Opinione scritta da Laura4libri
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Quando un segreto segna un'intera vita
"Nascondi il mio segreto" è un thriller affascinante, costruito in maniera incredibile.
Ruota attorno ad una vicenda accaduta quando i protagonisti erano adolescenti, la morte di una bambina di nove anni, e hai sensi di colpa di chi se ne sente responsabile.
La trama: Orla ripiomba dopo ventiquattro anni nella vita del paesino, e si dichiara pronta a svelare la scomoda verità entro dieci giorni. Grace ha tutto da perdere, Euan si schiera dalla parte di Grace. Ma perchè Orla è tornata, cosa vuole veramente?
Narrato da Grace in prima persona, colei che da quell'avvenimento ha trasformato la sua vita in una missione: ridare felicità e recuperare.
Grace svela i fatti non secondo l'ordine degli avvenimenti, ma seguendo i suoi ricordi. Vi sono dunque momenti antecedenti al fatto, che ci spiegano la vita a Saint Andrews, piccolo centro nei pressi di Edimburgo, altri momenti relativi al evento e poi quelli che ne sono seguiti.
E' un romanzo che parla di sentimenti ma anche delle debolezze delle persone, di come i silenzi possano costruire verità alternative.
Grace, Orla, Euan, legati indissolubilmente da un passato mai chiarito, svelano lentamente tutte le loro personalità: chi da vittima riesce ad uscirne e cambia, chi apparirà per quello che forse è sempre stato, un codardo e chi infine continuerà ad essere una nullità e un fallito.
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Avvincente con qualche ma ...
Romanzo che dalle prime pagine avvince, intriga, promettendo sviluppi interessanti e non prevedibili, poi però nel finale delude. Molto interessante anche la struttura: due parti separate da un intermezzo insolito e inaspettato.
Nella prima parte viene introdotta la storia del protagonista, che fuggendo dalla propria vita si nasconde in una casa isolata dal mondo, nascosta fra i boschi. Per non pensare ai suoi problemi, il protagonista, che non ha né un nome né una vera fisionomia, è stato recentemente ricostruito dopo un incidente che lo ha sfigurato, comincia a scrivere un diario e ad indagare nella vita delle persone che prima di lui hanno occupato la casa. Molto avvincente il suo lavoro ricostruttivo: dapprima osservando i quadri della casa, poi i dettagli degli arredi e delle cose lasciate abbandonate nelle stanze, infine attraverso la lettura di alcuni documenti che trova nella casa.
Nella seconda parte, una volta svelato il segreto dei tristi personaggi che lo hanno preceduto, il protagonista si abbandona ai suoi ricordi e rivive il suo dramma, sentendosi accomunato al più longevo dei primi abitanti.
La parte che viene inserita fra le due della storia principale, sono pensieri sparsi dei famigliari, che ci svelano tratti della loro vita che altrimenti sarebbero impossibili da scoprire, e chiudono così il cerchio delle loro esistenze.
Come detto inizialmente, la trama è interessante, sviluppata bene, peccato che, ma è un parere personale, si chiuda poi in maniera un po’ troppo banale.
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Mirabile squarcio di mondo femminile
Una breve cornice introduce nove donne, "le matte" , le pazienti e la loro terap,ista. Poi, come racconti separati, le singole donne si presentano. Ambientato un Cile, terra natia dell'autrice, ma valevole per ogni altro paese con forse poche varianti, è il resoconto di dieci esistenze, diverse, difficili, complicate, indipendentemente dalla fortuna, dalla salute, dal denaro e dall'amore corrisposto. Un ritratto tutto al femminile dell'umanità: tutti noi aspiriamo e desideriamo vite perfette e viviamo contrasti, perdite e delusioni. Il filo che unisce tutte queste donne è forse l'accettazione de se stesse, con i propri vizi e difetti. Così le protagoniste possono andare avanti, continuare a vivere e lottare. Il racconto che conclude il libro è quello della vite della terapista, non narrato da lei ma dall'assistente-amica: quasi un monito. Tutti abbiamo i nostri fantasmi nell'armadio, riuscire a riconoscerli e ogni tanto farli uscire aiuta a proseguire per il lungo cammina della nostra vita.Mi ripeto, racconto tutto al femminile: come donna mi sono riconosciuta in un paio di "eroine", ad un lettore uomo potrebbe aprire un mondo nuovo.
Scrittura semplice, mai banale, diretta, colloca ogni personaggio immediatamente nella sua realtà, calandosi ogni volta attraverso l'uso della prima persona nelle diverse vita.
