Opinione scritta da ombraluce
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IL PENSIERO E' TUTTO
Questo è un libro scritto al presente. Come a indicare, fin dall'inizio, che il presente è la sola cosa che conta; da esso si dipana il futuro che noi stessi decidiamo, per quanto è nelle nostre possibilità.
Il libro ha uno stile fluidi e incalzante, con tanti dialoghi che ben fanno entrare nella psicologia dei personaggi e nella dinamica della storia. La lettura provoca tantissima emozione. Non avevo mai letto in questo modo di una malattia genetica che arriva a sfigurare una persona e la sua psiche. Ma il bello del libro, il suo "cuore" è che fa capire che quello che vediamo è solo la malattia, ma che, dietro, c'è ancora la persona, per quanto possa sembrare lontana e nascosta. Non esiterei a includere questo libro tra i LIBRI CHE SALVANO. Lettura consigliatissima quindi, per tutti. Alla fine ognuno si sentirà migliore e con un gran senso di gratitudine per la vita e tutto ciò che ci è donato.
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LO SDEGNO, L'ORRORE, LE LACRIME
Premetto che ho letto il libro prima che uscisse il film, e non ne avevo mai sentito parlare. Ma ho visto questo librino sullo scaffale della libreria, con una bellissima copertina raffigurante un paesaggio innevato e con questa scritta sul retro: "sublime, un romanzo che ricorda Cechov"". Visto e preso! Ma mai avrei pensato di trovarmi catapultata nello scandalo delle Magdalene Laundies in Irlanda, le cosiddette "lavanderie" in cui venivano rinchiuse giovani orfane o figlie di ragazze madri ritenute "immorali", da cui sono passate circa 30.000 donne! Il libro è molto toccante e coinvolgente, facendoci vivere, attraverso gli occhi del carbonaio Bill Furlong, la scoperta e la reazione (sua personale, ma destinata a diventare anche quella del lettore) a tale inaspettato scempio. Il primo pensiero è lo sdegno, poi l'orrore e, infine, le lacrime. E il sentimento di angoscia vedendo come, in fondo, la società immaginasse qualcosa di brutto e crudele, ma lo accettasse per quieto vivere e perchè la mentalità retrograda del tempo in fondo pareva trovare qualche giustificazione. Quando la moglie dice a Bill che, in fin dei conti, quelle ragazze se l'erano cercata (dimenticando che anche Bill era figlio di una ragazza madre, solo più fortunata di loro perchè aiutata dalla sua datrice di lavoro) vien davvero da stringere i pugni dalla rabbia. Bravissima la scrittrice ad aver fatto un libro su questo argomento, la cui lettura risulta struggente ma delicata al tempo stesso. Scorrendo le pagine, quasi senza accorgersene, si notano i momenti salienti della vita di Bill, le "piccole cose da nulla" che sono rimaste impresse nel cuore del protagonista e che lo porteranno poi alla sua decisione, contro tutto e contro tutti.
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NON E' MAI TROPPO TARDI...
Bellissimo romanzo sulla fine e il nuovo inizio di un'esistenza, lasciando la giusta leggerezza a una vicenda che altrimenti sarebbe solo tragica e funesta. Ma la vita ha sempre delle sorprese, e l'autrice ce lo ricorda bene in questo libro scritto amabilmente e con maestria. E non serve neanche tanto per ricominciare a "sentirsi": basta il profumo dell'erica e un gatto che fa le fusa proprio a noi...Marianne, la protagonista, arriverà a conoscersi e a capire ciò che vuole.... ma quanta fatica però! Quanti dubbi, sensi di colpa, paure... e il fatto di non essere più giovanissima da un lato aggrava la sua condizione dall'altro la sprona a decidere, finalmente! O adesso o mai più. Leggere questo libro mi ha fatto provare una tenerezza infinita, quasi un applauso nel finale...per Marianne, ovviamente, ma anche per gli altri personaggi che contornano la storia, prima fra tutti la "strega del bosco", accudita, coccolata e amata dal marito anche se ammalata di alzheimer. E quando lei ringrazia Marianne per averla accettata mentre tanti la schivano mi sono commossa alle lacrime.... Il libro nel complesso è godibilissimo, la lettura non stanca mai e sono stata felice di essere in compagnia di Marianne. Tra un po' tornerò a leggerlo...
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UN INTRIGO DI TANGO E VITA
Questo è un romanzo che si divora fin dalle prime pagine. Come in altri libri di Perez-Reverte troviamo il protagonista, sfrontato ma elegante, deciso ad abbandonare moralismi e correttezze pur di avere vantaggi personali, ma, allo stesso tempo, capace di suscitare nel lettore un senso di tenerezza e solidarietà dal momento in cui capisce che tutto ciò che poi Max Costa chiede è la possibilità di uscire dalle misere condizioni della sua infanzia, di evitare il ripercorrersi di tante storie di vita che ha visto e che non vuole assolutamente replicare. Da qui i tanti sotterfugi, l'arruolamento come legionario e, infine, l'ingaggio come ballerino mondano a bordo della Cap Polonio, lussuosa nave da crociera in cui ha modo di conoscere la bella e giovane Mecha Inzunza accompagnata dal marito Armando de Troeye, un famoso compositore musicale. Dal primo invito a ballare il tango nella splendida sala da ballo, Perez- Reverte non risparmia nella descrizione la perfetta alchimia che viene a formarsi tra i due giovani. Ne descrive il portamento, i passi, gli sguardi, in un modo cos' accurato e coinvolgente che pare proprio di vederli, così giovani e belli, e di intuire che la cosa non può e non deve finire lì. E infatti, con la perversa complicità del marito di lei, la loro conoscenza avrà un seguito. Un seguito avvincente, pericoloso ma anche essenziale per il legame che poi li unirà nel corso della vita; un legame che si rivelerà impetuoso e improvviso proprio come un passo di tango. La bellezza di questo romanzo consiste nel ritmo incalzante della storia, nell'alternanza della narrazione tra presente e passato e nella grande abilità dello scrittore di farci capire le cose attraverso i loro dialoghi, un po' per volta, dando al lettore il tempo di assimilare le emozioni insieme agli eventi, quasi come se si entrasse nel sentire dei personaggi, che appaiono man mano più maturi e più comprensibili. Nella seconda parte del libro, quando loro saranno più in età e avranno seguito i loro percorsi, la vicenda si snoderà invece intorno al gioco degli scacchi e anche qui spiegazioni di strategie, colpi di scena e complicità non mancheranno di stupire il lettore. E anche tanta, tanta malinconia per ciò che avrebbe potuto essere e non è stato.... però senza cadere assolutamente nel melenso, anzi, in modo molto concreto e naturale..... anche se alla fine mi sono ritrovata con le lacrime agli occhi, e il cuore gonfio di compassione e nostalgia. Un libro eccezionale, un narratore straordinario, una storia indimenticabile.
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LEZIONI DI STILE
Un libro eccezionale, che riesce a parlare di tematiche esistenziali molto profonde e vitali con la leggerezza di un romanzo umoristico e di facile lettura.
Temi di identità, di correttezza con le persone, di integrità, di ricerca di un senso alle relazioni, sono qui trattati attraverso le vicissitudini di Charlie, questa bella tennista poco più che ventenne determinata a vincere lo Slam e che, per questo, si affida alle indicazioni di un allenatore tosto, arrogante ma che ha avuto ottimi risultati con altri atleti. Ma, poichè la vita non è mai monotematica, Charlie dovrà poi chiedersi se vincere, e soprattutto, vincere ad ogni costo, anche con squallidi metodi, sia proprio ciò che vuole e che la fa felice. E, contemporaneamente, dovrà imparare a reggere tante strane circostanze che la vita le presenta, a riconoscere le maschere dai volti, a capire a chi lei sta veramente a cuore come persona e chi invece la vede solo come un prodottoi. In pratica, le domande che noi tutti siamo obbligati a porci nel corso della vita, ma qui affrontate attraverso i campi da tennis, i servizi di moda e le serate eleganti...
Lo stile è avvincente, incalzante e invita ad andare sempre avanti. Gli occhi di questa giovane ragazza ci svelano la difficoltà ma anche la bellezza di crescere. E nel romanzo viene rimarcato il valore degli affetti familiari e dell'amicizia, piccoli fari che possono illuminare il caos più profondo.
Consiglio veramente la lettura a chi non si ferma alle etichette, a chi non ha paura di dire che un libro può essere profondo anche se "leggero".... spesso la leggerezza e l'ironia fanno capire tante più cose rispetto a testi pesanti che poi uno smette di leggere perchè gli è passata la voglia.... Buona lettura, e buon viaggio nel mondo scintillante e competitivo del tennis!
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ANZIANI MA PRINCIPIANTI
Affascinante romanzo sulle imprevedibili scelte che a volte si devono fare nella vita, e su come a qualsiasi età ci sia la possibilità di maturare e ricominciare. Il gruppo di pensionati che decide di trasferirsi dall'Inghilterra, dove viveva, a Bangalore, in India, arriva infatti a ponderare l'idea seguendo percorsi e motivazioni diverse: chi spinto dai familiari, chi per questioni economiche, chi perchè stanco della delinquenza del suo quartiere inglese.... e tutti si ritroveranno in un aereo verso il Marigold Hotel, la cui accattivante pubblicità ha fatto colpo su ognuno di loro. Ma l'incognita su ciò che troveranno e su come si ambienteranno non esclude nessuno, nè i timorosi nè i fiduciosi.... e in effetti ci saranno parecchi equivoci, contrattempi e avventure.... tutto scritto in modo molto scorrevole e piacevole, che farà sorridere più di una volta il lettore. Il sentimento prevalente è però la tenerezza verso questa età particolare, col senso di vuoto e di abbandono che vivono i protagonisti, pur cercando in ogni modo di aiutarsi l'un l'altro. Ciò nonostante non è assolutamente un libro triste, anzi, lo ritengo un romanzo insolito, spiritoso e vitale.
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CAPIRE LA VITA
In questo romanzo, scritto in parte con voce narrante e in parte in prima persona dalla protagonista, Lena, si ritrovano tutti gli elementi che fanno parte dell’avventura della vita: i legami familiari, le esperienze che ci segnano, il coraggio di andare avanti, la gioia di sentirsi accolti, la delicatezza dei ricordi e, soprattutto, la fragilità delle storie di ognuno, così condizionate dalla realtà, dal quotidiano in cui ciascuno è immerso.
La scrittrice è bravissima nello sviscerare la complessità dei legami familiari, le sfumature delle cose non dette e il celato intreccio tra il visibile e l’invisibile, tra ciò che è e ciò che si crede di sapere. Pur in una realtà abbastanza usuale, in una vita semplice senza particolari eventi di persone come la famiglia di Lena, si nascondono tante cose non dette, tanti piccoli segreti, a cui si aggiunge poi, come un uragano, la vicenda più triste e drammatica di quella di Corrado. E alla serenità dei boschi, del rumore di rametti spezzati durante un cammino, della luminosità della radura baciata dal sole, fanno da contraltare i mille problemi che questo giovane ha dovuto affrontare fin da ragazzino, e che si sono riversati, per forza di cose, sulla giovanissima Lena, ignara di tutto ma coinvolta da tutto. E’ un libro sul mistero della nostra vita, sul come siamo chiamati a rispondere con amore anche quando ci pare non ce ne sia più, anche quando non tutti i tasselli sono ben chiari dentro di noi. Ma solo l’amore ci può salvare, prima di tutto quello per noi stessi, che ci porta a rispettare anche maggiormente gli altri. Le trame dei protagonisti si susseguono con grazia, accompagnate dalle riflessioni di Lena che impara, piano piano, a leggere la delicatezza e la premura anche in chi sembrava non averne affatto, impara a non giudicare troppo perché, come le dice suo padre ““gli uomini e le donne sbagliano, sbagliano continuamente”. E impara la necessità di conservare i ricordi e l’importanza, il bisogno vitale, di crearli questi ricordi. Finchè si può, finchè c’è tempo, finchè c’è la magia del momento.
