Opinione scritta da Robbie

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Robbie Opinione inserita da Robbie    14 Dicembre, 2014
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La stangata

E' un libro interessante, corposo (ben 452 pagine), uscito proprio un anno prima del 100° anniversario della Prima Guerra Mondiale (probabilmente non a caso). La “Grande Guerra” è il contorno in cui si sviluppa la vicenda, la scintilla che “accende” e fa decollare la storia.

Non è un libro di denuncia sugli orrori della guerra o almeno non solo, visto che comunque il protagonista, Edouard, è un'evidente vittima del conflitto e lo scrittore non manca di rimarcare più volte le perdite in vite umane, le mutilazioni e la grama vita di molti soldati tornati dal fronte e incapaci di ricostruire una vita normale e dignitosa. Il libro affronta invece, in maniera forte, provocatoria e irriverente soprattutto la società e le bassezze dell'animo umano: di chi approfitta della guerra e dei caduti per arricchirsi (prendendo spunto peraltro da fatti realmente accaduti), l'arrivista pronto a tutto pur di arrampicarsi ai vertici della scala sociale, l'incomunicabilità tra padre e figlio, l'inadeguatezza e la corruzione di diversi funzionari pubblici, l'indossare nella vita maschere a protezione del proprio essere interiore e della propria diversità, l'amicizia/riconoscenza che diventa però quasi maledizione, quando comincia a travalicare l'appoggio reciproco e comincia a spingere le persone in un vortice di azioni negative senza possibilità di ritorno alcuno

I protagonisti, ma anche le figure secondarie, sono ben tratteggiati. La scrittura è scorrevole e la storia accattivante, anche se aleggia sempre una sorta di malinconia e di amarezza, pochi personaggi anche quelli più positivi, come il mitico “Merlin”, rifulgono di luce propria, hanno sempre una sfaccettatura opaca, degli elementi di negatività.

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Robbie Opinione inserita da Robbie    18 Luglio, 2014
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The Sisters Brothers

Due fratelli i “Sister” (o traducendo letteralmente dal titolo originale inglese che gioca in maniera azzeccata sul significato delle parole, “i fratelli Sorelle” - The Sisters Brothers), un commodoro (che non ha nulla a che fare con vascelli o fregate) che è il loro capo e committente, un cercatore d'oro con la strana passione della matematica e della scienza ma dedito all'alcool. Calate il tutto nel Far West durante la febbre dell'oro e aggiungete l'incarico di un assassinio. I sicari, al dire il vero un po strambi - se non addirittura psicopatici entrambi - uno magro e l'altro panciuto, uno impulsivo e l'altro riflessivo, uno incline ai massacri, l'altro più buono (ma non troppo). Aggiungete alla storia un ronzino di nome Tinozza, un ragno, un dottore dei denti che ha fallito in tutti i lavori precedenti, una temibile strega, un feroce grizzly, più altri vari strambi personaggi e improbabili situazioni e avrete un'esplosiva, singolare, miscela ironica e violenta allo stesso tempo, che vi strapperà dei sorrisi durante la lettura.

Tra piccole verità
“Quando un uomo è sbronzo marcio è come se fosse in camera da solo. C'è una distanza fisica, impenetrabile, tra lui e gli altri”

Amori difficili
“ogni tanto mi allungava una scodella di stufato acquoso, quindi diciamo che non era così cattiva, ma la bontà era presente in tali miserabili quantità che bisognava essere molto scrupolosi per non perderla di vista”

Incomprensioni fraterne
“Quella lurida baldracca è la tua ragazza? Congratulazioni. E' un peccato non poterla presentare a mamma. Sarebbe così felice di conoscere quel fiorellino di campo”.

Irreversibili pazzie
“L'acqua stava bollendo così ha versato a entrambi una tazza di caffè: aveva un gusto talmente schifoso da farmi trasalire, e mi ci è voluta tutta la mia buona creanza per non sputare tutto. Facendo passare un dito lungo l'orlo della tazza, ho tirato su un grumo di fango. L'ho annusato e poi leccato e ho deciso che era proprio fango.”

P.S. Un ringraziamento va ovviamente a Valentina e alla sua recensione invitante che mi aveva incuriosito non poco...

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Storia e biografie
 
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Robbie Opinione inserita da Robbie    13 Mag, 2014
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La regina ribelle

E' risaputo che la storia viene scritta dai vincitori e che quindi spesso ai posteri, non rimane che cercare di risalire faticosamente alla verità, seguendo elementi, indizi, carteggi, rari documenti salvati dalla distruzione, conservati in qualche monastero o archivio.

Gaia Servadio, affermata giornalista, compie una profonda ricerca storica, cercando di ricostruire la storia di Juana la Loca, ovvero Giovanna di Trastamara, passata alla storia con il soprannome “la pazza”. Ereditiera di un regno vastissimo, dalla Spagna riconquistata ai mori, alle colonie americane, dal napoletano alla Sicilia, alle Canarie. Madre di figure importantissime come Carlo V e Ferdinando I d'Asburgo, Imperatori del Sacro Romano Impero e di ben 4 regine, Giovanna é stata veramente una folle? una pazza da rinchiudere e non degna di governare? O era una regina scomoda che non doveva salire al trono?

Sulla base di vari elementi emerge la figura di una donna e regina “ante litteram”. A volte ribelle, pensava con la propria testa ed agiva poi di conseguenza. Era in disaccordo con i brutali metodi dell'inquisizione spagnola e si trovò ancora ragazzina, sposata ad un uomo, Filippo il Bello, amato in un primo tempo, ma poi a lei sempre più lontano per le sue infedeltà, per la sua sete di potere, per il suo carattere debole e facilmente influenzabile. Una giovane in terra straniera, sempre più isolata, regina suo malgrado al centro di giochi di potere più grandi di lei, contesa tra la casata regnante spagnola e quella degli Asburgo.

La lettura non è delle più agevoli, in quanto di stampo quasi giornalistico, più saggio storico che non romanzo storico. Il continuo citare date e riferimenti storici rallenta e appesantisce ovviamente il racconto sulla vita di Giovanna e rende il libro un testo usufruibile soprattutto da appassionati di storia.

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biografie storiche ed è appassionato di storia, quella con la S maiuscola!
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Economia e finanza
 
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Robbie Opinione inserita da Robbie    23 Aprile, 2014
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Cloto, Lachesi e Atropo...

le tre Moire, che tessono il filo del destino di ogni persona, lo svolgono ed infine lo recidono decretandone in ultimo la morte. Allo stesso modo le cosiddette “tre sorelle” tessono il filo di una nascente impresa che voglia affacciarsi sul mercato internazionale per reperire fondi necessari ad espandersi o a consolidarsi, attribuendogli una valutazione, ne seguono poi l'andamento aziendale influenzandone pesantemente il decorso con le proprie opinioni e alla fine ne decretano la morte tagliando quel cordone ombelicale che le legava alla quotazione in borsa, costringendole all'indebitamento e infine al fallimento o comunque a un profondo ridimensionamento.

Di chi parliamo? Standard & Poor's, Fitch, Moody's sono nomi ormai noti alla maggior parte degli italiani, soprattutto in questi anni di crisi globale. Decretano quali aziende, enti pubblici, Stati, siano meritevoli della tripla AAA (a proposito abbiamo attualmente come Stato italiano lo stesso vantaggiosissimo rating del Marocco, del Messico, della Colombia e del Perù). Un declassamento nel rating da loro assegnato può incidere su interi bilanci statali, cosa che ovviamente si ripercuote sulle famiglie e i cittadini e il loro benessere. Detengono una sorta di monopolio, come è stato per le famose “sette sorelle petrolifere”, con ricavi milionari. Ma come sono sorte e perchè hanno acquisito tanto potere? Sono realmente autonome e imparziali?

Black Rock (Roccia nera – non sembra quasi il nome di un fantasy?), una delle principali società di investimento a livello mondiale, ha acquisito diverse quote di minoranza (comunque importanti) anche nelle nostre principali aziende italiane. Gestisce una ricchezza pari a quella generata ogni anno dalla Germania e dall'Italia ed è in possesso anche di quote della proprietà delle due maggiori agenzie di rating, Standard & Poor's e Moody's. Non vi è un palese caso di conflitto d'interessi?

Le società di rating non sono riuscite a rilevare per tempo il crack della Parmalat, la caduta dei “subprime” che ha innescato la crisi finanziaria mondiale più grande dopo il 1929, non è riuscita a prevedere il fallimento dell'importante banca Lehmann, solo per citarne alcuni. Ma allora i loro giudizi sono veramente affidabili? E i sistemi da loro applicati sono veramente trasparenti e utilizzano parametri certi e seri? Perchè non si è riusciti ad addossare alcuna responsabilità per rating rivelatisi poi errati o quantomeno fuorvianti?

Come si sono mossi gli Stati Uniti d'America e cosa ha fatto l'Unione Europea per cercare di regolamentare meglio le società di rating?

Tutte queste domande e molte altre ancora troveranno risposta nel libro, che ho trovato esauriente, ben costruito, non eccessivamente ostico, data la complessa materia economico finanziaria trattata. Libro interessante per capire la finanza attuale e l'origine della crisi e porsi la fatidica domanda: seguire le scuole più liberiste che propongono una completa deregolamentazione del mercato che dovrebbe trovare da sè un proprio equilibrio o gli Stati devono intervenire e porre delle regole, dei limiti alla speculazione?

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testi economico-finanziari, saggi sulla speculazione finanziaria, per chi vuole approfondire un'aspetto che ha contribuito ad innescare la crisi globale che tanti problemi ci sta portando...
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Gialli, Thriller, Horror
 
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Robbie Opinione inserita da Robbie    21 Marzo, 2014
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Anima nera

C'è una città, Bologna, definita “La Dotta” per la sua antica e prestigiosa università, attivissimo centro culturale e fucina di nuove idee in svariati campi, “La Grassa” per la sua nota ed eccellente cucina tradizionale molto sostanziosa, “La Rossa” per il colore caratteristico degli edifici del centro cittadino. All'ombra di questa città vivace, dei suoi lunghi portici e della famosa Torre degli Asinelli, esiste però una Bologna nascosta, che si annida tra il benessere di cui la città emiliana gode, che tenta di corroderla e corromperla dall'interno.
Il libro racconta di quest'anima nascosta (peraltro presente in tutte le grandi città e cittadine), che come un buco nero intrappola e ingurgita anche le particelle luminose, che cerca di farsi spazio nelle poche zone lasciate libere o non controllate dalle forze dell'ordine. Sono storie non così eclatanti, come possono essere state la strage della stazione di Bologna o i numerosi colpi della Uno bianca, ma non sono sicuramente meno inquietanti. Sono storie “nere” certamente conosciute ai bolognesi ed emiliani, un po meno alle persone che vivono in altre regioni, che forse avranno letto sui giornali qualche articolo o trafiletto, per poi relegarle con lo scorrere del tempo nel dimenticatoio. Si parla di balordi alla deriva, di gelosie d'amore fatali, di rapimenti, di vendette e nefandezze varie. Ciò che emerge e che per certi versi mi ha sconcertato è il fatto che in diversi casi non si è arrivati alla soluzione degli omicidi, o per motivi diversi gli imputati indiziati siano stati alla fine assolti nel corso dei processi. Ringrazio Valentina che mi ha regalato questo libro, che anche se dà i brividi per gli argomenti trattati, comunque apre gli occhi su un mondo nascosto, a cui forse da piccolo abitante di un paesino tranquillo, normalmente non si pensa.

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principalmente o è interessato a leggere cronaca nera, soprattutto se emiliano o bolognese
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Romanzi
 
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Robbie Opinione inserita da Robbie    27 Gennaio, 2014
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La voce della natura

Qui nevica sempre. Accomodatevi accanto a noi, agli uomini freddi della montagna. Il vostro posto è lì accanto al nostro focolare ad ascoltare rapiti il racconto della nostra storia, dei nostri antenati, delle tragedie e gioie passate, che tramandiamo oralmente di padre in figlio, di generazione in generazione.

Sedete accanto a noi quando chiameremo gli spiriti di coloro che ci hanno lasciato.

Oppure preferite stare in silenzio, come noi uomini delle vette sappiamo fare benissimo? E' un silenzio particolare, non vuoto, d'attesa, come a volte capita tra un discorso e l'altro. Il silenzio ci avvicina a quella natura che ci circonda, ci riempe, ci consente di farne parte lievemente, di ascoltare gli elementi, di decifrare le indicazioni della natura, che spesso fornisce avvertimenti appena percepibili ai nostri sensi.

“la natura scrive i suoi libri... ...Scrive in lingua difficile, però basta guardare per impararla”

Sentite le parole del vento, il ruggito delle valanghe, il ticchettio lieve della neve che si scioglie sui tetti!

La natura va osservata, ascoltata, assecondata, guai a sottovalutarla e non rispettarla...le conseguenze saranno terribili. Noi impariamo, a differenza dell'uomo delle pianure, dagli accadimenti passati. Se la natura pretende degli spazi, noi glieli diamo. Non cerchiamo di metterle una camicia di forza per trattenerla, imbrigliarla. Preferiamo ritirarci, noi.

Non bramiamo una vita comoda, facile, come in città. Utilizziamo strumenti semplici, che ci fanno venire i calli alle mani, che ci fanno scendere un rivolo di sudore dalle tempie. Ma che soddisfazione quando riusciamo a cogliere i tanto attesi frutti, strappati alla furia degli elementi!

“quella gente viveva come la neve: lieve e silenziosa, senza aggrapparsi alle cose terrene, ma scivolando via da esse come la neve dai mughi nel tempo del disgelo”

La nostra vita è semplice, stiamo in comunità, affrontiamo e superiamo insieme le difficoltà, le calamità che ci aspettano. Ci aiutiamo l'un l'altro e accorriamo in aiuto dei più bisognosi. Questo ci fa andare avanti...questa è la nostra forza....questa è la nostra benedizione.