Non fornisce soluzioni ai mille problemi che solleva, ma, e credo sia qui il suo bello, trasmette tanta speranza e fiducia nella vita, nel riscatto, nella possibilità di qualche cosa di nuovo.
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Indecisa: lo consiglio o non lo consiglio ...
Tanto avevo amato “Persecuzione”, tanto non mi è piaciuto “Inseparabili”, ma è un giudizio assolutamente gratuito e dettato dal gusto personale.
La scrittura è sempre ottima, i personaggi sempre a tutto tondo di grande spessore. Un romanzo che nulla deve al precedente: a parte qualche spiegazione di fatti lasciati in sospeso, vive di vita propria. Una prima parte dedicata al fratello maggiore, una seconda al minore, una terza che ritorna ai fatti di vent’anni prima, quando il padre fu accusato. L’ultima dove i due fratelli si trovano finalmente davanti e si dicono tutto quanto è stato lasciato in sospeso per troppo tempo. E fin qui sarebbe un ottimo romanzo: ma Il mio giudizio negativo è solo sullo strumento per definire le pecche dei due personaggi: perché il sesso, ridondante nelle spiegazioni e nelle descrizioni, deve sempre entrare in un romanzo e gettare ombre sulle vite dei protagonisti. Questo l’ho trovato davvero eccessivo e a volte anche fuori luogo.
Per il resto la storia come sempre in Piperno c’è, tiene, e avvince.
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Quando dentro un grande uomo c'è ancora un bambino
Il romanzo narra le vicende di Leo Pontecorvo, grande oncologo, uomo piacente, ricco, appartenente alla borghesia ebrea romana, che dalla vita ha avuto tutto: affidabile e sicuro nella vita lavorativa ma insicuro nei rapporti personali, dipendente prima della madre e quindi della moglie, nelle faccende domestiche e della vita quotidiana. Accusato dapprima di faccende di denaro poco pulito nella sua clinica, e poi da una dodicenne con qualche problema famigliare di seduzione e tentato stupro, l’uomo si rinchiude in un mutismo rassegnato. Assolutamente e onestamente estraneo a tutte le colpe che gli vengono attribuite, si comporta da colpevole e si ritira lasciando che il mondo decida per lui.
Sapientemente l’autore, utilizzando un narratore onnisciente, narra la vicenda entrando ed uscendo dalle vicende giudiziarie della vita attuale, alternando ricordi di una vita serena fatta però anche di occasioni mancate.
Magistrale nella descrizione del protagonista: sia dal punto di vista fisico mediante paragoni e similitudini, che nel profilo psicologico. Leo è un personaggio a tutto tondo. Un grande uomo all’apparenza ma di una fragilità sconcertante.
Peccato che, avendo in mente una seconda parte, il finale non sia un vero finale.
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Indifferenti, apatici e insensibili
Romanzo d'esordio di Moravia, narra tre giorni della vita di una famiglia borghese in decadenza nell'Italia degli anni venti. I personaggi sono pochi: la madre, vedova, che disperatamente cerca di mantenere legata a se il più giovane amante Leo. Leo, seppure più giovane di Mariagrazia, uomo adulto, di pochi scrupoli, che invece cerca di prendere le distanze dall' ex amante e aspira semplicemente a divenire unico proprietario della casa della famiglia grazie ad un ipoteca, e nel frattempo cerca di sedurre la giovane figlia Carla. Carla, una scialba ventiquattrenne, il cui unico fascino, dalle parole di Leo, sembra essere solo la giovane età. Infine Michele: un adolescente, non è ben chiara la sua età, perennemente in disputa con "l'uomo" Leo, di cui in parte accetta i consigli ma che non rispetta come figura maschile. Michele è descritto come insicuro, incapace di agire, suoi sono i lunghi monologhi su ciò che vorrebbe fare, ma che invece non riesce per noia e mancanza di carattere. Alla male assortita compagnia si avvicina Lisa, amica e probabilmente coetanea della Madre, ex amante di Leo, la quale cerca di sedurre il giovane Michele.
