Opinione scritta da Araba fenice
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Grande Romanzo
Consiglierei questo romanzo a chi vuole imparare a scrivere e a chi vuole imparare a leggere. Perché contiene l'abc della scrittura. L'intreccio è accattivante, le descrizioni di uomini e ambienti talmente icastiche da restarti impresse nel profondo, la scrittura insieme densa e leggera. Poi c'è quella speciale capacità, che forse solo gli inglesi posseggono, di alleggerire con lo humor le situazioni esistenziali più "pesanti". Non è certamente questo un romanzo realistico, ma una cavalcata nel magico della realtà, sia esso positivo o negativo: non a caso il protagonista è per lungo tratto un bambino e, come sappiamo, è quella l'età della magia. Adesso speriamo che il cinema non abbia ridotto tutto questo a un informe pasticcio, come a volte capita con i grandi romanzi. Un'ultima notazione: la traduzione dall'inglese mi è sermbrata non esente da pecche, fino ad estremi di incompresibilità in alcuni momenti. Secondo me non sono stati compresi o resi giochi di parole o sottigliezze verbali della lingua inglese. Questo mi conferma nella mia convinzione che la traduzione sia sempre in qualche modo un tradimento, specie se non ineccepibile.
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Un mondo fantastico.
Ecco un fantasy che può piacere ai cultori del genere come ai non amanti del genere, perchè ne elude e sovverte i luoghi comuni dark proponendo una realtà fantastica del tutto originale. Basato su un impianto narrativo ben strutturato che non procede per addizione, ma sottende un progetto globale mai trascurato, accende l'interesse del lettore coinvolgendolo senza furbizie, ma con continue invenzioni e variazioni. I personaggi hanno spessore psicologico e appartengono alle più varie categorie (notevole le presenza di personaggi femminili una volta tanto non stereotipati e rinchuisi nel solito archetipo della guerriera o della strega!). I continui riferimenti alla cultura classica e italiana in generale possono essere recepiti e quasi "assaporati" da chi ha questa base formativa, ma non sono tali da appesantire la lettura di chi abbia invece una formazione diversa. Infine, ma non ultima notazione, questa autrice dimostra una padronanza lessicale e sintattica non cumune che restituisce il gusto di una lettura di un testo costruito in italiano e non tradotto da un'altra lingua.
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Un libro indefinibile.
L'ho letto quasi per caso, cominciando così, dalla prima pagina e lasciandomi poi conquistare da un modo di scrivere piacevole, pulito, in un buon italiano, e dalla prospettiva un po' alla "uomo senza qualità". Poi, a un certo punto, il filo del racconto si smarrisce perchè va bene saper scrivere, ma ci vuole anche un po' di credibilità e soprattutto bisogna chiarirsi che cosa si vuole fare del proprio personaggio. Con tutto quel rimescolare le carte alla fine della sua psicologia non si capisce proprio più niente. Stanchezza o furbizia?
Mi accorgo di aver sbagliato il titolo. Il romanzo a cui mi riferisco è in realtà Il talento.
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un medico scrittore
Eh già, i medici che scrivono sono spesso molto bravi, hanno personalità e cultura e, si spera, sensibilità. Purché però dimentichino di essere tali e mi sembra che qui non ci siamo. Troppo "ginecologo", troppo supponente, il nostro tratteggia un contesto sociale improbabile(credetemi, sono romagnola anch'io e alcune situazioni proprio sono fantascientifiche)creando un intreccio poco giallo (vero che l'autore non vuole che sia definito così, ma il genere è quello) dove del morto non importa niente a nessuno e dove le spiegazioni psicologiche uccidono la trama. Peccato perchè mi piacciono sempre di più certi libri italiani dove mi perito di cogliere anche il sapore del lessico e della sintassi dell'autore nella nostra meravigliosa varietà linguistica, cosa che con uno straniero in traduzione non posso certo fare.