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UN' EPICA AVVENTURA!
Libro meraviglioso, che alterna momenti di adrenalina pura ad altri di dolcissimo romanticismo; ma mai mieloso, banale e scontato, anzi!!! Direi che di scontato non c'é proprio nulla, dalla prima all'ultima pagina. E' tutto un susseguirsi di avventura, sentimento, fatti apparentemente banali che diventano man mano pesanti segnali del destino. E in questi intrecci di vita si trovano anche problematiche che raramente fanno parte di storie di amore o avventura: il fuoco come elemento che brucia ma poi purifica, un po' come la vita.. i ragazzi disagiati da recuperare, coi loro problemi e le loro paure... le guerriglie civili, che devastano territori e anime innocenti..... e poi il nodo esistenziale più difficile e terribile che ci sia.... che qui non voglio anticipare per non rovinare la lettura. Lo stile è incalzante, coinvolgente e avvincente. Direi che avvolge il lettore in una spirale di curiosità e compartecipazione, come se le emozioni dei protagonisti fossero quelle dei suoi migliori amici. Nicholas Evans sviscera molto bene i misteri dell'animo umano, descrive con ampiezza di particolari sia i fatti esterni che interni alle persone. Si astiene dal giudizio, ma ce li fa comprendere con empatia e indulgenza. Io questo libro lo consiglio a tutti, per la bellezza della storia e anche per la delicatezza con cui affronta argomenti difficili e una grande storia di amore e amicizia.
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LA MAGICA VITA DEI LIBRI
Una storia originale, che parte in modo semplice e abbastanza ordinario ma poi si dipana in intrecci e risvolti sorprendenti, che avvolgeranno il lettore in un vortice di empatia e solidarietà verso la protagonista, Maggie e lo trascineranno nella voglia di capire le sue scelte nei bivi che si troverà innanzi. Veramente ammirevole il modo in cui l'autrice riesce a intrecciare e far convergere storie apparentemente lontane e distinte, interpretando alla perfezione il misterioso cammino di fatti ed eventi che sembrano incastrarsi come un puzzle per dare un senso al tutto, alla vita così come alle persone, ai sentimenti così come ai conflitti e, infine, all'amore così come alle più grandi incomprensioni. Personalmente, mi ha molto colpito quel senso di tradimento e impotenza che avverte a un certo punto la giovane Maggie. Un momento brutto, quasi drammatico, che però è indispensabile per il suo percorso futuro. Proprio vero che non tutto il male vien per nuocere! Però ci sono tante tappe per avere un quadro soddisfacente di cosa siamo e cosa vogliamo, e tante trappole dentro le quali bisogna rifiutarsi di cadere... Attraverso i dialoghi con le persone care e attraverso i libri che scegliamo si possono intuire, piano piano, tante cose.... questo ci dice la King: che non porta a nulla fermarsi all'apparenza, alla comodità, alle scelte scontate, all'ovvio per gli altri. Quel che importa è essere dove si vuol essere e fare ciò che si vuole fare, perchè la nostra storia è nostra, non di altri. E pur essendo parole che paiono facili, sono invece le più difficili e preziose da mettere in pratica.
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NIENTE E' SEMPLICE
Questo libro tocca il cuore, ed è il complimento più bello che si possa fare a un romanzo. La storia di Don Pino Puglisi è dura, crudele e toccante, ma viene raccontata con momenti di pura poesia che entrano veramente nell'anima del lettore, portando una commozione nostalgica senza fine. Federico, il ragazzino diciassettenne che vuole aiutarlo nel suo lavoro, si ritrova trasportato in una realtà a lui sconosciuta, poichè a volte, come si sottolinea più volte nel libro, bastano una manciata di chilometri a segnare due mondi completamente differenti. E il suo quartiere signorile non ha nulla a che vedere col Brancaccio, in cui si vive diversamente, si cresce diversamente... e si agisce e reagisce diversamente. Federico lo imparerà sulla sua pelle, e con lui noi lettori, che lo seguiamo in quei vicoli, in quelle case, nell'oratorio in cui Don Pino cerca di dare un po' di vita normale ai piccoli del luogo, un posto sicuro in cui stare al riparo dalle brutture che li circondano. Mi ha commosso l'episodio in cui il parroco chiede ai piccoli cosa è per loro l'amore, e i bimbi rispondono nella loro semplicità. "Per me è dividere con gli altri", "per me è quando papà mi porta al mare e mi insegna a nuotare"...... e poi gli chiedono cosa sia per lui e lui risponde "Siete voi". E Federico lo ammira e ammira la forza di alcune famiglie che lui aiuta, e che non vogliono piegarsi al ricatto della malavita. Proprio in una di queste famiglie conoscerà la dolce Lucia, e anche da questo incontro si dipanerà una storia emozionante e toccante, dura e dolce come solo le esperienze che segnano veramente sanno essere. Esperienze che, poi, obbligano a fare una scelta. Quasi non si riesce a smettere di leggere fino all'ultimo capitolo, tanto è avvincente e crudele la storia. E sapere che quella di Don Pino è una storia vera porta ancor più rabbia e dolore. Poi però vai a leggere il finale, quello che è successo dopo, e capisci che non tutto è andato perduto. Che la sua vita ha fatti tanto bene a tanti, e ancora ne farà. Si, sarebbe da leggere nelle scuole e da far conoscere a tanti che magari non lo hanno mai conosciuto.
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LA VERA SEDUZIONE
Questo libro l'ho divorato in tre sere, e quando capita così significa che l'autore è riuscito è veramente riuscito trasmettere il fascino e la curiosità per la storia!!! Infatti, al di là della trama (l'incontro, i conflitti, lo sviluppo e ....il finale) quello che rende il libro a mio avviso fantastico è la scioltezza e la capacità di dialogo fra i personaggi, un vero e proprio cammeo al giorno d'oggi, in cui ci esprimiamo con emoticon, sms e, al massimo, qualche foto con didascalia..... Qui, invece, non si scherza. Le parole hanno un loro senso, un loro tempo e...le loro conseguenze, come è giusto che sia. Non per niente la citazione che precede il romanzo è relativa ad "Orgoglio e pregiudizio", di Jane Austen..... e chi l'ha letto sa bene a cosa mi riferisco. La questione del "rosa" serve all'autrice per affrontare i tanti temi pregiudiziali che avvolgono il mondo della creatività letteraria, e offre lo spunto per superare i limiti e le incomprensioni...ma la Premoli è poi anche molto brava ad affrontare, in questo romanzo, anche il difficile tema del rapporto genitori-figli, e lo fa con la leggerezza e la grazia di sempre, ma senza nascondere come anche qui si celi a volte una incapacità di dialogo che porta solo a sofferenza e incomprensione. Riuscire a far sorridere parlando di questi temi non è da tutti, ma lei lo fa. Così come riesce a far uscire i suoi personaggi dall'intrigo che si erano cuciti addosso con una mossa che a me è parsa geniale. Ovviamente qui non la anticipo, ma dico solo che ridevo da sola alle due di notte. Quindi, buona lettura..... e buona riscoperta del dialogo e del gioco delle parole.
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UN POSTO PER RITROVARSI
Delizioso romanzo che ha il potere di staccare da tutto, facendoci entrare un, passettino alla volta, nelle vite dei suoi protagonisti e appassionandoci alle loro vicissitudini.
Un'oasi di pace nascosta dietro a un portone turchese, in cui ciascuno può riconoscersi e ritrovare sé stesso…. Come sarebbe bello se esistesse davvero un posto così, che anziché la pubblicità su internet e agenzie si avvalesse soltanto della motivazione che spinge ciascuno a volervi soggiornare, ovviamente scritta su carta da lettere e accettata dopo insindacabile giudizio delle addette alla gestione! Solo la voglia di fermarsi, di capire ,di ritrovarsi per poi riprendere serenamente e consapevolmente il cammino della propria vita, riconoscente per sempre verso quel mare tranquillo e tempestoso che riflette le onde della nostra esistenza….Ed è questo percorso che fanno i cinque ospiti del B &B, insieme alle due gerenti e a quel paesaggio mediterraneo che sembra di respirare mentre si legge…. e non rimane altro ,alla fine, che tanta nostalgia per quel profumo di mare e di vita, e tanta, tanta voglia di scoprire questa magica isoletta di Gozo…….
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SIAMO TUTTI APPRENDISTI
Questo libro ha la capacità di rivoltare l'animo del lettore come un calzino, estirpandone pregiudizi, certezze e cliché, fino a far tabula rasa di ogni credenza precedente su quanto incidano gli stati sociali ed economici sulla ricchezza d'animo e la nobiltà dello spirito. Abituati come siamo a giudicare dalle apparenze (e lo siamo un po' tutti, anche i più aperti non si aspetterebbero mai di parlare di opere liriche, pittoriche o letterarie con un esercente di umili mestieri….. perché certi ambienti sono ormai di interesse esclusivo di circolo prestigiosi e ristretti ,secondo la comune mentalità), la lettura di questo libro ci riporta invece alla base dell'interesse per il sapere e l'arte, e alla base dell'accettazione di certi modelli imposti e pre-imposti. Nelle difficoltà di adattamento estreme di una ragazzina dodicenne e nella vita quotidiana non proprio stimolante di una portinaia ultra cinquantenne abbiamo la possibilità di riconoscerci, di vedere anche i nostri limiti e le nostre perplessità ,magari sepolte sotto lo scorrere di una quotidianità che non ammette dubbi né cambiamenti troppo radicali. Ma dopo aver letto "L'eleganza del riccio" niente, e dico NIENTE sarà più come prima……. L'autrice, tramite l'intreccio di queste due storie a cui si aggiunge, in modo discreto ma fondamentale, la terza storia del ricco regista giapponese, ci regala un'opera che oserei definire rivoluzionaria, molto più rivoluzionaria di trattati o opere a tal fine elaborati, perché qui si parla di intima rivoluzione dell'animo umano…. Le scoperte adolescenziali di una ragazzina non hanno età, possono avvenire in ogni momento della vita, o anche mai, nei casi più ostinati…… Le conquiste umane e personali di una donna matura sono anch'esse maturate nei vari momenti della vita, senza data o scadenza, ma in relazione ai vari incontri e alle vicissitudini che della vita stessa fanno parte. Un libro scritto con grazia, con delicatezza anche se si affrontano argomenti molto forti e pesanti, un libro, soprattutto, scritto con amore, che invita ad aprire mente e cuore.
