Opinione scritta da Amarilli73

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Amarilli73 Opinione inserita da Amarilli73    29 Luglio, 2014
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La vendetta della Serpe

Questo quarto libro di Abercrombie si colloca temporalmente (e logicamente) dopo la sua celebrata e stupefacente trilogia. Pertanto, anche se i personaggi principali sono diversi e anche se la storia si colloca in Styria, una provincia marginale rispetto ai territori conosciuti in precedenza, il mio consiglio è quello di affrontarne la lettura solo dopo essersi immersi nel mondo degli Uomini del Nord, del vecchio Impero, della minaccia e della stregoneria dei Mangiatori e del fragile equilibrio tenuto in piedi dallo zoppo (assente in questo libro, ma sempre nominato e temuto qua e là).

La vendetta è un piatto che va servito freddo, molto freddo e, possibilmente, nel modo più doloroso. Questo è Best served cold.
I fratelli Murcatto sono all’apice della loro carriera di mercenari, quando il loro principale cliente comincia a temere che la loro ombra possa allungarsi troppo sul suo nome e sul suo potere. Ecco perché i due vanno eliminati. Muore il fratello (bellissimo, enigmatico), a stento si salva la sorella (altrettanto bellissima, la vera guerriera della coppia) e inizia il conto alla rovescia per l’esistenza dei sette sciagurati che hanno aderito alla cospirazione.
Mentre Monza, con il suo corpo ricucito, attraversa la Styria aggiustando tassello dopo tassello il suo progetto di sangue, imperi sorgono, città cadono, soldati di ventura cambiano continuamente bandiera e il suo destino s’incrocia con i memorabili personaggi della trilogia, a partire da quel Brivido che è una sorta di versione più giovane di Logen Novedita, un guerriero disilluso che si sforza di fare il buono e non ha successo.

Ritorna il solito (grande) Abercrombie: albe che hanno il colore del sangue marcio, vestiti appiccicosi per il sangue versato, oscurità e tradimenti.
Rispetto alla trilogia, io ho trovato troppo sangue nell’ultima parte. Non perché le scene fossero eccessivamente violente o il mio stomaco fosse debole, ma perché credo che un eccesso (compiaciuto) di morte ad un certo punto possa causare assuefazione. E qui, alla fine, ci sono troppi morti, tanto che quasi non fanno rumore e divengono inutili alla bellezza della trama.
In ogni caso, un grande fantasy che oscura tanta paccottiglia in circolazione e che merita di essere letto.

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La Trilogia della Prima Legge
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Romanzi erotici
 
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Amarilli73 Opinione inserita da Amarilli73    12 Giugno, 2014
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Gia & Jax

Ormai i personaggi della Day sono inconfondibili, e anche qui la coppia protagonista non si smentisce: esibizionista e fracassona, nella vita e nel sesso.
Gianna è l’unica femmina e più giovane di una famiglia di ristoratori italo-americani (quindi burrosa nelle forme e adoratissima figliola viziata e protetta), Jackson è l’erede di una famiglia snob miliardaria, che, come tutti i maschi di Sylvia Day (ma da dove trae ispirazione?), oltre ad essere scandalosamente ricco, bello, smaliziato, furbo, arrogante, ha la potenza sessuale di una mandria di bisonti (tutti insieme) e sc...a da Dio (per cui è perennemente contornato da femmine stecchite a terra, come falene risucchiate dal lumino fatale). Insieme, i due risultano quelli che quando li vedi, alle feste, non puoi fare a meno di scuotere la testa per la loro cafonaggine, ma poi, sotto sotto, li continui ad occhieggiare dal tuo deprimente divanetto perbenista. E dentro ti rosichi pure un po’…

Gianna Rossi, in realtà, fa quasi tenerezza: all’inizio del libro, lei medita vendetta, perché è stata sedotta e abbandonata, ma ha imparato la lezione. Dopo cento pagine, Jax è ritornato, lei si è riscivolata ai suoi piedi, lui l’ha rifregata abilmente e lei giura che stavolta sarà lui a giocare secondo le sue regole. Ma stiamo parlando di una che sfrigola in perenne surriscaldamento, che ha i brutti pensieri anche solo guardando i suoi (pur affascinanti) fratelloni. Insomma, più che cucinare, è brava farsi infilare in un tegame con patate e una mela (grossa) in bocca, e questa è in veloce sintesi la trama.

Secondo me, questi romanzi si possono leggere solo d’estate, per cui prendetevi un’amaca, una sdraio o stendete un comodo plaid sull’erba fresca del prato, e non ostinatevi a cercare un senso logico nei dialoghi (non è difficile: “Ti voglio piccola” e “Oh, Jax, entra dentro di me” sono uniche le parole chiave da memorizzare in trecento pagine esatte), né una qualche specifica morale nella storia. L’amore? La famiglia? Il sesso come panacea di tutte le crisi familiari e amorose?

Niente sforzi intellettuali, pensate solo a rilassarvi. Credere che gente come Jax e Gia possa anche solo respirare sul serio non costa nulla ed è pure divertente.

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Letture leggere per l'estate
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Amarilli73 Opinione inserita da Amarilli73    10 Giugno, 2014
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Un mondo senza l'altra metà è possibile?

Finalmente mi sono imbattuta in una scrittrice, giovane, italiana (e pure veneta!) che scrive fantascienza, ma, soprattutto, ne capisce (la cosa non sempre va di pari passo).
Le Cronache di Gaia partono da un’idea che già altri scrittori hanno tentato di percorrere (tra tutti, mi viene in mente Poul Anderson, che nel 1959, in Vergin Planet - Le Amazzoni, tratteggiava un pianeta totalmente femminile, da dove gli uomini erano stati banditi e in cui venivano visti come il Nemico distruttore), ma lo sviluppo è certamente molto particolare, e mostra un approccio, direi, specificatamente femminile.

L’idea (peraltro non così assurda) è che tutto il marcio dell’umanità (in termini di aggressività, violenza, mancanza di collaborazione per un progresso solidale) risieda nella metà maschile dell’umanità e che sia necessario resettare proprio questa metà, eliminando le nostre strutture sociali tradizionali, per rigettare le basi di una civiltà migliore.
Le sette Sorelle Fondatrici hanno dunque concretamente pianificato e realizzato la distruzione della Terra in senso classico per creare Gaia. Il loro sembra – almeno in apparenza – un grande successo. Sono ormai settant’anni che il mondo è in pace, la società rigidamente femminile prospera e tutto sembra perfetto, a parte qualche notizia su presunte sommosse nelle colonie marziane.
Eppure, in questo futuro di perfezione s’incomincia ad intravedere qualche crepa: si è addirittura formata una Resistenza, con un piano a lungo termine che coinvolge una giovane genitrice al suo sesto figlio, la sua migliore amica pilota e vari personaggi che cominciamo lentamente a conoscere.

Pearls rappresenta l’inizio di una trilogia, e pertanto risente della necessità di introdurre il lettore in un universo anomalo, ricostruendo una storia futura alternativa ma credibile, anche dal punto di vista scientifico (e mi piace che l’autrice non abbia avuto paura di “manipolare” i anche dettagli più squisitamente scientifico-tecnologici).
Al contempo, però, questo primo capitolo è ricco di spunti interessanti e di domande che non possono solleticare la nostra curiosità: padre, madre, famiglia, innamoramento, sono davvero concetti ormai obsoleti e che possono essere tranquillamente rimossi per creare una società migliore, oppure vi sono strutture imprescindibili (nonostante la loro palese imperfezione) per la nostra felicità di esseri umani?

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fantascienza ma con approfondimenti introspettivi
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Amarilli73 Opinione inserita da Amarilli73    05 Giugno, 2014
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Se lei gioca sporco (e vince)

Romance adocchiato dietro segnalazione di una vera buongustaia del genere, e che qui ringrazio piena di sincera gratitudine.
Perché INTIME PROMESSE è un libro che mi ha conquistata, una storia avulsa dai soliti cliché dove entrambi i protagonisti s’incontrano, s’innamorano l’uno dell’altra (ciascuno però per conto suo, e per ragioni completamente diverse) e poi fuggono, si pedinano a distanza, si fanno del male per una motivazione a dire il vero oltremodo banale: lei, una volta tanto, ha giocato sporco. Ebbene?

Io ho adorato Lady Tremaine, la ricchissima borghese spinta dalla madre a impalmare un duca, ma sempre borghese e pratica commerciante nell’anima, abile negli affari e matura conoscitrice del genere maschile. Tutto si compra, tutto ha un prezzo, persino il marito ideale ha un cartellino appiccicato dietro e basta solo leggerlo e passare alla cassa. Se poi, strada facendo, si eliminano vacue ma insidiose rivali e si ottiene pure la svendita (lui tapino che si getta ai piedi e offre il matrimonio tanto agognato), ancora meglio.
Poi, ovviamente, uno dei due contraenti cercherà sempre di fare il pulcioso e di rinegoziare, dopo aver subodorato che non è stato lui a fare l’affare ma la ben più giovane moglie, non titolata però scaltra. Ah, finalmente un’eroina che marcia a testa bassa, che si fa del male, che soffre per bene ma continua ad essere, nonostante tutto, se stessa.
E quando il marchese, davanti agli ospiti illustri la contempla pieno di desiderio e la presenta come “la mia signora moglie”, il lettore non può che pensare: finalmente, ragazzo, dopo tanto viaggiare sei diventato uomo, hai capito qual è il vero meccanismo della vita e hai aperto gli occhi.

Storia tormentata, finemente scritta, abilmente orchestrata, sinceramente consigliata per palati esigenti, per anime romantiche ma anche no, per chi non ama gli amori in discesa e le felicità troppo a portata di mano.

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Romance - "Ma dal momento in cui Lord Tremaine toccò le sue labbra con le proprie, lei ne venne consumata, come un bambino che gustasse una zolletta di zucchero per la prima volta, vinto dalla sua dolcezza. Il suo bacio era leggero come una meringa, dolce come le prime note della Sonata al chiaro di luna, e nutriente come la pioggia di primavera dopo un inverno di siccità senza fine."

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Amarilli73 Opinione inserita da Amarilli73    05 Giugno, 2014
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Tom Paoletti. Stasera. Oh, mio Dio.

Finalmente sono riuscita a leggere il primo volume di una serie (TROUBLESHOOTERS, letteralmente i Risolvi-guai) di cui sentivo parlare da tempo, e in termini pieni di entusiasmo, ma che mi rifiutavo di “sondare” perché non volevo cominciare dagli episodi centrali (in effetti, sinora qui da noi la serie è stata tradotta e pubblicata in modo disordinato, con i volumi 8, 9, 10 e senza garanzie di continuità). Ora sembrerebbe in atto un cambio di rotta, con l’intenzione di ripartire da capo; dico “sembrerebbe” perché è noto quanto sia doloroso il tema “serie interrotte” nel panorama editoriale italiano…

Senza dubbio questo capitolo iniziale mi ha lasciato una buona impressione. Conoscevo già lo stile veloce e frizzante della Brokmann, ma qui ho trovato un livello superiore rispetto alla media per cura dei personaggi, intreccio e capacità di emozionare
L’autrice ha scelto di incentrare la sua saga su un’unità di forze speciali SEAL (stiamo parlando del 2000, quindi non è l’ultima ad arrivare), seguendo i vari componenti e le loro avventure. L’aspetto che più ho gradito è che non si parte con il solito macho solo muscoli che fa cadere la bella ai suoi piedi, ma con il capo dell’unità che è stato coinvolto in un pauroso incidente in missione, e se ne ritorna al paese d’origine per trascorrere la convalescenza e superare gli spiacevoli effetti collaterali che ancora lo affliggono, tra cui emicranie, vertigini e crisi di paranoia che lo portano a distorcere la realtà.

Tom Paoletti si presenta dunque come un ragazzone problematico, bello sì, ma non nella sua forma migliore, e, soprattutto, con una sanità mentale a rischio, visto che al suo arrivo all’aeroporto crede di vedere proprio uno dei suoi nemici più terribili, il terrorista internazionale noto come il Mercante. Naturalmente nessuno gli crede, ma i suoi guai non sono finiti qui, perché a casa Tom ritrova la sua problematica famiglia e i problematici vicini di casa, gli Ashton (tra cui la ragazza che ha sempre voluto avere e non avere, e che ancora occupa i suoi sogni).
Tuttavia, e questo è un altro elemento che ho apprezzato, il perno del romanzo non gira intorno ad un’unica e inevitabile storia d’amore, bensì a tre diverse storie, tutte ben delineate, una molto fisica (con amplessi negli armadi, tra cappotti e naftalina!), una più delicata e una più struggente e perduta nel passato. Il tutto condito con un approfondimento dei vari personaggi (anche quelli secondari – io ho personalmente adorato David e Mallory e il loro approccio un po’ impacciato) e con un tocco di spionaggio, specie nell’ultima parte, che non guasta.

Non il solito plot totalmente rosa, insomma, ma una storia completa, con il giusto mix di passione, tenerezza e adrenalina, per una serie che consiglio e che continuerò certamente a leggere (sperando in tempi rapidi di pubblicazione).

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Ecco la serie (sono stati evidenziati in volumi già editi in Italia):
1) L’Eroe dimenticato;
2) The Defiant Hero;
3) Over the Edge;
4) Out of Control;
5) Into the Night;
6) Gone too Far;
7) Flashpoint;
8) Ad alto rischio (Fanucci, 2008);
9) Passione contro il tempo (Leggereditore, 2011);
10) Nel cuore della Tormenta (Fanucci, 2008);
11) Force of Nature;
12) All throught the Night;
13) Into the Fire;
14) Dark of Night;
15) Hot Pursuit;
16) Breaking the Rules;
16.5) Headed for Trouble;
Racconto collegato:) WHEN TONY MET ADAM;
Racconto collegato: BEGINNINGS AND ENDS.
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Amarilli73 Opinione inserita da Amarilli73    29 Aprile, 2014
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L'Amore con garbo e tenerezza

I romanzi di Jill Mansell riescono davvero a trasportarti in un’oasi temporanea di tranquillità, una sorta di bolla protettiva e rigenerante dentro cui immergerti per dimenticare tensioni e stress. Ecco, quando sono reduce da letture troppo impegnative o da emozioni a tinte forti, mi piace rifugiarmi tra queste pagine e lasciarmi ammorbidire dalle storie solari, surreali e romantiche che sono ormai la bandiera di quest’autrice. E con questo non voglio dire che nei suoi libri non ci sia spazio per le emozioni, perché, anzi, al contrario, la Mansell ha l’incredibile capacità di saper parlare di sentimenti senza dover ricorrere ad elementi come il sesso, ad esempio, che renderebbero scialbi e privi di senso altre trame, ma non le sue.

