Opinione scritta da carlito86
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IL MISTERO DI AVECHOT
In una serata fredda, ghiacciata e immersa nella nebbia, la macchina dell’agente speciale Vogel finisce fuori strada. Sembra un banale incidente, ma qualcosa non torna. In quella che sembrava essere una buia e monotona serata nel piccolo paesino di Avechot, viene interpellato, in seguito all’incidente, il dottor Flores. Perché coinvolgere uno psichiatra per una banale uscita di strada? In realtà lo scenario che si presenta è tutt’altro che chiaro. L’agente Vogel è in stato confusionale, non ricorda come e perché si trova li ed è cosparso di sangue. Cosa nasconde Vogel? Inizia un interrogatorio da parte di Flores che riporta la vicenda a sessantadue giorni prima quando il paesino di Avechot viene sconvolto dalla scomparsa improvvisa di Anna Lou, una ragazzina del paese, catechista, gli unici numeri sulla sua rubrica telefonica sono quelli di casa sua, gira sempre con la bibbia e con il diario personale nello zainetto.
Vogel era stato interpellato come agente speciale a seguito della scomparsa, aveva condotto l’indagine assieme al giovane Borghi. Abile nel manovrare la stampa e nel creare un caso mediatico, Vogel fa di ogni indizio uno scoop, Avechot viene invaso dalla stampa e dalle telecamere. Le indagini condotte da Vogel portano alla luce una serie di indizi che riconducono al professor Martini, insegnante della scuola frequentata anche da Anna Lou. Una serie di indizi, ma nessuna prova, nessun corpo o tracce di esso, solo lo zaino di Anna Lou viene ritrovato in un canale.
Il caso rimane avvolto dalla nebbia, per settimane, fino all’epilogo finale, ma….di chi è il sangue di cui è cosparso Vogel? Che fine ha fatto Anna Lou?
Romanzo di Carrisi che, dopo aver letto le saghe precedenti, il Suggeritore in primis, ma anche il tribunale delle anime, può sembrare si avvincente, misterioso, ma forse un po’ troppo semplicistico, troppo “facile” in confronto alle precedenti opere. Tale impressione viene sovvertita in un finale incredibile dove si chiude il cerchio in modo inaspettato, come se un sottile raggio di luce delineasse i contorni della vicenda fino ad allora immersa nella nebbia, senza però farne luce completamente.
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I VIAGGI DI GUZMAN
Sul monte Fumo lo scenario è quello della guerra di trincea. Un uomo viene catturato, è un italiano, ma la sua identità e il suo grado sono ignoti: soldato semplice, ufficiale o cos’altro? Jacob Roumann, un medico di origine ebrea a servizio dell’esercito Austriaco, ha il compito di dialogare con lui, provare a farsi rivelare la sua identità, o perlomeno il suo grado. Se questa confessione non avverrà prima dell’alba, il prigioniero italiano sarà fucilato.
Si apre in questo modo un confronto tra il prigioniero e il dottore, un viaggio fatto di racconti, di personaggi e di amori inseguiti. Guzman, perennemente alla ricerca, prima del padre, poi di un amore, Isabel. Un uomo in smoking che accoglieva la morte sul ponte del Titanic fumando un sigaro, Eva Molnar la viaggiatrice, Dardamel, il musicista inventore.
Ma chi è veramente Guzman? Chi è l’uomo che fumava sul Titanic? Ma soprattutto chi è il prigioniero e qual è il suo progetto?
L’Opera di Carrisi si svolge interamente sul monte Fumo, in un ambientazione di guerra e di morte, ma il confronto tra Jacob e Il prigioniero porta a viaggiare: Da Marsiglia a Parigi fino a Brooklyn, talvolta in luoghi quasi magici dove le montagne cantano e a conoscere persone che sembrano frutto di un sogno.
Accattivante, elegante nel suo stile, non il classico thriller stile Carrisi ma ugualmente consigliato.