Perchè, senza cuore "lo sguardo è come una mano che tenta inutilmente di afferrare l'acqua che scorre. Si, l'occhio percepisce ma non scruta, crede ma non interroga, recepisce ma non indaga, è privo di desiderio e non persegue nessuna crociata."
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ATMOSFERA DI SERENITA'
Questo libro è una vera delizia sia per gli amanti degli animali che per quelli della natura in generale.
Non avevo mai letto descrizioni così accurate di boschi, insetti, cori alternati di cicale, raganelle e ...rospi. ..
Mai avevo letto di bagni notturni fatti nella massima tranquillità, giornate in riva al mare senza il timore del tempo che scorre, passeggiate di un ragazzino nella natura più incredibile senza l'ansia del pericolo e della fretta. Ecco, quel che più mi ha colpito in questo libro è l'assoluta atmosfera di serenità che lo pervade, la gioia semplice e genuina che traspira dalle sue pagine, che regalano un senso di pace col creato e tutti i suoi occupanti, comprese certe bestioline con cui non avrei mai pensato di poter simpatizzare. Il geco Geronimo, per esempio …. o il gufo Ulisse, o il piccolo scorpione femmina che mi ha fatto ridere per tutta la sera….. L'autore, rinomato zoologo, descrive qui il periodo della sua fanciullezza nell'isola greca di Corfù, e lo fa con una grazia e un'abbondanza di particolari che sembra proprio di essere lì con lui, accompagnandolo nelle sue scorribande instancabili di ragazzo, attraverso i campi, il mare e le colline di quell'isola meravigliosa. La sua famiglia è il porto sicuro che lo protegge e lo asseconda nella sua passione per gli animali, soprattutto grazie alla madre e ad alcune figure di personaggi greci che si occuperanno della sua formazione. L'originalità dello scrittore consiste però nell'evitare di perdersi in dettagli cronologici e nozionistici, ma, al contrario, nel mostrarci le scoperte e osservazioni con tutta la meraviglia degli occhi dei suoi dieci anni. Per questo il libro risulta così fresco e vibrante, impregnato del fascino di una battaglia tra geco e mantide e del profumo di magnolie, viti ,frutteti e fiori selvatici.
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LA SCRITTURA PUO' TUTTO
Tre aggettivi mi vengono in mente per descrivere questo libro: particolare, divertente, commovente.
Potrei aggiungere nostalgico, ma non lo farò: la scrittrice sta infatti attenta a non demonizzare la nuova tecnologia e i suoi progressi, mostrando tutta l'utilità di una chat che intercorre fra due dei protagonisti che sono, per forza di cose, molto distanti. Ci fa sentire la bellezza di un appuntamento fisso davanti allo schermo, la preziosità dell'immediata sincerità della mail appena spedita, l'attesa fremente per la risposta e l'inquietudine per i pochi secondi che intercorrono fra una frase e l'altra........ tutto incredibilmente vero, però... però non bisogna dimenticare la magia della lettera scritta, l'incanto del foglio bianco che via via si riempie di parole che ci vengono da dentro, lo stupore un po' infantile che vive il destinatario quando si vede arrivare la busta inaspettata..... Angeles Donate con questa trama, che inizia quasi per caso dall'insolita idea di una vecchietta di mandare una lettera per salvare da trasferimento una sua grande amica, riesce a far capire l'immenso potere della comunicazione scritta fra le persone, purchè si tratti di comunicazione vera e sincera, non di parole di "business", pubblicità o altro che, purtroppo, per lo più siamo costretti a leggere in tante svariate occasioni. Il foglio bianco come catarsi emotiva, esperienza unica e irripetibile per fermare quel momento della nostra vita e condividerlo con un'altra persona. Il pretesto del trasferimento dell'amica comune (non è proprio un pretesto, ma lo diventa man mano che la scrittura consente di far chiarezza verso sé stessi) è la molla per chiarire e raccontare quello che di noi è rimasto invisibile, nascosto, chiuso dentro le facciate e le maschere di ogni giorno. Una lettera, sembra dirci la scrittrice, è molto più di una serie di informazioni: una lettera è l'anima che si esprime, è un disegno di idee, un seme di rinnovamento. E, pur nella consapevolezza dell'importanza tecnologica, come cita l'autrice nel capitolo 4, "Una mail non può contenere l'alone di una lacrima"............
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UN INTRIGO DI COSCIENZA E SENTIMENTO
Patrick Flanery, lo scrittore di questa avvincente storia, è stata per me una grande scoperta e certamente leggerò altri suoi romanzi.
Ha una freschezza e un ritmo di prosa perfetti, riuscendo a creare suspance psicologica e intrecci di storie con l'abilità di un navigato maestro del triller. Ma non è solo la storia "vera", quella che si evidenzia con fatti, prove e circostanze, a tenere col fiato in sospeso...No, la sostanza più nascosta, la vera "anima"del mistero, è quella invisibile, quella che si dispiega tra le mille sfacettature di coscienza e cuore, rabbia e perdono, compassione e condanna.
Il viaggio dentro la memoria e la personalità lacerata della protagonista è qualcosa di poeticamente umano, domande e dubbi a cui si vorrebbe contribuire a dare una risposta...pur rendendosi conto, man mano ci si addentra nella vicenda, che questo non è assolutamente una cosa semplice...
Il romanzo pone di fronte a contraddizioni umane, psicologie indecifrabili, dicotomie rivelate sia dal punto di vista privato che da quello della vita pubblica, in un intrigo asfissiante di ricordi, timori, giudizi e speranze.
Traumatizzante la descrizione, inserita costantemente, delle condizioni di vita nel Sudafrica dell'apartheid e del dopo apartheid, argomento che vorrò approfondire in successive letture.
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Liz e Darcy dei giorni nostri
Libro "divorato" in quattro serate, e solo perché dovevo alzarmi presto la mattina! Lo stile della Fforde è incalzante, volto a stimolare il lettore fino allo sfinimento per sapere come andrà a finire. Praticamente impossibile terminare la lettura senza questo interrogativo, tenuto magistralmente vivo e fervido con dialoghi ed episodi sempre freschi e strategici.
Da tempo non mi capitava di leggere una storia così ben articolata, che propone una conversazione fra i personaggi talmente fine e arguta da ricordare molto quella dei protagonisti di "Orgoglio e pregiudizio" di Jane Austen. In effetti, in un capitolo il cupo ed emblematico Charles viene paragonato a Mr Darcy proprio dalla stessa Flora, la protagonista di "Tè e tenerezza"....ma io avevo già notato la somiglianza molto prima...... Che dire, quando si trovano scrittori così, che abbinano dialoghi intelligenti con trame avvincenti, nozioni di giardinaggio con altre di cucina naturale, praticità di esigenze lavorative con giovani tumulti di cuori inesperti, la lettura diventa un vero piacere e dovremmo solo ringraziare per aver avuto una tale opportunità. Unica piccola pecca, proprio per essere severi, potrebbe essere la parte finale del libro, un po' troppo dilungata sulla storia principale e un po' trascurata invece per quanto riguarda l'altra storia.... quella che capirete se leggerete tutto......... ma è un neo talmente piccolo che non cancella assolutamente la piacevolezza di questo originale romanzo.
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AVVERTITE I PIANTAGRANE!!!
Questo libro distoglie da tutto quanto ci circonda. E' un libro che si fa leggere mentre si cucina, che fa scordare di andare su FB, che fa affrontare speditamente le solite cose perché tanta è la voglia di riprendere a leggerlo che quasi ti scordi della fatica.... staresti sveglio fino alle tre di notte, se inesorabilmente le palpebre non crollassero collassate per il sonno... E non scherzo! Solo un altro libro ("under the dome" di S. King) mi ha fatto lo stesso effetto. Pochissimi autori hanno questo talento, e Paula Hawkins ce l'ha tutto. Già si poteva intuire da "La ragazza del treno", bello, ma che comunque non mi aveva entusiasmato più di tanto poiché per me abbastanza prevedibile. Qui, invece, di prevedibile non c'è proprio nulla. E' un incredibile viaggio fra episodi storici, psicologia, intrighi e misteri, che non vi lascerà un attimo di tregua. E, senza nulla dire o anticipare, dico solo che mai e poi mai nessun libro aveva insegnato in modo tanto esplicito (pur senza mai dirlo apertamente) a farsi i fatti propri........ P.S. Del resto la dedica parla chiaro :" a tutti i piantagrane"
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UN LIBRO DA COCCARDA BLU !
Storia coinvolgente, fresca, ben amalgamata e coi giusti tempi di maturazione..... Livvy, la simpaticissima pasticcera che vi farà rimanere col fiato sospeso per le sue peripezie lavorative e amorose, diventerà un'amica che dispiace lasciare...e la dura Margaret rivelerà alla fine la sua sensibilità e i suoi misteri. Una storia che avvince proprio perché nasce piano piano, dapprima con la solita diffidenza che intreccia ogni rapporto umano....ma poi si dipana con l'arrivo di nuovi personaggi e stupende atmosfere, regalandoci abbondanza di piacevole serenità. Il tutto avvolto dai profumi della pasticceria di Livvy, immancabili e insostituibili. Un romanzo da leggere in un fiato, e da dispiacersi quando si è terminato. E come premio ci lascia anche una meravigliosa sorpresa finale, riservata soltanto a chi lo leggerà...
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Così è la vita....
E' stato uno dei libri più scorrevoli e piacevoli che abbia mai letto. Non si tratta di un romanzo, ma di una carrellata di storie che coinvolgono ciascuna un personaggio femminile in particolare, descritto con toni leggeri ma, al tempo stesso, molto intensi. Ogni storia ci fa conoscere una "donna dagli occhi grandi" e lascia qualcosa dentro che invoglia a passare subito alla storia successiva. Certe vicende sono più divertenti, altre invece più dolorose, ma tutte restano nel cuore arricchendo anche la nostra vita, perché il tratto inconfondibile della Mastretta è proprio questa possibilità offerta di rispecchiarsi nei riflessi più intimi fra lettore e personaggi. Inoltre, la scrittrice è bravissima nello smitizzare, con stile e ironia unici, il senso di colpa o del dovere che molto spesso ci creiamo da sole e, a fine lettura, ti lascia dentro un sorriso inaspettato, nascosto e indiscreto.
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Lo strano cammino di Santiago
Perché uno legge un libro sul Cammino di Santiago? Potrebbe essere una delle innumerevoli domande che il protagonista si chiede nel corso del suo pellegrinaggio e la sia guida, Petrus, molto verosimilmente potrebbe rispondere :"Per vivere con la lettura quel che non può vivere realmente" . Credevo di immergermi in atmosfere sognanti, mistiche e spirituali, magari originate da fatti "banali" che poi esplodevano in scoperte e avvenimenti più globalizzanti e spirituali, una specie di percorso illuminante in armonia con natura e animo umano..... e mi sono ritrovata tra prove da superare una più assurda dell'altra, concetti difficili da assimilare e da risolvere, nozioni storiche al limite della sovrabbondanza e della noia...... Al posto del piacere della fantasia il dettaglio dell'azione e della descrizione. Però non è un "libro brutto", perché lascia comunque un senso di meravigliata testimonianza verso un'impresa che non è certo frequente né semplice, e alcune vicende lasciano letteralmente senza fiato, anche se quello di Coelho, come lui stesso scrive più volte, più che il Cammino è lo "Strano Cammino"..............
