Opinione scritta da Venenix
14 risultati - visualizzati 1 - 14 |
Crowley, Azraphel, scelgo voi!
Il mondo finirà questo venerdì, dunque. Come omaggiarla al meglio se non leggendo Buona Apocalisse a Tutti?
Scritta da Neil Gaiman e Terry Pratchett, la maggior parte dei lettori che conoscono il loro stile sa già dove andrà a parare il libro, e soprattutto con che stile...!
Crowley, un diavolo a bordo di una Bentley nuova di zecca da un secolo, e Azraphel, un angelo dall'accento australiano sono i protagonisti della nostra storia, che non sembrano entusiasti dell'imminente fine del mondo; uno perché dopo secoli e secoli sulla Terra comincia a sentire un po' di affetto verso la razza umana, l'altro perché... insomma, anche lui sente un certo affetto! E non sono i soli a voler fermare l'Apocalisse! Dovete aggiungere anche un'occultista, Anatema, che ha saputo dell'imminente fine del mondo grazie a Le Belle e Accurate Profezie di Agnes Nutter, Strega, affiancata da Newton, soldato semplice arruolato dal sergente Shadwell per dare la caccia alle streghe. Più o meno.
E se da una parte loro cercano "disperatamente" l'Anticristo per poterlo uccidere e fermare la fine del mondo, dall'altra parte i Quattro Cavalieri dell'Apocalisse lo cercano perché si muova con loro.
Con uno stile unico e divertente, i signori Gaiman e Pratchett scrivono un'opera umoristica e piena di sarcasmo, e sempre con quella punta di critica morale che in un'opera come questa non guasta mai.
Una caratterizzazione perfetta data a qualunque personaggio, anche a quelli non proprio principali. Molto divertente il fatto che diano della checca ad Azraphel a causa del suo accento australiano. E' un libro che parte lentamente e poi continua in crescendo, a volte aggiungendo quella punta nonsense che contraddistingue i due autori inglesi.
Cos'altro si può dire? Ah, sì!
Buona apocalisse a tutti! :)
Indicazioni utili
Quando la Luna ti dice qualcosa, credici!
Premessa: ho scoperto l'esistenza di questa serie solo grazie alla DreamWorks che, gentilmente, ci ha regalato la piccola gemma che è per l'appunto Le 5 Leggende. Aspettavo il film da parecchi mesi e nell'attesa ne ho approfittato per leggere i libri da cui è tratto questo film.
"Secondo te, Babbo Natale e il coniglietto di Pasqua sono amici?"
Questa è la domanda che la figlia, Katherine, chiese a suo padre William Joyce, autore del libro Nicholas Nord e la Battaglia contro il Re degli Incubi [Nicholas St.North and the Battle with the Nightmare King in inglese]. La domanda genesi di un'intera saga, tra l'altro.
Già dall'inizio, una cosa è chiara: Pitch si è risvegliato. Ma chi è Pitch? Pitch è l'Uomo Nero, il Boogeyman, colui che corrompe i sogni dei bambini trasformandoli in incubi, colui che vuole dominare il mondo con una delle armi che sa usare meglio: la paura. Intanto, Ombric Shalazar, mago nella città di Santoff Claussen, viene a sapere dagli animali della foresta che proteggono la città [perché ogni mago che si rispetti deve conoscere le lingue degli animali] che le sue preoccupazioni sono fondate: sta accadendo qualcosa di brutto. Quando il villaggio viene attaccato da Pitch, sarà il nostro protagonista, Nicholas Nord a salvare i bambini in pericolo. Ma, si sa, non sempre è il singolo che salva la situazione, soprattutto se ciò che si deve affrontare è la paura stessa: per sconfiggere Pitch, Nicholas avrà bisogno non solo della magia di Ombric, ma dell'amicizia di Katherine, bambina sveglia e coraggiosa, e di Chiaro di Notte, Nightlight, un ragazzo spettro nato dalla luce lunare e oggetto di venerazione dall'Uomo nella Luna.
Nicholas Nord è un libro nato per essere letto ai bambini, e come ogni libro per bambini che si rispetti, ha una morale profonda, abbastanza semplice perché arrivi alla mente ingenua di un bambino, ma anche abbastanza efficace perché Il messaggio rimanga. Il libro vanta, oltre che uno stile e una trama molto interessanti, anche delle immagini molto belle, disegnate da Joyce stesso, e che rendono bene l'idea.
E dal momento che siamo in tema, spendiamo anche due parole sul film, no?
