Opinione scritta da pinco
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Cose da sapere
Sapevate che parte degli oneri secondari che vengono versati quando costruite casa, sono destinati alla Chiesa Cattolica?
E sapevate che con il 34,6% delle firme dell'otto per mille, la suddetta Chiesa incassa l'87,9% dei soldi di TUTTI i contribuenti italiani, anche quelli che non hanno firmato?
E che la Santa Sede non ha mai pagato nulla per il consumo dell'acqua POTABILE, destinata per gran parte ad irrigare i giardini vaticani?
Tollerereste ingerenze da parte di una monarchia assoluta elettiva nei confronti di uno Stato sovrano?
Queste e tante altre domande sorgeranno dalla lettura del piccolo libro di Roberto Anzellotti, che non tocca MAI la questione della fede. L'autore non cerca proseliti, ma vuole solo fare informazione. Le conclusioni che si possono trarre dalla lettura, sono indipendenti dal credo: riguardano semmai solo il vecchio, sano, buon senso.
Dal punto di vista della lettura, il testo è scorrevole e ricco di dati. Piccolo appunto personale: la bibliografia a fine libro è utile per approfondire, però avrei gradito delle note a piè pagina dove riportare la fonte di eventuali statistiche o di citazioni.
Il volume è suddiviso in tre parti e, a loro volta, in capitoli che facilitano la comprensione del percorso effettuato. La prima e la seconda parte descrivono aspetti, ingerenze e privilegi della Chiesa a scapito del cittadino italiano. La parte finale è una sorta di "giro turistico", dove vengono citati monumenti, statue e luoghi, riportandone brevemente la storia, caratterizzata da soprusi della Chiesa stessa, anche in tempi recenti.
Non è un libro contro la fede, il credo o la spiritualità in genere. Queste sono faccende prettamente personali e intime. L'autore non le sfiora nemmeno. Ciò che viene portato alla luce, è il comportamento della Chiesa Cattolica nei confronti dei cittadini, e di come esso venga tollerato in uno Stato che dovrebbe essere libero e sovrano.
Mi vien da concludere che, a conti fatti, la Chiesa non ha nulla a che vedere con la Fede...
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Guerra sporca
Dal 1976 al 1983 ebbe luogo in Argentina una delle più violente e feroci dittature dal dopoguerra, il "Processo di riorganizzazione nazionale", che si insediò al potere a seguito del colpo di Stato che destituì il governo di Maria Estela Martinez de Peron.
Al comando si insediarono in successione Videla, Galteri, Viola e infine Bignone, che fu costretto a ripristinare la democrazia.
Durante questo periodo, la repressione nei confronti dei dissidenti, o presunti tali, fu spietata. La "guerra sporca" fu caratterizzata da rapimenti, arresti ingiustificati senza procedimenti giudiziari, torture, omicidi e sparizioni. Con l'uso sistematico della violenza, in particolar modo della tortura e la violazione dei diritti umani e civili, 30.000 persone scomparvero. Non si saprà mai il numero esatto dei Desaparecidos.
Le fosse comuni, pericolose se ritrovate, spesso venivano sostituite dai "voli della morte", che lasciavano ben poche tracce.
Culla di questa follia fu la Cité Catholique, sbarcata in Argentina nel 1958. Creata da Jean Ousset e sviluppatasi all'interno delle Forze Armate francesi, sviluppò un concetto nuovo per l'epoca: la "sovversione", un nemico non definito il cui unico scopo è la destabilizzazione dell'ordine cristiano.
Manifesto della Cité Catholique fu "Il marxismo-leninismo", dello stesso Ousset, pubblicato con la prefazione del cardinal Caggiano, che si complimenta per l'opera e afferma quanto sia necessario "prepararsi allo scontro decisivo", nonostante i nemici "non abbiano ancora messo mano alle armi".
Nell'ottobre del 1961, Caggiano inaugurò il "Primo corso interamericano di guerra controrivoluzionaria". Tra i docenti figuravano anche sacerdoti, tra cui Victorio Bonamín che venne scelto da Caggiano stesso come suo vice al Vicariato generale castrense. Il corso avrebbe trattato un nuovo tipo di guerra che si sarebbe combattuta "senza mezzi termini, né scrupoli o principi etici".
In questo drammatico scenario, si svolge l'inchiesta di Verbitsky. In poco più di 150 pagine, viene data voce a desaparecidos superstiti, a famigliari, ma anche ai responsabili. Viene descritta l'attività (e documentata!), di militari della Marina e di figure di spicco del clero, come Grasselli, oltre all'"ignavia" della Chiesa stessa di fronte ad un tale massacro. Certo non si può comunque parlare di indifferenza dovuta ad ignoranza, riguardo a quest'ultima, in quanto nella sede del Vicariato c'era un archivio completo e aggiornato su OGNI DESAPARECIDOS.
L'autore è preciso e puntuale, nel riportare fatti e dichiarazioni, lasciando spazio al contraddittorio.
La lettura non è affatto semplice, prima di tutto per l'enorme mole di dati e personaggi coinvolti. Il tema trattato è inoltre molto duro. A pagina 50 ho dovuto staccare per riprendere fiato. La crudezza nelle descrizioni delle torture lascia senza fiato, senza mai scadere nel volgare.
ATTENZIONE: TUTTE LE INFORMAZIONI, CITAZIONI O COMMENTI SONO DOCUMENTATI. Credo di aver visto ben pochi libri con così tante note. Ogni paragrafo ne riporta l'origine.
Affermare che questo testo voglia solo screditare la Chiesa è ingiusto e sbagliato, in quanto le voci stesse dei diretti interessati vengono riportate, anche se poi confutate dai fatti stessi.
Affermare che questo testo voglia solo screditare la figura del papa attuale è ingiusto e sbagliato, in quanto è stato pubblicato precedentemente alla malattia di Giovanni Paolo II, che lo porterà alla morte il 2 aprile 2005, e quindi prima che il nome di Bergoglio figurasse tra i papabili.
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- sì
- no
La lettura è sconsigliata a chi può impressionarsi davanti a crude descrizioni e a chi la propria idea ce l'ha già.
ATTENZIONE!
QUESTO E' UN AVVISO, PIU' CHE UNA RECENSIONE VERA E PROPRIA!
Il medico autore di questo testo HA RITRATTATO IL PROPRIO METODO, ammettendo che è applicabile SOLO ED ESCLUSIVAMENTE PER BAMBINI A PARTIRE DAI 3 ANNI che soffrono di insonnia PER ABITUDINI SCORRETTE!
fonte:
http://www.elpais.com/edigitales/entrevista.html?id=9446
Non discuto sul metodo in sé: quello che penso ve lo può dire qualsiasi pediatra con un minimo di competenza e buon senso.
Dico solo che l'unica cosa degna di nota è la prima parte del "metodo", ossia l'instaurare la routine pre-nanna.
Punto.
Ad ogni modo, già che ci sono, parlo pure del libro, visto che l'ho letto svariato tempo fa.
Stilisticamente è accattivante. Si pone nei confronti del lettore con stile colloquiale, in alcuni tratti potrebbe essere divertente. Non fosse che, la figura del bambino viene svilita con l'uso di termini preposti a far accettare sistemi che, altrimenti verrebbero respinti come negativi.
Per questa manipolazione dei termini, tanto di cappello all'autore.
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Non chiamatelo demone
Prendete un ragazzino di 11 anni. Che vive a Londra, con persone che non lo amano. Aggiungeteci personaggi con personalità spiccate. Un pizzico di magia.
