Opinione scritta da roberto mercaldo
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Amore, adorazione e disincanto: metafora della vit
Una vicenda appassionante sul tema dell'amore, assurto a unica ragione di vita del brillante borghese Kemal. La morale, la convenienza, il quieto vivere e i valori saldi di una famiglia agiata travolti e cancellati da una passione più forte del tempo. L'amore di Kemal per Fusun è anche devastazione, rottura degli schemi, schiavitù, passione senza confini. L'autore disegna con la brillantezza che gli è consueta una società benpensante che fa da sfondo alla vicenda "estrema" di questi due cuori. Suggestiva la trama, visto che la passione porta i due protagonisti prima sulla strada di un eros raffinato e intenso, poi su un piano puramente ideale, giacchè è solo Kemal a provare i tormenti di un sentimento estatico e struggente che lo porta ad amare con una forza superiore alla ragionevolezza e all'opportunità. Quando finalmente i due amanti si ritrovano, la magia non è rimasta inalterata e la tragica fine della bella Fusun porterà Kemal verso l'unica strada possibile: amarla ancora, a dispetto delle leggi del tempo e dello spazio, attraverso un "Museo dell'innocenza", fatto di tutti gli oggetti sottratti dalla casa dell'amata e di ogni cartolina, sigaretta, effige, oggetto che ricordi quell'amore capace di travalicare le regole del buonsenso. Nell'ostinazione Kemal ricorda il Florentino Ariza de "L'amore ai tempi del colera", ma qui non c'è il lieto fine, sebbene il protagonista riesca in qualche modo a perpetuare l'adorazione per la bella fanciulla anche dopo la sua dipartita. Un romanzo per tutti quelli che amano e per tutti coloro che credono alla forza di una passione vera, tenace, indomita.
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incalzante e non scontato
Un singolare connubio tra la leggerezza di un'età che si assume spensierata e la tematica sempre complessa del dolore. L'autore riesce a rendere perfettamente lo stato d'animo di un adolescente che lotta a suo modo contro quella che lui reputa un'ingiustizia, incompatibile con il concetto di Dio e di quell'ordine universale che cerca nel suo quotidiano. Pochi i personaggi, ma non così scontati i loro atteggiamenti e in particolare apprezzabili i dissidi interiori del papà, diviso tra la volontà di un'austera educazione e la voglia di mostarsi un adolescente cresciuto, passato attraverso gli stessi percorsi e gli stessi tormenti del figlio. La storia non è certo originale e la trama si snoda secondo un copione ampiamente prevedibile, ma questo toglie poco o nulla al valore di un libro che non vuole certo appassionare per gli accadimenti; al centro della vicenda il conflitto invisibile tra i piccoli, banali crucci di un sedicenne, calciodimensionato e in tutto simile ai suoi coetanei, e l'enormità di un percorso senza ritorno, toccato in sorte proprio alla donna dei suoi sogni, a quella che un po' tutti a sedici anni hanno amato in silenzio, più negli intriganti labirinti dell'immaginazione che non nei tormentati e spesso invalicabili sentieri della realtà. "Bianca come il latte, rossa come il sangue" gioca sui colori non solo nel titolo, ma in tutto lo sviluppo della storia, ma forse vuol dirci proprio che non ci sono un bianco e un rosso, ma che la vita mescola le emozioni in modo disordinato e convulso. Discreto lo stile, non infrequenti frasi significative e toccanti. Nel complesso lettura consigliata per ogni fascia di età.
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