Opinione scritta da NobilisGughy

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NobilisGughy Opinione inserita da NobilisGughy    03 Giugno, 2012
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La crème della fantasy tedesca

La mia dedizione a Markus Heitz iniziò 5 anni fa quando, per puro caso, lessi la saga Le cinque stirpi. Da quel momento, lo considero uno dei miei autori fantasy preferiti e questo libro non fa che riconfermarmi il perché.

Lodrik è il tadc - equivalente di principe – del Regno di Tarpol e sulla sua persona gravano pesanti responsabilità: un giorno sarà lui a dover impugnare le redini del regno.
Grasso, viziato, goloso e incapace, il nostro protagonista non sembra per nulla adatto a ricoprire il ruolo che gli spetta di nascita e questo suo padre lo sa molto bene. Infatti, preoccupato per le sorti del regno, egli ordina a Lodrik di stabilirsi a Granburg, fredda e inospitale cittadina di confine, in veste di nuovo governatore. Quest’incarico farà di lui un vero uomo – o almeno così spera suo padre - e inoltre lo aiuterà a sfuggire da una cupa profezia che sembra puntare il dito proprio contro di lui. Intrighi politici, influssi religiosi, pulsioni amorose: Granburd si rivelerà per Lodrik un caleidoscopio di esperienze e difficoltà, dove il giovane principe metterà in gioco tutto, compresa la vita.

Stoiko è un gran bel personaggio, che da subito mi è entrato in simpatia. Astuto, cinico e dotato di una sottile ironia dai toni qualunquisti, ha cresciuto Lodrik fin dalla nascita, diventandone il giudizioso e fidato consigliere. Sapete chi mi ricorda? Il suo fare beffardo e la sua pungente furbizia mi riportano alla mente Lord Rogers, l’attempato nobile al seguito del principe Derek, nel film d’animazione L’incantesimo del Lago! Mi faceva morire dalle risate!

L’intero romanzo è attraversato da una piacevolissima vena sarcastica, che affiora di tanto in tanto dove meglio occorre, instillando quel tocco di brio che alleggerisce i toni e stimola la lettura. Davvero ottimo!

Un po’ crudele il finale, che vede la calata del sipario praticamente sul climax. Sette religiose, fazioni politiche, addirittura divinità in persona… proprio quando i nemici di Lodrik sembrano delinearsi chiaramente, tutto si spegne. Poco male, non ci resta che attendere il prossimo volume… e sarà solo il secondo, di una saga che conta già 6 libri!

N.B.
Adoro come scrive l'autore. Una narrazione molto curata, ma allo stesso tempo chiara ed efficace. E bravo Markus!

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NobilisGughy Opinione inserita da NobilisGughy    03 Giugno, 2012
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UN FANTASY ORIGINALE, UNICO E SFACCIATAMENTE REALE

Sopravvissuti è un romanzo che si fa largo a gomitate nella calca di pubblicazioni degli ultimi anni, come un impetuoso soffio di vento refrigerante e inatteso. Tematiche spiazzanti, filtrate attraverso un linguaggio crudo, triviale e uno stile narrativo dedito tanto all’azione convulsa della battaglia quanto al monologo interiore. Corruzione, omosessualità, commercio di schiavi, discriminazione di genere, tossicodipendenza… temi che sfiorano corde profonde e si snodano di fronte al lettore mediante le gesta di personaggi che spiccano per spessore psicologico.

Richard Morgan narra la storia di tre veterani di guerra: Ringil Eskiat (invincibile guerriero distintosi con onore in battaglie passate, ma ripudiato dalla nobile famiglia a causa della sua omosessualità), Lady Archeth (ultima rappresentante di delle due razze principali del mondo di Morgan, al servizio di un imperatore che disprezza) ed Egar (nomade del popolo Majar dalle vedute troppo ampie, combattuto tra amore e repulsione per la sua terra di origine).

