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Religione e spiritualità
 
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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    31 Gennaio, 2015
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LA VERITA' CI RENDE LIBERI


Ho letto diversi libri di Socci. Ho acquistato questo libro d’impulso, ero già alla cassa con le braccia cariche di “tesori”, quando con la coda dell’occhio lo vedo, mentre il commesso comincia a battere lo scontrino, il nome Socci, fa scattare la molla, ed ecco che “Non è Francesco” viene aggiunto al mio ricco bottino.
Non avevo davvero idea del contenuto esplosivo del libro, immaginavo parlasse di San Francesco addirittura, ma un’ osservazione più attenta della copertina con la Cupola di San Pietro colpita da un fulmine, ha dato l’esatta prospettiva al contenuto.
Se cercate nella rete, questo libro ha incendiatogli animi e agitato le acque, come non succedeva da tempo per un libro…
Non dimentichiamo che Socci è un giornalista, anche bravo, quindi non aspettatevi un romanzo, ma un resoconto dettagliato di testimonianze, documenti, parti di discorsi citati, che avvalorano la tesi secondo cui, il Papa attualmente in carica, non è il Vicario di Cristo sulla terra.
La parte che ha fatto più scalpore risulta essere quella inerente al fatto che Bergoglio, non sia stato eletto seguendo scrupolosamente le norme che regolamentano il Conclave. Ma questa, non è la parte a mio avviso più importante, bensì ,tutte le preziose informazioni che vengono citate in merito al fatto che Benedetto XVI sia ancora in Vaticano con il titolo di Papa emerito, risultano essere di gran lunga più interessanti.
Anche informazioni non così facili da reperire, quali il percorso di studi di Bergoglio, davvero inusualmente esigui, se lo paragoniamo allo stesso Benedetto XVI, Giovanni Paolo II, Paolo VI ecc., le Regole a cui promettono obbedienza i Gesuiti, da cui lui proviene, che sono diametralmente opposte alla carica pontificia, certe dichiarazioni veramente scandalose e comportamenti altrettanto fuori luogo assunti dallo stesso “Vescovo di Roma”, danno voce a dubbi e perplessità di tanti cattolici che potrei definire conservatori.
A mio avviso la Chiesa, non deve stare al passo con i tempi, nel senso che deve adeguarsi e avvallare, le multiformi tipologie di famiglia, relazioni, comportamenti ,che nel nostro momento storico sono davvero sotto gli occhi di tutti, ma restare salda sui principi che ne segnano le basi.
Il peccato non esiste più, come non esiste più il doversi pentire e confessare. Gli uomini hanno l’illusione di potersi considerare come Dio. Il desiderio e le azioni compiute, sono volte ad abbassare la sacralità di Dio al nostro livello, snaturandone gli insegnamenti, banalizzando i dogmi. Così l’uomo non deve più mirare a lodare e seguire Dio, ma è Dio che viene abbassato al nostro umano,davvero in alcuni casi malato e incoerente, è Dio che deve adeguarsi ai nostri capricci, come qualsiasi prodotto consumistico.
Socci ha detto a chiare lettere quello che sta succedendo nella Chiesa, quello che Bergoglio sta compiendo alla Chiesa, non posso che ammirare il suo coraggio, non posso non affermare che ha dato voce a molte perplessità che sono sorte nel mio cuore, nell’ ascoltare discorsi, vedere comportamenti e azioni di questo “Papa”. Nella parte finale del libro, lucidamente il giornalista afferma che molto probabilmente questo libro avrebbe segnato il suo suicidio professionale, ma non può tacere su determinati fatti… “La verità ci rende liberi”.
In un Occidente che si fa grande nel concedere ai propri abitanti la libertà, anche la voce di Socci ha tutto il diritto di esserci, di essere ascoltata, di portare a riflessioni. Non mi sembra un atteggiamento volto alla libertà di espressione, il fatto di mettere alla gogna un libro ed uno scrittore, perché di certe cose non si può parlare apertamente, ma solo sussurrare dietro porte chiuse.
Socci ha dato voce anche a tanti Sacerdoti che vivono nello sconcerto di ciò che dice e fa Bergoglio, non dimentichiamolo.
Chi crede, chi si affida, sa che ciò che sta accadendo è solo il frutto di ciò che deve compiersi.

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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    31 Gennaio, 2015
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BUONA SOLO L'IDEA

L’idea è apprezzabile, scrivere una storia con un protagonista che, in base alle scelte fatte, ha davanti a sé infinite possibilità di vita.
Una partita a scacchi con un anziano con i capelli candidi ed occhi neri penetranti, apre la vicenda… Uno sconosciuto per Stefano, eppure il ragazzo ne è stato inspiegabilmente attratto. Le mosse lente e misurate vengono intervallate dalle riflessioni del vecchio:
“ Sai il filosofo indiano che ha inventato questo gioco, intendeva insegnare a meditare su ogni mossa, nel gioco come nella vita, perché una volta effettuata una scelta non se ne possono annullare gli effetti, non si può tornare indietro sperando di trovare la situazione immutata.”
Ed ecco che Stefano brillante giovane, campione di tennis, conosce Lilly la ragazza ideale: dolce, bella, sensibile, innamorata. La scelta per Stefano diventa imperativa, interrompe definitivamente la relazione con Regina, ragazza appariscente, attratta dal denaro e dalla vita facile, e si dedica a coltivare la sua relazione a distanza con Lilly.
Il sogno dura un’istante… Uno schianto mortale manda in frantumi il futuro dei ragazzi. Lilly muore tragicamente.
Il desiderio dell’autore è quello di presentarci le diverse possibilità che ha Stefano davanti a sé. Lo vedremo nei panni dell’attore, del barbone, del campione osannato, del suicida. Ma Fabrizio La Rosa riesce davvero a creare i presupposti per farci viaggiare in mondi paralleli senza scossoni e confusione?
Ahimè direi proprio di no. Il personaggio di Stefano non ha la profondità richiesta per scalare vette così alte, un libro di 287 pagine, non riesce certo a soddisfare il palato e curiosità del lettore. Come non reggono i dialoghi, davvero banali e scontati, come non reggono i vari escamotage trovati per cambiare rapidamente e bruscamente prospettiva.
Inoltre non so come spiegare, ma il racconto è avvolto da una cappa lugubre, pessimistica, impalpabile in alcuni punti, ma non assente, che pesa sulle spalle del lettore e rende il personaggio di Stefano davvero poco godibile.
Sorprendente invece la trovata finale, che riscatta in parte, la debolezza delle vicende e dei personaggi.
Lo stile di scrittura come già accennato è molto semplice, apprezzabile quindi, l’idea di partenza, meno lo svolgimento della stessa.
E poi, datemi un senso logico alla copertina, da storia ideale all'infanzia.....

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La scelta al possibile lettore....
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Gialli, Thriller, Horror
 
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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    04 Gennaio, 2015
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HARRY BOSCH INOSSIDABILE!

Nuovo thriller della serie dedicata al detective Harry Bosch, che non delude. Giusta dose di suspance, personaggi credibili, storia avvincente, ricca di avvenimenti in successione che tengono desta l’attenzione del lettore. Lo stile di Connelly è riconoscibile, la sua penna sapiente. Cosa si può chiedere di più ad un thriller che si rispetti?
Ma veniamo alla trama…
Il detective Bosch ed il suo collega David Chu, fanno parte del nucleo investigativo – Unità Casi Irrisolti – di Los Angeles, sono la sesta squadra che compone il team, alla quale vengono affidate le indagini più delicate, per le quali è richiesta molta esperienza. Nell’UCI vengono presi in esame tutti i casi per i quali non è mai stato identificato un colpevole e riesaminati utilizzando le ultime tecniche di laboratorio, per trovare e dare un nome a tracce non identificate nelle indagini risalenti fino a cinquant’anni prima.
Ecco che a ridosso della vacanze natalizie, come fossero strenne, vengono distribuite alla squadra ,buste provenienti dal laboratorio della scientifica con nuovi indizi investigativi riguardanti vari casi irrisolti.
Bosch deve trovare spiegazioni in merito al motivo per cui, per l’omicidio di Lily Price diciannovenne, avvenuto nel 1989, risulta che una traccia di sangue isolata sul collo della giovane, trovi riscontro con le caratteristiche del dna di un condannato per reati sessuali che all’epoca dell’omicidio sembra avesse solo otto anni. Possibile che un bambino sia da ritenere responsabile di un così violento crimine? Possibile che il laboratorio abbia sbagliato nell’esaminare il campione? Il rischio nel diffondere una notizia simile è che vengano messe in discussione, dagli avvocati della difesa, innumerevoli condanne ottenute seguendo le procedure in uso. Bosch intende fare chiarezza, ma soprattutto affidare alla giustizia il colpevole. Con la solita energia e caparbietà inizia l’analisi delle prove..
Appena i detective iniziano a prendere in esame i documenti del loro “caso freddo”, Bosch viene incaricato, su richiesta di un politico, con il quale in passato ha avuto più di uno scontro, di indagare sulla morte del proprio figlio, avvenuta in circostanze dubbie. Si tratta di omicidio o di un suicidio?
Bosch si trova impegnato in due indagini delicatissime, come un funambolo deve districarsi, tra le pressioni dei superiori dovute agli aspetti politici di un caso, alla possibilità, nell’altro caso, di mettere in luce pecche ed errori nella raccolta e gestione delle prove.
Non manca l’aspetto personale di padre di un’adolescente, spesso lasciata sola per seguire i propri casi, non mancano riflessioni sulla prossima prospettiva della pensione, che da un lato viene auspicata, ma dall’altro c’è il tentativo di procrastinarla il più a lungo possibile, non mancano nemmeno incomprensioni con il collega Chu.
Che dire di più! Connelly non delude, e Bosch, nonostante l’avanzare del tempo non perde lo smalto, come altri personaggi “storici”,che ormai fanno parte dell’immaginario dei molti appassionati del genere, anzi, come un buon vino, diventa più pregiato e prezioso e non diventa aceto.

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Assolutamente consigliatissimo a tutti gli appassionati del detective Bosch, ed anche a chi volesse farne la conoscenza, con il consiglio di iniziare dal primo libro della serie dedicata a questo personaggio incredibilmente forte.
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Letteratura rosa
 
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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    03 Gennaio, 2015
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TIEPIDO ED INSIPIDO

Una storia breve (235 pagine), non particolarmente originale, in quanto il tema centrale, riferito alla corrispondenza tra l’autore di libri Jack Cooper, e la lettrice Eve Petworth, richiama a brevi letture precedenti (es: le ho mai parlato del vento del Nord) , che hanno in qualche modo sdoganato, la nascita di rapporti sentimentali esclusivamente “virtuali”.
La corrispondenza ahimè, non occupa gran parte del libro, facendo partecipe il lettore dell’evoluzione sentimentale del rapporto. Brevi e sporadiche lettere o e-mail, coronano lo scambio tra Jack ed Eve, lasciando me come lettrice, totalmente insoddisfatta, in merito alla nascita di un sentimento profondo e sincero tra i due. Anzi ,la storia si articola su binari paralleli, narrando quanto sia insoddisfacente, per ragioni differenti, la vita di entrambi i protagonisti.
Altro “filone” molto di moda oggi è quello riferito alla cucina. Motivo principale dello scambio epistolare tra i due, si può riassumere in un vicendevole passaggio di ricette, sia della tradizione familiare, che del luogo di appartenenza territoriale.
L’incontro accennato a Parigi, mi viene da dire, solo una chimera. Come sempre il titolo in italiano è un vero e proprio “flop”. Il titolo originale è “That part was true”, che tradotto letteralmente significa “che parte era vero”, non ha nessun attinenza con ciò che è stato scelto per l’Italia.
L’unica nota di originalità è data dalle ultime pagine…. Una parte subito precedente al finale, lascia il lettore con una punta di delusione, parzialmente cancellata da finale vero e proprio, che lascia percepire un futuro…
Non aggiungo altro alla trama….
L’autrice ha già scritto libri di saggistica oltre che reportage ed articoli vari, questo è il primo romanzo. Lo stile è semplice e scorrevole, altrettanto i dialoghi ed il lineare dipanarsi della storia. Non si sbadiglia leggendo la storia di Eve e Jack, ma , a mio parere, non se ne rimane per nulla stregati. Un romanzo che al termine della lettura si dimentica in fretta, qualche ricetta degna di nota nelle pagine finali, forse da ricopiare, ma nulla di più… I personaggi rimangono racchiusi tra le pagine, il cuore non sobbalza, la mente non galoppa alla ricerca di possibili evoluzioni della storia.

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Romanzi autobiografici
 
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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    21 Dicembre, 2014
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DIO E' AMORE


Perché ho letto questo libro? Non per avere prove dell’esistenza di Dio, dell’Aldilà, per quello ho la fede che mi permette di credere; semplicemente perché amo leggere di esperienze, che si avvicinano e toccano con mano quello in cui credo. E’ un modo per riflettere, per meditare, per vedere quanto Dio è grande.
Cos’ha di così speciale questa storia vera, in relazione ad innumerevoli altre esperienze di NDE (Near Death Experience) ?
Innanzitutto il soggetto a cui ciò è capitato… Eben Alexander, che, cito testualmente, è un affermato neurochirurgo e, da quindici anni, anche professore alla Harvard Medical School di Boston.
Attenzione a ciò che dice questo stimato professionista: “quando caddi in coma, ero un medico laico che aveva trascorso tutta la sua carriera in alcuni dei più prestigiosi istituti di ricerca al mondo, cercando di capire le connessioni fra cervello umano e intelligenza cosciente. Non che non credessi nella coscienza. Rispetto alla maggior parte delle persone, semplicemente, ero più consapevole della sconcertante improbabilità meccanica che esistesse come fenomeno indipendente, che addirittura esistesse!”
Dopo ciò che ha vissuto: “ lungi dall’essere un insignificante sottoprodotto dei processi fisici ( come pensavo prima della mia esperienza), la coscienza non soltanto è molto reale, ma è più reale del resto dell’esistenza fisica, e molto probabilmente ne costituisce la base.”
“Il predominio del metodo scientifico basato esclusivamente sul regno fisico da quattrocento anni a questa parte, presenta un problema sostanziale: abbiamo perso il contatto con il profondo mistero al centro dell’esistenza, la nostra coscienza. Per tutte le conquiste della civiltà occidentale il mondo ha pagato un caro prezzo, a scapito della componente più importante dell’esistenza: lo spirito.”
Questa è semplicemente musica per le mie orecchie! Leggere di una conversione così bella, così profonda, di una persona totalmente e profondamente convinta dell’esistenza solo della materia, è veramente sorprendente. Il Signore opera davvero grandi miracoli, tutti i giorni, continuamente, tenta di farci comprendere quanto siamo amati, quanto tiene a noi, quanto ci vuole con Sé.
Improvvisamente, senza nessuna avvisaglia all’età di 54 anni, il dottor Alexander, viene colpito da una forma rarissima di meningite batterica, che nella maggioranza dei casi porta al decesso, oppure la persona guarisce, con gravissimi postumi cerebrali, che non permettono certo di tornare a svolgere una vita normale. In realtà, l’uomo guarisce sorprendentemente, svegliandosi dal coma dopo sette giorni, con tutte le funzioni cerebrali indenni.
Non voglio dilungarmi a descrivervi cosa ha vissuto Eben, nei sette giorni in cui la sua corteccia cerebrale ha smesso totalmente di funzionare, lascio raccontare a lui, attraverso le pagine che ha scritto, cosa è avvenuto, credetemi è riuscito a farlo in modo eccellente.
Lo stile di scrittura è semplice, per quanto riguarda il racconto di sé, diventa un pochino più articolato e “difficile”, quando il medico, doverosamente, spiega determinati processi a cui sta andando incontro il proprio cervello, con termini propri della sua professione. Ma questo risulta davvero di basilare importanza, per comprendere in pieno la persona ,che cambia radicalmente i presupposti fondamentali della propria vita.
“.. considero mio dovere, non solo come uomo di scienza, e quindi ricercatore della verità, ma anche come medico dedito ad aiutare la gente – far sapere al maggior numero di persone che quello che ho vissuto è vero, reale e di straordinaria importanza. Non soltanto per me, ma per tutti.”
Grazie Eben per avere dato la possibilità di condividere la tua esperienza con tantissime persone, grazie per questo ampio respiro sulla vita che sarà… Ho davvero vissuto un’esperienza meravigliosa leggendoti.

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Tutti, non per esserne convinti, ma per poter riflettere.
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Romanzi
 
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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    13 Dicembre, 2014
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PROBLEMA CULTURALE?

Al termine della lettura, mi sono subito detta che avrei dovuto leggere questo romanzo, chiudendo fuori dalla porta la mia cultura, il mio “sentire” mediterraneo, il mio vissuto, e forse, dico forse, sarei riuscita ad apprezzare maggiormente il libro.
L’ autrice propone il tema del viaggio inteso, come rinascita, cambiamento, maturazione, introspezione. Il titolo in italiano l’ha scelto proprio lei, perché le donne sanno vivere da sole meglio degli uomini.
Ciò che ho percepito durante la lettura è questa grande distanza, legata al “comune sentire”. Gli islandesi, così come la terra che li ospita, brulla, fredda, poco luminosa, sono molto essenziali, molto pratici, abituato a vivere in una terra con pochi colori, odori, sapori.
La protagonista, che è anche l’io narrante, rappresenta in pieno questa caratteristica.
Giovane donna di professione traduttrice, viene lasciata dal marito per un’altra, per giunta in dolce attesa, così improvvisamente, senza nessun segnale premonitore. Mi stupisce il perfetto aplomb, con cui viene digerita e metabolizzata questa notizia. La protagonista, non solo accetta senza troppe domande, la situazione, senza versare troppe lacrime, ma addirittura smantella senza battere ciglio il “nido coniugale”, permettendo al marito di entrare nel proprio letto anche le settimane successive all’abbandono. Il tutto infarcito da uno humor tipicamente inglese, con oche investite e cucinate e quant’altro….
A questo punto, ho già cominciato a storcere il naso……
Lo stile di scrittura utilizzato è abbastanza telegrafico, nessun analisi psicologica particolarmente approfondita, vaghi accenni all’infanzia della protagonista, che risultano abbastanza ermetici, che poco hanno a spartire con la trama in sé.
La parte più piacevole è quella legata al viaggio che intraprende l’autrice, con il figlio Tumi della migliore amica in gravidanza, ricoverata in ospedale.
Del bambino sappiamo solo che ha quattro anni, è ipovedente con grossi occhiali, e sordo, peccato che viene dipinto con grandi apparecchi acustici ( a cosa gli serviranno? Mi chiedo..), fisicamente molto gracile, e non particolarmente espansivo.
Lo scopo è quello di tracciare un percorso, non solo legato allo spostamento fisico dei due attraverso l’Islanda, ma un evoluzione psicologica, emotiva, che l’autrice non riesce in pieno a tratteggiare.
Non so se il grande divario culturale, gioca un ruolo di primo piano in questo, o se proprio l’autrice non ha sviluppato i concetti.
La storia procede lenta e ripetitiva, vi sono alcuni passaggi davvero poetici che risvegliano l’attenzione del lettore tipo: “Poco prima di mezzogiorno, il mondo solleva la sua coperta nera e il sole fa la sua entrata in orizzontale attraverso la finestra, una striscia rosa finissima, come la linea sottile sulla palpebra di una donna addormentata”.
Non vi pare bellissima? Peccato che sono poche le frasi così piacevolmente dipinte disseminate tra le pagine….
Il finale poi risulta troncato. Nessun punto di arrivo, né fisico, né emotivo, tanto da ritrovarsi ad esclamare: “ E adesso?”
Le ultime trenta pagine circa, sono dedicate alla spiegazione di ricette di pietanze menzionate nel romanzo, ma attenzione! All’inizio l’autrice scrive anche:” Le descrizioni di certi piatti sono talmente generiche che non esiste oggettivamente alcuna possibilità di interpretarle, né di ricavarne ricette fattibili.”
E allora? Perché riempire pagine e pagine di parole, che alla fine non servono a nulla? Perché non scrivere una trama più articolata e soddisfacente, invece di fossilizzarsi nell’utilizzare “orpelli” senza arte né parte?
Vi sfido a leggere il libro per poter leggere un’altra opinione.

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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    08 Dicembre, 2014
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SE SOLO LE AVESSI TELEFONATO....

L’idea che ha permesso all’autrice di scrivere questo suo romanzo d’esordio, nasce da diverse riflessioni scaturite dopo la visione di una puntata dell’Oprah Winfrey Show, nella quale è stato affrontato un fatto di cronaca davvero terribile ( purtroppo avvenuto anche nel nostro paese).
Una mamma lavoratrice, stressata ed oberata di impegni, dimentica la figlioletta in auto andando al lavoro. Dopo otto ore, viene ritrovata la piccola priva di vita all’interno dell’abitacolo dell’auto, surriscaldata dalla caligine estiva.
L’autrice, fisioterapista a tempo pieno, mamma di tre figli, non fa fatica a pensare in cuor suo, che un errore terribile, può essere in agguato dietro l’angolo della vita di ogni persona, oberata di impegni, di problemi….
Ci sono parecchie donne che devono davvero fare i salti mortali durante la loro giornata, per riuscire a conciliare la gestione della casa, i figli, il lavoro, gli imprevisti… Così come succede a Lisa.
La protagonista ha una famiglia numerosa, il marito Joe tassista, lei costretta a lavorare per far quadrare il bilancio familiare, gestisce un canile sempre sovraffollato di animali abbandonati, con la grande difficoltà di trovare fondi per poter far fronte alle numerose spese di gestione.
La migliore amica, e compagna di classe, della figlia Sally, Lucinda, è figlia di una coppia benestante che gestisce diverse residenze per vacanzieri. La madre Kate è casalinga, e agli occhi di Lisa, è una donna perfetta. Sempre in ordine, con una bella ed ordinata casa, sempre puntuale, con due figli seguitissimi sia nell’ambito scolastico che extra-scolastico. Mai stressata o stanca, mai una lamentela per qualche disattenzione o imprevisto mal gestito.
Lisa si sente inferiore, si sente inadeguata e non in grado di emulare cotanta perfezione ed equilibrio.
Accade così l’imprevedibile. Una mattina Sally, per un lieve malessere non va a scuola, peccato che lo stesso giorno, Lisa dovrebbe prendere anche Lucinda all’uscita di scuola e portarle entrambe a casa per svolgere una ricerca, ma se ne dimentica. Il giorno dopo, Lisa apprende che Lucinda è scomparsa.
Come in tutti i piccoli centri, la tragedia del singolo diventa interesse collettivo. Partono ricerche nella zona ad opera dei padri, che affrontano il gelo notturno senza remore. Lisa cerca in tutti i modi un segno da parte di Kate e dei suoi familiari, che le permetta di perdonarsi la distrazione e disattenzione fatale.
Passano i giorni ma di Lucinda nessuna traccia… Contemporaneamente spariscono altre due ragazzine, con caratteristiche fisiche simili… Possibile che la giovane sia rimasta vittima del pedofilo che sembra aggirarsi nella zona?
Zone non chiare vengono pian piano alla luce…. Non tutto è ciò che sembra. Mi viene da dire: “cara Lisa, non è tutto oro quello che luccica!”
L’attenzione del lettore viene tenuta viva da una scrittura fluida, da una trama movimentata al punto giusto. Non un thriller nel vero senso del termine, in quanto l’attenzione non è focalizzata sul rapimento e stupro di ragazzine, ad opera del pedofilo seriale di turno, ma sulle dinamiche familiari che ruotano intorno a queste tragedie; sul fatto che al dolore ed alla disattesa dei propri sogni, ogni donna reagisce in modo differente. Non sempre quello che ci appare idealmente perfetto, lo è davvero. Spesso siamo così focalizzate sul nostro quotidiano, sul nostro rincorrere questo ideale di perfezione, che non prestiamo veramente attenzione a chi ci sta intorno, e non siamo in grado di cogliere quella miriade di particolari e parole che raccontano tutta un’altra storia.
Un libro gradevole, sicuramente da leggere per gli amanti del genere.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    02 Dicembre, 2014
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KAY RIBELLATI!

