Tutto mi è sembrato malinconico, il mare che per lui è la vita eppure lo allontana dalla vita.
Ma è giusto sia così? Chissà a che cosa ci incatenano le nostre paure.
E Novecento aveva davvero paura? O erano tutti gli altri, i vigliacchi?
Questo è un libro commovente, ma in modo positivo.
E' un libro che scuote un po', ma in modo positivo.
Perché ti fa venire voglia di vivere, di sembrare a tutti i costi al nostro Novecento, che non cessa di emozionarsi per quello che fa.
Mi è piaciuto tanto, mi ha fatto venire voglia di innamorarmi di qualcosa.
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Il giovane Fante
Mi sono imbattuta in questo autore grazie a una discussione aperta qui recentemente.
Non ho ben capito neppure io se mi sia piaciuto o meno, sicuramente mi aspettavo qualcosa di più ma ho divorato il libro in due giorni lo stesso.
La trama non mi è piaciuta, non ho provato alcun attaccamento per i personaggi che mi sono sembrati semplici abbozzi buttati lì, più uno sfondo della storia che i reali protagonisti.
L'intera storia mi ha ricordato "Il giovane Holden", solo che le emozioni che è riuscito a trasmettermi Salinger sono ben diverse da quelle che mi ha trasmesso "Chiedi alla polvere". Ovvero, pressoché nulle. Non ho mai sorriso, non ho avuto la pelle d'oca, non mi sono innamorata delle caratteristiche di Camilla, Arturo, Vera ecc.
Lo stile tanto decantato dalla critica non l'ho notato o forse non l'ho capito io, non lo so.
La cosa strana è che mi è rimasta la curiosità e la voglia di leggere un altro suo romanzo, forse perché credo che un autore così abbia molto altro da comunicarmi.
L'unico sentimento che ho provato è stata l'indifferenza per le sofferenze dei personaggi, per i loro sbalzi di umori, i loro sogni.
Questo è quanto, sicuramente lo rileggerò e magari vi troverò un messaggio che non sono riuscita a cogliere o forse la mia opinione non cambierà!
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Splendore
Margaret Mazzantini è un'autrice che amo molto perché riesce sempre a ferire il lettore con maestria. Affila la lama o la penna (nel suo caso) e poi ti trafigge.
“Splendore” inizialmente l'ho trovato faticoso, ripetitivo e pesante.
Lo stile mi era sembrato forzato e poco fluido a differenza delle altre volte. Oltretutto ho avuto l'impressione di trovarmi davanti un mix di Fabio Volo e Moccia. Ovviamente mi sbagliavo.
L'ho lasciato da parte per un certo periodo e poi l'ho ripreso in mano, curiosa di sapere che fine avrebbero fatto Guido e Costantino, i due protagonisti del romanzo.
La sensazione che mi è rimasta una volta terminata la lettura è stata sicuramente la tristezza. La tristezza fa da sfondo a tutte le vicende che si susseguono. La tristezza di due persone che si amano ma possono farlo solo di nascosto e in silenzio, con colpevolezza. Perché queste due persone non sono un uomo e una donna. Sono appunto Guido e Costantino. Due bambini che crescono e coltivano un sentimento profondo, un amore forte e tumultuoso, fatto perlopiù di ostacoli. Ostacoli che la nostra società ci mette di fronte ogni giorno. Ostacoli che vincolano le nostre scelte, i nostri modi di essere, che sono tutti diversi. Ostacoli che sono i giudizi che noi diamo agli altri, dall'alto delle nostre presunzioni, del nostro modo di pensare. Molti dicono che non si sceglie di chi ci si innamora. Io invece dico di sì. Guido ha scelto di innamorarsi del suo amico Costantino e il suo amico Costantino ha scelto di innamorarsi di Guido. Lo hanno scelto loro questo amore, questa sofferenza. In questa storia violenta, piena di dolore e passione che quasi si possono toccare, l'autrice ha voluto farci scavare e ciò che ne emerge è l'affetto. Perché è una storia che racconta più affetti. Quello di un padre per i suoi figli. Quello di una madre. Quello di due amanti. E più amanti ancora. Tutti i personaggi sono descritti magistralmente, come solo la Mazzantini è in grado di fare.
"Splendore" secondo me è una storia soprattutto di vigliaccheria. La vigliaccheria che ci portiamo addosso tutti, come una croce, pesantissima. La vigliaccheria di essere noi stessi, che sembra quasi uno sgarbo alla società benpensante in cui viviamo. E quindi preferiamo vestire ruoli più adatti, più consoni. Le emozioni che proviamo le dobbiamo accantonare per fare spazio a ciò che è più a modo. Così, pur non smettendo di amare e di amarci, preferiamo non farlo vedere, per non intaccare gli occhi dei nostri giudici, che possono essere i nostri figli, i nostri insegnanti, gli spazzini, noi stessi.
Ecco quindi che ci neghiamo lo “splendore” della vita, preferendo non viverla come vorremmo, ma vivendola come vorrebbero gli altri.
Wonder Guareschi!
Se avete bisogno di un libro "leggero", ironico e soprattutto piacevole, non posso che consigliarvi questo.
I motivi per cui vi spingerei a fare questa scelta sono molteplici!
Prima di tutto lo stile: irriverente e scorrevole, mai volgare.