Oddio, sembra quasi un controsenso al giorno d’oggi: si può scrivere d’amore senza sprecarsi in una delle solite scene anonime tra le lenzuola? Ebbene sì, si può parlare d’amore, tra uomini e donne, tra uomini e uomini, e di tutte le età, sfumando e lasciando che sia il cuore a riempire gli spazi in bianco tra un carattere tipografico e l’altro.

Anche in questo “A Walk in the Park” l’elemento predominante rimane sempre l’Amore, ma un amore sfuggito e sfuggente, rincorso per tutto il libro e che cresce piano piano, come una soffice fetta di torta in cui sono profusi sapientemente i più diversi ingredienti. C’è Lara, una ragazzina che è scappata di casa, incinta del ragazzo più bello, e che ritorna in città dopo diciotto anni, carica di segreti del passato e di misteri da scoprire; c’è Evie, la ragazza che molla il bello all’altare, compiendo una scelta che nessuno si aspettava; c’è Harry, il camiciaio British, dolce e perfezionista; e infine ci sono vari comprimari, tutti a loro modo necessari per muovere gli ingranaggi del destino e incrociare le varie vite al centro del romanzo.

Un libro consigliato alle romantiche e a coloro a cui piacciono i romanzi pieni di storie buffe, equivoci curiosi e piccoli dettagli che fanno sorridere.
Devo dire che al di là delle due storie convenzionali, ho molto apprezzato la scelta della Mansell di dare spazio anche ad una storia “diversa”, per certi versi sorprendente (non voglio far spoiler, però sì c’è anche un lato m/m, narrato con identico garbo, che merita di essere ricordato); sono brevi momenti, quasi abbozzati, che però mi sono piaciuti moltissimo per la loro spontaneità e tenerezza, e che sono rimasti tra i miei preferiti in questa lettura.

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Per chi ha voglia di tenerezza
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Amarilli73 Opinione inserita da Amarilli73    24 Aprile, 2014
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Un promettente inizio serie

Ultimamente mi sembra che il connubio amore e hockey su ghiaccio risulti particolarmente azzeccato e riesca ad appassionare, almeno nei libri.
A vederli in tv, questi ragazzoni sembrano solo muscoli e violenza, tutti colli taurini e mascellone prominenti. Nei libri, invece, tutto un altro discorso. E infatti, in questa famosa serie di Rachel Gibson (finalmente approdata in Italia!) completamente dedicata ai giocatori di una squadra di Seattle, c’è spazio anche per bellocci dalle lunghe ciglia e indimenticabili occhi blu, con pettorali ben definiti e senza un filo di grasso.
La perfezione che corre sul ghiaccio, insomma.

Il primo capitolo della serie merita. La storia tra John e la procace Georgie dura il tempo di una notte, s’interrompe bruscamente e riparte sette anni dopo, non più solo come una coppia bensì con la sveglia e simpaticissima Lexie (con le sue Barbie e il suo cagnolino Pongo) nel mezzo.
Devo dire che, una volta tanto, le buone recensioni che avevo letto in giro hanno trovato conferma. Rachel Gibson qui è spumeggiante e piacevole, i suoi protagonisti sono belli ma hanno spessore, la trama è abbastanza movimentata, i comprimari (specie l’amica Mae) sono ugualmente spassosi, e non si scivola nell’eccesso di zucchero (rischio facile quando tutto è troppo perfetto).
Direi un ottimo inizio per una serie di cui voglio assolutamente proseguire la lettura.

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Romance in ambiente sportivo
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Amarilli73 Opinione inserita da Amarilli73    24 Aprile, 2014
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Gran finale (amaro) che non delude

Dopo tanto viaggiare e combattere, gli eroi di Abercrombie cominciano ad essere stanchi.
Jezal vorrebbe solo un’esistenza tranquilla, al caldo e al sicuro con la fanciulla (ubriacona) forse amata, ma il fato, e il primo mago hanno in serbo per lui ben altri ruoli. Logen Novedita vorrebbe solo ritornarsene al Nord, e finire combattendo la propria gloriosa esistenza, ma la guerra non è ancora finita e il Sanguinario, l’oscura forza che ribolle dentro di lui, non è ancora sazio; Glokta, il cinico inquisitore (ma talora assolutamente spassoso nella sua crudeltà), vorrebbe riposare e basta, ma la carriera pretende da lui e dal suo corpo malandato ancora immani sforzi, e Ferro Maljinn, infine, che pensava di poter finalmente trovare la sua vendetta sugli odiati Gurkish, si ritrova a dover combattere di nuovo accanto agli odiosi musi rosa, e comunque in mezzo a maschi insopportabili.
E Bayaz il primo Mago? Ambiguo e misterioso come sempre, tra complotti, trucchetti e amare sorprese, se ne sta sempre in bilico tra illecito e l’illecito, perché neppure lui, forse, è così lontano dalla violazione della Prima Legge.

Un finale amarissimo, che mi ha spiazzata.
Ci sono personaggi a cui mi ero affezionato che finiscono calpestati dal destino, personaggi di cui ero ansiosa di conoscere le sorti che rimangono per così dire “congelati” (ma spero che Abercrombie abbia in serbo ben altro per loro in futuro), e, come al solito, niente ricompense per chi se lo è meritato, niente salvezze e facili redenzioni che altri autori fantasy avrebbero elargito a piene mani, e neppure punizioni per chi, alla fine, ha anteposto la propria gloria alle vite di tanti poveracci indifesi.
Per almeno tre - quattro cosiddetti “eroi” avrei voluto fare un passo in più, seguirli ancora, ma ciò indubbiamente conferma quanto l’autore sia riuscito a risucchiarmi dentro alla sua landa immaginaria, tra il freddo Nord e le macerie di Adua.

Un finale per così dire “concentrico”, dove la fine riporta all’inizio (se leggerete, capirete perché), e dove il messaggio è uno solo: dopo ogni battaglia ce ne sarà sempre un’altra; dopo ogni re ci sarà sempre un nuovo usurpatore; e dopo il ritorno alla terra di un nemico, bisognerà fare i conti con uno ancora più forte. Come direbbero Mastino e Logen Novedita, dobbiamo solo essere realisti.

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Abercrombie, Morgan, epic fantasy
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Amarilli73 Opinione inserita da Amarilli73    22 Aprile, 2014
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Un fantasy sanguinario e potente

Decisamente questo secondo capitolo supera ogni mia più rosea aspettativa, dopo la già grande soddisfazione che mi aveva dato il primo, perché più che un libro è davvero un magnifico giocattolo pieno di sorprese, per tutte le sue quasi settecento pagine, uno di quei balocchi colorati e fracassoni che fa ritornare il lettore un bambino curioso e felice.
Certo, questo non è un fantasy per ragazzi, ma chi si è avvicinato ad Abercrombie sa già che il suo stile è immaginifico ma crudo, affabulatorio e appassionante ma spietato.

Se in precedenza avevamo conosciuto i protagonisti di queste avventure, tutti ben posizionati in differenti scenari e contesti, qui il gran burattinaio incomincia a muovere i fili, portandoci ad ogni capitolo su un fronte alternativo: l’inquisitore rovinato e sciancato Glokta a Dagoska, trasformato in stratega e uomo bersaglio al centro di complotti politici; i ragazzi del Nord insieme a un sorprendente West alla ricerca di vendetta contro Bethod e i suoi nuovi alleati oscuri; e infine la strana compagnia guidata dal mago Bayaz, con il bello (Jezal), il brutto (Logen Novedita) e la cattiva (la fiera e splendida Ferro che non ha tempo da perdere in mollezze femminili).
Su questa compagnia eterogenea si concentra maggiormente l’attenzione, perché Bayaz si è messo in testa di viaggiare sino ai confini del Mondo conosciuto per trovare un’arma dimenticata e potentissima, anche se neppure lui ha le idee ben chiare.
Come ho già avuto modo di notare, un elemento continua ad essere ricorrente in Abercrombie: l’imperfezione e l’evidente ambiguità dei suoi eroi. Quindi neanche qui maghi onniscienti e protettivi, ma piuttosto incerti, misteriosi e pasticcioni, e niente guerrieri dallo scudo risplendente, ma combattenti sanguinari e impietosi, che molto spesso si sono messi e si mettono l’onore sotto gli stivali. E governanti che marciano allegramente sui cadaveri pur di portare a casa il risultato più vantaggioso.
Intorno a loro un’umanità immaginata, fantasiosa ma molto concreta, nelle sue bassezze, nei suoi desideri inconfessati, nelle sue gelosie e nelle sue meschinità, costanti e identiche a quella che è tuttora nostra contemporanea.
Continuo a pensare che, per chi ama il fantasy, questa saga è uno spartiacque imprescindibile tra il classico e il nuovo stile che avanza.

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Abercrombie, Morgan, Gemmell

L'Uomo del Nord ridacchiò. "Chi si vanta di non avere paura è uno sciocco, secondo me, perché gli unici che non hanno paura sono i morti, o forse quelli che stanno per morire. La paura ti insegna ad essere cauto, a rispettare il tuo nemico e a evitare le lame affilate quando non servono."
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Amarilli73 Opinione inserita da Amarilli73    09 Aprile, 2014
Top 50 Opinionisti  -  

Un romance atipico ma tra i migliori di sempre

Un libro semplicemente MERAVIGLIOSO.
La stessa Balogh ammette di averlo scritto quasi in uno stato di grazia, nel giro di soli quindici giorni, e di essere rimasta stupita che fosse pubblicato subito, senza neppure una revisione, incontrando dal 1993 un successo ininterrotto tra i lettori.

La ragione principale, forse, è che non è il solito romance classico, con colpi di scena ed eroi avventurosi, ma la storia normale, e pure piatta se proprio lo vogliamo dire, di un cliente di un bordello per gentiluomini, non alto, non bello e neppure un mostro di furbizia, che chiede ad una delle ragazze – quella che gli appare la più docile, la più accomodante – di diventare la sua mantenuta per un anno, forse qualche mese in più. Lui da lei non vuole altro, anzi, s’impone di non voler altro, si costringe a innalzare un muro tra loro e a farle del male, se necessario, perché lei non aspiri a nulla di diverso, anche a costo di negare la verità più evidente a se stesso.

Gerald è davvero ottuso, quasi estenuante nella sua ottusità e nelle sue false convinzioni sull’universo femminile che gli è stato precluso, che non ha mai capito e che si ostina a rifiutare di comprendere. Così come quasi infastidisce, in certi punti, quell’insistere sull’unica qualifica di “prostituta” per Priscilla, un corpo per dare piacere e nulla di più, con una freddezza costante quando basterebbe poco per avere molto più di una carezza compiacente.
Eppure è da questa normalità, da queste settimane monotone, da queste scene di sesso quasi uguali, che nasce il più forte dei sentimenti, inaspettato, involontario, rigettato da entrambi, ma travolgente. E’ in questa normalità che basta un dettaglio, crudele, per emozionare e per far quasi piangere.

Non aspettatevi un libro che vi faccia sognare come siete abituate. Ma quando arriverà il lieto fine sarà un finale liberatorio per tutti, non solo per i personaggi, ma anche per i lettori, un attimo di pace sospirata dopo aver tenuto contratti i muscoli della pancia per tutta la lettura.

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Romance tradizionali ma non zuccherosi
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Romanzi erotici
 
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Amarilli73 Opinione inserita da Amarilli73    07 Aprile, 2014
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Imbarazzante (ma non per il sesso)

Sulla carta la trama pareva già non nuovissima, ma potenzialmente dotata di qualche spunto interessante: lei ventiquattrenne, ancora vergine e ignara persino del più semplice toccamento, che decide di vendersi per ben due anni al miglior offerente, pur di salvare mamma da morte certa. Lui, il milionario annoiato, che le farà da “maestro” senza lasciarsi coinvolgere.
Si pregustava il brivido di un rapporto un po’ sordido (l’asta, il prezzo, l’incognita di chi si cela dietro al fumo della sigaretta nell’ombra…) e irto di ostacoli, ma, come al solito, chi scrive la quarta di copertina sa fare bene il suo lavoro e dispone le giuste trappoline.

Dai, ci aveva già pensato la Woodiwiss oltre venti anni fa con Rosa d’Inverno (dove lei viene venduta al miglior offerente per salvare la famiglia dai debiti) e il risultato era stato davvero emozionante.
Vent’anni dopo, purtroppo, le scrittrici hanno perso ogni briciolo di coraggio, perché preferiscono subito eliminare ogni incognita, rifugiandosi nel fatto che l’acquirente è in realtà un bellone mozzafiato, giovane, con un enorme arnese in dotazione (ma che lui trattiene, tipo cavallo imbrigliato, perché il cuor d’oro non farebbe mai del male alla fanciulla), che si prodiga ad insegnare tutti i trucchi del piacere ed è in più pure un cucciolone con il cuore ferito.
Ma nessuno si è accorto che il contratto, a questo punto, è sin dall’inizio sproporzionato? Non si comprende perché non sia Lanie dover a pagare per vedersi beneficiata di tutta questa fortuna insperata!

Le poche scene gradevoli finiscono nel tritacarne dell’ovvietà e di una trama scontatissima (salvo colpi di scena del sequel, su cui non mi faccio troppe illusioni).
Ormai tutti questi erotici sembrano fatti con il ciclostile. La battuta “Ah, non vedo l’ora di farmi questo tuo bel culetto. Ma ci sarà tempo…” (disse lui con ghigno libidinoso) è presente in almeno tre o quattro libri usciti negli ultimi mesi. E in altri punti le scene suonano già viste, ansimi e grugniti compresi.