Interessante la nota finale dell’autore nella quale viene data spiegazione di alcuni avvenimenti storici realmente accaduti inseriti nella narrazione e di alcune date importanti.
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OMBRE A ROMA
Sono le 7.37 del mattino. Un cadavere si sveglia da un sonno profondo. Non sa chi è. Da dove viene? Cosa ci fa li? In una Roma grigia e piovosa Monica, infermiera internista di turno quella sera al pronto soccorso, e Tony, infermiere esperto, si recano in una villa isolata fuori città in seguito ad una chiamata. Provano a bussare, nessuna risposta. Entrano, quello che trovano è un corpo ormai quasi in fin di vita, agonizzante. Monica riconosce in quella villa il pattino a rotelle che apparteneva a sua sorella Teresa, morta sgozzata, caso rimasto ancora irrisolto. L’istinto di vendetta è forte, nessuno avrebbe potuto accusarla di omicidio, l’uomo che uccise sua sorella ormai è in fin di vita e ha una scritta incisa sul petto: “uccidimi”.
Marcus è un misterioso personaggio con un talento spiccato nell’investigazione e nella ricerca. È afflitto da continui dubbi sul suo passato e sulla sua vita. Lui e Clemente, il suo fido accompagnatore, vengono a conoscenza della scomparsa di Lara, una studentessa di Roma. Quando Marcus si reca nel suo appartamento qualcosa non torna; tutto fa pensare ad un allontanamento spontaneo, ma una serie di ANOMALIE spingono Marcus ad andare a fondo alla questione. Lara è stata narcotizzata attraverso lo zucchero, nei sotterranei Marcus scopre la catenina di Lara. La studentessa è stata rapita, esce un nome: Jeremiah Smith, serial killer che rapisce le donne e le sgozza dopo un mese di rapimento. Nessun maltrattamento, nessuno stupro, solo l’ossessione del male.
Sandra Vega lavora alla scientifica come foto rilevatrice. Dal generale al particolare immortala le scene del crimine, fissa i dettagli e li cataloga con rigore scientifico in modo da documentare ogni cosa, ogni aspetto che possa raccontare qualcosa in più, qualche dettaglio che possa portare ad una pista. Dopo la morte di David, suo marito, qualcosa la tormenta, non riesce a spiegarsi il motivo della sua morte, non si da pace. Il tormento arriva al culmine quando Shalber, agente dell’interpol, la contatta per restituirle il bagaglio del marito, dentro il quale Sandra recupera gli ultimi effetti personali lasciati da David prima di morire: 5 foto misteriose e apparentemente inspiegabili, da qui partono le indagini di Sandra volte a far luce sulla morte del marito. Indagini che portano Sandra ad un vecchio cantiere dove un nastro registrato prova che David è stato ucciso in seguito ad una colluttazione, non è stata una fatalità.
L’opera procede incalzante e misteriosa, alternando le vicende di Marcus e Sandra, entrambi personaggi accomunati dalla ricerca, dall’investigazione e dalla volontà di far chiarezza in vicende misteriose e ombrose. Dove si trova Lara? Chi ha ucciso David? Ma soprattutto su cosa stava indagando David di così importante e segreto tanto da farlo uccidere?
Le due vicende, ad un certo punto del romanzo, si incontrano svelando scenari inaspettati, dove la Chiesa assume un ruolo centrale. Tutti i peccati mortali vengono archiviati in una divisione segreta della chiesa cattolica: la Penitenzieria Apostolica, solo pochi ne hanno accesso, quei pochi non si conoscono nemmeno, e solo uno conosce l’identità di quei pochi detentori della conoscenza del male. Proprio quando David viene a conoscenza di questo mondo al confine tra il Bene e il Male, tra la luce e il buio, qualcuno lo mette a tacere.