Poi la storia in sé, ovvero la bella e viziata Carlotta che dovrà per forza scegliersi un giovanotto da sposare per volontà di suo zio Casimiro che altrimenti non lascerà l'eredità alla sua famiglia. I vari "proci" proposti dalla nipote non vanno a genio allo zio e alla fine la "povera" Carlotta sarà costretta a ripiegare su Camillo: un impacciato e sciocco artigiano. Da qui partiranno una serie di vicende che hanno dell'assurdo e che credetemi, vi faranno ridere di gusto.
Il terzo motivo è senza dubbio la genialità dell'autore che in modo mai banale e davvero tanto, ma tanto ironico, porta avanti un racconto simpaticissimo con una sottile morale al suo interno!
Consigliato a tutti, ma proprio a tutti, si legge in un attimo :)
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Quando non è amore, ma ossessione...
Ho dato un voto alto a questo romanzo perché, banalmente, mi è piaciuto veramente tanto.
L'ho letto parecchio tempo fa e riletto da poco. In realtà non è un capolavoro, la scrittura non è impegnativa, la trama è scorrevole e tutto ciò invoglia alla lettura, soprattutto per scoprire che cosa succederà alla nostra Griet, la protagonista.
Le vicende si svolgono essenzialmente in tre luoghi : una casa modesta, una casa di benestanti e il mercato. Il mercato lega entrambi i mondi, quello dei poveri e quello dei ricchi. Il mercato è impregnato dell'odore del pesce, della carne, dei pettegolezzi che passano di bocca in bocca. Griet, ingenua serva di una casa di un pittore (niente popò di meno che Vermeer in persona), si ritrova invischiata in un mondo che non le appartiene ma che lentamente s'impossessa di lei. Sempre sotto ai riflettori, conduce un'esistenza piatta e dura, sempre al lavoro, sempre pronta a soddisfare le richieste dei più grandi. Fino a quando la richiesta non diventa quella di assecondare il lavoro dell'artista, che è poi il suo padrone. I due intrecciano un legame platonico, fatto di sguardi, sensazioni, brevi attimi in cui si sfiorano. Ma da parte di lui c'è solo un interesse morboso, un interesse per così dire, lavorativo. Lo sfondo delle vicende è il popolo "rozzo" e ignorante, i benestanti avidi e meschini, la famiglia buona, sempre più lontana. Tutto ciò si scontra continuamente, scatenando in Griet dubbi, paure e facendola crescere e rinunciare a...
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No, non ci siamo ...
Ogni tot libri, mi viene voglia di acquistarne uno della Kinsella, tanto per immergermi nei suoi racconti rosa e paradossali.
L'autrice è spiritosa, lo si percepisce dal gustoso humor che si palesa in ogni sua riga, però ogni tanto toppa. E' il caso di questo libro. La trama è scontata, se il punto di partenza è originale, non lo è l'intera vicenda, che sfocia nel banale e nello scontato dopo poche pagine. La protagonista non mi piace, la trovo patetica, non sono riuscita ad inquadrarla. E' un po' il riassunto di tutte le eroine della Kinsella, senza la classica verve che le caratterizza. Al solito c'è l'uomo moscio, ricco, che pare innamoratissimo di lei e lei di lui, l'uomo apparentemente perfetto, bello da impazzire, pieno di attenzioni, che alla fine non si rivelerà poi tanto tale. E ovviamente, onnipresente, l'eroe buono, misterioso, sexy e affascinante, con la quale la protagonista condividerà alcune sventure.
In questo libro ci ho trovato un po' di maschilismo, nel senso che non ho gradito molto il solito cliché di lui che dice a lei cosa deve fare, come comportarsi e lei, da brava burattina, esegue. Questo è un po' ciò che si riscontra i tutti romanzi della Kinsella : c'è sempre un uomo ricco (ma attenzione! affascinante, intelligente e chi più ne ha, più ne metta), pronto a salvare la protagonista dalla sciattezza della sua vita.
Insomma, lontana dall'ironia e dall'irriverenza di Becky, dalle situazioni paradossali di Emma e via dicendo. Semplicemente lontana dalla vera essenza dei romanzi iniziali della Kinsella. Libro carino, ma che di nuovo e divertente ha veramente poche pagine.
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- sì
- no
Northanger Abbey
Jane Austen ci presenta un'antieroina piuttosto singolare.
Non la tipica inetta tutta cervello "alla Svevo", che disprezza tutto e tutti e addita la società con sarcasmo e cinismo bensì un'inetta un po' fuori dall'ordinario. Graziosa, vivace, sincera ma soprattutto tanto, tanto ingenua.
Catherine, l'impacciata ed emotiva protagonista è completamente immersa in un mondo di fantasie infantili, di amori tormentati, castelli misteriosi, segreti sconvolgenti. E questa sua morbosa fantasia la spinge a scambiare l'immaginazione con la realtà. La storia non è un granché avvincente, la trama non presenta grandi colpi di scena eppure a mio parere la Austen con questo romanzo ha saputo regalarci un perfetto e impietoso quadro di una società fasulla, viziata e arrogante. Ma se da un lato vi sono alcuni personaggi eccessivi nella loro negatività, come le false amicizie di cui la protagonista si circonda, dall'altro vi sono anche i personaggi positivi, moralmente elevati, non privi di una certa ironia che sono pronti a salvarla dal mondo frivolo in cui Catherine si ritrova.