Cosa otterrete?
No... non Harry Potter...
Avrete fra le mani Nathaniel!
Certo, alla lista ho dimenticato di aggiungere un'ambizione sfrenata, un carattere orgoglioso e un po' ottuso, e tanta rabbia. E non ho specificato che la magia non è intrinseca dei maghi, ma sfruttano quella dei demoni che schiavizzano.
Combinati assieme, questi ingredienti danno vita ad un'avventura straordinaria.
Nathaniel, nonostante la giovanissima età, convoca il jinn Bartimeus,
"...colui che riedificò le mura di Uruk, di Karnak e di Praga, che parlò con Salomone, che corse nelle praterie insieme ai padri dei bufali, che sorvegliò l'Antico Zimbawe fino a quando le pietre caddero e gli sciacalli mangiarono le sue genti...".
Vuole che rubi un amuleto in casa del perfido mago Simon Lovelace. Quello che il ragazzo non sa ancora, è che ha al suo servizio il più ironico, irritante, ciarliero demone che si sia mai visto. Uno spirito che non manca mai di insultarlo e di prenderlo in giro per il suo aspetto e per le sue emozioni.
Lo stile, con un vocabolario ricchissimo, è molto particolare: si segue Bartimeus, col pov in prima persona e testo arricchito da note umoristiche del jinn, e Nathaniel con la terza persona, a capitoli alterni rinominati col nome del personaggio protagonista.
La storia prende fin dalle prime battute. Tocca terminarlo alla svelta, per sapere come va a finire! Una volta giunta l'ultima parola, però, ti senti "abbandonato", come se un caro amico ti avesse lasciato...
Confesso che mi sentivo in colpa quando dovevo mollare nel pieno di un'azione o di un momento cruciale: mi sembrava di lasciare i personaggi nei guai! Dovevo arrivare ad un punto della storia in cui la situazione di stabilizzava, prima di posare il libro...
Ora non rimane che proseguire la trilogia col secondo volume: "L'occho del golem".
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The Tramp
Pubblicato ad ottobre, prima ancora della sua uscita, il libro ha fatto scalpore al Salone di Francoforte 2012. Meritatamente.
La prima parola che affiora è dolcezza. La seconda, malinconia. Proprio come Charlot.
The Tramp fa un patto con la Morte, venuta a portarlo via il 24 dicembre 1971: se riuscirà a farla ridere, avrà un altro anno. Ci riuscirà, fino al 1977, quando ormai non riesce più a strappare un sorriso alla Vecchia. Le inquadratura dentro allo studio di Sir Chaplin si alternano alla lettera scritta dal Maestro all'ultimogenito Christopher, nella quale ripercorre i suoi ricordi. Non quelli della sua fama, ma il suo viaggio che lo porterà, un giorno, ad essere il Vagabondo più famoso del mondo.
Un volta finito, ho lasciato che lo spirito di Charlot continuasse ad aleggiare attorno a me, che il ricordo delle parole lette mi abbracciasse come l'eco di un sussurro.
Biografia e romanzo si intrecciano, creando una trama squisita. Descrizioni accurate, mai pesanti, catturano e mettono a proprio agio e posare il libro diventa difficile. Ci si immerge totalmente, riassaporando la semplicità e, allo stesso tempo, la maestria che Fabio Stassi ha saputo trasmettere al testo. I dialoghi, senza la consueta punteggiatura che li contraddistingue, permette di rivivere non la scena durante il suo svolgimento, ma nel suo ricordo, rispettando la continuità del racconto.
Ho apprezzato moltissimo la Morte e l'abilità di stravolgere la materia stessa di cui è fatto il personaggio, come uno scultore che lavori il marmo rendendolo morbido e carnoso. Non credo sia facile riuscire a far ridere la Vecchia, eppure Stassi, con l'aiuto di Charlot, c'è riuscito.
p.s. il libro è disponibile anche in formato e-book
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Da coltivare
Per prima cosa, ringrazio la Redazione e l'Autore per la copia inviatami.
Premetto che questo fantasy era destinato alla giovane figlia dello scrittore. La semplicità della trama trova allora una giustificazione. Ad un occhio più maturo infatti, il libro appare più come una bozza, un embrione che deve crescere. Non vengono approfonditi molti aspetti, e i caratteri stessi dei personaggi sono piuttosto superficiali.
Le lande di Arìshtar sono minacciate da un'ombra oscura. Antichi e nuovi guerrieri d'argento dovranno unirsi per salvare il mondo dalla distruzione.
Il linguaggio è semplice, con momenti che vorrebbero essere epici senza tuttavia riuscirci.
Il lavoro di editing e correzione è inesistente, o comunque non è stato efficace: la moltitudine di errori e refusi, come a pagina 79 dove manca la fine di una frase, infastidiscono. Per non parlare dell'uso di termini discutibili in un fantasy: "...pasto energetico..." lo associo allo SlimFast, e il "...punti di ristoro..." alla maratona di Venezia.
L'uso di più frasi principali, all'interno dello stesso periodo, creano confusione. La punteggiatura poco ortodossa, in alcuni casi, frena la scorrevolezza, rendendo difficoltosa la lettura.
Per contro, la parte grafica è gradevole e aiuta l'immaginazione, frustrata dalla poca attenzione ai dettagli e alle descrizioni sommarie.
In conclusione, spero che l'Autore abbia rivisto e corretto il testo. Inoltre, approfondendo alcune parti e dando maggiore spessore ai personaggi, può uscirne un romanzo di tutto rispetto non solo per un pubblico giovane. La traccia è accattivante e personalmente ha suscitato la mia curiosità. Sarebbe interessante sapere come è stato trovato il Padre di tutti i draghi.
P.S. personalmente lavorerei anche sul grido di battaglia di Erim: "Arrivoooo" non suona molto bene in un momento, ricco di phatos, come l'inizio di una battaglia epica...
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- no
Nordest Farwest... Stordest
Questa è una recensione in bianco e nero.
Ero nel mio ufficio, quando un paio di tacchi si avvicinarono alla porta. Un leggiadro bussare mi avvisò che era me che cercavano.
"Avanti!" grugnii, in attesa che entrassero lunghissime gambe, un tubino fasciante un corpo prosperoso e generoso, labbra sensuali e ciglia lunghissime che ombravano due occhi imperscrutabili.
Mi riscossi!
Come mi sbagliavo...
Entrò invece un tizio. Occhialini, fronte spaziosa, faccia da bravo ragazzo.
Accidenti a me e ai miei sogni ad occhi aperti! Dove diavolo era finita la smandrappona? E chi era questo?
Lo guardai male. Mi caddero gli occhiali. Lo guardai peggio.
Li raccattai e una lente mi rimase in mano. Imprecando, gli feci cenno di sedersi.
"Buongiorno. Io sono Simone Marzini. Ho bisogno del suo aiuto."
"Piano, ragazzo! Troppe informazioni in una volta".
Mi versai un chinotto. Doppio. Liscio.
Lo tracannai, mentre le lacrime mi bruciavano gli occhi. Succedeva sempre, quando aprivo una bottiglia nuova. Maledetta anidride carbonica!
"Bene. Ora parti dall'inizio. E NON FARE IL FURBO! Io capisco quando mi mentono..."
"Ehm... come dicevo, sono Simone Marzini. Verrò subito al sodo. Una serie di efferati delitti ha sconvolto la campagna padovana. Furti, rapimenti, omicidi..."
"Le costerà un sacco di soldi..."
"Beh, non è che lei debba risolvere tutti i casi! Voglio dire, non deve trovare i colpevoli..."