Il romanzo ha delle ambientazioni precise: le chiese di Roma, una Roma continuamente cupa, grigia, gli scenari desolati di Prjpiat, città cancellata dal disastro di Chernobyl, ormai invasa dalla natura e dai lupi e Praga. Ambientazione che bene si sposa con il tema dell’opera.
Salti spaziali e temporali, il romanzo è caratterizzato da continui flash back, romanzo che dopo il Suggeritore e L’ipotesi del Male, non mi lascia affatto deluso, anzi, una conferma della grande abilità dell’autore. L’unico aspetto critico è la complessità della vicenda che necessita di una lettura concentrata e continuativa, insomma, non è un libro da leggere ogni tanto nei buchi di tempo.
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Impresa impossibile
Mr. Smith è convito di avere brevettato un metodo straordinario per la predizione del tempo. Prende nota delle condizioni atmosferiche dei giorni passati, sentendo le storie della gente, leggendo qua e la. Sapendo il tempo degli ultimi decenni in un dato luogo è convito di prevedere le condizioni atmosferiche che verranno in quello stesso luogo. Mr. Wesson conosce a memoria ogni zona, angolo, corrente, delle cascate del Niagara. Wesson, per sapere che tempo fa domani, guarda il colore del fiume. Ogni quattro mesi sta a letto cinque giorni per riequilibrare gli organi interni.
Due personaggi frutto di un’immaginazione tipica di Baricco, che si incontrano nello scenario delle cascate del Niagara e danno vita ad un incalzante e serrato dialogo. Quando Rachel irrompe nella scena inizia una sfida impensabile, lei è una giornalista in cerca di una prodezza da narrare, qualcosa che nessuno ha mai fatto e mai si sognerebbe di fare, lanciarsi dalle cascate dentro una botte. Chissà se la storia di Rachel riuscirà ad essere tramandata?
Impresa folle, personaggi bizzarri e ambiente onirico, Baricco racconta questa stravagante avventura in forma di copione teatrale, moltissimi dialoghi serrati intervallati da brevi narrazioni. Gradevole alla lettura, ma di certo non tra le migliori opere di Baricco.
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NEL BUIO DI MILA
Chi avesse già letto il “Il suggeritore” conoscerà sicuramente Mila Vasquez, agente specializzata in ritrovamenti di persone scomparse. Persona schiva, segnata profondamente dai traumi passati. Le pareti del suo ufficio, Il Limbo, sono tappezzate di foto; occhi che fissano il vuoto, immagini di persone scomparse ormai da anni, nessuno ne hai mai più sentito parlare, di fatto sono sospese tra la vita e la morte.
Dopo lo sconvolgente caso de “il Suggeritore”, molte cose sono cambiate, Mila è da tempo che non viene a contatto con una scena del crimine fino a quando viene coinvolta nell’indagine di uno strano caso. Un’intera famiglia viene ritrovata sterminata a colpi di fucile. Un singolo colpo, sembra proprio essere un’esecuzione in piena regola. L’autore di tutto questo è Roger Valin, che fino in quel momento era sospeso nel Limbo, nessuno aveva mai più avuto sue notizie fino a quel giorno. Questo è solo il primo di una catena di omicidi.
Gli indizi scoperti da Mila nel corso delle indagini collegano gli omicidi che si susseguono a persone scomparse da anni, esseri del Limbo che ormai erano incastonate nella parete dell’ufficio di Mila che si stanno gradualmente risvegliando dal buio, spinte da una forza oscura; un disegno superiore, un’armata mossa da un regista malefico.
Qual è il progetto che sta dietro tutto questo? Cosa muove e accomuna queste persone?
Dopo aver terminato con positivo stupore “il suggeritore”, ho subito iniziato a leggere “l’ipotesi del male” rimanendo anche questa volta affascinato dal ritmo, dalla tecnica e dalle atmosfere tenebrose e incalzanti disegnate da Carrisi.