Quando mi sono ritrovata a sbadigliare leggendo un libro con protagonista Kay Scarpetta, mi sono subito domandata: “ cosa c’è che non va?”
In primis, ho pensato che il problema potesse dipendere da me stessa . Ho riflettuto sul fatto che gli anni passati dai primi libri, avessero cambiato la mia personale percezione, il gusto letterario; ovviamente dando un’ accezione negativa a questo possibile cambiamento.
Terminata l’analisi, sono giunta alla conclusione che il problema è proprio l’autrice ed il suo personaggio, spremuto come un limone, a tal punto, che oggi, non ha più nessuna delle caratteristiche che l’hanno reso così amato e seguito…
Kay Scarpetta appare sbiadita, impolverata, ingrigita, senza mordente.
Le descrizioni minuziose di pratiche specialistiche, ambientazioni, tecniche di indagine, caratteristiche fisiche dei personaggi, che sono state una delle singolarità e originalità che mi hanno fatto apprezzare l’autrice, in questo libro, sono davvero esagerate.
Dopo che un tragitto in auto tra Kay e Marino, viene descritto per ben 60 pagine, mi sono detta: “questo è davvero troppo”.
Ma veniamo alla trama… La stakanovista dottoressa ed il marito, sono in procinto di concedersi una meritata vacanza a Miami, dopo anni che i rispettivi impegni lavorativi, non gli danno tregua…
Un bel sogno sì, ma di impossibile realizzazione. Un singolare omicidio avvenuto a pochi passi dall’abitazione della coppia, ed un altrettanto singolare ritrovamento, sul muro di cinta della casa di Kay e Benton, mandano in fumo la progettata vacanza..
Ed ecco che iniziano le indagini con Pete Marino che indaga, con la nipote Lucy, che offre il proprio contributo nella scoperta del misterioso assassino.
Pensate di aggirarvi ore ed ore nella sala autoptica muniti di mascherina camice e calzari, scoprendo insieme a Kay ,cosa ha da dire del suo assassino, il corpo esanime? Niente di più sbagliato, l’amata dottoressa Scarpetta fuggevolmente ricontrolla il corpo di un cadavere già “sezionato” da una collega alle prime armi, ma nulla di più….
Insomma, 365 pagine che reggono il peso di poche idee, delle quali nessuna vincente… Una storia che non decolla, il lettore viene “svegliato” a tratti, dal torpore nel quale cade fin da subito…
Trovo davvero avvilente che scrittori di fama internazionale, che hanno costruito la loro fortuna su personaggi vincenti e storie altrettanto originali, contribuiscano in modo così evidente, al tramonto degli stessi personaggi. Non sempre invecchiamento è sinonimo di rovina, spesso è sinonimo di ricchezza, saggezza, esperienza, capacità di autoironia, e allora, reinventiamo questi personaggi , senza farli apparire come i fantasmi di loro stessi…..

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Posso consigliare la lettura di questo libro solo nel caso abbiate problemi di insonnia, ottimo ipnotico…
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Romanzi
 
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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    25 Novembre, 2014
Top 50 Opinionisti  -  

VERITA' TACIUTE


Rebecca quattordici anni, pochi secondi sono sufficienti a stravolgere il suo Mondo, la realtà che vive, le persone che conosce.
La madre ed il compagno, che Becca considera un padre, periscono in un violento incidente stradale.
Cosa può esserci di più traumatico, di più difficilmente accettabile, che perdere all’improvviso qualsiasi punto di riferimento?
Il Mondo di Rebecca, così come lei lo conosce è andato in frantumi, il tempo di un battito di ciglia. Cosa ne sarà di lei?
La zia paterna Trish, la raggiunge per portarla a casa con sé, ma il destino della ragazza, non si compie in compagnia della zia, la vita le chiede di andare oltre. Ecco che il padre che l’ha abbandonata quando era molto piccola, desidera che si trasferisca da lui…. Rebecca è confusa, ferita, sola… cerca rifugio nei diari scritti dalla madre, che trova prima di allontanarsi per sempre da casa…
Ed ecco che altre inimmaginabili sorprese attendono la ragazzina…. La mamma forse non è così perfetta come Becca crede, il padre naturale forse non è il mostro che lei ha imparato ad odiare con gli anni di assenza e silenzio e poi, perché le è stato taciuto di avere un fratellino più piccolo di nome Ben?
Quanti perché affollano la mente ed il cuore di Rebecca, piano, piano il puzzle si compone, ogni tassello trova la giusta collocazione, fino a scoprire che la vita non è composta solo da bianco o nero, ma da una miriade di sfumature di grigio….
Lo stile di scrittura è scorrevole, un plauso all’autrice per come ha impostato il romanzo. La prima parte, in cui viene tratteggiata la figura della madre di Rebecca, come una donna abbandonata dal marito con una bambina piccola, integerrima, meritevole di tutta la comprensione e ammirazione da parte del lettore, per come ha avuto la forza di andare avanti, crescere una bambina con le proprie forze e riuscire a ricomporre una sorta di famiglia serena, con il nuovo compagno.
Nella seconda parte la “Principessa”, perde molto del suo smalto… La verità, viene centellinata a poco a poco, il lettore riesce a farsi un quadro della situazione ben oltre la metà del libro, ed ecco che “cavaliere senza macchia” diventa addirittura chi veniva considerato “orco” all’inizio.
L’unico appunto che mi sento di segnalare riguarda proprio il personaggio principale del romanzo. Rebecca. L’aspetto emotivo, legato al contesto, a mio parere non è stato sviluppato in pieno, come marginale rimane la parte nella quale viene dipinta e portata alla ribalta la disabilità, attraverso il personaggio di Ben. Questo aspetto non inficia comunque la lettura, che rimane comunque gradevole e sorprendente.
“Fin dal primo momento avevo guardato Ben come se lui fosse una tenda a listelli e io dovessi sforzarmi di non vedere i raggi luminosi di sole che filtravano attraverso le lamelle. Pensavo che fosse sbagliato fare caso a quegli aspetti di Ben, gli aspetti che lo rendevano diverso [...] Invece di chiudere quelle tende cercando di non far trapelare nemmeno un filino di luce, loro le aprivano il più possibile. Vedevano le cose che rendevano diversi Ben e Cricket, ma non solo: erano pronti ad apprezzarne fino in fondo la bellezza.”

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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    15 Novembre, 2014
Top 50 Opinionisti  -  

NIGDY SIE NIE PODDAMY ( NON ARRENDERSI MAI)

Il termine più appropriato che può definire questo romanzo è: travolgente.
Un turbinio di forti emozioni , si sono susseguite durante la lettura. Commozione, aspettativa, disappunto, tristezza, dolcezza, sgomento….
Un’esordio letterario, per un autore che conquista immediatamente un posto privilegiato, nella rosa di scrittori contemporanei che ritengo degni di nota.
La sua storia è credibile, i personaggi sono perfettamente tratteggiati, il contesto storico inerente all’ Europa centro-orientale della seconda guerra mondiale perfettamente riportato, con innumerevoli informazioni precise e minuziose riguardanti le deportazioni ed il nazismo. Lo stile è interessante, chiaro, la scrittura vivace, tiene il lettore incollato alle pagine dall’inizio alla fine.
La vicenda alterna capitoli ambientati nel passato a capitoli risalenti ai primi anni duemila nei quali, il protagonista, Ben Solomon, ottantatreenne, ebreo sopravvissuto, è stato tra le poche migliaia ad avere la possibilità di emigrare in America e ricominciare a vivere. Casualmente in televisione, vede l’intervista fatta ad un uomo di spicco di Chicago, città dove ora vive e rimane impietrito….
Possibile che il facoltoso Elliot Rosenzweig non sia altri che Otto Piatek,vissuto con lui come un fratello, arruolato da giovane nelle SS, soprannominato il macellaio di Zamosc? Colui che l’ha derubato di tutti i beni della famiglia, che ha perseguitato lui e tutti i suoi cari?
Ben non si dà pace.
La sera della prima al teatro dell’Opera di Chicago, Elliot alias Otto, è invitato come persona di rilievo della comunità locale, durante il discorso di apertura, viene raggiunto da Ben, che eludendo la sorveglianza, riesce a puntargli una pistola in fronte, chiedendo di svelare la sua vera identità…
Riuscirà la potenza del denaro e degli affari a insabbiare questa “brutta” storia? Siamo sicuri che Elliot è davvero il nazista spietato che Ben ritiene di aver riconosciuto? L’avvocatessa Catherine Lockart, sarà disponibile ad ascoltare la storia della vita di Ben, della sua famiglia, di Otto, ed intentare una causa contro il potente magnate?
Confesso che ho fatto fatica a staccare gli occhi dalle pagine, come a chiudere definitivamente il libro al suo termine, ho pianto, sofferto, gioito con un’intensità rara. Sono stata trasportata nel Mondo impazzito di quegli anni, sono stata avvolta dalle mille braccia di chi non c’è più, Ben mi ha presa per mano facendomi vedere la propria vita ed il suo cuore, i suoi sentimenti più intimi, il dolore nel vedere i genitori soffrire, lo sgomento nel non comprendere, la speranza che tutto quell’odio e quella violenza fosse solo un breve e passeggero interludio, il suo amore puro e cristallino per Hanna. Ho desiderato alleviare tanta sofferenza, ho desiderato esserci per poter fare la differenza, curare, coprire, sfamare, consolare, liberare, amare, aiutare……
Tutto questo l’ha prodotto un solo unico insieme di pagine coperto di inchiostro, anche questa è storia, anche questa è memoria, ben vengano i libri che ripropongono storie ambientate durante questo immenso genocidio, non per produrre altra sofferenza, non per rivoltare il coltello nella piaga; per “guardare”, ricordare, scuotere coscienze addormentate, decidere di fare qualcosa anche nel nostro oggi, non così lontano, in tante parti del Mondo, da quei terribili anni.
Non vedo l’ora di vederne la trasposizione cinematografica. Signor Balson continui a scrivere, che io continuerò avidamente a leggere……… Grazie.

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a tutti. Per continuare a ricordare e vivere il nostro oggi magari in modo un po' differente....
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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    08 Novembre, 2014
Top 50 Opinionisti  -  

LA LOCANDA C'ENTRA POCO

Il commento in copertina, scritto dall’autrice stessa, trae un pochino in inganno il lettore:
“ l’idea è quella di accogliere molti personaggi in una locanda graziosa…che sia soprattutto un luogo di guarigione e di speranza…”
I “molti personaggi in realtà sono due, e per quanto riguarda la locanda, non ci sono descrizioni particolareggiate degli ambienti, tali da farci sentire in un posto super accogliente, confortevole, caldo, che ridona la serenità di spirito. I personaggi stessi, che hanno prenotato una stanza per pochi giorni nel B&B citato, rientrano giusto per dormire; l’intento di far sembrare la locanda stessa fulcro della storia, quasi come se fosse un posto magico, con una padrona con doti taumaturgiche eccezionali è davvero fuori luogo.
Per carità, il luogo scelto per l’ambientazione (inventato),definito Cedar Cove,sito sulla costa del Pacifico, è di per sé un posto da sogno, per chi è abituato a gestire la frenesia di chi è costretto a vivere e lavorare in grandi centri, il piccolo paese sul mare, in cui tutti si conoscono e si aiutano è davvero un Paradiso.
Tuttavia i due ospiti, Abby e Josh, conoscono bene il luogo, in quanto teatro in cui si è svolta gran parte della loro infanzia e adolescenza; in maniera differente, custodiscono ricordi dolorosi, legati al luogo e a chi ancora ci risiede…..
Poco o nulla mette in atto, la locanda e la padrona della stessa, Jo Marie, per sciogliere i nodi con il passato.
I due protagonisti riescono in pochi giorni a ricomporre legami, a superare traumi e trovare l’anima gemella ( ehi che fortuna!!), solo con la loro forza di volontà e desiderio di lasciarsi il passato alle spalle e ricominciare realmente a vivere in pieno il presente.
Lo stile di scrittura è molto semplice i dialoghi sono altrettanto elementari, anche in momenti di forte tensione emotiva, come la morte di un padre, o il parlare con i genitori della migliore amica morta giovane, non lasciano traccia: “ Ci siamo Josh sta morendo” , risposta: “Proprio ora?” chiese sconvolto. E banalità che si susseguono senza tregua… Veri e propri personaggi di cellulosa, senza profondità e spessore.
E poi, dopo ho finito, la cosa che banalizza ancora di più la storia, è il lieto fine per tutto e tutti…. Ma ragazzi, la vita vera non è proprio così, va bene sognare, senza esagerare però!
Un minestrone ricco di ingredienti differenti, ma cucinato proprio male.
L’autrice è regina assoluta del romanzo rosa con 150 milioni di copie vendute al mondo e oltre 100 titoli pubblicati, tutti bestseller. Ma siamo proprio sicuri che ho letto un bestseller?

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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    02 Novembre, 2014
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MI SEI MANCATO


Ho avuto modo di leggere altro, di questo autore, e mi sorprende sempre, la capacità di integrare in modo delicato e piacevole all’interno delle sue storie, aspetti soprannaturali e di fantasia, che danno un tocco di originalità ai suoi libri.
L’essenza dell’amore fra due anime, che resiste al tempo, ed alle vicissitudini terrene, è un tema caro all’autore, che viene riproposto, se pur in maniera differente, in diversi romanzi.
Questa storia di circa duecento pagine, si legge agilmente e velocemente e lascia comunque nel lettore una sensazione di tenerezza. Intendiamoci, i capolavori sono altri, come altri i libri che contengono esercizi di stile, o storie spettacolari che tengono il lettore con il fiato sospeso e la bocca aperta per lo stupore, fino alla fine della lettura. Nonostante ciò, lo ritengo un romanzo di svago piacevolmente equilibrato.
I personaggi sono credibili, la parte legata all’aspetto di fantasia, surreale, sì, ma non al punto da inficiare lo svolgimento della trama in modo sgradevole. La scrittura è semplice e fluida.

“per ogni persona a cui ruberai l’ombra, trova la piccola luce che illuminerà la loro vita, un frammento della loro memoria nascosta: è tutto ciò che noi ti chiediamo.”

Ecco, presto detto, il segreto che racchiude in sé il piccolo protagonista; va ancora a scuola, è mingherlino, occhialuto, preso in giro dal solito energumeno della classe, ma la sua anima è buona e portata ad aiutare gli altri. Ancora di più nel momento in cui magicamente, la sua ombra, avvicinandosi agli altri con le spalle al sole, si sostituisce con quella della persona a cui è più vicino. La stessa, rivela parti dolorose del passato della persona a cui appartiene, spiegando così il significato di atteggiamenti e comportamenti scostanti e antipatici. Il piccolo riesce così nel presente a sciogliere nodi dolorosi inerenti al passato di chi gli sta vicino.
Il protagonista cresce, diventerà un medico. Nel suo cuore, rimane una ragazzina sordo-muta, Cléa conosciuta un’estate in vacanza, con cui ha condiviso il suo segreto.

“Mio padre diceva sempre di non fare confronti, ogni persona è diversa: l’importante è trovare la differenza più adatta a noi. Cléa era la differenza adatta a me.”

Si ritroveranno? Lascio a voi, amici, la possibilità di scoprire come andrà a finire la storia.

“V’è chi all’ombre baci dà, ombra è a lui la felicità.” (W.Shakespeare)

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Consigliato a Tutti, in particolare a chi piacciono romanzi di svago ricchi di dolcezza e buoni sentimenti.
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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    28 Ottobre, 2014
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NON VEDI MAI IL BRUTTO DELLA VITA TU?

“Sapevo che avevo dei sogni ma non sapevo quali erano.”
Mamma mia che sorpresa singolare questo romanzo di poco più di 150 pagine.
E’ un esordio letterario di tutto rispetto, per questa scrittrice inglese. Lo stile diretto, senza fronzoli e crudo conquista. L’impostazione della trama è una sorta di memoriale scritto da Mary, voce narrante, e protagonista indiscussa, quindicenne di umili origini, analfabeta, vive in una fattoria con i genitori, il nonno invalido, e tre sorelle. La giovane conosce solo il duro lavoro nei campi, le giornate scandite dai ritmi delle stagioni, del raccolto e dell’accudire le bestie. Di questo ne tiene particolarmente conto l’autrice, che scrive con termini semplici, in alcuni casi sgrammaticati per rendere più credibile la vicenda, e ci riesce in pieno.
Mary ha un difetto fisico, ha un arto deforme dalla nascita, inoltre è una donna, (siamo nell’ottocento),per questo il padre autoritario e violento, spesso la picchia, in quanto non lavora in modo rapido e veloce alla stregua delle sorelle.
Mary ha una saggezza intrinseca che sconvolge… La giovane età non deve trarre in inganno,la ragazza ha la saggezza e la schiettezza di chi ha molto vissuto, nonostante non abbia esperienza di nulla al di fuori del proprio quotidiano.
La ragazza viene mandata, da un giorno all’altro a servizio dal vicario della canonica, con il compito di aiutare la domestica ad accudire la moglie dello stesso. Questa esperienza permetterà alla giovane di crescere, di imparare che ci sono modi di vivere differenti dalla realtà della sua fattoria, imparerà a scrivere, e, suo malgrado si affezionerà alla moglie del vicario.
Ma la grettezza umana si nasconde anche in posti e persone impensabili, tutto ha un prezzo, ed il conto che la vita presenterà a Mary in termini di dolore sarà ancora una volta alto. Anche la ragazza avrà un unico momento in cui perderà il controllo, in cui risponderà per la prima volta alle umiliazioni ed alla violenza, con altrettanta violenza……
“A volte ricordare è una buona cosa perché è la storia della tua vita e senza non rimarrebbe niente. Ma altre volte la memoria conserva cose che vorresti non ricordare e non conta quanto sodo provi a tenerle fuori dalla tua mente loro tornano.”
E’ una breve lettura carica di significato, con innumerevoli spunti di riflessione, non si riesce a smettere di leggere ragazzi, se pur non vengono narrati grandi fatti. E’ un inno alla semplicità, che però racchiude in sé importanti contenuti. Ne consiglio la lettura!


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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    26 Ottobre, 2014
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ALICE AZZURRO. DANIEL ARANCIONE!!

“ Non si può sentire la mancanza di chi non si è mai conosciuto. Eppure tu mi manchi.”
Questa frase racchiude il cuore del libro. Il sentimento di Daniel, è speculare al senso di inadeguatezza, di non essere mai nel posto giusto, di sentire che qualcosa non è chiaro, di Alice.
Chi sono Daniel ed Alice?
Padre a figlia. Ma questa non è la storia di incomprensioni generazionali, questa è la storia di una perdita e di una ricerca, di un ritrovarsi in un modo davvero inusuale, dove parlano molto di più i silenzi, i gesti, gli sguardi, non le parole.
In una società dove siamo costantemente bombardati dal rumore, da dialoghi di tutti i generi, da monologhi senza senso. Questa è una storia fatta di gesti e sentimento.
Daniel, è il padre naturale della giovane Alice, ha intrattenuto una relazione clandestina con la madre della ragazza, Julianne, più grande di lui, sposata con un medico affermato, madre di due figlie.
La relazione, durata poco più di un anno, si consuma miseramente, tra i sogni ad occhi aperti di Daniel, credendo che il suo amore fosse sufficiente motivo per passare una vita insieme; ed il realismo di Julianne, per la quale, un “cuore ed una capanna”, non rientrano nei programmi per il futuro.
Alice cresce ignorando che il suo vero padre non è quello che conosce. Nella sua mente e nel suo cuore, rimangono però intrappolati atteggiamenti, comportamenti e stralci di conversazione, che minano le certezze di una bambina, e la fanno crescere sentendosi sempre diversa rispetto alle sorelle, non sentendosi mai veramente a casa, per questo, complice una storia sentimentale finita, la ragazza parte e comincia a viaggiare. Tornerà a Londra solo nel momento in cui il padre (che conosce), versa in condizioni critiche per un tumore e…….
Lo stile di scrittura è particolare, si alternano capitoli in cui la voce narrante è quella di Alice, a capitoli in cui la voce narrante è quella di Daniel. All’inizio di ogni capitolo c’è un piccolo elenco di dieci cose, amate o odiate, o pensate o viste, che prende spunto da situazioni narrate nel capitolo stesso.
La storia l’ho trovata in ogni caso parecchio surreale. Sembra una bella fiaba, nella quale, nonostante la realtà, il lieto fine è d’obbligo, l’incontro di padre e figlia, è l’espressione del desiderio del nostro cuore… quindi l’autrice ci accontenta, ma ritengo del tutto improbabile che nella realtà sia possibile un susseguirsi di eventi e situazioni come quelle narrate.
L’autrice ha creato una sorta di mondo parallelo, sembra quasi di entrare in una dimensione onirica, si sogna insieme ai personaggi, si desidera ciò che desiderano i personaggi, ma al momento di girare l’ultima pagina e chiudere il libro, ci si sveglia, si scuote il capo, si ripensa a ciò che si è “vissuto” leggendo, e compare così sul viso, un sorriso nostalgico ed un’espressione di incredulità. Ecco! Siamo tornati sulla terra nel nostro mondo, nel nostro quotidiano, la realtà ci appare senza veli, senza edulcorazioni, ma chissà, magari questa bella fiaba, può aiutare a muovere dei passi importanti, per cambiare la realtà ed avvicinarla al sogno……
Buona lettura amici!

