Opinione scritta da mikyfalco
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Perfetto nella sua assoluta imperfezione
Ricordo anni fa,quando ancora esisteva la F1,c’era un tedesco che vinceva tutto.Quasi sempre lo stesso copione: giro veloce,pole e vittoria.
Il suo nome era,ed è, Michael Schumacher.Pensavo fosse il più forte pilota mai esistito,e che su questo argomento non si sarebbe mai potuto discutere.
Invece,mio padre,alla domanda di chi fosse il miglior pilota che ricordasse rispondeva: “Ayrton Senna”.
Non ho mai visto una gara di Ayrton,o forse l’ho vista,ma ero troppo piccolo per ricordarla.
Decisi allora di cercare in rete notizie su di lui.
Il suo palmares è inferiore a quello del campione tedesco e quindi non riuscivo a capire la risposta di mio padre,ma anche in rete lo definivano il miglior pilota che la F1 avesse mai avuto.
Decisi allora di guardare qualche video delle sue gare,e capii.
Ayrton Senna,il predestinato,il preciso,il maniacale della perfezione.
C’è chi lo paragona ad un Dio,come sempre negli sport,c’è chi invece lo descrive come un asociale e presuntuoso,ma tutti sono concordi nel dire che Senna è stato colui che ha cambiato la F1.
In questo libro è possibile rivivere Senna,stargli accanto,sentirgli raccontare la sua vita,gli aneddoti,le impressioni e le paure.
Accompagnarlo nella notte,che poi sarà l’ultima notte;la vigilia della gara d’Imola del 1994.
Una gara che sembra il set del nuovo film “Final Destination”.
Lo vedremo,nudo,parlare senza freni inibitori,chiedersi le cose “umane”,a volte troppo,per un Dio come lui.
Un libro,per me,molto romantico nel senso vero del termine.
Un uomo innamorato della vita,che l’ha costruita curva dopo curva,sempre con la solita determinazione fino ad essere idolatrato sull’altare dei grandi.
Ringrazio l’autore, Giorgio Terruzzi,per avermi dato modo di conoscere Ayrton,di averlo potuto ascoltare.
Prendendo spunto da una frase del film “Il settimo sigillo” di Bergman :
“ Se tutto è imperfetto in questo imperfetto mondo,Senna era perfetto nella sua assoluta imperfezione”.
P.S. Colgo l’occasione anche per lasciare un forte in bocca al lupo a Michael Schumacher:che possa tornare ad essere una persona normale e godersi l’amore e l’affetto dei suoi cari.Un campione come lui merita di essere felice e di sentirsi amato,coscientemente.E un in bocca al lupo anche a Bianchi,speriamo si riprenda presto.
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Non c'è luce migliore per sentirsi puliti
Ricordo perfettamente il giorno in cui “conobbi” Baricco.
Gli unici libri che avevo letto erano quelli “scolastici”,quelli che la professoressa di italiano ti “impone”:grandi autori,pietre miliari della letteratura,che ovviamente leggi con imposizione e non te li gusti appieno.
Ero alla ricerca proprio di un “mattone” ,quando intravidi un libro piccolissimo,sottile,quasi insignificante agli occhi di uno studente di liceo: lo presi tra le mani e ricordo ancora che provai una sensazione strana,difficile da spiegare.Come se in quel libro c’erano le risposte alle domande nascoste del mio Io.Il libro in questione era “Novecento”,lo lessi in un lampo.Lo rilessi ancora più velocemente,e ancora oggi,a distanza di quasi 10 anni,capita di riprenderlo tra le mani per concedermi un pomeriggio di relax.
Perdonate la mia digressione,ma era necessaria per far capire fino a che punto Baricco mi sia rimasto sulla pelle,nei polmoni e nel cuore.
Ho letto gran parte dei suoi libri,anche Mr Gwyn,letto e riletto,da cui parte la genesi di “Tre volte all’alba”,che tuttavia,può anche essere considerato un libro a sé.
Può,ma non deve.Non per chi sogna.Infatti,tutto gira intorno ai sogni,quando si parla di Baricco.
Lui vuole farci sognare;altrimenti,perché scrivere un libro,a sé stante,con il titolo di un libro citato in un altro?
E così,da quando ho letto MrGwyn,ho cominciato a sognare cosa potesse aver scritto in quest’altro.
Ho aspettato che i miei sogni si materializzassero.Ho sognato tante cose,ovvio,e solo quando ho pensato di essere arrivato all’orizzonte,e forse anche più in là,ho deciso di leggerlo.
Senza fretta,prendendomi i miei tempi.Meno male che il teatro mi ha insegnato i tempi,così ho potuto assaporare fino in fondo questa “storia” fuori dal comune.
Una storia senza una dimensione temporale,perfettamente in linea con quelle che doveva scrivere MrGwyn.Perfetto anche in queste cose,che altri autori avrebbero ritenute, forse,secondarie.