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Fantascienza storico-artistica
Sottoscriverei alcuni dei commenti già inseriti da altri lettori su questo romanzetto scritto sull'onda delle rivisitazioni, più o meno di ambito accademico, della nostra storia rinascimentale. Credo che da ogni libro affiori in controluce il profilo dell'autore, la sua sensibilità, la sua stessa biografia. Mi dispiace per l'autrice, ma dal suo romanzo, leggendo la parte ambientata nell'attualità, emerge una figura squallida e poco credibile professionalmente. Per quanto riguarda il riferimento storico - artistico, a parte la chiesa, Guido da Montefeltro(squisito signore amante della matematica e dell'arte che ci ha consegnato lo spendido palazzo ducale di Urbino) e Lorenzo il Magnifico per il quale è superflua ogni parola, ma è mai possibile inventarsi un personaggio come il Lupetto e un quadro improbabile come la Madonna di Nievole? Sarò di gusti strani,ma la rucola la preferisco nell'insalata mista.
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Morituri te salutant
Non capisco perchè il libro non sia stato pubblicato con il titolo di cui il titolo francese è la traduzione( morituri te salutant).Si temeva che gli Italiani fossero tanto ignoranti da non conoscere, o da farsi spaventare, da una frase latina notissima e gladiatoria? Tanto più che ci stava benissimo con l'ambientazione e con i protagonisti, i tre imperatori.Da notare che il libro non è affatto l'ultimo della Vargas(non confondiamo l'anno di edizione italiana con quello in cui è stato scritto). Questo spiega il tentativo, forse non del tutto riuscito, di forgiare questi tre ragazzi che ricordano, e anticipano, i magnifici tre storici di "Chi è morto alzi la mano". Detto questo la magica Vargas conferma di essere una scrittrice troppo frettolosa.Le dimensioni del libro sono quasi da racconto lungo e lo sviluppo dell' azione e i personaggi fatalmente ne risentono.Lei è sempre brava, ha uno stile personale che ti costringe a leggere anche se alcune situazioni generano fastidio e disappunto.Esempio:non credo che esista una donna che piace fisicamente a tutti senza eccezione(non c'è forse il detto non è bello quel che è bello ecc...?)e soprattutto i personaggi simpatici non possono essere tutti buoni(la Christie docet).
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...ma il Rinascimento è un'altra cosa
Giulio Leoni è un ottimo scrittore. Possiede per natura quella capacità, essenziale per chi scrive, di farsi riconoscere stilisticamente e di accendere l'interesse di chi legge costringendolo a proseguire per conoscere gli sviluppi della storia. Detto questo io penso che sia anche un po' pigro e che non sempre abbia voglia di rivedere e limare le sue trame. Questa in particolare mi ha fatto l'effetto di certe bolle di sapone iridescenti e gonfie che però ad un certo punto esplodono lasciando solo una piccola goccia. In effetti la preparazione del finale è accattivante, ma lo scioglimento poco convincente. Direi però che mi ha fatto piacere la rivisitazione di Pico, poverino, sempre chiuso nel cliché di secchione dalla memoria formidabile e qui trasformato in un vitale inseguitore di misteri.
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La vitalità della storia
Magica storia ambientata in Sicilia, col sapore della Sicilia dentro, anche per chi non è siciliano, un po' marzapane e un po'peperoncino. Lettura difficile,che richiede concentrazione, ma di grande fascino quando si riesce ad entrare dentro i meccanismi di un racconto e di un tessuto linguistico denso, ricco, lontanissimo dai calchi dialettali di Camilleri, ma intriso, nel lessico e nella stessa struttura grammaticale, del gusto di una regione unica, come lo sono quasi tutte le regioni italiane. In questo libro ho ritrovato la stratificazione arabo-normanna della storia siciliana,il folklore,la realtà piccola e quella grande della Storia, i pupi e la tragedia.Mi ha conquistata.
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Odori e sapori non sempre gradevoli
Il detective è l'Artusi e questa è la trovata. Per il resto in un giallo cerco qualcosa di diverso. Christie e Vargas insegnano che le atmosfere del giallo sono particolari e che la tensione ne è l'elemento essenziale. Qui tutto gira lentamente, un po' scontato. C'è troppo, perchè entrano in ballo conflitti sociali e rivendicazioni femministe ante litteram, per esempio, ma c'è anche troppo poco perchè quello che manca è proprio l'essenza del giallo, l'ansia di sapere chi e perché. Per il resto riconosco anche i meriti di una scrittura originale, la capacità di cogliere gli elementi del paesaggio e un simpatico tratteggio del personaggio Artusi che a mio parere è il solo sul quale l'autore abbia lavorato con vera credibilità evitando gli stereotipi.
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