Mi alzai di scatto.
"E CHE VUOI ALLORA?"
"Veramente non lo so nemmeno io. Non sono io a scrivere questa pseudo recensione!"
"Recensione? Sarà meglio che vuoti il sacco. DIMMI TUTTO DEL LIBRO!"
"Non posso... Sono contro gli spoiler!"
"INIZIA A PARLARE!" gli urlai in faccia, tentando di prenderlo per il bavero e infilandogli invece le dita nel naso...
"Do... Do... Parlerò... ma dod farmi male..."
Mi ripulii sul bavero della sua giacca.
"Non so da dove iniziare. Ci sono molti personaggi: folli che si credono eroi, viscidi ricconi, poveracci, cocainomani, magnaccia, puttane, investigatori privati..."
"Chi è l'investigatore? Non dirmi che si tratta di Marlon Bianchi! NON DIRMELO!"
"Ehm... si... proprio lui..."
Soffiando come un mantice, gli sibilai di continuare.
"Una rapina ad un portavalori si intreccia con un rapimento e con un omicidio su commissione. La faccenda si fa esplosiva. Alla fine..."
"NON DIRMELO!", riuscii a zittirlo prima che mi rovinasse la lettura. "Dimmi piuttosto come è scritto."
"Direi che è scorrevole. E' piuttosto colloquiale, e fila via libero. Certo, Hazzard si scrive con due zeta e le tv al plasma non hanno tubo catodico..."
"COSA??? HAZZARD CON UNA ZETA SOLA?" ripresi a soffiare come un mantice.
"Peròpoisirifàcitandoimangiaranetipregononpicchiarmi..."
"Va bene. Sono calmo. Continua."
"Poi ci sarebbe la questione del congiuntivo..."
"Non dirmi che è stato maltrattato il congiuntivo! NON DIRMELO!"
"E' voluto! Ti giuro! Si sposa meglio con il colloquiale! E POI UN ERRORE RIPETUTO DIVENTA STILE!"
L'ultima frase mi colpì. O forse era stato il fermacarte in similpeltro a forma di lente d'ingrandimento. Non ricordo bene.
Sentivo solo una voce lontana, isterica, che gridava...
"E SBRIGATI, FANCAZZISTA! CI STANNO ASPETTANDO, IN LIBRERIA! C'E' LA PRESENTAZIONE DI SIMONE!"
La voce del Capitano mi sveglia del tutto. Asciugo il filo di bavetta. Mi getto l'impermeabile sulle spalle. Ed esco. Ora so cosa regalare a Natale.
discalimer: nessun autore è stato maltrattato nella stesura di questa recensione. Le dita nel naso sono state infilate con il consenso dell'autore. Ogni riferimento a persone e/o libri realmente esistenti è puramente casuale. Chi volesse lasciare un obolo, troverà il mio codice iban in mp. Grazie.
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Senza infamia e senza lode
Secondo volume della saga, è il classico romanzo di transizione. Alcuni aspetti dei personaggi vengono svelati, mentre la storia generale evolve nella minaccia di una guerra senza speranze.
I Famigli Aldwyn, Skylar e Gilbert partono alla ricerca della Corona del Leopardo Bianco, l'unico talismano che può fermare Paksahara da distruggere Vastia. Aiuti inaspettati, tradimenti, successi e delusioni costellano il loro tortuoso cammino.
A lettura terminata, avrei preferito che alcuni aspetti venissero approfonditi maggiormente. L'impressione che ne ho avuto è che sia solo un intermezzo, un volume che riempia l'attesa per il gran finale. Le rivelazioni sui protagonisti avrebbero potuto suscitare maggiore curiosità e interesse, se fossero state più accurate: va bene lasciare spazio all'immaginazione, ma ho avuto l'impressione che si volesse finire alla svelta. Attenderò comunque il terzo volume: il costo non eccessivo gioca a favore degli autori.
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- no
strabiliante
La prima parola che mi è venuta in mente, appena chiuso il libro, è stata "strabiliante!"
Pochi romanzi sono riusciti a stupirmi come questo. Già la trama di per sé, è fuori dal comune. Un bambino scampa al massacro della famiglia, rifugiandosi in un cimitero. Viene protetto dai suoi "abitanti" e da un misterioso tutore, la cui natura si intuisce senza essere rivelata in modo esplicito fino alle ultime pagine.
L'autore ha tratto ispirazione dal figlio di due anni che girava per il cimitero col triciclo. Ha avuto la felice intuizione di scrivere una sorta di "Il libro della giungla", ambientandolo però in un camposanto.
Vincitore di numerosi premi nel 2009 e nel 2010, il libro si compone di 8 capitoli, ognuno dei quali è un racconto breve, che segue la crescita di Bod, il protagonista. Gaiman crea un'atmosfera fantastica, mai opprimente, ma carica di aspettativa. Il finale in crescendo, cattura tutta l'attenzione, senza concedere distrazioni. Caratteri ben delineati, descrizioni curate e allo stesso tempo intriganti, l'uso di immagini che sottolineano la storia, completano questa opera di 345 pagine che merita di essere letta.
Piccola perla aggiunta al mio scaffale degli ottimi libri.
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Inizia il sogno...
Mettetevi comodi.
Che nulla vi disturbi.
Il sogno sta per iniziare...
Ha dodici anni.
Ma non ha genitori.
Ha un talento.
Però non ha una casa.
Ha un sogno.
E un segreto...
Hugo vive nella stazione di Parigi. Si prende cura degli orologi. E non solo...
Selznick cattura il lettore, ma non lo fa solo con le parole. Diviso in due parti, immagini e lettere si compenetrano nel racconto, senza soluzione di continuità, trasportando in un'illusione che avvince in modo totale e mettendo in pausa il resto del mondo.
Se all'inizio avevo qualche perplessità riguardo a questo libro, di sicuro sono state spazzate via dopo le prime cinque pagine.
Travolgente, stupefacente, fantastico: l'elenco degli aggettivi sarebbe troppo lungo!
Nulla riuscirebbe a descrivere un sogno, se non viverlo...
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Si trascura tutto ciò che si ha intorno, pur di non abbandonare il giovane Hugo.
il Male
Giusto oggi, come ricorda il doodle di Google, ricorre il 165° della nascita di Abraham Stoker, autore del romanzo gotico per eccezione, Dracula.
Ispirato da Vlad III detto l'Impalatore, il romanzo è una raccolta di lettere e stralci di diario, dalle quali si alza, sottile, un'atmosfera cupa e agghiacciante. Si inizia con il diario di Jonathan Harker, giovane avvocato, mandato in Transilvania per ratificare l'acquisto di un'abitazione a Londra, da parte del Conte Dracula. Il terrore si presenta fin da subito in maniera sottile, sottoforma di superstizione da parte della gente che vive attorno al castello, che tenta di dissuaderlo dall'andare dal nobile del maniero.
A poco a poco, il Conte rivela la sua terribile natura di mostro, in un crescendo di tensione che permane, come l'eco di una minaccia sempre presente.
Senza essere truculento, riesce a tenere alta l'attenzione, usando abilmente gli incastri delle varie "testimonianze". Seppur datato, mantiene intatto il suo fascino, costruendo un vampiro spietato e altero, incarnazione del Male Assoluto.
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Cuore
Devo dire che questo titolo mi è particolarmente caro. Era infatti l'unico che avesse mia Madre, che é riuscita comunque a trasmettermi la passione per i libri.