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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    19 Ottobre, 2014
Top 50 Opinionisti  -  

VITA DI GRANDI GENI DEL NOVECENTO

Sulla copertina: "Il destino di un uomo che amava solo i numeri e di una donna che amava solo lui."
Ancora prima di sapere che tipo di storia fosse, il libro era già mio.......

“ Viviamo in un mondo in cui il 99 per cento delle cose belle vengono distrutte quando sono in boccio. […] Sono all’opera forze dirette a soffocare il bene.” Kurt Godel

Kurt Godel. A quanti dice qualcosa questo nome? Personalmente non conoscevo questo grande matematico del novecento, pioniere dell’era informatica, amico intimo di Albert Einstein e di altri “professoroni” dell’epoca. Pubblica nel corso della sua attività – La completezza degli assiomi del calcolo funzionale logico – Il teorema di incompletezza.
Questo corposo romanzo di quasi quattrocento pagine, ne narra la storia romanzata. La voce narrante è quella della moglie Adele, deceduta tre anni dopo il marito, nel 1981.
Ho amato questo libro, lo stile di scrittura di questa autrice francese mi ha conquistata, la capacità di raccontare la vita di persone realmente esistite del calibro di Einstein e dello stesso Godel, di tracciarne i ragionamenti matematici, a me quasi incomprensibili, con leggerezza, di citarne battute e aneddoti di vita, di calibrare con genuinità e veridicità caratteristiche comportamentali e caratteriali, non è cosa da poco.
Questo esordio letterario è stato vincitore del prestigioso “ Prix des Libraires 2013”.
Il romanzo alterna due grandi spazi temporali. La nascita dell’amore e la vita della coppia Adele-Kurt dal 1929 al 1978,da un lato; ed il presente, dato dall’anziana donna Adele, ospite di una casa di riposo, che narra ad una giovane archivista Anna, la storia passata.
I riferimenti storici sono molteplici, inerenti all’ascesa del potere di Hitler in Europa, tanto che Godel ed altri come lui, sono dovuti necessariamente “emigrare” in America.
Ho provato una miriade di emozioni durante la lettura. Ho toccato con mano l’abnegazione ed il grande amore che Adele ha provato per Kurt, annullandosi totalmente per lui, accettando innumerevoli umiliazioni ( la donna, più grande anagraficamente, era una ballerina nei locali notturni di Vienna, mai accettata dalla famiglia del grande matematico).
Ho conosciuto un grande genio, e come tutti i grandi geni, ho dolorosamente vissuto insieme ad Adele, le problematiche psichiche che l’hanno progressivamente portato alla morte.
Ho percepito la tenerezza, l’amicizia, la protezione dimostrata da Einstein per questo giovane brillante.
“kurt era come un bambino. Tutto il mondo girava intorno a lui.”
“Kurt era un pessimo allievo in un solo tipo di logica: quella del buonsenso. Inoltre non sopportava di avere torto qualunque fosse l’argomento in questione.”
Incantevoli certi dialoghi citati tra Godel ed Einstein:
E: “ Godel più la conosco e meno la capisco.”
G: “ Io sono estremamente sensibile a tutti i tipi di stimoli. E, visto che la mia energia non è infinita, la riservo ai miei studi. In tutti gli altri campi evito di affaticarmi i sensi. Odio le commedie e i drammi mi sfiniscono.”

G: “ A me piace il senso pratico degli americani. Qui tutto è più facile.”
E: ” Per me gli Stati Uniti sono un paese che è passato direttamente dalla barbarie alla decadenza saltando la tappa della civiltà.”

Kurt Godel inoltre, nella seconda parte della sua vita, ha approfondito anche studi sulla filosofia e, prendendo spunto da opere di Leibniz, Cartesio, Anselmo d’Aosta, ha posto in essere la prova ontologica dell’esistenza di Dio, pubblicata postuma nel 1987. ( per questo lo ammiro ancora di più!)
Questo romanzo racchiude innumerevoli spunti, ottimi per palati fini. Ideale per chi ama storie basate su persone realmente vissute; la piacevolezza della storia romanzata diventa ideale anche per chi ama storie originali che si snodano in estesi spazi temporali; ottimi spunti anche per quelle menti analitiche che amano Godel ed Einstein con le loro scoperte e teorie; ottimo per chi non riesce a leggere veri e propri saggi, particolarmente pesanti e di difficile comprensione.
Insomma una vera perla, che ogni lettore dovrebbe conservare nella propria biblioteca.
Buona lettura!

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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    22 Settembre, 2014
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NORA: IL DESIDERIO DI RISPOSTE....

Titolo originale “Cover of snow” ( letteralmente copertura di neve), thriller d’esordio per la Milchman, che ha impiegato ben dieci anni a produrlo.
L’impronta stilistica sembra aver preso spunto dal filone di scrittori di thriller nord-europei, una storia ambientata tra le nevi dei monti Adirondack nello Stato di New York, freddo, neve, ghiaccio la fanno da padrone nelle ambientazioni descritte; come simile è anche la struttura narrativa. Dopo un’iniziale colpo di scena, la vicenda si compone lentamente, come lentamente si svelano i vari personaggi e i fatti che hanno portato all’esito finale.
Nora e Brendan sono una giovane coppia sposata; lei ristrutturatrice di case, lui agente di polizia. Una coppia come tante, che vive serenamente il proprio quotidiano. Nora si sveglia una mattina, con la sensazione che ci sia qualcosa di strano, non sente il rumore della doccia, la caffettiera programmata dalla sera prima, vomita il proprio contenuto sul fornello, e poi c’è il silenzio, nessuno risponde ai suoi richiami, nessuno dei segnali solitamente presenti nella propria routine, si manifestano; ecco che completamente sveglia, subito all’erta,si dirige in soffitta, luogo scelto da Brendan come “rifugio”, e lì lo trova, appeso al lampadario, con una corda intorno al collo ormai privo di vita.
Ma com’è possibile? Hanno fatto l’amore solo la sera prima…. Tutto andava bene, erano sereni. Cosa può avere indotto suo marito a compiere un gesto così estremo, così definitivo?
Il mondo di Nora crolla a pezzi. I colleghi del marito le sono vicino, come la sorella, dubbi invece fa sorgere il comportamento scostante e cattivo della suocera.
Nora non accetta il fatto di non avere una spiegazione plausibile alla morte del marito, comincia così a fare domande, a cercare risposte, comincia ad infastidire qualcuno nella comunità così piccola e chiusa dove è andata a vivere, paese di origine del marito Brendan. Quali segreti nasconde questa piccola comunità? Cosa copre la neve ( richiamo al titolo originale),di così orrendo e sporco?
E pian piano Nora scopre segreti che riguardano il passato del caro marito morto, che non gli sono mai stati svelati e pian piano…….
Lo stile di scrittura è scorrevole, se pur alcuni particolari, messi in primo piano, non vengono apertamente risolti, ma il lettore arriva a spiegarli solo intuitivamente. Per chi è particolarmente maniacale, questa particolarità, può risultare un pochino fastidiosa. Dopo l’iniziale sconcerto, la trama si assesta e procede con un ritmo scandito dalle varie scoperte di Nora, che tesse il proprio arazzo con pazienza e metodo, fino ad arrivare nella parte finale, dove il ritmo diventa nuovamente serrato e gli interrogativi trovano finalmente risposta. Trama indubbiamente originale, differisce per vari aspetti dal solito thriller al quale siamo abituati, per questo promuovo questo esordio letterario, come un buon risultato, sperando di poter leggere altro della Milchman, però non fra dieci anni!

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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    05 Settembre, 2014
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UNA COMBATTENTE

Prima pubblicazione italiana per questa autrice che ha al suo attivo un romanzo precedente, ed un altro in prossima uscita. Giornalista radiofonica e televisiva, ora si dedica alla scrittura a tempo pieno.
Quale miglior ispirazione una “forma mentis” da giornalista, può trarre, se non da fatti di cronaca che inflazionano costantemente il nostro quotidiano?
La violenza sulla donna permea le pagine di questo libro, come una coltre densa e viscosa, che si insinua in ogni angolo.
Livia, donna forte, coraggiosa, deve ancora fare i conti sulla fine del proprio matrimonio, e su quello che comporta, dover esercitare la propria funzione genitoriale a settimane alterne; deve impegnarsi a fondo per non vedere fallire la propria attività lavorativa, deve stare vicino al padre malato terminale. Ciliegina sulla torta, deve fare i conti con un aggressione fisica subita a tarda sera nel parcheggio incustodito dove lascia l’auto andando al lavoro.
Mi piace la personalità dipinta dall’autrice, Livia non si lascia schiacciare, annientare dai tragici eventi che la vedono protagonista; è una donna che lotta, con il volto tumefatto ed un dito fratturato nella colluttazione, continua ad andare al lavoro, rilascia un’intervista per essere d’aiuto alle altre donne, continua la sua vita.
Anche quando comincia a trovare biglietti anonimi nell’auto, a casa, in ufficio, che continuano a porle la stessa domanda: “Hai paura Livia?”, non si lascia sopraffare…
Livia diventa sospettosa, guardinga, preferisce non rimanere sola a casa rischiando inutilmente, ma non si fa mai soggiogare dal panico. I tanto amati consigli del padre, istruttore di boxe, con i quali è cresciuta, continuano a scandire il suo presente, esortandola a non mollare.
Ma attenzione amici, forse è proprio questa forza e tenacia della donna, che infastidiscono lo stalker, inducendolo a compiere azioni sempre più devastanti, nei confronti delle persone care a Livia?
Chi è? E soprattutto, perché ha preso di mira proprio Liv?
Lo stile di scrittura è semplice e lineare, inizialmente un crescendo dettato dall’aggressione fisica della protagonista principale, poi il quotidiano, scandito da fatti e messaggi minatori, che preparano il lettore al finale non sospettabile (almeno per me); forse un pochino inverosimile, come molti film d’azione recenti ci hanno abituato a vedere, ma non del tutto fuori luogo.
Alla fine, un romanzo con aspetti thriller, apprezzabile ed equilibrato. Come lettrice non posso dire di avere provato paura e tensione vera, l’atteggiamento di Livia non lo permette. Ma l’intento dell’autrice non penso sia stato quello di terrorizzare il lettore, ma di dare fiducia a tutte quelle donne che vivono realmente situazioni di violenze psicologiche e fisiche, che con i giusti alleati ce la si può fare.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    28 Agosto, 2014
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TROPPE OMBRE!!

Nel libro in questione , l’autrice vuole trasmettere al lettore il concetto del dualismo luce-ombra che ogni persona racchiude in sé. Ed in questo senso devo dire che l’intento è riuscito. Ogni personaggio menzionato nel libro viene svelato attraverso questo dualismo.
A mio avviso risulta essere anche un punto debole della trama, l’autrice spinge in modo paradossale su questo punto, tanto da far sembrare ogni personaggio, affetto da una sorta di schizofrenia.
Viene calcata talmente la mano, da caratterizzare ogni personaggio alla stregua di un paziente psichiatrico (qualcuno lo è davvero…)
L’atmosfera che si respira durante la lettura è pesante, non tanto per le vicende narrate che sono davvero esigue e poco particolareggiate, proprio per la continua ripetizione del concetto sopra-citato.
Ecco che Eleonora rimasta paraplegica in seguito ad un’ incidente stradale dove ha perso la vita il suo fidanzato, continua a scrivergli lettere che chiude poi in un cassetto, tramando vendetta alle spalle della sorella gemella Marlene che, a sua volta l’ha tradita proprio con Roberto.
Le stesse sorelle trascinano traumi importanti dovuti ad un’infanzia infelice con un padre alcolista e violento.
Lo stesso psichiatra che segue Marlene, sofferente non solo per la figura paterna, ma anche per il successo sempre avuto dalla sorella che l’ha sempre fatta rimanere in disparte, nasconde al di sotto dell’apparente tranquillità d’animo e razionalità, un problema deontologico e del proprio vivere quotidiano, che lo fanno apparire non certo come il cavaliere senza macchia.
Ecco che mi ritrovo ad arrancare faticosamente tra le pagine, nonostante il libro sia composto solo da poco più di duecento pagine.
Non manca nemmeno l’aspetto thriller, nel quale una persona si ritrova legata come una salamella stile mummia egizia, con il capo grottescamente girato forzosamente da un lato, in un ambiente chiuso, senza che il lettore abbia indizi su chi sia e perché si trovi in quelle condizioni.
Frettolosamente e semplicemente il finale svelerà gli arcani della “complicatissima” vicenda, verrà fatta luce e magicamente, tutte le ombre con tutto ciò che di enigmatico e problematico, portano con sé, spariranno, con un finale da , “tarallucci e vino”, che poco si addice alla linea della trama tenuta fino ad allora.
Lo stile di scrittura semplice, molto ripetitivo, con personaggi poco credibili, con anche qualche errore di trascrizione o di stampa, mi ha infastidita parecchio.
La copertina, con riportata una maschera stile "carnevale di Venezia" , così barocca,con questo aspetto esteriore così platealmente visibile, con il nero e l'oro in risalto e l'occhio vuoto, con un ombra nera all'interno, continua a calcare la mano sul concetto ripetuto costantemente in tutta la storia, non mi è piaciuta proprio.
Il libro non è stato di mio gradimento, quindi non ne consiglio la lettura.

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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    25 Agosto, 2014
Top 50 Opinionisti  -  

TU NON SEI MAI STATA UN ERRORE AMELIA

Avvincente romanzo di esordio, ispirato principalmente dalla preoccupazione per le sfide future che i genitori si possono trovare a fronteggiare, in un mondo dominato dalla tecnologia e dai social media. Madre di due figlie ancora piccole, l’autrice riesce a proiettare ansie e paure per il futuro dei nostri figli, in questa storia a tinte noir.
Titolo originale è “Reconstructing Amelia” , del quale libro, la Kidman, ha già acquistato i diritti, per una futura trasposizione cinematografica.
La scrittura è incalzante, non permette di staccare gli occhi dalle pagine. Ebbene sì, 395 pagine lette in due giorni…. Romanzo strutturato come un thriller. La storia si sviluppa su due piani temporali differenti, determinati dalle vicende prima della morte di Amelia, nelle quali è la giovane ragazza personaggio principale, a tutto ciò che avviene dopo la morte di Amelia, e qui la mamma Kate diventa personaggio fondamentale.
Il punto di forza del libro è proprio questo, personalmente mi sono identificata nella figura genitoriale, ho vissuto lo stesso sgomento, la stessa angoscia, nello scoprire fatti della vita di Amelia dei quali Kate non era a conoscenza, pur avendo un rapporto profondo con la figlia.
Mi sono posta gli stessi interrogativi riguardanti il tipo di educazione trasmessa, l’attenzione nel cogliere segnali rivelatori di grossi disagi, l’essere troppo assorbita dal lavoro, la valenza e veridicità dei valori trasmessi…
Molto interessante però penso che possa essere la lettura affrontata da una giovane ragazza, che può facilmente identificarsi con Amelia, la classica brava ragazza, studiosa, educata, diligente, corretta….
Possibile che incontri sbagliati possano far deviare in modo repentino ed improvviso dalla retta via?
Possibile che NESSUNO all’interno della scuola stessa si sia accorto di nulla?
Ma attenzione, nulla è come sembra. Amelia sembra si sia suicidata gettandosi dal tetto della sua scuola, in attesa che la madre andasse a prenderla in seguito ad una sospensione determinata da un compito in classe copiato.
“ Gli occhi degli altri le nostre prigioni; i loro pensieri le nostre gabbie. V.Woolf”
Davvero crudele per me è stato leggere gli atti di bullismo perpetrati nei confronti di Amelia da parte del “branco”, con scherzi davvero pesanti all’interno dell’Istituto scolastico, manipolazione di mail, invio di sms ad ogni ora della notte con insulti di vario genere.
Sono consapevole che la storia è di fantasia, ma quanti dei nostri ragazzi possono ritrovarsi a vivere situazioni simili? Quanta vergogna e paura possono ritrovarsi a provare, tanto da non riuscire a confidarsi in famiglia, ma nemmeno con l’amica/o del cuore? Quanto può essere difficile trovare equilibrio nelle relazioni con il prossimo? Quanto difficile può diventare non valicare determinati “paletti”?
Tanti i temi trattati: il rapporto genitori e figli, la serietà degli insegnanti e del personale scolastico, i rapporti tra ragazzi, le prime esperienze sessuali, il desiderio di appartenenza ad un gruppo per sentirsi meno soli, il controllo delle emozioni nella giovane età, la fiducia in generale, che si dona facilmente a sconosciuti…
Il testo è ricco di dialoghi, riflessioni, testi di mail, scambi di sms, scritti nel classico linguaggio abbreviato dei giovani di oggi.
Ritengo la storia di estrema attualità, da leggere sicuramente.


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Romanzi storici
 
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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    18 Agosto, 2014
Top 50 Opinionisti  -  

SAUCHERL E SAUMENSCH!!

La prima edizione di questo libro risale al 2007 con il titolo di : " La bambina che salvava i libri".Trovo deliziosa una copertina utilizzata da Frassinelli per la prima edizione, con l'immagine in bianco e nero di una bambina sdraiata supina con in mano un grosso libro aperto e come cornice due tende rosso vinaccia, piuttosto che la nuova edizione che riporta l'immagine tratta dalla locandina del film. Trovo invece più adatto e calzante il titolo di questa nuova edizione "Storia di una ladra di libri".
Non mi dilugherei a parlare della trama, in quanto già ampiamente descritta dalle precedenti recensioni. Solo qualche riflessione in merito allo stile di scrittura, alla caratterizzazione dei personaggi, ed alle impressioni al termine della lettura.
Lo stile di questo giovane autore, risulta scorrevole, semplice e gradevole, ricco di dialoghi, con periodi brevi intervallati da diverse "strategie" che rendono la trama "leggera", nonostante il tema trattato. Tali espedienti riguardano il suddividere la trama in grosse tematiche, a loro volta suddivise in capitoletti più brevi, inserendo termini in lingua tedesca, con la reale traduzione tratta dal vocabolario.Vengono intervallate inoltre, parti in neretto, termini in corsivo. In alcuni passaggi, sono inseriti semplici disegni in biancho e nero.
Questo approccio stilistico mi sembra particolarmente adatto ai ragazzi della Scuola Secondaria.
La stessa opinione, rimane per la delicatezza con cui l'autore è riuscito a trattare il tema del nazismo.
In questo ambito viene descritta la Seconda Guerra Mondiale, la persecuzione degli ebrei e l'ascesa di Hitler al potere, attraverso gli occhi di una ragazzina appartenente al ceto povero tedesco.
Un punto di vista sicuramente originale, che non toglie nulla all'immane tragedia dell'Olocausto, ma che apre uno spiraglio sulla vita di tanti tedeschi, costretti a "sposare" la politica hitleriana per avere salva la vita, ma che hanno dimostrato sensibilità, altruismo e bontà nei confronti del popolo ebraico, a rischio della loro stessa vita.
Per questa ragione ho amato Hans e Rosa Hubermann, genitori adottivi di Liesel, con un cuore grande entrambi. Il papà più dolce e pacato, la mamma più brusca, meno affettuosa, con insulti bonari sempre a fior di labbra, ma che sotto la scorza esterna, nasconde un amore puro per il marito e la figlia adottiva.
Poche parole invece per commentare la scelta della voce narrante, rappresentata dalla "Morte"; dopo la sorpresa iniziale, nel corso della narrazione, la Morte,non ha riservato originali battute ad effetto, o situazioni particolarmente crude. Gli interventi risultano abbastanza scontati ed adulcorati, e non creano attesa nè sorpresa.
"Nel corso degli anni ho visto tanti giovani che credono di correre gli uni contro gli altri. Non è così. E' verso di me che corrono."
Liesel è poi il personaggio positivo per eccellenza, piccola, grande donna, che impara ad affrontare la sofferenza della perdita della mamma e del fratellino con coraggio, che impara ad amare i "nuovi genitori", che impara a leggere e scrivere, e rubare libri al posto di altri oggetti o cibo, per la sete di parole che ha avuto.
" Ho odiato le parole e le ho amate, e spero che siano tutte giuste."
Un libro che confermo piacevole scoperta, super-consigliato per un pubblico di pre-adolescenti e giovani.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    13 Agosto, 2014
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PREFERISCO IL "FANTASMA FORMAGGINO"

L'impressione avuta al termine dell lettura è di confusione, come se un miope tentasse di leggere qualcosa a distanza, senza occhiali. Possibile che questo fatto dipenda solamente dal non aver letto i precedenti libri che trattano la storia del detective Charlie Parker? Mi domando....
Non so cosa rispondere, non mi dispiace leggere più libri che ruotano intorno ad una singola figura di rilievo, ma mi infastidisce parecchio, essere obbligata a leggere tutti i precedenti per avere chiare le vicende del libro che si ha in mano, mi sembra una sorta di "ricatto" verso il lettore stesso, calcolando che il libro d'esordio che narra le gesta del detective sopracitato è stato pubblicato nel 2000.
La nota stonata a mio avviso, riguarda l'aspetto paranormale inserito nella trama, questi "angeli neri" o per meglio dire demoni,che si impadroniscono del corpo ed identità delle persone non mi hanno per nulla impressionata nè soddisfatta.
L'autore, sembra non avesse ben chiaro nemmeno lui come caratterizzarli, creando le solite figure stereotipate: occhi scurissimi penetranti, crudeli, nessuna pietà verso il prossimo, il percepire un senso di disagio e timore nei momenti in cui ce li si trova vicino, persino un vago sentore di "vecchio" e di muffa come sensazione olfattiva, mi fanno davvero spuntare il sorriso.... Come entrare nei luna park nei vari tunnel dell'orrore!
Queste figure permeano la trama come una fastidiosa nebbia nerastra, senza un chiaro senso. Sono loro "gli amanti", un'identità maschile, ed una femminile, che si inseguono attraverso i secoli, per coronare il loro sogno d'amore, uccidendo però tutti i personaggi che ruotano intorno alla figura di Charlie Parker.... Che storia curiosa, mi viene da dire, con una briciola di già sentito....
La trama quindi non convince, non appassiona, i personaggi rimangono figure bidimensionali, tra le pagine, senza creare attesa, senza creare empatia. Le varie vicende si articolano in maniera frettolosa, poco spessore viene dato a tutto l'impianto narrativo, come se, anche l'autore, ad un certo punto non sapesse più dove andare a parare.
Anche il "clou" della storia con la classica battaglia tra bene e male, non crea la minima attesa e nemmeno un brivido... Insomma un libro bocciato su tutta la linea, l'idea di mischiare in questo modo, paranormale e indagine poliziesca, non mi ha per nulla entusiasmata....
Ennesima lettura "fiasco"!!

