Opinione scritta da special-fx
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Esiste la vita dopo la morte?
E' il quesito ricorrente che molte persone si pongono, è l'eterno dubbio che affligge l'umanità, credenti e non credenti, religiosi e laici. E' la domanda alla quale vuole avere una risposta con fatti concreti il ricchissimo ottantasettenne Deutsch che affida ad un gruppo di quattro persone il compito di indagare sulla natura malefica della cosiddetta "Casa d'Inferno" che ha la fama di essere "la più infestata al mondo". La storia è ambientata negli anni '70, (periodo in cui è stato scritto il libro), durante i cinque giorni che precedono il Natale. Due spedizioni di scienziati e parapsicologi fatte in precedenza (1931 e 1940) nel tentativo di scoprire il mistero e liberare la dimora dal maleficio che vi aleggia, si sono concluse tragicamente: otto persone sono rimaste uccise, suicidandosi o impazzendo. Soltanto una è sopravvissuta. Una terza spedizione a distanza di trent'anni viene inviata per dimostrare con delle risposte tangibili la possibilità della sopravvivenza dello spirito e quindi della vita dopo la morte, composta da un fisico studioso di parapsicologia (Barrett), sua moglie Edith, la medium Florence Tanner e il medium Ben Fischer, unico superstite della seconda spedizione del 1940 ritrovato all'epoca in fin di vita sull'orlo della follia. I personaggi sono ben caratterizzati, ognuno con la personalità più o meno forte, capaci di resistere o cedere al terrore che li circonderà fin dal loro ingresso nella magione. Si assiste al continuo scontro ideologico tra il professor Barrett e la medium Tanner: il primo che cerca di dare una spiegazione assolutamente razionale e scientifica ai fenomeni che accadono nella casa; la seconda assolutamente convinta che ad infestare la casa siano le anime dannate degli ospiti avuti in passato dal proprietario Emeric Belasco, un sadico depravato che organizzava orge con veri e propri sabba sacrificali. Una figura interessante è quella di Edith Barrett, la giovane moglie del professore, una donna dall'immensa fragilità più volte preda di possessioni ad opera delle personalità malefiche della casa che puntano a esasperare la sua sessualità repressa. Nel personaggio di Ben Fischer c'è tutto il conflitto interno tra il cercare di rimanere estraneo al gruppo e alla casa (visti i suoi precedenti) e la voglia di rivincita nello sconfiggere ciò che vi aleggia e che lo aveva ridotto in fin di vita. Gli ambienti sono descritti in maniera eccezionale al punto da farci entrare nel vivo della storia, rivivere gli orrori che vi sono stati commessi in passato e sentire quasi le urla di piacere o di dolore di coloro che hanno avuto la sfortuna di essere ospitati tra quelle mura. Nel racconto possiamo trovare tutti gli elementi che hanno caratterizzato da sempre i racconti sul paranormale: sedute spiritiche con manifestazioni ectoplasmiche, fenomeni di poltergeist, oggetti che sembrano prender vita, macchine fotografiche con sensori e così via; senza scendere mai nella banalità. Matheson dimostra di saper dosare benissimo questi elementi e di creare in noi la stessa tensione di ansia e paura cieca che provano i protagonisti del libro, attraverso apparizioni di fantasmi tra i più reali e palpabili - e per questo altrettanto terrificanti - che siano mai stati descritti in un libro. Spesso si ha la strana sensazione di non essere soli mentre leggete ciò che accade ed è quasi normale guardarvi intorno per controllare. E' senza dubbio un libro che può trasmettere ansia e inquietudine e pertanto credo non sia proprio indicato per le persone facilmente impressionabili; invece lo consiglio assolutamente agli amanti di questo genere che, una volta entrati nella casa assieme ai protagonisti, riceveranno delle belle scariche di adrenalina pura.
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Un inizio da brivido, ma....
...dopo aver terminato di leggere le 1034 pagine di "The Dome", rimango sempre più convinto (e non sono il solo) che il miglior Stephen King è quello che scrive romanzi brevi e racconti; senza nulla togliere a veri capolavori come "It" e "L'ombra dello scorpione" già citati abbondantemente nei precedenti commenti. La sensazione è di aver letto un'opera che dopo tantissima carne al fuoco si esaurisca in un finale affrettato che ti lascia l'amaro in bocca. La "causa extraterrestre" è secondo me forzata e priva di logica e, mai come in questo caso, per non scegliere la soluzione scontata si è verificato invece l'opposto, dando una spiegazione inverosimile. L'altra nota negativa la trovo nella mancanza di un vero e proprio scontro faccia a faccia tra i "buoni" e i "cattivi" e le pagine scorrono nell'aspettativa e nell'imminenza di un confronto che non avverrà mai; si assiste quasi esclusivamente ad una eliminazione dei "cattivi" tra loro, mentre ai "buoni" è riservata una sorte più "naturale". Leggendo la nota alla fine del libro, lo stesso King ci rivela che l'idea di "The Dome" è del 1976, poi accantonata e ripresa nel 2007. Io credo che dobbiamo ringraziare la sua editor se alla fine, dopo veri e propri tagli, la stesura finale è stata di "sole" 1034 pagine, altrimenti ci saremmo ritrovati a leggere qualcosa lungo almeno una volta e mezzo "It". Il "maestro" afferma che si trova a suo agio nello scrivere storie con una moltitudine di personaggi, ma qui si esagera un po' e devo dire che spesso sono dovuto andare a rileggere le note iniziali del libro per ricordare il ruolo dei personaggi o la zona della cittadina dove avveniva qualcosa di importante. Lo stile è sempre efficace - soprattutto nei momenti cruenti in cui lo scrittore sappiamo dia il meglio di sè - e le situazioni si evolvono concatenandosi alla perfezione; quasi niente è lasciato al caso. I personaggi principali sono caratterizzati in maniera approfondita e ognuno con qualcosa del suo passato da farsi perdonare. La descrizione della cittadina è molto particolareggiata con le sue vie, parchi ed edifici al punto che si ha la sensazione di essere lì con gli stessi protagonisti del libro. Bella la descrizione in stile "kinghiano" del confronto nel mondo onirico tra la protagonista e la sua controparte extraterrestre. Il consiglio che dò è quello di evitare di leggere i titoli dei capitoli che, come al solito, fanno capire cosa accadrà. La traduzione italiana purtroppo non è sempre precisa nel tradurre la terminologia, usando ad esempio il termine “antiatomico” e “antincendio” per descrivere il medesimo rifugio. In conclusione credo che faccia un effetto strano alla fine del libro rendersi conto di aver letto 1034 pagine solo per descrivere i molti personaggi e narrare fatti e avvenimenti accaduti in pochissimi giorni, non tutti necessariamente utili ai fini di una perfetta riuscita della storia. Ma chi, come me, adora Stephen King, saprà soprassedere anche a questo.
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