Senza contare, infine, che si crolla nel baratro quando l’autrice, ritenendosi innovativa, condisce il tutto con battutone spiritose (si va dall’Agente Passerina in azione, al Pistolino Prodigio che viene costantemente accarezzato nei pantaloni e a dialoghi sul genere: Ti odio! Ti detesto! Adesso ti terrò il muso!), che sembrano uscite da una festina di ragazzini delle medie.

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Amarilli73 Opinione inserita da Amarilli73    07 Aprile, 2014
Top 50 Opinionisti  -  

La lama stessa induce alla violenza

“La lama stessa induce alla violenza” diceva Omero, e il mondo in cui viene catapultato il lettore, fin dalle prime pagine, è una serie di molteplici scenari di guerra, dal nord (dove Bethod, il Re degli Uomini del Nord vuol muovere guerra all’Unione e da dove il pericolo degli Shanka incombe) al sud (dove il territorio dei Gurkish è in fermento e dove il Profeta e i suoi Mangiatori sfidano le Prime Leggi), fino al centro dell’Unione, che si sta sfaldando sotto i colpi di una burocrazia miope e corrotta, in balia dello strapotere di gilde mercantili sempre più avide e corruttrici.
E molteplici sono i personaggi di cui via via facciamo conoscenza, ciascuno nel proprio ambiente, ciascuno con qualche pregio e molti, parecchi difetti.
Perché questo va subito detto: Abercrombie non ama gli eroi senza macchia e senza paura, ma predilige invece personaggi imperfetti e con svariate ombre nel loro passato, nel loro presente e nel loro futuro.

Si potrebbe dire che questo prima parte sia in realtà una fase di preparazione alla grande battaglia, dove i pezzi vengono disposti sulla scacchiera e gli schieramenti non sono ancora ben definiti.
Mentre le minacce si fanno ogni giorno più vicine Bayaz (che forse è il primo Mago di cui parlano le leggende o forse un cialtrone che gli assomiglia molto), raccoglie intorno a sé un piccolo gruppo, quasi una strampalata compagnia di tolkieniana memoria, con il capitano Jezal, ricco, bello e viziato, Ferro Maljinn, l’ex-schiava guerriera, e soprattutto Logen Novedita, una formidabile figura di condottiero selvaggio, ricoperto di cicatrici dentro e fuori.
A parte, ma non in disparte, si muove poi Sand dan Glokta, una volta un ufficiale ammirato (anzi, la stella più luminosa del firmamento) e ora, dopo la caduta, la prigionia e la tortura, un Inquisitore dell'Impero, storpio e distrutto nel corpo, sospinto avanti solo dal rancore e dalla sete di riscatto.

Per ora personaggi formidabili, un intreccio che conquista e che ti costringe a divorare quasi settecento pagine senza neanche accorgertene, uno stile concreto, fresco e tuttavia pieno di reminiscenze che non potranno non deliziare chi è cresciuto con il fantasy classico (oltre a Tolkien, io ci ho visto ad esempio spunti del ciclo di Dune di Herbert, del Conan di Howard e anche qualcosa del Vazkor di Tanith Lee).
Serie consigliatissima.

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Morgan, Gemmel - heroic fantasy in genere
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Amarilli73 Opinione inserita da Amarilli73    25 Febbraio, 2014
Top 50 Opinionisti  -  

Nè seducente nè delizioso

Pur avendo trovato qualche spunto piacevole nei capitoli iniziali, andando avanti sono rimasta davvero delusa. Queso romanzo vorrebbe fa sorridere, ridere, ma è come una battuta simpatica che viene ripetuta all'infinito e finisce non solo per stancare, ma anche irritare.

Non c'è neppure una vera trama, se non un continuo macinare doppi sensi e parolacce (ed è una comicità grossolana, proprio da americanata di basso livello).
La protagonista è orribile: una delle solite studentesse di college che pensa bene di ubriacarsi fino a svenire e di fare sesso con uno sconosciuto, incurante del fatto che oltre alla gravidanza lui possa lasciarle in eredità ben altro.
Il che accade, e già uno si chiede cosa ci sia di romantico nel perdere la verginità in un contorno di puzza d'alcol, vomito e urina (?). Poi la ritroviamo anni dopo e non è maturata di un millimetro: passa ancora la sua esistenza a ubriacarsi con gli stessi amici e a cianciare di sesso e amenità varie.
Uno squallore di madre, la cui unica fortuna è stata avere un nonno che si è preso cura di lei e del bambino.

Insomma, la si vorrebbe far passare come una pasticciona combinaguai, a cui capita che il figlioletto non sorvegliato si metta a giocare con i preservativi credendoli palloncini.
A parte che è un scena già vista e già usata sia al cinema che nei libri, mi chiedo: tutto questo ispira simpatia?

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Amarilli73 Opinione inserita da Amarilli73    25 Febbraio, 2014
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Ancora Vampiri ma inizio promettente

Dopo aver letteralmente divorato tutti i volumi della serie Demonica e gli ulteriori romanzi dedicati ai Cavalieri dell’Apocalisse e avendo maturato una stima particolare per Larissa Ione, ero oltremodo curiosa di iniziare la sua nuova serie dedicata ai vampiri (Moonbound Clan Vampire).

Per ora la mia impressione è positiva. Non siamo ancora al livello di Demonica, ma, prima di tutto, si tratta di un romanzo introduttivo con cui scaldare i motori prima di mettersi in corsa, e, in ogni caso, non era facile creare nuovi personaggi che potessero gareggiare con i fratelli-demoni Sem o con i quattro Lords of Deliverance (su cui ogni tanto torno a leggere e a sospirare, per risollevarmi in qualche momento di depressione).
Certamente, vi era il rischio di cadere nel già visto e già detto, e in tema di vampiri era arduo individuare qualche novità. Tuttavia, la Ione risulta credibile e avvincente nell’immaginare un mondo dove gli umani sono i cattivi per eccellenza, che schiavizzano, sfruttano e uccidono i vampiri, ritenendoli creature di secondo ordine, e dove i vampiri vivono nascosti ai margini della nostra civiltà, suddivisi in clan tribali simili a quelli dei pellerossa (e infatti vengono riprese le leggende che vorrebbero i succhiasangue discendenti da un incrocio di demoni e antichi capi indiani).

E’ una vicenda ricca di avventure che ci permette di conoscere tutti quelli che saranno poi i protagonisti dei romanzi successivi (oltre al guerriero Riker, gli altri potenti e tenebrosi vampiri Hunter e Myne, e le varie femmine che si contenderanno i loro cuori), scritta con il solito piglio frizzante, fantasioso e molto molto sexy che contraddistingue questa scrittrice.

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Demonica - Romanzi sui vampiri (urban-fantasy)
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Amarilli73 Opinione inserita da Amarilli73    10 Febbraio, 2014
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Magnifico

Immortals after Dark – Volume DODICI - Non appena avevo terminato Dark Warrior, avevo subito ricominciato il conto alla rovescia per arrivare (finalmente!) a questo capitolo della serie dedicato a Lothaire l’Antico Nemico, uno dei vampiri più vecchi e più pericolosi del Lore (la dimensione in cui vivono tutte le creature non umane), apparso sin dal primo libro e divenuto da allora una delle figure più enigmatiche, ma anche più essenziali per il ricomporsi dei tasselli dell’infinito scenario di combinazioni che la Cole ha concepito per raccontare la nuova lotta per l’Ascesa (non a caso, scopriremo che Lothaire è - tra le altre cose - anche un appassionato di rompicapi).

Gradualmente (e in modo sempre più avvincente) gli schieramenti avversari, l’esercito della Vertas e quello dei Pravus, stanno prendendo posizione, la Regina bianca e il Re nero stanno scegliendo le pedine e valutando le prossime mosse. Proprio il Re nero, il nostro vampiro biondo, gelido e con gli occhi rossi (che segnalano l’estremo limite prima della pazzia) si era congedato da Nix, lasciando l’isola dove gli immortali erano stati tenuti prigionieri e torturati, dicendo “Alla prossima partita”, e lei aveva risposto, sibillina come sempre, “Non ci sarà una prossima partita”.

Indubbiamente quest’ulteriore capitolo, più che un passo in avanti nelle battaglie, è un ritorno indietro nei secoli per conoscere tutto quello che ci eravamo sempre chiesti su Lothaire, sulla sua sete di vendetta, sui legami con i Vampiri sanguinari dell’Orda e con quelli misteriosi e invisibili della Dacia, e sui segreti motivi per voler legare a sé, nel bene o nel male, i vari immortali sino ad ora conosciuti.
Direi che la Cole ha superato alla grande questa prova di passaggio, regalandoci un personaggio a tutto tondo, con una storia sempre sorprendente. Qui il rischio era di ridurre Lothaire, dopo tanta cattiveria, al solito pseudo-vampiro mieloso e scontato per amore: invece lui rimane quello che è, ovvero un grande fetido egocentrico egoista, sino alla fine (e scusate se è poco). Così come per nulla scontato è lo sviluppo della sua storia con Ellie, l’intraprendente montanara tutta d’un pezzo, che è riuscita davvero ad essere l’unico degno contraltare per un essere millenario, nobile e molto snob, persino tra le creature ultraterrene.

Sembrerò noiosa nel rinnovare instancabilmente la mia devozione per questa saga, ma è davvero una delle poche che riesce continuamente a divertirmi e a convincermi. Specie se - come solo la Cole sa fare - all’ultima pagina, ed esattamente all’ultima riga dell’epilogo, riesce ad infilare una spina nel fianco, così inaspettata e pungente che il povero lettore è costretto a dire: “Ohhhhhhh…” e a ricominciare il conto alla rovescia sino al prossimo romanzo.

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Immortals after Dark - saga stupenda
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Amarilli73 Opinione inserita da Amarilli73    21 Gennaio, 2014
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Botox gloss and a few love

Inizialmente l’atmosfera lievemente trash e l’eccesso di marche del lusso ostentate tra i dettagli rischia di stordire, però poi la lettura è divertente e ci si lascia ammaliare dalle vicende di tre amiche miliardarie ma infelici in amore.

Imogen, Calgary e Lady Yasmine sono tutte mogli alle prese con fastidiosi segreti che non consentono loro di godersi la vita in santa pace, e tutto a causa dei loro tre ricchissimi e (ciascuno a suo modo) odiosi mariti di mezza età. Come riuscire a vendicarsi dei tanti oltraggi subiti in anni di silenzio e forzata lealtà, senza correre il rischio di rinunciare alla vita di privilegi che queste donne si sono faticosamente conquistate?

Per sua stessa ammissione, l’autrice non ama i personaggi femminili remissivi: nella Londra dell’high-society le mogli sono avide, ciniche, e utilizzano con naturalezza botox, labbra costantemente ricoperte di gloss e borse pitonate come armi da brandire, tra feste, ristoranti e voli in jet privato. I maschi sono invece, per contrasto, pallide ombre che non possono far nulla se non soccombere, oppure accettare di essere solo il grazioso contorno delle loro vivacissime consorti.
Succede un po’ di tutto, come una classica soap-opera colorata e sempre sopra le righe.

Certamente è una lettura leggera leggera, però non ci si annoia. Consigliata per chi è convinto che le cattive ragazze siano comunque destinate al successo.

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Sullo stile di Joan Collins & Co.
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Amarilli73 Opinione inserita da Amarilli73    20 Gennaio, 2014
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Senza altra legge che l'amore tra noi

Se pensate a un romance classico, quali sono gli ingredienti essenziali che vi vengono in mente? Un amore contrasto, un personaggio maschile davvero memorabile, una lei dolce ma combattiva. Ebbene, qui gli stessi ingredienti sono stati presi e mixati con forza, fino a rendere questa storia un impasto che continua a lievitare in modo inaspettato, fino a divenire un dolce croccante fuori e morbido allo stesso tempo, e con un sapore diverso ma che vi lascerà soddisfatti e deliziati.

Archimedea e il padre sono diversi. Sono quaccheri e vivono secondo un insieme di regole e di credenze sconosciute al resto della società. All’apparenza quel loro dare del “tu” e “amico” a tutti potrebbe far apparire il loro rapportarsi agli altri come facile e superficiale, ma in realtà la vita è molto più ardua se si decide di mantenere fede, sempre e comunque, alle proprie “Verità”.
Il duca di Jervaulx è agli antipodi: altolocato, affascinante, tanto intelligente (appassionato di matematica) quanto abituato a non considerare il prossimo se non dall’alto in basso. Una parvenza di legame tra i due, forse, potrebbe anche immaginarsi, se non che il Duca muore e ciò che poteva accadere resta relegato al piano dei sogni lontani. Finchè Maddy, in altro tempo e in altro luogo, e sempre per caso, incontra l’ombra di un uomo rinchiuso in un manicomio privato, e in questo individuo brutto, sporco, violento, incapace di parlare e di provvedere a se stesso, le sembra di riconoscere proprio quel sogno segreto e abbandonato.

Non è solo una storia d’amore, ma la lenta risalita di un uomo dato per perso nei meandri della malattia (un uomo che ancora vive, capisce e ama, eppure deve lottare quotidianamente con la frustrazione di non poter comunicare se non con versi animaleschi e con la rabbia e la violenza) e che deve riabituarsi (lui, il duca temuto) ad avere bisogno degli altri e a vincere il pregiudizio di chi lo vorrebbe lasciare rinchiuso.
Si susseguono pagine bellissime, piene di curiosità, gioia e nuovo dolore, entusiasmo e disperazione, fino a un finale struggente (prima dell’epilogo tradizionale), in cui Jervaux deve tentare il tutto e per tutto per difendere la sua “Tatamaddy” contro il sentimento del tempo e le diversità di ceto e di religione, e per proteggere un vincolo che sembra fragilissimo eppure indissolubile, proprio perché non ci sono catene visibili a tenerlo unito: “senza altra legge che l'amore tra noi”.