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Magari a chi ha letto tutte le vicende del detective Parker!
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Religione e spiritualità
 
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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    03 Agosto, 2014
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GESU' CONFIDO IN TE

Libro corposo( 964 pagine), da centellinare, sia per la profondità di determinati concetti espressi, sia per la comprensibile ripetizione di determinati fatti legati al quotidiano della suora.
Chi è Suor Faustina? Presto detto, è una delle Sante del nostro secolo, polacca di origine, entra in Convento all’età di 21anni, nonostante avesse espresso il desiderio anni prima. Suor Faustina è colei che ha, attraverso le sue visioni e dialoghi con Cristo, fatto dipingere l’immagine di Gesù misericordioso, con il cuore visibile da cui fuoriescono due raggi luminosi, uno rappresentante l’acqua scaturita dal costato e l’altro il sangue sgorgato dopo che il soldato ha trafitto il torace di Gesù stesso con la lancia, per essere sicuro fosse spirato. Questi raggi rappresentano il torrente di Grazie che Gesù versa su tutti i peccatori che si affideranno alla Sua Misericordia. Alla base dell’immagine trovate la frase : “ Gesù confido in te”.
Ma non solo, le parole che compongono la Coroncina della divina Misericordia sono sempre parole, scritte su ispirazione divina sempre con Suor Faustina strumento, fino all’inserimento della festa liturgica, la prima domenica dopo Pasqua.
“Nessuno dubiti della bontà di Dio, anche se i suoi peccati fossero neri come la notte, la Misericordia di Dio è più forte della nostra miseria. Una sola cosa è necessaria, che il peccatore apra almeno un po’ le porte del suo cuore ai raggi della divina Misericordia: Dio farà il resto”.
La canonizzazione avvenuta il 30 aprile del 2000 ad opera del Santo Papa Giovanni Paolo II ha aperto nuovi orizzonti di speranza per noi abitanti del nuovo millennio. Il Papa durante l’omelia dichiara: “Che cosa ci porteranno gli anni che sono davanti a noi? Come sarà l'avvenire dell'uomo sulla terra? A noi non è dato di saperlo. E' certo tuttavia che accanto a nuovi progressi non mancheranno, purtroppo, esperienze dolorose. Ma la luce della divina misericordia, che il Signore ha voluto quasi riconsegnare al mondo attraverso il carisma di suor Faustina, illuminerà il cammino degli uomini del terzo millennio.”… “Quante anime ha già consolato l'invocazione "Gesù, confido in Te", che la Provvidenza ha suggerito attraverso Suor Faustina! Questo semplice atto di abbandono a Gesù squarcia le nubi più dense e fa passare un raggio di luce nella vita di ciascuno. “
In questo libro è racchiusa la vita di questa suora di clausura, non semplice. Pensate che in Convento tutto si svolga in armonia, vi sia comprensione e bontà estrema? Ebbene è solo un luogo comune pensarlo… Suor Faustina convive con sorelle di fede, veramente caritatevoli e comprensive, ma anche con sorelle invidiose e maldicenti, che cercano di mettere la stessa suora in cattiva luce e di mortificarla in più occasioni: “Satana dove non può nuocere direttamente, si serve degli uomini”.
L’ordine di tenere un diario del suo quotidiano, arriva dalla Madre Superiora e dallo stesso Padre Spirituale, che, compresa l’importanza delle ispirazioni divine della suora desiderano che nulla vada perduto.
Alla Santa, il Signore ha concesso innumerevoli Grazie oltre alle visioni ed ispirazioni, il dono di percepire i tormenti delle anime, di sentire la necessità di pregare per un’agonizzante, la possibilità di vivere la Passione del Signore in nascondimento, il dono della profezia. La suora stessa però afferma: “I doni sono soltanto un ornamento dell'anima, ma non ne costituiscono la sostanza né la perfezione. La mia santità e perfezione consiste in una stretta unione della mia volontà con la volontà di Dio".
Bellissimi tanti pensieri e poesie:
“L’umiltà è solo verità; nella vera umiltà non c’è servilismo.”
“Desidero nascondermi nel Tuo misericordiosissimo Cuore, come una goccia di rugiada nel calice di un fiore. Nascondimi in questo calice, per proteggermi dal gelo di questo mondo.”
“Dove c’è la vera virtù deve esserci anche il sacrificio”
“O Gesù fammi degna di ricevere le grazie, poiché io da me stessa non posso far nulla, senza il Tuo aiuto non sono neppure capace di pronunciare degnamente il Tuo nome.”
Suor Faustina muore a 33 anni dopo infinite sofferenze fisiche. Le sue spoglie sono conservate a Cracovia nel Santuario della Divina Misericordia.
Cosa mi ha lasciato questa lettura? Un senso di pace, di consolazione, la certezza che Gesù è pronto a prenderci tra le braccia in qualsiasi momento, la Sua grande bontà e Misericordia.
E’ una grande Santa Suor Faustina, perfetta per i nostri tempi, è un raggio di luce che illumina le tenebre dell'egoismo, dell'odio, della prevaricazione, della violenza, in un Mondo che ha perso il senso del peccato, che ha cancellato il senso morale, l'altruismo, il significato pieno di parole come sacrificio, bene dell'altro, amore disinteressato. Ella ha dato la vita per la salvezza di noi peccatori, ha dato speranza per tutti i peccatori. Non resta che abbandonarsi fiduciosi come bambini nelle braccia del Signore.
Buona lettura e preghiera!

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Gialli, Thriller, Horror
 
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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    02 Agosto, 2014
Top 50 Opinionisti  -  

CHE BARBA CHE NOIA, CHE NOIA CHE BARBA!!

Questo ultimo libro conferma ulteriormente il pensiero per cui il caro Deaver, si sia incamminato da tempo, verso il declino….
Rimpiango libri come: “il collezionista di ossa” (con il film egregiamente interpretato da Denzel Washington), “lo scheletro che balla”, “la sedia vuota” , dove l’autore ha toccato davvero livelli altissimi, intesi come creazione di thriller e personaggi che realmente sono entrati nella storia e nell’immaginario collettivo.
E’ più per questo senso di rispetto e riconoscenza, che nutro verso il passato dell’autore, che ostinatamente, continuo ad acquistare i suoi libri, anche se devo ammettere, che da un certo punto in poi, nessun thriller mi ha mai nemmeno lontanamente “catturato” come succedeva anni fa.
Lo stesso dicasi per quest’ultima creazione. Volutamente l’intento è stato quello di sorprendere…
Non credete, non esistono personaggi di spessore in questo libro, anzi. non sono nemmeno ben caratterizzati; non esiste nemmeno una trama avvincente, le pagine scorrono in modo alquanto monotono e lineare, la struttura narrativa è alquanto deboluccia. Cosa fare per ovviare a questo inconveniente non da poco?
Ed ecco l’idea “geniale” pubblicizzata e strombazzata ai quattro venti…… Ed ecco l’espediente usato per sorprendere .Questo libro inizia dalla fine! A ritroso pian piano, con capitoli che segnalano minuziosamente giorno ed ora si arranca verso l’ipotetico inizio…. Banale anche inserire all’inizio di ogni nuovo capitolo, foto in bianco e nero (bruttine e poco chiare), che dovrebbero rappresentare fotograficamente il contenuto dello stesso. Bah! Dico io…. Tanto inchiostro sprecato inutilmente… Oltre a caratteri di stampa più grandi del solito….
Insomma tanti espedienti, utilizzati, per riempire VUOTI davvero difficilmente colmabili. Se la struttura narrativa è debole, per un lettore davvero attento ed appassionato, poco interessano immagini, pagine bianche, grossi caratteri di stampa…. Anzi, il trucco è subito scoperto e vissuto come inganno.
Veniamo alla trama, nove facciate e poco più del primo capitolo, per raccontare la fine…. In una stanza c’è Gabriela, con Sam. La donna agitata ed impaurita (ma nemmeno troppo), gira inquieta per la stanza controlla che tutto sia chiuso e aspetta che gli venga riportata la sua bambina di sei anni…. Sam è lì per proteggerla e controllare che non faccia sciocchezze e nel frattempo parlano del più e del meno…. (suspance inesistente). Ad un tratto si sentono dei rumori, la donna che nel frattempo si è messa a lavorare a maglia (?), domanda angosciata se sua figlia sta bene… Entra Joseph con una pistola puntata e spara…
Il lettore comincia così a ritroso a visualizzare gli eventi accaduti la domenica sera, fino ad arrivare a ciò che è accaduto il venerdì mattina, passo, passo a ritmo soporifero Ma dov’è il thriller al cardiopalma? Mi domando, Ma dov’è Deaver? Mi domando… Si legge senza sapere chi è chi e perché è successa una determinata cosa… La curiosità scema ben presto, come il senso di attesa, anche le pagine finali, in cui viene svelato esattamente il ruolo dei protagonisti e le loro effettive reali condizioni, ( che dovrebbero essere rivelazioni con il “botto”), desta solo un piccolo guizzo di sorpresa, per lasciare una strisciante insoddisfazione che fa semplicemente esclamare: Tutto qui?

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Romanzi autobiografici
 
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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    30 Luglio, 2014
Top 50 Opinionisti  -  

NESSUNO SCRUPOLO!!!

. - Le Reve - in francese significa “il sogno”. Dietro questo pseudonimo si cela una donna italiana che ha affrontato il cammino della fecondazione assistita.
Questo libro mi ha veramente infastidito, questa donna mi ha infastidito, questo egoismo portato all’estremo, questo individualismo sfrontato, questa cecità nei confronti dei sentimenti e desideri del proprio compagno e della figlia, mi hanno atterrita. Posso solo immaginare il senso di inadeguatezza provato nei confronti di questa donna a cui non è “ bastato” avere una figlia sola.
Difficile è parlare di questo argomento, ma ritengo che una persona che senta il desiderio di mettere in primo piano, scrivendo un libro, il suo percorso, abbia l’ intelligenza di comprendere che chi legge abbia anche la libertà di pensarla come meglio crede, senza essere per forza definite “persone che vogliono solo dare giudizi e che non hanno idea di quanto si possa soffrire per l’infertilità”….
Premetto che non giudico la persona Sarah Le Reve nella sua totalità, ma esprimo il mio parere in merito all’argomento “fecondazione assistita”.
Trovo che questa testimonianza parta già con un vizio di forma non da poco. L’autrice vuole ergersi a paladina e portavoce di tutte quelle donne che realmente hanno problemi di infertilità, che realmente sognano di poter portare avanti una gravidanza, non riuscendo ad esaudire il forte desiderio di maternità che prima o poi sperimenta quasi ogni donna. Questo perché? Semplicemente perché a trentotto anni la donna diventa madre, in modo del tutto naturale, senza nessun problema. Care amiche non vi suonerebbe falso, pretendere di essere un punto di riferimento per un determinato problema, quando in realtà non lo si ha proprio?
E attenzione, c’è un altro punto davvero nodale… Quale? Mi direte…. Il dono della maternità si compie per la donna a trentotto anni, perché il suo convivente, all’inizio della relazione, ha sempre affermato di non volere bimbi, avendo già un figlio avuto da una precedente compagna. La donna ha accettato questa posizione, pensando in cuor suo di poter far cambiare idea all’uomo con il tempo.
Dopo un serio periodo di crisi della coppia, e una palese somatizzazione del disagio da parte della donna, il compagno cede alle pressioni e acconsente ad avere un figlio.
E ancora….. a quarantun’anni Sarah dopo un aborto spontaneo, entra in depressione, persino la piccolina di tre anni soffre per il disagio della sua mamma, non riuscendo a spiegarsi perché la vede piangere.
Cito testualmente: “ Ho cercato un altro bambino per anni, l’ho aspettato giorno dopo giorno….Purtroppo ero sola a volerlo…. Ne parlai con mio marito, ma era difficile comunicare con lui su questo tema… piansi a lungo quando i medici mi dissero che ero troppo avanti con gli anni per concepire un figlio in modo naturale…”
L’infertilità della donna non dipende da patologie, o altre gravi problematiche che possono riscontrarsi in una giovane coppia nel pieno della possibilità di concepire, ma solo per il naturale passare degli anni.
Possibile che non si riesca a fare i conti con le proprie scelte? Possibile che non si riesca a vivere serenamente il proprio presente? Possibile che si desideri sempre altro al di fuori di quello che si ha già?
Questa donna capricciosa inizia la sua crociata personale visitando numerosi centri specializzati in PMA (procreazione medicalmente assistita), tra pubblici e privati, italiani e stranieri.
Giudicando non all’altezza Centri e personale, solo perché non veniva ottenuto il risultato sperato.
Ma c’è di più… chi non comprende il percorso dell’autrice, viene tacciato di insensibilità, di giudicare senza comprendere, di non stare al passo con i tempi e con il progresso della medicina…
Ma andiamo!
La donna si autoconvince che questo cammino doloroso e difficile, lo sta compiendo semplicemente per dare un fratellino o una sorellina alla figlia, che in più punti del libro, invece, quest’ultima, afferma di non volerne sapere di avere fratelli.
“ Mio marito non voleva vedermi così accanita nel rincorrere il mio sogno di gravidanza, era angosciato che io continuassi per la mia strada”.
“Mia figlia cresceva e richiedeva maggiori attenzioni e presenza da parte mia. Ormai aveva compiuto dieci anni, mentre da otto io tentavo invano di darle un fratellino o una sorellina.”
Le accuse della Le Reve si allargano a macchia d’olio, non solo nei confronti di chi non la comprende (e scusate ma proprio non ce la faccio…), nei confronti degli innumerevoli centri che non hanno soddisfatto il suo desiderio di maternità, ma anche nei confronti dello Stato italiano e delle Leggi che regolano la procreazione assistita. Secondo la donna è una legge che viola i diritti dei cittadini, perché la fecondazione assistita dovrebbe essere una pratica garantita a tutti.
Vediamo…. I fondi (già scarsi) dello Stato dovrebbero essere utilizzati per soddisfare capricci ed esigenze di singoli senza che esista un sacrosanto diritto? MI scusi ma proprio non capisco……
Non mi dilungo oltre…. Ciliegina sulla torta, la signora in questione è andata all’Estero, prima in Spagna, poi in Ucraina, pagando per avere un figlio non frutto dell’amore tra ella stessa ed coniuge, ma frutto di un ovocita e di uno spermatozoo di donatori scelti a tavolino in base alle caratteristiche fisiche richieste.
E, se per caso il “prodotto” bebè acquistato, dalle ecografie, non risulti rispondente ai criteri che determinano la nascita di un prodotto sano, c’è la possibilità di recedere dall’acquisto senza spese aggiutive…..
Ma vi rendete conto di dove stiamo andando a finire???? Laico o credente, bianco o nero, italiano o russo.
Esiste una coscienza, esiste una morale, non può passare tutto come un diritto, io voglio, allora significa che è lecito volere, compro quello che non riesco ad ottenere.
La signora è diventata di nuovo madre all’età di cinquantasei anni per buona pace del marito e della figlia ormai donna.
Sapete cosa vi dico? Sono nauseata. Posso dirlo, mi sento in diritto di dirlo,perché anche io non ho più potuto avere figli da un certo punto della mia vita, per una patologia e terapie devastanti, ma considero totalmente immorale, diseducativo, individualistico, narcisistico, il comportamento di questa donna e mi sentirei profondamente offesa e oltraggiata se fossi una giovanissima, con un reale problema di infertilità con cui convivere, a essere rappresentata dall'autrice di questo piccolo e deviante manuale del fai da te.

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Romanzi
 
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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    28 Luglio, 2014
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FRACTURED

Se pur inizialmente, il pensiero, sia andato al celebre film “sliding doors” ( citato anche sulla copertina), interpretato da una bravissima Gwyneth Paltrow,per l’originale idea di fondo, è, verso i due terzi del libro che si comprende che l’idea dell’autrice se pur, inizialmente simile, si sia sviluppata poi, in modo molto differente come contenuto. Nel film, si vede come la vita della protagonista, possa continuare in modo apparentemente differente a seconda se sia riuscita a salire su di un treno o meno. Nel libro, alla fine, non esiste una causa esterna che possa condizionare lo svolgersi di una vita, il fulcro è l’anima di Rachel, i suoi sentimenti più veri e profondi, che prepotentemente vogliono manifestarsi e “chiudere il cerchio” come si dice.
La giovane ventenne Rachel, cena al ristorante con la sua storica compagnia, in attesa che ognuno prosegua gli studi in scuole differenti, è insieme al suo ragazzo Matt, alla nuova amica Cathy, a Jimmy con il quale è cresciuta, a Sarah, Trevor e Phil, tutti sono sereni anche se malinconici, vista la possibilità concreta, almeno per alcuni, di perdersi definitivamente. Nessuno può immaginare che un auto fuori controllo spezzerà vite e legami per sempre.
In un estremo gesto di amore, Jimmy, si lancerà a salvare la vita di Rachel rimasta incastrata nei pressi della vetrata che verrà distrutta dall’auto in corsa. Jimmy muore, portando via con sé, puro, sincero e grande, l’amore mai dichiarato che nutre per Rachel, la quale, rimarrà seriamente ferita, con un importante trauma cranico ed una cicatrice che le segnerà il volto, rammentandole ogni giorno, quei minuti diabolici che cambieranno per sempre la sua vita……
Rachel lascia Matt, cambia città, trova lavoro come segretaria, vive una vita solitaria con postumi importanti lasciati dall’incidente, solo il matrimonio della sua cara amica Sarah, riesce a convincerla a tornare “a casa”……
E’ un esordio letterario per Dani Atkins di tutto rispetto. La scrittura è fluida e frizzante, i personaggi sono credibili nella loro semplicità, e, in alcuni passaggi, prevedibilità, ma non mancano parti di imprevisto che tengono, in qualche modo, il lettore sulle spine, con il desiderio di continuare la lettura fino a dubbi e domande risolti.
Dal mio punto di vista, intento profondo dell’autrice, riguarda il mettere in primo piano, la forza vincente dell’amore puro e cristallino, dove il bene per l'altro è fine unico ed irrinunciabile. In questo, anche ciò che noi tutti definiamo “destino” gioca un ruolo fondamentale, in quanto, nonostante ciò che può accadere in una vita, il compimento pieno e supremo di tale destino, alla fine, “vince” su tutto il resto.
Al termine, tutto è chiaro, tutto si comprende, tutte le domande irrisolte che la lettura fa scaturire volutamente nella mente del lettore, trovano ragione d’essere e risposta, dolcemente con emozione, non senza commozione.
Nonostante l’argomento “amore” sia fulcro e motore di tantissimi romanzi più o meno rosa, inflazionato anche, sporcato anche, travisato anche; in questo libro colpisce la purezza del sentimento e l’ineluttabilità del destino.
“Fractured” è il titolo originale, che, come molto spesso accade, mi sembra più calzante ed immediato dell’italiano “due varianti di me”.
Buona lettura!

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Storia e biografie
 
Voto medio 
 
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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    20 Luglio, 2014
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PICCOLI "ORFANI" D'IRLANDA

L’autore è un giornalista con alle spalle numerosi libri che trattano soprattutto di politica. Sixsmith ha studiato a Oxford, Harvard, alla Sorbona e a S. Pietroburgo, specializzato in storia russa, ha fatto l’inviato per la BBC da Mosca, negli anni della guerra fredda, successivamente è stato responsabile della Comunicazione durante il governo Blair fino al 2002.
Il Capodanno del 2004 segna il primo passo che porterà il giornalista a scrivere questo libro, da cui è stato tratto un film vincitore di numerosi premi.
Martin, viene avvicinato da una donna di mezza età, che chiede se l’uomo è disponibile ad effettuare una ricerca molto particolare. La madre, di origine irlandese, ha appena confidato alla famiglia di aver dato alla luce in giovanissima età un bimbo, il quale è stato dato in adozione ad una famiglia americana, tramite una Congregazione di Suore. Da quel momento, la donna, non ha smesso di pensare al piccolo e di cercarlo, senza successo…. Inizia così per il giornalista una ricerca durata cinque anni, che l’ha portato a scrivere questo libro.
La storia si basa quindi su tantissimo materiale recuperato dal giornalista e da parti romanzate, soprattutto riguardanti l’infanzia del piccolo Anthony Lee.
Lo sconcerto per il lettore è assicurato, le pagine parlano di storia, di vite reali, di rapporti spezzati che lasciano segni incancellabili, che condizionano il futuro di molti.
Negli anni cinquanta, non era concepibile che in Irlanda una giovane donna potesse mettere al mondo un figlio illegittimo, era quindi consuetudine, da parte delle famiglie, allontanare e far rinchiudere le giovani ragazze definite “maddalene”, in conventi, dove suore senza scrupoli, assistevano le donne fino al parto facendole lavorare duramente, per separarle poi dai loro bambini, facendo firmare carte di rinuncia ai piccoli e a qualunque diritto da avanzare pretese su di essi nel futuro.
“le ragazze avevano il divieto di parlare tra loro, di rivelare la loro identità e persino il luogo dal quale provenivano. Le loro vite erano celate nel riserbo, nella solitudine e nella vergogna, “accantonate” si diceva “per riguardo alle famiglie e alla società”.
Migliaia di piccoli dunque, furono oggetto di un vero e proprio “traffico” di minori tra enti religiosi e famiglie abbienti dall’altra parte del globo, il tutto avallato da intrighi e sotterfugi tra Stato centrale e esponenti importanti del clero. Un vero e proprio scandalo insomma.
Da credente, non posso che rimanere sconvolta da quante malefatte sono state fatte nel nome del Signore…
E’ così che il piccolo Anthony Lee e la piccola Mary, all’età di tre anni circa, partono dall’abbazia di Roscrea, con destinazione Stati Uniti d’America, adottati dalla famiglia Hess (mamma, papà e tre figli maschi più grandi). I bimbi diventano quindi Michael e Mary Hess.
La vita semplice, silenziosa e tranquilla del Convento viene totalmente sostituita da un ambiente rumoroso, caotico, non privo di difficoltà per i piccoli.
In Mike, cresce sempre più la convinzione di aver commesso qualcosa di orribile, per fare in modo che la mamma lo abbia abbandonato, passerà tutta la vita pensando di non meritare amore e successo.
“Le nostre vere mamme non ci hanno voluto perché eravamo cattivi” sussurrò Mike, poi si fermò a riflettere su ciò che aveva detto.” Ci odiavano. Così ci hanno mandati via…..”
Il libro è scritto in modo scorrevole, i fatti storici che dipingono l’America tra gli anni sessanta e il duemila molto ben tratteggiati. La lotta di potere tra democratici e repubblicani, l’avvicendarsi di Presidenti quali Carter, Regan, Bush, le strategie, il clima politico, gli anni del boom economico, della scoperta dell’AIDS, dell’omofobia fanno da cornice alla storia personale di Michael Hess, avvocato, vice consulente legale presso il Comitato Nazionale Repubblicano dalla fine del 1980 all'inizio del 1990, gay.
Evidentissimo il dualismo che si trova a vivere quest’uomo… Importante esponente del partito repubblicano, il quale partito, osteggia apertamente le unioni gay, ritarda il più possibile anche a livello sanitario la presa di coscienza della vera e propria epidemia mortale che ha colpito duramente il paese. Michael deve tenere segreto l’orientamento sessuale che può costargli posto di lavoro e reputazione, anche con la famiglia adottiva.
Questa è la storia di un figlio, che ha sempre vissuto dovendo convivere con ciò che gli altri hanno sempre affermato, e cioè di essere stato abbandonato dalla sua mamma, alla qual cosa, nel profondo del cuore, non ha mai creduto. La vera mamma l’ha sempre desiderata, vagamente ricordata (anche se volevano convincerlo diversamente) e più volte cercata senza successo.
Lo stesso dicasi per la donna. Personalmente non si sono mai incontrati madre e figlio, dopo il distacco forzoso a cui sono stati sottoposti , ma le loro anime sono sempre state legate, ora più che mai, dopo che il destino ha voluto che Mike morisse di AIDS.
Da lettrice questa storia mi ha scavato dentro, troppo dolore, troppa ingiustizia. Anime segnate per tutta la vita, che compiono gesti sconsiderati solo per punirsi, per convincersi di non meritare la felicità, l’amore… Che mandano a rotoli la propria vita personale più volte, che toccano la realtà della depravazione, dell’alcool, pensando che questa sia la giusta punizione per un bambino talmente cattivo che anche la propria mamma l’ha abbandonato….
Mi dispiace Mike, per quello che ti hanno fatto, anima innocente, per quello che tu hai fatto a te stesso per tutta la vita….. riposa in pace.