Due persone al centro di tutto,due persone che si incontrano in momenti diversi delle loro vite,in età diverse,e spiegano comportamenti precedenti.
S’incontrano sempre all’alba: “non c’è luce migliore per sentirsi puliti”.
Alla fine del libro è come se il lettore avesse letto tutta la vita di quelle due persone,anche se in realtà ha letto solo tre momenti.E sapete perché?Perchè le ha sognate!
Mentre leggevo,nella pausa di ogni capitolo,cercavo di immaginare quell’uomo e quella donna,cercavo di immaginare il perché delle loro parole,dei loro gesti,sognavo di sapere chi fossero.
E poco importa se a qualcuno può sembrare banale come libro o addirittura povero di idee,incompiuto,è un libro che fa sognare,fa riflettere sulla propria vita,cos’altro chiedere ad un libro?
Ti fa riflettere sulla tua situazione,su quanto le decisioni e il caso possono influire sul tuo futuro,di quanto sia importante restare lucido.
Le pazzie?A volte sono utili,altre meno,si sa,ma “cambiare tavolo da gioco non sempre conviene”.
E’ stato un bel viaggio,come ad ogni libro di Baricco,che ringrazio per questo.
Senza di lui forse la mia adolescenza sarebbe stata diversa:non so se in peggio o in meglio.
Io sono contento così,con quel sapore che mi accompagna ancora e si riempie di profumi nuovi ogni volta che leggo un suo libro.
Senza pensarci mi rendo conto che ha ragione anche su questo:
“Poi disse che bisogna stare attenti quando si è giovani perché la luce in cui si abita da giovani sarà la luce in cui si vivrà per sempre,e questo per una ragione che lui non aveva mai capito.Ma sapeva che era così”.
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Tanto,tanto rosso
E’ sempre difficile recensire un libro di poesia:non sai mai da dove cominciare,però hai un’idea precisa di cosa i versi,a mille a mille,ti hanno lasciato.
Suoni di campanelli negli orecchi,raggi di sole sparpagliati ovunque negli occhi e tanto,tanto rosso.
Qualcosa di magico,come aprire una finestra dal cielo e guardare la terra dall’alto,e focalizzare sempre di più una persona precisa.
Leggere questo libro,leggere questi versi,è stato come scavarmi dentro:arrivare fino al punto nascosto di me e riaprire ricordi,emozioni che non sapevo neppure di avere.
Ho creduto,spero di non sbagliarmi,di iniziare un viaggio di “conoscenza” di me stesso,ovviamente immedesimandomi con l’autrice,come se il libro raccontasse la riscoperta dei valori della mia vita.
Credo di non sbagliarmi dicendo che la scrittrice,Federica Ribis,passa da una descrizione quasi cupa della vita,nei primi versi,ad una quasi abbagliante negli ultimi.
Come se la ragazza/bambina/adolescente fosse diventata donna e avesse scoperto come sgarbugliare la matassa:come se avesse imparato a vivere.
In una delle prime poesie dice:
“Non ho più con me la forza,ho solo,/la volontà di dire al mondo e al sole,/ che posso scegliere se nella mia vita restare una,/o continuare a nascondermi nel rosso.”
Per poi arrivare alla penultima a dire:
“Non capitò,più fra i limiti dei mondi,/non contestava le presenze,/amava le rosse,vite.”
Un uso del passato in ogni composizione credo che faciliti l’immedesimazione:sembra quasi che sia il lettore a ricordare,oppure,altra chiave di lettura,come se fosse l’anima a raccontare.
Filo conduttore la bambina,i suoni dei campanelli,e la forza naturale del sole,quasi arrabbiato all’inizio,poi,alla fine, descritto nel suo più grande splendore.
Concludendo, parafrasando gli ultimi versi del libro, “…prese a far uscire tanti mondi,/ dove gli uomini ,correvano e sapevano di vita”.
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In apnea
Di solito,quando si parla di poesia,siamo soliti immaginare un componimento che abbia una razionalità,un’eleganza di metrica,arricchito di figure retoriche pronte a spezzarci il cuore o aprirci l’infinito.
E allora ci immaginiamo il poeta:una persona sicuramente introversa,che nasconde un mondo in quel corpo umano che stenta a farsi ammirare per quello che effettivamente è:un oceano di emozioni.
Leggendo queste poesie ho immaginato così l’autore:sospeso in un oceano con la testa sott’acqua,in apnea.
Titolo azzeccato dunque,anche se non nego che forse è stato proprio questo titolo a darmi un’immagine simile.
Parliamo di poesia,parliamo di metrica,di figure retoriche,di immagini che si accavallano alle sensazioni:il lato bello della parola che riesce a creare forme che spesso nemmeno la più alta fantasia,delle persone comuni,è in grado di esprimere.
Un percorso interiore,un ragazzo che scava dentro di sé fino al midollo.
L’età indubbiamente si sente:in ogni parola,in ogni verso.