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La bocca di lei si piegò lievemente. «Sei mio marito, e io tua moglie... consorte, senza altra legge che l'amore tra noi.» Gli toccò una manica, lieve, come una maestra che ammonisce. «Con te ripeterò quest'ultima parte della promessa ogni mattino.»
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Amarilli73 Opinione inserita da Amarilli73    20 Gennaio, 2014
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Il dolore e poi la felicità

Quinto capitolo della serie Chicago Stars.
Si ritorna agli inizi, ovvero a Molly, la sorellina miliardaria di Phoebe che avevamo lasciato quindicenne e parecchio seriosa alla fine del “Il gioco della seduzione”.
Ora Molly ha 27 anni, non è più miliardaria (per sua scelta) e si barcamena scrivendo libri per ragazzi sugli animaletti del Giardino Incantato. Peccato che nella sua vita irrompa il sexy quarterback dei Chicago Stars, Kevin, amante dell’adrenalina, e al contempo i suoi libri subiscano l’ostracismo di un’ottusa ma potente associazione di genitori ultrareligiosi (a quanto pare, i troppi arcobaleni presenti nel villaggio dei coniglietti costituirebbero un subdolo messaggio pro-gay, e quindi sarebbero potenzialmente corruttori delle menti infantili!).
E mentre la sua vita va a pezzi, l’unica soluzione (forse) è allontanarsi dal caos e ricominciare da capo in uno sperduto campeggio tra i boschi del nord.

Dopo la parentesi lacrimosa del romanzo precedente, la Phillips torna a far sorridere e a graffiare, con dialoghi convincenti e bei personaggi (anche se davvero troppo ma TROPPO perfetti).
La sua bravura sta nel saper coniugare le scene divertenti (come la spassosa partita di softball tra campioni e giocatori che nessuno avrebbe mai scelto) con passati dolorosi e momenti di sconforto.
Gli inserti con i brani tratti dalle storie della coniglietta Daphne sono deliziosi, come è rosa e pieno di speranza anche l’epilogo fiabesco.
Il lato negativo di questi romanzi è che è tutto così paradisiaco, che poi chiudi il libro e ti sembra di farti quasi male ricadendo nella realtà.
In ogni caso, una serie di cui continuo a consigliare la lettura!

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CHICAGO STARS - la serie
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Amarilli73 Opinione inserita da Amarilli73    16 Gennaio, 2014
Top 50 Opinionisti  -  

Atmosfera natalizia e davvero romantica

Ho letto questo romanzo breve ed autoconclusivo di Mary Balogh a ridosso della vigilia di Natale, senza conoscere la trama, e devo ammettere che non potevo trovare lettura più azzeccata.

Partendo dal più banale dei plot (un matrimonio combinato, dove – in apparenza – lui si sposa per i soldi e lei per avere il titolo), l’autrice imbastisce invece una DELIZIOSA storia d’amore tra due perfetti sconosciuti, costretti loro malgrado a dividere letto e tetto per soddisfare l’ultimo desiderio in punto di morte del padre di lei (un commerciante di carbone, intrepido ma molto borghese, e perciò oggetto di disprezzo da parte del Conte di Fallop e della sua cerchia di amici nobili).
Tra scontri a palle di neve, corse in slitta e baci sotto il vischio, il conte imparerà ad apprezzare la chiassosa famiglia acquisita dei Transome e quella moglie (bisbetica e un po’ istrice) che non ha potuto scegliersi.
Per una volta il protagonista maschile è un uomo passionale, inizialmente rude ma molto credibile. E ho apprezzato tutti i numerosi personaggi di contorno.

Una lettura davvero romantica, da leggere con una tazza fumante tra le mani e una musica natalizia in sottofondo.

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Romanzi erotici
 
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Amarilli73 Opinione inserita da Amarilli73    16 Gennaio, 2014
Top 50 Opinionisti  -  

Le italiane viste all'estero

Terzo ma non ultimo volume della serie “Marriage to a Billionaire”, incentrata sui matrimoni combinati che si trasformano poi in vere nozze d’amore. Se nei primi due casi le unioni venivano decise per affari (ottenere una consistente eredità, da un lato, e sfuggire ad una madre italiana ed apprensiva, dall’altro), qui viene chiamato in causa il vero e proprio matrimonio riparatore.

A mio modesto parere l’escamotage – visto che siamo nel mondo occidentale e nel ventunesimo secolo – fa acqua da tutte le parti, per cui ai lettori viene davvero richiesto un atto di fede per accettare le premesse della storia di Carolina Conte (sorella del “conte” Michael) e di Max, migliore amico del di lei fratello. Ma chi riesce a credere che in Italia (Bergamo, poi) ci si spaventi ancora per le ragazze “compromesse”?

Altro aspetto poco convincente è il carattere della protagonista. Nulla a che vedere con Alexa, la proprietaria di libreria che tanto mi era piaciuta, e la fotografa di moda Maggie.
Qui la piccola di casa Conte, con tanto di strombazzata laurea alla Bocconi, non riesce ad inventarsi niente di più originale per conquistare l’uomo dei sogni che esibire centimetri di pelle nuda, tanga minuscoli e seni “pesanti ma portati con leggerezza” senza reggiseno (ma come si farà? Altra licenza poetica su cui il lettore deve sorvolare?).

Insomma, un tripudio di stereotipi e macchiette finto italiane, con in più la promozione dell’idea che in questo nostro vituperato paese le eroine siano procaci idiote romantiche, pure costrette a matrimoni riparatori da famiglie medievali.
Un romance nella media, per carità, ma senza le scintille che avevo provato per gli altri episodi.

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I precedenti volumi della serie
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Romanzi erotici
 
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Amarilli73 Opinione inserita da Amarilli73    14 Gennaio, 2014
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Barbie e Ken

Senza dubbio migliore del primo volume della serie, ma anche questo è tiepidino e prevedibilissimo (a momenti indovinavo le battute ancor prima che i due personaggi iniziassero a parlare).

E poi lui, a ogni pagina, è bellissimo, abbronzatissimo, muscolosissimo, dolcissimo, autorevole ma carino, stronzo ma orsacchiotto, incontenibile e instancabile dio del sesso, allergico alle storie serie ma subito sicuro di offrire il cuore alla donna della sua vita (dopo neanche una settimana insieme), ecc.

Finita l'euforia iniziale, che sbadigli: sembrano Barbie e Ken alle Hawaii.

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A chi non ha paura dei romanzi rosa tendenti al mieloso
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Romanzi erotici
 
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Amarilli73 Opinione inserita da Amarilli73    14 Gennaio, 2014
Top 50 Opinionisti  -  

Una trilogia assurda

Ultimo episodio della trilogia “Senza respiro”, che si proponeva di insegnare alle donne cosa si nasconde nella mente degli uomini (niente di meno!), prendendo come modello di riferimento del maschio medio tre proprietari di alberghi di lusso, sexy, ricchissimi e depravati.

Le donne designate, al contempo, non potevano che essere comuni figure femminili tratte dalla vita di tutti i giorni: pertanto, dopo Mia l’ingenua, pronta a mettersi a quattro zampe per un uomo più vecchio di lei ma di cui è innamorata fin da ragazzina, e dopo Bethany la senzatetto che ha trovato in pochi giorni l’amore, il collare e la tranquillità finanziaria, stavolta tocca a Josie, che il collare al collo lo porta già (ma è la sottomessa di un dominatore fittizio, uno che lo fa per gioco e non come credo di vita – orrore!).
Giustamente tocca ad Ash, il terzo e più torbido del trio aprirle gli occhi. E anche lei finirà felice, scodinzolante e mantenuta.

Alla fine della trilogia, possiamo anche tirare le somme: c’è un messaggio in tutto questo?
La parte più ridicola delle trame sono le cosiddette serate tra ragazze, quando le allegre oche escono tutte insieme, per condividere le loro esperienze di vita amorosa. E’ tutto un “ma quanto è premuroso il mio uomo! E’ così protettivo che non mi lascia mai uscire, se non ad orario e sotto controllo” “Che bello! Mi pedina sempre, mi dice di che cosa ho bisogno, mi compra quello che vuole lui e che è il meglio per me”, ecc. Ma quanto sono felici…e giù ad ubriacarsi fino a svenire.

E questo che ci propone la Banks: la felicità e non pensare, perché c’è qualcuno che pensa per te?

Una delle serie più assurde in cui mi sia imbattuta.
Poteva essere davvero meglio, bastava poco per renderla più accettabile, e invece le idee sono state così malamente buttate via. Il fatto che l’autrice, alla fine, ringrazi il team creativo che l’ha sostenuta nell’impresa fa ancora più riflettere.

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Febbre e Fiamma
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Romanzi erotici
 
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Amarilli73 Opinione inserita da Amarilli73    09 Gennaio, 2014
Top 50 Opinionisti  -  

Volgare, comico e mai erotico

Che delusione. Altri racconti della stessa autrice mi erano piaciuti, ma in questo caso la
trama risulta scontata ed inverosimile come molte serie erotiche in circolazione (una segretaria part-time si finge escort di lusso per rimorchiare un tizio bellissimo seduto al bancone del bar, paragonato a un Angelo Caduto, salvo poi scoprire che lui è un miliardario pure nobile, che ha tanto bisogno d'amore e che è un appassionato BDSM.)
Sempre la stessa solfa. Qui poi c'è l'aggravante che lui, sia per età che per modi di fare, potrebbe essere suo padre. E un po' si comporta come tale.

Comincia ad essere preoccupante (un segno dei tempi?) che tutti questi miliardari scapoloni non riescano a godere se non hanno accanto la solita povera ingenua che accetta di farsi legare/frustare e chiamarli "mio signore".
E poi - orrore - se per tutto il libro si è invocato il piacere della trasgressione, perchè rovinare tutto con un lieto fine alla "vissero felici e contenti e ricchi"??????

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Amarilli73 Opinione inserita da Amarilli73    07 Gennaio, 2014
Top 50 Opinionisti  -  

Gran finale per la famiglia Dudley

Ecco una trilogia iniziata in modo promettente e che poi ha lievemente deragliato strada facendo.
Se il primo romanzo (Signora del suo cuore) era stato perfetto, con un Lord Tresham arrogante e battibecchi irresistibili con la su amata, la Balogh ha voluto poi a tutti i costi ampliare le storie relative agli altri due fratelli, e con questo capitolo ritorna indietro addirittura di sei anni rispetto alle vicende già narrate.
In effetti, l’unica sorella dei Dudley, Lady Angeline, aveva creato forti aspettative: impicciona, esuberante, amante dei colori sgargianti e dei cappellini di cattivo gusto. E l’inizio di questo romanzo si presenta così, frizzante e basato sull’equivoco. Poi però il ritmo si fa lento, e il lieto fine (che conosciamo peraltro sin dal primo libro della trilogia) sembra tardare più del previsto.

L’aspetto della lettura che ho apprezzato di più è stato piuttosto l’inserimento, in conclusione, di alcune scene tagliate dai primi due libri. Una vera chicca, e personalmente concordo con l’autrice quando riferisce le sue perplessità di allora per i tagli apportati dal suo editor. Pure io avevo avvertito la mancanza di alcune scene di raccordo, senza sapere che all’origine erano state correttamente scritte.

La trilogia
1) More than a Mistress (Signora del suo cuore)
2) No Man’s Mistress (Un vero dandy)
3) The Secret Mistress (Cuori rubati)

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Romanzi erotici
 
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Amarilli73 Opinione inserita da Amarilli73    07 Gennaio, 2014
Top 50 Opinionisti  -  

Anche i dominatori hanno paura

Ancora l’amore in tutte le sue possibili declinazioni.
Come una partita a scacchi, il Re, la Regina, la Torre, l’Alfiere e il Pedone, ciascuno muove i suoi pezzi.
E ogni mossa è una nuova rivelazione, un brivido, una coltellata al cuore per qualcuno.

Per rimanere viva un altro giorno ancora, Nora racconta squarci della sua vita e tutta la storia (che conosciamo dopo i primi tre romanzi) viene ripassata sotto un prisma sfaccettato, perché ora abbiamo la versione di Eleanor, quella di Soren, quella di Kingsley.
Ma ogni volta il ricordo muta sfumatura, perché basta poco, basta variare lievemente l’angolazione e anche l’amore più puro per alcuni si fa tenebra e fa male, così come, al contrario, quello che per altri è solo dolore è anche il mezzo per la passione assoluta.

Ho amato un po’ tutti i personaggi in scena. Soprattutto il Re, Kingsley, qui, è grandioso, impotente e vulnerabile coma mai era apparso (è fantastico pensare che Nora lo definisca “brutto”, e Wes giustamente si chiede: Nora ha mai conosciuto un uomo “brutto” nella sua vita?).
E finalmente capiamo perché, un giorno di molti anni prima, Kingsley Thèophile Boissonneault ha deciso di chiamarsi Edge, il Limite.
Ma c’è un limite che questo intreccio di amore e dolore non abbia superato? L’amore tra due uomini, l’amore tra Dio e i propri amanti, l’amore tra fratello e sorella, l’amore che sfiora la morte e l’amore come dono di vita…la Reisz non si è negata niente in questa saga, che, a mio parere, resta sicuramente tra le cose migliori lette di recente.

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Tutti i tre precedenti - meravigliosi - romanzi

"Soren non poteva vivere in un mondo senza Nora.
Kingsley non poteva vivere in un mondo senza Soren."
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Gialli, Thriller, Horror
 
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Amarilli73 Opinione inserita da Amarilli73    21 Dicembre, 2013
Top 50 Opinionisti  -  

Una nuova indagine per il commissario Giordàn

Una nuova indagine per il commissario Giordàn, il poliziotto di provincia, dalla vita solitaria e riservata, creato dalla penna di Bruno Elpis e già protagonista del romanzo “Il Carnevale dei delitti”. Anche se non sono una grande lettrice di gialli, ho comunque un debole per le storie a incastro, dove i destini di persone apparentemente sconosciute tra loro risultano in realtà intrecciate e accomunate da elementi che si possono cogliere solo dopo un’accurata indagine.
Anche qui all’inizio c’è un delitto, come un buon thriller che si rispetti, ma è un delitto che scaturisce dalla scoperta di un altro delitto sepolto nel passato: Elpis sceglie di rivelarci gli eventi e gli indizi gradualmente, scartando l’idea di un investigatore onnisciente e troppo astuto, e preferendo invece un uomo tutto sommato normale, che può contare però sulla pazienza di mettersi in attesa e di raccogliere gli spunti che gli vengono da ogni aspetto della sua ricerca (che si tratti di un’impressione istintiva o anche dell’illuminazione provocata dalle traduzioni dal latino e dal greco della nipote liceale).