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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    12 Luglio, 2014
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MARE, AMORE E RITORNO ALLE ORIGINI

Azzeccatissima lettura estiva. Ottima sotto l’ombrellone. Per Mary Simses è il primo romanzo, ispirato delle parole di una donna, che riferiva di una richiesta fattale dalla nonna sul letto di morte. Da qui l’idea di fondo del romanzo, da cui è scaturita come una valanga inarrestabile tutta la struttura narrativa.
Titolo originale ( ed anche più adatto, ma già sappiamo che spesso la scelta in italiano dei titoli non è proprio felice…) “The irresistible bluebery bakeshop & cafe”, l’immagine di copertina, con un’invitante barattolo di marmellata e dei mirtilli freschi è identica all’originale.
Ma veniamo alla trama, Ellen giovane avvocatessa di successo di New York, in procinto di sposarsi con Hayden, anch’esso avvocato di ottima famiglia, con il sogno di entrare in politica, decide di realizzare il desiderio della nonna Ruth, espresso appena prima di morire di consegnare una misteriosa lettera ad un altrettanto misterioso uomo, residente in una piccola cittadina rurale nel Maine.
Questo romanzo, nonostante l’identificazione come “lettura rosa”, ha spunti davvero ottimi di riflessione, riguardanti il condizionamento che l’ambiente in cui si vive opera su di una persona, oltre all'interrogativo davvero non da poco quale: " Conosciamo veramente nel profondo le persone con cui viviamo, che ci hanno cresciuto, il loro passato, i sogni i desideri infranti, le passioni, i rimpianti?"
Divertente vedere Ellen, ragazza di città abbiente, con trucco, abito, acconciatura, auto di lusso, all’ultima moda, aria un po’ snob, pretenziosa ed anche un tantino antipatica; come riesce a spogliarsi, man mano che passano i giorni di strati e strati di perbenismo ed ipocrisia, di attenzione per dettagli esteriori insignificanti. Il lettore la vede trasformarsi dalla donna superficiale, ingabbiata in tutta una serie di “obblighi” imposti dalla società che frequenta, nella donna che è nel profondo. Ellen impara ad ascoltare il proprio cuore, a vivere dando spazio ai ritmi della natura, ad apprezzare il buon cibo, la semplicità ed ingenuità e sincerità degli abitanti di Beacon.
Ed un piccolo incidente, per il quale Ellen avrebbe potuto perdere anche la vita, fa in modo che il proprio destino, incontri il destino di un uomo del posto, Roy….
Belle le descrizioni dei paesaggi, della natura, odori e sapori. L’autrice è appassionata di fotografia nella vita, sul suo sito ci sono diverse foto che ritraggono paesaggi del Maine, che riportano il lettore alla stessa atmosfera che si respira nel romanzo. Anche la protagonista eredita le stesse passioni dell’autrice.
Alcuni passaggi sono davvero divertenti, altri molto dolci e malinconici, sempre ben calibrata la penna dell’autrice, nel non sconfinare nella volgarità o cattivo gusto.
Una lettura delicata, avvincente al punto giusto, che non annoia, anche se rispetta lo standard dei libri del genere, per cui il lieto fine è d’obbligo e l’amore trionfa in mezzo a muffin ai mirtilli, sconfinati prati, e sapore di salsedine.
Consigliato per passare dolci e sognanti ore… Spero che decidano di attuarne anche la trasposizione cinematografica. Promossa a pieni voti l’autrice che, se non ricordo male, si sta già occupando della stesura del prossimo romanzo.

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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    09 Luglio, 2014
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PERSI NELLE SABBIE MOBILI

Appena iniziata la lettura, mi ha colpito positivamente lo stile di scrittura di questa autrice. Una prosa evocativa, poetica in alcuni passaggi:
“ Sui tetti lo sbuffare bianco dei comignoli sembrava scaldare il cielo grigio, mentre il gelo di un inverno senza fine graffiava le pareti.”
“ l’erba prosciugata dal sole estivo era tornata smeraldina dopo le ultime piogge…”
Riconoscibile soprattutto nella prima parte del libro. Poi arrivano i personaggi ed anche le dolenti note, a mio parere.
E’ la vita di due sorelle cuore del libro. Penelope ( nome scelto cercando di cucire addosso al personaggio peculiarità della Penelope mitologica, senza molto successo) , e Addison.
La prima giovane, colpita dal grave lutto della perdita del suo compagno Adam in seguito ad un’incidente stradale, viene ospitata da Addison, sposata con Ryan costretto su una sedia a rotelle, con un bambino di quattro anni.
Le due sorelle sono figlie dello stesso padre, ma avute da due madri differenti; da sempre, il loro rapporto è stato un’alternanza di amore ed odio, gelosie ed incomprensioni.
Anche il matrimonio di Addison non sta passando un buon periodo e l’arrivo della sorella non aiuta di certo a rinsaldare il rapporto tra marito e moglie.
I personaggi li ho percepiti lontani, ognuno chiuso nel proprio dolore, non viene sviluppato il desiderio di redenzione, di continuare a vivere, di speranza, sono pagine buie, come una cappa pesante che si trascina riga dopo riga fino all’epilogo. In alcuni punti compaiono lampi di luce che ti fanno dire:” Ecco ci siamo, finalmente, il miracolo della guarigione delle ferite dell’animo si compie, il perdono reciproco, l’amore che vince, invece…..”
L’impressione è che i personaggi si ritrovino a muoversi nelle sabbie mobili. L’autrice permette che nemmeno loro arrivino a credere alla possibilità di farcela. Questa sorta di fissità, di putredine, fa in modo che la lettura perda mordente e piacevolezza. Anche lo stile di scrittura frizzante e stimolante della Cebeni, soffre dell’atmosfera creata dalla stessa, perdendo di freschezza e poesia.
Peccato! In ogni caso leggerò altro di questa autrice che mi ha comunque incuriosita.

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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    29 Giugno, 2014
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DON TILLMAN MI PIACI UN SACCO!

Non mi dilungo a riassumere brevemente qualche stralcio di trama, in quanto già ampiamente esaurito dalle recensioni precedenti.
Mi soffermo sulle sensazioni trasmesse.
Il personaggio “Don Tillman” è estremamente forte, nel gergo televisivo sarebbe un’immagine di quelle che bucano lo schermo. Apparentemente indifeso, ispira tenerezza;l suo essere “strano” agli occhi del mondo, è stato fonte di numerose riflessioni scaturite anche dal fatto che ho appena terminato la lettura, riferita ad un altro “strano” realmente esistito, non così fortunato, come il protagonista di questo libro (chissà se l’idea, lo scrittore, l’ha tratta proprio dalla storia di Sidis?).
Capace l’autore a descrivere minuziosamente il personaggio, le sue numerose manie, i dialoghi che hanno strappato più di qualche sorriso, il suo aspetto fisico.
Sicuramente Don è una persona buona. Interessante è seguire il percorso tracciato dall’autore, per questo personaggio, che sembra senza speranza, chiuso all’interno del proprio mondo, fatto di automatismi e regole inflessibili che scandiscono le giornate; con un’intelligenza superiore alla media, professore universitario di genetica, ma apparentemente incapace ad instaurare ed intrattenere e conservare, rapporti con il prossimo. Esilaranti sono stralci di conversazione, pensieri, osservazioni della realtà da parte di Tillman, soprattutto nella prima metà del libro. Come non mancano riflessioni dal sapore dolce-amaro tipo:
“ Sii te stesso Don. Se lei non ti vuole per quello che sei, allora non è la persona adatta a te.”
”Ritengo altamente improbabile che una donna mi accetti per quello che sono.”
Da qui l’esigenza di stilare un questionario per trovare moglie, essendo alla soglia dei quarant’anni. L’idea di fondo è buona, in quanto lo scopo del questionario sarebbe quella di “escludere tutte le donne che danno peso alle apparenze”. La totale incongruità con la pratica, Don la sperimenta sulla propria pelle.
…E poi l’incontro con Rose, persona assolutamente incompatibile, secondo gli standard di Don, a diventare compagna di vita.
Perché Don Tillman mi ha conquistata? Perché è una persona pulita, diretta. Nessun tranello, nessuna maschera, lui ha il coraggio di essere ciò che è. Ma va anche oltre, per amore, nonostante sia erroneamente convinto di non provare tale sentimento, riesce a sconvolgere la sua quotidianità, il suo organizzare meticolosamente il tempo, l’alimentazione, il lavoro, il proprio aspetto fisico, l’approccio con il prossimo.
Prendendo coscienza di sé in modo ammirabile: “ Oggi credo che tutti i miei problemi siano ascrivibili al fatto che il mio cervello è strutturato diversamente rispetto a quello della maggioranza degli esseri umani. Tutti i sintomi psichici erano un risultato di questo fatto, non di una malattia nascosta”.
“L’amore è un potente sentimento rivolto ad un’altra persona, che spesso sfugge alle regole della logica….. I miei sentimenti per lei non potevano essere spiegati dalla logica”.
Quindi ripeto la domanda: Perché Don Tillman mi ha conquistata? Perché è un personaggio da fiaba.
La sua capacità di reazione, alla fine, a ciò che il destino ha in serbo per lui, è superiore a quella di qualsiasi persona alla quale, non sono riscontrati problemi relazionali.
Questa diventa l’arma a doppio taglio della storia, quanto il personaggio può risultare credibile? Moltissimo nell’immaginario, nel desiderio di un lieto fine, rarissimo nella vita reale.
Perfetto per chi ama sognare, magari meno adatto a chi ama storie più realistiche.
Ma cosa importa! In fondo, in fondo tutti apprezziamo, almeno qualche volta, una buona favola ricca di spunti di riflessione con la fine classica del : ….”e vissero tutti felici e contenti.”
Sarei proprio curiosa di vederne una bella trasposizione cinematografica, fermo restando che il personaggio di Don dovrebbe essere impersonato da un clone di Gregory Peck!!!

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Romanzi
 
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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    26 Giugno, 2014
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POTRAI MAI PERDONARE BILLY?

Morten Brask, riesce a far conoscere al grande pubblico, la storia romanzata (non è una biografia) di William Sidis. Non avevo mai sentito parlare di questo assoluto genio, vissuto all’inizio del ‘900 (ma io non faccio molto testo..)
Se pensiamo, che il quoziente intellettivo medio è 100, William Sidis, aveva il più alto Q.I mai registrato al mondo, vale a dire un valore oscillante tra 270 e 300.
Figlio di immigrati ucraini, madre medico, padre psicologo laureato con il massimo dei voti, William cresce come una sorta di cavia da laboratorio. Boris, il padre, è convinto che si debba stimolare la naturale curiosità del bambino, così che egli possa creare e sviluppare il pensiero al di fuori dei limiti dell’educazione classica. Vale a dire permettergli di fare esperienza, non instillare preconcetti nella mente del piccolo, stimolarlo continuamente.
Ecco che a nove mesi il piccolo pronuncia la prima parola: luna; a diciotto mesi , William è in grado di leggere, la madre, Sarah, lo esibisce nei salotti che contano, facendogli recitare brani della Bibbia o altro, a beneficio delle signore intente a consumare il proprio thè; a tre anni, come regalo di compleanno al padre, legge in latino il “ De bello gallico”, successivamente imparerà anche francese, tedesco ed una serie di lingue romanzate, a cinque anni, inventa una lingua tutta sua con regole grammaticali proprie.
A6 anni il bambino frequenta la terza media, a 8 anni il liceo, a undici come relatore unico, espone una relazione che ha come argomento la quarta dimensione…. A 13 va all’Università.
Il povero William non ha mai avuto una vita come tutti i bambini, fatta di gioco spensierato e compagnia. E’ cresciuto da solo, con due genitori che in lui hanno visto solo la possibilità di emergere e gratificare il proprio ego smisurato. Soprattutto la madre, una donna dura, rigida, sempre pronta a rimproverare e sottolineare mancanze da parte del piccolo.
L’esperienza scolastica del bambino è sempre stata all’insegna di prepotenze inflitte da parte dei compagni, che il poverino ha sempre subito senza reagire, convinto pacifista.
Precursore di idee modernissime sulla società… “Non capisco come tu non riesca a renderti conto che l’attuale sistema economico non può durare” ( siamo nel 1913), ed ancora: “Magari mi sbaglio, ma per come la vedo io il Presidente e le grandi banche hanno interesse che la guerra continui, perché porta ingenti capitali negli Stati Uniti, a vantaggio delle banche e delle grosse aziende, e solo in minima parte alla classe dei lavoratori in forma di salario” ( siamo nel 1917).
Diventerà giovanissimo professore universitario di geometria euclidea e non euclidea, pressochè incomprensibile per gli studenti, in quanto, redigerà e distribuirà dispense scritte in greco antico senza rendersi conto che ciò che per lui è logico e semplice, non lo è per la maggior parte delle persone.
Ma non voglio togliere la curiosità e la voglia di leggere personalmente la vita di questo genio assoluto, totalmente incompreso.
Personalmente ho provato un’immensa pena per William Sidis, le pagine sono impregnate della solitudine e malinconia del giovane, del suo vivere esibito, perseguitato dai cronisti, sbeffeggiato dai giovani, mal sopportato dagli insegnanti…
Il libro alterna capitoli che trattano la nascita, giovinezza ed età adulta di Sidis, riconoscibili da luogo e data riportate all’inizio di ognuno, la scrittura è fluida, interessante, ho trovato di forte impatto anche le parti che riportano ragionamenti del giovane in merito a problematiche di astrofisica, ed innumerevoli calcoli matematici, in quanto, offrono la concreta percezione di essere anni luce distanti dall’intelletto di questo genio quasi sconosciuto.
Posso solo dirvi che muore all’età di quarantasei anni, solo.
Molti sono gli spunti di riflessione nati durante la lettura, legati all’accettazione del “diverso”, al dovere degli adulti di proteggere e preservare la serenità dei piccoli, all’inutilità del conformismo, all’ipocrisia, all’invidia e gelosia, alla paura rivolta verso chi è migliore di noi.
Basti pensare alla vita di grandi geni conosciuti da tutti.

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Poesia italiana
 
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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    22 Giugno, 2014
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FILLIDE AMOROSA

Fillide amorosa……. Vediamo chi era Fillide? figlia di Sitone, Re di Tracia, sposa Demofonte, il quale un giorno parte per rivedere Atene da cui mancava da molti anni, lasciando Fillide con la promessa di tornare presto da lei.
Demofonte dimentica la promessa fatta, disattendendo così gli accordi presi con la giovane sposa, che, dopo aver percorso la discesa verso il litorale nove volte, nel tempo del ritorno, non vedendo arrivare Demofonte si uccide impiccandosi trasformandosi poi in mandorlo. Le lacrime che Demofonte versa bagnando il mandorlo stesso, lo fanno germogliare, ma una fine tragica attende anche il giovane……
L’immagine in copertina richiama la storia, in quanto rappresenta, su sfondo grigio, il quadro di Van Gogh “Rami di mandorlo in fiore”.
Titolo ed immagine in copertina, forniscono già una traccia evidente della personalità dell’autrice. Donna di elevata cultura, che attribuisce alle parole ed immagini (in questo caso), un forte significato simbolico, ed una potenza non comune.
Quale sarà il contenuto dell’opera? Ci si potrebbe chiedere…. Questa raccolta racconta l’amore. Non l’amore universale, l’amore filiale, l’amore verso dei luoghi, ma l’amore che nasce tra un uomo ed una donna. Si potrebbe dire le stagioni dell’amore, non solo per quanto riguarda l’evoluzione dell’amore stesso all’interno di una storia, ma l’amore rapportato alle varie fasi della vita, giovinezza, maturità, anzianità.
Le poesie, rispecchiano per molti versi la sofferenza della giovane Fillide, la solitudine, la delusione, l’attesa, il ricordo….. In poche liriche si percepisce la gioia piena, sempre comunque celata da un velo malinconico.
Le poesie riportate coprono un periodo di composizione che va da 1987 al 2013. Quindi un lasso di tempo molto ampio.
L’amore raccontato è un amore che contempla sì la passione, ma soprattutto svela la sua fortezza nella profondità e affidabilità del sentimento.
Restano lì a guardare
Prudentemente
Gli alberi del bosco
Quando le sere d’estate,
si dà fuoco all’amore.

Io non sono passione
Che scortica e brucia,
io sono unguento
per ogni ferita.

Inoltre l’autrice ha vinto il premio “haiku contest” nel 1999 promosso dall’Istituto di cultura giapponese; se pur questa raccolta non sia espressamente un insieme di componimenti totalmente Haiku, certe liriche richiamano questo modo di scrivere poesia.
Questa modalità di scrittura, appartiene fortemente all’autrice. Si deve percepire come reale l’immagine che viene creata con le parole e viverla. Il componimento in stile Haiku prevede che si debba osservare e meditare gli elementi necessari alla composizione, nella quale devono essere racchiusi determinati principi quali: il silenzio, l’inatteso, la tristezza, il mistero, la nostalgia e transitorietà, la delicatezza, l’ombra, la leggerezza, l’innocenza.
Tutto questo per dire che alcuni componimenti brevissimi riportano a questo…

“essere la sua goccia che trabocca
la sola capace di farlo sentire
finalmente pieno.”

Assaporate queste parole: Goccia che trabocca, realmente queste parole trasmettono una sensazione di pienezza, non solo per il suono che producono, ma per ciò che significano, acqua che riempie fino a traboccare, l’acqua fonte di vita, l’acqua che riempie, prende la forma del contenitore, si fonde con esso, ma nello stesso tempo non perde la propria unicità… Meravigliosa! Ed ecco che in questi versi trovo la delicatezza ed il mistero che si compie.
Oppure:

“Quando un amore muore
l’anima si torce
nel veleno dei giorni felici”

Mamma mia, quanto dolore riescono a trasmettere queste poche parole, scelte con estrema cura, intessute in un arazzo che risulta poi doloroso da guardare, la gioia, la passione si trasformano in veleno per un’anima che ne risulta straziata….. L’inatteso per la fine di un amore, la tristezza e transitorietà respiro tra le righe, l’ombra di un amore che non c’è più….

“Sul mio mattino chiaro
Tu sei la stretta, profonda feritoia.
Senza di lei non vedrei la luce.”

Le poesie di Grazia Valente si sono fatte strada nella mia mente e nel mio cuore a piccoli passi, ho percepito odori, suoni, visto immagini, colori che improvvisamente sono scoppiate in un caleidoscopio di emozioni.
E’ una donna molto forte l’autrice, che ha amato con tutta sé stessa, non sempre ricambiata, capita, riamata. La sua analisi è lucida, e l’amore alla fine trionfa…

“Stelle
Che con il vostro bagliore dialogate con chi è solo,
riprendetevi la luce! Lui è ritornato.”

Grazia Valente mi ha stregato! Tutti i suoi versi hanno lasciato il segno. La delicatezza, la lievità nel riuscire ad esprimere anche il dolore e disincanto, mi hanno totalmente rapita.
Come sempre grazie alla Redazione.