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UNA CAREZZA SUL CUORE
Certi scrittori bisognerebbe ringraziarli. E conservarli come beni preziosi. le loro pagine ci insegnano a vivere senza peraltro imporcerlo, semplicemente attraverso impressioni ed esperienze condivise che ci aiutano ad avanzare nel cammino perpetuo e sconosciuto delle diverse tappe della nostra esistenza. Angeles Mastretta è una di queste scrittrici. E' attenta, riflessiva, sensibile, sincera, fragile e, al tempo stesso, fortissima. Leggere questo delicato romanzo è un lento avvolgersi in atmosfere nostalgiche e romantiche, senza nulla levare allo sguardo sul futuro e sul resto della vita che ancora non sappiamo decifrare. Bellissimi e struggenti i ricordi della madre così come quelli del padre e della sua parte di vita restata un po' nascosta e sconosciuta..... Tenerissima la parte riguardante il primo giovanissimo amore del padre, talmente lontano nel tempo da suscitare ormai solo sentimenti di simpatia e curiosità anche nei figli della donna che poi aveva in effetti sposato. Come a dire che tutto, nella vita, alla fine trova il suo posto nel bizzarro puzzle del susseguirsi di vicende e affetti e tutto, prima o poi, concorre a formare ciò che noi siamo adesso e ciò che sono i nostri figli, e i figli dei nostri figli. Il tocco di grazia e poesia che pervade ogni pagina, nel modo in cui parla dei fratelli o dei figli, del marito e delle amiche, dei luoghi che sono stati suoi e di quelli che ha appena visitato, ne fa veramente un piccolo capolavoro, un libro da tenere pronto in libreria per rileggerlo ogni volta che l'animo si fa più arido o ci si sente "tristeggiare"...... e, così, " vivere ancora la nostra giornata come un battesimo di serenità".
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Grande avventura psicologica
Dico subito che questo è un libro triste, ma non di quella tristezza che incupisce e stanca, bensì di quella melanconia che riempie di nobiltà d'animo e di dolcissimi tepori nostalgici. Quel che resta della vita è qui inteso in due modi: con uno si intende cosa resta da fare per gli anni che ancora ci attendono, quelli che dobbiamo ancora trascorrere prima di arrivare alla fine della nostra vita; l'altro si riferisce invece a cosa resta delle cose e delle emozioni che abbiamo vissuto, quando più nessuno ne parla e pare che il mondo intero le abbia cancellate, dimenticate.
Il lettore viene immerso nel lento fiume dei ricordi dei protagonisti, delle loro incomprensioni, dei conflitti, dei fraintendimenti che in una vita si creano e si cristallizzano. E poi,piano piano, viene riportato sull'onda del dissiparsi di tali manchevolezze, sul loro lento ma beato superamento, nell'accettazione di ciò che è stato e nella determinazione sicura e gioiosa di ciò che dovrà essere. Perché questo bellissimo romanzo è soprattutto un potente racconto sul potere della riconciliazione, sulla grande forza dell'amore che supera ogni fragilità e ogni avversità. Lo stile incalzante e perennemente al presente, con dialoghi sempre indiretti e contemporanea descrizione di sensazioni ed emozioni, rende questo romanzo simile a una lunghissima sceneggiatura, in cui però il lettore è avvantaggiato, perché ha già saputo cosa ha provato un certo personaggio precedentemente. Può pertanto accorgersi delle coincidenze emotive che ci uniscono anche quando non ne siamo consapevoli. E la Shalev è veramente unica nelle indagini psicologiche, dettagliate, impietose, trasparenti come specchi sui vari personaggi e le varie età della vita. Mirabile e bellissimo il messaggio che ci rimanda, questa ovazione alla potenza dell'amore su tutto il resto e l'invito, delicato e solenne, all'indulgenza e all'empatia verso le persone che ci sono accanto ,delle quali pensiamo di sapere tanto ma che, in realtà, conosciamo soltanto attraverso la nostra lente, che non è l'unica nella visione globale delle cose. Una lettura buona, utile e necessaria. Un libro triste, non un triste libro.
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MOLTO PIU' DI SEMPLICI RICETTE.....
Prendi una dose abbondante di nostalgia dovuta alla prematura scomparsa della madre, aggiungi la sensazione sconcerante di essere diventata tu, adesso, un’àncora per i tuoi figli e di dover diventare il centro di te stessa, mescola con l’esperienza e la magia di tanti incontri con donne speciali, e intingi tutto in un avvolgente e frizzante clima di ironia, che smorza i momenti brutti, anche drammatici , e ti ricorda sempre che “Bisogna marciare” e che “Non si può rivivere la vita”.
Ecco, da questo cocktail emerge in tutta la sua grandiosità questo bellissimo libro, illuminante lettura che toglie l’ansia da cucina perfetta, patinata e ordinata, così come ci viene proposta da riviste o trasmissioni televisive!!! Qui, invece, c’è l’apoteosi della Cucina vissuta,la concessione (anzi l’ammirazione!) per acquai gocciolanti e piatti impilati, macchie di farina sul piano lavoro, le pentole più usate che non vengono neanche messe via (tanto a che serve?), l’angolo dei giochi per i bambini che si traduce in giochini tutti sparpagliati sul pavimento e il frigorifero non proprio immacolato, perché “bisogna sorvegliare flora e fauna che vogliono proliferare su panna, burro, formaggio e latte”…
Praticamente, una lettura rassicurante, che non ti fa sentire colpevole del caos che regna intorno , con bimbi esploratori e affamati che ti si aggrappano al grembiule… Ti senti affrancata nella tranquillità domestica, tra care amiche che si scambiano idee ed esperienze (di vita e sulla vita, prima che di ricette…), magari anche spalmando, sgusciando, impanando, tritando e mescolando…. Nella non perfezione di spruzzi d’olio e interruzioni di bambini ci si permea di vita reale,in cui vicende tristi e allegre, considerazioni leggere o profonde, si mischiano a un profumo di torta o a un’aroma di minestra, così come nel corso della nostra esistenza avvenimenti speciali e fondamentali si mescolano sempre ad altri più pratici e quotidiani.
Tanta tenerezza, tanta malinconia, ma anche tanto umorismo e perle di squisita saggezza, con descrizioni e dialoghi veramente magnifici; un invito ad assaporare, insieme alle vivande, l’atmosfera e la saggezza donate da età e circostanze.
Il “circolo della cucina” sono sì l’autrice e le sue amiche (compreso sua madre e la sua amica, che si ritrovavano in cucina prima di lei) ma sono anche tutte le donne che in cucina si confidano, creano, sperimentano compromessi e cambiamenti per adeguare le cibarie alle esigenze di tutta la famiglia. E imparano, per esempio, che “per far mangiare lo stufato alle giovani , conviene usare un termine più moderno, per esempio “cassoulet”, adottando un lieve accento francese perché “stufato” sa di vecchio e di giro-vita rovinato”.
Come dice la Seton, “in cucina le donne fanno le prove. Perché la cucina è il laboratorio della vita.”
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LA FORZA SILENZIOSA DEL CUORE
Uno straordinario viaggio nella situazione dei diversamente abili per un quarantennio a partire dal 1950, quando ancora erano definiti “deboli di mente” e nelle strutture (cosiddette scuole) niente era di proprietà, ma perfino lo spazzolino da denti veniva condiviso.
Orrore e degrado bene si integrano, però, con la delicatezza e la tenacia della protagonista, Lynnie, portata in una di queste scuole da due genitori ormai rinunciatari, che scelgono di lasciarla lì quando lei ha appena otto anni. Qualche visita della madre, sempre con occhiali scuri per nascondere gli occhi gonfi, e poi il nulla. Famiglia scomparsa, padre, madre e sorella sparite. Lynnie sola.
Veramente si rabbrividisce pensando a come deve essere trovarsi soli senza un perché, soli a otto anni e, comunque, anche invidiati da chi, invece, era stata portata lì ad appena una settimana di vita e non aveva neppure il ricordo di una famiglia.
Lynnie è sola, ma non è rassegnata. Sa che deve sopravvivere e sa che, per sopravvivere, deve seguire le regole e attaccarsi a Kate, una delle poche infermiere che trattano bene i “residenti” e non li prendono in giro con soprannomi assurdi, ma anzi, li rispettano e cercano di aiutarli.
L’autrice, Rachel Simon, ha saputo rendere in maniera molto efficace le emozioni di Lynnie e degli altri protagonisti, regalandoci la struggente tenerezza di una storia d’amore particolare e stupenda.
Si percepisce che, per scrivere questo libro, la Simon ha attinto all’esperienza personale con la sorella, disabile intellettiva, oltre ad aver conosciuto personalmente ospiti e personale di istituti, parlato con esperti di problematiche della disabilità e consultato libri e giornali, nonché aver visitato la Pennhurst State School, oggi chiusa.
Senza tutto questo lavoro i pugni chiusi di Lynnie e i gesti con le mani di Homan non avrebbero suscitato la stessa sensazione.
Raramente un amore viene descritto con tanta poesia e dolcezza, come del resto è raro il riconoscere come l’amore e l’amicizia non siano prerogativa soltanto dei cosiddetti “normali”.
Ottima la scelta stilistica di iniziare la narrazione da un momento che è già successivo a quello dell’inizio della storia, che si rivelerà in seguito, in tutta la sua durezza, complessità e magia.
Quello che poi mi è piaciuto particolarmente è che questo libro, come rivela Rachel Simon nelle “note dell’autrice”, è stato ispirato da un notiziario in TV che la stessa, ragazzina, aveva visto insieme con la sorella. Vi si proiettavano immagini di una Scuola ed erano state uno choc sia per lei che per tutto il Paese. Reportage come quello portarono poi alla chiusura di molti istituti e a un passo avanti per il movimento per la lotta sui diritti civili delle persone disabili. Molti anni dopo le capitò fra le mani un libro sulla storia di Numero 24, scritto da un giornalista. Vi si diceva che, una mattina del 1945, la Polizia dell’Illinois aveva trovato un ragazzo sordo di circa 15 anni che vagava in un vicolo. Fu definito “debole di mente” e spedito in un istituto, dove gli attribuirono un numero dal momento che nessuno conosceva il suo nome. Anche se poi il giovane si mostrò per quello che era( non era affetto da alcuna turba mentale) e il personale cominciò ad apprezzarlo, non capendo l’Alfabeto dei Segni Americano (che nessuno gli aveva insegnato, per cui lui faceva gesti diversi) passò da una struttura all’altra per il resto dei suoi giorni fino alla sua morte, quasi cinquant’anni più tardi.
Chi era questo ragazzo? Chi aveva amato e da chi era stato amato prima che lo catturassero? Perché nessuno era venuto a prenderlo? Cosa sarebbe successo se si fosse innamorato di una residente e magari fosse fuggito? Queste ed altre domande continuarono a esplodere nella mente di Rachel, che capì di non poter cambiare la storia, ma desiderò restituire a Numero 24 la vita che non aveva avuto. Per rendere giustizia a lui e a tutte quelle persone la cui voce mai era stata testimoniata.
Così ci ha donato questo magnifico libro, una lettura magica e preziosa, una struggente storia che non può non conquistare il cuore e rimanervi impressa.