Sebbene tutti dicano che il film sia ispirato ai libri, Le 5 Leggende ["Rise of the Guardians"] non ha quasi niente in comune con essi, se non i personaggi principali. Pitch è ritornato e sta minacciando i bambini con i suoi incubi, spargendo paura e terrore. Chi può contrastare una tale minaccia? Mi sembra ovvio: i Guardiani dei bambini. E quando parlo di loro, parlo di figure che hanno contraddistinto l'infanzia di tutti noi: Babbo Natale, la Fatina dei dentini, il coniglio di Pasqua e Sandman, forse meglio conosciuto da noi come Sabbiolino, colui che fa fare i bei sogni alla gente. Ma questa volta Pitch sembra più potente che mai e l'Uomo nella Luna, il Guardiano guida, ha già scelto qualcuno che aiuterà i nostri eroi a sventare questa terribile minaccia: e questa volta non sarà Nightlight, come nei libri, ma una figura che nella nostra cultura è quasi sconosciuta. Si parla di Jack Frost, lo spirito dell'Inverno, che da 300 anni non fa altro che mandare nevicate su nevicate, congelare i parabrezza delle auto e fare scherzi a chiunque solo per divertirsi. Come potrebbe uno scavezzacollo e un egoista come lui aiutare?
Trovando il proprio centro, ovviamente, un impulso che spinga Jack ad affrontare Pitch, che, insieme alla solitudine, è la sua paura più grande.
Un film nato per essere visto dai bambini, ma che crescendo è diventato molto più maturo e profondo, forse con dei messaggi troppo complicati da far capire a dei bambini, come il concetto di morte e tradimento, ma perfettamente comprensibili dagli adolescenti, che vedranno molto di loro negli atteggiamenti e negli stati d'animo di Jack Frost.
Non rubo un minuto di più del vostro tempo, ma vi lascio dicendovi questo: è un libro da leggere assolutamente ai bambini, per divertirli e insegnare qualcosa di molto utile. Il film l'ho apprezzato molto di più del libro, probabilmente perché è molto più maturo e affronta temi molto più adulti. Anche se l'idea di fondo è sempre e solo una: quando si guarda la luna, sembra davvero di sentirsi meno soli.
Indicazioni utili
"Se non sai cos'è, allora è Jazz!"
Premessa: non sono sicura di avere un giudizio completamente imparziale perché io adoro i monologhi di mia natura e Novecento è un dei più bei monologhi che abbia mai letto; mi sono scervellata, letteralmente, per cercare di fare una recensione che fosse imparziale, ma attendibile per chi non avesse ancora letto il libro. E ci sono riuscita poco, perché io non riesco a fare una recensione formale e credibile senza cominciare ad esaltarmi per ogni singolo passaggio, per ogni frase del monologo, mentre lo racconto.
Novecento è un pianista. Un pianista con un nome bizzarro e con una storia ancora più bizzarra! Infatti, Novecento non esiste. Per la società Novecento è ancora il nome di un secolo, non di un uomo. E' nato su una nave, la Virginian, e non ha fatto nient'altro che viaggiare per 30 anni, senza mai toccare terra, solo il mare e la musica del suo pianoforte, che ha imparato a suonare quando era un bambino. Almeno fino a quando non arriva il trombettista, Max, nonché il narratore.
Max adora Novecento. Ha un talento straordinario, un dono che non può essere sprecato suonando su una nave, per gente che va e viene e che non gli presta veramente attenzione. Così lo convince a scendere dalla nave. O almeno così crede: Novecento si fermerà a metà della scaletta e non scenderà mai a terra, tornandosene a bordo.
A coloro che questo libro non l'hanno ancora letto non voglio rovinare il finale, che è uno dei pezzi più potenti e belli di tutto il monologo. Ma è da leggere nel silenzio, senza che nessuno disturbi con telefoni o schiamazzi, la voce deve essere potente e forte solo nella testa.
Baricco non è di facile apprezzamento, ha uno stile molto criptico e non sempre si afferra il fine ultimo dei suoi romanzi. Ma è veramente difficile trovare qualcuno a cui Novecento non sia piaciuto.
E' breve, ma con una storia intensa che marchia. Ci sono frasi che leggi anche solo una volta e non dimentichi, le ripeti, dando un'inclinazione diversa con la voce o altri significati nella propria testa.
Non c'è bisogno che infiocchetti e ripeta sempre gli stessi concetti in questa recensione, perché finirei per essere monotona.
Novecento è un piccolo universo in 80 pagine.