Jane Austen ancora una volta scrive con uno stile parodistico e impertinente, mostrando i valori a cui tiene di più, la famiglia e le amicizie sincere e rappresentando la facilità del farsi abbindolare dai falsi sorrisi e dalle false promesse.
Un libro in cui tutti ci possiamo riconoscere, che a mio parere merita di essere letto!
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"Soltanto Filimario non era innamorato di Clotilde
Questo, a mio parere, è un libro geniale.
La storia consiste in un'ingarbugliata successione di sventure e fatti che vedono come protagonisti il signor Filimario & la milionaria Clotilde.
Il primo è un uomo dotato di sarcasmo pungente che in parole povere non fa altro che dare risposte apparentemente calme e ragionevoli ma che in realtà mascherano un'ironia gustosissima : forse l'unica reale protagonista dell'intera vicenda.
Clotilde è un personaggio femminile che funziona alla grande. Viziata, ricca, innamorata pazza di Filimario, non fa altro che incasinare la vita a tutti e pure un po' la sua.
A condire il libro troviamo una serie di personaggi svampiti, assurdi o nel caso delle altre due donne, decisamente carismatici.
Filimario deve bere il fatidico bicchiere di olio di ricino se vuole ereditare i soldi e l'autore grazie a questo fatto ci ricama su una delle storie più divertenti che io abbia mai letto (tant'è che ora me la sto rileggendo).
Lo consiglio perché ha un finale inaspettato (o forse no?!), uno stile irriverente e originale e dei personaggi insoliti che mettono il lettore di buon umore!
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Mrs. Dalloway
Ho trovato parecchio difficile la lettura di questo libro.
Ritengo che prima di leggerlo andrebbe studiata l'analisi e tutta la simbologia che lo caratterizza altrimenti la lettura risulterebbe inutile e anche superficiale.
La trama è piuttosto povera, una donna di nome Clarissa esce di casa per comprare dei fiori. Fin qui tutto tranquillo, ma la tranquillità e la banalità apparente cela un mondo estremamente complesso, un mondo che necessita di essere giudicato e compreso. Il mondo di questa donna che offre una facciata impeccabile, un'ottima figura dell'alta società britannica, una perfetta padrona di casa moglie e organizzatrice di eventi. Eppure lei non è così. La sua serenità è solo il coperchio di tutta una serie di sentimenti e ricordi che la bombardano, continuamente. Dentro di lei vi è l'insicurezza, il rimpianto, la nostalgia pungente. L'altro personaggio è un folle, un reduce di guerra. Un outsider. Egli incarna tutta l'angoscia dell'uomo moderno intaccato dalla guerra. Allucinato, pazzo eppure sensibile, attento. Un uomo che nessuno comprende, neppure quei facoltosi medici, che sputano sentenze inconsistenti e del tutto inutili. Fanno da sfondo e non solo una grandissima varietà di personaggi interessanti che con i loro pensieri e le loro azioni porteranno avanti il romanzo. Il libro appare leggero, fresco e poco interessante. Eppure non è affatto superficiale, è lo specchio della società moderna, con i suoi difetti più marcati. L'aspetto principale è sicuramente lo scandirsi del tempo, incessante e nemico. Il tempo che imbruttisce e invecchia i personaggi, che li smaschera e li porta a riflettere su ciò che sono diventati.
Merita di essere letto ma soprattutto compreso.
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Due esempi.
Il libro si presenta presuntuoso, prolisso, intriso di apparente "Haute Culture"
All'inizio non ce la facevo davvero a proseguire, l'autrice mi ha portata ad odiare le due protagoniste, ritenendole altezzose e prive di un reale spessore. Poi però mi sono detta, questo testo è insolito e avrà pur qualcosa da dirmi oltre le estenuanti citazioni e considerazioni filosofiche (che uno può benissimo leggersi altrove).
Proseguendo mi sono ritrovata a pensare che l'autrice ha volutamente "fatto la snob", proprio per porci davanti all'eterno problema del nostro tempo: non andare oltre le apparenze. Questa è per l'appunto la chiave dell'intera storia. Smascherare i personaggi, osservarli nelle loro sfaccettature, capire quali sono i loro interessi e soprattutto cosa celano di fronte alla trascuratezza (vedi la portinaia) e il cinismo (vedi la ragazzina). La prima è quindi imbevuta di cultura, giudica tutti dall'alto della sua infelicità, per poi scoprire di avere le paure più comuni (che cosa metterò all'incontro con un ricco signore? che cosa pensa di me, la gente?). La seconda invece è una bambina geniale, incatenata in una casa di gente ricca che offre saggezza e consigli, che si presenta come esempio morale ma che ahimè è del tutto vuota. La dodicenne soffre, perché è incompresa. Non solo per il fatto che ha un notevole quoziente intellettivo ma poiché ha una sensibilità esemplare. E il suo cinismo spietato non è altro che la volontà di essere guardata meglio, prima di tutto dai suoi parenti. L'ho trovato un romanzo gradevole, malinconico, con un retrogusto amaro. Perché in modo a tratti artificioso e a tratti semplice ha portato alla luce i veri mali che ci affliggono: superficialità e indifferenza. L'autrice quindi sottolinea l'importanza di vedere a fondo, di concedere alle persone una possibilità per essere conosciute davvero. Lo consiglio perché offre svariati punti di riflessione.