Si sente il colore cupo dei dubbi dell’esistenza,il dubbio sul perché la nebbia resti sempre nel nostro raggio d’azione.
Forse,se volessi trovare un limite a questi testi,è questo:soggettivi,molto soggettivi,ma in fondo entriamo in un altro campo:perché scriviamo?
“…attende una mano/la mia/per chiudere il vento e trovarlo nuovo/e sorride la stanza/attende/quella mano/la mia/che scrive…”.
Scrivere,per molti,anche per me in passato,è un metodo catartico,ti libera dalla tensioni,ti rilassa,ti rende libero.
Così,le delusioni,gli amori persi,qualche amico che non c’è più,ti portano a chiuderti in te stesso.
Da qui molto spesso nascono immagini che prendono forma con parole dal suono amico,immagini che alcuni, quelli che le nascondono anche ai loro occhi chiudendole in un cassetto,chiamano pensieri, altri,invece,che decidono di esporle al mondo,al giudizio di chi non potrà mai capirle del tutto,le chiamano poesie.
“Saranno mine/saranno dita con le spade,gesti/saranno nebbie come nuovi universi/le seguirò/attenderò che si voltino/per guardarmi negli occhi…”.
Concludo augurando all’autore un grande in bocca al lupo per il futuro,magari con qualche raggio di sole e un pizzico di arcobaleno a dar colore.
Un abbraccio da un poeta sconfitto.
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Un valzer di sentimenti
Lo scrittore Nicola Zacchino utilizza il termine Balcoimento come acronimo di “Ballo con i miei sentimenti”.
E’ questa la condizione in cui una persona versa quando la vita ti pone davanti a bivi o situazioni imprevedibili.
Così,come Luca,ci si ritrova come una barca in balia di una tempesta di emozioni,sentimenti e ricordi,senza terra all’orizzonte e senza salvagente.
Gli amici?Ci sono,ma in quei momenti qualsiasi parola,qualsiasi gesto,appare vano:nulla può consolarti e riannodare il filo che ormai è ingarbugliato dal tuo continuo ballo.
E ci si ritrova inerti,quasi come un automa,senza spirito di vita,foglia in pieno vento del tempo che scorre senza lasciar traccia,pronto solo a subire o ad evitare gli eventi.
Per fortuna il destino ha molta più fantasia di noi,ma anche se la soluzione ai problemi ti viene incontro,ti sbatte contro,sei lì che non sai cosa fare.
In fondo quando un combattente resta ferito,ad ogni combattimento tenderà a proteggere la sua cicatrice,sapendo che quello sarà sempre il suo punto debole,e di riflesso,cercherà di infliggere al suo nemico la stessa ferita.
Problemi di cuore,problemi d’amore,e purtroppo non sempre un fiore nuovo può sbocciare facilmente tra i rottami di un altro amore.Ci vuole tempo,ci vuole fiducia,ci vuole coraggio.
Questo è quello che insegna questo libro:la paura ci resta vicino sempre,anche quando non la vediamo,ma nonostante questo dobbiamo avere il coraggio di provare,perché “gli altri ti fanno ciò che gli permetti di fare”.
“Tutto è pericoloso ,anche camminare dentro Roma lo è,la paura nasce quando non si conoscono le cose”
E’ il valzer dei sentimenti,un flusso continuo di pensieri che parte dalla prima pagina fino alla centotrentaduesima senza mai fermarsi.
Lo scrittore ci invita ad essere spettatori del suo ballo e le parole una dietro l’altra sembrano le note di una musica,dapprima triste,poi allegra,poi turbolenta prima di quell’ultima nota di speranza che sfocia in una luce nuova,come quelle che si accendono quando termina lo spettacolo.
Un vortice che ti tiene con sé,che ti entra dentro fino al midollo,e così anche lo sfondo della città di Roma,solo a tratti accantonata per posti meravigliosi del Perù e del Sannio,perde importanza:avrebbe potuto essere qualsiasi altra città,avrebbe avuto lo stesso effetto.
E’ la storia di Luca,anzi,è il ballo di Luca,il ballo con i suoi sentimenti, una lotta per raggiungere la cosa più preziosa:la felicità.
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La vita
Romanzi del genere li può scrivere solo chi ha vissuto la sconfitta:non sei capace di quella dolcezza infinita mista a tenerezza mentre sei vincente.
Come un soffio di vento caldo che ti accarezza la sera in attesa delle stelle.
Piacevole,molto piacevole.E' arrivato oggi nelle mie mani e dopo poche ore,complice un pomeriggio di nullafacenza,è già dentro di me.Letto tutto d'un fiato.
Era da tempo che non mi capitava una cosa del genere:totalmente immerso in un mondo che non fosse il mio al punto da non potermene staccare.
La cosa strana è che non era la voglia di sapere "come va a finire" che bloccava i miei occhi a seguire le parole,ma la voglia di conoscere quel mondo,di esserne parte,fino all'ultima cellula.