Indicazioni utili
Limite è solo una parola
Ho comprato questo libro per saziare la mia sete di classici; a volte ci sono quei periodi in cui vuoi leggere solo quelli come per riempire una lacuna lasciata dalle ultime novità letterarie, magari non proprio allettanti. Ecco, è successo questo quando ho comprato questo libriccino: sapevo che era un libro molto famoso ed era stato un successo di pubblico e di critica, ma quando leggo libri del genere cerco di non prestarci attenzione, cerco di andare a mente sgombra.
All'inizio mi sembrava una favola molto carina e innocente, magari da leggere al bambino prima di andare a dormire.
Sono rimasta piacevolmente sorpresa, invece, nello scoprire che si trattava molto più di questo. Il Gabbiano Jonathan Livingston [Jonathan Livingston Seagull in lingua originale] non è solo la storia del gabbiano che è uscito dal gruppo, che invece di seguire il loro motto "si vola per mangiare" e rimpinzarsi, preferisce imparare l'arte raffinata del volo. Cosa che lo fa cacciare, lo trasforma in un Reietto. Ma là dove sembra esserci il vuoto, ci sono invece altri gabbiani che proprio come lui sono stati cacciati perché preferivano imparare e scoprire nuovi mondi invece che seguire un percorso che era già tracciato.
Un racconto breve, è vero, ma denso di quella filosofia che a volte nei libri di adesso viene a mancare. Sappiamo di essere limitati, ma pensare ogni giorno a questi limiti non ci porterà da nessuna parte, anzi ci farà cadere nella paura e nell'incertezza della possibilità - quella creatura abominevole che a Kierkegaard faceva tanta paura.
Se non si pensa a ciò che ci frena, allora tutto sembra diventare più facile. Anche volare, ignorando imposizioni, limiti e "gli scorni di chi crede che la realtà sia quella che si vede".
Indicazioni utili
O sei con noi o contro di noi
Ci sono varie categorie di libri: quelli il cui ricordo svanisce facilmente dopo una lettura, quelli che finiscono nel dimenticatoio e non sai neanche di averli... e poi c'è questa categoria di libri. Possono passare 5, 10, 35 anni e ancora ti ricordi perfettamente il modo in cui è scritto, le prime parole, la frase che ti ha colpito, il momento d'imbarazzo, della risata, della commozione, la riga dove ti sei fermata perché il cellulare ha cominciato a suonare o qualcuno ti ha chiamato per la cena o un appuntamento a cui andrai in ritardo per finire quella riga, quel periodo, quel capitolo.
Per me, Una Barca nel Bosco rientra in quella categoria.
Gaspare è un genio incompreso: vive in una società che apprezza i mediocri e le persone senza meta. Gaspare è un sognatore, un pensatore, un filosofo che è costretto a trasferirsi in una grande città come Torino per continuare i suoi studi. Come fare però a conquistarsi la fiducia e l'amicizia di persone che non sono come lui, anzi, lo disprezzano per i suoi dieci in latino, per i suoi vestiti, per il suo essere? Come fare a diventare uno della società? La risposta sembra quasi scontata: conformarsi.
Quello che vede Paola Mastrocola è una società corrotta, priva di sistemi organizzativi e di obiettivi. L'unico modo che ha di mostrarlo a quelli che la guardano ancora attraverso delle lenti colorate per renderla più gradevole è quello di farne trasparire lentamente i contorni grazie all'umorismo sottile e ad uno stile di scrittura chiaro e deciso: il suo, alla fine.
Un'ottima storia scritta con eccellente maestria con un messaggio forse forte, ma veritiero: chi esce dal gruppo deve essere additato come un diverso e le scelte sono poche: o rimane un disadattato o si conforma.
E' un peccato che spesso, per paura della solitudine e del silenzio, si scelga la seconda.