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Nuovamente brava
Prima di acquistarlo ero piuttosto scettica a riguardo, ero convinta che la Rowling non sarebbe riuscita a catturarmi con una storia che non comprendesse le tanto amate vicissitudini di Harry e compagnia e invece la scrittrice mi ha fatta cadere nella sua trappola un'altra volta.
Superfluo elencare le sue qualità come autrice di romanzi e di colpi di scena.
"Il seggio vacante" non è una storia completa è piuttosto uno scorrere di eventi che visti da fuori non dicono un granché. Vite piatte e monotone che proseguono a rilento sullo sfondo di una cittadina banale. Che è un po' quella città in cui tutti abbiamo vissuto. Un posto apparentemente idilliaco ed ospitale, pronto a trasformarsi in un teatro di infelicità e rancore. I personaggi sono tutti ben delineati, inizialmente temevo che vi avrei trovato solo semplici stereotipi buttati li' e invece nuovamente mi sbagliavo. Risulta facile immedesimarsi in ognuno di loro. Gli emarginati, i vincenti, i falliti, i miserabili, i belli, i più disagiati. Un mix di personalità estrose, appariscenti, nascoste, riservate. Un romanzo che procede impetuoso che fa riflettere sulle azioni che compiamo, sulle conseguenze che esse portano. Un libro che porta alla luce la meschinità che caratterizza a volte ciascuno di noi, le piccole gioie quotidiane, l'imbarazzo, la paura. Un finale che non mi sarei aspettata di trovare. Il romanzo è piacevole, ben fatto, scorrevole. E di nuovo devo dare merito a quest'autrice di essere riuscita a farmi attaccare morbosamente ai suoi burattini, alla gente che descrive così bene. Un libro che parla un po' di tutti noi e per questo si fa amare così tanto.
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50 sfumature di.. Miiii che palle!!!!
Ma per cortesia!
Ma cos'è? Che storia è?
Ho letto il primo libro velocemente, contestandone lo stile piatto e privo di spessore che però in qualche modo ha reso la storia scorrevole. Ebbene in questo secondo ehm ammasso di carta mi ritrovo a contestare ogni minima parte. Sto mentendo, ho saltato tante di quelle che righe che mi risulterebbe impossibile criticare ogni insulso passo.
I nostri eroi romantici e superdotati continuano nel loro furioso contorsionismo a sbavare e trastullarsi fra lenzuola fin troppo costose. Dunque la cara Ana è diventata strafiga. Sì, se nel primo libro si era scoperta dea del sesso ma pur sempre imbranata e con una vita propria, in questo secondo rigurgito di carta è diventata:
-Autista provetta
-Cuoca e casalinga materna e iperattenta
-Strafiga a livelli poco credibili
-Asociale
-Servizievole
-Noncurante di tutto ciò che la circonda
-...
-...
Qui non vi è alcun sviluppo ne in termini di trama ne tanto meno di personaggi. Ogni volta che la dolce Ana era in procinto di tirare fuori le palle e dirgliene quattro al soffocante Mr Grey si scioglieva di fronte al suo sguardo da cucciolo bastonato e lasciava perdere. Carattere zero.
La cosa più rivoltante è il maschilismo pungente che ho notato per tutta la durata di questo romanzetto fatato. Lei trova soddisfazione solo nel cucinare (e ci sta' per carità, ma cucinare per il suo uomo dai, che banale cliché), nell'esaudire ogni desiderio del suo Lui e via dicendo. Non esce più con gli altri, addirittura non va' mai a lavorare, non fa' altro che gingillarsi con gli innumerevoli regali del suo adorato dominatore che si è trasformato nel fidanzato perfetto. Ora, io per natura non sono una romanticona e trovo abominevoli trovate simili. Se nel primo mi sono divertita, nel secondo romanzo mi sono alquanto disgustata. Ho tifato per la sottomessa trasandata sperando che spaccasse la faccia alla dolce Ana per tutto il tempo e invece niente. In pratica i due patatini della situazione non fanno altro che farsi docce, mangiare e fare l'amore. Ah, sì, molto realistico.
Deludente, vuoto e ripetitivo fino allo sfinimento. Decisamente non si regge in piedi.
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- sì
- no
50 sfumature di a.a.a cercasi
La prima impressione che ho di questo libro è : Ma l'ha scritto una ragazzina di dodici anni in fase premestruale?
La seconda impressione che ho è : Sì, so già che cosa leggerò nella prossima pagina.
Beh, libro che rappresenta la quintessenza della banalità. Ma non tanto per il contenuto che va be' rispecchia pienamente le mie aspettative, ovvero nullo. Piuttosto lo stile mi ha lasciata perplessa. Troppo essenziale, una serie di e-mail infantili e dialoghi penosi.
Le scene di sesso ci sono, ma non le ho trovate erotiche. Anzi, trovo un insulto definirle tali. Non mi ha sconvolta, non mi ha emozionata e non mi ha tormentata quindi non posso dargli un giudizio positivo. Una donna che scrive come una ragazzina su un argomento tale è davvero triste.
La storia è per l'appunto la timida e impacciata verginella che non viene minimamente analizzata psicologicamente (si pensi a come cresce realmente una ragazza con una famiglia assente, una madre che cambia marito ogni tot e via discorrendo). Un ragazzo di ventisei anni che la vizia e s'innamora di lei dopo il primo sguardo. E lei che continua a lagnarsi. Cioè, ma scherziamo?