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AUTORE STRABILIANTE
Scoprire Carlos Ruis Zafon è stata la cosa migliore che mi sia capitata in questo periodo. E' una lettura travolgente e inarrestabile. Impossibile lasciare il libro sul comodino rinunciando al dipanarsi di avventure e intrighi di personaggi così reali da sembrare che vivano lì accanto, descritti con una maestria unica e inimitabile. Io ho letto questo libro sempre fino a notte fonda, proprio come Daniel Sempere quando per la prima volta legge il romanzo di Julian Carax trovato, anzi, scelto al "Cimitero dei Libri Dimenticati" (solo la descrizione di questo luogo varrebbe la lettura.... è un posto da sognare nel silenzio della notte, come tutte le cose veramente importanti) E, man mano che la storia procedeva, mi ritrovavo immersa in vicende di amore, mistero, amicizia, tradimenti... tanto da non sapere più che genere di libro avessi davanti, poiché non si può definire sentimentale, thriller, storico, biografico.... "L'Ombra del vento" è tutti questi generi messi insieme, e anche qualcosa in più. Raramente capita di trovare un libro la cui lettura fa in modo che, dopo, uno non sia più la stessa persona di prima. Ecco, questo libro lo fa. Impossibile dimenticarlo, impossibile non sentire dentro timori, rabbie, gioie e fatiche dei protagonisti. A volte come pugni nello stomaco, altre come carezze lievi e dolcissime, le emozioni entrano nel cuore e lì si fermeranno per sempre. Personalmente ho imparato da questo libro a non credere mai e poi mai alle apparenze e anche a dar valore ai momenti più critici, che sono poi quelli che forgiano il nostro destino. Però, come dice sempre Daniel al suo amico Jorge, che non leggeva perché riteneva i libri noiosi, " i libri sono come specchi, riflettono ciò che abbiamo dentro". Quindi, probabilmente, tali sensazioni vivevano già in me ed è stato comunque bellissimo ritrovarle in maniera così evidente in queste pagine. Invece, certe descrizioni anche psicologiche e introspettive di personaggi, certi luoghi misteriosi e fantastici come la vecchia biblioteca o le residenze o anche la splendida Barcellona di notte, certi incontri scontri tra eroi e cattivi, certi dialoghi a volte gravi a volte anche veramente esiliranti come quelli tra Daniel e Fermin, ecco.... queste cose le ho trovate solo e soltanto in questo libro. Un libro che racchiude almeno sei storie che si intrecciano e si integrano fino al formidabile finale, un libro che un giovane scrittore non avrebbe mai potuto scrivere. Bisogna avere una certa età ed esperienza di vita per arrivare a scrivere una trama simile, infatti Zafon è del 1965! Consiglio a tutti, ma proprio a tutti la lettura di questo romanzo, che, oltre a non annoiare e a insegnare tanto, offre anche l'opportunità di una splendida scrittura.
STORIA, PROFUMI E SUSPENSE
Come promette il titolo, questo libro regala molto di più delle sole parole offerte in lettura...
Questo libro avvolge in profumi, odori di infanzia, spezie e mercati, lettere non scritte e sogni oscuri, trascinando il lettore in un vortice di emozioni e suspense che lo inchioderà fino alla fine.
Molto bella la trama, al cui dipanarsi si assisterà pagina per pagina ma senza mai intuire il finale, che comunque risulterà essere superlativo e non deludente, come accade a volte con storie di questo tipo. Lo stile di Levy è impeccabile, i dialoghi sono divertenti e mai scontati, i paesaggi descritti con dolcezza e gli stati d'animo dei protagonisti mostrati con delicatezza ed empatia.
Posso dire che non è un libro da leggere un po' alla volta, perché una volta iniziato viene proprio voglia di seguire Alice nel suo percorso esistenziale e la curiosità è ben sollecitata dal rapido susseguirsi degli eventi.
Unico difetto, forse, la grande importanza che Levy riconosce, con questa storia, alla fatalità...... O forse ha ragione lui, chi lo sa?
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ANCHE QUESTO PASSERA'
Un libro che affronta in maniera esemplare il ricordo del genocidio del popolo armeno, in un mondo che sta perdendo la memoria.
L'eredità che Ester, novantottenne ricoverata in casa di riposo (l'Armeniam Home), trasmette alla figlia Margaret è il racconto della sua odissea e di quella del suo popolo, narrati qui con affetto, dolore e passione.
Adesso Margaret è una donna matura con due splendi figli e due nipoti, che poco sanno della storia del popolo armeno e del genocidio a cui è sopravvissuta la loro bisnonna Ester. Durante la sua infanzia e prima giovinezza Ester, per proteggerla, poco ha raccontato. Ma verso i diciassette anni Margaret si immerge, leggendo, nella storia del suo popolo e questo cambia la sua vita. Da adulta deciderà di scrivere il libro non per spirito di vendetta, ma per lasciare una testimonianza.
Così nasce questo libro. Ogni volta che si reca a far visita a sua madre, Margaret prende nota dei racconti di quest'ultima, dagli episodi di infanzia, quando ancora turchi e armeni vivevano in pace nella bella cittadina di Amasia, all'esplodere del conflitto e alla sua adolescenza traumatizzata e offesa, ma sempre decisa a sopravvivere, perché, come diceva la vecchia Seranush che per ben due volte arriva provvidenziale a salvarle la vita, "anche questo passerà".
Non è possibile spiegare con le parole il tumulto di emozione e commozione che prende leggendo il libro, non è spiegabile ciò che si prova a frasi come "io e la mia famiglia eravamo come queste foglie, pochi e fragili, e il giorno in cui abbiamo caricato il nostro carretto e lasciato Amasia ci siamo dispersi nel vento". E' ammirabile e bello il fatto che Ester consigli alla figlia di non lasciare mai che la sua vita si riempia di risentimento, perché
"l'odio è come l'acido, potrà farti solo male. L'odio è come l'acido, buca anche il suo contenitore." Aggiungendo che sarà Dio a giudicare.
Insieme a consigli pratici e non privi di umorismo ("Vivi ogni istante come fosse l'ultimo, non ingrassare! E stai attenta ai denti, o finirai come me!"), questa grandissima donna, nonostante tutto quanto ha attraversato, indica la via per mantenere pulito corpo e spirito: aiutare il prossimo, "più bene farai e più Dio ne farà a te."
Con l'umiltà di accettare di non poter capire tutto e, però, di non perdere mai la speranza.
Memorabile la frase nel retro della copertina: "non so spiegare perché non sono morta come è accaduto a tanti altri. Nasciamo, soffriamo ,ridiamo e moriamo. Ma di tutto questo, solo Dio sa."
Leggere questo libro arricchisce di intensa umanità, tracciando un segno nel nostro spirito più profondo.
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OLTRE L'APPARENZA
Non sono una grande appassionata di thriller, ma devo dire che questo libro mi ha veramente, letteralmente, assolutamente conquistata!!! Letto in tre sere nonostante quattrocentosessanta pagine zeppe di descrizioni, dialoghi, indagini, parti di puzzle da incastrare fino a vedersi ricomporre, piano piano, il tutto...... o, invece, proprio per questo!
In questo romanzo, che definire thriller mi sembra limitato, perché c'è tanto di psicologico e sociale, ci si trova ad affrontare non soltanto un enigma relativo al classico omicidio, ma molteplici aspetti particolari che ritraggono le vite dei vari protagonisti, entrando in problematiche spesso sentite e raccontate (distrattamente anche in TV, purtroppo…), ma difficilmente in modo così schietto e personalizzante.
I protagonisti di questo libro sono PERSONE; la Allende è grandiosa nel ricordarcelo ad ogni passo, ad ogni capoverso, ad ogni capitolo.
Ciò che, inizialmente, può apparire come un eccesso di descrizioni particolareggiate, si rivela poi un indispensabile tramite per l'accesso alla soluzione dell'enigma. Un po' di pazienza e tutto torna.... come nella vita, sembra dirci l'autrice. E poi, niente sarà più come prima, perché quando cadono le maschere tutto cambia e rinasce…. Grandiosa la trama e da apoteosi l’inaspettato e insospettabile finale, che auguro a tutti di assaporare piano piano nello stupore e nella meraviglia di questa lettura, indovinatissima anche dal punto di vista stilistico.
Insomma, grazie a tutti quelli che hanno recensito positivamente questo romanzo e, in particolare, a chi ha insistito senza desistere per farmelo leggere.
Ogni tanto fa bene cambiare genere, specialmente se si è così fortunati.
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SCONOSCIUTA A SE' STESSA
Niente a che vedere con "La miscela segreta di casa Olivares"!
Come quello era un libro fresco e poetico, da leggere e assaporare nella sua vivace e invogliante fragranza dalla prima all'ultima pagina, questo è invece un inquietante resoconto della maturazione esistenziale di Agata, la protagonista, partendo dalle storie dei bisnonni, poi le nonne, i genitori e via così, attraverso ambienti, profumi, palazzi intrisi di sicilianità e vita vissuta. Fin qui tutto bene, lettura piacevole e tratti di tangibile nostalgia emozionante.
Peccato che per arrivare alla maturazione della sua consapevolezza e importanza come persona, Agata debba attraversare una torbida storia con tale Santino Abbasta, uomo già accasato conosciuto casualmente nella sua travagliata Palermo e ci trascini con lei in questo rapporto morboso per tutta la seconda parte del libro... Un po' troppo, per la verità, perché va bene le esperienze difficili vissute da bambina, va bene anche la paura del vuoto che le è rimasta per cause che il lettore ha già capito perché ripetute ossessivamente nelle pagine precedenti....ma metterci tanto per darsi una scantata è veramente troppo anche per i più magnanimi sostenitori!!
Concludendo, dirò che non è uno dei libri più brutti che ho letto ma neanche uno dei migliori. Il finale mi ha ampiamente deluso e risulta parecchio affrettato e scontato. Peccato, perché i tratti stilistici della Torregrossa ci sono tutti (a volte,nella prima parte, le frasi hanno persino un ritmo musicale ed è una meraviglia addentrarsi nella lettura). Però uno stile aggraziato e una storia di graduale riscoperta di sé stessi non bastano a fare un buon romanzo.
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L'APPETITO VIEN VIVENDO
Sarà che io, nel gorgo di notizie allarmanti e preoccupanti che stiamo vivendo, ho la tendenza a chiudermi in cucina e preparare belle pietanze e dolci rilassanti, che mi danno una sensazione di sicurezza: davanti a una bella tavola si è tutti più tranquilli e sereni, no? Sarà che io, appunto, trovo conforto nel potere calmante che ha la preparazione di un bel piatto accuratamente cucinato....... che quando ho trovato questo libro, per caso, che mi chiamava da uno scaffale della biblioteca con la sua bella copertina e quel titolo così deliziosamente "invitante".... non ho esitato un attimo e me lo sono portato a casa.
Visto e letto in quattro serate.
Ruth è bravissima a illustrare il suo road -movie culinario a partire dalla più tenera età. Non è forse vero che ancora ci ricordiamo dei piatti che hanno formato il nostro gusto e la nostra competenza in materia di sapienza ed esperienza culinaria? Così come possiamo essere in grado di comprendere, anche molti anni dopo esserci nutriti in un determinato modo, che quello era il "modo di altri", non il nostro. Rivendicando con la nostra nuova cucina la nostra autonomia e la nostra indipendenza.