Indicazioni utili
La Primavera sta arrivando
["Lui diceva che durante il viaggio di ritorno mia madre era così bella da illuminare il mondo. Ed era vero. Le illuminò il suo mondo, come il sole d'estate"]
Odd ed il Gigante di Ghiaccio [Odd and the Frost Giant in lingua originale] è un romanzo di Neil Gaiman. La storia è incentrata su Odd, piccolo vichingo che vive con sua madre e il suo nuovo compagno, che agli occhi del protagonista è visto un po' come un rimpiazzo del padre; un pessimo rimpiazzo, inoltre, dal momento che non sente molto affetto per la nuova figura maschile. Odd è zoppo, ha perso la gamba a causa della caduta di un albero e, nonostante questo, non perde mai il sorriso. E forse questo quello che fa arrabbiare gli abitanti del suo villaggio, che in un inverno così rigido e lungo non vedono cosa ci sia da sorridere! Odd non perde la speranza e si dirige nel bosco per meditare ed è proprio qui che incontra un orso, che è incastrato in un albero, un'aquila e una volpe, che stanno lì senza poter fare niente di veramente utile. Una volta liberato l'orso, Odd scopre che quegli animali non sono altro che le divinità che il suo popolo venera: Odino, Thor e Loki. Ma perché sono in forma animale? Beh, sono finiti nei guai, e se sono finiti nei guai, sicuramente c'è lo zampino di un solo dio: Loki. Infatti quest'ultimo ha fatto entrare ad Asgard, seppur "quasi accidentalmente", un Gigante di Ghiaccio, il quale ha spedito i tre Dei nel Midgard e facendo ricadere quest'ultimo in un eterno e rigido inverno. Starà ad Odd riportare i tre alla loro forma originaria e la primavera sulla Terra.
Nonostante abbia un carattere fiabesco e toni molto onirici, la storia è ben scritta. Leggende e storie norrene si fondono insieme ad uno stile scorrevole e semplice, ma pulito. L'affetto con cui Odd parla del rapporto tra suo padre e sua madre è molto toccante, raggiungendo una maturità che non ci si aspetterebbe in un libro per bambini.
Il signor Gaiman ha dato come sempre prova della sua abilità, nonostante questo sia uno dei suoi primi scritti. Ben fatto!
Indicazioni utili
Fuori dal coro
Il libro mi è stato consigliato dalla madre di una mia cara amica che, entusiasta per il fatto che stessi cercando qualcosa da leggere per l'estate, non vedeva l'ora di darmi il suo libro preferito per farle sapere cosa ne pensassi.
Partendo dal presupposto che mi sono non poco spaventata per la mole del libro e dal carattere relativamente piccolo in cui era stato stampato, il libro parte sotto buoni auspici: uno stile molto scorrevole e fluente che accompagnano eccellenti descrizioni, tanto che mi sembrava proprio di poter toccare e sentire ogni odore, per quanto molesto a volte, dell'India stessa.
Già dalle prime pagine vediamo il protagonista, Greg [nonché autore del libro, ricordiamo che questa è un'autobiografia], affiancato da un personaggio che ispira simpatia già dalle prime battute, Prabaker, per gli amici Prabu. La storia seguirà il corso della vita in India di questo fuggitivo, che verrà ribattezzato con il nome Lin e in seguito, nel villaggio natio del suo nuovo amico, Shantaram.
A questo personaggio, senza rischio di svelare niente, capita praticamente di tutto: viene picchiato, finisce di nuovo in prigione, e poi finisce nella mafia indiana, e poi gli sparano, e poi... insomma, un sacco di cose, un'accozzaglia [in senso non maligno, ovviamente] di eventi che sono uno più incredibile dell'altro, tant'è che a volte mi dovevo fermare e chiedermi se davvero fossero successe tutte queste cose all'autore.
Nonostante tutti questi avvenimenti, io sono arrivata alla fine del libro perplessa.
Sì, perché al protagonista capita di tutto, ma proprio di tutto, eppure quando chiudi un libro del genere, sai già che qualcosa ti rimarrà dentro. E invece a me non è rimasto niente.
Forse perché sono successe tante di quelle cose insieme, una dopo l'altra che non fai in tempo ad assimilarle, sembra quasi incredibile. E giungi alla fine che senti che manca qualcosa, non sai esattamente che cosa, ma manca QUEL particolare che ti fa chiudere il libro e gridare nella tua testa:"WOW!".
I personaggi sono uno più bello dell'altro, emotivamente e fisicamente descritti alla perfezione; si creano nella testa e si stampano sulla retina come se non si stesse leggendo un libro, ma guardando un film in tutto e per tutto; lo stile con cui è scritto è semplicemente perfetto, uno dei più belli con cui abbia mai avuto a che fare... eppure per me è stato come aver fatto un lungo viaggio la cui fine non mi ha portato proprio a niente.
Penso che la piacevolezza di un libro vari da persona a persona, poiché alla madre della mia amica ha commosso molto e ha lasciato il segno. Io personalmente ho sentito la mancanza di qualcosa, purtroppo.
Indicazioni utili
- sì
- no
Cosa stiamo cercando esattamente?
Questo libro mi è stato consigliato come lettura estiva dalla mia professoressa di italiano. E tra i lamenti e le preghiere dei miei compagni di classe che, tornati dalle vacanze, non avevano neanche provato ad aprirlo [forse non l'avevano neanche comprato], io ero la macchiolina nera sul foglio bianco, che non solo l'aveva comprato, ma l'aveva anche letto. Due volte.