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Romanzi autobiografici
 
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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    13 Giugno, 2014
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IL PRESENTE ALLA GRAZIA

“c’è un mondo che preferirebbe tu non fossi mai stata, perché non è facile lasciarsi scrutare da Dio attraverso te: nei tuoi occhi, nella tua benda, nel tuo sorriso, nella tua totale bellezza c’è sempre Lui.”
“Questo libro serve solo a testimoniare , a chi vuole aprire il suo cuore, che Dio è buono e si può morire felici….”
Questa di Chiara Corbella è una testimonianza molto forte, scandalosamente forte, una vita vissuta nella pienezza della fede in Dio, che scardina, ahimè, tutte le nostre umane e povere certezze, una per una…. Come? Attraverso l’amore, attraverso la croce di Cristo.
E’ una ragazza di 25 anni, minuta, gentile, timida per certi aspetti, con una voce delicata, ma ragazzi, racchiude in sé una forza sovra-umana.
“Ecco, Dio è la mia salvezza; io avrò fiducia e non avrò paura, perché l'Eterno, sì, l'Eterno è la mia forza e il mio cantico, ed è stato la mia salvezza. (Isaia 12:2)
Chiara in poco più di tre anni ha compiuto il suo destino, novella sposa, rimane incinta, ed ecco che arriva Maria Grazia Letizia, la bimba vive poche ore dopo il parto perché è nata priva dell’encefalo, ma Chiara ed Enrico non hanno esitato ad accoglierla ed amarla per quello che la piccola è riuscita a dare con la sua breve vita. Struggenti sono le riflessioni di Chiara, la vita accettata ed accolta come un grande dono dal Signore…
“l’idea di una vita che vale di per sé, a prescindere dall’intelligenza, dalla capacità di ragionare e dalla bellezza.”
Il gesto di Chiara, non è frutto di riflessioni continue, di valutazioni dei pro e contro, di un’altalenante passaggio tra la possibilità di proseguire o non proseguire la gravidanza. E’ una decisione scaturita dal cuore, volto verso la via segnata da Gesù, non ci sono dubbi, quella è la strada, gioiosamente viene intrapresa. Il dono della maternità viene vissuto come tale, ringraziando Dio per darle la possibilità di essere mamma.
Dopo pochi mesi dalla nascita in Cielo di Maria Grazia Letizia, Chiara scopre di essere nuovamente in attesa…… Questa volta si tratta di un maschietto, ed ecco che nasce Davide Giovanni, anche questo piccolino ha malformazioni non compatibili con la vita, dopo trentotto minuti dal parto abbandona questa vita terrena.
Nessuna alterazione genetica caratterizza il patrimonio della coppia, nessuna possibilità che la nascita di Maria Grazia Letizia potesse fare pensare che Chiara sarebbe stata a rischio anche per successive gravidanze, ma queste amici sono congetture dei medici e di alcuni intorno alla coppia. né Chiara, né Enrico, si sono mai posti il problema, semplicemente perché il caso non esiste….
“Chi accoglie uno solo di questi bambini accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato” (Mc 9,37)
Pochi mesi dopo, Chiara scopre di essere in gravidanza, arriva Francesco!!! Ma la gioia è velata di malinconia, in quanto prima della nascita del bimbo, a Chiara viene diagnosticato un carcinoma dei peggiori alla lingua, che solitamente si presenta in forti fumatori di sesso maschile, intorno ai sessant’anni. Questa coraggiosa mamma rimanderà le terapie fino alla nascita di suo figlio.
Da quel momento Chiara è chiamata a vivere in pieno la croce di Cristo. C’è il tempo delle domande, umanamente comprensibili, che la giovane mamma rivolge al Dio che ama con tutto il suo cuore…
Perché? Perché proprio ora? Perché a me? Ma questo momento dura le ore di una nottata…. Poi Chiara vive felicemente il presente fino all’ultimo giorno.
Vive amando questa croce, vive amando il prossimo, amando la vita, amando Dio…..
Ora Chiara è mamma in Cielo, ed angelo sulla terra per il suo amato Francesco.
Questo libro è uno schiaffo in pieno viso, sta a noi come interpretarlo…. Uno scandalo per i benpensanti che credono di avere tutte le risposte, quali: Doveva abortire Maria Grazia Letizia e Davide Giovanni, doveva mettere a repentaglio la vita del piccolo Francesco per curarsi… Non doveva più avere bambini dopo la prima gravidanza, che incosciente, che egoista!
Oppure uno schiaffo che serva ad aprire gli occhi…. Accetto quello che il Signore mi manda, nella gioia, nel rispetto profondo della vita che mi è stato chiesto di custodire, nell’ottica che se anche non capisco umanamente cosa sta accadendo, il Signore lo sa….. Non bisogna fare altri che affidarsi, come Maria all’annuncio che avrebbe custodito il Figlio di Dio fino alla morte in croce con il suo :”Eccomi!”
"Il passato alla Misericordia, il presente alla Grazia, il futuro alla Provvidenza."

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Religione e spiritualità
 
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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    10 Giugno, 2014
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ALLA FINE DEI CONTI, IO CI CREDO


Se leggo libri che trattano tematiche delicate ed importanti, mi piace sempre sapere chi scrive cosa….. Quindi presumendo che faccia piacere a tutti sapere chi è colui che scrive molto, anzi moltissimo di religione, vi presento l’autore….Chi è Rino Cammilleri? Un giornalista e scrittore mi direte voi…. Esatto! Ma desidero aggiungere qualche notizia per dare modo di capire perché Rino Cammilleri si diletti a scrivere tanti libri sulla religione cattolica.
L’autore nasce nel 1950, si ritrova a vivere in pieno il “delirio collettivo” (come ama definirlo) del 1968 e viene travolto come tutti (o quasi) i giovani dell’epoca dai miti di quella stagione.
A 24 anni la conversione… :L’autore dice: “il nichilismo è insito in una scelta diversa da quella cristiana, dopo “l’ubriacatura” politica, vidi qualcosa che non andava…..”
“Il cristianesimo ci salva dalla schiavitù dell’orizzonte culturale del tempo” (Chesterton)
E’ per Cammilleri la rivelazione di una VERITA che ci rende LIBERI.
Dio è l’esigenza dell’anima di far tornare tutti i conti.
La conversione dell’autore inizia con una semplicissima, ma efficace preghiera: “Signore fa che io veda”
Ed il Signore ha esaudito questa richiesta, Cammilleri si definisce CCP ( credente, cattolico, praticante).
Non scevro da critiche nei confronti dei cattolici stessi, che definisce per la stragrande maggioranza, poco conoscitori della “materia”…. Ignoranza rivolta al cattolicesimo stesso, dopo il catechismo, nessuno approfondisce più certe tematiche, nessuno desidera meditare le Scritture, pregare… Ecco che domande un poco più complesse rivolte ad un credente, rimangono senza una risposta certa esaustiva e sicura.
Eh sì che Pietro nella prima lettera dice: “siate sempre pronti a rendere ragione di ciò in cui credete.”
Proprio per questo motivo Cammilleri si pone in una posizione di testimonianza del Mistero, così come lui è capace di fare…. Attraverso lo studio e la scrittura. Ecco che i suoi libri sono un’immagine dettagliata e completa di ciò che vuole trattare, scritti con una precisione minuziosa, chiari, semplici.
La sua strada è un apostolato volto ad informare, nella libertà i fratelli.
Cosa chiedere di meglio?! Questo libro non tratta solo l’evento “Medjugorie”, non narra solo i pellegrinaggi che l’autore ha compiuto in questo luogo di pace. C’è molto di più, tanto che ne consiglio la lettura anche solo per soddisfare la vostra curiosità… Questo autore ha la capacità di spaziare con padronanza epoche storiche, di collocare con precisione fatti e persone, di argomentare a 360 gradi la tematica spirituale; oltre che parlare apertamente senza filtri della propria esperienza di conversione e fede ( che non è così scontato…); Il risultato a mio avviso è interessantissimo:
“Dovete sapere (se già non lo sapete) che una conversione non toglie la croce, tutt’al più la cambia (quando non la aggrava). Certo, la conversione resta una grande grazia, perché, nella peggiore delle ipotesi, ti reimmette sulla strada verso il Regno dei cieli, l’unica cosa che davvero conti. La conversione dà quel “senso della vita” che altri non hanno, impedisce la disperazione e l’angoscia esistenziale, insegna quale sia la cosa giusta da fare in ogni circostanza, scaccia la sensazione di solitudine. Scusate se è poco.”
Apprezzo la schiettezza di Cammilleri nell’esprimere il proprio pensiero, e lo fa senza indugio…
“Piace il Gesù che moltiplica i pani e guarisce i malati, ma non il Cristo che insegna. O che redarguisce”
“ … non spetta a noi chiederci cosa verrà dopo, solo fare quello che ci è chiesto di fare ora. E “ora” la Madonna di Medjugorje chiede conversione, preghiera e digiuno.”
Che dire cari amici, è una lettura piacevole, controcorrente in ogni caso, che permette di avere un ampio respiro sulla nostra quotidianità, sul senso della nostra vita e concludo rubando la frase finale dell’autore:
“Alla fine dei conti, io ci credo”!

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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    09 Giugno, 2014
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LA VERITA' VI FARA' LIBERI (GV.8,32)

Di Chiara ho letto anche “Solo l’amore resta” ,libro che racconta la sua vita, fino alla nascita della Comunità “nuovi orizzonti”.
L’impronta di questo scritto è leggermente diversa dal precedente. Questo piccolo gioiello è una raccolta di brevi ma intense riflessioni, consigli pratici su come vivere la fede, su come riconquistare la fede.
Molte sono le frasi citate estrapolate dalle Sacre Scritture, molti sono esempi , basati sulla propria esperienza (che non è poca cosa…).
“dimentichiamo che ciò che rende unica ogni persona, rispetto a tutte le altre creature è proprio lo spirito. Non possiamo prescindere dalla nostra dimensione spirituale e illuderci che, una volta che saremo in grado di soddisfare tutti i nostri bisogni materiali, staremo bene, saremo finalmente pienamente realizzati.”
Il libro si suddivide in nove grandi tematiche che vengono affrontate attraverso lo svolgimento di brevi capitoletti, che racchiudono un particolare aspetto del tema principale. La scrittura è semplice, facilmente fruibile, i concetti sono chiari e ben presentati. Alcuni pensieri sono riproposti all’interno di diversi contesti, per facilitarne l’assimilazione e dare più forza al concetto che l’autrice intende esprimere.
Il grande tema è l’Amore, verso Dio, verso il prossimo e verso la propria persona. Il conoscere i propri pregi e difetti, le proprie fragilità, il manifestare il coraggio di presentarsi come si è, senza maschere e artifizi. La capacità di affrontare pienamente il nostro tempo, con la possibilità concreta di vivere nella gioia viva e vera tutto ciò che accade, anche il dolore.
“Figlio se ti presenti per servire il Signore, preparati alla prova. Accetta quanto ti capita, sii paziente nelle vicende dolorose, perché con il fuoco si prova l’oro, e gli uomini ben accetti nel crogiolo del dolore. Affidati a Lui ed Egli ti aiuterà” (Siracide 2, 1.4-6)
“Venite a me, voi tutti che siete affaticati ed oppressi, e io vi ristorerò. Imparate da me, che sono mite ed umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce ed il mio carico leggero.” (Matteo 11,28-30).
L’autrice, intavola un vero dialogo con il lettore, pone e risponde a domande che naturalmente si affacciano alla mente, senza ostentare un tono di supponenza o superiorità, ma con la dolcezza, la mitezza, la sicurezza, scaturita dal fatto che, non deve essere dimostrato nulla che non parli, anzi urli già, con la concretezza della sua vita vissuta.

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A chi crede, a chi cerca risposte, a chi è afflitto, a chi ama confrontarsi sul tema del Cristianesimo.
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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    03 Giugno, 2014
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LA LEGGENDA DEL PROFUMO PERFETTO

Solo una parola posso utilizzare per definire questo romanzo BELLO! Finalmente una bella storia, dalla prima pagina all’ultima, originale, delicata, preziosa. La storia si dipana in equilibrio perfetto.
La giusta dose di sentimento, senza sconfinare mai nella volgarità, la trama viene intessuta con fili sottili e preziosi. Chiudo gli occhi e inalo le fragranze descritte, ma l’esperienza dei sensi, non è esclusiva dell’olfatto, ogni senso viene coinvolto riga dopo riga.
E’ un debutto davvero di altro valore narrativo quello di Cristina Caboni, che si discosta magistralmente da colleghi che intessono storie ambientate nella nostra provincia italiana, altrettanto importanti, ma meno commercializzabili a livello mondiale.
Si respira l’aria della nostra terra, ma si respira anche il profumo degli sconfinati campi di lavanda della Provenza, gli aromi dei dolci parigini, l’odore della pioggia e della nebbia, l’odore tipico delle dimore millenarie, di “vecchio” ,di fumo, di umidità, di vita vissuta, di sole, di primavera.
E’ una delizia seguire la vita di Elena Rossini, professione creatrice di profumi, scoprire il suo passato, vivere il suo presente ed immaginare il suo futuro.
La scrittura è fluida ed avvincente, altamente evocativa, ma nello stesso tempo concreta e precisa. Tutto è ben dosato, come devono essere le essenze per creare un profumo unico. Il risultato è una miscela di sapori di sicuro successo. Non dimentichiamoci che che i diritti vengono venduti in tutta Europa ancor prima della pubblicazione del libro (evento sembrerebbe rarissimo).
Ma veniamo a noi…. Facciamo un bel “gioco”… I personaggi principali li ho identificati con un’essenza particolare. E Voi? Cosa ne dite? Confrontiamoci nei prossimi comenti, perché di sicuro ce ne saranno...
Monique: Frangipani- fascino senza eguali. Estratto dal fiore della plumeria,è profumo deciso, voluttuoso, intensamente floreale. L’essenza della femminilità che sboccia e si apre alla vita.
Elena: Ginestra: coraggio. Ricco come il colore dei fiori, è un profumo inebriante, fresco, con una nota floreale emozionante. Annuncia la primavera, il passaggio dal vecchio al nuovo. Aiuta a non perdersi d’animo.
Cail: Melissa- conforto. Dona sollievo e dissipa il timore dell’ignoto. Aiuta a superare il dispiacere, induce alla consapevolezza del proprio io.
Jacques: Narciso- desiderio. Intensamente sensuale e inebriante, è il profumo del piacere e dell’erotismo.

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Consiglio vivamente questa lettura a chi vuole intraprendere una lettura piacevole, delicata e dolce, davvero magica.
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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    02 Giugno, 2014
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HIGHLANDER A TEMPO......

Devo ammettere che le prime pagine di questo romanzo mi hanno piacevolmente stupita…
Lucio Battistini, il protagonista, si presenta. A pagina otto, comunica tranquillamente giorno ed ora del proprio decesso, dialogando con il lettore proprio in merito a questa rivelazione “rovina storia”, affermando che, visti i soldi spesi per l’acquisto del libro stesso, conviene portare avanti la lettura comunque……
E così, altri come me si convincono a fare…. Il killer che ha ucciso Lucio, viene definito dallo stesso, Amico Fritz, ma il suo nome ben più temibile è carcinoma epatocellulare.
Mi sono quindi preparata a leggere una storia emotivamente molto coinvolgente, con un pizzico di ironia a condire le pagine, che, forse, avrebbe in qualche modo reso più sopportabile il tutto.
Ahimè l’ironia, l’autore, non è riuscito a ben dosarla, il pizzico iniziale si è trasformato in poche pagine, in vagonate di stridente cattivo gusto, fino a trasformare la storia stessa in un accozzaglia di banalità e di episodi davvero poco credibili e presentabili come realtà…
Mi sono trovata a seguire il protagonista nei cento giorni precedenti alla propria dipartita a fare le cose più assurde, partendo dalle quotidiane abbuffate con amici e non, a base di ciambelle fritte, menù dall’antipasto al dolce di cibi ipercalorici e grassissimi ( ma il carcinoma al fegato non produce come sintomi inappetenza, nausea, vomito tra i tanti??). A fare veri e propri tour de force fisicamente impegnativi anche per l’italiano medio leggermente in sovrappeso ( la stanchezza e la febbre dove le mettiamo…)
La figura di Lucio Battistini si trasforma sotto i miei occhi in un Highlander a tempo, davvero impossibile da digerire.
E come la mettiamo con i rapporti interpersonali? Passi che il suo matrimonio sia in crisi per una relazione extraconiugale appena scoperta dalla moglie Paola, ma non posso credere che all’annuncio della diagnosi e soprattutto della brevissima aspettativa di vita, Paola non faccia una piega, continui a lavorare normalmente, esca con le amiche, mantenga un atteggiamento distaccato ed indifferente …. Ma dai? Anche gli amici d’infanzia sono macchiette senza arte né parte….
E poi dulcis in fundo…. Ecco che a pagina 73 si affaccia il problema spirituale…. Il protagonista informa il lettore di non credere in Dio, e fin qui, tutto bene, rispettabilissima la posizione “ATEO”, tanto quanto la posizione “CREDENTE”…. Ma caro Brizzi, non si può iniziare una campagna denigratoria nei confronti della religione in generale ed in particolare della religione cattolica, con affermazioni del tutto personali tipo:
“Una società evoluta non può essere schiava di antiche superstizioni.”
“….non esiste nessun aldilà, è un’invenzione delle religioni organizzate”
Piuttosto che mettere in bocca al tuo personaggio principale frasi tipo:
“ Mio nonno Michele era acerrimo nemico nei confronti dei credenti – li chiamava i “cretini”- e immagino che mi abbia trasmesso questo sentimento ostile.
“Nonostante gli sforzi promozionali della Chiesa cattolica e la proliferazione di beati e santi, non c’è un solo miracolo riconosciuto dalla scienza”.
E via di questo passo fino a raggiungere in alcuni punti quasi la blasfemia.
Mi scusi signor Brizzi ma percepisco un problema irrisolto con l’aspetto spirituale, non ritengo opportuno, riempire un romanzo che voleva essere “ironico intrattenimento” di affermazioni così pesanti sul cattolicesimo, perdipiù visto non è un trattato sul credere o meno in Dio.
Questo particolare davvero fastidioso (alla faccia che siamo in piena apostasia), unito a passaggi davvero ridicolmente inverosimili, mi ha fatto andare Lucio Battistini e la sua storia di traverso.
Questo desiderio di strappare la risata ad ogni costo e di sdrammatizzare forzosamente tutto, mi ha proprio infastidita.
Alcune cose non è possibile sdrammatizzarle, alcune cose, come una malattia mortale,vanno vissute in modo degno e decoroso. Non accetto che si costruisca un teatrino inverosimile intorno alla parola tumore tantomeno di fronte ad un'altra frase fondamentale: “fase terminale”.
E ho tutto il diritto di indignarmi signor Brizzi… lo sa?

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Poesia italiana
 
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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    29 Mag, 2014
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RITORNO SORGENTE

“La mia anima è risorta e scorre
come sorgente d’acqua zampillante
ritorno sorgente.”
Come è bella questa poesia, pura limpida, cristallina, percepisco il candore della rinascita a vita nuova….
Scorgo l’animo dell’autrice unendo le immagini del booktrailer al testo delle sue poesie.
Il video di promozione del libro alterna immagini con frasi tratte dalle poesie, a foto di Alessandra, spesso sorridente, ma spesso anche con occhi che non sorridono. Il mare compare in molte fotografie, come compare l’immagine di una rossa rossa ricoperta di rugiada, di una pantera, del quadro di Botticelli “la nascita di Venere”, di una calla e di un glicine (ma guarda che caso!!).
Perché dico questo?! Perché ritengo che parecchie chiavi di lettura riguardanti le sue poesie siano racchiuse proprio nelle immagini scelte, sicuramente non a caso… Immagini di forte significato, legato all'amore, alla sensualità, alla libertà.....
Ma veniamo al libro, la prefazione l’ho trovata un po’ eccessiva e ridondante rispetto alle stesse poesie.
I componimenti sono brevi, senza titolo che possa in qualche modo identificarne il contenuto. La scelta di cosa provare o estrapolare dalle parole spetta allo stesso lettore.
L’anima della poetessa parla, e quando parla l’anima, fateci caso, che la natura ed i sentimenti sono sempre messi in primo piano.
La prima poesia è anche una delle mie preferite:
“Nella distesa d’erba e vigne
Ascolto addensarsi la libertà.
Taccio un gridare lacci lenti,
baratto il poco con la natura umile.
E’ la primavera che s’imbarazza di colori,
ho gioia semplice di bimbi nell’acqua.”
Le parole sono scelte con cura, creando assonanze ed immagini vivide e sensazioni….” Ascolto addensarsi la libertà….” Di solito si ascolta una musica, una voce, un rumore, ma l’organo del sentire in questo caso non è il nostro orecchio, ma l’anima stessa, ed ecco che ascoltare con l’anima è tutta un’altra faccenda…..
Non amo in certe poesie la rima baciata, ma riconosco che l’autrice è in grado di utilizzare, e lo dimostra, molte “tecniche” di scrittura usate in poesia.
Alessandra non cerca, in modo eclatante ed anche banale in certi casi, di comporre strofe strappalacrime, l’emozione nasce a poco a poco, matura, si sviluppa, monta come la marea… In alcune poesie, la sensualità racchiusa è quasi oscena, se pur non viene palesato nulla di così diretto ed evidente…
“Hai rapito il mio animo
lo hai formato al tuo alito
Intridimi ora di passione
Bruciami e lascia fiorire
la mia sterminata pianura.”
Essendo così potente la capacità evocativa dell’autrice è naturale che alcune poesie non mi siano per nulla piaciute.
In ogni caso questa piccola raccolta, l’ho assaporata pian piano, le parole si sono rincorse nella mia mente, come odori, sapori, colori, e suoni. Che dire amici ecco l’effetto che ha avuto la poesia dell’autrice, per dirla con le sue parole:
“dopo un ribollio di tuoni
e pioggia battente, la mente
si prepara alla notte………….”
Buona lettura!

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Religione e spiritualità
 
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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    27 Mag, 2014
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....AVERE NUOVI OCCHI E CREDERE....