Dal diario di Enrico, fuoriescono personaggi eterogenei e ben delineati, a raccontare e insegnare valori quali l'onestà, l'amicizia, l'altruismo. Dall'alternarsi delle lettere dei genitori al ragazzo, dei racconti mensili in classe e della cronaca scolastica, sgorgano come un torrente in piena, gli ideali romantici, patriottici, in un' Italia risorgimentale appena nata. Episodi lontani anni luce dai giorni nostri, che fanno sorridere. Tuttavia, la morale che traspare, può dirsi obsoleta? Leggerlo in età scolare oggi, in piena epoca gormita, sarebbe veramente cosa ridicola? Mah... Magari non avremo “piccole vedette lombarde", e non sono quanti andrebbero “dagli Apennini alle Ande", ma un po' di sani valori non credo facciano male...
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Antigone
Ammetto che ho aspettato diversi giorni, prima di iniziarlo: essendo un testo teatrale, temevo che non mi coinvolgesse.
Come mi sbagliavo...
Finito in meno di un paio d'ore, ha saputo conquistarmi come pochi!
Antigone, dramma tebano di Sofocle, come "Edipo re" e "Edipo a Colono", viene rivisitato in chiave moderna, ma non nella forma, bensì nei contenuti.
L'autrice mantiene la struttura: prologo, parodo, episodi, statismi ed esodo. Tuttavia, nell'opera originale, Antigone sfida l'autorità per dare degna sepoltura al fratello Polinice, morto in una guerra fraticida con Eteocle. La volontà del re, infatti è che si celebri soltanto quest'ultimo.
In questa rilettura, Polinice giace in coma, ed è mantenuto in vita artificialmente. Dalla sepoltura, ci si sposta all'eutanasia. Il re diventa Legislatore. La ribellione di Antigone sfida le leggi umane, mettendo in discussione la linea sottile che separa la vita dalla morte.
Temi molto delicati, trattati in modo mirabile. Un'opera che si è rivelata una vera chicca.
Ringrazio la Redazione per avermi dato la possibilità di assaporare questo testo, che ha già trovato un posto d'onore nella mia libreria.
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Fate piano...
Ringrazio innanzitutto la gentile Redazione per l'opportunità offertami di leggere e recensire questa raccolta.
Quaranta poesie che descrivono l'animo e la crescita dell'autrice. Si parte da quelli adolescenziali, nell'età in cui ci si affaccia all'universo in cerca di verità assolute e dove i sentimenti sono amplificati all'ennesima potenza:
"... Come l'arcobaleno dopo un temporale,
come la quiete dopo la tempesta,
come la gru che demolisce un castello
diroccato,
come l'acqua che restituisce la vita
al giglio appassito
...tu entrasti nella mia vita
per poi fuggire via..."
Piacevole l'ironia de "E' la vita"
"... Non so se
un giorno finirà,
se ci sarà qualcuno
ad applaudire,
non so se il tempo
mai si fermerà
e se il mondo rimarrà
soltanto un palcoscenico.
Per ora... gente...
ripassate il copione
perché la vita continua..."
A mio parere, però, le liriche migliori sono quelle della maturità, nate dai colpi della vita:
"...Verrà la vita e avrà i tuoi occhi,
mi accecherà il sole a mezzogiorno,
mi incatenerà la luce del levante,
sospirerò di gioia un'altra volta.
Col tuo sorriso scoplito mi sveglierò
perché la vita mi guarderà
ed i tuoi occhi mi mostrerà."
Quaranta poesie, quaranta pensieri di una Donna, scritto con la d maiuscola, proprio perché vera, non artefatta, non arzigogolata da liricismi ricercati a tutti i costi.
Se entrate, fate piano...
non disturbate...
leggete con delicatezza...
questa Donna sta condividendo un pezzetto della propria anima...
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Call me Ishmael
Dopo centosessantaun' anni, questo classico della letteratura americana, riesce ancora a stupire.
Contemporaneo di "David Copperfield" di Dickens, e "La capanna dello zio Tom" di Stowe, "Moby Dick" inframmezza pagine enciclopediche sulla vita di una baleniera, a capitoli lirici, al limite del teatrale. Le riflessioni sembrano lunghi monologhi shakespeariani, creando così un'atmosfera di tenebroso romanticismo.
L'io narrante è Isamele, che si presenta già nella prima riga del romanzo. Partendo da personaggio principale, diventa via via un narratore onniscente, in grado di raccontare il viaggio tormentato del capitano Achab, alla ricerca della sua vendetta.
Lo affianca una serie di personaggi, tra tutti Queequeg, figlio di un Grande Capo dell'isola Rokovoko, dal corpo tatutato, e primo ramponiere sulla Pequod, la baleniera.
Le digressioni sono innumerevoli, tuttavia anziché appesantire, trascinano in mezzo all'oceano immenso. Sul lettore che si lascia trasportare dalla narrazione, in quel vasto mondo marino, grava un senso di smarrimento che non termina alla chiusura del libro, ma permane, come un retrogusto un po' amarognolo.
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intervallo
Trentacinquesimo della serie sul celebre commissario, si è rivelata una lettura molto gradevole. Necessitavo infatti di un intermezzo leggero, prima di passare ad altre opere, e ho trovato esattamente quello che stavo cercando.
Questo libro, scritto in 8 giorni, è molto particolare. La voce narrante è quella di Maigret, che si sostituisce al suo artefice, raccontando del suo "incontro" con George Sim, della sua infanzia e del suo lavoro. Il personaggio esce quindi dalle righe, mettendosi sullo stesso piano del proprio autore. Spontaneo, mi viene il parallelo con "Sei personaggi in cerca d'autore" o "Il mondo di Sofia", dove i protagonisti prendono letteralmente vita, cercando e creando un loro spazio vitale che sia fisico e non solo letterario.
Un Pincopallino qualsiasi si ritene molto soddisfatto. Ha fatto una piccola e piacevole pausa, ed ora può in altre faccende affaccendarsi.
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Elogio di Fede
Che dire? Morozzi, dopo aver esordito con "Blackout", thriller ambientato in un ascensore, tesse le lodi di Federica. Si parte dagli inizi, dalla scoperta dell'eros grazie a "L'Azteco, romanzone poderoso", e le sue descrizioni dettagliate di seduzioni ad opera di regine ninfomani. Certo, sono altri anni, in fondo l'autore è poco più che quarantenne, ma ricorda l'emozione di vedere Michela Miti in bikini su una guida tv ("Telepiù" o "Telesette"), e l'impetuoso esordio di Federica che ne seguì.
Direi di fermarmi qua, altrimenti il commento sarebbe più lungo dell'opera. Trentaquattro pagine (trentacinque, contando l'elenco degli altri titoli della collana), nelle quali si "mette a nudo" quello che ogni uomo sa: "...nessuna manina femminile può fare di meglio...". Dà atto però, che "...a ogni regola c'è un'eccezione."
Brevissimo, pressoché un opuscolo, scritto con proprietà e senza volgarità pesanti, è l'ideale per farsi un'idea di quanto sia fenomenale Federica, e cosa ne pensino realmente gli uomini.
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Un Mondo senza narrativium
Un tempo, la conoscenza si tramandava oralmente. Storie che insegnavano come gira il mondo. Pratchett fa proprio questo: racconta la storia di Mondo Tondo. Coadiuvato da Ian Stewart, matematico, e Jack Cohen, biologo, cerca di spiegare l'evolversi del pianeta Terra, partendo dal Big Bang fino alle ipotesi sui confini del nostro universo e su cosa succederà in un futuro remoto. Lettura molto piacevole, anche perché alterna capitoli di "divulgazione" alla narrazione di un esperimento nell'Università Invisibile di Ankh-Morpork, nel quale i maghi si trovano ad esaminare un piccolo pianeta sferico.
