Opinione scritta da marcie88
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Quando si è obbligati a crescere
Nessuno di noi vorrebbe crescere, nel senso di maturare veramente; vorremmo essere tutti dei Peter Pan alle prese con le piccole cose belle della vita.
Vorremmo amare ed essere amati, divertirci senza far male a nessuno, mangiare e non ingrassare, crescere figli perfetti senza bisogno di educarli.
Invece non è così e Alex, adolescente di 16 anni, inizia ad intuirlo quando vede il matrimonio dei genitori andare a rotoli, ma presto dovrà fare i conti con una faccenda ancora più grande e devastante: una morte, quasi un omicidio, un segreto da non raccontare a nessuno.
E allora il mondo non è più bello, non è più la piatta e rassicurante monotonia della provincia americana, tra pomeriggi nei Mall e compiti in classe studiati tra un cazzeggio e l'altro.
Alex ha deciso di andare oltre, di andare al Paranoid Park, il posto dei reietti, della mala gioventù, e ha pagato la libertà di un giro sullo skate con la solitudine, perchè lui non è un punkabbestia, è un ragazzino benestante cui non è permesso sbagliare.
E così, non può far altro che fingere che vada tutto bene, come fanno un po' tutti gli adulti.
E come fanno un po' tutti gli adulti, si lascierà vivere, farà l'amore senza desiderarlo, bacierà senza volerlo e parlerà senza dire niente.
A salvarlo, la verità, l'autenticità, il coraggio di raccontare ed essere se stesso.
Con qualcuno ad ascoltarlo davvero, senza pregiudizi, senza giudicare.
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Un BarLume di leggerezza
Eravamo quattro amici al bar. Citazione scontata, ma calza a pennello.
Solo che in questo caso i quattro portadentiera clienti del BarLume non vogliono cambiare il mondo, ma si divertono a scovare omicidi per passare il tempo..che sennò, deh, si annoiano.
"Non è che tutti gli anni possono ammazzare qualcuno per farvi passare il tempo" dice Massimo il barrista con due erre, laureato in matematica, divorziato e alle prese con quel Gorgonoide della sua vicina che cucina fritto dalla mattina alla sera (ma avrà la sua punizione).
Simpatico umorismo con la giusta cattiveria toscana, tra padani che minacciano di far causa per un cappuccino, curriculum vitae al limite del -purtroppo- possibile e quattro vecchietti che, sotto l'olmo di un bar, si godono la vita alla faccia di medici pedanti e mogli noiose.
Beh, che dire? Grazie a Marco Malvaldi che ci fa divertire con le sue intuizioni brillanti e divertenti sull'intricato cosmo umano dove forse, alla fine, le cose più soddisfacenti sono un buon caffè e le curve della Tiziana.
Nel mezzo, tra una gazzetta dello sport e una partita a carte, si può anche leggere Lucrezio e la traduzione dell' "Ecclesiaste" di Erri de Luca.
Tutto fa brodo, tutto fa vita.
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Un respiro d'aria fresca e di libertà
Una scelta di coraggio che diventa libro e testimonianza, e per la sua autenticità diventa stimolo a vivere la vita seguendo "l'onda perfetta".
Un'autobiografia che si consegna al futuro, al figlio prima di tutto ma anche a tutti noi. Frasi semplici ma incisive per chi è disposto a credere che si possa davvero seguire il cuore, che vuol dire in poche parole godere della vita.
Il senso di tutto il libro sta in una frase: "Sappi che un giorno ognuno di noi dovrà svegliarsi e guardare nello specchio della propria anima. E quel giorno, credimi, sarà il più felice o il più triste della sua esistenza."
Bisogna scegliere il volo di un colibrì invece del traffico, bisogna dire sempre grazie a chi ci ha voluto bene, anche se ha sbagliato, bisogna credere nel futuro.
Si può anche non farlo, ma abbiamo a disposizione pochi anni: perchè regalarli agli altri, adeguandosi a quello che la società si aspetta da noi?
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MONTALBANO INVECCHIA E NON CI STANCA MAI
Da qualche tempo Camilleri riflette sulla vecchiaia e i suoi inghippi, sulle debolezze che gli anni portano con sè, così simili a quelle adolescenziali.
Con quest'ultimo libro, però, arriva a un bivio e dalla caduta nel buio della perdizione giungerà una grande svolta personale per il nostro Commissario Montalbano.
Dispiace dirlo, ma lo stile di Camilleri è dieci metri sopra il cielo rispetto a quello di altri giallisti come Marco Malvaldi che, pure anch'egli edito da Sellerio, ci svela troppo spesso l'artificio del pensiero e della scrittura.
Camilleri no: da anni ci intrattiene con i suoi personaggi di siciliana loquela, e da anni non ci annoia perchè quei personaggi sono reali, e riescono a seguire i cambiamenti dell'autore senza farcelo troppo notare.
E "Una lama di luce" ne è bellissima conferma.
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