Opinione scritta da Mombelli
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Turbine
Candido è la storia di un fanciullo con la nuvoletta nera di Fantozzi che lo insegue sempre.
Ma sempre eh.
Non ce n'è una che gli vada bene e nonostante ciò tutto alla fine si sistema.
Voltaire critica fortemente la filosofia di Leibniz, ossia quelle secondo cui "siamo destinati a vivere nel migliore dei mondi possibili". Enfatizza dunque il pessimismo filosofico, portando le vicende al paradosso ed al grottesco più cupo.
La velocità con cui le vicende si susseguono è sorprendentemente piacevole, in 150 pagine sono condensate più vicende di quelle dei Promessi Sposi tanto per fare un paragone.
Voltaire non si dedica alla descrizione, quella la lascia alla fantasia del lettore: vicende, fatti, avvenimenti, tragedie, guerre, violenze, sciagure, catastrofi sono raccontate per dimostrare la assurdità del pensiero del filosofo tedesco.
Nonostante sia stato creato come testo filosofico, e dunque necessiti di una preparazione filosofica di base per essere compreso in tutte le sue sfumature, la narrazione risulta piacevole e divertente anche a chi non gliene interessa un accidente di filosofia.
Consigliato senza dubbio a chiunque non ami i "mattoni" e cerchi una lettura veloce e frizzante.
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La favola che nessuno vorrebbe leggere
Ci sono le favole di Andersen che hanno segnato l'infanzia di tutti i bambini d'occidente.
Ci sono le fiabe dei fratelli Grimm che hanno cullato i bambini prima della nanna.
E c'è la favola di Boyne.
Questa favola, perché lo è alla fin fine, dovrebbe essere raccontata a tutti i bambini tra Cenerentola e Hansel e Gretel. Perché insegna qualcosa che solo una tragedia come l'Olocausto è in grado di insegnare: l'amicizia, la sincerità, l'affetto incondizionato, spregiudicato, senza confini.
Consigliato a tutti, per una lettura che colpisce nel profondo per l'ingenuità e l'impotenza di fronte all'inverno della civiltà umana.
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Ci sono libri che aprono finestre su mondi nuovi
Lo lessi in seconda superiore, come lettura scolastica.
Fu il mio primo incontro con la letteratura "alta". Ed è stato il primo grande libro che lasciò il segno.
Potrei mettermi qui a raccontare le emozioni, sensazioni e pensieri che questo libro ha suscitato a suo tempo, ma preferisco recensire la reazione di mia madre dopo aver letto questo libro.
Premessa: lei è una di quelle che legge la sera, prima di andare a dormire, dieci/dodici pagine massimo, e legge spesso i libri dell'Esselunga per farci capire.. insomma, non era una grande lettrice eh, ma si dava da fare.
Poi sono arrivato io con le letture scolastiche (e non) e lei, incuriosita, si è messa a leggere i miei libri.
Sono quasi sicuro che "La casa degli spiriti" sia stato il suo primo, vero, libro. Tanto quanto il mio.
Ed è stato come se si fosse aperta una nuova dimensione per lei, una dimensione che la sua mente non aveva mai lontanamente immaginato.
Mi ha detto che nel leggere la drammatica vicenda dei Trueba ha riso, pianto, si è arrabbiata, si è sentita delusa, sconfortata.
Mi sono sentito bene, perché è come se avessi ricambiato gli sforzi che faceva -e fa tutt'ora- per darmi l'istruzione che desidero.
Per cui, cara Allende, se mai dovessi leggere questa recensione, grazie, grazie per aver donato al mondo uno dei libri più straordinari del Novecento.
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Non è un libro per tutti.
Se lo facessi leggere a mia madre rimarrebbe scandalizzata.
E con questa frase penso di racchiudere il senso del libro: una raccolta che non è per le vecchie generazioni "puritane" e omertose, ma per i giovani che si stanno sempre rendendo più "sfacciati" e diretti con l'avanzare dei decenni.
Se lo facessi leggere a mia nonna ci rimarrebbe sotto.
I racconti narrati sono di una crudezza che non ho mai riscontrato in altri libri, tanto che rimasi decisamente turbato dal racconto "il demonio", nel quale Bukowski ci porta nella mente del carnefice e non della vittima, sconvolgendo tutti i vincoli e le catene del buon costume, della moralità, dell'etica insegnata dagli adulti.
Ti porta a riflettere, e molto anche.
C'è qualcosa di terribilmente reale nei suoi racconti: il fatto che sono tutte storie che succedono realmente, tutti i giorni, mentre noi facciamo colazione, andiamo a lavorare e ci scandalizziamo quando un ragazzino dice "cazzo" per la prima volta.
Non credo Bukowski voglia scandalizzare, ma mostrare come lo scandalo sia la montagna di finto moralismo che opprime la società contemporanea.