Non distruggiamo la natura, perchè dipendiamo da essa. Siamo come un ago di pino, di un enorme albero. Sarebbe sciocco tagliarne le estese radici, per far spazio, nel nome del progresso e della brama di denaro. Dell'agiatezza. L'uomo moderno non capisce, non si cura di queste cose, non ha tempo per farlo...ha sempre troppa fretta.

“Gli uomini delle pianure e delle città e delle terre lontane, coi loro animali di ferro e altre strane macchine fumanti, avrebbero forato la volta del cielo sgonfiandola, privandola del suo grande respiro fino a ridurla a un sacco vuoto.”

“...poi a dire che avrebbero migliorato la vita di quella gente. Così dicendo avrebbero fermato il corso dei ruscelli per rubare il bene più prezioso del mondo: l'acqua. ...Erano un pericolo più potente delle valanghe perché andavano piano, rosicchiavano un po' alla volta come i tarli, ma alla fine sulla pelle della terra, sarebbero rimasti solo i lividi dei loro morsi”

Oppure volete scaldarvi, ascoltando qualche storia d'amore della nostra gente? Quello speciale però, che accomuna due anime, che resta saldo anche nell'ora della morte.

“Ogni tanto qualche fiocco cadeva al posto giusto fondendosi con chi lo aspettava”

“Il giovane pensò che l'amore è come un blocco di neve, puro e candido ma fragile, che può venire meno e cadere. Qualcosa nella caduta lo potrebbe separare, ma se è forte si riunirà di lì a poco.”

Se infine avrai voglia di sporcarti le mani di miele, alla nostra festa, vorrà dire che vorrai rimanere, seguire il nostro percorso, affidarti agli uomini freddi e noi viceversa affideremo il nostro destino a te...

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libri di Corona, a chi ha voglia di porsi domande sull'ambiente, lo sfruttamento delle risorse...
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Storia e biografie
 
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Robbie Opinione inserita da Robbie    12 Gennaio, 2014
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Il sale che mosse il mondo...

Mi viene in mente - e sono ricordi di quand'ero ancora ragazzino - quel cartello ovale a sfondo bianco con il numero della rivendita e la scritta sali e tabacchi sotto l'emblema della Repubblica Italiana o quella “T”, a sfondo nero, riportante la medesima dizione e quello strano dubbio, che penso sia sovvenuto a tutti: “ma il tabaccaio vende pure il sale?” Indizi di un periodo ormai lontano (ma neppure troppo) in cui la distribuzione di tale elemento era importante per la società.

L'autore del libro ci porterà indietro nel tempo, quando il sale era un bene prezioso quasi quanto l'oro e veniva comunemente utilizzato come moneta negli scambi commerciali o come compenso per il lavoro svolto (da cui appunto deriva il termine ancora oggi in uso salario). In tempi remoti, l'utilizzo dell'oro bianco non era solo strettamente legato alla cucina, per insaporire i cibi (come oggigiorno), ma era un bene insostituibile e prezioso per la conservazione degli alimenti in un'epoca dove ancora non era stato inventato il frigorifero. Ampio fu l'uso del sale anche nella conciatura del pellame e nella tintoria.

Il libro ci fa scoprire un'autentica guerra per il controllo e la commercializzazione del sale marino proveniente dai territori della Serenissima e quello proveniente dalle miniere di Salzburg (che letteralmente vuol dire Castello del sale) e di Hallein in seguito. Ripercorre le innumerevoli vie del sale, i dazi e le dogane sorte lungo i percorsi, i Signori del sale che si arricchirono con la sua vendita o con il suo controllo, l'importanza che ebbe nello sviluppo delle città tirolesi che erano punti di sosta (con la creazione di una rete di Ballhaus) o centri di smercio del sale, la vita grama e pericolosa dei carradori che trasportavano il sale a dorso di mulo o trascinando carretti, il contrabbando in alternativa alle sempre maggiori e più esose gabelle

Perfino per la Chiesa e la religione il sale assumeva un'importanza rilevante: il sale era un formidabile elemento contro il male in tutte le sue forme, scacciava e proteggeva da diavoli, streghe ed esseri malefici e quindi è stato sempre utilizzato in benedizioni, cerimonie, esorcismi e processioni. Lo sapevate infatti che nell'acqua gregoriana vi era disciolto, oltre ad altri elementi, anche del sale?

Il libro è molto dettagliato, con tantissimi riferimenti locali, citazioni di leggende e interessanti documenti. Numerose foto testimoniano il passaggio e l'influenza del sale sul territorio tirolese e quanto oggi ancora rimasto a testimonianza di quei tempi. Un libro di saggistica veramente ben realizzato, rilegato con carta di buona qualità, moltissime foto a colori e qualche tabella che vanno ad alleggerire, ma anche ad integrare e completare la puntigliosa ricerca dell'autore Degasperi. Tale opera si avvicina quindi molto alla saggistica di tipo “nordico” dell'area tedesca, che non a quella italiana che spesso presenta saggi in brossura, su carta modesta, senza foto o con foto sporadiche in bianco e nero, che pur presentando magari un contenuto interessante e ben sviluppato, scoraggiano potenziali lettori non esperti dell'argomento.

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Le vie del sale di Fabrizio Capecchi, a chi interessa la storia del Tirolo. Dati i molti riferimenti si consiglia comunque di avere una buona conoscenza del territorio tirolese.
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Avventura
 
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Robbie Opinione inserita da Robbie    05 Gennaio, 2014
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Vieni a me, vieni a me, vieni a me.....

Alla fine del primo libro, erano rimaste molte le domande inevase...che fine aveva fatto Sara e cosa era successo nell'attacco dei virali a una delle roccaforti della resistenza texana? Come sarebbero riusciti a fronteggiare la minaccia dei dodici e dell'enorme moltitudine di virali? L'enigmatica Amy sarebbe stata la chiave per distruggerli o si sarebbe rivelata un'arma a doppio taglio, rinnegando la sua parte umana? Il contributo di Alicia nel distruggere i virali sarebbe stato determinante?

Diverse delle domande sopra enunciate troveranno risposta, anche se magari solo in parte, nel secondo libro di Justin Cronin “i dodici”. E' trascorso un centinaio di anni dal primo focolaio che avrebbe poi arso e abbattuto quella che una volta era una potenza mondiale, gli Stati Uniti d'America. Pochi avamposti del genere umano, in condizioni difficili, cercano di riorganizzarsi, sopravvivere e combattere questo improvviso e letale nemico. Si riaffacceranno, a sorpresa, anche figure già incontrate precedentemente. Rimane grande il numero di personaggi (ricordo che c'è un breve elenco alla fine del libro), pur non raggiungendo l'eccesso della parte centrale del primo libro. Il racconto risulta alquanto spezzettato, visto che segue le vicende di vari protagonisti e ciò forse ne rallenta un pochino il ritmo e ne rende più nebulosa la trama, fino all'epilogo finale in cui tutti i pezzi del puzzle prendono il loro posto. Ora attendiamo il terzo libro che dovrebbe uscire in lingua originale nel 2014 (The City of Mirrors).

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il primo romanzo "il passaggio", a chi legge Stephen King
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Racconti
 
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Robbie Opinione inserita da Robbie    21 Dicembre, 2013
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Il sogno americano

“La grande fame” è una raccolta di 24 brevi racconti, editi postumi alla morte di John Fante, grazie all'intrapendenza di Stephen Cooper, curatore della raccolta, che chiese alla vedova di poter “visionare” ed eventualmente pubblicare quanto rimasto dei lavori dello scrittore.

Il narratore più maledetto d'America (così lo definì Bukowski, che ne fece rivalutare le opere), ci trascina nelle strade statunitensi ad incontrare una quanto mai variegata moltitudine di esseri umani, spesso persone con alle spalle una storia difficile e ricca di privazioni, come è la vita che contraddistingue gli immigrati di prima o seconda generazione. Tutti sono accomunati però dalla ricerca di un riscatto sociale, del raggiungimento del tanto ambito sogno americano (lavorare duramente, raggiungere il benessere, la prosperità economica, farsi una famiglia).

I protagonisti, spesso di origine italiana, ma anche provenienti da altri paesi, Filippine, Giappone, ecc. vengono caratterizzati bene, soprattutto nelle loro piccole o grandi manie e debolezze umane, più o meno irrazionali (gelosia, arroganza, ricerca dell'amore, nazionalismo), strappando spesso un sorriso.

Vi sono racconti molto esilaranti (a me personalmente è piaciuto molto “Un gioco solo per Oscar”, ma ce ne sono anche altri), alcuni meno, però globalmente posso dire di aver apprezzato l'ironia di Fante, caratteristica, a quanto pare, tipica del suo stile narrativo. Ringrazio Chiara, che con il suo articolo nel Magazine di Q, ha acceso il mio interesse per uno scrittore che non conoscevo.

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altri libri di John Fante o cerca libri che con ironia raccontino storie di immigrazione del nostro passato
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Gialli, Thriller, Horror
 
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Robbie Opinione inserita da Robbie    26 Luglio, 2013
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L'assassino è...

Pubblicato nel 1908 “la scala a chiocciola” è uno dei primi romanzi della Mary Roberts Rinehart, scrittrice che ha contribuito notevolmente alla nascita e allo sviluppo del giallo poliziesco moderno. Con i suoi numerosi romanzi ha influenzato scrittrici come la famosissima Agata Christie.

Rachel, una donna agiata e dell'alta società, accompagnata dalla fedele Liddy e dai suoi due nipoti, affitta per il periodo estivo una casa un po' fuori mano in campagna. Già la prima sera, nell'oscurità, sembra loro di scorgere una figura che cerca di introdursi furtivamente in casa. Sarà solo il primo di un susseguirsi di eventi che ruoteranno intorno alla casa e ai suoi abitanti.

Il romanzo non mi è piaciuto troppo, sia per il tipo di scrittura, nettamente relativo ad un'altra epoca, sia perché vi sono innumerevoli personaggi che sono connessi con la vicenda ma che non vengono caratterizzati abbastanza bene (forse anche per aumentare l'alone di mistero sull'assassino) e per un procedere un po lento dello svolgimento della storia.

Consigliato solo ad appassionati di gialli classici

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Agata Christie o è appassionato di gialli
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Fantascienza
 
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Robbie Opinione inserita da Robbie    15 Luglio, 2013
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“Io ne ho viste cose che voi umani...

“Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi,
navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione,
e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser.
E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo
come lacrime nella pioggia.”

E' la celebre frase finale del replicante, nello splendido film di fantascienza “Blade Runner”. Il libro che ho tra le mani non parla di mondi lontani, di basi o incrociatori spaziali, di robot dalle fattezze umane ormai perfettamente autonomi, di esplorazioni di pianeti sconosciuti, ma del pianeta Terra in un futuro abbastanza vicino, forse di quello che sarà solo tra un'altra cinquantina di anni. Allungamento straordinario delle aspettative di vita e conseguente esplosione demografica mondiale hanno portato a controlli severissimi delle nascite. Ora bisogna avere dei permessi di procreazione e le pene per chi viola le leggi sono molto pesanti. Sviluppo incredibile della biocibernetica con innesti ormai quasi totali in ogni parte del corpo. Il nostro pianeta è ormai inquinatissimo. Raramente si riescono a scorgere le stelle. Un mondo sottoposto ad un controllo accurato di tutta la popolazione con abbattimento drastico di tutti i crimini sotto l'occhio vigile dei “Fly-eye” e di altre apparecchiature moderne. Una specie di grande fratello globale. E' in questo contesto che avviene un brutale assassinio. Un anziano viene trovato morto nel suo appartamento, ucciso da un proiettile gel e con un occhio strappato via. Chi sarà stato e perchè? Come ha fatto a eludere i quasi infallibili sistemi di sorveglianza? E' l'inizio di una incredibile e colossale caccia al responsabile, con una difficile ricostruzione del delitto, con inseguimenti, scontri e colpi di scena. Questo è un thriller a sfondo fantascientifico e devo dire che mi ha preso molto. Veramente bello, non mi ha mai annoiato e la lettura è proceduta velocissima.

Possiamo peraltro scorgere uno scenario alquanto realistico di un ipotetico futuro.
Negli ultimi cinquant'anni la popolazione mondiale è triplicata. Siamo attualmente più di sei miliardi di persone. Nel 2060 saremo di nuovo più che triplicati. Già ora ci sono segni di non sostenibilità da parte dell'ecosistema (salvo invenzioni clamorose). La Cina ha già posto un divieto di avere più di un figlio a coppia. Tra quanto toccherà al resto del mondo? Avremo anche noi un permesso di procreazione? Già ora, in casi gravi, vi sono innesti biocibernetici, quanto manca al primo uomo composto quasi totalmente da arti ed organi biomeccanici? E non stanno già ora proliferando dappertutto, per motivi di ordine pubblico, telecamere e sensori?

Un applauso all'autore italiano, Vincenzo Bosica, al suo primo romanzo pubblicato. Vi lascio ora alla lettura di questo fanta-thriller, di cui ve ne consiglio vivamente la lettura.

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libri di fantascienza o è attratto da thriller a sfondo fantascientifico
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Racconti
 
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Robbie Opinione inserita da Robbie    27 Mag, 2013
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Racconti di donne...nel Sudtirolo

Il libro “La scuola delle catacombe”, è una raccolta di 8 racconti. Storie di donne, di vita, di esistenze non facili, di soprusi e dolore, come accadeva spesso negli anni tra le due guerre mondiali o nell'immediato dopoguerra

In estate troveremo l'anziana nonnina “Tresl”, seduta ad aspettare (chissà cosa) in un cadente maso di montagna. Rugosa all'inverosimile e con le spalle incurvate, calzando le caratteristiche “Potschn” (pantofole) di feltro, avrà per noi una storia triste, quella di una servetta presa a servizio presso un contadino e delle angherie e delle violenze subite da essa.