Un fantasy adulto e reale, dove i confini morali sono fuggevoli e tutto è ribaltabile. Ma principalmente un fantasy dove gli eroi dovranno prima di tutto affrontare se stessi, in un mondo che non sembra avere più bisogno di loro.

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NobilisGughy Opinione inserita da NobilisGughy    03 Giugno, 2012
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EPICO E AVVINCENTE, TUTTAVIA MANCA QUALCOSA

Questo terzo capitolo si è fatto apprezzare meno rispetto ai precedenti e un vero coinvolgimento ho iniziato a percepirlo solo da metà libro. Le prime 250 pagine sono come un lago, da solcare placidamente ma tenendo d’occhio le sporadiche onde, emissarie della tempesta in arrivo. Poi precipita tutto, in un vortice di scontri e calamità che puntano prepotenti verso il climax.

Un neo presente in tutta la trilogia sono i personaggi, incerti nella peculiarità e forse anche un pochino deboli nell’esprimere la profondità dei loro sentimenti, probabilmente il compito più arduo per qualsivoglia narratore.

Barclay resta un autore piacevole da leggere. Lo stile è scorrevole ma curato e il continente di Balaia è abbastanza ben caratterizzato a livello geografico e nella struttura sociale. Mi piace come vengono gestite le descrizioni degli scontri, tratteggiati dettagliatamente ma allo stesso tempo con un ritmo incalzante che non li rende pesanti.

Le cronache del Corvo è una trilogia fantasy avvincente e dal sapore epico, tuttavia manca qualcosa, quell’ingrediente indefinibile che fa di una saga un pezzo unico e memorabile. So già che fra un anno, scorrendo le dita sui dorsi dei miei libri in libreria, non mi soffermerò ad assaporane il contatto. Passerò oltre, ricordi ed emozioni confusi nel tumulto di letture passate.

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NobilisGughy Opinione inserita da NobilisGughy    03 Giugno, 2012
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VASTO CONTESTO, PERSONAGGI ESIGUI

È evidente il notevole lavoro volto a plasmare un’ambientazione verosimile e credibile dove collocare le vicende. L’Impero Colviano si presenta molto bene, sorretto da un robusto background storico e arricchito da notevoli pennellate sature di mito e leggenda. Tutto è pervaso da un forte sapore di Roma Imperiale, dai marmi degli edifici alla cultura militare. Gerarchie, credi, dinamiche politiche: l’insieme è illustrato eccellentemente, con frequenti e dettagliate divagazioni che rifiniscono e valorizzano il quadro generale.
Tuttavia, la grande attenzione rivolta all'ambientazione ha limitato enormemente la cura dei personaggi, protagonista incluso.
Durante la prima metà del romanzo conosciamo Yanvas, un soldato ligio al dovere, idealista e votato alla carriera militare. Purtroppo di lui non traspare nient’altro: manca di uno spessore emotivo, di carattere e umanità. La rigida maschera della disciplina è oltremisura dominante, non permette di conoscere l’uomo che si cela dietro di essa e il risultato fa un po’ troppo soldato di piombo, con cui è difficile instaurare un legame.
Lo stesso vale per gli altri personaggi, piuttosto privi di tridimensionalità. Tutti sembrano mossi da grandi sentimenti e ideali, che ciò nonostante si mostrano solo in superficie. Il desiderio di vendetta di Yanvas, le gravose responsabilità di Dolagirt, il rancore di Imian, i sentimenti di Sulion… impulsi intimi e profondi, ma che non sono sufficientemente condivisi con il lettore, il quale fatica a provare empatia.

Un altro fattore che mi ha lasciato perplesso è l’elemento fantastico. A riguardo, il romanzo sembra essere nettamente suddiviso in due parti: la prima metà, dove il fantasy è circoscritto a vaghi accenni sull’esistenza di creature sovrumane che sfumano nel mito, e la seconda metà, dove si assiste alla precipitosa immissione di verità esoteriche e magiche più che tangibili.
Affiorano violentemente in poche righe e assumono inoltre il pieno controllo della trama, ribaltando le sorti del protagonista. Vista la loro importanza nel determinare l’esito della storia, meritavano uno sviluppo maggiormente protratto nel tempo, dando modo al lettore e allo stesso Yanvas di interagire progressivamente con esse.