Questo è quello che succede alla nostra Ruth, di cui ci rende partecipi con una scrittura piacevole e coinvolgente, con la quale ci presenta persone e avvenimenti che hanno segnato le tappe evolutive della sua vita e della sua carriera culinaria. Il tutto senza compiacimenti o inutili forzature. Semplicemente, dopo ogni evento particolarmente significativo ci troviamo pari pari la ricetta che lo ha contraddistinto, spiegata nei minimi particolari. Devo dire che, pur essendo la cucina americana dissimile dalla nostra, alcune sono veramente imbattibili. Ad esempio, ho imparato da questo prezioso libro che esiste il pane di banane.... e che la torta di zucca e cioccolato è semplicemente superba.
Inoltre Ruth riesce ad affrontare in maniera abbastanza umoristica il dramma della madre disturbata, che deve prendere il litio per non uscire completamente di senno. Una madre malata,è vero, ma che prova in tutti i modi a influenzare la vita della figlia e a tenerla a sua disposizione. A Ruth va tutta la mia ammirazione anche come persona oltre che come scrittrice e sono contenta che la sua passione per la cucina l'abbia salvata da quella spiacevole situazione. Leggendo questo libro si potranno avere quindi due tipi di ricette: quelle classiche che riguardano il cibo e quelle un po' più sottili che riguardano la salvaguardia della propria indipendenza.
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L'INDIA SENZA CLICHE'
Questo libro è un turbinio dii emozioni, le sue storie tragiche e sincere entrano dentro come un pugno nello stomaco e fanno commuovere e riflettere.
Qui non ci sono storie stereotipate a lieto fine, non ci sono "salvatori" che fanno cambiare vita a esseri disgraziati, non ci sono poveri solidali fra loro. Ma come, non ci dicevano sempre che in India la perdita di una vita vale meno che in altri paesi per via della fede induista nella reincarnazione, non si sente dire che il povero vive come un "santo" della carità di altri e accetta con rassegnazione questo stato, non si sente dire che i poveri sono solidali fra loro e si aiutano a vicenda?
Ebbene, la scritrice ha vissuto per quattro anni in un vero slum indiano, Annawadi, e qui testimonia fatti e sentimenti di alcuni degli abitanti che ha personalmente conosciuto. I fatti sono documentati e i pensieri delle persone sono il risultato di lunghe interviste e conversazioni tra persone sfinite (raccoglitori di immondizie, ladri, inventori di sopravvivenza), molte delle quali, trascorrendo la maggior parte delle loro giornate in silenzio, avevano un linguaggio molto semplificato e gergato. Ma la grande Katherine Boo, con pazienza e perseveranza, è riuscita a fare una cronaca sincera delle loro esistenze, aiutata da un'interprete che le ha ha permesso di imparare a conoscere gli abitanti di Annawadi, e a loro di conoscere lei. E nelle pagine si sente, come se si potesse toccare, la realtà tangibile di una situazione nella quale ci si trova immersi senza averlo chiesto. Ci sono giovani che vedono negate le loro speranze di cambiamento, bambini soli che si ritrovano in strada dopo che l'orfanatrofio ha deciso che ormai sono troppo grandi per essere tenuti lì, agenti corrotti che si mettono d'accordo con i ladruncoli per spartire il bottino, politici in malafede che approfittano della paura dello sgombero per prendere i voti degli abitanti di Annawadi ma in realtà partecipano a progetti di "bonifica"...
Insomma, c'è tutto un mondo di miseria e depravazione in cui anche la semplice regola di "starsene da parte da tutto per non avere fastidi" ( seguita dal giovane mercante di rifiuti Abdul) non lo proteggerà dagli eventi imprevisti e sfortunati che lo coinvolgeranno. Io ho lettotutto d'un fiato le coinvolgenti storie dei protagonisti, alcuni mi pareva di vederli correre ed arrangiarsi con la paura negli occhi e la stanchezza nel corpo. Ho notato che certe situazioni, seppur qui veramente esplosive ed estreme, si stanno pericolosamente avvicinando anche al mondo occidentale: i lavoratori edili degli slum che aspettano, ogni mattina, che qualcuno li scelga per andare al lavoro, o le donne che cuciono trapunte e vengono retribuite a cottimo (pochissimo), o i ladri dell'Airport Road che, prima, erano facchini assunti regolarmente, poi sono stati licenziati per la modernizzazione dell'aeroporto... Un brivido mi coglieva ogni volta che si parlava di corruzione... Ogni volta che leggevo che, per le statistiche dell'India, gran parte degli abitanti di Annawadi risultano affrancati dalla povertà, anche se sputano liquido nero o vivono in baracche separate da un lenzuolo. Ho avuto un sussulto leggendo del cementificio che inquinava tutto sorto proprio a ridosso dello slum, che veniva però accettato come prezzo da pagare al progresso. La Boo ha voluto scrivere questo libro-reportage per capire come mai i luoghi ricchi come Airport Road, con i loro slum accanto a lussuosi hotel, non assomiglino di più a un videogame ribelle in cui i poveri si rivoltano contro, come mai le nostre società diseguali non implodino di più. E ha trovato la risposta nella pura consolazione psicologica che la gente addotta per un maggior controllo sull'esperienza. Gli abitanti dello slum non avevano piacere che lei attingesse ai loro brutti ricordi, veniva considerato controproducente. Ma alcuni accettavano di descrivere certe cose nella speranza, seppur debole, di favorire un sistema più giusto. Scelte coraggiose, considerata la vulnerabilità socioeconomica di che le faceva. Scelte che portano a capire che, anche se la vita è ingiusta, anche se è difficile, anche se è brutta... è pur sempre importante almeno per una persona: noi stessi.
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IL TROPPO STROPPIA
Di tutto mi aspettavo tranne che un eccesso così schiacciante di negatività, concentrato in 204 pagine che non è azzardato affermare vadano lette tenendo medio e indice ben intrecciati a far scongiuri... Mamma mia, c'è veramente di tutto: l'alcolizzata, la demente, quella che dà la scossa, quella che diventa santona... e poi non voglio anticipare nulla ma sappiate che non finisce qui! In mezzo al tutto, qua e là, qualche tratto forzatamente comico e apparentemente imprevedibile. Dico "apparentemente", perché è ampiamente intuibile quello che poi succederà. E comunque descrizioni aggraziate e atmosfere nostalgiche non riescono a cammuffare l'aria stantia di una storia tragica che si sarebbe potuta raccontare in tre, dico tre pagine. Una gran delusione, perché mi aspettavo un bel romanzo sulla natura e su storie sentimentali, non patologiche. Invece.... perfino nell'epilogo ci potrebbe scappare una disgrazia.......
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IL SEGRETO DELLA DOLCEZZA DELLE LACRIME
Più che un libro, una poesia. Una storia avvincente e dolcissima che ci porta lontano, inseguendo le radici della protagonista principale, Jo, e gli intrecci di religione,cultura e tradizioni che si assorbono durante la lettura.
Bella la scelta di scrivere i vari capitoli ciascuno con gli occhi di un personaggio in particolare, cosicché si riescono a capire meglio motivazioni e sensazioni di tutti.
Giusta la descrizione di riti e usanze che, pur senza essere edulcorate dalla loro durezza, vengono esposte lasciando spazio al "sentire" di chi vi partecipa, lontano da giudizi e pregiudizi e con quel senso di labile confine tra bene e male che lascia il lettore libero di riflettere senza fretta, perché le cose della vita sono delicate, e non vanno liquidate in poco tempo.
Ottima, infine, la scelta stilistica finale, degna di una scrittrice di grande sensibilità, perché entrare nel sentimento del dolore riconosciuto e condiviso non è una cosa abituale in questi tempi conflittuali. . Un libro da leggere, insomma, un libro che ci porta oltre, insegnandoci che la dolcezza che si nasconde anche sotto l'amarezza
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RISPETTO, SI PARTE DA QUI
Lettura unica, meravigliosa ed educativa. Con sincerità assoluta e senza temere di svelare fragilità umane che oggigiorno vengono sapientemente nascoste da tutti (perché?...), Jon Katz racconta questa parte fantastica della sua vita, in cui il destino lo pone di fronte a una scelta fondamentale ma all'apparenza difficilissima da affrontare: accettare il miracolo dell'amore che gli si presenta alla non più verde età di sessantanni ma, insieme, accettare l'affetto che quell'amore nutre per questo grande cane niente affatto domestico, che lo accoglie con latrati e ringhi profondi, latrati "da prendere sul serio".... nessuna intenzione di farsi addomesticare e nessuna condiscendenza a condividere il rapporto esclusivo con la sua "padrona", che l'ha salvato da morte quasi certa al canile, sorte che spetta ai cani ritenuti pericolosi che nessuno addotta per lungo tempo. Eppure, proprio questa scelta estrema ma dolcissima, in mezzo a un insieme di altri mille aspetti preziosi e gentili, affascina in modo pieno Jon, facendogli capire che non può lasciar andare un'occasione così (grandioso il discorso con il fantasma di Davy Crockett, a Fort Alamo..... "....Mi hanno sparato insieme a un gruppo di brave persone che difendevano un ideale e tu crolli per un divorzio e un cane?" e illuminante la lezione su una delle parole più importanti, che è "finiscila", intesa come finire di piagnucolare per le cose che non vanno come vogliamo noi. "Abbiamo tutti degli alti e bassi, abbiamo tutti paura ogni tanto, o dobbiamo lotttare, e se siamo saggi andiamo avanti e cerchiamo di fare del nostro meglio. Penso che i cani lo sappiano intuitivamente. Non sentirete mai un cane piangere sul passato...... I cani vivono il momento, accettano la loro vita e vanno avanti. ....." Ho riportato questo pezzo perché particolarmente indicativo della presa di coscienza di Jon, che, una volta realizzato ciò, e quindi ben deciso ad andare avanti senza fermarsi a piagnucolare o a farsi prendere dalla paura e dallo sconforto verso la temibilissima cagnona Frida, inizia a comprendere che l'unico modo per capire il suo comportamento ossessivo e il forte istinto predatorio è quello di conoscere la sua storia PRIMA dell'avvio presso il canile in cui Maria l'aveva trovata... E qui il lettore viene trascinato in una storia ( o più storie) dura, forte, cruda.... a tratti incredibile ma a tratti molto probabile anche alla porta accanto... in cui si mescola insensibilità, pregiudizio, e anche qualche tratto do dolce umanità..... una storia da pugno allo stomaco ma da lacrime dolci, che abituerà anche chi legge a vedere le cose sotto un'altra prospettiva. Proprio vero che per aiutare bisogna conoscere, sapere, capire! E Jon, piano piano, impara a conoscere anche sé stesso, insieme a questo grande cane, senza sdolcinature né esagerazioni, ma lentamente e col rispetto dovuto a una creatura che ha imparato a conoscere e ad amare. E anche Frida imparerà che può tornare a contare su qualcuno, che non è sola, ma la strada per arrivare a ciò sarà lunga e non sempre facile, proprio come nella vita per un essere umano ferito. Ma il fatto di non considerare questo animale come una creatura troppo compromessa e già persa per imparare a vivere serenamente nel mondo è la grande lezione di questo libro, che per me dovrebbero leggere tutti, specialmente chi crede che un essere (uomo o animale) abusato sia ormai troppo fragile e vada abbandonato a sé stesso.