Il beffardo racconto “il testamento” invece ironizza su un figlio di un ricco albergatore che avrà non poche sorprese dal notaio, presso il quale è stato chiamato per la lettura appunto del testamento. Per chi ama il dialetto sudtirolese sono inserite delle gustose e divertenti frasi in tedesco (ben tradotte) da parte del figlio nonché erede.

“La vita nuda e cruda” ci porterà nuovamente in un maso in alta montagna in cui conosceremo, Johanna e il marito Sepp, della sofferenza non tanto per una vita semplice e solitaria, quanto per il dover vivere accanto a un uomo rude e non incline a slanci passionali.

L'ultimo racconto, che presta il titolo al libro, è scritto in forma particolare. L'autrice del libro propone il testo sotto forma di corrispondenza epistolare alla madre da parte di una giovanissima insegnante italiana appena inviata nel Sudtirolo ai tempi del fascismo. E' uno dei racconti più belli e parlerà della scuola delle catacombe, del dramma delle opzioni in un periodo alquanto buio per l'Alto Adige.

Sono storie amare, che fanno riflettere e sperare che appartengano a tempi ormai lontani, tempi in cui le figure maschili non facevano sicuramente una gran bella figura.

“Qui l'estate è breve. E anche l'autunno. Solo l'inverno mette radici.”

Interessante infine il nome dell'editore apposto sul libro e cioè “Verlag ohne Geld” (tradotto: editore senza soldi). In quanto non avendo trovato alcun editore disposto alla pubblicazione, ha provveduto a ciò il marito dell'autrice creando una propria casa editrice, con un nome alquanto ironico.

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Eva dorme e non ne ha ancora abbastanza... :P
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Racconti
 
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Robbie Opinione inserita da Robbie    02 Mag, 2013
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Buco nero tutto italiano...

“Lavoro da morire” è una serie di racconti, da parte di noti scrittori italiani, quali Avoledo, Bajani, Maraini, Murgia, ecc. sull'argomento lavoro. Alcune storie, tratte quasi tutte da episodi reali, mi sono piaciute nonostante la drammaticità di quanto raccontato, altre un po meno, forse anche per lo stile, quanto mai vario.

Si spazia dalla difficoltà di piccolissime imprese artigianali, alla giornata lavorativa di un disabile divenuto quale parte più debole, bersaglio da parte dei colleghi di lavoro, all'immigrato clandestino, all'improvvisa neo-mamma che è costretta a chiedere il part-time e viene considerata come un peso per la ditta, al capace dirigente di banca con l'Aids che alla prima assenza per malattia viene deresponsabilizzato e trasferito, all'incidente mortale sul lavoro, alle difficoltà di una badante ucraina che racconta la propria esperienza, a una giovane siciliana alla ricerca del miraggio di un posto fisso o almeno temporaneo a Bologna.

Tutte queste storie hanno però il grande pregio di far riflettere su situazioni che comunque potrebbero avvenire nel proprio percorso lavorativo o in quello altrui. Sorge spontanea la domanda: cosa avrei fatto io in quella situazione e come avrei reagito davanti a delle ingiustizie? E il mio modo di agire avrebbe cambiato qualcosa o solo portato ad un accentuarsi dello scontro con il datore di lavoro o con i colleghi? E che dire dei troppi incidenti in ambito lavorativo? Degli invalidi di cui si parla poco o nulla?

Quello affrontato dal libro è un tema di un'attualità incredibile, specialmente in questo periodo di crisi in cui pur di poter lavorare e percepire una paga si è disposti a sopportare ingiustizie tremende. Parlo del lavoro nero, spesso malpagato e sfruttato, all'assenza di misure di sicurezza o di investimenti atti a prevenire gli incidenti sul lavoro (se ti va bene è così, se no ne troviamo un altro...), al mancato intervento di coloro che dovrebbero proprio ora, nel momento più buio, della crisi lavorativa, intervenire e provvedere a far rispettare i diritti essenziali ed inviolabili del lavoratore. Ricordo loro e ai datori di lavoro che la Costituzione, all'articolo 1 e 4, recita: “L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.” “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto” .

Questa è un'altra priorità impellente dell'Italia di oggi e una sfida per un futuro più equo e rispettoso, per non possedere più il triste primato in Europa degli incidenti mortali sul lavoro. Primato che accomuna purtroppo, in questa non invidiabile classifica, il nord, il centro e il sud.


“Tu sei morto per sbaglio, ma morire si muore sempre per sbaglio, nessuno è mai morto e aveva ragione.” (Andrea Bajani)

“Lui è l'anticorpo, non il virus. E' una cellula operaia, una sinapsi fondamentale per la trasmissione del pensiero aziendale. Quello che gli sta succedendo intorno, gli altri funzionari che si riuniscono senza di lui, i colleghi che fanno finta di non vederlo nel corridoio in pausa caffè, non è semplicemente possibile, perchè un organismo perfetto non si ribella contro le sue stesse parti, ma le cura e le ascolta per migliorarne le prestazioni.”
“E' una malattia telepatica, il mobbing, sono gli altri a decidere quando fartela venire. Esattamente come l'Aids, è una malattia da contatto umano, sospesa a metà tra l'invalidità civile e una civiltà invalida.” (Michela Murgia)

“E' il tono di chi (ferito a morte?), decide che il miglior modo di occuparsi dei morti è quello di dedicarsi ai feriti. Detta meglio: la nostra coscienza si sensibilizza meglio se dopo l'enfasi sulla tragedia, preventivamente e con una sorta di rigoroso impegno quotidiano, ci occupiamo di quelli che sono feriti e per questo non fanno notizia.” (Antonio Pascale)

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a chi vuole riflettere sugli errori/orrori del mondo lavorativo
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Letteratura rosa
 
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Robbie Opinione inserita da Robbie    30 Aprile, 2013
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Buon biglietto da visita, Maggiolina!!

Devo dire che pur non essendo propriamente il mio genere di lettura, Maggiolina, ovvero la scrittrice con lo pseudonimo May, è riuscita a catturare la mia attenzione e a tenerla viva per tutto il breve racconto.

Alice Charlus, giovane donna in carriera, si accorge sempre più del passare del tempo e dell'approssimarsi della fatidica ora "X", cioè i suoi trent'anni. Dopo aver atteso invano l'uomo giusto della sua vita, appare determinata a dare una svolta alla sua vita. Ma un noto avvocato del suo studio, Rhein Fersen, approffittando di un momento di debolezza (troppi galletti rossi saltellanti....leggendo capirete), le carpisce l'inconfessabile...Quest'ultimo ha già tarpato le ali, all'ambiziosa Alice, ora cosa trama nell'ombra? Deve temere un'altra scorrettezza?

La copertina è elegante e perfettamente attinente a quanto narrato. Ottimo stile, moderno e scorrevole, condito da qualche parolaccia, ma che ben si integra comunque con la personalità della protagonista. E' un classico romance contemporaneo, con ambientazione nel XXI secolo, condito da pennellate ben amalgamate di erotismo, sottile romanticismo, irriverenza, ironia e un pizzico di suspense nel finale.

Forse la vicenda, se proprio si vuole essere pignoli, appare un pochino improbabile e forzata negli accadimenti, ma ciò non pregiudica comunque una lettura piacevole ed interessante.

Avanti così May, visto che le referenze sono buone (good reference), ora attendiamo qualche lavoro più corposo!!

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Harmony o è appassionata di romance
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Fantasy
 
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Robbie Opinione inserita da Robbie    21 Marzo, 2013
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Aye, aye, ultimo pistolero Roland!!

Quando ormai al settimo volume si riteneva definitivamente conclusa la saga della Torre Nera, ecco un altro geniale colpo di coda del “Re King”. Spunta un ulteriore romanzo che riporta indietro le lancette tra il quarto ed il quinto libro, per la felicità degli appassionati della serie.

Rivivremo le gesta di Roland di Gilead, uno degli ultimi pistoleri rimasti. Questi erano dei garanti dell'ordine e della giustizia prima che venissero travolti e che il loro mondo (parallelo al nostro e con molte somiglianze) andasse avanti, con tutte le terribili conseguenze di decadimento che ne sarebbero derivate.

Abbiamo seguito le sue incredibili gesta da quel lontano 1982 (il primo libro della serie), dal suo inseguimento dell'uomo nero nel deserto, all'incontro con i vari componenti che sarebbero diventati un ka-tet (un gruppo di persone quanto mai vario ma con un obiettivo comune), agli innumerevoli pericoli scampati, al racconto struggente della storia d'amore con Susanna Delgado, all'arrivo alla tanto agognata “Torre Nera”, fulcro e pilastro di molti mondi paralleli compreso il nostro, minacciata da forze oscure che la vorrebbero abbattere.

La storia può tranquillamente essere letta anche da parte di chi non ha iniziato a leggere la serie (anche se vi è qualche riferimento, soprattutto sulla madre del pistolero alla fine del romanzo). Anzi per chi è curioso potrebbe essere l'occasione per un gustoso assaggio. La struttura è molto particolare, sembra quasi un gioco di scatole cinesi, aperto un racconto se ne apre un altro che a sua volta racchiude un ulteriore vicenda. La cosa all'inizio mi ha sorpreso, irritato un pochino quando il terzo racconto (quello piú esteso e che occupa la parte centrale) non finiva più e non vedevo alcun nesso coi precedenti, piacevolmente intrattenuto in ultimo perché prende dei contorni quasi fiabeschi e alla fine si è comunque rapiti dall'intrepido Tim.

Non mi resta che salutarvi alla maniera di King e del mondo (quasi scomparso) del pistolero: lunghi giorni e piacevoli notti a voi tutti!

P.S.
Dimenticavo, il mio voto è ovviamente completamente di parte! ;)

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ha letto gli altri libri della serie "La torre nera", a chi apprezza il mischiare vari generi come il fantasy, il western, l'avventura, con un risultato alquanto originale
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Gialli, Thriller, Horror
 
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Robbie Opinione inserita da Robbie    20 Febbraio, 2013
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Il buco nero dell'anima

Un omicidio sulle rive del lago di Como. Una donna viene trovata seminuda sulla riva, con la gola recisa. Il movente? Ignoto. Nessun testimone. L'unico indizio, una misteriosa maschera, una Bautta, a coprire il volto della vittima. A che scopo? Il commissario Giordàn, chiamato ad indagare, si accorgerà ben presto di avere a che fare con un temibile serial killer, la cui firma riconoscibile è una maschera. Come riuscire a fermare l'omicida e perchè lascia delle maschere? Vogliono significare qualcosa? E' una sfida verso chi indaga?

Buon romanzo giallo dell'autore comasco, Bruno Elpis, lontano dai ritmi serrati degli scrittori nordici e dai loro omicidi efferati e spaventosi. La storia si svolge con un ritmo lento, pian piano il commissario, avvolge la lenza con cui ama pescare, con pazienza, riflette, compone i vari elementi a sua disposizione di questo giallo strettamente psicologico.

Un giallo particolare, che si addentra nell'ambito della psicologia umana, della psichiatria e della psicoterapia, nei meandri più bui e nascosti dell'animo, scavando alla ricerca del lato patologico, ma anche dell'origine che ha causato tutto questo. L'assassino è veramente il carnefice o è esso stesso vittima della nostra società malata?

Ottimo lo stile di scrittura, le descrizioni degli ambienti circostanti, l'introdurre il lettore in gustose parentesi antropologiche quando parla di una determinata maschera o di un determinato periodo storico ad essa legata. Non consigliato a chi vuole leggere thriller adrenalinici e con continui colpi di scena. Una penna matura (per la ribalta italiana), che sicuramente merita attenzione...ora attendiamo il secondo caso della trilogia del commissario Giordàn.

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gialli classici e a chi non piace un ritmo elevato e frenetico e thriller con continue rivelazioni scioccanti!
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Romanzi storici
 
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Robbie Opinione inserita da Robbie    11 Febbraio, 2013
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Samurai kirishitan

E' il 1637, 600 ronin cristiani (samurai privi di un signore feudale) del Giappone sud-occidentale, sguainarono la loro katana contro il governo locale e centrale (lo Shogun Tokugawa), affiancando la popolazione locale e contadina, uniti nel nome della fede cristiana e della libertà.

Per combattere contro ogni divieto e persecuzione di chi veniva sorpreso a seguire la fede cristiana e contro le continue pretese di pagare tributi anche in situazioni di estrema povertà e carestia, pur non avendo già nulla di che sfamare la propria famiglia. Chi si rifiutava vedeva i propri cari orribilmente torturati o uccisi. Guidati da un ronin sedicenne, Shiro Amakusa, chiamato “il messaggero del cielo”, figlio di un famosissimo guerriero e ritenuto colui che avrebbe guidato i “kirishitan” giapponesi secondo un'antica profezia, opposero una fiera e strenua resistenza pur essendo largamente inferiori di numero, anche se male equipaggiati e scarsamente armati.

Uniti nella determinazione e muniti di incrollabile fede riuscirono più volte a respingere il potente esercito radunato dallo shogunato, che nello scontro finale arrivò a essere costituito da più di 125.000 soldati, ben armati e addestrati, provenienti dai vari feudi. Il più grande esercito di samurai mai visto nella storia del Giappone venne tenuto in scacco per ben cinque mesi e ricorse all'aiuto esterno degli olandesi.

In questo contesto reale si svolge la storia inventata di Yumiko e Kato, del loro amore impossibile in una società molto rigida per quanto riguarda i ruoli sociali. Amore che però inaspettatamente la sorte favorisce nel momento della ribellione. L'assedio, la fame, le feroci e le sanguinose battaglie per respingere i nemici, le incursioni dei letali ninja, i cannoneggiamenti, i duelli tra famosi samurai non intaccheranno il loro sentimento ma anzi tutto questo li unirà ancora di piu e rafforzerà la loro fede in Dio.

