Opinione scritta da Cristallodiebano
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Non ci siamo proprio
L'ho letto un paio di anni fa, regalandolo poi alla biblioteca (sembra che comunque abbia avuto un buon esito, il mio dono... e un po' me ne dispiaccio, perchè non vale davvero la pena leggerlo).
Un inizio e una trama scontatissimi. Nessuna suspence, solo un gruppo (assortito, ma comunissimo, in cui già si intuiscono le possibili coppie, già formate o in atto di approfondimento durante il romanzo) e delle reliquie da trovare. Che banalità, credo che qualcuno ci avesse già pensato prima!
Ricordo anche di alcuni (parecchi) punti stereotipati, perfino sull'Italia e sulle incredibili capacità extraumane dei protagonisti, che manco Tom Cruise nei suoi Mission Impossible ha pensato.
Spunti storici ridotti all'osso e stile piuttosto semplice, adatto un po' a tutti quelli che non hanno voglia di avventurarsi in qualcosa di un po' più profondo.
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Troppe aspettative...
L'inizio è stato con il botto. Non riuscivo a staccarmi dalla storia di quei ragazzi, da quella "banda dei brocchi", destinati a essere dei perdenti, ma con grandi sogni e aspettative.
Più si continua con la lettura, però, e meno questi ragazzi sono dei perdenti, anzi. Poco sentita l'amicizia di gruppo, quasi nullo il rapporto con la famiglia (se si fa eccezione per la sorella che ha avuto un'incidente, ma sembra che l'affetto derivi proprio dalla sua condizione - tra l'altro, secondo me, un po' troppo esagerata inizialmente e lasciata lentamente disperdere tra le pagine - ) e del rapporto tra, passatemi il termine, proletari e borghesi, si ha solamente qualche accenno, non diventando mai il fulcro centrale della storia.
Che Coe sappia tenere la penna in mano, non ci sono dubbi. Lo stile è buono, ad eccezione della parte finale, una trentina di pagine senza un solo punto, che con grande fatica sono riuscita a terminare.
Leggerò anche il seguito, nella speranza di riuscire a capire meglio cosa è accaduto a questi ragazzi di Birmingham, che, dopo 376 pagine, non sono ancora riuscita a identificare e riconoscere.
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Mah... quali streghe?
Credevo fosse un libro diverso, un libro che parlava di streghe, quello chiaramente sì, ma con toni meno "fantasiosi".
Si parte con una protagonista, Carla, che si inizia ad odiare alla terza pagina. Perchè continua a picchiare il piccolo di casa, Albertino? E parliamo di contusioni e di tagli. E l'altro figlio, quello con gli occhi perennemente rossi? Solo un breve accenno - verso la fine del libro - al fatto che "si faccia le canne e torni a casa ubriaco". E la figlia, una dodicenne a cui si compra il trasloco della nuova casa con un'improbabile tinta colore rosa shocking? [colore che tra l'altro dopo un paio di lavaggi scompare]. Ma che razza di famiglia è, questa? Una famiglia, normale, certo, una famiglia moderna. Ma questa Carla è davvero insopportabile, per i primi 2/3 del libro avrei solo voluto picchiarla fino a farle perdere i sensi.
Nonostante tutto, mi sento di consigliarlo, come libro da leggere durante l'estate, il classico "da sotto l'ombrellone" che ti tiene attaccata alla copertina con una specie di Attack. Purchè riusciate a reggere lo stile in cui è scritto. Troppa punteggiatura, nessun tratto identificativo dei dialoghi, rare e scarne le descrizioni. Ho scoperto solo alla fine che Albertino ha i capelli biondi, eppure credo che il suo nome appaia in ogni pagina.
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Sono Rosie. Rosie vera.
Se avete amato Duma Key, Rose Madder ne può diventare il prologo. Stessa atmosfera di irrealtà, di puro terrore in alcune delle bellissime descrizioni del Re.