Come al solito, la filosofia entra sottilmente a mettere in moto i neuroni:
"... Forse la vita intelligente è nata prima dell'umanità, e forse lo farà di nuovo, quando la civiltà umana sarà soltanto uno strato piuttosto complesso di roccia sedimentaria*..."
e avere la possibilità di osservare la Terra dal punto di vista di Mondo Disco, può far capire quanto piccolo, fragile e solitario sia questo nostro pianeta e come la Vita sia straordinariamente cocciuta a voler esserci, nonostante periodicamente, inciampi in catastrofi che tentano di spazzarla via.
p.s. piccolo refuso a pagina 348. Non compromette la lettura ma è un "inciampo" alla scorrevolezza.
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Poesie salate
Prendo in mano il libro. Lo apro.
Che strano. Le pagine non frusciano.
Fanno un rumore di risacca...
L'odore non è quello dell'inchiostro.
E' salmastro...
E sulle dita, piccoli cristalli di sale...
No, non è un libro magico.
Sono le parole.
Sublimi
"...Perché tu possa ascoltarmi,
le mie parole si fanno sottili, a volte,
come impronte di gabbiani sulla spiaggia..."
Che ti sommergono in un mare sensuale
"...Corpo di donna, bianche colline, cosce bianche,
assomigli al mondo nel tuo gesto di abbandono..."
Per poi ributtarti a riva
"...Chino sulle sere, lancio le mie reti tristi
nei tuoi occhi oceanici..."
Sferzandoti come vento di tempesta
"...Sto segnando da tempo con croci di fuoco
l'atlante bianco del tuo corpo..."
E accarezzandoti come brezza lieve
"...Mi piaci quando taci perché sei come assente..."
Dolcemente
"...Voglio fare con te
quello che la primavera fa con i ciliegi..."
Sfociando alfine in una canzone disperata
"...E' ora di partire. Oh abbandonato!"
Scritto e pubblicato nel 1924 da un ventenne Neruda, "Venti poesie d'amore e una canzone disperata" spalanca al mondo la prorompente e sensuale poesia dell'autore cileno. Le sue dense metafore, l'intreccio di corpi e natura, la passionalità carnale e eccelsa contraddistinguono questo poeta, attivista politico e Premio Nobel.
Chiudo il libro e lo ripongo, mentre piccoli granelli di sabbia rimangono tra i capelli...
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Anche i frullatori hanno un'anima?
Prendete il vostro frullatore. Osservatelo. E' solo uno strumento. Fa quello per cui è programmato. Niente di più. Niente di meno. Ora immaginate che abbia una forma vagamente umana. Immaginatelo fatto di argilla. Ecco a voi un Golem.
Un Golem non è nient’altro che un attrezzo. Eppure Pratchett sconvolge Ankh-Morpork, facendolo diventare protagonista di questo romanzo giallo fantasy-filosofico. Ci sono delitti, c'è un'indagine, c'è una soluzione. Quindi si potrebbe annoverare fra i gialli. I protagonisti però sono gli abitanti di MondoDisco: vampiri, troll, lupe mannare, nane, gargolla... Decisamente fantasy.
Ma a Pratchett non basta. Vuole riflessioni. Inserisce spunti per dibattiti incentrati sulla moralità o sulla religiosità atea:
"-Anche L'Ateismo E' Una Posizione Religiosa-
-Non lo è- esclamò l'Agente Vista- L'ateismo è la negazione di un dio.
-Di Conseguenza E' Una Posizione Religiosa- ripetè Dorlf- In Effetti, Un Vero Ateo Pensa Costantemente A Dio, Anche Se In Termini Di Diniego. Di Conseguenza L'Ateismo Rappresenta Una Forma Di Credo. Se L'Ateo Non Credesse Realmente, Lui O Lei Non Si Preoccuperebbe Di Negare."
Al solito, sir Terry non delude. Il suo stile inconfondibile trascina in un mondo straordinario: il caro, vecchio, MondoDisco.
La sentinella
Che rapporto c'è tra un libro e la sua trasposizione cinematografica? Molto spesso si sente dire che il libro è migliore del film. In certi casi può riportare la trama in modo piuttosto fedele, come "Il Signore degli Anelli" o la serie di Harry Potter. In altri, il film è diverso e può essere migliore, come in "Forrest Gump". Ma cosa accade quando il libro e il film crescono assieme? Questa domanda trova risposta in "2001 Odissea nello spazio". Il seme iniziale fu il racconto di Clarke, "La sentinella", da cui nacque l'idea per il film. L'autore e il regista Stanley Kubrick collaborarono sia alla sceneggiatura che alla stesura del romanzo, facendoli crescere in contemporanea. Il film, autentico capolavoro di arte visiva, viene in qualche modo completato dal libro.
Influenzata dal monolito di natura aliena, l'evoluzione dell'umanità riceve una spinta tale da farle raggiungere lo spazio interstellare. Lo stile è molto pulito e scorrevole e le descrizioni coinvolgenti. L'opera chiarisce molti punti oscuri e alcuni passaggi decisamente criptici del film, facendolo, a mio avviso, apprezzare maggiormente.
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Alla scoperta della Cina
Rileggo, ancora una volta e con immenso piacere, questo libro di Terzani.
Sono passati molti anni dal suo soggiorno in Cina, meta a lungo agognata, conclusosi positivamente grazie all'intervento dell'allora Presidente Pertini. L'analisi di quel Paese, le prospettive, lo scenario internazionale rimangono tuttavia attuali: un regime che ha costretto un'intera Nazione a rinnegare la propria Storia e le proprie origini, si ritrova ora a fare i conti con uno sviluppo fuori controllo. Il comunismo non riesce a dare risposte ai dubbi che si sono creati con l'apertura al sistema consumistico occidentale. E nascono i "nuovi mostri", quali il Tempio di Shaolin, luogo di nascita del kung fu, riaperto come fosse un parco giochi ad uso e consumo dei turisti stranieri, o i restauri di tempi antichi eseguiti usando materiali presi a caso da altre rovine.
Terzani racconta tutto questo non come "ospite occidentale", isolato dal vero tessuto sociale cinese, ma come cinese vero e proprio, riuscendo spesso ad eludere i severissimi controlli a cui è sottoposto. Manda i figli, Folco e Siska, non alla scuola internazionale, ma a quella cinese. Smesso il completo bianco che lo contraddistingue, indossa pantaloni e casacca blu e gira, osservando, commentando, scrivendo. Questo lo metterà nei guai, venendo espulso da quel grande Paese che aveva tanto amato prima, e da cui verrà tanto deluso poi.
Lo stile fluido, la capacità di evocare immagini e concetti, tipici di Terzani, rendono questo libro scorrevole e di pronto approccio. Questo giornalista riesce a sollevare un piccolo lembo del velo imposto al Celeste Impero dal comunismo, mostrando uno spaccato della società cinese ricco di poesia, come l'allevamento dei grilli, ma anche di atrocità, quali il controllo coatto delle nascite.
Povero Frank raffreddato
Gay Talese, giornalista di origini italiane, ci accompagna alla scoperta di personaggi che hanno segnato la Storia, quali Muhammad Alì, Frank Sinatra, Peter O'Toole, Joe Di Maggio, e altri invece sconosciuti, come i valorosi sarti di Maida. Non lo fa col metodo classico del reportage, ma con lo stile che contraddistingue il New Journalism: raccontare i fatti come un romanzo. Ecco che ci si trova a passare una giornata in compagnia di queste celebrità o di questi anonimi, rivivendone i dialoghi, i pensieri, le azioni, quasi senza la voce narrante del cronista.