“I pagani hanno una sola vita, per questo si affannano a cavare da essa tutto quello che possono, per questo ogni delusione è per loro una disgrazia. Noi, di vite ne abbiamo due, e la seconda vale infinitamente più della prima. Ecco, questo è quel che ho capito io della dottrina di Iesu. E mi basta.”

Devo dire che nonostante i nomi particolarmente ardui da memorizzare o assimilare e dopo le prime pagine un pò lente, in quanto descrivono anche il contesto precedente alla ribellione e di come il cristianesimo prese piede nel Giappone, il romanzo comincia a diventare interessante e abbastanza scorrevole.

Ringrazio Rino Cammilleri che mi ha fatto conoscere una pagina di storia “dimenticata” da noi occidentali: delle enormi difficoltà che il cristianesimo incontrò in terra nipponica, di un pugno di valorosi che tenne testa ad un enorme esercito, del come un ideale giusto possa unire gli uomini di fronte a una difficoltà comune e portarli a combattere e morire pur di difenderlo, di come il Giappone in conseguenza a tale episodio si isolò dal resto delle nazioni per oltre due secoli (divenne Sakoku, il Paese Chiuso) .

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libri sul cristianesimo o chi ha interesse per la storia nipponica, a chi ama i romanzi d'avventura
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Romanzi
 
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Robbie Opinione inserita da Robbie    01 Febbraio, 2013
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Storia di una famiglia “wop” negli Stati Uniti

Il libro “lascia che sia io i tuoi occhi” racconta la storia di Maria Capoluongo, secondogenita sedicenne di una numerosa famiglia di origini italiane che vive a Boulder, una cittadina del Colorado, in America, verso la fine degli anni sessanta.

Mary, come viene chiamata lì, é il diamante che riluce nella famiglia, per la sua bellezza, l'allegria, la genuinità dei sentimenti. Diamante offuscato però da una famiglia dai mille problemi, il padre alcolizzato e violento, il fratello maggiore che passa da una donna all'altra senza alcun rimorso e che viene coinvolto spesso in rovinose risse, la mancanza di lavoro o il disbrigo di lavoretti saltuari per tirare a campare, una madre rassegnata al ruolo casalingo, con minime possibilità di intervenire nella conduzione famigliare, affettiva ed educativa, due fratelli minori che crescono seguendo le orme e l'esempio paterno. Finché non spunta Johnny, che fará infiammare il cuore di Mary, ma dovrà scontrarsi con l'opposizione decisa della famiglia Capoluongo... Che fará Mary, deciderà di seguire il suo cuore, accetterà quel biglietto per il concerto di Woodstock?

Alessio Biagi, al suo terzo romanzo, sforna un'altra storia convincente e ben narrata anche se, a mio modesto parere, non raggiunge la bellezza del suo romanzo d'esordio “In tutti i respiri che ti ho preso”. Il suo stile di scrittura è alquanto particolare, amalgama poesia e parole costruendo frasi ad effetto che descrivono in maniera colorata ed inconsueta, il dolore e la gioia, l'amore e l'erotismo, la violenza e la dolcezza, la musica e la libertà, l'emigrazione e l'emarginazione. Il tutto calato in un'epoca di grandi cambiamenti...il movimento dei pacifisti contro la guerra nel Vietnam...l'avvento dei figli dei fiori e della cultura hippy, il movimento di liberazione degli afroamericani dalla discriminazione sociale e politica, Woodstock che rappresenta il primo megaconcerto con i migliori musicisti dell'epoca a veicolare un'ideale di libertá e di trasformazione profonda della società americana prima e mondiale poi. Le tensioni esistenti allora tra americani e italiani immigrati erano molto forti. Lo sapevate che quest'ultimi venivano definiti spregiativamente “wop” (senza documenti) o “dago” (lavoratore a giornata o popolo dello stiletto)?

“Da quando raggiunsero Bethel diventarono inseparabili come una fiamma che bruciava dello stesso amore”.

“Il cuore di Maria si ritirò di parecchie taglie, prosciugandosi e ammuffendo, ma nonostante questo, dentro di sé cullò comunque una speranza, confidando in un suo ritorno.”

“Si percepisce dallo sguardo: una donna quand'è innamorata si trasforma in una creatura del cielo; un'angelo senza le ali”.

L'unico appunto é per un uso troppo frequente della stessa espressione, “sorriso alabastrino” e una frase che ha suscitato in me grande ilarità: “Johnny si elettrizzò quanto ficcare due dita nella presa di corrente”. Stò ancora ridendo.

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In tutti i respiri che ti ho preso di Alessio Biagi
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Fantasy
 
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3.0
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Robbie Opinione inserita da Robbie    17 Gennaio, 2013
Top 500 Opinionisti  -  

L'orrore in terra di Francia

“Sopravvissuti” è ambientato nella Francia, dodici anni dopo il D-Day, lo sbarco che fu un punto di svolta nella guerra contro il Terzo Reich. Quattro elementi, un ex-soldato nazista, un inglese dei corpi speciali, un civile spagnolo e una donna francese, tentano di sopravvivere in un mondo alla deriva. Ovunque si aggirano i morti risvegliati, simili ma allo stesso tempo diversi dagli zombie classici, più pericolosi ancora.

Non c'é più spazio per alcun valore etico: l'amore, la carità, la comprensione sono debolezze che possono portare alla morte e quindi sono state spazzate via dalle coscienze. “Mors tua vita mea” è il motto che regna sovrano, l'unica cosa che conta è arrivare ad un altro giorno, trovare del cibo, munizioni, un rifugio sicuro in cui dormire.

Devo segnalare che il libro, per chi ama il genere, é veramente bello. Cupo, inquietante, cinico, molto realistico (forse nella parte finale un pochino meno). Vi è un grande uso di parolacce, anche colorite. Di solito ciò mi da alquanto fastidio, ma in questo contesto l'ho trovato azzeccato. Esprimeva la cattiveria, la rabbia dei personaggi per la situazione disperata, per la morte di amici e familiari, per un mondo che probabilmente non sarebbe mai piú tornato lo stesso.

Il libro, fatto raro in Italia, è tratto da un gioco di ruolo di grande successo “Sine Requie”, creato dai due autori Matteo Cortini e Leonardo Moretti.

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Apocalisse Z e Zombie Island
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Romanzi
 
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Robbie Opinione inserita da Robbie    14 Gennaio, 2013
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Mercurio!

Un'isola, “Morte Frontiere”, nelle vicinanze della costa della Normandia. Un vecchio capitano, che ha viaggiato in lungo e in largo i mari del mondo, con un segreto, gelosamente custodito da guardie armate. Una giovane e bella infermiera, Francoise, chiamata a curare e assistere una misteriosa paziente di cui nessuno è a conoscenza sulla terraferma. Hazel, una giovanissima donna con una ferita nell'animo prima che nel corpo.

Questi sono gli elementi di “Mercurio”, un romanzo che non può certamente lasciare indifferenti. Al mio primo romanzo, la scrittrice Amelie Nothomb, non mi risparmia uno schiaffo in faccia. La storia é scorrevole e interessante, ma suscita in me emozioni e riflessioni contrastanti, lasciando comunque un pochino di amaro in bocca, quale che sia la chiave di lettura, nonostante il doppio finale.

L'amore é uno degli ingredienti, ma non quello con la sua faccia più gioiosa e libera, ma quello che diviene gelosia, un muro verso l'esterno. Non arricchisce, perchè porta all'isolamento, mentre amare vuole dire anche condividere nuove esperienze insieme, arricchire la propria anima, crescere superando le difficoltá che la vita ti pone di fronte e rafforzare così facendo tale sentimento. Ma è amore giustamente anche il voler preservare qualcuno dalle sofferenze del mondo esterno, qual'è allora il giusto confine? E chi è il vero incarcerato colui che viene tenuto lontano da tutto o colui che tiene tutto dentro, colui che non si confida, il prigioniero dell'anima? La bellezza poi, è opportunitá che apre svariate porte nel mondo o è maledizione, quando trascina, come rovescio della medaglia, negli inferi, nell'infelicità? La differenza di età nell'amore fino a che punto è accettabile, anche se corrisposta?

Mercurio è il titolo del libro, ma è anche il nome del messaggero degli dei, che porta un importante annuncio. Allo stesso tempo egli era però anche ladro e ingannatore.

Mercurio è un elemento. Inodore, di una bellezza argentea splendente, ma estremamente tossico. Basta avere un contatto, aspirarne i vapori per essere condannato...

Vi sono tanti aspetti da analizzare, se ne vede una faccia ma vi è anche quella opposta, più amara o più dolce, come appunto...Mercurio!


P.S.

Ringrazio C.u.b. che mi ha consigliato questo libro, come mio primo approccio alla Nothomb. Sicuramente ne seguiranno degli altri, anche se opportunamente dosati, si sà, troppo mercurio avvelena...

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Gialli, Thriller, Horror
 
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Robbie Opinione inserita da Robbie    08 Gennaio, 2013
Top 500 Opinionisti  -  

Assassinii all'ombra della Torre degli Asinelli

Cuore di ferro è un bellissimo giallo storico ambientato a Bologna, nell'anno 1311. Lo scrittore, Alfredo Colitto, ricostruisce molto bene usi e costumi dell'epoca e descrive una città che allora aveva ancora un saldo legame con la zona rurale poco al di fuori delle mura (le strade erano attraversate da greggi di pecore) e nei viali i mastri artigiani esercitavano le loro arti.

Un efferato omicidio coinvolge diverse figure: i cavalieri dell'Ordine del Tempio (ovvero i famosi templari), un famoso docente accademico interessato a scoprire i segreti più nascosti del corpo umano, il tremendo inquisitore domenicano votato a perseguire ciecamente il suo scopo. Come unico indizio iniziale l'alchimia, ovvero il potere di trasmutare sostanze e metalli.

E' un romanzo storico che unisce elementi di fantasia (come ad esempio la trasmutazione degli elementi in ferro e oro) a numerosi elementi reali (il docente Mondino de' Liuzzi, protagonista della storia, scrisse veramente “Anothomia”, il primo trattato di anatomia umana e fu veramente condannato al confino quale ghibellino e veritiera è parimenti la persecuzione dei templari da parte di Clemente V e Filippo il Bello con l'accusa di adorare “baphomet”, come anche la figura dell'Arcivescovo Rinaldo da Concorezzo). Ciò denota un'ottima documentazione e ricerca prima di scrivere il romanzo.

E' un giallo storico con un ritmo serrato, senza pause, con molti riferimenti a luoghi e palazzi della città di Bologna.

Data la bravura e l'interesse in me suscitato dallo scrittore Alfredo Colitto, leggerò sicuramente anche gli altri due romanzi che ruotano attorno alla figura di Mondino de' Liuzzi e cioè nell'ordine “I discepoli del fuoco” e “Il libro dell'angelo”.

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la Papessa o i Pilastri della Terra, alla nutrita colonia di Bolognesi presente su Q (dato che è ambientato nella loro città e vi sono numerosi riferimenti storici e ai luoghi), agli appassionati di gialli storici (magari non troppo rigorosi dato che il racconto è inventato).
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Storia e biografie
 
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Robbie Opinione inserita da Robbie    07 Gennaio, 2013
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Giornalismo all'Indiana Jones

Chi non ha mai sognato di essere un archeologo, viaggiare per il mondo negli ambienti più diversi, alla ricerca di antichi reperti perduti? E' un sogno che si è parzialmente avverato per l'autore del libro, anche se non nei panni di un archeologo ma come giornalista professionista che documenta e accompagna spedizioni di ricerca archeologica o antropologica.

Il titolo del libro “A cena coi cannibali” è quantomeno fuorviante in quanto non si tratta di un unico tema, ma di una serie di racconti, in cui uno di essi descrive il contatto avuto dall'autore con una popolazione che si é cibata di esseri umani. I racconti sono di taglio giornalistico, di documentazione, quindi al massimo una ventina di pagine, senza troppe divagazioni e grandissimi approfondimenti. Verremo pertanto trascinati nell'Amazzonia a verificare come gli indios cerchino di far rivivere la giungla, in Colombia alla ricerca della Ciudad Perdida (“la città perduta” in spagnolo) dei Tairona in cui secondo le leggende sarebbero nascosti favolosi tesori, ci si recherà nell'isola di Pasqua per capire l'origine degli enormi moai, nel deserto del Gobi a studiare i resti fossilizzati di dinosauro, in Africa ad osservare il popolo boscimano e tanto altro ancora. Spesso in condizioni difficili, alloggi spartani, tra ragni e serpenti, guerriglieri, sabbie mobili, terreni particolarmente impervi o sconnessi.

Sconfortante è stato notare come il progresso abbia intaccato (e spesso non proprio positivamente) anche popoli antichi e molto isolati.

Se un appunto devo farlo è che mi sarebbe piaciuta l'aggiunta di qualche foto oltre ai disegni. Inoltre, in alcuni casi, visto che le cronache risalgono ad almeno dieci anni fa, avrei gradito anche una nota aggiuntiva che indicasse la situazione odierna, se un progetto sia poi andato in porto o meno, se abbiano trovato o scoperto altri siti archeologici o se siano stati rinvenuti dei tesori, se alcuni popoli siano riusciti a sopravvivere al contatto con il mondo civilizzato.

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libri d'avventura e gli piace la storia e l'antropologia
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Gialli, Thriller, Horror
 
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Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
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Robbie Opinione inserita da Robbie    17 Dicembre, 2012
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Parigi oscura

Il viaggiatore, colui che riesce a fare da tramite viaggiando tra il mondo degli esseri viventi e una sorta di limbo, il mondo dei morti o quantomeno di coloro che sono in attesa di vedere la luce. Mondo quello dei defunti che però rimane a stretto contatto con il male. Quest'ultimo è ora deciso a tornare nel mondo dei vivi, a tutti i costi...