P.S.
Il nuovo Yanvas, quello post-rito, è piuttosto antipatico. Presa coscienza della sua condizione di superiorità rispetto all’uomo medio, diviene arrogante e pieno di sé. Chissà, un po’ di sano Memento mori potrebbe aiutare sul piano caratteriale… anche se di fatto non lo riguarda su quello fisico.

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NobilisGughy Opinione inserita da NobilisGughy    03 Giugno, 2012
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COME GETTARE ALLE ORTICHE UNA SAGA

Di cose da dire ce ne sarebbero molte. Mi limito alle più eclatanti, di prolisso c'è già Inheritance!

- Iniziamo proprio dalla lunghezza del volume. Premetto che, tra le mie tante ambiguità, annovero quella di essere affascinato dai libri che si presentano come un mega ammasso di carta e colla. Tuttavia, la quantità di pagine deve essere giustificata, altrimenti m’inca**o. Per Inheritance non c’è giustificazione che regga: la trama è semplice e i personaggi non sono abbastanza tridimensionali.
La verità? Il romanzo è farcito di episodi inutili e ampollosi, che forse era il caso si tagliare.

- Roran è odioso. Un pollo tronfio che all’improvviso diventa uno stratega militare senza eguali, passando metà del suo tempo a imprecare e a sbattere i pugni. E poi non riesco a giustificare la sua forza e la sua garanzia di vittoria, indipendentemente dalla situazione. Insomma, posso in parte scagionare Eragon che è un Cavaliere dei Draghi e per giunta un mezzelfo, ma Roran non è nessuno! È un comune contadino, analfabeta e tracagnotto, strappato dai campi come una patata e armato di un martello… perché diavolo è imbattibile?!?

- Il fatto che tra Eragon e Arya non sia germogliata una relazione non mi ha disturbato. Piuttosto, avrei assolutamente approfondito il neonato legame tra Nasuada e Murtagh. Lui brusco e malinconico, lei sola e ferita, le fredde mura di una cella… la cosa prometteva proprio bene, ma poi Paolini ha buttato tutto alle ortiche! No, no, no, non si fa.

- Lo scontro finale contro Re Galbatorix è fin troppo lineare e deludente. Insomma, passi 800 pagine a rimarcare quanto sia immensamente potente il sovrano - ai limiti di un essere divino, che al minimo capriccio può torchiare tutto e tutti - e poi la questione si risolve in un duello da due soldi. La solita situazione di stallo iniziale, dove tutto sembra perduto, e poi - bim bum bam - la vittoria è nostra! E Shruikan??? Un drago smisurato, oscuro, dalla potenza devastante… e nonostante tutto se ne rimane beatamente sdraiato, lasciando che due draghi (grandi come il suo dito mignolo) gli zampettino sul collo fino ad ammazzarlo. Che delusione!

- Solo a me Galbatorix, alla fine della fiera, non sembrava nemmeno tanto male? Sicuramente lo biasimo nella scelta dei metodi per arrivare al potere, ma a conti fatti era davvero peggiore di Varden e compagnia? Per essere un tiranno, era piuttosto quieto e inoltre Nasuada, una volta salita al trono, ha portato avanti la medesima politica… e quindi? Mah…

- Concludo dicendo che non puoi, semplicemente NON PUOI, sbrodolare cento inutili pagine di racconto dopo che il maxi cattivone di turno è stato annientato. Morto Galbatorix, tutto doveva gloriosamente concludersi in tre, quattro facciate appaganti.

Ah, dimenticavo… il ragazzo che alla fine è partito sulla nave bianca, era Eragon Ammazzaspettri o Frodo Baggins??? Mmmm…

P.S.
Olimpiadi Urgali?!? No comment...

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