Lo fa in modo eccellente, facendo emergere i protagonisti così in purezza, da farli sembrare "realmente inventati", senza mai perdere l'oggettività di fronte ai fatti. Il pezzo su Joe Di Maggio è considerato il miglior articolo sportivo mai scritto, mentre quello su Sinatra è tra i dieci articoli più belli mai pubblicati.
Personalmente, quello che preferisco è "A spasso con il mio sigaro": ironico e pungente, dimostra tutta la maestria dell'autore nel raccontare una semplice passeggiata della durata di un sigaro, incastonando abilmente pensieri e riflessioni.
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intermezzo
Devo dire che stavolta Maigret ha un po' deluso un povero pincopallino qualsiasi. In questo caso, dove si hanno tre omicidi, apparentemente opera di un folle, Maigret rimane ai margini dell'inchiesta, per non far torto al suo amico Chabot. E questo proprio non mi è piaciuto: sembra quasi che il silenzio del nostro ispettore serva ad accentuare l'incapacità della polizia di un paesotto di provincia, sottolineandola addirittura con i suoi pochi interventi. Devo ammettere però che l'atmosfera che sa creare Simenon è impareggiabile: la tensione negli abitanti del paese è tangibile. Oltretutto percorre i tempi: si ritrovano infatti delle ronde (che per fortuna non hanno colore...), pattugliare in vece della polizia, considerata in combutta coi signorotti locali.
Forse in questo momento non ho saputo apprezzarlo e credo che lo rileggerò, tanto per vedere se le mie impressioni vengono confermate. A Simenon la si dà sempre una seconda possibilità...
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Morte in persona
Attenzione! ANTICIPAZIONI!
...almeno credo...
In questa avventura nel Mondo Disco, il protagonista è la Morte, intesa non come evento, bensì come entità dotata di personalità. Accade però che qualcuno decreti che la Morte abbia ella stessa un tempo che sta per scadere. La vita ha il sopravvento, venendosi a creare così uno squilibrio che porta al caos totale. Ecco che il mago Windle Poons, che trapassa alle nove e mezza di sera, si ritrova "morto e vegeto", poiché Morte non si è fatta vedere. Inizia così un'avventura parallela: da un lato, in una fattoria molto lontana, arriva uno straniero alto e scuro, abile come mietitore, ma con una tecnica tutta sua, e dall'altra, Windle Poons e una combriccola di strani "non-morti", o "non-vivi" o quello che è, che devono fronteggiare un'epidemia di vitalità che sta prendendo il sopravvento.
Questo romanzo è un'insieme di chicche che spiazzano, lasciandoti interdetto ("Un'altra Morte nascerà dalle menti dei vivi", oppure "...in cosa può sperare il raccolto se non nella cura del mietitore?", e ancora: "...la vita di una persona era solo il nucleo della sua vera esistenza?"). Citarle tutte, significherebbe riportare l'intero libro! La trama stessa poi, ti catapulta in un mondo filosofico che apre la mente come un soffio di aria fresca, e per un attimo ci si sente come Sofia, ne "Il mondo di Sofia" di Gaarder, quando sale il pelo del coniglio e si affaccia sull'infinito: la sensazione di essere di fronte a qualcosa di talmente enorme da non aver confini. Terry Pratchett ci mostra questo spazio, che è anche tempo, dove non c'è passato o futuro, ma un eterno presente in continuo divenire.
Fantastica l'immagine dell'orologio a pendolo, simile ad una lama, ma senza lancette, nell'atrio della casa di Morte, che "ondeggia con un leggero spostamento d'aria, affettando dolcemente sottili strisce di intervallo dalla pancetta dell'eternità". Che dire poi dei due punti di vista sullo scorrere della vita, subito all'inizio, dal punto di vista delle efemere, la cui vita durava un solo giorno, e dal punto di vista dei Pini Contatori, gli esseri più vecchi di Mondo Disco.
Devo dire che, appena terminato questo libro, ho una gran voglia di ricominciarlo e di ritrovarmi con le parole di Azrael: "Ricordo quando tutto questo sarà di nuovo".
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dolce ponte
Ci sono libri che lasciano l'amaro in bocca. Altri hanno il profumo rotondo di spezie lontane. "Un ponte per Terabithia" ha invece il sapore di estati, ormai lontane, passate ad ascoltare storie portate dal vento. Giornate in mezzo ai prati spelacchiati di agosto, mentre settembre incombe col suo carico di scuola, pioggia e noia.
Dieci anni. L'età per l'avventura, i grandi gesti e la pace sancita come ovvia conseguenze dei litigi. Jess incontra Leslie, che riesce a dare voce alla fantasia, la stessa che lui è in grado di immaginare e disegnare.
Assieme regnano su Terabithia, crescendo come solo a quell'età si può fare.
Un dolce racconto che rende onore a Narnia, citata in un paio di occasioni, trasportando nel fantastico mondo che è l'immaginazione.
Per niente stucchevole, caratteri ben definiti e descrizioni che, senza imporsi, immergono chi legge nelle vite di Jess e Leslie, rendono queste pagine molto piacevoli e per nulla scontate.
Chiudendo il libro, il sapore di quelle estati aleggia, come un caro ricordo. Metto in pausa il mondo, e me lo assaporo.
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...Pinco fregato...
ATTENZIONE!
SPOILER!
ANTICIPAZIONI!
non leggete... non ne vale la pena...
... vi avevo avvertito...
Un pincopallino qualsiasi si è fatto fregare...
Passi il fatto che è il primo di una trilogia e che un pincopallino qualsiasi, che ODIA le saghe e lasciare le cose a metà, l'ha scoperto solo DOPO aver acquistato il primo...
Passi il fatto che l'autore, che ha completato il Silmarillion (e di questo, il suddetto pincopallino gliene sarà per sempre grato, in quanto dorme col SdA al posto del cuscino), ha attinto a piene mani dalla fantasia di Tolkien*...
Passi pure che il disegno in copertina è sbagliato, visto che l'unicorno dovrebbe essere rosso...
Ma il cattivo...
MA IL CATTIVO...
MA E' MAI POSSIBILE CHE NON SI POSSA FARE UN CATTIVO FATTO E FINITO? PERCHE' DEVE MANCARE SEMPRE QUALCHE PEZZO!!??
Può essere benissimo che sia un espediente dell'autore per risparmiare una descrizione...
Il cattivo di HP è senza naso: certo, di nasi ce ne sono centomila tipi e la signora Rowling probabilmente non ha voluto imbarcarsi nell'impresa di descriverlo, così lo ha lasciato senza e amen...
Il cattivo di Shannara aveva solo il mantello: anche qui, Brooks lo avrà fatto per risparmiare. Certo, il mantello avrebbe potuto essere in velluto, broccato, di tela, cotone, lino o chissà cos'altro. L'autore lascia ampio spazio all'immaginazione.
Vogliamo parlare di Sauron? Un occhio, senza la persona attorno... Di fuoco. E PER FORZA E' DI FUOCO! L'AUTRE NON GLI HA FATTO NEMMENO UNA PALPEBRA!!! Vorrei vedere voi, senza palpebra! O avete a disposizione una damigiana di collirio o diventa di fuoco, volente o nolente!
Ma il cattivo di Fionavar... ecco...
Insomma...