Come il titolo lascia presagire “la porta oscura: il male”, libro di ben 650 pagine per adolescenti e adulti, vira nettamente verso il fantasy horror. Seguito della “porta oscura: il viaggiatore”, ne riprende la stessa costruzione della trama, con continui e molteplici “flash” che interrompono un'azione o una vicenda per seguire un fatto parallelo o uno dei tanti protagonisti del romanzo. Devo dire, che ciò stavolta mi ha infastidito un pochino, soprattutto all'inizio, perché non vi era ragione di interrompere e proporre a pezzi delle scene, sensazione che è invece migliorata con il proseguimento della storia, quando comincia a “saltare” da un personaggio all'altro per seguire gli accadimenti spesso contemporanei di ciascuno.

Il linguaggio non è eccessivamente giovanile anche se abbastanza semplice e scorrevole. Dato che tanti elementi e situazioni si dipanano dalla precedente esperienza e vengono spiegati molto sommariamente raccomando la lettura del primo libro.

Un buon contenuto, a tratti originale, con diverse sorprese e una buona dose d'azione soprattutto nella parte finale. Ora non resta che attendere la terza parte della trilogia che concluderà il ciclo.

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La Porta Oscura: il viaggiatore
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Robbie Opinione inserita da Robbie    14 Dicembre, 2012
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Partita a scacchi con Don Camillo

Paolo Maurensig, noto scrittore italiano, ritorna all'antico, al tema attorno al quale costruì il suo romanzo d'esordio “La variante di Lüneburg”, che ebbe un notevole successo editoriale e gli diede grande fama.

“L'ultima traversa” é, per chi non è scacchista, l'ultima colonna orizzontale della scacchiera. Una zona delicata in quanto di solito occupata dai pezzi più importanti e dal re stesso che vi trova sovente riparo. Perderne il controllo equivale spesso a perdere la partita e prendere un sonoro scacco matto. E' anche il titolo di questo romanzo nuovamente incentrato sugli scacchi, in cui l'autore sembra sottolineare che per il giocatore l'ultima traversa è anche quella della vita, perdere la difesa di quest'ultima, dei valori importanti, non può che condurre negli abissi del gioco sacrificando tutto ciò che dovrebbe essere invece più caro.

“Lo spirito è come un lotto di terra che ci viene affidato alla nascita, affinché lo coltiviamo. Sta a noi farne un giardino, o lasciare che si inaridisca. Ogni essere umano che conosciamo occupa un posto in noi, ed è come un seme che possiamo far crescere fino a che diventi una pianta rigogliosa. E io, rinunciando al sincero amore di una donna, ho lasciato morire la pianta più bella e profumata.”

I protagonisti sono un giovanissimo prete appena uscito dal seminario, arrivato in un paesino dell'Alto Adige nei pressi di Bolzano, con i timori e le tentazioni di chi ha appena iniziato la sua missione sacerdotale e un signore scostante e poco incline al contatto, di origine ebrea e da poco trasferitosi in quei luoghi. L'incontro scontro con Harrwitz suscita clamore tra i paesani che seguono il confronto con trepidazione. Sembra quasi di trovarsi di fronte ad una riapparizione, anche se in tono nettamente minore e in un diverso contesto, del mitico Don Camillo con i suoi accesi duelli con Peppone. Un prete sanguigno che cerca in tutti i modi di vincere fino ad adirarsi malamente in caso di sconfitta.

E' un buon romanzo, sarebbe potuto essere ottimo, ma purtroppo è troppo breve, solo ottantacinque pagine di un libricino di formato ridotto, con caratteri più grandi dell'usuale, che concedono circa un'ora e mezza al più di piacevole lettura.

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altri libri di Maurensig, a chi ha la passione degli scacchi...
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Robbie Opinione inserita da Robbie    18 Novembre, 2012
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Partita con la morte

Un uomo trovato morto, ucciso da un colpo di pistola, due persone che si fronteggiano, una scacchiera, un lungo viaggio che riporterà indietro le lancette del tempo. Questi sono gli elementi dello splendido romanzo d'esordio, con il quale lo scrittore Maurensig si fece conoscere al mondo letterario.

Le pedine sono allora eserciti schierati, pronti a darsi battaglia, in un gioco sanguinoso dove non vengono fatti prigionieri. Chi viene preso viene inesorabilmente eliminato per sempre dal terreno di scontro. D'altronde i colori bianchi e neri contrapposti non possono forse rappresentare l'eterna battaglia tra il bene e il male, tra il giusto e l'ingiusto? E soprattutto qual'è la sottile linea di demarcazione? La sete di vendetta ad ogni costo, come ragione d'esistere, mettendo in gioco o coinvolgendo la vita di altre persone, portandoli ad un passo dal baratro, non è forse male?

L'intreccio indissolubile tra un gioco come gli scacchi e la vita. Gli scacchi quindi non solo proiezione mentale dei giocatori ma essi stessi figure partecipi degli eventi terreni. Il Re diventa un leader, un “Führer” capace di muovere gli eserciti, la regina e i pezzi “pesanti” diventano i suoi generali spietati, pronti a tutto per la vittoria finale, i pedoni i suoi soldati, ciecamente obbedienti, pronti anche al sacrificio. 64 caselle che generano passioni o elementi contrastanti: gioia e dolore, conforto e sconforto, vita e morte, fantasia e razionalità. Come un ping pong, queste emozioni non restano immobili, si spostano, rimbalzano, librano nell'aria impermeando il teatro dello scontro, si alternano ora da una parte ora dall'altra parte della scacchiera. Come accade nella nostra esistenza.

“Cosa sogna un pedone? Cambiare natura. Raggiungere l’ottava traversa. Non rassegnarsi all’infelicità del proprio stato. La chiave di tutto era nell’ansia di una metamorfosi, nel sogno dei pedoni di diventare regine. (Fabio Stassi – la rivincita di Capablanca)”

Non è questa una formidabile metafora della nostra vita, quella del cercare di elevarsi, di migliorare, progredire, raggiungere con sacrifici un'agognata meta?

Interessanti e devo ammettere a tratti inquietanti e veritiere, le emozioni e l'analisi psicologica degli scacchisti o perlomeno di quelli che ne fanno ragion di vita fino allo stremo, trasformando il gioco in ossessione, il divertimento in patalogia con conseguenze pesanti, come un buco nero capace di inghiottire tutto. Buffa la figura del Strumpfel Lump, anche se forse accentra in una figura sola caratteristiche che ho notato in più giocatori diversi.

Maurensig ci porta nel mondo complesso degli scacchi con uno stile elegante ed un uso di parole a tratti ricercato. Il suo pregio maggiore è che però lo fa in maniera semplice, accessibile a tutti, anche a non giocatori. Ciò non toglie comunque che uno scacchista potrà apprezzarlo al meglio, in tutte le sue sfumature più o meno velate.

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libri con argomento relativo agli scacchi
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Fantascienza
 
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Robbie Opinione inserita da Robbie    04 Novembre, 2012
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Loro sono vicini, ci stanno dando la caccia...

“Il potere del numero sei”, seguito del libro “Sono il numero quattro”, è un interessante young-adult a sfondo fantascientifico che narra di nove bambini in fuga dal pianeta Lorien rifugiatisi sulla Terra nel tentativo di sottrarsi ai feroci invasori Mogadorian. Questi ultimi cercano di rintracciarli e di ucciderli. I fanciulli sono protetti da uno speciale incantesimo che ne rende però più difficoltosa l'uccisione e aspettano di crescere per sviluppare delle eredità che consentiranno loro di vendicarsi e forse di riconquistare il proprio pianeta. Purtroppo tre di essi sono giá stati trovati ed eliminati....il numero 1 in Maleysia, il numero 2 in Inghilterra, il numero 3 in Kenya....e ora tocca agli altri!

Fin qui quanto narrato nell'inizio del primo libro. Consiglio, per chi volesse leggerlo ed apprezzarlo pienamente, di iniziare assolutamente dal primo libro, in quanto tante cose vengono date per scontate e non vengono piú citate o appena accennate.

Viene utilizzato un linguaggio abbastanza scarno ma scorrevole. La trama pur proseguendo linearmente con l'intera storia é un po meno prevedibile di quella letta nel primo libro, anzi vi sono anche alcune sorprese. Peccato forse che in tale libro ci si dilunghi ampiamente in feroci battaglie, che se in alcuni momenti movimentano il romanzo, tendono in altre, a mio parere, ad appesantirlo in inutili e lunghe sequenze di uccisioni.

Comunque tutto sommato, data anche la scarsità di libri di fantascienza, una discreta storia, con ottime idee che forse potevano essere sviluppate in maniera ancora migliore, ma che comunque ne fanno un discreto romanzo per appassionati di fantascienza.

In inglese è già stato pubblicato il terzo episodio con il nome “The Rise of Nine”, di cui attendo pazientemente la pubblicazione nei prossimi mesi.

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"Sono il numero quattro" di Pittacus Lore o giovani appassionati di fantascienza
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Gialli, Thriller, Horror
 
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Robbie Opinione inserita da Robbie    18 Ottobre, 2012
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Dov'é Biancaneve??

“Bianca come la neve, rossa come il sangue, nera come l'ebano”

Questa frase citata nel romanzo, potrebbe tranquillamente riferirsi a Biancaneve, con la sua pelle candida come l'avorio, le sue labbra rosso ciliegia e i suoi capelli corvini. Una delle fiabe più belle e famose dei fratelli Grimm.

Biancaneve è però anche una delle ragazze scomparse misteriosamente, intorno al cui omicidio ruota l'intero racconto e che deve il soprannome proprio ad una recita in cui avrebbe dovuto interpretare appunto la figura di Biancaneve....peccato che a tale recita non prenderà mai parte.

Oppure potrebbe riferirsi ad Altenhain, in Germania, piccolissima cittadina dell'Assia, bianca come il candore apparente di questo ameno paesello montano, dove il tempo sembra fermarsi, rossa come l'improvvisa scia di delitti che ne insanguina il selciato e ne turba la tradizionale tranquillità, nera come l'anima di chi ha preso parte alla “sparizione” di due giovani e graziose ragazze, trovando rifugio e tramando nelle zone d'ombra di questa comunitá.

Un libro, interessante, alternativo ai soliti thriller scandinavi che hanno scalato le classifiche dei romanzi criminali, con il loro ritmo incalzante e i loro delitti particolarmente truculenti che terminano spesso con un roboante effetto a sorpresa nel finale.”Biancaneve deve morire” è un ritorno all'antico, giallo classico e thriller contemporaneamente. Pur mantenendo una buona tensione, svela pian piano l'accaduto, è come essere di fronte ad un grande mosaico, mancano tante tessere ma man mano che esse vengono inserite al loro posto corretto, si intravede il colpevole. Certo, ogni tanto la tessera che sembrava quella giusta va tolta, collocata in altro posto, ci si interroga sul movente, sui legami tra le varie figure che compaiono nella vicenda.

Mi è piaciuto inoltre come la scrittrice, Nele Neuhaus, abbia fornito una versione diversa dai “cliché” a cui ci hanno abituati....un corpo di polizia molto realistico, con problemi interni o personali, che subentrano o affiorano nel corso delle indagini, creando non poche difficoltà o distrazioni, come può peraltro succedere nella vita reale.

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thriller e gialli
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Avventura
 
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Robbie Opinione inserita da Robbie    20 Settembre, 2012
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Il diavolo a strisce

Questo è un libro difficile da definire. Attirato dalla bellissima copertina che riporta una possente tigre siberiana in corsa nella neve e dopo aver letto velocemente la quarta di copertina, ero convinto di essere in presenza di un romanzo d'avventura classico, in un ambiente selvaggio, con molta azione e tensione e l'ho immediatamente comprato. Già scorrendo le prime pagine mi sono però accorto che la mia prima valutazione non era esatta. Innanzitutto non è un romanzo ma un resoconto romanzato di un'avventuroso scontro tra l'uomo e tigre in una zona particolarmente impervia e selvaggia come quella in cui scorre l'Amur.

Non c'é niente di meglio allora che lasciarsi trasportare nel mondo di uno dei piú fieri felini, la tigre. Uno dei pochi grandi carnivori rimasti, una volta ampiamente diffuso in buona parte dell'Asia, venerato come uno spirito dalla popolazione locale, che lo ritiene capace, in caso di torti subiti, di tremende vendette.

“pensate alla testa grottescamente muscolosa di un pitbull, dopo di che immaginate come sarebbe se il pitbull pesasse duecentocinquanta chili. Aggiungete dei canini lunghi un dito in mezzo a file di denti aguzzi capaci di spaccare l'osso più duro. Passate adesso agli artigli: vie di mezzo tra un pugnale e un uncino da carne, che sulla curva esterna possono raggiungere i dodici centimetri, come gli unghioni dei velociraptor. A questo punto raffiguratevi il veicolo su cui montare i suddetti componenti: almeno due metri e settanta dal naso alla coda e un metro abbondante di altezza al garrese.”

E' in questo contesto a metá strada tra leggenda e realtá, in un ambiente ostile, in cui la sopravvivenza é difficoltosa non solo per l'uomo stesso ma anche per gli animali che ci vivono, che prende corpo questa strana sfida di vita o morte tra uomo e animale, tra spirito della foresta ed essere umano, dove alla fine non é ben chiaro chi sia il cacciatore e chi il cacciato.