Ma fate sul serio? Lui la riempie di regali, la deflora perbene e la prende a destra e manca facendola sospirar e trasformandola da pacato agnellino a ninfomane per l'appunto insaziabile. Per carità, va tutto benissimo, uno come il nostro amico chi non se lo farebbe? Ma oltre al fatto che questo libro è un vero FANTASY, uno che ti obbliga a mangiare ad ogni ora, che ti dice cosa devi fare e ti obbliga a usare questo e quello. Scusa ma i cazzi tuoi, te li fai mai? E non hai una vita tua? Va be'. Il libro comunque si legge facilmente, ogni tanto ho saltato qualche riga noiosetta ma per il resto è piacevole. Non vi lascerà nulla di che, poiché in realtà non ha nulla da dire. E non è che io critichi questo ma piuttosto il fatto che non sia riuscita a narrare il nulla in modo dignitoso. Molti libri infatti sono privi di trama ma raccontati bene. Un merito però l'autrice ce l'ha: è riuscita ad incuriosire tutti e a far parlare di se', nel bene e nel male. Divertitevi : )
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- sì
- no
Buon stile, pessima trama
Di lei amo lo stile e l'abilità descrittiva. Me la sono immaginata in giro, tra la folla, incazzata e un po' depressa. E le vengono in mente un sacco di idee e si sfoga e il pretesto per sfogarsi lo trova così, scrivendoci questo libro rabbioso e arrogante. La trama a mio parere non c'è. Non l'ho trovata. C'è solo un inizio incalzante, gravido di aspettative che muore prima della metà. Non esistono personaggi fatta eccezione per Italia. Un personaggio carnale, brutto, inizialmente insipido, schizzato così. Italia regge tutta la storia, la fa' stare in piedi e procedere. Ma gli altri, dove sono? La madre non esiste, è l'ennesimo stereotipo. E lui idem. L'ho letto con piacere, di questo libro mi sono piaciute solo le immagini. Non vi ho trovato idee, concetti, pensieri. Solo un grande dolore buttato li' per caso.
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Come è venuto al mondo.
Questo è il secondo libro che leggo della Mazzantini. La bravura di quest'autrice a mio parere sta' in una straordinaria abilità descrittiva. Riesce ad elencarti odori, immagini talvolta quasi rivoltanti in modo esclusivo, che ti fa disgustare o sorridere a seconda di ciò che propone. Il lettore riesce quindi a captare e percepire ciò che lei si sta figurando in quel momento. La inserirei in un panorama piacevolmente realista.
Parliamo ora di ciò che ci ha raccontato. Solito matrimonio un po' alla deriva tipicamente italiano dunque, solita donna intelligente, consumata dalla vita che si strugge in un percorso che alla fine del romanzo scopriremo essere atroce e a tratti un po' finto. (Non anticipo nulla perché grazie al cielo in questo libro c'è un risvolto abbastanza interessante). La presenza di Diego, di Pietro, di Gojko, del padre buono, della madre un po' estranea a quel mondo difficile che passa per la testa di Gemma, la protagonista. E Sarajevo ammaccata dal peso del passato e del presente incerto. I personaggi funzionano a mio parere e anche piuttosto bene. Marciano scontrandosi o sfiorandosi appena in questo percorso che avanza inizialmente con lentezza per poi precipitare e lasciarci piuttosto attoniti. Ho amato molto la figura di Diego che sembra un eterno peter pan in veste alternativa e un po' trasandata. Ho amato anche Gojiko il poeta nostalgico, l'eroe contemporaneo che ha appiccicati addosso i segni del suo paese. Avrei preferito un'analisi meno superficiale del marito di Gemma, il suo per così dire "salvatore". Giuliano infatti viene lasciato a margine, è appena uno schizzo. Emerge solo verso la fine e neppure con tanta prepotenza. La storia sicuramente funziona grazie alla tragica vicenda della ragazza (Aska? non mi sovviene il nome..) che l'autrice ha inserito un po' precipitosamente verso la fine. Insomma un libro che mi ha torturata e fatta stare male, che vale la pena di leggere. L'ho trovato gradevole, interessante, forse qualche spunto in più ci sarebbe voluto, ma tant'è... Brava Margaret!
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Per bambini..
Forse parlerò a sproposito quindi prima di fare un commento scriverò una brevissima premessa.
Harry Potter l'ho scoperto tardi, non ero proprio piccina quando ho iniziato ad addentrarmi nella lettura di questa saga. Mi venne regalato il terzo volume.. Dopodiché passai al quarto, quinto, secondo e primo. (Sesto e settimo dovevano ancora uscire). Probabilmente se avessi letto solo il primo volumetto non mi sarei innamorata del mondo della Rowling.. Non ci ho trovato alcunché in quel romanzo. Non sto' ad elencare il contenuto che credo sia noto più o meno a tutti, ma ci tengo a dire che è un libricino piuttosto infantile, scritto bene per carità ma senza troppe pretese. Una favoletta per bambini che grazie al cielo diventerà un vero e proprio capolavoro del fantasy nei volumi successivi. Credo che la Rowling non fosse come invece smentisce spesso lei, intenzionata a scrivere un romanzo per tutti. O non ci avrebbe regalato questo libro.. Tutto sommato carino, ma veramente povero. Consigliato comunque, perché vale la pena di leggerlo.. E perché è difficile non innamorarsi di tutte le altre avventure che seguiranno..