Raramente i libri che mi consigliano/mi forzano a leggere a scuola li leggo due volte, perché di solito sono sempre libri ambientati durante la seconda guerra mondiale, quei libri tristi e grigi che ti fanno solo salire un profondo senso d'angoscia e magari, nei casi più rari, un senso di colpa che si estinguerà solo pochi giorni dopo. Quei libri che di solito lasci a metà, ma dici di aver letto per auto compiacimento. E forse anche per autoconvincimento, perché se riesci a convincere te stesso, forse riesci a convincere anche gli altri.
Invece sono rimasta piacevolmente sorpresa.
Se Una Notte d'Inverno un Viaggiatore è l'esempio di metalibro. Se c'è una cosa che adoro di Calvino sono le tecniche sperimentali che usa. Per l'autore ogni libro era sempre una sfida con sé stesso, un voler provare, calibrare e scegliere con attenzione quasi maniacale delle tecniche di narrazione, di stile, di linguaggio. Il protagonista del libro? Noi.
Noi lettori, noi lettrici, noi bibliofili che cerchiamo con la passione negli occhi il seguito di un libro che, per un errore di stampa, non prosegue. E lo cerchiamo disperatamente, legando con un lungo filo rosso tantissimi lettori, proprio come noi!, che cercano, cercano come delle anime in pena, il seguito di quell'altro libro che non era il seguito del primo, ma era il seguito di un terzo libro che finirà per sfociare in un quarto, in un quinto, in un sesto, e non si sa più se si stia cercando il seguito del libro o il motivo per cui noi lettori siamo libro-dipendenti.
Perché?
Naturalmente questo libro non ci dà risposte definite, ma altre domande, che anelano a delle risposte, che però non riusciremo a trovare. E quindi cosa possiamo fare? Ahimé, io non ho la risposta, sono solo una modesta lettrice che cerca delle risposte proprio come voi.
Ma forse posso cercarle in quel libro che aspetta di essere letto nella mia libreria o quel libro dimenticato in biblioteca che può portare lontano, ma nessuno vede...
Forse la bellezza dei libri sta proprio qui; non il trovare delle risposte, ma il cercarle attraversando un lungo filo che si chiama storia.
Indicazioni utili
Questione di alchimia
Pochi giorni fa stavo facendo le pulizie d'autunno [sì, ci sono anche quelle!] e, giunta a fine giornata, avevo deciso di dare anche di dare un nuovo ordine alla mia libreria.
E adesso mi trovo qui, a fare la recensione di una tetralogia che non riesco proprio a togliermi dalla testa da quando ero piccola. Come quasi tutti i bambini, non sono solo cresciuta a Pan di Via ed Harry Potter, c'era anche un personaggio nato da una penna italiana a farmi compagnia :)
Sto parlando de La Bambina della Sesta Luna, il primo di quattro libri, scritto dall'autrice Moony Witcher.
Devo essere sincera: da piccola semplicemente ADORAVO questo libro, ogni volta che pensavo al mio futuro dicevo: "Voglio fare Nina!". Penso che sia in quel preciso momento in cui ho scoperto cosa voleva dire la parola "dipendenza". Adesso, a 19 anni, l'ho riletto e potevo ancora sentire in lontananza la magia, i colori e i sapori di quella Venezia magica che effettivamente non mi aveva mai lasciata! Ma sono solo ricordi.
Mi sono accorta, con grande tristezza, che ciò che avevo adorato aveva perso quel qualcosa, un particolare qualcosa, che non avrei mai più colto. Sì, perché quando sei piccola, quando la tua innocenza è talmente forte da far provare tenerezza, non te ne importa niente dello stile, del linguaggio, e cosa importava delle parole difficili?, c'era mamma lì vicino che ti aiutava; la cosa importante era quello che c'era scritto, quanta magia poteva mostrarsi in quelle semplici parole e quanto lontano ti potevano portare. Quando sei una lettrice matura e piena di passione, sai riconoscere uno stile che rasenta la perfezione da uno mediocre o migliorabile; lo stile e il linguaggio diventano ciò che più conta, perché è grazie a quei due fattori che la storia cresce e si fa grande e può portarti lontano.
E' scritto in modo semplice, la storia è molto apprezzabile, è un fantasy che spazia molto, ma purtroppo è una lettura limitata da un rating d'età. Non me la sentirei di consigliarla ad un adulto, perché questi libri hanno quel qualcosa che noi adulti non possiamo afferrare, non più almeno. Sono ricordi che, a malincuore, devono rimanere ricordi.