“Nelle situazioni estreme ci sono due categorie di persone, quelli che prima si spaventano e poi cominciano a pensare; e quelli che prima cominciano a pensare e si spaventano a cose avvenute, Nella taiga sopravvivono solo i secondi”

La storia è sicuramente avventurosa ma è integrata da una miriade di informazioni che ne rallentano molto il decorso. Siamo in presenza quasi di un saggio sulla tigre in generale e di quella dell'Amur in particolare, ma non solo, vi sono numerosi ed interessanti riferimenti di antropologia, geografia, etologia, ecologia, storia russa. Tutte queste nozioni che ben si integrano con il racconto, prevalgono però sulla narrazione stessa della vicenda.

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libri d'avventura, ma non esclusivamente d'azione, che ti consentono d'arricchire comunque il tuo bagaglio di conoscenze...
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Robbie Opinione inserita da Robbie    03 Settembre, 2012
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die Heimat / la propria terra

La storia di Gerda, nata in un maso povero (sono le fattorie di montagna altoatesine), è la storia dell'Alto Adige o del Sudtirolo, come lo si voglia chiamare, a partire dagli anni dopo il trattato di Saint Germain fino ai giorni nostri. Le vicende di questa provincia italiana, situata così a nord, sono purtroppo poco note alla maggioranza degli italiani che ne conoscono il verde a perdita d'occhio dei campi e dei boschi, il sussurro gorgogliante dei ruscelli, lo stagliarsi fiero dei ripidi picchi all'orizzonte o in inverno il manto nevoso che tutto copre come zucchero filato,

“Anche se è aprile, a tarda notte l'aria sa ancora di neve. Ma i larici stanno iniziando a svegliarsi, la resina risale dalle profondità oscure dei tronchi, e la sua essenza oleosa comincia a diffondersi nell'aria. Aspiro profondamente. In notti d'insonnia come questa, mi ricordo che fortuna sia vivere in un posto che odora di buono.”

ma che se si parla di Option/opzione, Katakombenschule/scuola delle catacombe, Feuernacht/notte dei fuochi rimangono ahimè basiti.

Il Sudtirolo e la popolazione locale si ritrovò ad affrontare prove terribili nel dopoguerra ed in particolare sotto il fascismo. Allora non vi era ricchezza ma al contrario molta povertà, il turismo sciistico era ai primordi e quello estivo non ancora ben sviluppato. E' in questo contesto che ci viene narrato di Gerda, di lingua tedesca, della sua vita difficile. Difficile come il cammino erto e pieno di ostacoli della costituenda futura provincia autonoma del Sudtirolo. Incontreremo personaggi di spicco della politica quali Magnago e Aldo Moro, si avrà sentore di avvisaglie della futura strategia della tensione che avrebbe purtroppo interessato per lungo tempo l'Italia degli anni a venire.

E' un libro ben scritto, ricco di vocaboli dialettali (ben tradotti), forse un pò lento e carente di azione e ritmo, ma con uno stile affilato, spesso ironico e beffardo, che sa dove colpire, come mettere in risalto i fatti storici più importanti, indurre il lettore a soffermarsi in un momento di riflessione, a documentarsi per saperne di più in merito.

“Erano stati tanti durante il fascismo a dover subire, come Hermann, riprovazione e anche botte quando s'erano lasciati sfuggire esclamazioni in dialetto tedesco. L'intera popolazione s'era quindi convinta fosse meglio mettersi a imprecare in italiano anche tra le mura di casa, tanto per abituarsi. Nessuno può dire con certezza, però, se non ci fosse anche la speranza che il daitscher Gott, il buon Dio tedesco, fosse poco ferrato nelle lingue straniere: una bestemmia walsche magari non l'avrebbe capita bene, e si sarebbe offeso un po' di meno. Comunque si voglia interpretare la cosa, l'adozione unanime della bestemmia italiana da parte della popolazione di lingua tedesca fu, dell'italianizzazione forzata voluta dal fascismo, l'unico ma, bisogna dire, imperituro successo.”

Consiglio il libro “Eva dorme” principalmente agli altoatesini o a chi ha già quantomeno visitato questa terra, perchè rappresenta, per gli interessati, un ottimo punto di partenza per approfondire la storia locale o averne comunque una infarinatura globale. Si ricorda spesso con orrore gli anni di guerra nella vicina ex-Jugoslavia, la pulizia etnica, le rappresaglie feroci, l'odio religioso e di culture diverse, dobbiamo ringraziare la lungimiranza politica di coloro che hanno saputo spegnere una miccia accesa in questa terra per cercare di creare un modello di convivenza e di autonomia che è esemplare per l'Europa e forse per il mondo intero.

Questa autonomia come un fiore delicato, ha bisogno di mani attente che sappiano proteggerla dai venti freddi e dalle improvvise gelate, che sappiano dargli acqua e luce a sufficienza per continuare a crescere, per sbocciare, per raggiungere una convivenza matura che sia fondata su solide basi di reciproco rispetto e collaborazione.

walsche = italiana

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per chi è appassionato di storia locale e non, per chi è semplicemente curioso, per chi ama l'Alto Adige..
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Robbie Opinione inserita da Robbie    28 Agosto, 2012
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Lucullo 2 - la vendetta

Continuo del primo libro “Apocalisse Z”, riprende la storia dove si era interrotta.

Il gatto Lucullo questa volta viene coinvolto poco nelle avventure del suo padrone avvocato (ha sfoderato finalmente gli artigli??). La storia pur sempre scorrevole, ad alta tensione e con colpi di scena, mi pare inferiore al primo capitolo.

Sembra un episodio scritto di fretta e in alcuni punti mi è parso un po' perdere il ritmo. Anche la storia parallela di Lucia mi è piaciuta poco ed è servita solo per lo sviluppo della trama.

Aspettiamo ora il terzo e conclusivo capitolo della trilogia “Apocalisse Z – l'ira dei giusti” che dovrebbe essere pubblicato a breve.

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Apocalisse Z o libri sugli Zombie
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Gialli, Thriller, Horror
 
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Robbie Opinione inserita da Robbie    07 Agosto, 2012
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Lucullo contro gli zombie

Ma se il titolo originale è “Apocalisse Z” che cosa centra, vi chiederete voi? Centra, centra, perchè in tutto il romanzo Lucullo è sempre presente. E' chiaro direte voi, è il protagonista...No, non è il protagonista, è un gatto, sicuramente il più arrabbiato esistente (basta poco dopo che sono arrivati i morti viventi), sicuramente un mollaccione di felino perchè un gatto che si rispetti un occhio al padrone glielo avrebbe cavato dopo tutte le peripezie in cui viene coinvolto, altro che fargli le fusa....Mi è venuto pure il dubbio che avesse confuso il gatto con un furetto....bah!! Strani gatti quelli spagnoli...

poi seconda cosa, ma nessuno dei vari protagonisti ha mai letto storie o visto film sugli zombie?? Sembra che tutti cadano dalle nuvole....sarà pure avvocato il nostro eroe, ma che faceva da bambino o ragazzo, leggeva solo testi di legge?

A parte questo, una storia scorrevole ambientata in Spagna, non impegnativa, con una trama avvincente, ricca di colpi di scena, ma per soli amanti del genere, data l'atmosfera horror. Il libro fa parte di una trilogia, la cui seconda parte è già stata pubblicata in Italia con il titolo “Apocalisse Z – i giorni oscuri” e con una copertina molto simile al primo (viva la fantasia!). Il terzo libro, già pubblicato in Spagna, dovrebbe uscire prossimamente con il titolo “Apocalisse Z – l'ira dei giusti”.

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Zombie Island
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Fantascienza
 
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Robbie Opinione inserita da Robbie    25 Luglio, 2012
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Il nuovo Stephen King?

C'era una volta....

ma vi avviso, non è una favoletta qualunque che si propina ai bambini per farli star buoni, è veramente accaduto tanti tanti anni orsono, quando la civiltà aveva raggiunto l'apice tecnologico e scientifico.

Ero rimasto a c'era una volta.... una bimbetta, Amy, forse l'ultima speranza dell'umanità di sopravvivere ai terribili eventi occorsi dopo che l'uomo per superbia e presunzione aveva pensato di sostituirsi a Dio, di plasmare nuovi esseri, di creare in laboratorio delle nuove armi d'offesa in grado di sbaragliare le difese nemiche.

Per lunghi tratti mi è parso di leggere Stephen King, stesso stile nello scrivere e per la verità anche, a volte, la sua tendenza a divagare un pochino. Qualche analogia con l'ombra dello scorpione e mi è sembrato di scorgere, da parte dello scrittore Cronin, anche un omaggio nascosto al “re King” quando cita Salem (coincidenza casuale?). Una specie di passaggio del testimone virtuale tra un grande e famoso scrittore che ha appassionato migliaia di lettori e uno scrittore in erba che è all'inizio comunque di una promettente carriera.

Un buon romanzo, scorre veloce, appassiona, parte centrale (a mio personale parere) un po' caotica soprattutto quando si intersecano un'enormità di nomi Caleb, Sanjay, Theo, Sanjay figlio ...la nonna di Theo, che era discendente... chi?? ...ci si perde un pochino insomma e anche il ritmo rallenta notevolmente. Ritmo che poi riprende a crescere verso il finale.

Primo volume di una trilogia che dovrebbe, se saranno rispettati i tempi indicati, vedere la pubblicazione del secondo volume nell'autunno 2012 (in lingua inglese) e del terzo libro nel 2014.

Non ci resta che attendere che fine faccia questo benedetto decimo coniglio...

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L'ombra dello scorpione o è appassionato dei libri di Stephen KIng
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Romanzi
 
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Robbie Opinione inserita da Robbie    23 Luglio, 2012
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Il sorriso di Brubaker, il sorriso dell'India

Tutto sommato un ottimo libro, ben 1184 pagine che scorrono velocemente, appassionano, indignano e che in qualche occasione fanno riflettere.

E' come se l'autore, Roberts, ci invitasse a prendere un tè nel suo salotto e cominciasse a parlare con noi, il suo migliore amico, raccontando le sue rocambolesche avventure, le sue esperienze di vita, in una terra lontana e misteriosa come l'India. Al lettore, rapito dal lungo racconto, non resta che seguire le vicende descritte sorseggiando il suo tè fumante, assaporando a piccoli sorsi le fraganze indiane in esso disciolte e che ora sprigiona. A volte il tè potrà sembrare dolcissimo, altre invece amaro, altre ancora il profumo della mistura avrà un sapore indefinibile, come forse alla fine dei conti è indefinibile l'India, caleidoscopio dai mille e mille volti. Paese multietnico e multicolore, poliedrico. Una terra divisa da grandi contraddizioni, vedremo la povertà e la ricchezza coesistere, si parlerà di amore e di odio, troveremo grande onestà e dignità in persone umilissime, con cui la vita è stata parca di soddisfazioni. Lealtà e slealtà, amicizia e inimicizia, facce della stessa medaglia, yin e yang all'indiana.

Interessanti inoltre gli accenni al fato, la teoria sul bene e sul male e sulla tendenza alla complessità.
Quindi se Roberts dovesse invitarvi nel suo salotto, accettate, prendetevi il tempo necessario per gustare il suo tè, chiudete gli occhi e viaggiate, fatevi trasportare nell'India misteriosa degli anni '80.

"E' con la sofferenza che mettiamo alla prova il nostro amore, e in particolare il nostro amore per Dio."

Ora attendiamo i restanti tre libri che l'autore ha dichiarato di voler scrivere e pubblicare. Uno collocato temporalmente prima di Shantaram e gli altri successivi. Sperando che abbia qualcosa da raccontare e non sia solo un modo per rimpinguare le proprie casse.

P.S.
Il protagonista però mi è parso tutt'altro che “Shantaram”. Cosa vuol dire? ...ne discuteremo dopo che l'avrete letto!

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biografie avventurose
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Romanzi storici
 
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Robbie Opinione inserita da Robbie    18 Luglio, 2012
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Leggenda, satira o realtá?

Un romanzo storico ben scritto, che cattura l'attenzione del lettore, lo catapulta in un periodo buio, il dopo Carlo Magno, in un periodo di progressivo disfacimento del Sacro romano impero.

La Cross inserisce la vicenda, completamente inventata, in una cornice storica ben definita (con qualche libertá letteraria) e ne tesse poi maestosamente la trama. Il racconto prende spunto dalla famosa leggenda della papessa, un Papa di sesso femminile divenuto improvvisamente la massima guida della chiesa. La Chiesa stessa e i successori pontefici avrebbero poi provveduto a cancellare completamente ogni riferimento o testimonianza, come se il fatto non fosse mai accaduto. Alcuni storici parlano invece più che di una leggenda, di una forte satira per i costumi non sempre irreprensibili dei papi e del clero dell'epoca.

Quello che mi ha invece fatto riflettere è la grande forza che la scrittrice ha voluto infondere nella protagonista, un eroina del sapere, della conoscenza a tutti i costi, in un'epoca di superstizioni e di ferree tradizioni conservatrici, ma allo stesso tempo anche una suffragetta “ante tempora” nella ricerca di emancipazione della sua condizione femminile e di quella in generale della donna. Il messaggio appare chiaro, la donna è soprattutto grazie al sapere e all'istruzione, alla maggiore consapevolezza che niente gli può essere a priori precluso, che puó elevare la propria condizione e raggiungere la propria indipendenza.

E' dai tempi del famoso romanzo di Ken Follet “I pilastri della terra” che non leggevo un romanzo storico che mi piacesse tanto, anche se devo ammettere che ultimamente non ne ho letti tantissimi...

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Pilastri della terra
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Gialli, Thriller, Horror
 
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Robbie Opinione inserita da Robbie    17 Luglio, 2012
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Anche all'inferno batte un cuore

Wayne Barlowe, americano, è principalmente un noto illustratore e artista di fantascienza e fantasy. Date queste premesse forse molti penseranno che sia meglio starsene alla larga da questo libro.
Sarebbe un errore, perlomeno per chi apprezza il fantasy e non disdegna anche le atmosfere cupe e ai limiti dell'horror.