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CAMBIAMENTI INEVITABILI
Incuriosita da copertina e titolo, ho deciso di leggere questo libro, che riporta in bella evidenza la scritta "oltre due milioni di copie vendute". OLTRE DUE MILIONI, che sarà mai? Ho letto le prime pagine e ho deciso di acquistarlo: il personaggio di Jo mi aveva già conquistata...Poi, proseguendo la lettura, ho capito cosa ci avevano trovato di così prezioso tutti quei lettori: in quelle pagine c'è la storia di noi tutti, riflessa in quella dei protagonisti. Ci sono i lati luminosi e bui di tutti noi piccoli esseri umani, con le nostre fragilità e le nostre paure, ma anche con i sogni e la forza che a volte compare per farci andare avanti, avanti nonostante tutto e tutti. C'è la spregiudicata forza della gioventù e l'arroganza del potere e della ricchezza, ma anche la poesia del sentimento, l'ingenuità dell'adolescenza e la delicatezza di amori privi di interesse e tornaconto.... Ogni personaggio (e sono veramente tanti!) incarna in modo particolare un aspetto della natura umana e fra tutti questi aspetti si muove ed evolve la timida e tenera Joséphine, arrivando a scoprire parti della sua personalità che, fino a poco prima, non pensava nemmeno di avere. Ma sono gli eventi della vita a farglieli scoprire e, in fondo, la vita cos'è se non un viaggio alla scoperta di noi stessi? Nel libro alcuni protagonisti racchiudono un segreto ( a volte anche un po' esagerato, volendo...) e mi sono resa conto che, pur non a questi livelli, questa è una cosa molto vera anche fra le persone comuni. E Jo deve venire a patti con l'arroganza giovanile della figlia, che arriva a umiliarla perché non la comprende. Anche questa, situazione molto frequente. In pratica, trattando di fatti che potrebbero accadere a chiunque di noi, la scrittrice trascina il lettore nella vita dei suoi personaggi, al punto che non si riesce a interrompere la lettura, si vuol sapere come va a finire, si DEVE sapere come va a finire..... E devo dire che, nelle pagine finali, mi sono commossa come non mai. Ci vorrà un po' per abituarmi a stare senza Joséphine..... ma credo proprio che presto leggerò il secondo libro della trilogia, sperando possa darmi le stesse emozioni.
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E ARRIVERA' LA NOSTRA ESSENZA
Bel libro, che si presta tantissimo a diventare un soggetto cinematografico! La storia è scritta, infatti, in modo incalzante e dettagliato, sia nelle descrizioni che nei dialoghi, come fosse già sceneggiatura. All'inizio questo può risultare un po' eccessivo, quasi maniacale.... Poi, però, ho capito che è il modo della scrittrice per comunicarci il senso di smarrimento e la percezione di vuoto e vertigine provato dalla protagonista, Claire, che si trova, in una memorabile giornata della sua vita, a fare i conti con il suo passato, il presente imminente e la scelta del suo futuro. Quel che sarà o non sarà dipende da lei, soltanto da lei e dalle sue scelte.La storia si snoda nell'arco di una giornata, ma si sta sviluppando da ben venticinque anni..... e, poiché la vita, alla fine, risponde sempre mettendoci di fronte a noi stessi, Claire dovrà chiarire tutto a sé stessa per poi riuscire a vivere con pienezza e serenità il resto della sua esistenza. Il tema affrontato è la divisione netta della vita in due parti, un passato e un presente che non sono minimamente in contatto fra loro. Ma può esistere una divisione così netta dentro la coscienza delle persone? Non siamo noi stessi il punto di contatto? L'autrice riesce molto bene a far coincidere impegni presenti di Claire, impegnata nel ruolo di impeccabile moglie di un diplomatico in carriera, della quale nessuno deve avere dubbi neanche minimi, con i pensieri e le sensazioni procurate da un passato che non vuole essere cancellato, ma che lei non ha mai confessato a nessuno. Suspance assicurata fino alla fine del libro..... e soluzione che maturerà poco alla volta nella coscienza di Claire, imponendole di fare la sola cosa che sente come giusta, lei in prima persona e non più in balia di altri, come foglie al vento.
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balsamo da farmacia
Ancora una volta Fannie Flagg stupisce con la grazia leggera e delicata che usa nelle incredibili trame dei suoi romanzi! Trame che partono da una "quieta" normalità e protendono poi verso i più ingarbugliati e insospettabili meandri, spingendo il lettore a sfogliare pagina dopo pagina come nel più avvincente dei thriller. Solo che questo (come gli altri romanzi della Flagg) non è un trhiller... qui non c'è un assassino da scoprire, qui ci sono i misteri inattesi e sconvolgenti da affrontare e risolvere e l'unica "colpevole" (ma è poi la parola giusta?) è la vita, nient'altro. La Flagg ha però quella rarissima e preziosa capacità di alleggerire tutto con tratti di poesia ed empatia veramente magici, che rendono ogni lettura un autentico piacere e un balsamo per l'anima. Questo romanzo in particolare mi è piaciuto per l'originalità e l'importanza della storia di cui tratta. Non avevo mai sentito nominare le WASP, prima, e non conoscevo l'importante ruolo che hanno avuto nell'aviazione militare dal 1942 al 1944. Inoltre i sorrisi che ho fatto leggendo della "coach life", di Sookie, delle ghiandaie e delle sue figlie mi faranno essere per sempre riconoscente verso questa grande scrittrice, che non delude dai tempi di "Pomodori verdi fritti". Senz'altro una lettura consigliata a tutti. I libri di Fannie Flagg andrebbero venduti in farmacia....
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Storia di donne... e di scogliere misteriose
Poetico e dolcissimo libro che ci riporta a inizio ottocento, quando ancora tanto era da scoprire e la gente viveva senza tecnologia e social network.... per non dire delle donne, che non potevano assolutamente girare da sole (proprio un altro mondo) né tantomeno pensare a una vita che non comprendesse marito, figli da accudire e una casa da governare. Pena la mancanza di buona reputazione o, comunque, la commiserazione per essere considerate "sfortunate zitelle" ed essere schivate da tutti (e da tutte). La durezza di questo quadro impietoso è però stemperata dalla grande amicizia che viene a crearsi tra Elizabeth Philpot (venticinquenne bruttina e anomala che se ne va in giro cercando fossili sulla spiaggia) e Mary Anning, ragazzina sveglia e vivace che passa il suo tempo sulla spiaggia cercando qualsiasi reperto fossile, passione che ha ereditato dal povero padre defunto.
Questa amicizia travalica pregiudizi e timori, finendo per diventare anche sodalizio economico quando le scoperte si fanno sempre più interessanti, fino ad arrivare al cranio di ittiosauro (ma per Mary è "il cocco") da cui poi si dipartirà tutta una serie di vicissitudini, coincidenze, equivoci e conflitti che costituiscono la trama appassionante e coinvolgente del romanzo. La vita sa essere complicata a volte e questo era vero anche a inizio ottocento. L'amicizia sarà messa a dura prova, non sempre la verità sarà quello che appare, assurde convenzioni proveranno a coprire l'evidente realtà delle cose... Ma la tenacia e l'amor proprio delle nostre due eroine (veramente strane creature anche loro) non verrà a meno, dimostrando che è la lotta al pregiudizio che apre la strada al progresso e alla conoscenza. E facendocele vedere, man mano che la storia prosegue e si infittisce, anche con una strizzatina d'occhio per pura simpatia....
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LA VITA E' UN TANGO!
Questo libro sarebbe da far leggere OBBLIGATORIAMENTE a tutti quelli che dicono che a cinquant'anni la vita è finita, quel che è fatto è fatto, è tutta una discesa e chi più ne ha più ne metta (a volte anche dopo i quaranta). Ecco, il merito grandissimo di questo libro è di far vedere soavemente che sono tutte chiacchere, luoghi comuni causati dal grigiore della rassegnazione e dell'apatia. E, come tutti i luoghi comuni, sciocchi. Con estrema maestria e leggerezza la scrittrice si addentra, tramite la storia di questo affascinante libraio cinquantenne, nei misteri dell'amore e della vita, nei meandri della psicologia umana, dell'amicizia, dei rapporti fra le persone, senza trascurare una vena di romanticismo e avventura che rende la lettura un vero piacere. Si parla di paesaggi stupendi, di buon cibo, di tango e tutto con una ricchezza descrittiva poetica e coinvolgente. Per arrivare all'altro grande merito di questo libro: non c'è giudizio, non si danno valutazioni di "bravi" o "non bravi". La storia è questa, la vita è questa. Che ci piaccia o no non siamo i soli a decidere. Ma, che ci piaccia o no, siamo i soli a tenere aperti o meno i nostri cuori.
P.S. Nell'altra opinione è presente un'anticipazione molto importante (spoiler). Uomo avvisato...
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Tipi da gatti?
A volte l'aiuto che serve per superare i momenti più difficili della vita proviene non tanto da cure mediche, programmi di riabilitazione o benessere, vacanze pianificate in eremi solitari o..... chissà quale follia per riuscire a non pensare.... a volte l'aiuto proviene da fonti molto più semplici, come, ad esempio.... un gattino!
Un tenero, piccolo, morbido e birichinissimo gattino nero che arriva a casa di Helen nel momento più terribile della sua vita: ha appena perso un figlio, il suo adorato Sam, e non ha proprio per niente voglia di prendersi cura di questa nuova bestiola, ma.... ma questa è la gattina che Sam avrebbe voluto, se fosse stato ancora in vita e... non può dire di no. Ed ecco che Cleo entra in famiglia, aiutando in modo del tutto inaspettato sia lei che l'altro figlio... e facendo sorridere e partecipare il lettore a tutte le marachelle, avventure e vicissitudini che, da quel momento, costuituiranno la vita quotidiana di Helen e della sua famiglia. E' proprio vero.... un gatto perde il pelo, mette tutto in disordine, salta sui mobili e fa gli agguati mentre cammini nel corridoio... ma quando vedi che tuo figlio riesce di nuovo ad addormentarsi nel suo lettino, riesce a fare nuove amicizie e, per prendersi cura del gattino, riesce a non pensare alla disgrazia.... i vantaggi vincono nettamente sul resto! Con la sua presenza silenziosa e felpata Cleo diventa la guardiana protettrice della famiglia, aiuta tutti a non prendersi troppo sul serio e a non dare questa vita per scontata.... e, devo dire, ha aiutato anche me a togliermi dal caos e dalle brutture che ogni giorno gli umani si prodigano a organizzare qui e in giro per il mondo. Alla sera non vedevo l'ora di buttarmi sul mio bel romanzo e mi sembrava che Cleo fosse anche accanto a me, placida e sorniona...........