Nelle sue investigazioni il commissario è coadiuvato da un vero pool di donne sveglie e affettuose (punto a favore: non c’è lo stereotipo dell’eroe venerato e il gruppo femminile - la dottoressa Cornelia, la nipote Gabriella, l’assistente Betty - si distingue per simpatia) e ha comunque la convinzione che l’origine del peccato dei suoi personaggi “negativi” sia da individuare, in realtà, in traumi della prima infanzia (non a caso, nelle note si citano Freud e i suoi casi clinici).

Secondo punto a favore, a mio parere, è l’ambientazione del lago di Como. Anche se da tempo ci siamo abituati a una visione un po’ mondana di quello scenario, per via dei divi di Hollywood che vi hanno preso casa, Elpis se ne riappropria, restituendoci un lago “intimo” con un retroterra montano, un po’ cupo, innevato, quasi una sorta di presepe da cartolina nostrano. E ulteriore aspetto positivo è il collegare i misteri della trama all’ulteriore “giallo” storico-archeologico dei massi avelli, antiche pietre tombali che si trovano in quelle zone, e che gli esperti non sono mai riusciti a datare e a destinare con esattezza a una popolazione specifica (Goti, Franchi o Longobardi, chissà).

Lo stile, infine: secco ma piacevole, fatto di piccole frasi e di aggettivi indovinati. All’autore basta poco per delineare un personaggio o per creare un’atmosfera: “Di fondo il lago intonava la sua litania, fatta di onde e burrasca sotto la pioggia battente.”
Anche quando è il momento di addentrarsi nei sentimenti, a mio parere si avverte che lo scrittore è un uomo, perché e tenero e allo stesso tempo pudico nel rivelarli e nel descriverli. E’ un fatto a cui ci si deve rassegnare: le donne – anche quando scrivono – finiscono per raccontare e raccontare, forse troppo. I maschi sono agitati da grandi passioni, dentro, ma sono parchi nel manifestarle, quasi sibillini (ed è per questo che – spesso, a torto o a ragione - si attirano gli strali delle loro compagne).
E infatti, pure di fronte alla degenerazione di un legame amoroso, Elpis riesce a tratteggiarlo in modo conciso e tuttavia con un’eleganza che lascia stupiti.

Un giallo breve ma particolare, che mi ha lasciato soddisfatta e che al contempo mi ha insegnato e/o fatto ricordare parecchie nozioni storiche, grazie alle tante citazioni disseminate qua e là (non come mero sfoggio di erudizione, ma come elementi propri della cultura di Giordàn/Elpis che contribuiscono a renderlo l’uomo/scrittore che è).

Se avete qualche curiosità, intervista con l'Autore su http://www.sognipensieriparole.com/2013/12/il-mistero-dei-massi-avelli-di-bruno.html

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Amarilli73 Opinione inserita da Amarilli73    11 Dicembre, 2013
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Il manuale di Jane Austen per cercare marito

LA FELICITA’ NEL MATRIMONIO E’ TUTTA QUESTIONE DI FORTUNA”
(Jane Austen, Orgoglio e Pregiudizio)

Alla soglia delle 40 candeline, Kate (Jane Austen-dipendente dichiarata, americana, sostituta beauty-editor squattrinata) si trasforma in Lady Katharine Billington Shaw, nobildonna e proprietaria terriera di antica e rinomata discendenza scozzese che si avventura nel mondo dell’alta società per cercare (finalmente) un marito con l’unica particolarità di essere favolosamente ricco.
Partita con l’idea di realizzare una semplice inchiesta giornalistica (le regole cristallizzate dalla meravigliosa Jane nei suoi romanzi possono costituire ancora un valido vademecum per le ragazze nubili d’oggi? E lasciamo perdere il fatto che la Austen non si sia mai sposata…), Kate si ritrova a mettere in gioco anche se stessa, pur di salvare la propria famiglia indebitaa sino al collo e con la casa pignorata.

In realtà forse ai tempi di Elisabeth Bennet tutto era più felice: dovevi solo andare ai balli, danzare e sventolare il ventaglio, attendere che tua madre ti procacciasse il marito o che un marito della tua classe sociale fosse attirato in trappola dal tuo sorriso e dalla tua dote…
Oggi invece è così complicato: chi è il buon partito, innanzitutto? Squali della finanza in piena recessione, oligarchi russi un po’ pericolosi, nobili decaduti e industriali arricchiti che si affannano tra Palm Beach, Londra e tornei di polo sulla neve?
E poi si deve essere al contempo la madre impicciona e calcolatrice che valuta il patrimonio da sposare e la donna lucida e arguta che tende la trappola.
Una fatica. Kate si affanna e si affanna, con la terribile consapevolezza che alla fine la Bennet ha sposato il suo Darcy per amore, ma (forse) “era anche una fortunata coincidenza che lui fosse anche ricco”.

Questo “Jane Austen Marriage Manual” (Il manuale di Jane Austen per cercare marito) è un libro molto ROSA (a cominciare dalla copertina e sottocopertina rosa shocking), molto romantico e senza dubbio divertente (io ho riso – Kate ricorda molto Bridget Jones per intenderci, e infatti lei è un’altra delle eroine della nostra epoca, una Elisabeth Bennet più pasticciona ma che ancora crede nel vero amore più che nei soldi).

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Jane Austen ma anche Bridget Jones
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Amarilli73 Opinione inserita da Amarilli73    06 Dicembre, 2013
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Ho iniziato a fare il tifo per i Bastardi

(Libro X della Confraternita del Pugnale Nero) – Seppure questo dovrebbe essere il capitolo dedicato a Thor e No’One, preciso subito che io li ho trovati mortalmente soporiferi e proprio non sono riuscita a provare simpatia per loro. Senza cercare di girarci intorno, oggettivamente sono due lagne fatte e finite, con ripetuti tristi monologhi monotematici (il sesso: quello subito, quello evitato, quello disprezzato, quello sognato...ma da lì non ci si schioda). E che dire dell’angelo che dovrebbe procurare la salvezza e finisce per apparire un supporter quasi viscido (dov’è finito il mio caustico Lassiter?)
Di fatto, stavolta tutta la confraternita mi è sembrata spenta, come se (restando in tema, visto che la trama attraverso le varie stagioni per virare sull’autunno) fossero stati tutti messi sotto naftalina.

L’unico brivido viene dai nuovi veri cattivi in scena, non i più i pallidi Lesser profumati di talco per bambini, ma l’orrido Xcor, il nobile e leale Throe e gli altri Bastardi al loro seguito. E pure questo enigmatico Assail, vampiro solitario in Jaguar, sembra molto più intrigante.
Non nascondo di aver fatto il tifo per loro, anziché per i soliti fratelli (nonché per Layla quando involontariamente aiuta il “nemico”).
L’impressione complessiva che ho avuto è che la Ward, mentre scriveva questo decimo volume, fosse già focalizzata sul romanzo seguente (attesissimo da tutti, con Blay e Qhuinn) e che si fosse ripromessa in ogni caso di saldare il proprio debito al guerriero Thorment, da lei bistratto in maniera imbarazzante rispetto agli altri.
Ma questa sua nuova versione, finalmente con una donna al fianco (e non la cara Wellsie, perché lei non è ancora nel Fado, ma inspiegabilmente non può tornare) e calato nel ruolo di vendicatore del Re Cieco mi è sembrato proprio il premio di consolazione per gli ultimi arrivati.

Da ultimo, mi ha lasciato perplessa un certo mutamento di stile: la Ward è sempre stata un po’ sopra le righe con i suoi personaggi sboccati, però in passato si trattava di battute un po’ spinte eppure sempre in senso simpatico-malandrino.
Qui invece ho trovato un eccesso di volgarità, con continui riferimenti e ammiccamenti.
Sembra che tutti i vampiri in scena non riescano a pensare ad altro che al contenuto dei loro pantaloni nonché a eccitarsi in ogni angolo della sede della Confraternita.
Lasciamo perdere l’aderenza alla realtà. Questo è un romanzo fantasy, dove si suppone che i protagonisti facciano sognare: se pure l’immortale fascinoso quando apre bocca assomiglia a un qualunque ragazzotto su di giri che puoi incontrare in birreria, che resta del sogno?

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I precedenti volumi della Confraternita
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Amarilli73 Opinione inserita da Amarilli73    02 Dicembre, 2013
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Manca Acheron e si sente

Dark Hunters n. 9 – Dopo otto capitoli tutti molto positivi, eccone uno meno brillante.
In effetti, uno dei rischi più prevedibili di una serie che si decide di concepire come interminabile (anche se sinora ne è valsa la pena) è esaurire ad un certo punto i personaggi di spicco e ripetere le medesime situazioni già affrontate in qualche volume precedente.

Preciso che la storia di Maggie e Wren non è brutta, anzi. La prima parte che narra i primi incontri tra i due e il nascere del loro amore è emozionante, e si riconosce la solita Kenyon, però poi la trama si perde un po’ in vicende familiari ed ereditarie che nulla hanno a che fare con Acheron e i suoi Cacciatori Oscuri.
Si tratta di un capitolo per così dire secondario, che nulla toglie e nulla aggiunge alla serie nel suo complesso, tanto che potrebbe essere addirittura saltato se non preparasse il terreno alla storia tra Aimée Peltier e Fang (ma lo avevamo subodorato già da cenni contenuti in altri episodi) e al probabile ritorno in scena di Nick.
In ogni caso, le pagine dedicate al Consiglio degli Arcadici e dei Katagaria, con questa divinità, Savitar, che si atteggia a surfista californiano e parla come il protagonista di qualche trasmissione televisiva per adolescenti, sono confuse e troppo prolisse. Già, di mio, non apprezzo gli epiloghi infiniti, ma qui si intravede proprio la volontà di raggiungere un certo obiettivo pagine da riempire.

Credo sia il primo episodio a cui non riesco a dare quattro stelle piene, anche se mezza stellina è comunque guadagnata per le scene d’amore (qui ce ne sono parecchie e tutte davvero MOLTO sensuali).

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I precedenti otto volumi della saga Dark Hunters
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Amarilli73 Opinione inserita da Amarilli73    29 Novembre, 2013
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Amore a Mantova

Rispetto ai romance di ambientazione classica a cui siamo abituate (Londra & dintorni per intenderci), “I colori della nebbia” ha il grande merito di trasportarci in un luogo inusuale – Mantova – lontana provincia e terra di confine del regno austro-ungarico, stretta tra le difficoltà della restaurazione successiva alla sconfitta delle mire napoleoniche e la tentazione di sottrarsi al giogo straniero, perseguendo quella voglia di indipendenza che in quel periodo agitava la penisola italiana.

In una Mantova molto visiva (si sente che chi la descrive vi si muove abitualmente) si inserisce la storia d’amore tra una signorina di buona famiglia, sopravvissuta a un delitto e perciò vittima di malelingue che la stanno lentamente relegando all’isolamento e a un futuro da nubile “forzata”, e un affascinate e tormentato ufficiale austriaco (già eroe di guerra ad Austerlitz e pur sempre membro delle forze d’occupazione straniere).

Il duo Shepard scrive con piglio deciso e senza sbavature, tutti i personaggi (anche quelli di contorno) hanno spessore, e le scene d’amore sono intense e molto belle.
C’è pure spazio per squarci delicati in una Mantova molto romantica, dove anche la nebbia riesce a giocare un ruolo non meno importante e a rendere più struggente l’atmosfera: “Un po’ come la nebbia che era l’unione di tutte le tinte e nessuna di loro al tempo stesso, e lasciava sempre intravedere la verità che sembrava celare”.

CURIOSITA': dietro a questa coppia si nascondono due giovani scrittrici ITALIANE, che sono amiche fin dai tempi dell’università, Mariachiara Cabrini e Francesca Cani. Se volete leggere la mia intervista doppia - http://www.sognipensieriparole.com/2013/11/pensieri-e-riflessioni-su-i-colori.html

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Romance storici

"La baciò, coprì le sue labbra morbide con le proprie e assaporò a lungo la dolcezza del suo respiro. Sentiva qualcosa di più urgente del desiderio, un bisogno prepotente assoluto che cancellava il mondo e scacciava ogni resistenza."
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Amarilli73 Opinione inserita da Amarilli73    15 Novembre, 2013
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Il segreto di Gavril Nagarian

Nel lontano Azhkendir Lord Volkh muore assassinato e suo figlio non lo sa. Fino a quel momento ignorava tutto di quel padre tenutogli segreto, del suo popolo, della sua terra a nord e nascosta tra i ghiacci, della maledizione che incombe sul suo casato, condannato ad ospitare il Drakhoul, una creatura oscura che reca con sé poteri immensi ma anche una terribile maledizione. E all’ Azhkendir Gavril deve ritornare per riallacciare i fili di un passato dimenticato e per imparare a diventare l’ultimo dei Nagarian.

Lords of Snow and Shadows è un fantasy avvincente, con regni in lotta, casati distrutti e eredi sopravvissuti, amori tra membri di famiglie nemiche, monaci guaritori e stregoni nascosti sotto le spoglie di scienziati, e persino incantatori di magia oscura, capaci di chiamare indietro le anime dei morti.
C’è un po’ di tutto, però quel tutto è stato oculatamente dosato, confezionando un buon prodotto, con capitoli brevi, continui cambi di scene, e con un ritmo sempre sostenuto (tanto che le seicento pagine scorrono via velocissime).