E' comunque un libro che sicuramente leggerò ai miei figli perché anche loro sentano la magia che scorre in queste parole :)
Indicazioni utili
Forse sì, forse no...
Questo libro mi è stato regalato per il mio diciottesimo compleanno da una mia carissima amica; avendo gusti molto simili, pensavo di avere tra le mani un libro promettente... mi sono dovuta ricredere purtroppo.
La Libreria dei Nuovi Inizi [Haunting Jasmine nella versione originale] è un libro scritto da Anjali Banerjee e pubblicato da Rizzoli nel 2011.
Allora, Jasmine è finita nella libreria di Zia Ruma che deve tornare in India e, dopo aver passato un paio di giorni nella più totale confusione, finalmente la nostra super-tecnologica ragazza riesce a trovare un equilibrio. Un equilibrio tra l'altro anche interiore, perché sembra proprio che la giovine non abbia mai provato a leggere niente di Edgar Allan Poe [ouch!] e neanche qualche verso romantico di Neruda [doppio ouch!]. Fortunatamente, si rifarà in fretta, incontrando poi Connor, l'unico che alla fine sarà in grado di aiutarla in tutti i modi.
[SPOILER da qui in poi, ATTENZIONE!]
Allora, c'è qualche punto che mi ha fatto storcere il naso: alla fine si scopre che Connor altro non è che un fantasma. Un bel colpo di scena, ma... la scena di sesso? Quando cucinano e assaggiano tutto insieme? C'è qualcosa che non torna: se lui è un fantasma, è un'entità incorporea... e allora perché lo rendi corporeo? Forse intendevi dire che Jasmine si è innamorata di uno zombie? Sarebbe una scelta abbastanza... particolare. L'autrice cerca anche di spiegare la cosa dicendo che il bisogno che sentiva Jasmine di essere accettata e il bisogno di aiuto era riuscito a renderlo un uomo vivo per un giorno, eppure mi è sembrato che si stesse un po' arrampicando sugli specchi con quest'ultima spiegazione.
[FINE SPOILER]
Il libro nel complesso è scritto bene, scorrevole e semplice. Il lavoro alla libreria e il fatto che lei continui a citare libri famosi è un punto a suo favore; tuttavia non penso che avrei speso 20 euro, se non fosse stato un regalo.
Carino e piacevole per passare qualche ora leggera ;)
Indicazioni utili
- sì
- no
E tutto è cenere.
"[...] invece io mi sono sempre rifugiato nella mia stanza, tra i libri, con amici esaltati, in idee stravaganti, sfuggendoti"
Così Kafka si definisce, si limita, in una lettera scritta al padre nel novembre del 1919.
Di solito quando si parla di Franz Kafka, le persone cominciano a guardarsi intorno imbarazzate cercando disperatamente di fuggire e di allontanare la conversazione. E, tra le persone colte, di solito, quando si cita Kafka, subito la mente elabora un pensiero: scarafaggio. Sì, è un po' come il gioco dei collegamenti: se io vi dico Dumas, tutti pensano a "Il Conte di Montecristo"; se dico Verga, tutti pensano a "I Malavoglia"; e se dico Kafka, tutti pensano giustamente "La Metamorfosi".
Ma Kafka non è quell'uomo dal grande talento, quell'uomo criptico, misterioso e forse anche un po' svitato. In Lettera al Padre, Kafka rivela chi essere veramente: un figlio che non riesce a riconoscere il volto del proprio padre.
"Ad ogni modo eravamo così diversi e in questa diversità così pericolosi l'uno per l'altro, che se fosse stato possibile prevedere il reciproco comportamento del bambino nella sua lenta crescita - io - e dell'uomo maturo - tu - si sarebbe dovuto dedurne che mi avresti semplicemente schiacciato senza lasciare traccia di me"
Il padre di Kafka è un uomo rigoroso, non ama che il figlio frequenti amici strani e che affoghi nelle sue idee stravaganti e di cattivo gusto, l'orgoglio e l'onore della famiglia è ciò che più conta. Peccato che il piccolo Franz voglia avvicinarsi al padre. Con il passare degli anni, il padre si fa sempre più schivo, sempre più lontano, talmente tanto lontano da riuscire solo più a riconoscerne la sagoma sfocata. Franz lo dice già subito, all'inizio della lettera: non dimostrava verso di lui sentimenti malvagi, odio o disgusto o addirittura insofferenza... ma freddezza, estraneità, ingratitudine.