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Silvio alle prime armi
Letto diversi anni fa', quando ero adolescente e spensierata.. Beh spensierata magari no.
Ad ogni modo con questo libro ero di parte poiché m'infilavo anch'io (e tutt'ora non disdegno) nella schiera delle fan di Muccino con i suoi filmucci ripetitivi e vagamente passabili (che adoravo).
La storia è piuttosto semplice. Due persone di età, vite e modi di fare completamente differenti si trovano a confronto in seguito ad un incidente d'auto. Fanno da sfondo e da ostacolo a questo giovane e alla nostra lady i rispettivi amori e tormenti. Sicuramente c'è la classica trama trita del matrimonio borghese e fallimentare che a me personalmente stanca un po'. Trovo che come prima esperienza Muccino non se la sia cavata male. L'ho trovato gradevole e anche un po' triste. Ma anche questo libro ci fa pensare che ogni maledetta relazione italiana sia malsana e finta. E che palle. Non siete più innamorati? Lasciatevi, non serve dannarsi la vita a mò di poeta maledetto e sperare di uscirne vincenti e superaffascinanti. Davvero un banale cliché. Detto questo consiglio questo libro, i personaggi mi sono piaciuti e non è scritto malaccio!
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Sophie ha perduto la sua verve
Mh dunque. In questo romanzo troviamo un nuovo personaggio del tutto negativo a mio parere e la cosa per noi abituati alle sue classiche eroine catastrofiche che si rivelano essere brillanti, ci può turbare.
Ad ogni modo questa femme fatale avrebbe anche potuto funzionare se la nostra amata autrice ci avrebbe messo un po' della sua consueta verve. Il libro è sicuramente scorrevole ma il coprotagonista maschile è a dir poco ridicolo. Ingenuo, noioso, vecchio. La figlia è malcostruita, le si infila in bocca una canna per farla funzionare come personaggio se non ricordo male. (ne ho letti altri due suoi dopo di questo). La protagonista è sicuramente una donna interessante ma devo dire che non mi ha lasciato nulla. In fin dei conti il finale che non è proprio presente non è a lieto fine. Lei torna da loro e vivono tutti felici e contenti? Non direi. Il personaggio che fa andare avanti il libro secondo me è il marito di Pippa poiché è l'antagonista. Forse l'unico che si legge con un po' di interesse. Gli altri sono tutti dei pappamolli rammolliti che si fanno abbindolare. Forse l'effetto è voluto? Forse la Kinsella ha reso deboli tutti i personaggi sedotti dalla protagonista volutamente? Non saprei a dire il vero. Mi ha un po' delusa. Ma lo consiglio comunque perché non è un libro noioso.
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Ironico e leggero..
Carino questo romanzo della Kinsella.. Ho ritrovato molti personaggi presenti in altri suoi libri.. Ad esempio Lara, la protagonista, ossessionata dal suo ex ragazzo Josh per certi versi ricorda l'assurdità e l'ingenuità di Becky.. Il suo ex invece mi ha ricordato Connor.. Il ragazzo di "Sai tenere un segreto".. E ovviamente Ed, tipico uomo d'affari supericco è un cliché ricorrente nei suoi libri.. Non credo sia il più originale tra i libri che ho letto. Ma forse è uno tra i più "toccanti". La protagonista perde la prozia di centocinqueanni che nessuno è mai andato a trovare. E durante il misero funerale appare alla protagonista una misteriosa e affascinante ventitreenne che le stravolgerà la vita. Un finale amaro in un certo senso che ho trovato giusto e interessante. I personaggi sono carini.. Ma tutti hanno una psicologia come anticipato piuttosto ricorrente. Dopo aver letto diversi suoi romanzi penso che smetterò di dedicarmi alla lettura di quest'autrice che mi ha regalato comunque sorrisi, allegria e un bel po' di leggerezza.. Lo consiglio come sempre a chi ha bisogno di rilassarsi e di godersi una lettura sicuramente piacevole e divertente..
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è Moccia non Pirandello
Mi trovo imbarazzata nel commentare questo libro a ventanni ma devo. Non sopporto chi parlandone inizi a citare scrittori classici come lista della spesa. Ma cosa c'entrano? Dovete fae i fighi e far vedere che voi siete colti, istruiti e amanti della buona letteratura? A tredici anni ho letto tre metri sopra il cielo e lo hanno letto una grande schiera di ragazzine sognanti, con gli occhi sgranati a cuoricino. Moccia ha scritto una commercialata enorme e ha fatto non bene di più. Primo perché a me, a quell'età piaceva sognare del "duro" che mi viene a prendere a scuola e mi slinguazza e tutte quelle cose lì. Voglio dire, siamo seri, a chi non sarebbe piaciuto a quella tenera età? Secondo è un libro per ragazzine ed è normale che sia così. Trovo ipocrita chi a ventanni lo critichi dicendo che a tredici lo apprezzava. Ma che senso ha? A qualsiasi età uno può leggere ciò che più lo aggrada e non è detto che i classici siano più istruttivi di alcuni romanzi. è un cliché che usate imperterriti per dimostrare al mondo di esservi imbevuti di cultura. Non siete gli unici. A tredici anni come ora mi infastidiscono le scritte "3 msc" in giro per le città. Ma non nego che la storia mi abbia fatta sognare un po' quand'ero piccina. Nonostante abbia letto quel libro non sono ne più stupida ne più intelligente. Quindi finiamola di demolirlo e siamo sinceri. Tra l'altro non è detto che chi lo abbia letto non possa allargare i propri orrizzonti con autori di un altro calibro. Ah dimenticavo, storia trita, lui è un duro/teppista lei una giovane di belle speranze. Lei lo odia e poi se ne innamora. La cosa assurda sapete qual è? Che mi è piaciuto perché non ha un lieto fine.