Una storia,quella di Emilia,che potrebbe essere di chiunque:la mia,quella del mio migliore amico/a,quella del vicino/a di casa,e di tante altre persone che incrociamo per un minuto.
Ogni persona racchiude un oceano di segreti.
E' vero,nel modo più assoluto.Ogni persona che incontriamo ha tanto da raccontare,tanto da dire,e quasi sempre,una lacrima da versare.Peccato che noi siamo troppo occupati a trattenere le nostre per capirlo.
Il viaggio di Emilia,dicevamo,non è altro che Vita.La vita di una ragazza che la mette a nudo a se stessa:perchè molte volte,quelle lacrime nascoste di cui parlavamo prima,sono celate anche a noi stessi e riemergono quando le nostre difese sono deboli,quando ricordiamo.
Ma non crediate che sia un libro deprimente,tutt'altro.E' un libro che ti mette una carica dentro,una voglia di superare ogni ostacolo.Ti fa capire che non c'è nulla di peggio di chi affondando decide di abbandonare la nave.Bisogna reagire,perchè la felicità,come tutte le cose che hanno valore,va conquistata,sacrificando qualcosa:la cosa più cara che si ha.
Parafrasando un vecchio detto indiano:
"La felicità è come l'orizzonte:tu fai un passo e quella si allontana di un passo.Tu fai due passi e quella si allontana di due passi.Allora a cosa serve la felicità?Serve a camminare".
Ed Emilia cammina,cammina verso la sua felicità,una felicità che,come sempre,arriva quando meno te l'aspetti,in un giorno come tanti,in un giorno qualunque.
In fondo,un giorno speciale inizia esattamente come tutti gli altri giorni.
Con un gran mal di testa.
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L'isola di un arcipelago
Chi non ha pensato almeno una volta nella vita di mollare tutto e partire verso un posto lontano,magari con la sua metà?
Penso chiunque!Peccato che poi arrivano puntuali i dubbi della coscienza su quanto questa scelta possa giovare al proprio futuro lavorativo,economico e sociale.
Quello che si tende a dimenticare,o meglio a non valutare,è quanto quest'esperienza possa giovare alla coppia o al proprio semplice benessere.
Sara,la protagonista di questo romanzo che per mille motivi possiamo definire autobiografico,viene convinta dal suo ragazzo,Lorenzo,ad intraprendere un viaggio tramite il W.W.O.O.F.
Questa è un'associazione di volontariato che permette alle fattorie associate di ottenere aiuto da ragazzi in cambio di vitto e alloggio.
(Per inciso,già solo per il fatto di aver portato alla conoscenza dell'esistenza di quest'associazione,bisognerebbe fare un applauso all'autrice Chiara Ruggiero).
Sara,dicevamo,come tutte le ragazze ha paura di qualcosa che non sa cosa sia,di un qualcosa che non ha mai programmato,ma grazie all'insistenza di Lorenzo,più "spericolato",riuscirà a farsi trasportare dall'incertezza di non sapere cosa accadrà domani."Cosa ci aspetta in Cornovaglia?"
Un romanzo che abbiamo già definito autobiografico,ma che non possiamo certamente definire un diario di viaggio o un diario personale:sarebbe riduttivo e fuori luogo!
L'autrice,infatti,traccia un perfetto specchio di come dovrebbe essere la vita delle persone forzando i contorni nel momento in cui lo stress,la società,le autorità,ci impongono di essere tutt'altro.
Inoltre,riesce a marcare con una penna attenta alcuni pregi e difetti dell'Italia paragonandola all'Inghilterra.
Un bel libro,piacevole per contenuti,forse da curare di più nello stile,non sempre scorrevole e per tratti ancora "acerbo di ragazza liceale",ma pur sempre una goccia giovane nell'oceano dei libri.
Ci sono piccoli accorgimenti che gli autori riescono a cogliere solo con il tempo,ma c'è molto in questo libro:molto di Sara/Chiara,molto degli italiani,molto degli inglesi...molto degli uomini,e quando si arriva a generalizzare si arriva a qualcosa di universale,e sono in pochi che sanno scrivere di piccole cose e farle diventare grandi.
Quindi per quest'autrice,a cui auguro il meglio,posso solo dire che "Il meglio deve ancora venire!".
Per il resto sono solo piccolezze che il tempo limerà...
"Ogni essere umano è come un'isola situata in un grande arcipelago ognuna dotata di una propria individuale bellezza,ma se guardate tutte insieme dall'alto,donano alla vista un quadro molto più prezioso e affascinante"...
Ecco,questa per me è la fotografia di questo libro.
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Sognare può spingerti fuori limite
Il golf non l’ho mai capito,così avevo paura che questo libro,che s’intitola come un tipico errore del golf,potesse diventare noioso e pesante.
Invece,mi sono ritrovato a leggere un libro che parla di vita,vita vera;e anche se quella è difficile capirla,però non annoia mai.