Devo dire che non ero convinto neanche io all'inizio e mi sono buttato spinto più dai giudizi positivi riscontrati in altri lettori, dalla copertina che mi attirava e dall'argomento brevemente accennato in quarta di copertina.

L'inizio è stato un pochino lento perchè lo scrittore è molto descrittivo e l'azione latitava, poi col procedere del racconto la storia ha fatto presa e le pagine hanno cominciato a scorrere sempre più veloci fino all'epilogo finale.

Non è sicuramente un capolavoro del fantasy, ma ho molto apprezzato l'originalità della storia e il dualismo estremo tra le due figure principali del libro il principe “Belzebù” e il Gran Demone “Sargatanas”. Se il primo è malvagio, folle, iracondo, vendicativo, il secondo è all'opposto malinconico, di buon animo, riflessivo, tormentato dai rimorsi. Un inferno a tinte fosche, viene in mente il quadro di Bosch, dominato da demoni mostruosi e spesso anche sanguinari e spietati. Figure principali ben caratterizzate tra cui anche il demone Eligor, io narrante dell'intera vicenda che prendendo per mano il lettore lo accompagna alla scoperta di questo mondo di dannazione e terrore.

Qualche rallentamento nella narrazione non pregiudica comunque quello che ritengo essere un buon libro.

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Romanzi
 
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Robbie Opinione inserita da Robbie    15 Luglio, 2012
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Un piccolo grande uomo

Tornate indietro con la memoria a quando eravate bambini, esattamente a quando avevate dieci anni....
vi chiedete perché? Perché è la condizione del protagonista di questa storia, dieci anni d'etá, quando inizia il suo viaggio, il suo emozionante racconto.

Dieci anni sono pochi per il mondo occidentale, dove si vive ancora spensierati e coccolati dall'affetto materno e paterno, sono molti invece per una terra travagliata, divisa anche (come se i problemi esistenti non fossero sufficienti) dall'odio religioso ed etnico. Enaiatollah, questo è il suo nome, è nato in Afghanistan. E' dovuto crescere in fretta a dispetto dell'età, per sopravvivere, per cercare un posto dove stabilirsi definitivamente.

Mi ha colpito non solo la storia, ma il modo in cui il piccolo protagonista ha saputo superare le innumerevoli e continue difficoltà. La morte ha sempre viaggiato accanto a lui e con la sua affilata falce lo ha spesso sfiorato, togliendo la vita ad alcuni dei suoi compagni di disavventura. Nonostante tutto Enaiatollah, un piccolo grande uomo, ci mostra una via, un modo saggio e non comune per affrontare la vita. Lo fa armandosi dell'incrollabile speranza nel raggiungere qualcosa di meglio, che non deve venir meno anche nei momenti di estrema difficoltá (“...che un desiderio bisogna sempre averlo davanti agli occhi, come un asino una carota, e che è nel tentativo di soddisfare i nostri desideri che troviamo la forza di rialzarci, e che se un desiderio, qualunque sia, lo si tiene in alto, a una spanna dalla fronte, allora di vivere varrà sempre la pena”) e di una spiccata ironia con cui osserva e commenta ciò che gli accade.

E' un libro con una scrittura semplice, si legge facilmente, ma ha il grande pregio di arrivare diretto ai nostri cuori, di renderci consapevoli della storia travagliata dei piccoli e dei grandi profughi, con il loro bagaglio di disperazione e di ricerca di un futuro migliore.

Ora quando vedrò un piccolo profugo non potró non vedere in lui un piccolo Enaiatollah.

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Le ragazze di Kabul
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Fantasy
 
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Robbie Opinione inserita da Robbie    19 Dicembre, 2011
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Quattro cose ultime...ma proprio ultime, ultime...

Seguito della “Mano sinistra di Dio”, mi è purtroppo piaciuto ancora meno del primo libro della trilogia.

Ancora meno interessante, con lunghe descrizioni sulle cospirazioni dei Redentori, che però dopo un po' annoiano, scontri e battaglie senza approfondire le emozioni dei combattenti, inesistenti le sensazioni delle parti avverse per lo scontro decisivo, sembra quasi l'esposizione a tavolino di una battaglia del passato da parte di uno storico....disposizioni delle armate, elementi che hanno portato alla vittoria o alla catastrofe, conseguenze della vittoria.

Non mi è piaciuto l'utilizzo di termini volgari, di cui si poteva fare tranquillamente a meno (addirittura una filastrocca pessima) ed anche la commistione tra elementi del mondo reale ed elementi del mondo fantastico. Errori quà e là di traduzione.

A questo punto mi toccherà leggere anche il terzo e ultimo capitolo della trilogia, ma più per curiosità, per vedere l'epilogo dell'intera vicenda, che per un vero grande piacere della lettura...

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Esclusivamente a chi ha letto il primo libro "La mano sinistra di Dio"
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Romanzi storici
 
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Robbie Opinione inserita da Robbie    03 Novembre, 2011
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Alfa e Omega

Tutti noi almeno una volta nella vita abbiamo desiderato che in un determinato frangente ci venisse data un'altra possibilità, in modo da rimediare o imprimere una svolta importante a una decisione o ad un episodio che il destino inaspettatamente ci aveva riservato.

E' quello che succede al protagonista, un giovane americano che per quanto lontano dal mondo della guerra, viene strappato improvvisamente all'affetto dei suoi cari, alla sua terra e chiamato a partecipare a uno dei momenti decisivi della Seconda Guerra Mondiale, lo sbarco in Normandia. Viene assegnato alla prima ondata di soldati che sbarcherà sulla famigerata “Omaha Beach”. Colpito al petto, laddove per altri è la fine, la conclusione di un ciclo, per lui è la rinascita.

E' un romanzo che fa riflettere sulla necessità e crudeltà della guerra, sull'Olocausto in terra francese, sull'amicizia che danza sul ritmo dello jazz e del blues, che parla di dolore e di gioia, di vita e morte, di odio e amore, in un miscuglio indissolubile, sentimenti che scaturiscono dallo stesso punto di origine, dallo stesso evento, perchè il fato è imperscrutabile e ciò che sembra essere la fine può essere invece l'inizio di un nuovo percorso.

Ottimo romanzo d'esordio che vibra, trasmette emozioni, i personaggi principali incontrati lasciano un segno, un momento di riflessione.

“Ci fermammo uno dentro gli occhi dell'altra, cercando nell'anima qualcosa da prenderci e qualcosa da darci reciprocamente”

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libri in cui si parla di emozioni e di sentimenti
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Romanzi storici
 
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Robbie Opinione inserita da Robbie    29 Ottobre, 2011
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homo homini lupus

Valerio Evangelisti, conosciuto soprattutto per il ciclo di romanzi dell'inquisitore Nicolas Eymerich, prendendo spunto da fatti reali e personaggi realmente esistiti, ci introduce con questo libro nella vita dissoluta e feroce dei famosi “Fratelli della Costa”, i filibustieri e bucanieri che per secoli imperversarono il Mar dei Caraibi depredando e uccidendo.

Non mancheranno quindi, scontri armati, arrembaggi, saccheggi, tranelli e spargimenti di sangue. Gli episodi sono spesso brevi, poche pagine, ma non riescono a coinvolgere pienamente il lettore.

Il protagonista, un ex-gesuita, arruolato a forza nella filibusta, col procedere del romanzo diventa una figura negativa che attira sempre più la mia antipatia e in cui è difficile immedesimarsi. Questa sua metamorfosi, voluta dallo scrittore per portare probabilmente il lettore a una seria riflessione sulla domanda “homo homini lupus?” (l'uomo è un lupo per l'uomo?) appare un po' troppo forzata. L'intero romanzo è condito in maniera eccessiva da ripetute scene di violenza e di crudeltá, i personaggi, tranne pochissimi casi non sono ben caratterizzati.

E' un libro che si lascia leggere, forse più realistico per certi versi di altri racconti romanzati, ma Emilio Salgari che con i suoi romanzi d'avventura, ha accompagnato tante ore di lettura della mia giovinezza vince sicuramente il confronto.

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Emilio Salgari
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Fantascienza
 
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Robbie Opinione inserita da Robbie    13 Settembre, 2011
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Sono tra noi...

Sono il numero quattro è un discreto romanzo di fantascienza scritto da due autori Jobie Hughes e James Frey con lo pseudomino di Pittacus Lore e pubblicato in Italia nel 2011. Dovrebbe essere il primo di una serie di sei libri, il cui secondo libro “The Power of Six” è appena stato pubblicato in lingua inglese. Il linguaggio è scorrevole e non impegnativo, adatto anche ad un pubblico adolescente. La trama è interessante anche se a tratti prevedibile. Pagina dopo pagina, si seguono le vicende del protagonista John Smith, un alieno ormai adolescente scappato sul pianeta Terra con il suo Cepan Henri, una sorte di tutore che cerca di proteggere e assistere John fino a quando non avrà acquisito dei poteri in grado di trasformarlo da preda in vendicatore. Il protagonista è, come dice il titolo, il numero quattro di nove bambini, braccati da spietati nemici. Bambini legati tra loro da uno speciale incantesimo protettivo: possono essere eliminati solo seguendo un determinato ordine numerico. Il personaggio principale è quello meglio caratterizzato, con i suoi punti di forza, ma anche i suoi dubbi ed incertezze, come un vero adolescente, non quindi la figura classica di un supereroe alieno senza macchia e senza paura. Sono proprio queste sue debolezze che appassionano il lettore e lo portano letteralmente a “divorare” il romanzo in pochi giorni. Non sarà sicuramente una pietra miliare della fantascienza ma comunque mi sento di consigliarne la lettura, sperando che i seguiti siano almeno altrettanto coinvolgenti.

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libri di fantascienza
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Gialli, Thriller, Horror
 
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Robbie Opinione inserita da Robbie    21 Luglio, 2011
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Tra le nevi della Norvegia e il fuoco dell'Africa

Efferati omicidi di un serial killer, un assassino che attende nell'ombra come il leopardo, scruta le sue vittime e balza addosso ad esse quando meno se l'aspettano. La squadra omicidi che brancola nel buio più assoluto e il tutto condito da un'accesa rivalità tra due reparti investigativi, con scambi di colpi bassi pur di arrivare per primi alla soluzione del caso. E' questo lo scenario ad alta tensione che ci propone lo scrittore norvegese Jo Nesbo al suo ottavo romanzo con il protagonista principale, l'ispettore Harry Hole, una figura sicuramente controversa: alcolizzato, fumatore d'oppio, dai modi sbrigativi e duri, malvisto perfino da diversi colleghi della polizia, con un passato tormentato ma dotato di un grande intuito investigativo e di una ferma determinazione ad arrestare i criminali ad ogni costo. Un romanzo lungo ben 759 pagine con un inizio leggermente più lento, anche se non noioso, poi man mano che cominciano a incastrarsi le prime tessere del puzzle la tensione sale, si susseguono teorie diverse e i tentativi di catturare il colpevole. Vi sono numerosi riferimenti al romanzo precedente della serie, “L'uomo di neve”, risolto sempre dall'arguto Hole e se ne consiglia quindi caldamente la lettura prima di iniziare con “il leopardo”, anche se può essere comunque letto benissimo come romanzo a sé stante. E' un ottimo romanzo thriller, con lunghe descrizioni, ad alta tensione, con una buona caratterizzazione dei personaggi.

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L'uomo di neve sempre di Nesbo
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Fantasy
 
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Robbie Opinione inserita da Robbie    06 Giugno, 2011
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L'ordine combattente

Prima opera dello scrittore Paul Hoffman “La mano sinistra di Dio” è il primo di una trilogia, di cui ad agosto 2011 uscirà la seconda parte, in inglese, con il titolo “The last four things”. Il romanzo è un fantasy d'avventura, ben strutturato, che si legge agevolmente ma che mantiene però, forse volutamente, alcuni punti oscuri che non vengono chiariti.

Nel santuario di “Shotover Scarp”, vivono migliaia di bambini, tra stenti, fatiche e punizioni tremende, trovandovi spesso pure la morte. Non vengono iniziati allo studio delle letture sacre e alla carità, ma in nome del Redentore Impiccato vengono addestrati con fanatismo ad un futuro da soldati, di combattimenti per quella che sembra una vera e propria crociata contro gli infedeli. E' da qui che parte il percorso della figura principale, Thomas Cale, un ragazzo con doti speciali destinato nelle menti contorte dei Redentori a realizzare oscuri e quanto mai enigmatici piani (salverà o condannerà il mondo). Il personaggio Cale viene ben caratterizzato e delineato, con la sua anima combattuta: violenta e spietata da una parte (come del resto gli è stato insegnato) ma capace di eroismi e di spirito di sacrificio dall'altra. Forse altrettanta cura nella definizione del carattere era necessaria anche per i suoi compagni d'avventura e per alcuni personaggi importanti incontrati nel corso della storia.
Più interessante la prima parte, quella con la descrizione del santuario, di chi vi abita e delle condizioni di vita. Nella seconda parte il romanzo sembra perdere un po' di brio ed interesse, interrotto qui e là da qualche sprazzo d'azione che ne vivacizza il decorso. Il mondo è ambientato in un periodo quasi medioevale, in equilibrio precario tra violenza e civiltà. Alla fine dei conti un buon romanzo, non eccelso, non impegnativo, da leggere con spensieratezza per chi apprezza il genere fantasy d'azione.

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fantasy d'azione e d'avventura..."L'orda del vento" di Damasio
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Gialli, Thriller, Horror
 
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Robbie Opinione inserita da Robbie    21 Marzo, 2011
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Energia e ambiente: la sfida del futuro

Lo scrittore Josè Rodrigues Dos Santos, nato in Mozambico nel 1964, giornalista e direttore del più importante canale pubblico portoghese, docente all'università di Lisbona, ci propone dopo il “Codice 632” e “Einstein e la formula di Dio” un interessantissimo thriller a sfondo politico-ecologico.