“Che giova all’uomo conquistare il mondo intero, se poi perde o rovina se stesso?” (Lc 9,25)
Adoro leggere libri che trattano tematiche cristiane, ancora di più, se sono frutto di testimonianze di vita reale, come ciò che ha scritto Antonio Socci.
Stimo molto questo giornalista, la vita l’ha messo a dura prova, la fede nella grandezza del Signore lo ha sostenuto, e, come un vero discepolo, non può tacere, non può esimersi dal ricordarci quanto è bello e appagante vivere in Grazia di Dio.
“Tornati dall’Aldilà” nasce proprio qualche anno dopo l’arresto cardiaco che ha colpito la giovane figlia Caterina. La ragazza è rimasta in arresto respiratorio e asistolia per un’ora e mezza; il suo cuore ha ripreso a battere pochi minuti dopo che un sacerdote, Don Andrea, si è inginocchiato al suo capezzale iniziando a pregare. La ragazza, ad oggi ha ripreso a camminare, parla, ha memoria del passato. Per l’autore (e non solo…)si tratta di un vero caso di resurrezione.
Non ci si deve stupire cari amici. Ad oggi, non riesco a non chiedermi come i cristiani stessi, siano scettici, e non abbiano la minima percezione che Gesù è vivo in mezzo a noi ancora adesso. I miracoli piccoli o grandi che si verificano ogni giorno sono innumerevoli, eppure la diffidenza e frasi quale (rifacendomi a ciò che cita testualmente il libro di Socci): “ Dall’Aldilà non è mai tornato nessuno” fanno ormai parte del comune pensare.
Socci dimostra con questo libro (ovviamente c’è molta altra letteratura in merito…), con questa raccolta di testimonianze passate e presenti, che non è proprio così. L’Aldilà esiste, una vita dopo la morte esiste, l’anima esiste, Dio esiste. Anzi, il progresso scientifico di cui ci si può avvalere oggi, rispetto al passato, è di aiuto nel riconoscere ed indagare fatti che vincono le leggi naturali in modo inspiegabile, smantellando “vecchi pregiudizi e ammuffite idee positiviste”……
I capitoli sono brevi, ad ognuno corrisponde una vicenda diversa. Si parte dalla vita stessa di Gesù e dai miracoli compiuti da Egli stesso (la bimba di Cafarnao, Lazzaro):
“Il caso Gesù è unico. Unico nella storia è il potere che Lui – e solo Lui - ha manifestato, insieme a un’infinita bontà, a una commovente mitezza. Dopo aver mostrato il Suo potere sulle malattie, sui demoni, e sulla natura, dimostrò di avere in Suo potere perfino la morte, che è il primo nemico dell’umanità. E’ per quel potere, che fu decisa la Sua eliminazione. Troppo sconvolgente, troppo evidente la Sua natura superumana.”
Ai casi appartenenti al nostro millennio.... Ad esempio nel marzo 2014 è stata pubblicata una notizia che afferma che la commissione medica della Congregazione delle cause dei Santi in Vaticano ha approvato all’unanimità un miracolo attribuito all’intercessione del Venerabile Arcivescovo Fulton Sheen, riguardante un neonato nato morto nel settembre 2010, i genitori hanno subito affidato il piccolo all’intercessione dell’Arcivescovo e dopo 61 minuti, il bimbo si è ripreso ed ora è perfettamente sano senza nessun postumo.
E così tante altre “incredibili” testimonianze…
Ma la citazione più interessante per gli scettici, riguarda uno studio pubblicato nel 2001 sulla seria e autorevole rivista medica “the lancet”. Lo studio,eseguito da un’equipè olandese coordinata dal cardiologo Pim van Lommel, ha preso in esame 344 pazienti rianimati dopo arresto cardiaco, 62 dei quali hanno affermato di avere avuto un NDE ( Near-Death Experience), lascio alla vostra curiosità andare a leggere le conclusioni a cui ha portato questo studio….
“Io, o fratelli, quando venni tra voi, non mi presentai ad annunziarvi la testimonianza di Dio con sublimità di parole o di sapienza…e la mia parola ed il mio messaggio non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio” (1Cor 2,1-5)
Non mancano citazioni riguardanti i grandi Santi del passato e del presente, oltre che parti riguardanti il destino delle anime stesse dopo la morte, e riferimenti che confermano la forza e potenza della preghiera.
Ho trovato questo libro di semplice fruibilità, piacevole, chiaro. Vi lascio con una citazione:
“Vale la pena di morire per scoprire che cosa è la vita.” (T.S.Eliot)

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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    24 Mag, 2014
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DIMMI DI COSA HAI PAURA......

“non trovi ironico che l’unica certezza della vita sia la morte?” gli chiese il carnefice, in tono pacato.
Queste sono le prime due righe del thriller, una partenza con i “fuochi di artificio”, che tiene il lettore incollato con il naso alle pagine. Un serial killer che uccide facendo leva sulle paure più oscure e terribili delle vittime. Pensate…. Di cosa avete paura? Qual è la situazione che vi raggela e terrorizza?
Ebbene, il carnefice lo sa! Non chiedetevi come, ma lui sa tutto, fin nei minimi particolari. Aspetta, come un predatore degno di questo nome, il momento più opportuno per catturarvi, e con voi inizia con cattiva perversione, una tortura prolungata e violenta con la quale vi porterà alla morte…
Sì, perché ciò che caratterizza questo omicida è proprio una cattiveria senza limiti. Cosa lo ha portato ad assumere questo comportamento? Quale è il filo conduttore che lega un prete, un venditore di auto, un agente immobiliare? Su cosa basa, il carnefice, la scelta delle potenziali vittime?
Inoltre, la capacità di cambiare radicalmente il modus operandi, denota una grande intelligenza e capacità organizzativa, cosa che rende l’assassino, unico nel suo genere.
Il lettore viene quasi ipnotizzato e raggelato dalla descrizione delle varie scene del crimine. La scarica di adrenalina è violenta, tanto quanto i brividi di terrore che Carter ci fa scorrere nelle vene.
Il serial killer è un personaggio veramente “forte”, ma, a mio avviso non sviluppato in pieno (peccato!).
Le indagini del pull investigativo sono credibili. La scrittura è pulita e lineare, facilmente collocabili e riconoscibili risultano i personaggi, gli sbalzi temporali sono intuitivamente semplici.
Unico thriller pubblicato in Italia, anche se l’autore, che ha un passato come psicologo criminale, ha già scritto altri libri che hanno come protagonista il detective Robert Hunter.
461 pagine che si leggono speditamente, sicuramente vincente la strategia di scrivere capitoli molto brevi, che alternano le vicende legate alle attività investigative a quelle legate ai delitti compiuti. Originale anche l’inserimento di un personaggio particolare, se pur non personaggio “chiave” per la risoluzione del caso, che arricchisce la vicenda di una storia parallela, senza snaturarne o appesantirne la struttura originale. Mi riferisco alla giovane Mollie alias Monica.
La risoluzione del caso avviene nelle ultime pagine descritta in modo completo, ma alquanto stringata e serrata come ritmo, avrei desiderato che l’autore si dilungasse maggiormente, avrei desiderato leggere ancora molte pagine dedicate alla vicenda. Questo desiderio rimasto al termine della lettura, fa in modo che consideri questo thriller molto buono.

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Consigliato a tutti gli amanti del genere thriller. Sconsigliato a chi è particolarmente sensibile in merito alla descrizione di scene del crimine particolarmente forti.
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Letteratura rosa
 
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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    16 Mag, 2014
Top 50 Opinionisti  -  

E' IN ARRIVO UNA NUOVA "BAGATTATA"!!

Confesso di aver acquistato il libro senza avere idea di chi fosse l’autore. Ora ne ho decisamente un’immagine più chiara…. Guido Bagatta è un giornalista, ha studiato inglese e lettere negli Stati Uniti d’America, per questo motivo, in Italia, è stato ingaggiato come commentatore sportivo del basket americano (e non solo….), collezionando, a detta degli intenditori, non poche “gaffe”. Cura inoltre una rubrica fissa di televisione all'interno del settimanale Vanity fair.
In una recente intervista, alla domanda relativa alle motivazioni che l’hanno portato a dedicarsi alla scrittura, il giornalista risponde: “Mi è salita "la scimmia" della narrazione, come si dice.”
Mamma mia, davvero non si può sentire….
Confesso che non avevo particolari aspettative in merito a questa lettura, titolo carino, copertina, almeno nell’edizione acquistata da me, carinissima, pensavo ad un romanzo leggero, di puro svago, piacevole.
Ammetto che ho faticato a terminarne la lettura. Lo stile di scrittura è scorrevole, d’altra parte, sarebbe singolare che un giornalista, non sia in grado di scrivere qualcosa in modo semplice e comprensibile.
Sono i contenuti che mi hanno lasciato del tutto insoddisfatta.
Il romanzo è ambientato a Milano, dipingendo uno scorcio della citta e dei propri abitanti non proprio lusinghiera.
Andrea, barbuto quarantenne, molto somigliante ad un noto chef della tv (scusate, ma sarà ripetuto almeno cento volte!!!),personaggio principale, fa il giornalista, si occupa di una rubrica di spettacolo e cinema, in una nota testata. Single, con un matrimonio fallito alle spalle, vive in modo assurdamente superficiale ( notare che qualcosa è autobiografico….valutate un po’ voi…)
Ridicolo osservatore dell’altro sesso ( marca di vestiti, scarpe, borse, auto, trucco, parrucco, profumo), casualmente, comincia a frequentare in modo sistematico, un noto supermercato milanese con turni di apertura anche notturni. Il “losco figuro” si aggira con il cestinetto quasi sempre vuoto, ma quasi sempre, riesce a “cuccare” qualche esemplare dell’universo femminile, dei più disparati….. La ragazzina che gioca a collezionare “tacche” sulla propria, personale “tessera punti” (ma non era un vezzo del tutto maschile??), la escort brasiliana, la mamma single, la commessa dello stesso supermercato.
Siamo sicuri che non mi sono imbattuta in una lettura comica, perché battute e personaggi in alcuni passaggi sono veramente esilaranti....
Il maturo giornalista, viene ingaggiato per prendere in mano le redini della “posta del cuore” del famoso giornale, gestita fino a quel momento da un’attempata arzilla signora, che nessuno ha mai avuto il piacere di incontrare, tale PierCamilla Angioni, che improvvisamente, dopo anni di risolutivi ed intelligentissimi consigli, si è licenziata.
Ah dimenticavo! Manca la storia con la stagista, scelta per aiutare Andrea a rispondere alle lettere tenendo conto del punto di vista femminile.
Che dire anche, della mamma del giornalista? Rampante ultrasessantenne, rifatta dalla testa ai piedi, che cambia uomo scegliendo giustamente la nuova fiamma, di molte primavere più giovane…. Che parte improvvisamente per l’America e nel giro di qualche giorno, diventa star televisiva di un programma di cucina studiato appositamente per lei….( ..Ma andiamo....!)
No davvero! Situazioni al limite del surreale, storie d’amore senza arte né parte, compresa la storia della vita che chiude in bellezza il romanzo…..
Povera bella Milano e milanesi “normali”…. Quello descritto, forse, è lo scorcio, peraltro distorto, di una piccola parte di cittadini, che dividono le giornate tra palestre, ristoranti, bar e ritrovi vari, per “ammazzare” la giornata, dediti al pettegolezzo e alla ricerca di avventure, perché noia superficialità e classismo, sono diventati i capisaldi del modo di vivere.. ( nessun invidia, ve lo garantisco...preferisco usare i miei pochi neuroni in modo differente..)
Uè testina!!!! Ma che razza di romanzo è questo? Forse vi sarà già chiaro che non ne consiglio la lettura.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    10 Mag, 2014
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OPUS DIABULI

Thriller di sicuro originale. Lo svolgimento della trama prevede il quasi solito prodursi di omicidi seriali. L’originalità è data dall’inserimento di tutta una parte legata a “strane” forze occulte, ovviamente di origine demoniaca, che pilotano in qualche modo la tipologia e l’efferatezza degli omicidi.
L’autore è alla sua prima pubblicazione, egli è proprietario di un’azienda zootecnica di circa trecentocinquanta ettari a nord di Est Five (Scozia), nella quale alleva bovini e ovini. Le foto lo ritraggono in mezzo ai suoi animali, con, come sfondo ,migliaia di metri di campi verdi. L’aspetto fisico è quello di un giovane allevatore barbuto e occhialuto con un viso simpatico e uno sguardo buono…
Il personaggio principale è il giovane Ispettore McLean della Polizia di Edimburgo, rimasto a pochi anni orfano dei genitori, è stato cresciuto dalla nonna, per la quale ha un vero amore filiale, ora relegata da mesi, in un letto della terapia intensiva, in seguito ad un grave accidente cardiovascolare.
Mi ha ispirato subito simpatia questo personaggio, positivo, buono, gentile, educato; proprio ciò che ultimamente è sempre meno frequente vedere, anzi, siamo abituati a leggere di detective con molte problematiche personali e psicologiche, dediti all’abuso di alcool, prepotenti e magari aggressivi.
Nel sotterraneo di un’antica villa di Edimburgo viene scoperta una stanza murata, al cui interno viene rinvenuto un corpo mummificato di una donna crocifisso al pavimento, con l’addome aperto ( nemmeno a farlo apposta gli ultimi fatti di cronaca, portano alla luce come gli assassini utilizzino nuovamente questa macabra pratica); Mc Lean, inizia ad indagare, ed a scavare nel passato per trovare indizi che svelino l’identità della donna morta molti anni prima, ed il responsabile. Nemmeno indagini su efferati omicidi nel presente di uomini facoltosi, avvenuti con un modus operandi identico tra loro e fortemente impressionante, possono distogliere la sua attenzione dal caso della donna mummificata.
Come un mastino, con intuizioni brillanti, ricostruisce pian piano gli eventi. Fino a scoprire che il caso del passato, ha dei punti di contatto con i casi recenti.
La penna dello scrittore è brillante, scorrevole. Il thriller si legge speditamente in pochissimo tempo.
Il fatto originale menzionato all’inizio del mio commento, riguardante l’intervento di forze occulte, non è particolarmente approfondito. Nel mio caso questo è stato di sicuro un punto di forza, in quanto non amo leggere horror dove il demonio diventa il personaggio principale, tutt’altro. Ma, probabilmente, potrebbe essere un punto sfavorevole per chi invece ama un genere horror ,dove l’aspetto occulto e la lotta tra il bene ed il male, sono la parte preponderante del libro.
In ogni caso, James Oswald lo promuovo a pieni voti. Leggerò sicuramente le future gesta dell’Ispettore McLean.

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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    02 Mag, 2014
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LA VITA NON E' MAI UNA LINEA RETTA

Con questo libro il giovane autore ha ottenuto la candidatura al prestigioso National Book Award, inoltre
il romanzo e stato definito Bestseller sul «New York Times»,ed è stato selezionato tra i migliori libri dell’anno,sia dai critici delle principali testate («The Washington Post», «San Francisco Chronicle», «Publishers Weekly» e «Library Journal», tra le altre) sia dal pubblico di Amazon e Goodreads.
Anthony Marra dichiara testualmente: "Questo romanzo parla delle cose che sopravvivono dentro di noi quando tuttointorno crolla: città, istituzioni, il tetto sopra la nostra testa. Parla dell’amore di un genitore per un figlio,dell’amore di una sorella per una sorella, dell’amore che nasce tra due sconosciuti, con tutte
le complessità e i sacrifici che l’amore stesso richiede."
Le pagine di questo libro sono intrise di dolore, di violenza, di odio, che lasciano dietro di sè solo
devastazione.
"... molti erano disponibili a lasciarsi radicalizzare per un salario mensile che superava di gran lunga quello che avrebbero guadagnato in un anno. La guerra di indipendenza confluì tanto rapidamente nel jihad perchè a nessuno importava davvero dell'autodeterminazione di una minuscola repubblica priva di sbocco sul mare. Gli stati arabi finanziavano di buon grado una guerra di religione, ma non il nazionalismo. E in quel modo non aveva importanza chi avrebbe vinto la guerra, se i Federali o i fondamentalisti: l'aspirazione ad una Cecenia democratica e sovrana sarebbe stata comunque schiacciata."
La guerra detta le regole della vita quotidiana, la guerra distrugge famiglie, inghiotte l'anima di chi non riescea reggere il dolore. La guerra toglie tutto.

"ci sono cartine che ti mostrano come raggiungere i posti dove vuoi andare, ma non c'è nessuna cartina che timostri come raggiungere il tempo dove vorresti essere."

La casa di Dokka brucia in piena notte, l'uomo è stato trascinato via, come un qualsiasi delinquente...
Il vicino di casa Achmed, ha portato in salvo la piccola Havaa.
Achmed fa il medico, la sua caratteristica principale non è quella di eccellere nella propria professione
(tutt'altro), ma è un ottimo ritrattista, ed ha disseminato per il piccolo paese dove abita i ritratti di
tutte le persone uccise.
"Era un medico troppo incompetente per salvare la vita di un figlio, ma un'artista così capace e di talento
da saperlo riportare in vita per loro."
Ci si scontra con il freddo della Cecenia, con la povertà, con le forze Federali e di rivoltosi che incombono sul Paese. Siamo in piena guerra.
Achmed si prende coraggiosamente carico di portare in salvo la piccola, e rischia la vita pur di farla giungere nell'unico posto che considera sicuro,l'ospedale più vicino, dove sa che può trovare una donna Sonja, bravissimo medico, che si augura accetti di prendere la bambina con sè.
Havaa ha perso tutto, i genitori, la sua casa, gli amici:
" Il padre era la sua porta verso il mondo; era l'unica apertura attraverso la quale lei vedeva, ascoltava,
sentiva; l'unica cosa che sentiva era la sua assenza."
"Meglio corazzarsi con il fantastico. Meglio rivolgersi all'interno, nascondersi nelle acque scure fra gli anemoni di mare, in profondità, dove gli squali non ti vedono."
Anche a Sonja la guerra ha strappato tutto: una brillante carriera a Londra, e l'amata sorella, che continua a cercare, per la quale torna in Cecenia, trovandosi confinata in un Ospedale dove ormai è l'unico dottore presente.
" Nei mesi precedenti il rimpatrio, il cuore le si era indurito per l'assenza della sorella, si era concessa di
amare la memoria di Natasa come non aveva mai amato lei nella realtà."

Non mi sono trovata tra le mani una lettura di svago, mi sono ritrovata a leggere pagine che grondano tristezza,rimpianti. L'autore ha dipinto con chiarezza cosa compie la guerra nell'anima delle persone; come trasforma queste anime in fantasmi.
Solo la guerra riesce a far incontrare persone così diverse, che alla fine scoprono di avere in comune
fili conduttori talmente impossibili, eppure reali.
Havaa è la speranza, la luce,il futuro. Havaa è il candore, la purezza. Havaa è la possibilità di riscatto,
di redenzione per adulti senza più speranza per loro stessi.
A posteriori dico che non avrei letto il libro, purtroppo dalla sinossi non mi sono resa perfettamente conto del "fardello" di squallore che avrebbero portato con loro le pagine.... Non critico l'autore, che si è anche molto ben documentato, la storia di fantasia cucita intorno a una dolorosa e grave parte di storia recente non mi ha in pieno convinta, a parte la bambina, non ho apprezzato completamente i vari personaggi...
I capitoli alternano differenti date spaziando dal 1994 al 2004. Lascio a voi la possibilità di recensire in modo differente questo romanzo....

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Consigliato a chi ama storie ambientate durante conflitti recenti o passati avvenuti nel Mondo
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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    28 Aprile, 2014
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"LA PESTE IN BOTTIGLIA"

Ricordo le indagini degli investigatori della sezione Q, in un precedente libro: "la donna in gabbia".
Ho paragonato le caratteristiche dei personaggi principali (detective Morck e Assad), riscontrate nel libro
precedente a questo successivo scritto e, mio malgrado,devo dire che sono rimasta un pochino delusa...
Il detective Morck l'ho ritrovato in alcuni punti del tutto apatico e scansafatiche, mentre il particolare
"assistente"Assad, ha svelato ombre, che offuscano in qualche modo il personaggio simpatico e geniale tratteggiato nell'esordio. La segretaria bipolare Rose, invece, mi ha lasciata alquanto perplessa.....Possibile che sia autorizzata a prendere possesso del posto di Rose e quindi di tutti i documenti delle indagini in corso, la sorella( che non è altro che l'altra personalità di Rose)?
La storia prevede due filoni di indagini che si sviluppano parallelamente.
La vicenda principale ed anche la meglio strutturata, è ripresa dalla copertina stessa del libro.

"ributtala in mare Seamus...Quelle bottiglie portano sfortuna. Noi le chiamiamo "la peste in bottiglia". Nell'inchiostro c'è il diavolo che aspetta di essere liberato. Non l'hai mai sentito dire?......"

Se trovassi per caso nell'acqua una bottiglia sigillata con un messaggio al suo interno, la mia prima reazione sarebbe proprio quella di cercare di aprirla e leggere il messaggio... Voi che ne pensate?
In realtà, forse proprio perchè la curiosità non è una delle caratteristiche che appartiene ai popoli nord-europei, la bottiglia passa di mano più volte, viene anche dimenticata per settimane sul davanzale di una finestra, fino a giungere nelle mani del detective Morck.
Non è immediata la partenza delle indagini, in quanto, almeno inizialmente, tutti pensano ad una "ragazzata", senza preoccuparsi in modo importante. Viene comunque mandato il biglietto quasi illeggibile rovinato dal tempo e dall'umidità ai laboratori per le analisi.
Si scopre così che il foglio è stato scritto con il sangue, ma soprattutto è stato scritto da un ragazzino che chiede aiuto, affermando di essere stato rapito insieme al fratello.
Inizia allora un' analisi dettagliata delle prove, cercando in tutti i modi di risalire a luoghi e nomi,
per arrivare a risolvere un caso del passato. Nessuno può aspettarsi che le radici affondate in un recente passato, stiano seminando orrore e morte anche nel presente.
Ma a quanto pare così è.....Un assassino che predilige famiglie numerose, tutte appartenenti a diversi gruppi religiosi fondamentalisti, che si isolano dal mondo, così come lo conosciamo, vivendo chiusi all'interno dei propri gruppi, condannando come "male" qualsiasi caratteristica del progresso..
La figura del "cattivo" è ben presentata, così come ben descritti episodi del suo passato che hanno prodotto le turbe psicologiche dell'uomo adulto.
La vicenda parallela, a mio avviso, è del tutto superflua. Diversi incendi di abitazioni e ditte rimangono senza spiegazione, in tutte viene ritrovato un cadavere carbonizzato a cui manca parte dell'ultima falange del quinto dito della mano.... nessuno viene a capo di nulla, la sezione Q senza sforzo, brillantemente risolve l'enigma.
Queste parti le ho trovate decisamente noiose, non aggiungono nulla alla vicenda portante, se non la caratteristica di appesantire la storia e di spezzare il sottile filo di tensione e di allarme prodotto nel lettore dai rapimenti.
Che dire, il thriller è comunque più che discreto, alcuni personaggi hanno perso un po' di smalto, alcuni sono del tutto insignificanti... Molto buona la vicenda che verte intorno al messaggio nella bottiglia.