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Harry, harry, harry..
Questo è in assoluto ( a mio parere) il migliore tra i sette volumi della saga di Harry Potter. Ben strutturato, finalmente ci troviamo davanti a tre adolescenti che devono fare i conti con la crescita, le emozioni, i primi sentimenti ricambiati e numerosi scontri. Ma anche ovviamente con il male che attanaglia il mondo esterno, sempre presente, sempre ben descritto. Il male che sembra a prima vista lontano, impersonificato da Lord Voldemort ma che in realtà si insinua a scuola, in casa, insomma ovunque. E il male non è solo lui, coluichenondevesserenominato ma tutta quella schiera di gente che lo "sostiene". Finalmente si scoprono nuove tessere per affrontarlo, nuove morti, nuovi colpi di scena. La Rowling come sempre riesce a dipingere un quadro impeccabile delle emozione adolescenziali facendole apprezzare a tutti. Ci troviamo catapultati a nostra volta in questa storia appassionante e avvicente, scritta in modo chiaro e corretto con un pizzico di ironia che ci fa letteralmente impazzire per questa saga.. Ancora una volta brava è riuscita a stupirci..
Illuminarsi d'immenso
Ho letto questo libro quand'ero giovane e spensierata, ovvero qualche anno fa, quando uscì.
L'ho trovato alquanto rivoltante a dirvela tutta. Insomma che cosa vuol dire che dobbiamo essere romantiche, innamorate dell'idea dell'amore e tutta quella vagonata d'idiozie che vengono dette dalle lettrici più appassionate? Senza offesa o forse sì ma credo per apprezzare davvero il senso di questo libro bisogna essere completamente rimbecillite. DI fantasy cosa c'è? Un vampiro pieno zeppo di soldi che guida auto costose e vive in una casa lussuosa che è di una bellezza mozzafiato e via dicendo. Quindi? Pensa un po' te s'innamora proprio della sfigatona nuova arrivata che guarda a caso lì attira sguardi, complimenti e cuori di tutti. Ma per favore. Inoltre tralasciando il fatto che non ci sia un minimo di azione l'amore viene trattato con estenuante mielosità. Lei dopo otto secondi è già pronta a sacrificare l'intera sua inutile esistenza per lui che in sostanza è un perfetto deficiente. All'epoca ricordo dii averlo trovato scorrevole seppure del tutto privo di emozioni. Insomma la morale è "trovati un riccone (e ci può stare) che ti mantenga, che ti scorrazzi in giro con la macchina e che ti dica che sei la sua vita", il pepe della storia in sostanza sta nel fatto che a lui girino i cinque minuti e l'azzanni. Fine!
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"Lei", la ragazza dello zoo di Berlino.
Libro letto diverse volte che mi lascia sconvolta ogni volta che sfoglio l'ultima pagina.
La sensazione che si ha per l'intero libro (o almeno per me) è quella di affogare assieme alla protagonista, di barcollare con lei e di sentirsi trascinare in questo tunnel tormentato. Sicuramente la trama che poi è come si sa' la sua biografia è avvicente nella sua tristezza. Raccontata bene, con la crudezza delle tematiche e uno stile forte, caotico e duro. Si sa già che l'autrice/protagonista non riuscirà ad uscirne mai eppure si nutre la speranza che nella prossima pagina possa afferrare l'ancora di salvezza. Il libro è terrificante perché al giorno d'oggi i tossici sono ragazzini (non tutti ovviamente) viziati, annoiati che si comportano da straccioni perché "fa figo" ma invece all'epoca il disagio era fin troppo evidente. La droga era un'altra, la gente era altra. E la droga nel caso della nostra protagonista la porta a strisciare per poter comprarsi la dose. Prostituzione, violenza, depressione. Un'infanzia brutalmente schiacciata dalle nuove necessità. E la cosa che mi ha più traumatizzata è stato il cartello che vietava ai bambini di giocare. Un altro elemento essenziale a mio parere. L'innocenza non esiste, i bambini non possono giocare. Un libro che ti fa stare male e riflettere. Assolutamente da leggere a qualsiasi età.
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è lei o non è lei???
Il libro l'ho letto in due giorni e l'ho trovato vagamente noioso.
Tratta di due famiglie che finiscono "per caso" in vacanza assieme, in una splendida villa in Spagna.