GLI MANCA UNA MANO...
Perché è senza una mano? Perché gli è rimasta in cantina...
Incatenata...
A parte il fatto che un pincopallino qualsiasi sarebbe anche curioso di vedere una mano monca, incatenata... Come la incateni, se il polso è tagliato?!
MA IO DICO: E' MAI POSSIBILE CHE AL CATTIVO DEBBA PER FORZA MANCARGLI QUALCOSA? GLI MANCA LA BONTA': NON E' SUFFICIENTE?
A favore, mi sento di dire però che l'idea di cinque ragazzi universitari, non bambini, catapultati in un altro mondo e per di più che entrano a farne parte in modo naturale, mi è piaciuta. I personaggi, tanti, sono molto ben caratterizzati. Le descrizioni sono coinvolgenti e dettagliate, ma mai noiose. Un plauso all'autore che è riuscito a far sembrare un libro di 395 pagine, un tomo di almeno il doppio senza appesantire la narrazione.
Ora mi metterò alla ricerca degli altri due volumi, nella speranza che al cattivo mettano almeno un uncino, un cavatappi, una frusta per montare a neve ferma le chiare, insomma che gli sistemino quel moncherino...
*i nani e la montagna; i Priminati, detti anche Luminosi; la Foresta pericolosa; il popolo dei cavalli; gli scagnozzi dei cattivi: brutti, feroci e puzzolenti...
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- sì
- no
quando il terzo mondo era l'Italia
A Marcinelle sono morti 262 minatori, di cui 136 italiani. Il racconto di quel giorno terribile, in quella terra lontana, è affidata a chi è sopravvissuto, alle vedove, agli orfani.
Nessuna domanda. Non è un'intervista. E' lo scorrere della memoria. Lo stile è colloquiale e l'autore non "corregge" la cadenza, ma lascia che le testimonianze siano genuine, rispettando la voce di chi racconta.
Alternate ai ricordi, sono le deposizioni degli imputati e dei testimoni al processo che seguì il dramma.
Traspare la rabbia, l'impotenza e l'abbandono da parte dello stato itagliano, quello con la esse minuscola e con la gi:
"... Non voglio dire che ci hanno venduti allo straniero, non voglio dirlo inquantoché in fondo in fondo sono partito spontaneamente e senza obbligo di nessuno, ma [quelli del governamento, n.d.r.] restano falsi e imbroglioni, bastardi falsi farabutti imbroglioni e minchie di primissima qualità, che loro sicuramente dovevano saperlo dove ci inviavano a morire, nelle vene della sottoterra, e che cos'erano le mine e di quanti ci lasciavano la vita..."
"... Tutte ste genti che si sono dimenticati e la gioventù che non può conoscere quello che abbiamo visto noi là sotto e non possiamo neanche dirlo, quello che abbiamo visto, perché noi delle squadre di soccorso siamo censurati ancora oggi, non possiamo dire quello che abbiamo visto e quello che abbiamo trovato là sotto..."
"...Questa è la storia di un lavoratore italiano che non ha avuto niente da nessuno..."
Il pensiero corre. Corre a mio nonno e a suo fratello, anche loro in miniera in Belgio a cavar carbone, anche loro "a buttare sangue nelle mine". E a mio padre, coi suoi dieci anni di galleria e trenta di fabbrica. E un po' anche a me, che del mio posto di lavoro non rimane che un mucchio di cenere. Ancora oggi, l'altra firma sul contratto spesso non è del "datore di lavoro", ma del "paròn".
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Small Gods
... Alzò gli occhi verso il Dio. "Ci aiuterai?"
"Tu non credi nemmeno in me!"
"Sì, ma sono un tipo pratico".
"E anche coraggioso, a dichiararti ateo davanti al tuo Dio".
"Questo non cambia niente, sai!" rispose Simony. "Non credere di potermi evitare solo perché esisti!"...
Pratchett questa volta ci porta nel mondo religioso di Mondo Disco. Ci presenta piccoli dei, all'affannosa ricerca di fedeli, e grandi dei, annoiati come solo i vip sanno essere. Tra di loro, il grande dio Om, alle prese con qualche "inconveniente tecnico": si ritrova nelle sembianze di una piccola tartaruga, a conversare con il "prescelto", un novizio che non sa leggere e scrivere, ma che sa come zappare come si deve un orto. Om sa che senza fedeli, un dio muore. Ha una città dedicata totalmente a lui, una Chiesa intera di preti, vescovi, diaconi, e dotata della sua brava Quisizione come ogni religione che si rispetti, ma l'unica fede che riesce a trovare è in Brutha. Il viaggio per riconquistare il suo posto nel Dunmanifestin, l'Olimpo di Mondo Disco, sarà lungo. Lungo come un viaggio nella filosofia e nella fede.
Sir Terry va oltre l'umorismo: siamo in piena satira religiosa. Nessun altro tranne questo autore, poteva permettersi di prendere in giro i totalitarismi divertendo e, allo stesso tempo, mettendo in moto il cervello di chi legge.
Dialoghi spassosi con perle di saggezza abilmente incastonate. Situazioni inverosimili cesellate di logica. Una storia rivestita con un'altra storia. dove il lettore viene trascinato in un vortice filosofico costellato di lampi di etica.
P.S. la traduzione del titolo è semplicemente vergognosa...
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Arrestate la Rowling
ATTENZIONE: SPOILER! ANTICIPAZIONI SULLA TRAMA!
Lettura da bambini...
Romanzo per ragazzi...
Adatto ad un pubblico giovane...
Beh! Insomma...
Vediamo un attimo la trama.
Un bambino di undici anni, orfano, vive rinchiuso in un sottoscala dagli zii affidatari.
Già qua, la Rowling sarebbe da denuncia!
Aggiungiamoci un cugino bullo.
Poi mandiamogli una montagna di lettere: una quantità degna del peggiore stalker.
Successivamente sbattiamolo in un faro, in piena tempesta, in compagnia degli amati zii e del caro cuginetto.
Per salvarlo,invece dell'assistente sociale, si manda naturalmente un omone che, a confronto, Mangiafuoco sembra Riccioli D'oro...
Dopodiché lo si manda a scuola, dopo aver fatto il doveroso shopping pre-scolastico.
La scuola! OMAMMAMIA!
Una scuola che, al posto dei soliti alberelli con le aiuole spelacchiate, ha un albero che tira pugni da una tonnellata, degni del migliore Rocky.
Una scuola che ha, come bidello, un incrocio tra Sir Oliver Skardy* e Gollum.
Una scuola dove il concetto di scale mobili è un po' troppo sviluppato.
Una scuola dove insegna Renato Zero**.
Una scuola che, per punirti di aver fatto cose proibite, ti mandano nella foresta... proibita!
Ora: un ragazzino che sopravvive a tutto questo, deve per forza essere un mago.
Ah, dimenticavo: il ragazzino puzza, pure...
Si, perché...
Insomma...
Mi spiego: ci deve essere anche un cattivo, giusto? Altrimenti tutto questo non avrebbe senso.
E il cattivo è così cattivo da aver ucciso i genitori di 'sto povero ragazzino.
Il cattivo...
Ho visto cattivi senza cuore...
Cattivi senza anima...
Pure cattivi senza corpo, ma con solo un occhio...
Ma cattivi senza naso... giuro! E' la prima volta che mi capita!
Certo, può essere una trovata dell'autrice per far star comodo il professore con cui il cattivo divide la zucca. In effetti, credo sia scomodo dormire con un naso sulla nuca!