Annie,la protagonista,è una sognatrice:si divide tra l’amore per il golf,per le moto,per gli animali e per gli uomini di Neandertal .
E’ una di quelle persone belle dentro,di quelle che sanno darti tanto non chiedendo nulla in cambio,eccetto essere riamate a loro volta.
Ero scettico su questo libro,ma già dopo le prime pagine ho capito che mi avrebbe lasciato un sapore strano una volta finito, il sapore di un insegnamento:vivi il presente!
Credo sia questo il messaggio fondamentale:a volte perdiamo così tanto tempo a ingarbugliare i ricordi per dare una linearità al futuro e purtroppo trascuriamo il presente.
Per dirla con le parole dell’autore,è come quando un alpinista scala una montagna:la foga di arrivare in cima gli farà perdere la bellezza dei paesaggi che incontrerà lungo il cammino.
Ma cos’è il fuori limite?
In gergo comune è quando sbagli un tiro a golf e la pallina esce fuori dal tracciato perdendosi,di solito,in un bosco dove non è più possibile trovarla.
Per Annie,Fuori limite è la condizione umana più antica dell’uomo.Quando ti trovi solo e tutto quello che hai,tutto quello su cui puoi contare sono la tua mente e la tua forza.Magicamente la vita delle persone è legata a quelle delle palline da golf,così se una pallina che era finita fuori limite viene ritrovata e rimessa in gioco,anche una persona sospesa nel fuori limite,si risveglia e può rivivere.
Provaci!Comunque andrà,anche se andasse male,quello che conta è provarci.
Tutto questo s’intreccia favolosamente con un continuo viaggio nel tempo alla ricerca di un tempo che non esiste più.
Unica nota negativa è la troppa importanza data a questi “sogni” nella parte finale del libro,ma va bene così…
Ho finito da poco di leggere l’ultima pagina e quel mondo incantato già mi manca.Mi mancano Annie e Lady,una donna e un cane uniti dal destino entrambi alla ricerca di amore.
Un bellissimo viaggio tra passato e presente che poi diventa futuro.Un libro stupendo per chi è sospeso nell’aria e non sa se rialzarsi o lasciarsi cadere.
Un libro per sognatori.Da leggere e portare nel cuore.
“Forza cosa aspetti corri,corri!I sogni svaniscono come la vita e ti ritrovi in un attimo vecchia come me!....Ma chi sogna vive per l’eternità!”…
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Sulla cattiva strada
“Qual è la tua strada,amico?La strada del santo,la strada del pazzo,la strada dell’arcobaleno,la strada del pesce piccolo,una strada qualunque.E’ una strada che porta chiunque dovunque comunque.Chi dove come?”
Chi si imbatte in questo libro,di solito,è perché ne ha sentito tanto parlare,soprattutto negli ultimi anni,dove è tornato alla ribalta il mito degli hobo:una vita di sregolatezze,senza mete precise.
Kerouac è stato il simbolo della beat generetion.Beat vuol dire ritmo,ma Kerouac lo intende come radice della parola “beatific”,la condizione umana che si cerca per tutta la vita,ma che lui stesso,pur provandoci,non ha mai trovato.
E’ questo che porta Sal,pseudonimo utilizzato dall’autore per identificarsi nel testo, e Dean Moriarty,suo grande amico di avventure,a viaggiare lungo tutta l’America:cercano “quella cosa”.
Il libro in sé,a tratti lascia un senso di noia,come sempre quando si ha a che fare con elenchi di nomi di città e di persone, o descrizioni dettagliate di serate che sembrano un diario segreto di un quindicenne appena tornato a casa.
Ma,ci sono anche stralci di testo che ti lasciano dentro il sapore della strada,il sapore di notti insonni su e giù,il sapore delle albe e dei tramonti che ti passano accanto,dell’America,di donne amate e poi lasciate,di chi vuole sfuggire dall’imbuto di un’etichetta sociale e rompere gli schemi e divertirsi.
Certe cose a rileggerle oggi,a più di cinquant’anni di distanza,possono sembrare assurde o comunque banali,ma a quell’epoca,anche solo pensare certe cose,era follia.
E se oggi,ho sentito molti giovani parlare di questo libro come di una “cavolata”,è solo perché forse non l’hanno mai letto,o forse non l’hanno letto con il cuore,che poi è la stessa cosa.
Certo,non pretendo che l’opinione sia unanime,in fondo per piacerti un libro del genere,devi essere un po’ pazzo e avere dentro di te lo spirito d’avventura variegato al senso di incompiutezza più totale.La voglia di cercare qualcosa,di volere qualcosa che tu stesso non sai cosa sia.Allora mollare tutto,la tua vita,lasciarla lì in stand by,e partire. Montaigne diceva: “Chi parte sa da cosa fugge,ma non sa quello che cerca”.