Rispetto ai fantasy a cui sono abituata, l’autrice ha preferito una chiave più magica e sfumata, rifuggendo da tocchi troppo sanguinari o sentimenti marcati (c’è solo un accenno ad un amore “proibito”, con un bacio fugace che sembra quasi sfuggito per sbaglio), però ammetto che mi sono ugualmente appassionata.

Alcuni personaggi sono meno approfonditi di altri, mentre almeno un paio di figure, sempre a mio parere, avrebbero meritato maggiore attenzione (penso ad esempio a Kiukiu, la cui evoluzione è forse delineata in modo troppo veloce per permettere di apprezzarla appieno, e al principale antagonista, su cui riponevo grandi aspettative, e che viene liquidato sbrigativamente), tuttavia vi è anche da dire che – essendo il primo volume di una trilogia – la Ash ha probabilmente preferito mettere parecchia carne sul fuoco per poi cuocere (e sviluppare) il tutto con calma.
E in effetti il finale - apertissimo – tiene parecchio in sospeso.

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Romanzi
 
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Amarilli73 Opinione inserita da Amarilli73    09 Novembre, 2013
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L'ego di Mr. Darcy

Ho sempre pensato che il successo intramontabile di Orgoglio e Pregiudizio fosse legato (almeno per me) alla figura di Mr. Darcy e a un certo sentimento di rivalsa su di lui e su tutti gli uomini che presentano gli stessi tratti (almeno inizialmente) di arroganza e supponenza, nonché la convinzione innata di essere il sole e che tutto l’universo conosciuto ruoti intorno a loro.

Ma cosa frullava davvero nella testa di Fitzwilliam quando per la prima volta fa la conoscenza della chiassosa e maleducata famiglia Bennet e di quella loro figlia carina ma effettivamente un po’ stramba e irriverente? La Grange si è posta la domanda, immedesimandosi in Darcy, e anzi trasformandosi nella penna con cui lui scrive il diario serale, in cui memorizza incontri, balli, cattiverie e maldicenze.
Se dunque la trama è nota, e fedelmente seguita dalla Grange (che ha addirittura ricostruito una sorta di calendario basandosi sul romanzo della Austen), risulta completamente ribaltato il punto di vista.

Ne viene fuori un Fitzwilliam piuttosto sincero, anche se per buona metà del libro quasi odioso. Quando lui, ad esempio, annota sul diario: “Continua a non essere abbastanza attraente da tentare un uomo del mio livello, ma possiede più bellezza di quanto immaginassi in principio”, non vi verrebbe voglia di prenderlo a scarpate?

E anche vista attraverso il diario del suo futuro marito, Elizabeth Bennet rimane sempre grandiosa: è quella che fa a pezzettini l’ego di Darcy e lo fa per tutte noi.

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Solo se siete appassionati- dipendenti del libro della Austen
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Fantasy
 
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Amarilli73 Opinione inserita da Amarilli73    07 Novembre, 2013
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E per ultimo Reseph il cattivone

Ammetto di essere faziosa quando si tratta di Larissa Ione, ma questa scrittrice americana riesce a non deludermi mai.
Pensavo che con il terzo volume dei Cavalieri dell’Apocalisse avesse già toccato il culmine, ma qui la trama parte a razzo con questo tizio nudo nudo nella neve e che si comporta da subito come un arrogante -senza peli sulla lingua, e una povera lettrice non riesce più a scollarsi dalle pagine.

Ironia, battute un po’ porche tra demoni e angeli, scene di passione e battaglie sanguinolente e allegramente splatter: la Ione si muove con naturalezza ovunque, come se tutto fosse perfettamente coerente. Reseph è il cattivone per eccellenza che tutti non vediamo l’ora di perdonare e Jillian è la sua compagna azzeccata. E c’è pure un bonus, perché adesso sappiamo chi è il padre dei quattro cavalieri e il principale artefice genetico di tanto splendore…

Quarto ma non definitivo romanzo (per fortuna) di questa meravigliosa serie, perché anche se si chiude in qualche modo il ciclo dei Lords of Deliverance, manca ancora un volume (Reaveeeer…….) per offrire la fusione perfetta con i precedenti episodi di Demonica.

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Lords of Deliverance e Demonica
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Amarilli73 Opinione inserita da Amarilli73    07 Novembre, 2013
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Arrivano i Bridgerton

Ancora una serie storico-romance dedicata alla caccia al matrimonio dei giovani rampolli dell’aristocrazia inglese (primi decenni del 1800). Qui protagonista è la ricca, chiassosa e affollata famiglia dei Bridgerton, otto fratelli tutti chiamati secondo le lettere dell’alfabeto (dalla A di Anthony all’H di Hyacinte) e fonte di continua ansia per l’esuberante madre Lady Violet.

Otto romanzi dedicati ad altrettante storie d’amore con nozze finali, tutte intrecciate dall’affiatamento che lega fratelli e sorelle tra loro e dai continui inserimenti pungenti di una giornalista di gossip dell’epoca (tale Lady Whistledown, la cui vera identità è uno dei simpatici misteri della serie).

IL DUCA ED IO
Uno degli inizi più avvincenti tra i romance: dopo vari aborti e la morte della madre per parto, Simon è il sospirato erede del Duca di Hastings. Però fatica a parlare e poi balbetta, per cui da figlio atteso diviene presto uno sgorbio rifiutato. E anche una volta adulto, sano ed affascinante (così bello che ai balli lo chiamano il “Duca sconvolgente”), non riesce a perdonare suo padre e decide di non sposarsi. Sulla sua strada incontra però la sorella del suo migliore amico, Daphne Bridgerton, una ragazza spensierata e poco incline a corrergli dietro per accasarsi. Una storia romantica che si legge in un sospiro e che introduce perfettamente tutti i vari fratelli Bridgerton (in particolare il trio ABC: Anthony, Benedict e Colin) e il loro mondo.

IL VISCONTE CHE MI AMAVA
Uno dei romance più famosi, oserei dire che è ormai un classico che non ha quasi bisogno di presentazioni. Il fratello maggiore dei Bridgerton, Anthony, in quanto erede designato è quello che ha sulle spalle la doppia responsabilità di conservare il titolo e di sistemare la sua numerosa famiglia. Per questo decide di trovarsi una moglie con sufficienti e opportune qualità, senza tanto preoccuparsi di aspettare anche l’amore. Ma quanto trova il soggetto designato (una 17enne molto carina e promettente), deve fare i conti con la terribile sorella maggiore di lei, una quasi zitella di 21 anni ben decisa a tenere alla larga un libertino.
Scambi di battute e continui battibecchi per una storia che potrebbe essere la sceneggiatura perfetta per una commedia spumeggiante: le scene con il cane Newton e con la partita di Pall Mall dei Bridgerton sono da annali del sorriso.

LA PROPOSTA DI UN GENTILUOMO
Per Benedict Bridgerton la Quinn ha riservato espressamente il ruolo di principe azzurro.
C’è una Cenerentola, figlia illegittima di un conte, che si presenta al ballo in maschera e fugge a mezzanotte, non prima di averlo stregato per bene. Dopo anni passati a cercare quella dama misteriosa, solo una cameriera (che non si comporta come una cameriera) sarà in grado di riaccendere la stessa scintilla. Terzo episodio carino ma non all’altezza dei primi due.

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Romance storici - Julia Quinn
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Amarilli73 Opinione inserita da Amarilli73    05 Novembre, 2013
Top 50 Opinionisti  -  

Mai presentarsi ai matrimoni da sola

Era un bel po’ di tempo che aspettavo di vedere Rachel Gibson pubblicata in Italia, e come primo romanzo è arrivato questo “Rescue me” (il terzo volume di una serie dedicata alle donne di Lovett, Texas, ma che si può leggere benissimo da solo).
Qualche motivo per leggere la Gibson? Uno stile frizzante, a volte quasi caustico, senza eccessi di mielosità romantica con tanti dialoghi divertenti che rendono estremamente godibile la lettura.

Ammetto che qui l’escamotage per giustificare la scintilla dell’attrazione non è proprio originale: Sadie ha 33 anni ed ha il terrore di presentarsi ancora single al matrimonio di una delle sue tante cugine più giovani e ben accasate. Così pensa bene di “incartare” i suoi parenti impiccioni procurandosi un boy-friend per un giorno…nella specie un manzone ex-reparti speciali trovato lungo il ciglio della strada con la macchina in panne.
Però poi la storia prosegue con garbo e ironia e un bel paio di scene d’amore, che rendono piacevole e romantica la lettura. Come ha sentenziato mia madre dopo che se lo è autopreso in prestito: “un romanzo che si fa davvero leggere volentieri” (il tutto detto con grande sorriso compiaciuto).

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Romance frizzanti

Gli appoggiò il palmo caldo di una mano sull’addome e questa volta toccò a Vince trattenere il fiato. “Sembra quasi che tu sia stato ritoccato con Photoshop e incollato su una cartolina di compleanno.”
“Non hai ancora visto il meglio.”
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Romanzi erotici
 
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Amarilli73 Opinione inserita da Amarilli73    24 Ottobre, 2013
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Triangoli. Niente di che.

Con questo secondo romanzo della serie “Passione senza tregua” va riconosciuta alla Banks una certa originalità, visto che ha individuato un nuovo archetipo letterario di giovane ingenua sottomessa: la senzatetto con problemi di droga.

Vedi a volte cosa ti riserva il destino: Bethany è stata assunta come cameriera per qualche ora di catering in un grandioso hotel di lusso e tutto quello che vuole è guadagnare qualche dollaro, ma soprattutto gli avanzi della cena di gala, e invece ta-dan…chi si becca?….naturalmente due miliardari arrapati (tanto belli da farsi male a guardarli) con ossessione psicologica per il triangolo (lo facciamo sempre insieme - se il mio migliore amico non mi tiene la manina io delle donne cattive ho tanta paura…) e convinti di eccitare dicendo con voce grave e ansimante “riuscirai a prenderci tutti e due?”

E se qualcuno ha in mente immagini di homeless per le strade americane, cioè persone abbruttite dalla povertà e dai disagi, non pulitissime e non proprio al loro meglio, è completamente fuori strada: qui la tipa - adescata in camera con la promessa di una cena calda - si rivela sotto i vestiti cenciosi una supermodella perfettamente in ordine, con pelle di porcellana, e pronta ad accetta le stramberie dei due senza un solo battito di ciglia.

Rispetto a “Febbre”, in cui avevo profondamente odiato la coppia protagonista, questo secondo episodio è in risalita. C’è una trama, c’è un certo approfondimento dei personaggi, c’è un mix equilibrato tra erotismo e dichiarazioni romantiche.
L’unica cosa che lascia perplessa è questa insistenza della Banks per la versione del lui “dominatore”.
Il modello Cenerentola da salvare continua ad avere sempre un certo successo, però questo principe azzurro che, anziché con il cavallo bianco e la scarpetta di cristallo, arriva munito di frustino e paddle (= paletta di legno flessibile utilizzata per sculacciare) per me è parecchio inquietante.

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«Mi chiamo Ash, e Jace è il mio migliore amico.»
«Io sono Bethany» disse lei riluttante, poi socchiuse gli occhi. «E mi “volete” tutti e due?»
Lui annuì. «Sì, non è tanto strano, ci dividiamo le donne. Triangoli. Hai mai provato? Perché, se non l’hai fatto, ti garantisco che la renderemo un’esperienza indimenticabile.»
Lei dilatò le narici. «Sì, mi è capitato: niente di che.»
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Romanzi erotici
 
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Amarilli73 Opinione inserita da Amarilli73    22 Ottobre, 2013
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Educazione di una mantenuta

Amando particolarmente i romanzi in costume, ho apprezzato lo sforzo della Michaels di offrirci un quadro di quella che erano un tempo le “mantenute” presso la classe nobiliare inglese.
Quelle che oggi, volgarmente parlando, sono un misto tra amanti e squillo d’alto bordo, avevano un ruolo non proprio ufficiale, ma quasi ufficioso, all’interno della società. In altre parole, queste bellissime donne accompagnavano i loro protettori in pubblico e nelle occasioni mondane (magari alternandosi con le mogli, che spesso sapevano ma fingevano di ignorare il tutto), avevano diritto a una dimora tutta per loro, con servitù, carrozze e dotazione finanziaria a loro disposizione.
L’unica cosa che veniva loro richiesta era discrezione, disponibilità a soddisfare i gusti del lord e in genere un rapporto di esclusiva (almeno finché la mantenuta non trovava un protettore ancora più altolocato o lo stesso non si stancava di lei).

Alla fine, questa poteva essere una soluzione drammatica ma soddisfacente per una ragazza della classe media, la cui famiglia è caduta in disgrazia, come Lysandra.
Prima di calarsi nel ruolo, però, anche lei deve imparare i segreti del mestiere, e lo può fare solo con qualcuno che ha fatto esperienza diretta di questo mondo, come appunto un fascinoso rampollo nobile, un tempo protettore e ora vedovo inconsolabile.

Sebbene la trama sia abbastanza scontata, l’ambientazione è interessante e i personaggi sono descritti con una certa profondità.
Da segnalare una consistente offerta di scena erotiche, che però si giustificano all’interno della vicenda e sono comunque gradevoli (in questo la Michaels conferma di saper descrivere vicende appassionate ma eleganti).

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Amarilli73 Opinione inserita da Amarilli73    22 Ottobre, 2013
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Ne prendi 1 e te ne ritrovi 4

Dopo il quarto romanzo di Maya Banks che leggo, sono giunta alla conclusione che quest’autrice prediliga uno schema fisso: a prescindere dalle scene sudate e abbastanza coreografiche che sono l’ingrediente principale (il che non guasta mai), il tutto ruota attorno a una lei, con seno e lato B extra-large e con coefficiente intellettivo pari a meno zero, e a un lui, con pacco e conto in banca extra-large e con coefficiente intellettivo pari a meno meno meno zero.