Finito di leggerlo, sentii una forte affinità col pensiero nietzscheano di ribellione e liberazione dal costume contemporaneo.
Fortemente sconsigliato a chi si scandalizza per una pernacchia in Chiesa.
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Utile come fermalibri (forse)
Sono sempre stato critico nei confronti di Fabio Volo: non mi riesco a capacitare di come un personaggio così scialbo, incolore, sempliciotto, pseudo-ribelle frutto della televisione e della radio possa aver scritto "libri di grandissimo successo" come dicevano molti miei compari che leggevano i suoi tomi.
Ebbene, un giorno d'Esselunga, trovai in superofferta uno dei suoi masterpiece, e decisi di comprarlo.
Quando mai.
E' stata una lettura deprimente. Non per la storia, la storia più banale che si possa mai raccontare (e con "banale" nel vero significato della parola, ossia "comune, che puoi riscontrare ogni giorno") ma per il modo in cui è impostata: un'accozzaglia dei pensieri più deprimenti di qualsiasi persona che si senta frustrata.
Va bene, può essere che Volo voglia raccontare la vita "comune", ma non così. Si vede lontano un miglio che non ha nemmeno la licenza superiore. Il lessico è di una povertà sconcertante, turpiloquio perché-va-così-tanto-di-moda a iosa, sessosessosessosesso ed un finale da farti venir voglia di prendere il libro e buttarlo fuori dalla finestra dopo essere andati in questura a denunciare una violenza mentale.
Vanno bene le letturine leggere, quelle "per evadere", ma questa non è lettura leggera, figuriamoci letteratura.
La domanda che mi sono posto alla fine del libro non è stata "ma perché quello là scrive questi insulti alla lingua?" ma "perché in Italia vengono pubblicate porcherie del genere?"
Ecco. Ponetevi questa domanda: perché in Italia vengono pubblicati libri di personaggi VIP che parlano di come la vita sia "schifosessofrustrazioneamoreritornanonlasciarmicazzo" (e non alla Bukowski eh) e non vengono pubblicati romanzi, racconti di gente comune che magari si è impegnata a fondo per creare qualcosa di bello da condividere col mondo? Perché dare precedenza a porcate del genere?
Perché fanno immagine? Beh, se questo libro sperava di celebrare il presunto talento di Volo credo lo abbia stroncato definitivamente (sul piano letterario).
Spero vivamente Volo non riempia ancora una volta le librerie di porcate simili perché nemmeno Cinquanta Sfumature di Grigio riesce ad essere così ributtante.
Nessuna trama, nessun messaggio, nessuna morale... il nulla.
Appena 200 pagine scritte in Caslon 20 (20!!!!) che possono leggere anche i presbiti più disperati.
Fortemente sconsigliato.
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La vita e il viaggio
Lo lessi tempo fa, quando andava di moda su Facebook tra le pagine di citazioni.
Indubbiamente bello, nulla da dire, lo trovai sotto certi aspetti piuttosto pesante.
Siddharta è un ragazzo, è uno di noi, che non sa cosa fare nella vita e della vita, e decide di viaggiare, esplorare, scoprire le molteplici culture dell'India antica. Incontrerà personaggi unici, ragazze bellissime, filosofi dalla saggezza sconfinata, ricchi mercanti, barcaioli mezzi pazzi... tutti con un solo scopo: far capire a Siddharta il vero senso della vita.
Hesse si ricollega a Shopenhauer e Nietzsche nel riprendere le grandi teorie del Nirvana e dell'Om, descrivendo mondi e luoghi assolutamente estranei e selvaggi al pubblico a cui il libro era destinato.
La pecca del romanzo sta nel come viene espresso il messaggio: troppo debole, troppo lontano dallo stile "germanico", forte, audace, diretto, mirato. Il grande, grandissimo messaggio del "carpe diem" indiano viene diffuso fievolmente, come sussurrato, che può essere anche non compreso ad una prima lettura.
Consigliato a chi "cerca" nella vita e a chi crede di aver già trovato tutto quello che c'era da cercare.
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Maycomb chiama Italia (e anche il resto del mondo)
Lo ammetto, l'ho comprato in libreria solo perché c'era scritto "Il romanzo consigliato da Barack Obama".
Devo dire che Obama consiglia bene! E' un romanzo di una piacevolezza unica, scorrevole come solo i pensieri di una bambina, la dolcissima e temeraria Scout, sanno essere.
La narrazione segue le vicende di due ragazzini, figli dell'avvocato più in vista di una cittadina di campagna dell'Alabama, ancora legata alle dottrine dello schiavismo e della -orrenda- segregazione del diverso, ossia il "negro". Ma c'è di più: la storia non è solo sul razzismo, ma sul pregiudizio e la paura del "diverso", che può essere il bravo ragazzo (ma "negro", quindi pericolosissimo) sia il misterioso vicino di casa Boo..