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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    21 Aprile, 2014
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IO SONO DEL MIO AMATO E IL MIO AMATO E' MIO

L'autrice stessa dichiara che l'idea di fondo era quella di scrivere la storia di un'artista sopravvissuto alla Shoah, ma si è ritrovata a scrivere una storia d'amore.
Difficile parlare di Shoah, difficile scrivere una storia credibile, soprattutto nel momento in cui vengono amalgamati fatti e personaggi realmente esistiti.
La mia impressione è totalmente positiva. Questo libro mi ha conquistata, lo stile di scrittura, i riferimenti reali, una parte buia e vergognosa della storia vera, rivisitati in modo delicato, senza stravolgimenti, senza cronaca crudamente infarcita di particolari ampiamente indagati e conosciuti.
Questo romanzo è struggente: una storia d'amore delicata e credibile che resiste alla guerra, resiste agli anni che passano,viene custodita gelosamente nei cuori di Lenka e Josef.
Il libro alterna il presente, al passato. Siamo a Praga, anno 1938, Lenka giovane studente dell'Accademia dell'arte di Praga si innamora di Josef, fratello maggiore della sua cara amica, studente di medicina. Il loro matrimonio celebrato in fretta e furia, durante l'imperversare della politica di Hitler, con leggi razziali divenute insostenibili, ha la durata di un battito di ciglia, di un respiro.......
"la sintonia tra noi era tale che parlare non serviva; lui mi prendeva la mano nella sua, e più niente contava. Per qualche istante mi concedevo di sentirmi al sicuro."
Il giorno dopo le nozze, la sconvolgente notizia; la famiglia di Josef è riuscita a procurarsi i visti per l'espatrio solo per i componenti della propria parentela e per Lenka. La giovane si trova obbligata a scegliere tra il neo-marito e la propria famiglia.
"So una cosa soltanto: la famiglia non si lascia.Non si abbandona, neanche per amore."
E così la giovane coppia si separa ( immaginate il dolore, lo struggimento, la desolazione nei cuori di Lenka e Josef).
Ma non finisce qui, il destino pare accanirsi verso i giovani. Lenka apprende del naufragio del transatlantico dove viaggiava Josef, con la conferma della sua morte ( cosa che in realtà non avviene).
Il giovane giunto in America, passerà tutta la vita a cercare Lenka fino alla comunicazione del suo decesso avvenuto ad Auschwitz (cosa che in realtà non accade).
Josef: "La mia vita da adulto è affetta da un dualismo costante. E' come se mi avessero tranciato in due l'esistenza, non posso godere di alcunchè senza vederne il lato triste."
Lenka viene deportata con i genitori e la sorella a Terezìn, città della Repubblica ceca sita a circa sessanta chilometri a nord di Praga. Definita città fortezza proprio per la presenza di tale imponente costruzione, adibita a campo di concentramento, nel periodo nazista. Oggi grande museo.
All'interno di Terezìn sono stati deportati circa 144.000 ebrei, ne morirono 33.000 e ne vennero deportati ad Auschwitz 88.000.
"Se lo attraversi tutto l'inferno, non ti lascia più."
La caratteristica dello stile di scrittura dell'autrice è quella di essere altamente evocativa, scava nell'anima del lettore, aprendo varchi nei quali la commozione sgorga come acqua viva.
La vita di Lenka e Josef prosegue, i due formano differenti famiglie, hanno figli, ma nessuno dei due riesce a dimenticare l'altro. L'impronta lasciata nel cuore e nelle ossa stesse è indelebile.
Fino a quando.......
Ho amato ogni riga, ogni parola, ho amato i personaggi, la loro forza, la loro dignità, il loro affrontare con tenacia ciò che la sorte ha riservato loro. Non dimenticherò facilmente tutte le emozioni che questa storia ha fatto nascere nella mia anima.
Mi dispiace ragazzi, non potrò regalarvi questo libro, che entra di diritto nella mia personale biblioteca.

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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    18 Aprile, 2014
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LA VITA E' COME UN SACCHETTO DI CONFETTI ASSORTITI


Gradevole romanzo, da assaporare nei rari momenti di relax che ci possiamo regalare.
Mentre leggevo, nella mia mente apparivano vivide le immagini della campagna inglese, i colori accesi dei dolciumi di una volta, gli odori dei fiori, dell’aria pulita e frizzante dopo un temporale, dello zucchero filato, delle gelatine alla frutta, della liquirizia….
Insomma, un tripudio di sensazioni dolci per i miei sensi.
L’autrice dichiara: “Questo romanzo è un modo per incanalare la mia passione. E’ un omaggio al negozio di caramelle della mia infanzia.”
La scrittura è semplice e fluida, la storia alterna due spazi temporali: il presente, ed il tempo che racchiude gli anni prima e durante il secondo conflitto mondiale; protagoniste sono la giovane Rosie,e la vecchia zia Lilian.
Inizialmente, la storia parte in sordina, siamo a Londra, Rosie convive con Gerard, lavora come infermiera ausiliaria attraverso un’agenzia di collocamento, e si lascia vivere. La routine di coppia non la convince pienamente, ma è come se Rosie non pensi di meritare nulla di più di ciò che ha. La tonalità di colore che rappresenta questa parte della vita della giovane donna, è il grigio e le sue sfumature….. Il grigio del cemento della città, il grigio della quotidianità di Rosie e della rassegnazione emotiva.
Poi, quando la madre le chiede il grande favore di trasferirsi per breve tempo a casa della vecchia zia, non più in perfetta salute ,per “sistemare” le cose, ossia, vendere il vecchio negozio di dolciumi e trovare una casa di riposo per Lilian, Rosie accetta senza pensarci due volte.
Da qui, riga dopo riga, cominciano a spuntare piccole tonalità di colore, dapprima molto tenui e poi sempre più decise, che riempiono la mente del lettore.
“……………..Aspettare la vita non le bastava più.”
Bellissima questa frase.
La storia prosegue narrando la vita di Rosie nel piccolo paesino dove abita con Lilian, l’alternarsi delle stagioni, il conoscere tutti gli abitanti, l’aiutarsi a vicenda, il detestarsi anche, sono tutte sensazioni nuove che si trova a provare la giovane, nondimeno, il riaprire il negozio di caramelle e dolcetti vari che Lilian non era più in grado di gestire. Il lieto fine è assicurato, lo consiglio a chi desidera passare momenti di svago e serenità con un pizzico di acquolina in bocca.

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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    13 Aprile, 2014
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PAURA AD ADDORMENTARMI DOPO LA LETTURA? NESSUNA

Devo essere sincera, questo thriller non mi ha particolarmente entusiasmata….. Nel mio caso, l’aspettativa, la tensione prodotta da scene da brivido, non si è manifestata.
In un thriller cerco la veridicità delle situazioni, l’adrenalina, il terrore, la paura, vengono generate in me lettrice, solo dalla possibilità che i fatti possano veramente realizzarsi.
In questo caso, situazioni ed epilogo mi sono sembrate alquanto surreali.
Non parlo del disturbo del sonnambulismo in sé, ma di tutto il costrutto che ruota intorno a questa problematica psicologica di cui soffrono parecchie persone.
Una casa con collegamenti tra appartamenti e una rete di cunicoli sotterranei davvero poco credibile, se pur nella realtà qualche antico castello è stato dotato di tali “optionals”. Mi ha fatto venire in mente film horror di infima categoria.
I personaggi risultano a mio avviso, appena abbozzati.
Leon architetto,giovane marito con alle spalle problemi di sonnambulismo, Natalie altrettanto giovane moglie, un tantino ninfomane; l’ex psichiatra che ha avuto in cura entrambi ; il figlio dell’architetto che ha costruito la casa, l’amico e socio in affari di Leon….
Mi viene da dire ma chi sono??
Leon viene improvvisamente lasciato dalla moglie, trovata al risveglio intenta a riempire una valigia con le sue cose…. La particolarità? E’ stata picchiata selvaggiamente, il viso è tumefatto, alcuni denti scheggiati, l’unghia del pollice strappata completamente… Ma da chi?
Leon si incolpa immediatamente dell’accaduto, temendo di essere sprofondato nuovamente nell’incubo del ripresentarsi del ”vecchio disturbo”, il terrore subentra nel pensare di essere in grado di diventare un soggetto pericoloso, violento oltre ogni limite. Così decide di acquistare una telecamera e filmare ciò che accade durante il sonno.
I momenti di sonno e veglia e le azioni compiute durante questi momenti si susseguono, anche se il lettore ad un certo punto si ritrova a domandarsi: “Un momento… ma ora Leon dormiva o era sveglio?”
Non è mancanza di attenzione da parte del lettore, no, è un rimescolare le carte da parte dell’autore in modo un po’ fastidioso e pretenzioso…. A delle scene alquanto scarne, inseriamo anche un pochino di sana confusione, così per movimentare le acque…. Eh già! Perché non soffrendo di sonnambulismo, in certi passaggi, ho rischiato davvero di farmi vincere dal sonno…
Non ho empatizzato con nessun personaggio… e poi mi dovete spiegare come mai questi due poveracci, vale a dire Natalie che scompare e Leon che non si presenta più al lavoro, non esce di casa, non vengono cercati da NESSUNO? Possibile che l’amico e collega Sven, non si preoccupi più di tanto di trovare Leon in condizioni pietose? Naaaaaaaa!
Mi viene da dire che ho letto un fanta-thriller appena passabile….. Grazie poi all’autore che specifica nei ringraziamenti finali che questo libro non è un saggio sul sonnambulismo… Guardi non l’avevamo proprio capito!!!

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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    12 Aprile, 2014
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PIACEVOLE SORPRESA!

“Volevo scrivere un libro che attraversasse tutto lo spettro della vita delle donne, dalla prima infanzia alla vecchiaia. Sono loro a occupare la scena".( S.Hustvedt)
E così è stato…. Lasciando perdere il titolo, che se pur “veritiero”, potrebbe indurre a credere ad un romanzetto superficiale, senza grossi contenuti, idem dicasi per la lunghezza, 151 pagine, questa scrittrice mi ha conquistata.
Lo stile di scrittura è “pazzesco”! Prosa alternata a poesia, piccoli disegni racchiusi tra le pagine, svelano la rinascita della protagonista, brevi dialoghi, alternati a grandi spazi dedicati alle riflessioni di Mia, che si rivolge direttamente e più volte nel corso della trama, proprio al lettore; citazioni varie condiscono la vicenda.
La vicenda non è per nulla scontata, anche se l’argomento trattato potrebbe celare insidiose trappole per la stessa autrice, portandola a cadere nella tentazione di dipingere la figura maschile con tinte fosche, anche poco eleganti, facendo rientrare i personaggi in scontati stereotipi.
Invece non accade nulla di tutto ciò.
Mia, poetessa e filosofa di cinquantacinque anni, viene lasciata dal marito Boris, neuro scienziato invaghitosi di una collaboratrice di origine francese di circa vent’anni più giovane. Trent’anni di matrimonio vengono archiviati con la classica “pausa di riflessione”; da qui il termine che Mia utilizza per definire la donna che ora frequenta suo marito: “Pausa”. Quasi come se il chiamarla per nome rendesse ancora più reale e dolorosa la situazione che la protagonista si trova ad affrontare.
Cosa succede? Mia perde il senno, per un breve periodo, il dolore è talmente forte che la sua mente va in frantumi, viene ricoverata con la diagnosi di “psicosi reattiva”.
La storia si svolge nel momento in cui la donna torna nel paese natio per riprendere il mano la propria vita dopo il ricovero.
Mia ricomincia a frequentare assiduamente la madre ed altre ospiti della struttura per anziani dove sono ricoverate. I “cigni” vengono definite le donne, quasi come se la definizione riportasse alla se pur crudele realtà, che la vita per loro, sia giunta quasi al capolinea ( il canto del cigno). Insieme le donne pongono in essere una sorta di circolo letterario dove viene letto il libro della Austen “Persuasione”.
“ Adorata e detestata,Jane Austen ha sempre tenuto occupati i critici. Una biblioteca non è una buona biblioteca se non contiene almeno un’opera di Jane Austen disse il beniamino letterario d’America Mark Twain. Anche se non contenesse altri libri.”
Inoltre la protagonista, inizia a tenere una serie di lezioni sulla poesia a sette adolescenti nel periodo estivo. Imparerà a conoscerle, a scoprire grettezza e crudeltà nel comportamento del branco nei confronti di un singolo, le aiuterà a guardarsi dentro come contemporaneamente farà ella stessa.
Pian piano il tempo, le donne che riempiono il mondo di Mia, la consapevolezza del proprio essere indipendente, del proprio valore e del proprio volere (scusate il gioco di parole…), rendono la donna più forte, migliore per certi aspetti.
“Una parte di me si è abituata all’idea che Boris se ne fosse andato per sempre. Nessuno avrebbe potuto essere più sconvolto di me da quella rivelazione.”
Si rincorrono digressioni sul matrimonio, sulla figura dell’uomo e della donna, mai banali, un sottile filo di ironia condisce il tutto.
Che dire, questo libro è un piccolo gioiello, che consiglio vivamente alle mie amate lettrici, proprio come fa Mia:
“….voglio dirti, Persona Gentile là fuori, che sei qui con me ora, sulla pagina, cioè, se sei arrivata fino a questo paragrafo, e non hai lasciato perdere e non hai scagliato me, Mia, dall’altra parte della stanza…… in tal caso voglio prendere il tuo viso tra le mani e ricoprirti di baci…..”

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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    06 Aprile, 2014
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UNA CORSA SULL'OTTOVOLANTE

Scrittore al quale non mi ero mai avvicinata prima d’ora, lo trovo per gli aspetti legati alla documentazione storica e alla ricerca eseguita prima della stesura della trama, molto vicino a Cooper, per gli intrighi, le scene rocambolesche, più simile a Brown.
Purtroppo ho iniziato a leggere le vicende degli agenti segreti della Sigma, diversi libri e scenari affrontati dopo l’esordio……
Come lettore, non facilissimo dunque collocare perfettamente i personaggi della squadra, con il vissuto di ognuno importante e le dinamiche dei rapporti reciproci, ma poco male, la vicenda è un susseguirsi di eventi ed una lotta contro il tempo per salvare il nostro pianeta… Quindi poco mi sono soffermata sui legami sentimentali e di amicizia dei componenti della Sigma..
Curiosamente, ho potuto constatare che il filo conduttore di questo romanzo, l’autore l’aveva già menzionato in un precedente libro “l’ordine del sole nero”.
Ritengo che Rollins abbia un interesse particolare nei confronti della teoria quantistica, una sorta di “pallino”, di curiosità, che va oltre la stesura di un solo romanzo.
“l’energia oscura è la sostanza stessa del tempo e dello spazio. Quando ne abbiamo attirata troppa nella sfera gravitazionale della Terra, la curvatura levigata dello spazio-tempo che circonda il pianeta si è corrugata.”
“Secondo le leggi della meccanica quantistica, la nostra coscienza è correlata a infiniti multiversi.”
E’ così che l’autore ci abitua a salti temporali infiniti: dal 453 d.c. periodo nel quale Attila tramava la conquista di Roma da qui il soprannome di “flagello di Dio” probabilmente; ad oggi. Ad altrettanti salti territoriali imponenti: da Roma, alla California, alla Corea del Nord, alla Mongolia, alla Russia.
Gli appigli storici sono basati su fatti realmente accaduti, idem le ipotesi archeologiche e la descrizione geografica di determinate regioni, oltre che usi e costumi dei popoli menzionati.
Veniamo alla trama, una cometa transita vicino alla Terra e sprigiona un’energia potentissima che sembra captata da un dispositivo di ultima generazione costruito dalla NASA, oltre che da un’ antichissima reliquia, ottenuta dalla lavorazione di una parte di meteorite. La squadra della Sigma deve recuperare tale reliquia che sembra sia nascosta nella tomba di Gengis Khaan. Solo pochi giorni mancano alla venuta di una pioggia di meteoriti che distruggerà il nostro pianeta, il segreto per scongiurare tale evento catastrofico è racchiuso nel ritrovamento e utilizzo di tale tesoro.
La scrittura è avvincente anche se certe scene descritte sono davvero poco credibili. Gli agenti segreti sono indistruttibili come i super-eroi, ma a parte piccoli dettagli, i richiami alla storia, all’archeologia e alla scienza sono davvero interessanti.
Consigliato sicuramente a tutti quei lettori, che gradiscono libri avventurosi dove poco spazio è lasciato a sentimenti ed emozioni.

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Romanzi storici
 
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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    30 Marzo, 2014
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LA MENTE DI ANNA PUO' ANCORA VOLARE...


“SI SONO PRESI LA MIA LIBERTA’. MA LA MIA MENTE PUO’ ANCORA VOLARE”.
Questa frase è il cuore palpitante del romanzo; queste poche parole racchiudono tutta la sofferenza, il senso di abbandono e disperazione, che travolgono la giovane Anna, nel momento in cui accade qualcosa che mai avrebbe potuto pensare potesse accaderle. Nello stesso tempo però, lasciano uno spiraglio aperto alla cara , salvifica e viva speranza, che si continuerà a respirare tra le righe del romanzo.
Siamo nell’ottocento. Anna è una giovane donna, da poco sposata a Vincent ,vicario più anziano di lei, autoritario, maschilista, preoccupato solo di mantenere decorose apparenze, ma più spregevole del peggior delinquente. L’uomo rispecchia in pieno, il concetto dell’epoca per cui le donne, dovevano “stare al loro posto” obbedendo al marito, senza poter prendere la minima iniziativa su nulla. Il loro ruolo doveva svolgersi al meglio tra le mura domestiche allo scopo di servire ed accudire il proprio consorte.
Anna è giovane, bella ed altruista, venendo a conoscenza di un naufragio appena avvenuto, dà voce a delle “visioni” che la tormentano da tempo, riguardanti un bambino che si lancia da una scogliera e viene inghiottito dal mare gelido. Così parte senza chiedere nessun permesso per andare ad aiutare i naufraghi superstiti.
Al rientro l’aspetta la gelida collera del marito, che, senza darle nessuna spiegazione, la trasporta a “Lake House” , manicomio a gestione privata.
Anna è sgomenta che il proprio marito possa averle fatto questo, nel momento in cui capisce dove è stata portata, cerca di ribellarsi a quello che l’attende, protesta, scrive lettere al coniuge, alle sorelle, senza ricevere risposte, già, nulla esce da Lake House, le lettere vengono aperte dalla crudele e sadica signora Makepeace,carceriera senza cuore, che gode vedendo la disgrazia altrui.
Nel frattempo i giorni passano, ed Anna comincia a conoscere le ospiti della struttura, tra le quali Lizzie Button, strappata ai suoi quattro figli da allusioni sulla di lei sanità mentale avanzate dalla suocera, sfociate nel ricovero, alla signora Batt, fatta rinchiudere perché innamoratasi dell’uomo sbagliato.
Bravissima l’autrice nel tratteggiare uno scorcio, se pur romanzato, della condizione della donna all’epoca.
Diagnosi bislacche e false, torture mascherate da terapie quali il salasso, le purghe, le docce gelide, la sedia rotante. Il sentirsi autorizzati a calpestare la dignità di persone ritenute meno di nulla.
Anna è la nostra eroina positiva, sana di mente, al contrario dei suoi carcerieri, che non si lascia spezzare da quello che accade, ma lotta con tutta la forza e l’amore che ha per il prossimo e per la vita, nel gridare a gran voce il suo equilibrio e desiderio di giustizia.
Ho visto con i miei occhi i visi dei protagonisti, Lake House, ho percepito il dolore delle ricoverate, l’angoscia, la rassegnazione, la tristezza, l’urlo muto di sofferenza levatosi dai loro cuori.
Ho percepito il sadismo, la cattiveria, la superficialità, la meschinità di altri personaggi. Come ho visto la luce di speranza fatta nascere da figure positive quali il Dottor St Clair, che pensa di poter leggere con la fotografia il volto dei ricoverati, così da poter stabilire se veramente psichiatrici o meno, l’assistente Martha Lovely, che cercherà di aiutare Anna a sopravvivere.
Ne consiglio vivamente la lettura, una scrittura diretta, fluida, con un ritmo delicato e costante,che porta il lettore a non desiderare abbandonare il mondo che la Wallace dipinge.
Il male fa parte della vita, attraverso la sofferenza spesso si diventa persone più consapevoli delle proprie capacità, migliori di quello che si era prima…. Questo è un altro messaggio forte e fondamentale della storia di Anna.

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Gialli, Thriller, Horror
 
Voto medio 
 
2.5
Stile 
 
2.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
3.0
GLICINE Opinione inserita da GLICINE    23 Marzo, 2014
Top 50 Opinionisti  -  

MANCANO PASSAGGI FONDAMENTALI

Ulteriore libro della serie “donne del club omicidi” del quale fanno parte la detective Lindsay Boxer, la giornalista Cindy Thomas,l’anatomopatologa Claire Washburn, e l’avvocato Yuki Castellano.
Il primo suggerimento che mi sento di rivolgere ai lettori,è quello di iniziare dal primo libro della serie; per riuscire a collocare al meglio i personaggi principali, oltre ad avere chiare indicazioni sullo svolgimento delle rispettive vite personali.
L’idea di fondo è accattivante,sette teste di donna sepolte nel giardino di una immensa villa dal valore storico, Ellsworth Compound, nella città di San Francisco, di proprietà di un famoso attore holliwoodiano, nonché incallito playboy Harry Chandler. L’attore a sua volta, è riuscito a evitare la condanna per l’omicidio della moglie, scomparsa dieci anni prima e mai più ritrovata. Ci sarà anche la sua testa tra le sette?
Contemporaneamente, la detective Lindsay e la sua squadra, si trovano a dover indagare in merito ad altri omicidi, di noti esponenti della malavita e spacciatori, compiuti da una persona vicina, se non appartenente alle stesse Forze dell’Ordine, soprannominato “Vendetta”.
Gli autori Patterson e Maxine Paetro, a mio avviso, non hanno sviluppato al meglio le potenzialità della trama, le pagine si leggono fluidamente, la scrittura è semplice.
Il difetto più grande di questo thriller è proprio quello della semplicità, a dispetto di idee di partenza veramente buone.
Non ho amato particolarmente nemmeno le parti che trattano la vita personale delle quattro donne.
La giornalista che si indispettisce perché Lindsay non è pronta a passarle informazioni secretate sulle indagini in corso; la stessa detective che aspetta un figlio dal marito, oltre a riuscire ad affrontare dei turni di lavoro davvero estenuanti (al secondo trimestre di gravidanza?!), lo allontana da casa, credendo ad affermazioni di una ex che la informa di avere avuto una breve avventura con Joe stesso; all’anatomo-patologa che affida la ricostruzione dei volti ad una specialista esterna, senza trovare indizi credibili ed importanti dal materiale in suo possesso…. ( forse sono troppo fresca di lettura: “Kay Scarpetta”!..)
Libro adatto a chi decide di muovere i primi passi nel genere thriller, senza avere nessun tipo di aspettativa particolare dalla trama. Le immagini non sono troppo crude, la storia non annoia con lunghe descrizioni di procedure o aspetti psicologici particolari ( che ai veterani del genere a dire il vero, non dispiacciono nemmeno un po’), libro breve, semplice, con un ritmo sostenuto.
A me però non ha pienamente soddisfatto.

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