Il romanzo, come indicato peraltro nel titolo, parla principalmente del petrolio e del benessere raggiunto grazie allo sfruttamento di questa formidabile fonte di energia, ma anche dei problemi ad esso connessi, quali il surriscaldamento del pianeta Terra, l'essere “l'oro nero” una fonte non rinnovabile, il picco di Hubbert. Il libro ha, a mio modesto parere, il grande pregio - partendo da dati reali ed accertati - di evidenziare la spirale senza ritorno in cui l'umanità si stà infilando.

Appare mostruosamente profetico l'allarme sulla foresta amazzonica che, in caso di ulteriore surriscaldamento dell'area, sarebbe a rischio di progressiva desertificazione e scomparsa. Il libro cita la siccità che nel 2005 ha portato alla scomparsa di migliaia di alberi, che decomponendosi stanno rilasciando quantitá enormi di anidride carbonica nell'atmosfera (oltre a privare il pianeta di un'importante fonte di assorbimento). Nel 2010, quindi in data postuma all'uscita del libro, una seconda siccità, ancora maggiore, ha colpito l'amazzonia alla distanza di soli cinque anni (evento che invece dovrebbe essere eccezionale e verificarsi al massimo ogni secolo).

I dati sopra citati, assieme a molti altri ancora (scioglimento del permafrost, ecc.), danno un quadro rapido e semplice (per i profani) degli effetti che nel lungo periodo si potrebbero avere sul clima. Apprezzabile anche un secondo filone, un pó più nascosto nella trama del libro, di analisi dei problemi relativi alla vecchiaia nella nostra societá moderna.

Alla fine dei conti un buon thriller, anche se qualche scena è improbabile e irritante (uno storico universitario che non riesce a distinguere il Cremlino dalla cattedrale di San Basilio). E' un libro che fa riflettere, e non poco, che renderei obbligatorio leggere ai politici che ci rappresentano, ma anche alla gente comune, ignara di tutto quanto stà accadendo, distratta (volutamente?) da altre notizie mentre intanto ci si avvicina sempre piú al baratro ecologico/energetico.

Termino con un proverbio Masai, che trovo molto appropriato e che si può applicare al nostro amato pianeta. ”Trattiamo bene la terra su cui viviamo: essa non ci è stata donata dai nostri padri, ma ci è stata prestata dai nostri figli”

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"Una scomoda verità" di Al Gore
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Romanzi
 
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Robbie Opinione inserita da Robbie    28 Febbraio, 2011
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Maus!

Non ne avevo mai sentito parlare e mi sono accostato a “Maus” con la curiositá di chi si ritrova per le mani un racconto sull'olocausto e l'incertezza di vedere magari sminuita la drammaticitá e la serietà che un tale argomento comporta. Tale timore si è rilevato infondato perchè è un racconto che fa presa sulle nostre coscienze, che con le immagini riesce a smuovere i nostri cuori più di quanto facciano intere pagine di parole. L'espressività dei topi, abbozzata con pochi tratti di inchiostro riesce a incidere e a rendere realistiche le emozioni forti di gioia, dolore, infelicitá vissute dai protagonisti.

Art Spiegelman, l'autore della novella grafica, narra la storia reale e terribile del proprio papá Vladek Spiegelman e di sua moglie Anja, sopravvissuti a Auschwitz. L'autore si mette a nudo, ci svela anche il rapporto difficile, conflittuale tra padre e figlio, perché a volte ci si dimentica che l'orrore della “Shoah” non è terminato con chi l'ha vissuto direttamente, ma ha invece influito pesantemente anche sulle vite di tante generazioni successive.

L'opera si compone di due parti (Maus I e Maus II): la prima parte racconta il contatto con il padre, di quando la famiglia viveva felicemente in Polonia, l'ascesa del nazismo, la guerra, i tentativi sempre più complicati e disperati di sfuggire alla deportazione, lo sconcerto di vedere il proprio mondo che va in pezzi (quando vedi sparire man mano i propri cari, amici, conoscenti, devi abbandonare la propria casa, il paese o cittá in cui sei vissuto).
La seconda parte tratta della deportazione a Auschwitz o meglio Mausschwitz, il tentativo di sopravvivere, la follia nazista dello sterminio totale.

Il nazista è rappresentato come un gatto e l'ebreo come un topo (parola tradotta nel tedesco “Maus”, da cui prende il titolo l'opera). Allegoria molto azzeccata perchè il racconto del padre ci svela gli orrori dell'olocausto e così come il gatto gioca con il topo prima di ucciderlo, anche molti nazisti, con non minore crudeltá, giocavano e si divertivano nel vedere soffrire tanta povera gente prima di assassinarla.

Non esito a definirlo un capolavoro, una testimonianza forte per non dimenticare. Assolutamente da leggere.

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testi riguardanti la Shoah
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Gialli, Thriller, Horror
 
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Robbie Opinione inserita da Robbie    21 Febbraio, 2011
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Viaggio al centro dell'Inferno

Mi sono deciso a leggere il corposo libro (ben 692 pagine!), spinto dalla mia passione “kinghiana” per i racconti d'orrore e dalle valutazioni molto positive date da altri lettori. Subito di primo impatto, nell'avere il libro finalmente fra le mani, sono rimasto un pochino deluso e scettico, quando ho appreso che era il primo volume di una trilogia (dato non indicato da nessuna parte) e che era un racconto destinato a ragazzi. Mi aspettavo quindi, come purtroppo mi era giá capitato, un linguaggio gergale giovanile, che se non dosato nelle giuste proporzioni o se eccessivo, finisce alla fine per appesantire la scorrevolezza del racconto anziché dargli slancio.
Mi sono dovuto, man mano che leggevo, ricredere. Il linguaggio è sicuramente non ricercatissimo, ma sciolto e neanche esageratamente semplice. La trama è interessante e il romanzo ben strutturato. E' un fantasy-horror e riesce a coinvolgere ed intrattenere sapientemente il lettore, anche adulto. Si raccontano quasi parallelamente le vicende di vari personaggi tutti coinvolti in questa grande avventura (più o meno consapevolmente), a volte ci sono punti in cui i loro cammini si intersecano, per poi riprendere in direzioni diverse salvo poi convergere nuovamente verso un prossimo punto d'incontro. Anche la scelta di raccontare con continui “flash” i vari momenti vissuti dai molti protagonisti, appare alquanto azzeccata e non solo non complica la lettura, ma anzi fa salire l'aspettativa, la voglia di continuare a leggere. Lo scrittore spagnolo ricrea ad arte atmosfere alla “Lovecraft”: si respira il terrore dell'andare avanti verso l'ignoto, le creature fantastiche ed estremamente letali, la cupezza degli ambienti soprattutto nel livello attraversato dal protagonista principale. La conclusione è che abbiamo per le mani un racconto veramente bello che spero sia seguìto da un continuo all'altezza (cosa non facile) del primo romanzo dello scrittore spagnolo David Lozano.

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storie dark o fantasy-horror
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Racconti
 
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4.5
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5.0
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5.0
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4.0
Robbie Opinione inserita da Robbie    31 Gennaio, 2011
Top 500 Opinionisti  -  

Trunt, trunt, og tröllin í fjöllunum (Parole senza

La nota scrittrice britannica, Antonia Susan Byatt, ci propone una raccolta di cinque racconti, pubblicati nel 2003, in Inghilterra, con il nome “Little Black Book of Stories” e pubblicati da Einaudi nel 2007, con il nome “La cosa nella foresta”. Il titolo inglese è molto più appropriato di quanto non lo è invece il titolo italiano, in quanto rende bene l'idea dell'argomento trattato dalla raccolta. Sono storie “nere” che partono tutte da condizioni di vita se non disperate, sicuramente ai margini della società, tra la cupa rassegnazione ed il cercare di sopravvivere, l'andare avanti alla meno peggio. Storie originali e fantastiche che spaziano dalle atmosfere gotiche del primo racconto (che peraltro non mi è piaciuto molto), alla metamorfosi fisica e spirituale che richiama antiche leggende islandesi (una donna di pietra - terzo bellissimo racconto), alla ricerca della scrittura originale, appassionata, ma soprattutto libera dalle contaminazioni brutali del mondo odierno (materiale grezzo – quarto bel racconto). La scrittrice riesce ad amalgamare magistralmente la cupezza delle storie con sprazzi improvvisi di luce, lascia in alcuni presagire l'epilogo amaro, in altri invece concede un barlume di speranza, la possibilità di cambiare o quantomeno di trasformare la propria grigia esistenza in qualcosa di migliore.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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3.3
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
4.0
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3.0
Robbie Opinione inserita da Robbie    11 Dicembre, 2010
Top 500 Opinionisti  -  

Fratelli della costa

Seguito del romanzo “La rotta dei corsari” edito circa un anno fa, il libro di Tim Severin, è un buon romanzo storico e d'avventura sui bucanieri, in un Mar dei Caraibi pieno di pericoli, dove la legge era ancora latitante o comunque applicata in maniera molto approssimativa a seconda delle convenienze politiche o economiche. Linguaggio scorrevole, con una minuziosa descrizione degli usi “democratici” dei bucanieri del tempo, riesce a calare il lettore con efficacia nell'epoca descritta (1679-1680), narrando le gesta e le disavventure della figura immaginaria Hector Lynch e dei suoi amici. Vi sono tutti gli elementi tipici di un romanzo d'avventura, non mancano quindi scontri armati, arrembaggi, situazioni pericolose, tradimenti ed intrighi a vivacizzare l'intero racconto.
Manca, a mio parere, una caratterizzazione maggiore dei protagonisti incontrati nel corso del romanzo. Degno di nota è l'enorme lavoro di documentazione e ricerca svolto dallo scrittore, in quanto i vari capi dei bucanieri (John Coxon, Bartholomew Sharp, Peter Harris, Sawkins), le loro scorrerie e le vicende narrate, sono storicamente reali ed il tutto è riportato con grande precisione.
Forse proprio questa fedeltà storica ha però imbrigliato un pó la narrazione e ha portato, in diversi episodi, ad un racconto frettoloso e a volte superficiale.

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Salgari e a chi è appassionato di romanzi storici o storie di pirati
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Fumetti
 
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4.7
Sceneggiatura 
 
5.0
Disegno 
 
4.0
Originalità 
 
5.0
Robbie Opinione inserita da Robbie    26 Settembre, 2010
Top 500 Opinionisti  -  

La strana malattia...

“Zagor contro il vampiro” è una delle pietre miliari degli albi riguardanti le avventure di Zagor. Come già indicato dal titolo, appartiene al filone fantasy-horror che periodicamente irrompe nella serie a variarne il tema generalmente western. E' l'albo centrale di una storia narrata da Guido Nolitta (alias Sergio Bonelli) e disegnata da Gallieno Ferri nei tre numeri “Angoscia”, “Zagor contro il vampiro” e “Alba tragica”. E' una storia, a mio parere, particolarmente apprezzabile dato che fonde diversi elementi quali l'angoscia, l'atmosfera gotica e la suspense, con l'umorismo. Soprattutto il suo fido amico e compagno di disavventure Cico (sempre coinvolto suo malgrado), da spalla dello Spirito con la scure diventa pian piano quasi il protagonista assoluto con i suoi siparietti divertenti ed irresistibili con il barone Rakosi (il vampiro).

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gli altri albi di Zagor o è comunque un appassionato di fumetti
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Romanzi
 
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4.0
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
Robbie Opinione inserita da Robbie    26 Settembre, 2010
Top 500 Opinionisti  -  

La macchina degli scacchi

Buon romanzo sulla vita di José Raúl Capablanca, grandissimo giocatore di scacchi cubano, che iniziò a giocare già a quattro anni dopo aver solamente osservato il padre giocare (senza alcuna spiegazione sulle regole del gioco). In pochi anni diventa campione cubano, per poi affermarsi definitivamente a livello mondiale, strappando il titolo a Lasker. Il libro ne ripercorre i primi passi, fino alla perdita del titolo ed all'angosciosa ricerca di una possibilità di rivincita contro un altro grande della scena scacchistica mondiale dell'epoca, Alexandre Alekhine. I capitoli brevissimi, due tre pagine al massimo, aprono dei piccoli e gustosi flashback su episodi della vita del giocatore cubano e del rivale Alekhine. Viene citata quasi per intero l'elite scacchistica dell'epoca: Lasker, Morphy, Cigorin, Tarrasch, Marshall. Forse alcune parti risultano un pò noiose e per un non appassionato del gioco a 64 caselle, difficili da seguire o da comprendere. E' interessante anche la parte psicologica, il prima ed il durante l'incontro, che mostra le fragilità e le paure anche in autentiche “macchine da guerra” del gioco degli scacchi. Bellissime alcune citazioni e soprattutto quella data da Gesualdo Bufalino: “Perchè gli scacchi , non sono semplicemente un gioco. Sono guerra, teatro e morte. Cioè, tutt'intera una vita” o la riflessione sul sogno di un pedone.

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qualcosa di scacchi e ne è appassionato
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Gialli, Thriller, Horror
 
Voto medio 
 
3.5
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
3.0
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4.0
Robbie Opinione inserita da Robbie    30 Agosto, 2010
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Praedestinatio: Capitolo 2

Il titolo mi ha un pochino spiazzato. Il seguito del primo libro (la biblioteca dei morti), chiarisce alcuni fatti rimasti volutamente nell'ombra, ma in fin dei conti continua sulla scia tracciata dal primo capitolo. Apprezzabili alcuni riferimenti a personaggi storici famosi che ben si integrano con l'esistenza della biblioteca segreta. Sicuramente non un capolavoro, ma comunque scorrevole nella lettura è, a mio parere, un libro adatto a trascorrere qualche ora sotto l'ombrellone, leggendo.

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Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
la Biblioteca dei morti e per chi non gradisce letture impegnative
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