Harper Lee si dimostra maestra della delineazione di personaggi che vi terranno compagnia per tutta la lettura e, forse, ogniqualvolta il pregiudizio invadesse la vostra mente.
Consigliato a tutti, grandi e piccoli, per una piccola -ma grande- riflessione su uno dei grandi problemi dell'essere umano.
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Il trionfo dell'eleganza
Orgoglio e Pregiudizio è senza dubbio uno dei romanzi che tutti devono leggere una volta nella vita.
Non per la storia, che può risultare banale e scontata, non per lo stile, eccellente, scorrevole, pacato, tipico della Austen, ma per l'eleganza della narrazione.
I due sentimenti del titolo, l'orgoglio e il pregiudizio, sono la metafora dei due protagonisti assoluti, Elizabeth e Darcy, che, odiandosi -letteralmente- all'inizio del romanzo, si scopriranno incredibilmente attratti con l'avanzare della narrazione.
Il libro ti trasporta via dal mondo odierno, fatto spesso e volentieri di rozzezza, cattivo gusto e mediocrità, e ti lascia in una dimensione in cui anche i più piccoli gesti trasudano eleganza e raffinatezza. La stessa protagonista, Elizabeth, considerata da tutti decisamente poco aggraziata, è mille volte più elegante di tantissime realtà del nostro tempo. La Austen regala al mondo un libro-manifesto dell'eleganza e del portamento, un libro che dovrebbero prendere a modello molti personaggi dei nostri tempi.
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La tempesta dentro di noi
Cime tempestose è uno di quei libri che chi non l'ha letto lo considera "un mattone noioso" o "la solita storia d'amore impossibile".
Anche io lo pensavo ad essere sincero... ed ero completamente in torto.
Consiglio a chiunque stia per leggerlo di fare un bel respiro profondo e prepararsi a vivere una esperienza che credo pochi altri libri siano in grado di donare.
Una storia che parla di amore, odio, vendetta, dolore e pregiudizio.
L'amore tra Heathcliff e Catherine non è l'elegante ed acuto sentimento che la Austen descriveva in Orgoglio e Pregiudizio, ma una tempesta che si abbatte sui protagonisti e li sconvolge fino alla morte (ed anche oltre). Si potrebbe parlare di qualche pecca nello stile di scrittura, ma il vortice di vicende che si susseguono nel romanzo le sublimano pienamente.
Vivamente consigliato a tutti.
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Anche io lo pensavo ad essere sincero... ed ero completamente in torto.
Consiglio a chiunque stia per leggerlo di fare un bel respiro profondo e prepararsi a vivere una esperienza che credo pochi altri libri siano in grado di donare.
Una storia che parla di amore, odio, vendetta, dolore e pregiudizio.
L'amore tra Heathcliff e Catherine non è l'elegante ed acuto sentimento che la Austen descriveva in Orgoglio e Pregiudizio, ma una tempesta che si abbatte sui protagonisti e li sconvolge fino alla morte (ed anche oltre). Si potrebbe parlare di qualche pecca nello stile di scrittura, ma il vortice di vicende che si susseguono nel romanzo le sublimano pienamente.
Vivamente consigliato a tutti.
Il bar che abbiamo tutti sotto casa.
Cosa succede se si prendono tutti i più divertenti personaggi che chiunque può incontrare in qualunque bar, li si renda ancora più divertenti e si racconti le loro vicende più esilaranti? Nasce Bar Sport.
Un bar che è IL bar italiano. Tutti nella vita avranno incontrato lo scorbutico, l'ubriacone, l'innamorato e il CT sportivo, tutti avranno ammirato le "Luisone" in vetrina o seguito le avventure della squadra di calcio del bar. Stefano Benni riesce a concentrare tutto questo in un libro che si legge in un batter d'occhio, regalando momenti di gloria a personaggi che in altri libri probabilmente sarebbero sempre rimasti in secondo piano e in ombra.
Dedicato a chiunque voglia ridere di gusto!
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Per chi ama viaggiare con la mente.
Questo è uno di quei libri che riesce a sorprenderti fino all'ultimo capoverso: le avventure di Arthur e Ford (inimmaginabili per chi non conosca la sinossi o abbia letto qualche recensione) sono inarrestabili e irriverenti, avventure che non hanno nulla di "normale". Un libro che riesce a dissacrare le grandi domande dell'uomo insegnando che non è necessario crucciarsi sul proprio futuro ma vivere il presente, l'unica realtà vera. Douglas Adams ha una scrittura piacevole e scorrevole, uno spiccato senso dell'umorismo e ironia da vendere, qualità che si rispecchiano nel (purtroppo) breve romanzo. Consigliato a chi desidera una lettura piacevole, divertente che tra una risata e l'altra riesca a far riflettere.
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