Il risultato è che la storia si trasforma sostanzialmente in una carrellata degli accoppiamenti di questi due graziosi coniglietti lobotomizzati, e la sfida intrinseca che viene posta al lettore è (naturalmente!) tentare di trovare un nesso logico tra la scena pre-amplesso e la scena post.

Estasi Infinita (in originale “Exiled” ) si sottrae in parte a tale schema. In effetti, c’è una fanciulla vergine che – solo per salvare mamma da una grave malattia – accetta di donare la sua innocenza a un principe azzurro che vive su un’isola dei Caraibi (!). Solo che lei ha frainteso i termini dell’accordo e anziché solo il principe, si ritrova lui più altre tre sue guardie, ovviamente sempre con attributi extra-large.

Tutta la storia è così assurda che ogni volta che qualcuno apre bocca risulta involontariamente comico.
Non voglio essere ipocrita, e posto che uno si mette a leggere questi romanzi per svago e senza chiedere sforzi eroici alle proprie meningi, arriverei a dire che qui i tentativi di dialogo risultano quasi irritanti. Ci sono già tanti ansimi (anzi, grugniti): perchè voler appesantire la trama insistendo sul voler dare un senso al tutto?

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Amarilli73 Opinione inserita da Amarilli73    17 Ottobre, 2013
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L'amore in tinte pastello

Qui si parte da un dilemma fondamentale: esistono ancora ai nostri tempi delle icone femminili che abbiano mantenuto inalterati fascino e sicura presa sull’altro sesso?
In altre parole, a chi potrebbe ispirarsi nella vita una ragazza di buoni propositi ma ancora nubile, figlia di un generale e sorella di militari, cresciuta in una base e unica della famiglia ad essere stata inviata tra i famigerati “civili” (niente meno che a fare il sostituto procuratore)?

Ma andiamo, la risposta è quella che diremmo tutti…la grande intramontabile Doris Day. Era solo lei che faceva battere i cuori di tutti i passanti, che induceva ogni maschio ad aprirle la porta e a lasciar libero il passaggio, che vedeva tutto il mondo in rosa o giallo o comunque in tinte pastello…era solo lei che, alla fine, riusciva a trovare il Vero Amore.

Detto fatto, con caschetto cotonato (più in alto è la messa in piega, più si è vicini a Dio…) e con i tailleur coordinati della nonna, pure la terribile Jane tutta d’un pezzo è pronta per buttarsi nel grande gioco, anche se questo può avere influenza sul processo penale che sta seguendo.
Tra avvocati della difesa con abbronzatura perenne, detective burberi ma affascinanti, e giurie confuse, si sorride, si ride e si rimane deliziati in questa commedia scritta oggi ma che strizza l’occhio agli anni ’50-‘60.

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Abbinamento consigliato per questa lettura: la visione di “Amore, ritorna!” con Dorisa Day e Rock Hudson (1961). Così l’atmosfera sarà davvero perfetta!
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Amarilli73 Opinione inserita da Amarilli73    14 Ottobre, 2013
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un erotico inconsueto

Se cercate un erotico “diverso”, potreste rimanerne sorpresi.
Piccolo libro molto inconsueto, sia per la struttura (24 brevi capitoli, quasi istantanee nella vita di Margherita, senza che ci sia una vera trama), sia per la particolarità del linguaggio.

Rosa Santoro usa un immaginario/vocabolario corposo, fiorito, quasi una prosa poetica, che passa dalla crudezza e dall’insistenza su certi dettagli scabrosi, naturalmente sgradevoli (i gesti, la puzza, i sapori cattivi, gli umori e il sudore - tutti protagonisti, senza filtri e senza sfumature) a inattesi momenti amari-intimi-tristi e sorprendentemente lirici (“E’ sventata, sembra una meretrice dai vestiti leggeri e da mille carezze d’immaturi ragazzini.”)

E poi la protagonista, il mistero-Margherita che non scioglie il dubbio in chi legge le sue avventure/sfide sessuali: è solo una terribile ingenua o al tempo stesso una fortunata incosciente/innocente con un’inarrestabile voglia di sperimentare?
Margherita è una donna che accoglie con disinvoltura (e una certa gratificazione personale) partner casuali, ma anche il ménage à trois (anzi a quattro), e che accetta con naturalezza di farsi “torturare la magnolia”. La sua è una ricerca costante, un’ esplorazione per capire cosa vuole e cosa la rende felice. Poi scrive le sue riflessioni, le sue frustrazioni, quasi appunti di un diario del corpo e dell’anima su pezzi di carta improvvisati.
Attorno a lei, o forse all’ombra di lei, si muovono maschi mollicci, a volte teneri, a volte crudeli, a volte impotenti, ma tutti con la voglia di prendere da lei più che possono, immersi in un delirio del suo corpo, che da pericolosa venerazione può facilmente trasformarsi in una sorta di dominazione di un territorio proprio.

Fino all’epilogo, assolutamente imprevisto, che la trasforma in una delle tante vittime anonime dell’amore di cui conservare comunque memoria.
Perché tutti questi uomini, in fin dei conti, hanno cenato con il suo corpo di donna e nessuno si è veramente preoccupato di non consumarla del tutto.

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Per il linguaggio e i contenuti lo consiglierei solo a lettori adulti

"Era una biglia che camminava nel cielo distratto da nuvole e stelle ubriache”
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Amarilli73 Opinione inserita da Amarilli73    14 Ottobre, 2013
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The Survivors' Club

Sette persone, sei uomini e una donna, tutti scampati alla guerra con cicatrici indelebili fisiche e mentali, più o meno visibili, più o meno superate: questo è il Club dei Sopravvissuti che si riunisce ogni anno nella tenuta del Duca di Stanbrook.

Devo dire che i personaggi e l’ambientazione scelti dalla Balogh per l’inizio di questa serie coinvolgono e convincono da subito. Intuisci già che, anche se i vari reduci non sono parenti tra loro, si tratta di una grande famiglia allargata, le cui vicende si snoderanno romanzo dopo romanzo, finché sarai ansiosa di correre a leggere come si sistemeranno tutti e in che modo riusciranno a rimarginare le loro ferite.
Prendiamo il primo protagonista, Hugo, già eroe di guerra, ora ricco gentiluomo, munito di titolo nobiliare ma pieno di rimorsi: ha un problema molto concreto, ovvero trovarsi una moglie appropriata e in fretta, e gli altri sopravvissuti lo sfidano scherzosamente a scendere lungo la scogliera e a cercarla in riva al mare. Ma quella che sembra solo una burla viene stravolta e trasformata dalle piccole coincidenze del destino, quel concatenarsi di eventi apparentemente irrilevanti tra loro, ma essenziali per un lieto fine.

E bisogna dar atto che Mary Balogh è una vera maestra nel riuscire sempre a legare tutte le storie e le varie famiglie del suo immaginario, tanto che persino qui riesci a ritrovare personaggi già amati come Kit Ravensburger o come quelli della saga dei Bedwyn (ed è un autentico brivido di piacere, quando ricompare, anche solo per un fuggevole istante, il mitico Duca di ghiaccio e il suo immancabile monocolo).
Per adesso, dunque, una saga che mi ha dato aspettative molto alte (soprattutto per Flavian, un testimone di nozze da tenere d’occhio…).

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Mary Balogh in tutte le sue serie e declinazioni
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Amarilli73 Opinione inserita da Amarilli73    08 Ottobre, 2013
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Sophie vuole anche l'amore

Reagire. Resistere. Godere.
Dopo il primo libro, la Morgan ha conservato il suo mantra e il suo stile di vita sessuale sempre border-line. Stavolta con il nuovo fidanzato si diverte ad esplorare e a testare le esperienze che ancora le mancavano dopo la precdente fatica. Alla fine è solo un depennare da una lista sempre più corta e sempre più umiliante, anche se la Morgan ci mette parecchia fantasia e creatività.

Ma per fortuna stavolta oltre al dolore c'è anche un pochino d'amore.
Tante sfide e tanta degradazione, ma anche le sottomesse, in fondo, sognano casa, anello al dito e bambini. Forse, dopotutto, pure la normalità non è così noiosa.

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Diario di una sottomessa
- Linguaggio crudo e scene esplicite, potrebbe urtare lettori particolarmente sensibili
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Amarilli73 Opinione inserita da Amarilli73    04 Ottobre, 2013
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Amare di nuovo senza dimenticare

Quarto volume di una serie che sinora mi è piaciuta moltissimo: stavolta la Phillips cambia parecchio registro, offrendoci una storia d’amore meno ironica e molto più amara e introspettiva delle precedenti (senza contare che non c’è nessun vero contatto con l’ambiente sportivo dei Chicago Stars).

Certamente Gabe, il secondo dei fratelli Bonner, è un personaggio non facile, introverso, indurito dalla disgrazia che gli ha stravolto la vita, e non è facile neanche la sfida che il destino gli pone davanti: può un uomo che ha perso la moglie perfetta (il primo ed unico amore, poi) ed il figlio perfetto riuscire ad accettare e imparare a voler bene a due creature sgangherate e ugualmente sole (la famigerata vedova Snopes e il suo problematico bambino)?
Devo ammettere che l’autrice è davvero brava a ricostruire il graduale ritorno all’amore e alla vita di Gabe, che passa dal totale rigetto per Rachel e suo figlio sino alla consapevolezza che per amare due nuove persone non è necessario dimenticare quelle che aveva amato in precedenza, perché il cuore non uno spazio chiuso a scomparti stagni, ma una grande meravigliosa superficie che si allunga, si allarga e può contenere molto e ancora di più.
E credo che, al di là della passione con Rachel (con potente scena a due, molto cinematografica, sotto la pioggia), la storia raggiunga davvero il punto più commovente quando Gabe capisce di POTER amare anche il figlio di lei (“ lo vide per il bambino che era e non come l'ombra di qualcun altro”).

Per fortuna, l’aspetto doloroso della trama è compensato dallo sviluppo in contemporanea della storia tra il terzo dei fratelli Bonner, il bellissimo ma perfettino Ethan, reverendo della comunità di Salvation (pastore protestante, quindi nessuno scandalo all’Uccelli di Rovo…) e la sua irreprensibile segretaria. Qui ho ritrovato la cara vecchia Phillips, e le scene tra i due sono parecchio divertenti.

Unica nota stonata per me il finale troppo zuccheroso, e l’inserimento di un messaggio pseudo-religioso (l’ho notato solo io?) che non mi permetto di criticare ma che ho trovato francamente forzato nel contesto generale.

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La serie Chicago Stars
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Amarilli73 Opinione inserita da Amarilli73    04 Ottobre, 2013
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Non è davvero una terra di eroi

Dopo la prima apparente vittoria sugli Aldrain, ritornati dai Luoghi Grigi per riprendere il loro antico possesso sul mondo umano, i tre amici e compagni di spada si sono nuovamente divisi: Ringil, già eroe contro il Popolo delle Squame, è ora solo un ex rampollo nobile in fuga dai cacciatori di taglie, dopo aver messo a repentaglio il legale commercio degli schiavi; Archeth, l’ultima discendente dei Kiriath continua a doversi destreggiare tra i capricci del giovane imperatore, i malumori dei cortigiani, e continui complotti e tradimenti sanguinari; e Egar, già nomade della steppa e Rovina del Drago, si è messo nei guai a Yhetelth ed è inseguito un po’ da tutti, oltre ad essere a conoscenza di un terribile segreto che lega la Cittadella e i terribili Aldrain.

Come sempre, Morgan passa da toni cupi e dolenti, ma pieni di poesia, a improvvisi avvitamenti di ritmo che ti fanno sobbalzare e ti sorprendono per certe descrizioni improvvise e ugualmente struggenti.
Il suo è un mondo brutale, costellato di mostri e presenze oscure, ma dove anche gli uomini, quanto a malvagità, non sono da meno: gli stupri, gli sgozzamenti e le torture sono all’ordine del giorno e pure gli dei che dovrebbero vegliare sono altrettanto dispotici, maligni e vendicativi. E a Yhelteth, il cuore dell’impero sprofonda inarrestabile in un’oscurità brunita, mentre una stanca rassegnazione alla morte e alla violenza permane costante sullo sfondo.

Anche se tutti e tre gli amici sono personaggi a tutto tondo, ciascuno con le sue (molte) fragilità e debolezze, il mio preferito continua a restare Ringil Eskiath, per questo suo cinismo interiore che lo spinge ad essere un guerriero anche se forse è l’ultima cosa che vorrebbe, e per questa sua durezza acquisita che, nonostante tutto, non gli lascia spazio per la pietà, i sentimentalismi e tutto ciò che si è lasciato indietro. Per dirlo esattamente con le parole dell’imperatore: “un arrogante stronzo del Nord, che tira avanti con delle vecchie storie di guerra, l’inclinazione alla violenza e alcune conoscenze di famiglia. Ma è così, mi piacete. Che ci posso fare?”

Secondo capitolo intenso, violento e forse ancora più bello del primo. E se quello terminava con un finale crudele e disilluso, questo ti lascia con la frustrazione di sapere quanto è davvero vicina la minaccia per l’impero annunciata dai Timonieri.

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La serie A LAND FIT FOR HEROES:
1)The Steel Remains
2) The Cold Commands
3) The Dark Defils (ancora inedita – prevista per Aprile 2014)
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Amarilli73 Opinione inserita da Amarilli73    25 Settembre, 2013
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Than, capolavoro d'arte maschile

Adorando Larissa Ione, sono consapevole di essere parziale, ma nel genere urban-fantasy questo libro merita assolutamente una lettura, perché è davvero tutto e di più e ancora meglio: avventuroso, divertente, passionale, con una grande infornata di tutti i personaggi di Demonica (da Eidolon a Shade ai miei adorati Wraith e Lore) e con una nuova coppia strepitosa, Thanatos (il fratello che rischia di divenire Morte all’arrivo dell’Armageddon) e la guerriera dell’Aegis Regan.