"Già era sufficiente a schiacciarmi la tua sola immagine fisica. Ricordo, ad esempio, quando ci spogliavamo nella stessa cabina. Io magro, debole, sottile, tu forte, alto, imponente. Anche dentro la cabina mi facevo pena, non solo davanti a te, ma davanti al mondo intero, perché tu eri per me misura di tutte le cose".
Nonostante tutto, però, Franz continua imperterrito e in modo quasi incessante di ricordare a sé stesso e al mondo che sta cambiando attorno a lui, l'affetto che prova per quell'estraneo che si fa chiamare padre. Franz continuerà a ricordarlo a tutti, per tutta la sua vita letteraria: ci saranno citazioni ne Il Processo, in cui la figura dello zio che vuole mettere sopra a tutto [anche il benessere del proprio nipote] l'orgoglio e l'onore della famiglia ricorderà inesorabilmente quella del padre; ci saranno citazioni ne La Metamorfosi, il padre che non vuole far uscire il figlio diventato scarafaggio perché tutti si metterebbero a ridere e renderebbero ironica, quasi assurda e demenziale la vicenda.
Il bello di questo libro non è solo il modo in cui Franz Kafka si scopre delle sue vesti di scrittore criptico e strambo per certi aspetti, ma il momento in cui si scopre che dietro la maschera di Franz Kafka ci sia il volto di tutti noi. Tutti possiamo rispecchiarci in lui durante la lettura, tutti possiamo scorgere la figura di suo padre allontanarsi, diventare un estraneo.
Kafka riuscirà effettivamente a trovare il coraggio per consegnare la lettera alla madre affinché la dia al padre, ma tutto questo sarà inutile: la letterà gli verrà restituita senza che il padre l'abbia mai letta. Da questo punto in poi, quello che sentirà Kafka sarà sempre e solo un immenso senso di colpa.
Indicazioni utili
- sì
- no
Il libro nella sezione sbagliata
Questo libro mi è stato regalato al mio decimo compleanno. Sono passati 9 anni da allora, eppure ancora oggi lo ritengo un libro bellissimo e di altissimo livello.
Sebbene siano passati svariati anni, La Bussola d'Oro, il primo della trilogia di Queste Oscure Materie [His Dark Materials in lingua originale] scritto da Philip Pullman, viene ancora annoverato come libro per bambini e messo nell'apposita sezione.
Mai sbaglio più grande :)
La Bussola d'Oro è uno di quei rari libri che è nato come opera per bambini per poi scoprirsi molto più di questo [la saga di Harry Potter, tanto per citare un libro simile a questo]. Sembra molto carino, innocente e infantile che ogni persona nella storia abbia un Daimon, un piccolo animaletto parlante che accompagna tutti i personaggi presenti nel libro. Peccato che un adulto [o un lettore maturo, se vogliamo essere più precisi :) ] veda il Daimon [mmmh... qui Socrate ci cova!] in un altro modo, in modi molto più diversi e sfaccetati di come farebbe invece un bambino, che continuerebbe a vederlo come un animaletto uscito da un cartone della Disney.
Ci sono molti temi contrastanti ed espliciti, a volte inadatti alla mente di un bambino che non ha ancora assodato il concetto di morte, per esempio.
Ben scritto, intelligente, velato di piccole citazioni colte... insomma, un libro che si apprezza come il biscotto rubato di nascosto dalla dispensa mentre la mamma non guarda: in segreto, ma con il cuore che batte forte un po' per l'emozione e un po' per la paura.
Solo un difetto, anche se non è colpa dell'opera in sé, né tanto meno dell'autore stesso: è messo nella sezione sbagliata :)
Indicazioni utili
"Qui c'è lo zampino della Harris"
L'autrice di questo capolavoro è sicuramente una delle mie autrici straniere preferite e mentre scrivo questa umile recensione ho paura di non essere totalmente imparziale. Farò del mio meglio per cercare di esserlo :)
Il Ragazzo dagli Occhi Blu [Blueyedboy in inglese] è un libro pubblicato nel 2010 da Garzanti scritto da Joanne Harris. Il protagonista di questa storia è Blu. Ma Blu è il nome che usa sul suo blog, Blueyedboy per la precisione. Dietro questo blog si nasconde Benjamin, fratello di Nigel, ribelle e aggressivo, e di Brendan, grassoccio e timido. Ma chi è Benjamin? Benjamin è un uomo di 40 anni che vive con sua madre. Benjamin è un romantico: crede nell'omicidio perfetto e come il vero amore, pensa che sia solo questione di tempo e pazienza. Sul suo blog racconta la sua infanzia difficile, le sue disturbanti pulsioni, i suoi desideri celati, sul cui trono siede quello più raccapricciante: uccidere sua madre. E mentre alcuni sono affascinati dalla sue pulsioni e altri le trovano divertenti, c'è una persona che trova siano raccapriccianti e l'unico modo per scoprire la radice di questi desideri inquietanti è scavare nel suo passato, risalendo ad una ragazzina di nome Emily, con un particolarissimo dono: sentire i colori della musica...