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MANIPOLATORE DI ANIME
Ai serial killer è bene assegnare un nome proprio in modo da connotarli come persone reali, e non misteriose entità malefiche, persone che vivono normalmente intorno a noi e appaiono ad una prima vista “normali”. Albert è il nome che il Dot. Goran Gavila assegna ad un misterioso criminale capace di commettere atrocità incredibili.
È una personalità misteriosa, metodologica, spietata. L’esperto criminologo, il migliore nel suo campo, forse, Goran Gavila, e il suo team, deve seguire con attenzione gli indizi che Alber lascia nel corso del suo operato. Si parte con il ritrovamento di sei braccia mutilate cha appartengono a 6 bambine disperse, 6 giovani creature scelte accuratamente secondo uno schema studiato da Albert, un progetto di morte che Albert ha progettato e che Goran e la sua squadra cercheranno di non far giungere a compimento. Ci Riusciranno?
A seguire il caso viene convocata anche Mila Vasquez, esperta in sparizioni e rapimenti di minori, personalità schiva, incapace di provare emozioni, incapace di provare Empatia, incapace di uscire dal suo stato di solitudine interiore, persona oscura, con una storia oscura alle spalle che la segna nell’animo… Sarà lei, con il suo intuito, e anche grazie alla sintonia che si instaura con Goran, a dare una svolta all’intricato caso, a carpire gli indizi che Albert lascia nel corso del suo operato.
Atmosfera lugubre, dark, che non fa altro che rafforzare la vicenda e renderla sempre più coinvolgente e sconvolgente col passar delle pagine. Finale incredibile e inaspettato.
Opera completa, profonda, pazzesca, un crescendo di emozioni. Le tecniche investigative e le indagini condotte nel romanzo sono basate e prendono spunto da tecniche realmente utilizzate, studi scientifici e casi seguiti anche dall’FBI. Tutto questo rafforza e carica la vicenda, la rende reale, vera.
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IL SERIAL KILLER DEL PRINCIPATO DI MONACO
Il Principato di Monaco, perla della costa azzurra, pulsante di ricchezza e di turismo, yacht, locali notturni e bella vita è traumatizzata da un efferato serial killer che uccide con freddezza le sue vittime, ne scuoia il viso, il tutto secondo un rituale ben preciso, un marchio di fabbrica una firma scritta col sangue “Io uccido” in tutti i suoi delitti.
La Surete National, l’organo di Polizia del principato si trova ad dover affrontare una situazione non usuale. Un simbolo di efficienza per tutta Europa, questa volta, il dipartimento del commissario Nicolas Hulot di Montecarlo non sa dove sbattere la testa. Nessuno, così si fa chiamare il serial killer del principato, non lascia impronte, segnali, tracce che possano dire qualcosa di lui. Segue un rituale, una procedura ben precisa: prima di tutti gli omicidi si collega con Radio Montecarlo nella trasmissione di Jean-Loup Verdier e rilascia un’agghiacciante dichiarazione seguita come al solito dalla sua firma “io uccido”, ogni omicidio un annuncio, ogni annuncio un indizio musicale, indizio legato in qualche modo al crimine che commetterà e che nessuno riesce a decifrare.
Cosa spinge Nessuno a commettere con tale freddezza simili orrori? Quale forza lo spinge a privarsi dei volti delle sue vittime e conservali come trofei?
Frank Ottobre è un agente FBI ormai inoperoso da tempo, scampato per miracolo ad una bomba durante il tentativo di cattura di due narcotrafficanti e schiacciato dal rimorso del suicidio della moglie del quale si sente responsabile, si vede coinvolto nella catena di delitti e di tragedie che Nessuno semina sulla sua strada. Sarà lui a condurre le indagini e a scovare, grazie al suo istinto, l’unica traccia che erroneamente Nessuno semina nel corso delle sue esecuzioni. Durante l’omicidio di un riccone e piacente softwarista Giapponese dal passato losco, Nessuno commette un errore nelle sue perfette esecuzioni, uno spiraglio di luce nel quale Frank e il suo caro amico Nicolas del dipartimento di Montecarlo si buttano per cercare di esplorare cosa nasconde il buio di Nessuno.