Than (per gli intimi) era già entrato prepotentemente in scena durante il secondo episodio, ed erano bastate poche (ma significative) caratteristiche a renderlo “interessante”: distese di muscoli lucenti e tonici che s'increspavano sotto un ricamo di tatuaggi, pelle abbronzata, un “blocco vivente di storia, emozioni e sesso”. Persino la Ione, che già è sempre entusiasta dei suoi personaggi maschili, qui dava la sensazione di averne fatto un po’ il suo favorito.
Nessuno stupore, quindi, che, messa di fronte al piano dell’Aegis di sedurre e abbandonare Than (pur sempre per il nobile scopo di salvare il mondo) la solitaria e tosta Regan abbia acconsentito con altrettanto entusiasmo.
Ma la Ione è stata comunque brava ad aggiungere ai due combattenti amanti/nemici un lato sensibile e molto “familiare” che li ha resi particolarmente veri e credibili.

Un meritato encomio va fatto alle scene d’amore. E’ assodato che i romanzi di Larissa Ione abbiano un loro punto di forza nei momenti hot, ma in questo romanzo gli incontri a due sono semplicemente sublimi. Di quelli che ti surriscaldano dentro, tipo mare agitato-uragano in arrivo, senza essere svenevoli o ridicoli. Anzi, la premura e la goffaggine di Than alle prese con la sua compagna incinta io l’ho trovata di una tenerezza quasi commovente.

E i cuccioli di segugi degli inferi, quei teneri cosetti pelosi che …ops, ti sgranocchiano una gamba giocherellando ma che poi ti difendono a costo della vita? Chi non vorrebbe un “cagnetto cattivo” tipo Hal o Velcro aggirarsi per casa?

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Con una tenerezza magnifica, si portò le sue dita alle labbra e le baciò le nocche. «Manda via la rabbia e la morte.»
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Amarilli73 Opinione inserita da Amarilli73    24 Settembre, 2013
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Limos, la bellissima bugiarda

Considerata la mia passione per l’ambiente e i personaggi dell’UGH (l’ospedale infernale dove medici e paramedici demoni curano tutte le creature non umane e dove risulta sempre un po’ rischioso lavorare), dopo la conclusione di Demonica ero andata un po’ in crisi da astinenza. E se già il primo libro dedicato ai Cavalieri dell’Apocalisse mi aveva risollevato il morale, questo secondo mi ha definitivamente deliziata.

Se uno pensa ai quattro fratelloni leggendari (Guerra, Carestia, Morte e Pestilenza) come a quattro scheletri rattrappiti che arrivano mulinando falci e forconi, non ha mai avuto a che fare con l’immaginario vorticoso di Larissa Ione, un’autrice che saprebbe trovare un lato sexy anche in un mostro mitico come Caronte (ed infatti lei lo trova, facendolo apparire come un ragazzone con cresta di capelli blu alla mohicana).
In realtà i quattro principi, figli di Lilith e di un qualche padre demone (questo è uno dei tanti misteri da risolvere), sono tre fustacchioni tenebrosi/tempestosi, più una sorellina bellissima e pazza che ama vivere in gran segreto alle Hawaii, e hanno passato la loro esistenza immortale a evitare proprio l’Armageddon e il realizzarsi della maledizione che grava su di loro. Ciascuno ha infatti un Sigillo, legato a un oggetto o a una persona, e la sua rottura può trasformarlo in un Cavaliere malvagio e sanguinario.
Sinora la rottura del Sigillo è toccata solo a Reseph, il più giocherellone, divenuto Pestilenza e responsabile delle terribili epidemie che stanno rapidamente annientando il genere umano in favore dell’avanzata degli inferi. Ma dopo che il secondo Cavaliere, Ares, ha invece evitato di trasformarsi in Guerra e ha pure preso moglie, il bersaglio si è spostato sul terzo Cavaliere, Limos, la principessa che oltre a sfuggire al suo destino apocalittico, da migliaia di anni è in fuga anche dal suo promesso sposo Satana (a parte il fatto che il fidanzato non è proprio un tipo monogamo, varie cose di lui non le piacciono) e ha accumulato nel tempo molti (e pesanti) segreti.

Certamente questo è un episodio denso, affastellato di ambienti, di leggende, di personaggi, dove la Ione a volte si lascia prendere la mano e ti lascia quasi tramortita da tante rivelazioni e sorprese, però il risultato finale è una storia divertente, a volte romantica a volte solo rocambolesca, dove i personaggi principali continuano a incontrare e a scontrarsi con i mitici fratelli Sem, le loro famiglie, e i guerrieri dell’Aegis che già avevano affollato le pagine di Demonica.
E poi – grande intuizione - se in apparenza la trama sembra concentrarsi su Limos e Arik (il cognato di Shade!), in realtà, una pagina qui e una pagina là, molto furbescamente la scena viene preparata per il quarto e più misterioso Cavaliere, il fratello riservato che per sé si è scelto il ruolo di storico del gruppo, in una parola…Thanatos aka Morte.
Devo dare atto alla Ione di essere sempre più brava nelle strategie di inchioda-lettori: finisci di leggere l’ultima riga, e già sbavi per sapere cosa accadrà in seguito…

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Secondo romanzo della serie “Lords of Deliverance”, a sua volta spin-off della più celebre saga “Demonica” di Larissa Ione (5 volumi più 4, che saranno virtualmente sugellati da un decimo ed attesissimo libro dedicato all’ex-angelo caduto e ora riasceso Reaver).
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Amarilli73 Opinione inserita da Amarilli73    23 Settembre, 2013
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Una Julie James un po' fiacca

Dopo le precedenti opere di Julie James pubblicate in Italia, ovvero DELIZIOSA SFIDA e QUESTIONE DI PRATICA, mi aspettavo un romanzo più grintoso e divertente.

Anche qui ritroviamo alcune caratteristiche abituali di quest'autrice, come la scelta di ambientazioni legali-giudiziarie (la stessa James ha trascorsi da avvocato) e la presenza di schermaglie frizzanti tra i suoi personaggi, una specie di battaglia tra i sessi che rimanda alle classiche commedie di Hollywood sempre in bilico tra l'ironia e l'immancabile lieto fine.
Di base ci sono parecchi spunti promettenti: c'è un sostituto procuratore battagliero e un agente FBI che medita vendetta su di lei (pur non essendo insensibile al suo fascino), c'è lei che ha appena rifatto il parquet in casa e si concede una notte in un albergo extra-lusso, solo per ritrovarsi nella stanza accanto a quella di un omicidio; e, di contorno, ci sono l'amico del cuore gay, l'amica del cuore in procinto di sposarsi, e i preparativi pazzi per l'addio al nubilato.

Il tutto però manca, a mio parere, di mordente, le battute non sono all'altezza della solita James e la storia fatica a decollare. In parte è colpa anche di un evidente squilibrio a favore del personaggio maschile, il bel muscoloso Jack Dallas (con tanto di moto e t-shirt ciucciata sugli addominali!), che finisce per oscurare la protagonista femminile, bella ma insipida.

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Amarilli73 Opinione inserita da Amarilli73    19 Settembre, 2013
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Gran finale un po' faticoso

Quinto e (per ora) conclusivo capitolo della serie Fever.
Indubbiamente un romanzo corposo, perché la Moning si è degnata di rischiarare (finalmente) parecchi dei misteri di cui aveva disseminato le avventure di MacKayla Lane, americana inizialmente svampita e con ambizioni di reginetta del college, che si ritrova - suo malgrado - a fare i conti con le sue vere origini irlandesi e il suo ruolo di prescelta in una profezia apocalittica (dove l'Irlanda non è la solita isola verde smeraldo a cui siamo abituati, ma un cupo luogo di confine tra la dimensione umana e quella, per nulla positiva, dei mondi fatati).
Se già nei libri precedenti le barriere tra i mondi erano cadute e un terzo dell'umanità era stato allegramente sgranocchiato via da ombre, mostri e varie creature d'incubo, Mac e i suoi alleati stanno ancora cercando una via d'uscita contro la distruzione scatenata da Darroc e proseguita poi dal Sinsar Dubh (il libro Oscuro in cui, nella notte dei tempi, il Re Unseelie ha riversato tutto il proprio sapere). Anche se il problema, in realtà, è capire chi siano gli effettivi alleati di Mac, perché in questa serie non ci sono certezze su chi siano i buoni, e le carte in tavola continuano a cambiare.

Dal punto di vista stilistico, quest'ultimo capitolo mi è parso troppo denso e distribuito in modo confuso. Si va da interi capitoli occupati dalle riflessioni interiori di Mac (talvolta monologhi estenuanti, che finiscono per rallentare la lettura) a pagine dove sono concentrate in poche righe plurime rivelazioni, con la conseguenza che a volte rischiavo di perdere qualche spiegazione e dovevo tornare indietro a metabolizzare la scoperta. Alla fine, lo ammetto, sono rimasta incollata solo per la curiosità di conoscere i destini del sexy trio Gerico Barrons/ Christian Keltar /il principe V'lane, mentre Mac mi era divenuta quasi insopportabile.

Tirando le somme, Barrons, con quelle sue movenze da predatore e le sue battutine sarcastiche e strappacuore, resterà certamente un personaggio memorabile e l'intera serie merita di essere ricordata tra le più intense e particolari di quelle in circolazione. Tuttavia, dopo tutto il circo strepitoso piantato su dalla Moning e la fatica (mentale) che è costata la lettura di una saga così lunga, mi pare che la conclusione affrettata non abbia dato quel pizzico in più che tanto avrei voluto.

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la saga FEVER (5 volumi in tutto)
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Amarilli73 Opinione inserita da Amarilli73    18 Settembre, 2013
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Se l'amore vero non rientra tra le statistiche

A prescindere della sua presentazione come caso editoriale e del titolo italiano decisamente fuorviante (rispetto all’originario “The Rosie Project” che era proprio azzeccato), questo romanzo ha avuto una lunga gestazione prima di arrivare alla stesura definitiva e sono un po’ incerta se inserirlo in un genere piuttosto che in un altro.
Di sicuro è uno dei libri più romantici e teneri che io abbia letto ultimamente, nonostante la scena con il maggior avvicinamento di pelle tra Don e Rose sia quella che lui chiama semplicemente l’”incidente della mano nella mano”.
Perché qui i sentimenti non passano attraverso la fisicità, anzi, la fisicità e il contatto con gli altri è proprio una delle cose che maggiormente terrorizzano il protagonista, un professore quasi quarantenne, intelligentissimo ma alieno al mondo che lo circonda, con evidenti problemi comportamentali (anche se l’autore, pur descrivendo minuziosamente le sue manie e i suoi sentimenti, evita di specificare il nome del malessere-disagio che lo affligge).

Don sa che c’è “un altro mondo, un’altra vita, vicina ma inaccessibile”, ma nessuno gli ha insegnato come viverla. E fin da piccolo lui si è autodisciplinato per affrontare gli esseri umani “normali”, dandosi regole rigide nella vita di tutti i giorni, mettendo le catene ad ogni eccesso di emozione o sentimento, classificando ogni aspetto di ciò che gli accade intorno secondo un approccio analitico, una comparazione statistica e una soluzione scientifica. Tutto nella sua vita è frutto di studio e di allenamento costante, e persino la ricerca di una moglie “ideale” passa attraverso test e formulari da compilare.
Ma quando le probabilità sembrano tendere allo zero, ci pensa il destino, mettendo sulla sua strada il soggetto meno indicato e più destabilizzante per i suoi progetti riproduttivi-matrimoniali.

In realtà, come gli ha insegnato la sua anziana amica Daphne, con una interessante controargomentazione non proprio scientifica, nel mondo c’è qualcuno per ognuno di noi, e anche Don ha la possibilità di capire che la sua incapacità di provare empatia non è la stessa cosa dell’incapacità di amare, e che l’amore si sottrae a studi e previsioni.
Anche Don, pur con tutte le sue regola, scopre di avere dentro di sé una grande grandissima capacità di amare. In un modo tutto suo, e tuttavia non meno sincero.

Libro dolce, parecchio divertente, di cui consiglio la lettura.
La frase più bella? L’analisi che Don fa a se stesso: “Non ero strutturato per provare amore.”

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Amarilli73 Opinione inserita da Amarilli73    17 Settembre, 2013
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Bedwyn - Libro sesto

Ed eccoci, finalmente, al famigerato Duca di Bewcastle “aristocratico dalla punta dei capelli a quella dei piedi”, il maggiore dei sei fratelli Bedwyn e anche il più schivo, enigmatico e – indubbiamente - il più solo.
Avevo molte aspettative sulla conclusione di questa serie, e in effetti questo si è rivelato un romance praticamente perfetto.

Tralascio le similitudini con il più classico modello austeniano, perché mi pare che Wulfric abbia un carisma tutto suo, con decine di sfaccettature diverse, e sarebbe ingiusto sottoporlo a ingombranti paragoni: il duca che è stato costretto a divenire tale a 17 anni e che ha perso buona parte della sua infanzia e della sua giovinezza per calarsi nel ruolo del capofamiglia, dedito a salvaguardare eredità, onore e salvaguardia del casato; il duca e il suo inseparabile monocolo; il duca che passa la vita a corrugare le sopracciglia in un’espressione così altera che “avrebbe potuto congelare l’uva sui rami, rovinando il raccolto di un anno intero”; il duca che rifiuta l’amore e vuole solo un’amante, perché ha passato così tanto tempo a nascondersi dietro il suo ruolo da non essere più in grado di mostrare agli altri l’uomo che è realmente.

E poi c’è lei, Christine, una vedova ormai trentenne (che per gli standard dell’epoca voleva dire praticamente con un piede nella mezza età), “una creatura circondata di luce, nonostante l’oscurità che aveva intravisto in lei”, capace di affascinare il duca e sciogliere inesorabilmente tutto il ghiaccio intorno.

Questo romanzo, alla fine, è una sfida, una grandiosa sfida tra due persone che hanno già vissuto e sperimentato, che hanno già commesso parecchi sbagli ma possono ancora dare molto e, soprattutto, hanno un’ultima possibilità di cambiare e si meritano di averla. Perché “è raro come una rosa d’inverno veder sorridere il Duca di Bewcastle”.

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Serie Bedwyn e i romanzi storici in genere - Orgoglio e pregiudizio
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