Detto questo,per tutti i “pazzi”,auguro una buona lettura, “perché le uniche persone che esistono per me sono i pazzi,i pazzi di voglia di vivere,di parole,di salvezza,i pazzi del tutto e subito,quelli che non sbadigliano mai e non dicono mai banalità,ma bruciano,bruciano,bruciano come favolosi fuochi d’artificio gialli che esplodono simili a ragni sopra le stelle e nel mezzo si vede scoppiare la luce azzurra e tutti fanno Ooooh!"
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Non è finita finchè non finisce
“Quando nasci in un borgo lontano dalle frenesie e hai la fortuna di crescere in compagnia di amici veri,del tempo che passa non sempre te ne accorgi,nonostante stia modellando il futuro.A volte si ha la percezione che sia tutto fermo”.
Un libro,o meglio un racconto,che mi è capitato tra le mani per caso.
Ero alla ricerca di una storia che mi entrasse nelle vene e mi regalasse un nuovo punto di vista del mio mondo.
Cercavo un sapore diverso nell’aria che respiravo,un odore che fosse simile a quello che si respira sulla spiaggia il primo giorno di mare della nuova estate.
Dove trovarlo se non in un libro?
Così,nella mia amata libreria,girovagavo tra gli scaffali,mentre una ragazza poggiò quasi disgustata un libro piccolissimo al suo posto.
Aspettai che si allontanasse e poi lo presi.Lo guardai:il tramonto di colore rosso sulla copertina,al primo sguardo,mi ricordò “l’urlo” di Munch,il titolo “Un minuto al tramonto”,la speranza che non è mai finita finchè non finisce davvero.
“E poi si è sempre alla ricerca della felicità,di sfumature più intense che ci colorino l’esistenza.Eppure noi stessi siamo l’arcobaleno perenne della nostra vita;ma non riusciamo a capirlo perché ormai lo diamo per scontato”.
Settantasei pagine di sentimenti di chi come me vive in un piccolo borgo,ma sogna la libertà,di chi vive con degli amici splendidi,amici veri,uniti da un cordone ombelicale che mai verrà reciso,nemmeno dalla sorte o dalla morte.
Non parliamo di best-seller,non parliamo di grandi classici,parliamo di vita vera.
E per quanto l’autore si ostini alla fine,a chiarire che il tutto è frutto della fantasia,è una storia che potrebbe essere di chiunque,la mia,la tua,la loro.
Una storia di amicizia,di amore,con rapporti complicati con i genitori,una storia come tante,ma una storia che ti insegna che finchè non tramonta il sole,c’è sempre tempo per qualcosa di positivo.
“Probabilmente questo periodo,un giorno,apparterà al passato,perché il tempo cicatrizza ogni ferita e te ne fai una ragione.In questi momenti,mi viene in soccorso la frase che ho imparato quella sera da Mario Belmonte.Manca ancora un minuto al tramonto”.
Michele Falco
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On the road=Vivere
Ai primi di settembre incontrai un mio vecchio amico per un caffè.
Dopo i cordiali saluti iniziali e discorsi sui giorni andati,ad un certo punto,mi guardò fisso negli occhi e mi disse: “Domani parto per l’America”.
Nei suoi occhi leggevo gioia,emozione,come sempre nelle persone prima di un viaggio.
Nei miei c’era puro stupore quando continuando mi descrisse il suo progetto:partire senza una meta precisa,senza prenotazione,senza soldi,solo con due biglietti di aereo,uno per l’andata e uno per il ritorno fissato dopo sei mesi.
Ovviamente ai miei occhi,così come agli occhi di molte altre persone,sembrava un pazzo,un incosciente,un irresponsabile.
Prima di lasciarmi mi consigliò di leggere “La Strada” di Jack London e lì avrei trovato le risposte alle mie domande sul suo viaggio.
Pochi mesi dopo,mentre lui era in giro per le terre d’America,in una libreria di Milano,dove mi trovavo per un colloquio di lavoro,mi capita tra le mani proprio quel libro:offerta speciale,lo prendo.
Iniziai a sfogliarlo da subito,incuriosito nel cercare le risposte che pochi mesi prima avevano annebbiato la mia mente.
Per le cinque ore seguenti,dalla partenza da Milano fino al mio arrivo a Napoli,i miei occhi non si sono staccati un attimo dalle pagine.
Un mix perfetto di avventura e sentimentalismi,di realtà lontane e vicine al tempo stesso,raccontate in modo esemplare da un perfetto realista come London.
Un’autobiografia avventuriera dei suoi anni giovanili quando vagabondava per l’America,presentandosi come “hobo” (Termine di uso comune per indicare i vagabondi),patendo la fame,il freddo,la precaria salute,la povertà,ma emozionandosi per le piccole cose.
La capacità di inventarsi storie per mendicare cibo o “trattamenti”,la determinazione di saltare da un vagone all’altro di un treno merci per eludere i controlli,la furbizia di far amicizia con le persone giuste che nei momenti difficili hanno il potere di salvarti da lavori forzati.