La catena di omicidi che distrugge una comunità abituata solo a eventi mondani e casinò, il dramma di un suicidio che rimane infossato nella mente di Frank e non gli permette di vivere, un generale, consigliere del presidente degli Stati Uniti, che si vede uccidere la figlia e vuole a tutti i costi farsi giustizia da solo. Faletti utilizza un tema classico di un opera di questo genere: caccia ad un serial killer, ma crea un ottimo intreccio in cui vicende parallele si intersecano, i personaggi sono originali e ben delineati e lo stile narrativo è incalzante.
Piacevolmente stupito da un’opera iniziata senza particolari aspettative.
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COLORI E MALINCONIA
La vita di una giovane coppia, Nora e suo marito, viene segnata dalla triste perdita della domestica, la Signora A., che dopo una lunga e sofferta malattia lascia la vita dei due giovani.
Questo evento rompe l’equilibrio di una coppia che vede acuirsi i piccoli problemi quotidiani e perde un importante punto di riferimento.
La terza opera di Giordano è un semplice spaccato di vita di due giovani personalità unite ma incompatibili, che affrontano la quotidianità fatta di incertezze, dubbi sul futuro lavorativo del marito, cenette in pescheria e la signora A., sempre presente, un punto fisso, anche per il figlioletto Emanuele che rimane deluso nel non vederla alla fine della recita della scuola.
118 pagine scritte con stile in modo raffinato e gradevole, fantastiche le analogie scientifiche che Giordano utilizza per descrivere l’incompatibilità dei due umori; due colori “insolubili l’uno nell’altro”; “dall’emulsione iniziale degli umori si producono degli strati. L’esuberanza di Nora e la mia malinconia.” Aspetto negativo è la monotonia del romanzo e l’assenza di accelerazioni e cambi di ritmo a livello di contenuto.
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IL GIOVANE DEKI
Deki è un giovane di Belgrado che vive con la sua famiglia nei palazzoni del 62° nord. Quella descritta da Nikola Savic è una Belgrado profondamente segnata dal regime: disagi sociali, spinte emigratorie, lotte tra giovani di quartieri “rivali”. La casa di Deki è più un buco di pochi metri quadri condiviso con la madre, Sve, il padre e la nonna. Frequenta la scuola media ed è sveglio e intelligente, forse un po’ troppo sensibile alle punzecchiature antipatiche dei ragazzi della sua età, che lo porteranno in diverse occasioni a immischiarsi in risse e zuffe e a rischiare il riformatorio.
Vita migliore racconta, in modo asciutto, sincero e incalzante la vita di Deki l’”indiano”, così lo chiamano. Le sue scorribande con i quartieri vicini con gli amici Scabbia, Mihailo e gli altri, il trasferimento a Venezia per seguire il lavoro del padre e il ritorno, le sue prime esperienze di sesso… Il tutto nella cornice di una Belgrado degradata dalla guerra, con i colpi d’arma da fuoco sullo sfondo e dove i giovani girano d’estate con i maglioni per nascondere le armi.
Il giudizio sul libro è positivo, la narrazione e lo stile sono spigliati e coinvolgenti e riescono a dare una visione molto interna, originale e genuina di una situazione critica qual è la Belgrado dilaniata dalla guerra. Ugualmente positiva è l’opinione che ho di Masterpiece, di cui Savic è il vincitore e grazie al quale ha potuto pubblicare il libro. Un talent show non semplice da strutturare e originale (il primo in assoluto sulla scrittura) che permette l’espressione e dà opportunità ad un talento non comune. Ammetto di essere influenzato positivamente anche dalla stupenda ambientazione di Torino, nella quale vivo e ne sono molto affezionato.