Fra questi personaggi si consuma la squallida vicenda: tre giorni spesi nell'inerzia di piovose giornate, cene e pranzi, conditi da dialoghi pungenti, pensieri mal celati, bugie e sotterfugi per ottenere ciò a cui i singoli aspirano, ben poco, viene da dire. Il tutto ambientato in vecchie case, un tempo lussuose che ora invece sono specchio dei proprietari, la stessa madre e Lisa, ma anche Leo; tutti e tre personaggi in declino, prossimi alla vecchiaia, dalla quale cercano di sfuggire legandosi a giovani amanti. In questa visione decadente della vita, la giovinezza rappresenta forse la delusione maggiore: posseggono la forza, l'età, la vita davanti, ma non sanno cosa farsene e si fanno trasportare dagli eventi incapaci di agire indipendentemente.
Romanzo cupo, decadente, sia nei toni che negli ambienti: sembra di assistere ad un film in bianco e nero. Personaggi mirabilmente belli nella loro "bruttezza" di esseri umani a cui non viene offerta nessuna opportunità di riscatto.
Un linguaggio a tratti d'altri tempi, ricco ma allo stesso tempo semplice e mai volgare: non indugia dove non è necessario. Non un romanzo per tutti: in circa trecento pagine succede veramente poco, ma è il modo, la tecnica utilizzata nel non raccontare praticamente nulla, se non attimi di vita quotidiana, che cela la grandezza dell'autore.
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Non dico amarlo, ma leggerlo si
Un romanzo che cerca di inserirsi nella "letteratura di fabbrica" senza riuscirci pienamente: la fabbrica è solo di sfondo alla reale vicenda. La storia narra di due ragazzine, Francesca e Anna, e del loro ingresso nella vita degli adulti, o meglio nell'età dell'adolescenza, con i primi amori e le prime delusioni.
Certo, la vita che racconta è tremenda: famiglie disastrate, padri padroni che picchiano mogli e figlie; giovani che si massacrano di lavoro nelle acciaierie e poi passano le notti ad ubriacarsi o a"sniffare" cocaina senza sogni nè aspirazioni; l'ambientazione di una periferia povera, degradata e cadente.
I personaggi un po’ troppo stereotipati, la storia un po’ banale, amori e tradimenti, ma è un romanzo che si fa leggere, niente di memorabile, scritto in maniera semplice con un linguaggio colloquiale, ma concediamo all'autrice una possibilità, è il suo primo romanzo crescerà.
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"Il seme dell'odio germoglia nei posti più
insospettabili, all'ombra di quello che sembra buon senso e invece è solo grettezza e stupidità."Perché questo romanzo narra di odio, di ignoranza e di grettezza.
Ambientato a cavallo fra la multietnica Parigi (ma sarà veramente così?) e i monti piemontesi, dove la comunità si nasconde dietro il desiderio di riportare la "tradizione" nella sua vita quotidiana, per evitare in realtà di mischiarsi con le nuove "genti" che si sono stabilite nella sua terra.
Narra il dramma di Giacomo, maestro elementare che abbandona un lavoro appagante a Parigi per acconsentire a rientrare nel paese delle sue origini, vinto dal desiderio della moglie di "appartenere" ad una terra, lei è di origine pakistana, ma non è mai stata nella sua terra, da cui i genitori sono fuggiti alla cacciata dello Scià, e dalle chiacchiere dei compaesani, abili nel nascondere i loro veri sentimenti. Le cose non andranno come l'ingenuo Giacomo si aspetta e tutto il suo mondo crollerà miseramente davanti alla crudeltà del razzismo dei piccoli, dall'ignoranza delle masse, ma anche del fanatismo religioso.
Giacomo, la vittima dell'intera storia, che fino in fondo si sente colpevole per ciò che non ha fatto.
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Trovare il proprio posto nel mondo
"L'istinto del lupo" è un romanzo che mi ha attirato con la copertina, che dopo una cinquantina di pagine volevo abbandonare, ma che dopo averlo finito mi sono sentita soddisfatta. E' una storia molto cruda, dura, di quelle che non possono lasciare insensibili. Scritta con una ferocia e un linguaggio che non lascia niente di non detto ne appena accennato. E' un romanzo direi di "formazione": il protagonista si racconta, dall'età di circa dieci anni fino ai vent'anni, quando sceglie la propria strada. Incontra personaggi particolari, descritti con poche parole, qualche dettaglio, ma che vivono davanti ai nostri occhi. Spesso utilizza sensazioni olfattive miste a sensazioni colorate per descrivere gli animali, unico spiraglio di amore in un libro pieno di violenza. Violenza che inizialmente sembra esserci per un semplice esercizio dell'autore, ma che crescendo nelle pagine ci da invece la dimensione di un mondo parallelo che nessuno di noi vorrebbe conoscere, ma che esiste là fuori da qualche parte .
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