In tutto troviamo cinque personaggi giovani e quattro genitori. Nessuno di loro mi ha colpita granché, forse le uniche due degne di un minimo interesse sono la tata e Amanda. La relazione amorosa tra Chloe e Hugh è di una pallosità astronomica, ogni volta che mi trovavo a leggere di quei due saltavo le righe. L'altro personaggio maschile sembra un uomo fuori dal mondo, un ebete totale. Ma che senso ha l'intera storia? Non c'è nulla di rilevante, nulla di ironico, nulla di frizzante. Non sembra un libro della Kinsella, affatto. Vogliamo parlare del finale? Inesistente. Non solo il tradimento non viene minimamente analizzato ma vengono lasciati in sospeso tanti punti. Non mi è piaciuto. Se vi va' di leggerlo leggetelo perché comunque è scorrevole ma non aspettatevi la fantasia e lo stile tipico degli altri suoi romanzi!
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- sì
- no
C'è sicuramente di meglio!
La storia non è originale ma perlomeno rimane lo stile della Kinsella che invece scompare nel (La signora dei funerali e Vacanze in Villa, quest'ultimo lo sto leggendo ora).
Condita dal solito glamour la trama prosegue scorrevole e divertente con qualch raro colpo di scena. Sicuramente non è all'altezza dell'originalità dell'amata saga di Becky. Si legge comunque volentieri ma come sempre il finale è frettoloso e banale. Lo consiglio a chi vuole concedersi una lettura poco impegnativa e rilassante.
Antieroi per eccellenza
Un romanzo soprendentemente originale per l'epoca. La storia di due famiglie, vicende intriganti, cupe, maligne. Personaggi che non ci si aspetta di trovare in un tipico capolavoro classico come questo. Un protagonista maschile egocentrico, egoista, cattivo ma che ama nonostante tutto e che ha sete di vendetta. Brutale e non di bellissimo aspetto, scuro, dalle origini non note. Un'altra protagonista viziata, di gradevole aspetto ma di indole dispettosa, antipatica, anch'essa egoista. Finalmente personaggi non comuni dove i difetti non fanno da sfondo bensì da protaginisti assoluti. Mi ha catturata dalla prima pagina. Non lo paragonerei a uno dei romanzi della Austen non per inferiorità ma per assoluta superiorità in fatto di temi originalissimi e per nulla scontati. Stupendo.
Bello, bello, bello!
Personaggio dipinto in modo impeccabile, psicologia delineata, aspetto fisico che riflette il disagio del protagonista (spilungone, grigiastro, cupo). Mi sono innamorata dello stile dell'autore, volutamente distaccato e intriso di espressioni del parlato. Giovane complessato che finge indifferenza, innamorato di una ragazza della quale ci descrive i dettagli meno significanti ma così intensi, come spostava le pedine di Dama. A me m'ha quasi commossa quel passo.. La sorellina, altro personaggio ricco di interesse, accostato ad una descrizione anch'essa geniale. E ovviamente la purezza infantile. Il bisogno di trattenere l'innocenza mentre lui cresce, cresce e non se ne rende quasi conto. Superficialità, sentimenti veri, ironia. Degno di lode : )
Alla Melissa P..
Mah, mi aspettavo una storia meno trita. Ho apprezzato i precedenti romanzi superando i pregiudizi che viaggiano attorno a Volo. Solitamente le sue storie sono semplici, genuine, quotidiane e veritiere. Qualche frase d'effetto qua e la' e il gioco è fatto. Ma stavolta ho trovato che il ripiego sul sesso sia stato abbastanza scontato. Lei delusa dal matrimonio bla bla, intraprende questo gioco erotico con quest'uomo affascinante e una serie di giochetti che.. Ecco. Le solite frasi d'effetto c'erano, peccato che sono onnipresenti. I personaggi li ho trovati privi di aspetti interessanti e abbastanza mal costruiti. Una bella porcheria commerciale. Se pubblicasse un libro senza pagine probabilmente venderebbe uguale.
Sconsiglio sia a chi ha già letto qualche suo romanzo sia a chi non ne ha ancora letto nessuno!
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Margaret fai poco l'alternativa
Premetto che questo è stato il primo e ultimo libro (fino ad'ora) che ho letto della Mazzantini.
L'ho iniziato e l'ho trovato vago, pallosetto, ripetitivo. L'ho lasciato da parte, scordato. Passati alcuni mesi non avevo nulla da leggere e così decisi di riprenderlo in mano, d'altra parte che male mi avrebbe potuto fare? UN MALE CANE, per l'appunto. Io sono una che vive in quel mondo infantile e forse un po' banale in cui se c'è un lieto fine la storia non è degna. Non amo le storie d'amore epocali, trite e romantiche. Preferisco quelle tormentate (seppure trite anch'esse). Questo libro devo ammetterlo mi è piaciuto molto. Mi ha lasciata quell'effetto catartico in cui ti senti totalmente devastata/svuotata. Banale come storia, odiosi i diminutivi come molti di voi hanno sottolineato. Storia incosistente. Stile forzatamente crudo. Ma mi ha catturata e distrutta. Il classico libro che non ti levi subito dalla mente e che ti lascia dell'amaro in bocca. Lo odi ma sotto, sotto lo ami. Ecco.
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Bello!
Premetto che ero piuttosto scettica prima di comprare e leggere un libro di quest'autrice.
Questo romanzo è stato il primo che ho letto dei suoi e dopo non sono più riuscita a fermarmi!
L'ho trovato rilassante, scorrevole, piacevole e ricco di colpi di scena che non mi sarei aspettata di trovare in un libro rosa e così soft.. Mi ha messa di buonumore e da allora ho integrato i suoi romanzi nella mia biblioteca personale.. Un po' di leggerezza e di humor rosa sono sempre utili :)
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