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Il giovane James
James Dunfour Sveck é un giovane neodiplomato di New York che lavora presso la galleria d'arte moderna di sua madre. Fuori dal comune, disadattato, lontano dai conformismi della società globale, James vive in una situazione famigliare complessa con un padre pressoché assente, una sorella che lo ritiene un pazzo, e una madre sfortunata nei matrimoni che ha appena lasciato il suo nuovo compagno dopo la luna di miele. Non ha assolutamente intenzione di andare all'università, a lui non piacciono gli ambienti con troppe persone o per lo meno quel tipo di persone. La sua condizione psicologica lo porta, nel corso della sua vita, ad assumere comportamenti folli che inevitabilmente lo esulano dalla società. Gli appuntamenti settimanali con la dottoressa Adler, mettono James di fronte alla sua condizione e lo portano ad aprirsi, seppur in modo intimo e personale. E consapevole della sua condizione, ma la difficoltà nell'esprimerla lo portano a complicare e a rendere inaccessibili i rapporti con gli altri. La sua omosessualità, anch'essa inespressa, lo porta ad incrinare i rapporti con il gestore della galleria d'arte dove lavora e di conseguenza a degenerare il rapporto, già labile, con la madre. L'unico riferimento solido è la nonna, Nanette. Le cene e le chiacchierate passate nella sua casa di Hartsdale sono per lui un sospiro di sollievo dal soffocamento della società e dalle oppressioni dei famigliari che continuamente gli chiedono spiegazioni e motivazioni. Da sua nonna arriva comprensione ma anche dolore. Dolore che porteranno finalmente James a prendere decisioni importanti.
Opera scritta in modo fluente e brillante. Dialoghi incalzanti e introspettivi pitturano personaggi interessanti ai quali ci si affeziona.
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TRE INCONTRI...
Tre incontri in tempi diversi tra un uomo e una donna in un albergo.
Incontri molto particolari con un filo conduttore: l'alba. Alba che costituisce una
sorta di svolta nella vita dei personaggi descritti. Un incontro apparentemente casuale
nel cuore della notte tra una donna e un costruttore di bilance di precisione, un portiere
di notte di un albergo che aiuta la fuga di una ragazzina inseguita dal fidanzato in collera e
una poliziotta quasi in pensione che porta in fuga un ragazzino che si è visto perdere
i genitori in fiamme in casa propria. Come sempre la capacità narrativa di Baricco e il
suo talento nel "pitturare" personaggi particolari rende tre volte all'alba un libro
piacevole da leggere, pur non essendo questa la sua più grande opera. Si sarebbe
potuto sviluppare maggiormente l'intreccio tra i personaggi e ricordi che li collegano.
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ANCORA UNA GRANDE OPERA DI BARICCO
Quale sarà il mistero di Jasper Gwin? Solo alla fine, grazie alla passione e alla dedizione di Rebecca, si potrà capire. Un personaggio tanto fantastico quanto incomprensibile, abbandona la sua attività di scrittore per iniziare un nuovo viaggio non ben definito dove la scrittura assume significati mai conosciuti e mai esplorati. Andare a spiegare in maniera più dettagliata l’idea di Mr Gwin sarebbe come togliere il gusto della lettura a chi andrà a leggere il libro. Libro dove si costruisce un mondo nel quale Mr. Gwin si estrania dalla sua vita di scrittore londinese che cerca ispirazione passeggiando per Regent’s Park, e si tuffa in un’attività nuova, in una stanza illuminata di una luce innocente e graduale da lampadine costruite a mano da un vecchietto di Camden Town.
È un altro personaggio inimitabile di Baricco, che scrive un libro che parla di libri, che non sarebbe neanche giusto definire tali, e di un rinnovamento intellettuale di uno scrittore, o meglio, di un intellettuale che legge le persone.
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