I latini dicevano “carpe diem”,oggi si ripete di continuo “Vivi l’attimo” (semplice traduzione dal latino),altri,fedeli al mito di Morrison ripetono “Vivi come se dovessi morire domani”.
London,invece,ci apre un modo di pensare completamene nuovo “Vivi come se non sai cosa potrà accaderti,sii pronto a tutto”.
E’ questo il segreto di essere un vagabondo:in fondo un vagabondo esiste un po’ in tutti noi,solo che la ragione lo relega in un angolo nascosto.
Solo chi ha coraggio decide di rischiare e assapora emozioni nuove.
Sono cambiate tante cose da quando il mio amico è partito per gli Stati Uniti.Ora ho capito i suoi “perché” e sono in trepidante attesa di conoscere i suoi racconti quando ritornerà.Intanto ho già progettato qualcosa di simile anche per me,per il momento il mio viaggio è stato tra le pagine di questo libro,sintetizzato perfettamente in una frase del libro stesso : “la più grande attrattiva della vita da vagabondo è l’assenza di monotonia” .
Michele Falco
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Non lo disse a voce alta...
"Non lo disse a voce alta, perché sapeva che a dirle le cose belle non succedono"
Una storia che delinea la forza di volontà, il coraggio di combattere e lottare di un uomo che molti reputano ormai vecchio. Santiago è un pescatore, così come lo fu Hemingway,tanto da poter pensare che questo libro non sia altro una sorta di autobiografia immaginaria.
Un sogno che si presta davanti agli occhi di un uomo che immagina di vivere chissà quali avventure in mare,poi prende un foglio e una penna,e le regale a tutti noi.
Un uomo che dopo ottantaquattro giorni di sordida sfortuna, riesce finalmente a catturare una nobile preda,quella tanto sognata,per la quale ha lottato tanto,anche contro gli acciacchi del tempo.
“L'uomo può essere ucciso, ma non sconfitto”.
Il vecchio e il mare è un romanzo che istiga alla vita e al coraggio più puro, alla voglia di fare e di combattere arduamente per raggiungere 'l'obiettivo' al quale ci si impone di arrivare; niente e nessuno, se la nostra è una buona volontà, può esserci d'impaccio, e soprattutto niente e nessuno può attraversare il nostro cammino, mettendoci i bastoni fra le ruote ed impedendoci di arrivare finalmente alla meta.
Non c'è nulla che ci impedisce di 'arrivare', di 'brillare', a parte il 'volere troppo poco'; non c'è squalo che tenga in un oceano di problemi e difficoltà che la vita ci impone e ci pone, di fronte alla nostra forza.
Anche se,come citato nel titolo,l’autore ci tiene a dirci che a pronunciarle le cose belle non si avverano mai,Santiago parla spesso con se stesso. Parla per darsi forza,per tranquillizzarsi,un segno di come Hemingway ci voglia far pensare a quanto malleabile sia il nostro 'pensare', e dunque l'intelletto stesso, che può essere rigenerato da una parola positiva.
Forse vuol dirci che anche se non si vuole pronunciare un desiderio a voce alta per paura di non essere ascoltati,non si può non parlare con sé stessi rinunciando ad una parola di conforto che possa in qualche modo tranquillizzare l’anima.
La forza,la vera forza d’animo,va trovata dentro ognuno di noi,e solo chiamandola,solo parlandole,forse,può venir fuori.
Michele Falco
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Morire per un sogno
La prima cosa che ho pensato leggendo l’ultima riga di questo libro è stata: “Quanto il ricordo di una donna può cambiarti la vita”.
Il grande Gatsby di Fitzgerlad è una pietra miliare della letteratura americana del Novecento,ma non solo,è molto di più.
E’ un passo della vita di ognuno di noi.
In quanti restano legati al ricordo di una storia d’amore conclusasi male per cause esterne e si chiedono cosa sarebbe successo se fosse continuata?
E quel ricordo,come il fumo di una sigaretta,non sparisce una volta gettata la cicca.
Continua a restarti addosso,impigliato nei tessuti degli abiti che indossi.
Così Gatsby non può dimenticare Daisy,quella fanciulla di nobili origini conosciuta tempo prima,quella fanciulla che il destino/famiglia ha costretto a prendere una strada diversa,quella donna poi tanto cercata e finalmente trovata. Anche Daisy non è mai riuscita a dimenticare veramente Gatsby,ma anche lei,come lui,si aspettava che quel ritrovarsi fosse diverso.
Ma i sogni si sa,non sono mai uguali alla realtà,e così quell’amore idealizzato,viene colpito e infranto.
Un crescendo di pathos,con situazioni imbarazzanti e dolci viste dal punto di vista di un amico di entrambi, “galeotto” nel farli rincontrare.
Tutto questo trova uno sfondo perfetto nell’America dei primi anni Venti:non mancano critiche ai costumi e ai luoghi comuni americani.