Io ADORO questo libro, forse è uno dei migliori che la Harris abbia mai scritto. Il suo stile si è evoluto parecchio dai tempi di Chocolat, riuscendo a tirare fuori un'opera d'arte. L'inizio forse può essere un po' noioso, ma la storia prende facilmente forma man mano che si va avanti.
La psicologia dei personaggi è ben strutturata e ai personaggi stessi non posso che dar loro un voto eccellente.
Colpi di scena? Vi consiglio di leggerlo da sdraiati per evitare brutte cadute dalla sedia :)
La Harris ha dimostrato ancora una volta di saper orchestrare benissimo le vicende, lavorare con la psicologia dei suoi strumenti e scrivere come sempre un'opera d'arte sostanziosa e inaspettata.
Che musica, maestro!
Indicazioni utili
Tuttavia, lo sconsiglio a coloro che vogliono gustarsi una lettura leggera.
Uno scherzo di cattivo gusto.
Faccio una premessa: sono partita un po' prevenuta con questo libro. Forse è stato il fatto che ne conoscessi la genesi o forse il fatto che avessi letto la trama del "libro" storcendo il naso e strabuzzando gli occhi per la sorpresa... e avevo ben ragione a partire con questi pregiudizi.
Conosciamo tutta la trama, oramai: lei, 21 anni, ragazza bellissima che pensa di essere brutta [chissà perché non mi stupisco di questo...?], studiosa ed intelligente, si innamora perdutamente subito dopo aver fatto un'imbarazzante intervista a Christian Grey, uomo bello, affascinante, ricco sfondato, intelligente e inserite altri aggettivi, avete capito perfettamente che se lei è la Mary Sue della situazione, lui è il suo Gary Stu personale.
E se già la trama si dà la mazza chiodata - neanche la zappa - sui piedi da sola, vogliamo analizzare i personaggi? Non ce n'è bisogno: sono scoloriti, persi nel grigiore dei luoghi comuni e dello stereotipo, rasentando addirittura i limiti del surrealismo.
Allora analizziamo lo stile... no, guardate, non mi sembra il caso. Asciutto e a volte imbarazzante [i capelli voluttuosi di Christian Grey... voluttuosi? Signora James, voluttuosi? Stiamo scherzando? Voluttuosi... i capelli?!?].
Beh, è stato annoverato come romanzo erotico, allora giudichiamolo per quello!
Ma no! Perché neanche le scene di sesso sono degne di essere commentate! Imbarazzanti, questo è il mio commento. Ripetite E imbarazzanti. Non è quindi anormale che io più di una volta abbia deciso di saltare le scene di sesso, non perché imbarazzanti in quanto tale, quel tipo di imbarazzo che ti fa arrossire e distogliere lo sguardo... no, è quel tipo di imbarazzo che senti quando una delle tue amiche sta parlando di una persona che odia, mentre quella si trova proprio dietro di lei.
Molti dicono che sia ingiusto giudicarlo dalla trama e dai personaggi: è un libro erotico, va' giudicato per quello che è.
Forse è vero: ma ricordiamoci che il PRIMO è un romanzo erotico. Da quello che so [no, mi dispiace: è stato già un parto leggere il primo, mi rifiuto di leggere gli altri], negli altri due *RISCHIO SPOILER!! ATTENZIONE!!* lei rimane incinta e lui, dopo vari ripensamenti, decide di tenerlo per amore di Anastasia *FINE SPOILER*.
Evidentemente non è TOTALMENTE un romanzo erotico, quindi posso giudicarlo per come veramente è: il segno della decadenza della letteratura; il simbolo di come a volte, anche per i libri, purtroppo, sia solo una questione di cifre [$].
Le vere sfumature, signora James? Vada a chiedere informazioni al marchese De Sade o al nostro caro amico Gabriele, forse potranno darle una mano.
P.S.: Ah, l'editore è Mondadori. QUESTO è VERAMENTE imbarazzante.
Indicazioni utili
14 risultati - visualizzati 1 - 14 |