Brividi nel leggere la condizione a cui Rose è stata costretta per quattordici lunghissimi anni, fatti di violenze, stupri, pugni, aborto e brividi, seppure diversi, quando finalmente riesce a fuggire da quel terribile matrimonio, via, lontana da casa, senza portare nulla del suo passato. Stephen King riesce a farci respirare la stessa aria di libertà provata dalla protagonista, mista all'orrore di poter riconoscere, tra la folla di una nuova città, proprio l'ex marito violento.
Fino a qui, la trama potrebbe essere quella di un normale romanzo, se pure a tratti forti.
Ma stiamo parlando di un libro di Stephen King ed ecco che arriva la sua magia: un quadro acquistato in un negozio di pegni, un quadro che aumenta di superficie, una porta verso un altro mondo...
Sono ancora lontani gli anni di Duma Key e di 22/11/63, ma l'autore inizia a porre le prime basi per quelli che considero due dei suoi libri migliori.
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Un libro horror
Quando l'ho acquistato, in offerta speciale a 5€, di certo non mi aspettavo un capovoloro. E le mie aspettative non mi hanno certo deluso!
Un libro veloce nella lettura, scorrevole, semplice, con forti scene di suspance e molto horror. E' stato paragonato ai libri di Stephen King, ma da appassionata del Re, posso solo dire che di simile è l'accuratezza dei personaggi, ritratti fino a farli diventare i nostri veri compagni di vita (almeno fino alla chiusura del libro!)
Dimenticatevi scene dal sapore gotico, di amore proibito tra vampiri e umani, di bellezza vampiresca e eternità sognante... qui i vampiri sono mostri e fanno paura.
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Non solo un libro per bambini
Un libro per sognare, per tornare bambini, per ridere e per capire il significato della parola Amicizia.
Tutto l'animo fantasy in questo racconto per ragazzi, l'intelligenza degli elfi, la superiorità dei draghi e la mortale stupidità degli umani, tesi verso il potere, destinati ad essere l'unico popolo vivente sulla terra proprio perchè non sono (siamo?) riusciti a cogliere la magia di un sorriso, la pazienza di interi anni e la morte donata per la vita di un amico.
Lo consiglio a tutti, agli amanti di questo genere, ai bambini, ma soprattutto per chi ha voglia di ritrovare il sorriso e le grasse risate a causa di un elfo - nato da poco, non piccolo, mi raccomando! -troppo intelligente per comprendere i "nostri" stili di vita e troppo sensibile per mangiare cadaveri.
Stile assolutamente unico, semplice e mai banale, che forse si spegne un po' nei capitoli centrali, nei quali la tristezza di una vita che ha subito troppi abusi diventa il fulcro centrale.
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Né storico, né fantasy, né gothic
La quarta di copertina lo classifica come un romanzo new gothic ed un'ambientazione storico-fantasy. La copertina ed il titolo suggeriscono uno stile più simile agli Harmony che non ad un romanzo per adolescenti.
Di storico c'è veramente molto poco. La protagonista vive in un collegio per signorine per bene in un'Inghilterra di fine Ottocento e si veste con bustini stretti, camicie bianche e stivaletti dello stesso colore. Che inevitabilmente sporca, nei suoi girovagare per i boschi alla ricerca di vecchie storie e giovani gitani. Ma è tutta qui questa ambientazione storica. Nessun riferimento a fatti, solo qualche regola di bon-ton, lezioni di francese, di ballo e di pittura e un matrimonio riparatore dei debiti del padre.
Fantasy? Non ci siamo nemmeno qui. L'unico evento fantastico è l'utilizzo di magia e la visita di un mondo soprannaturale, ma non basta aggiungere qualche elemento affinchè la storia possa far parte della letteratura fantasy.
Di conseguenza, nemmeno gothic. Non c'è quell'aria di mistero, quella sensazione di vedo/non vedo, quel profumo di magia che dovrebbe essere presente in un libro come questo.
Avrei approfondito maggiormente la parte sull'incendio, sulle porte chiuse, sulla fotografia scomparsa. Ma è una trilogia, quindi qualcosa potrebbe aprirsi in futuro. Un futuro che, sinceramente, non mi vedrà partecipe.
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