Di lettura scorrevole,con descrizioni dettagliate che permettono di immaginare piacevolmente la scena.
Poi quando si parla di ricordi di amori passati,di rincontri e di sogni,è facile per tutti rivedere se stessi nel protagonista.
“…E così continuiamo a remare,barche contro corrente,risospinti senza tregua nel passato”.
Michele Falco
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Ricordatevi della luna
Ancora una volta Nicholas Sparks ci riporta nel fantastico mondo dell’amore e di nuovo dalla porta principale:le emozioni.
Due adolescenti,due mondi,due infanzie diverse che hanno forgiato due opposti che ovviamente si attraggono su una spiaggia di un piccolo paese della Carolina del Nord.
Colpo di fulmine!
Un amore a tempo,dove una clessidra segna,granello dopo granello,il tempo che resta da vivere prima della partenza di John,soldato americano,verso la Germania.
Savannah,dolce,bella e molto cattolica,promette di aspettarlo.
Un turbinio di emozioni il tempo trascorso lontano,un tormento interiore e la sofferenza di chi ama chi non può star vicino,che l’autore riesce a trasmettere anche al lettore al punto da far pensare agli amori andati.
Sembra che questa volta i titoli di coda siano diversi:l’amore più forte della distanza,l’amore impossibile reso possibile dai due amanti,ma il destino si sa,ha più fantasia di noi.
Così l’11 settembre 2001 gli Stati Uniti sono colpiti al cuore e le carte si mischiano.
Da questo momento in poi,le pagine del libro fin qui belle e dolcissime,ma comunque banali,diventano un susseguirsi di emozioni,belle e brutte,continue sorprese,come onde che si susseguono su una spiaggia,preludio di un finale strappalacrime come l’alta marea.
Un libro destinato a chi ha vissuto un amore a distanza,un amore impossibile,un amore mai dimenticato.
Un libro per gli eterni sognatori,per quelli che credono ancora nella magia della luna,per chi crede che se due persone guardano ancora nella stessa direzione,in fondo non si sono mai lasciate.
Un libro d’amore,un libro che ti lascia qualcosa sulla pelle: appena archiviata l’ultima pagina,appena letta l’ultima parola,ti fa alzare gli occhi per paura che una lacrima possa cadere.
Un libro alla Nicholas Sparks:niente messaggi in bottiglia questa volta,ma uno sguardo alla luna,come quello che qualsiasi lettore dovrebbe lanciare al satellite dopo aver letto questo libro e dedicare un pensiero a una persona amata.
Un libro che semplicemente ti ricorda di guardare la luna.
Michele Falco
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Silenzio
Era un pomeriggio d’estate,come tanti, e costeggiando la libreria di quel centro commerciale,a pochi passi da casa mia,non ho resistito e sono entrato.
Sentivo i libri che mi chiamavano,facevano a gara per raccontarmi le loro storie,eccetto uno che invece era in silenzio.
La copertina con il suo campo di grano sotto un cielo blu ispirava una pace sconfinata e il titolo “Silenzio” non era da meno.Autore:Romano Battaglia.
La sera stessa,mentre un dolce venticello ondeggiava le piante del mio giardino,io seduto in veranda mi perdevo tra le righe di pensieri di chi,prima di me,aveva passato la notte ad ascoltarne il silenzio.
Forse perché la nostra vita è così intrisa di chiasso e rumori(dal suono dei cellulari alle auto delle grandi città,dalla televisione al fastidioso suono di parole inutili) che a volte abbiamo bisogno di allontanarci,di chiuderci in un mondo dove la nostra mente abbia la possibilità di vagare senza distrazioni,senza rumore.
Il silenzio ci consente di stabilire un dialogo con noi stessi per osservare il mondo circostante.
Un libro che,se letto con il cuore,riesce ad aprire nuovi focolai di emozioni,riesce a far dilatare le pupille in modo da percepire un mondo completamene nuovo,forse anche più sereno.
Così,mentre mi perdevo in quelle righe,anch’io come l’autore,in una veranda di notte,iniziai a scorgere gli stessi rumori che prendevano vita nelle pagine:dalla goccia di pioggia che scivolava sulla foglia del salice,alla falena che spezzava ogni tanto la luce,alle storie raccontate che diventavano miei ricordi.
Un libro,forse, non adatto ai molti,per la profondità dei temi trattati,ma sicuramente da non perdere per i pochi che amano l’introspezione e i viaggi nei luoghi dell’anima.
Citando la dedica “Il silenzio e l’uomo” del grande Mario Luzi che apre il libro:
“Come è difficile a trovarsi il silenzio.
E’ la voce dell’universo che parla all’universale anima che è in lui,l’uomo.
Una concordia,un’armonia inesprimibile in parole.
L’unica parola che lo soccorre,lo sente,è indicibile”.
E’ indicibile:se fai il suo nome non c’è più.
Michele Falco
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