Si, in effetti può essere una spiegazione plausibile...
Accidenti, ora però rimango nel dubbio: Harry Potter puzza oppure no?
In ogni modo, ecco dimostrato che questo romanzo, visti i temi trattati, dovrebbe essere consigliato ad un pubblico adulto, altro che "Letteratura per ragazzi"!
*Bidello sul serio...
**Piton
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Pentitevi! La fine è vicina!
Sabato finirà il mondo.
Ops! Ho spoilerato di brutto!
Vabbè, ricomincio...
Mettete insieme un angelo e un diavolo, entrambi più umani di quanto credano, alla ricerca di un Anticristo che hanno perso undici anni fa. Aggiungeteci un libro di profezie "belle ed accurate", un esercito di Cacciatori di Streghe, quattro Cavalieri, anzi Motociclisti, dell'Apocalisse, una medium e una Bentley originale tenuta diabolicamente in perfetto stato. Shakerate il tutto, usando Terry Pratchett e Neil Gaiman, ed otterrete l'Armageddon, lo Scontro Finale, il Bene contro il Male, Paradiso vs Inferno...
L'Apocalisse, insomma...
Il libro parte inizialmente lento, almeno per me, per poi continuare in un crescendo di situazioni
"...Sopra il cetaceo c'è un minuscolo oggetto di metallo. Il kraken si distende. E dieci miliardi di piatti di sushi gridano vendetta..."
e descrizioni
"..Morte squarciò il mantello e dispiegò le ali. Ali di angelo. Ma senza piume.Erano ali composte dalla materia stessa della notte, ombre scavate nell'oscurità che si cela sotto il creato, dentro le quali risaltavano poche luci distanti, luci che somigliavano a stelle, ma che avrebbero potuto essere anche qualcosa di totalmente diverso..."
abilmente abbellite da riflessioni che mettono in moto i neuroni:
"...Non vedo cosa ci sia di così fantastico nel creare le persone e poi incavolarsi con loro perché si comportano come persone..."
Terry Pratchett e Neil Gaiman danno la loro interpretazione dell'Apocalisse, in una rivisitazione umoristica, ma non troppo. Con uno stile mai volgare e una caratterizzazione dei personaggi che li fa ricordare anche dopo averlo riposto, questo è un libro che andrebbe letto, se non altro per ricordare quanto questo pianeta ci dovrebbe essere caro.
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the familiars
Ho preso questo libro per la copertina. Era accanto a "Il ragazzo dei mondi infiniti", altro titolo che avevo preso e che mi era piaciuto molto. Così me lo sono portato a casa. E ho fatto bene! La storia è accattivante e mi ricorda un po' "Il prodigioso Maurice e i suoi geniali roditori": il protagonista, un simpatico e astuto gatto che si ritrova a compiere imprese mirabolanti, assieme a due compagni alquanto bizzarri, una rana un po' goffa e una ghiandaia blu. Dovranno salvare i loro "leali", ossia i maghi a cui sono legati, da una potenza malvagia. Il rapporto tra i "famigli", animali dotati di poteri, e i loro "leali" mi ricorda molto Lyra e il suo daimon ("La bussola d'oro").
L'ambientazione, completa di mappa, ti porta in un mondo i cui confini sono segnati da magia. Lo stile è scorrevole, anche se alcune formule magiche sono impronunciabili.
L'avventura termina, ma rimane una porta socchiusa che mi farà tenere d'occhio l'autore, nella speranza di vivere un'altra storia coinvolgente come questa.
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Il defunto signor Gallet
Émile Gallet è morto. La moglie piena di sussiego, il figlio così simile nel fisico, ma dal carattere totalmente diverso, una casa dove è difficile immaginare il defunto nelle sue stanze. Tutti aspetti che stonano con l'immagine del personaggio: lavoro mediocre, viso mediocre, vita mediocre, ma morte inaspettata. Maigret deve indagare, ma non riesce a "mettere a fuoco l'immagine del morto". Questa vita, così piatta, sembra non offrire appigli. Eppure, man mano che la trama si dipana, ecco che gli elementi sono pure troppi. Come trovare il bandolo di questa intricata matassa, è lavoro per Maigret.
Ricostruire, da piccoli e miseri tasselli, la vita di Gallet, per poter capirne la morte e finalmente chiudere il caso. Passo dopo passo, si giunge ad un finale inaspettato che spinge a chiedersi se giudicare mediocre la vita di qualcuno, corrisponda alla realtà.
Quali aspetti, quali ombre possano nascondersi nella vita di un uomo qualunque, dall'esistenza apparentemente banale, può essere cronaca dei giorni nostri. Ciononostante questo romanzo, pubblicato nel 1931, è stato scritto appena un anno prima. Aspetti contemporanei, ma descritti con uno stile mai morboso. Una ricostruzione del caso nella quale il lettore scopre gli "indizi" assieme a Maigret, questo ispettore grande e grosso, dotato non solo di capacità investigative, ma anche di un'umanità che gli permette di "lasciarsi impregnare dall'atmosfera".
Libro coinvolgente, a tratti frustrante, in quanto sembra che, nonostante tutti gli elementi raccolti, non si arrivi da nessuna parte. Ci si ritrova a sbuffare con Maigret, mentre Joseph Moers tenta di ricostruire una lettera ridotta in cenere. Come lui, si scalpita, ci si sente "inutili", mentre il tecnico della Scientifica è intento al suo lavoro certosino. Quando poi ci si ritroverà nella sua casa di boulevard Richard-Lenoir, con accanto la signora Maigret, gli stessi pensieri dell'ispettore ci attraverseranno la mente, e ci chiederemo se anche noi avremmo fatto le stesse scelte.
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SPOILER... o no? boh?
Sessantadue pagine di pura poesia musicata! Leggere queste pagine, magari col sottofondo di Ennio Morricone ("La leggenda del pianista sull'oceano"), è un'esperienza unica.
Non ci si innamora di Danny Boodmann T.D. Lemon Novecento.
Non puoi innamorarti di una leggenda.
Perché lui E' leggenda.
Non puoi essere amico, nel senso classico della parola, di una leggenda.
Perché lui E' leggenda.
Puoi provare solo ammirazione, per una leggenda.
Perché lui E' leggenda.
Nato sul Virginian, piroscafo che fa la spola fra l'Europa e l'America, Novecento deve il suo nome a Danny Boodmann, che lo trovò in una scatola di cartone, all'arrivo a Boston. E sulla scatola di cartone c'era impresso T.D. Limoni, che tradusse in Thanks Danny. Allora decise che avrebbe avuto il suo nome, Danny Boodmann, ma anche T.D. Lemon. Ed era stato trovato il primo giorno dell'anno Millenovecento. Quindi Novecento, da numero, divenne nome. Un nome speciale, per una leggenda speciale.
Crebbe a bordo del piroscafo, incantando tutti con melodie che solo lui sapeva cogliere. Riuscendo ad afferrare note che potevano esistere solo in un mondo magico, la cui chiave era custodita dal movimento delle dita sui tasti del pianoforte.
Monologo teatrale, dove anche le scene vengono descritte, questa di Baricco è un'opera dove la letteratura diviene sinfonia.
Il finale offre spunti filosofici interessanti: "Io, che non ero stato capace di scendere da questa nave, per salvarmi sono sceso dalla mia vita. Gradino dopo gradino. E ogni gradino era un desiderio. Per ogni passo, un desiderio a cui dicevo addio."
Un distacco consapevole, mai doloroso, ma fortemente naturale, dimostra ancora una volta che Novecento E' leggenda.
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