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Un incanto di libro
Non è un giallo, non è un rosa, non è un noir, non è d'avventura e non è di fantasia... No, questo è un libro di vita vera, un libro che ti parla di aspirapolveri casalinghi che aprono una scia tra la polvere del pavimento, dei mille impegni che comporta la quotidianità con una famiglia numerosa, dell'importanza del lavoro sia casalingo che fuori casa... il tutto con una dose di humor e ironia mai forzata ma, proprio per questo, concretamente tangibile e apprezzabile. Da molto tempo non leggevo un libro così bello. Amicizia, amore, difficoltà e persino drammi adolescenziali, eterni conflitti genitori figli, fraintendimenti, delusioni, rassegnazioni e rinascite sono qui tratteggiate con incredibile maestria e leggerezza, cosa che mi farebbe definire questo romanzo come un concentrato di vera poesia urbana, quella poesia della quale magari non ci accorgiamo ma che pervade costantemente anche le nostre giornate, pur essendo appannata, a volte, da nervosismo concitato quanto assolutamente inutile e anche dall'incapacità, sempre più diffusa, di non capire veramente ciò che si vuole e di esprimere con sincerità i propri sentimenti. A questo turbinio di figure alla ricerca di un senso di vita e del proprio ruolo fa da contraltare la regolarità dell'esistenza degli animali domestici, dolci e carissimi compagni di viaggio che tutto accettano pur di stare accanto ai loro amati padroni umani e di non vederli rattristati. Quanto è utile la presenza del cagnolino Tavish per la decisa Michelle e com'è importante l'ingombrante irruenza del dalmata Pongo per la dolcissima e discreta Anna... Ma non solo per loro, alla fine... L'intreccio di relazioni tra umani e animali, la possibilità di conoscersi proprio in relazione al rapporto instaurato con gli amici quattrozampe è il vero punto di forza di questo romanzo, che consiglio veramente a tutti, in modo particolare a chi si sente un po' solo e come un pesce fuor d'acqua in questo mondo frenetico.
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Una catarsi non appropriata
Sicuramente questo libro è coinvolgente, emozionante, scorrevole e originale. Lo stile non è pesante e la lettura risulta gradevole, invitante e appassionante. Ho faticato a interrompere le vicissitudini di Olga, i suoi ricordi, le sue difficoltà, i suoi dubbi e i suoi drammi. Alla fine, però, soltanto un dubbio: ma è giusto che una nonna scarichi in questo modo tutta la sua vita ( o meglio, l'interpretazione che lei fa della sua vita) sulla giovane nipote che si è allontanata (forse per riuscire a respirare un po'), mediante una catarsi totalizzante di ogni evento che la porta addirittura a dire alla nipote che sua madre "non era per niente intelligente?" Io ho letto quelle parole con un impeto di sdegno. Sarò controcorrente, ma la fatidica eredità di consigliare di ascoltare il proprio cuore la si poteva dare sicuramente in un altro modo... senza la presunzione sciocca di aver capito tutto dalla vita.... Sono senz'altro controcorrente, ma, alla fine del libro, solidarizzavo più con Ilaria che con Olga. P.S. Ognuno ha i suoi percorsi. Forse Olga ci doveva ancora lavorare un po'....
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Quando è la vita a decidere
Cosa si fa quando la vita toglie tutto, ma proprio tutto, nello spazio infinitesimale di una giornata come un'altra? E' una cosa da brivido, un aspetti dell'esistenza che tutti rimuovono e rifiutano, eppure a Diane, giovane donna con lavoro, marito e una piccola figlia, la vita prepara proprio questo: perde i suoi cari in un incidente automobilistico e deve andare avanti da sola, perché "il cuore continua a battere con ostinazione". E la tiene in vita. Decidendo di lasciarsi tutto alle spalle e di rifugiarsi in un paesino dell'Irlanda (paesino che avrebbe dovuto visitare assieme al marito, per cui è un po' come portarlo con sé), Diane cerca in ogni modo di continuare a vivere in una nuova ricerca di sé stessa, senza nessun condizionamento o pressione esterna. Molto bello ed emozionante questo viaggio all'interno della sua essenza (un viaggio che tutti dovrebbero fare, ma riservato solo a pochi) e curiosa e intrigante la storia di attrazione-odio col suo vicino burbero, Edward, che non scade nell'ovvio e per questo appassiona chi legge. Nonostante il dramma, il libro riesce a esprimere, con toni lievi, una storia di rinascita che esprime generosità e speranza. Una storia che, in fondo, ci suggerisce tra le righe di non scordarci mai di apprezzare le piccole gioie quotidiane che la vita ci regala e questo, secondo me, è davvero uno dei più bei regali che un libro può fare. P.S. Quando faranno il film, andrò di corsa a vederlo.
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Un attimo, una vita
Insolita trama, molto avvincente ed enigmatica, che trasporta il lettore in un incredibile avvicendarsi di incontri e avventure che andranno a districare una matassa sempre più intrigata di interrogativi e misteri.
Interrogativi e misteri i quali hanno come esclusivo soggetto un bambino di sei anni, Paul, che la protagonista vede per caso essere lanciato in mare da un traghetto che viaggia in direzione contraria al suo, in un freddo pomeriggio autunnale. Senza essere neppure sicura di aver visto bene (magari si tratta di un sacchetto della spazzatura, o di una bambola...) la donna si lancia in mare e, dopo infiniti stenti, riesce a ritrovarlo e a portarlo in salvo. "Si possono fare cose incredibili se non ci si ferma a pensare", ci ricorda la voce narrante, e questo vale anche per il seguito della storia, che vede la donna dipanarsi tra dubbi e paure, ma seguendo sempre la via suggeritale dall'affetto che sente di provare verso questo bambino, questa creaturina che il destino le ha affidato e che lei non vuole in nessun modo rischiare di rimettere in pericolo. Sono stata letteralmente travolta dal percorso intrapreso da Tracy, mi sono emozionata con lei e mi sono stupita con lei... inoltre ho apprezzato molto la sua scelta finale, che ritengo veritiera e non forzata. La storia è travolgente, lo stile impeccabile... un libro adatto per gli assolati pomeriggi d'estate!
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forte e gentile come un buon caffè
Questo è uno dei rari libri che, alla fine della storia, lascia nel lettore un senso di buono... di fiducia nel domani e fa nascere un sorriso spontaneo pensando alla forza e alla tenacia che solo le donne sanno tirar fuori nei momenti di maggior difficoltà. Donne come la protagonista del libro, Genziana, isolate, manipolate, a volte in buonafede anche dai parenti stessi, condizionate dall'ambiente e dal modo di pensare di chi le circonda.... confuse anche, a volte, ma mai, proprio mai arrendevoli e rassegnate..... Molto indovinata la scelta di raccontare con voce della protagonista i ricordi del passato e con voce del narratore la storia che si dipana (ah, quante volte crediamo di sapere come stanno le cose, invece non è vero... ci mancava un pezzo...) . Lo stile della Torregrossa,poi, è stato per me una piacevole scoperta: sempre scorrevole ed essenziale, descrizioni che ti fanno sentire persino i profumi delle strade, tratti di caratteri dei personaggi che, alla fine, è come se li conoscessi.... e quel modo di superare tutto, guerra, povertà, contrasti, paure, sempre con determinazione e fiducia nel domani... quel modo di saper andare avanti anche quando la disgrazia più tremenda si abbatte sulla famiglia, ma una famiglia sempre tenuta insieme dal"respiro delle donne", come ama ricordare più volte la scrittrice. Una lettura adatta a tutti, uno dei pochi libri che, oltre al dramma, ci porta verso la continuità della vita; una vita di cui fanno parte anche quelli che ci hanno già lasciato, ma che ci saranno per sempre cari.
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Il difetto che ci rende umani
Non sarà proprio il "caso letterario del 2013", come riportato nella fascetta gialla, ma è senza dubbio in libro insolito, fresco, frizzante e divertente. Insolito, perché la storia è considerata dal punto di vista del protagonista che è un uomo (strano per un romanzo "sentimentale"), fresco e frizzante perché non è per niente mieloso (anzi, non c'è una scena particolarmente appassionata, seppur assistiamo man mano allo sbocciare del sentimento che supererà poi il pragmatismo e le manie ), divertente perché... come si fa a non simpatizzare con Don, con le sue fisime, le sue paure, i suoi problemi... e poi anche con Rosie, così sincera, dolce e spontanea da riuscire a "sbloccare" senza nessuna forzatura il nostro originalissimo protagonista? Ma anche gli altri protagonisti sono ben indovinati e delineati, come la coppia Gene-Claudia, che rispecchia degnamente tanti cliché del nostro tempo... Alcune scene sono veramente esiliranti, i dialoghi risultano "veri "e per niente noiosi... Insomma, se ne potrebbe benissimo ricavare un piacevole film!
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L'orrore e la poesia
Premetto che sono abituata al Corona di "Cani, camosci, cuculi e un corvo", di "Storie del bosco antico", di "Venti racconti allegri e uno triste"... Insomma, al Corona dei boschi e delle montagne, quello che non ti stancheresti mai di leggere perché è come una boccata d'aria fresca... Questo libro, invece, a un certo punto mi sono veramente stufata di leggerlo, perché il disgusto superava tutto. Non voglio dirvi quale capitolo, ma qua c'è tutto: horror, blasfemia, sadismo, nonché un abbondante pizzico di vena splatter che proprio non mi aspettavo dal mio Corona delle montagne! Certo, qualcosa del primo Corona rimane e, a tratti, il libro riporta momenti di pura e rara poesia... Ma sono solo tratti, perché subito si ricade in quell'impasto dark che, all'inizio, può anche essere curioso... ma poi, come tutte le esagerazioni, stanca! E mi sono chiesta se è stato perché ha voluto essere più "moderno" o per cosa... Per cosa uno scrittore come lui può scrivere queste cose gettando anche ombre sulla gente della montagna, gente rude, sì, ma che qui viene dipinta in chiave alla S. King... L'unica storia delicata, quella di Neve, è talmente triste che non riesce a permeare del suo spirito tutte le fosche vicende precedentemente narrate. Io ho letto il libro perché mi avevano detto che era uno dei migliori di Corona (addirittura!), e non avevo letto prima la descrizione della storia. Magari sarei stata un po' più preparata... E' la prima volta che non consiglio un libro di Corona, ma se intendete ugualmente leggerlo... al limite fate come me e... saltate certe pagine!!!
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Un grande viaggio di conoscenza
Questo è un libro che assorbi come una spugna, leggendolo tutto d’un fiato sia con gli occhi che con il cuore.
Un libro che ti lascia frastornato, sgomento, impotente di fronte alle più efferrate aberrazioni dell’uomo (non avevo mai sentito parlare dei “fantini dei cammelli” o delle gabbie di Hong Kong) e che, al tempo stesso, ti conduce in territori inesplorati di rara dolcezza e ricerca di senso di vita…
In me resterà sempre l’immagine dei due “hippies” cinesi alla ricerca della libertà sulle montagne del Tibet… così come quella della “ragazzina dal volto dolcissimo” che si affaccia sulla soglia di un bugigattolo nel villaggio-bordello di Daulotdia, in Bangladesh…
Leggere questo libro significa attraversare sommessamente questi Paesi e popoli così lontani da noi, rendendosi conto in modo anche brutale, ma proprio per questo assolutamente efficace, delle grandi difficoltà che incontra chi vuole continuare a vivere anche a dispetto di miseria, pregiudizi, guerre e perdita di identità culturale. E, ovviamente, gli occhi con cui prima guardavi le cose ora hanno uno sguardo diverso…
Grazie a questa stupenda giornalista per il suo approccio sommesso e mai aggressivo a popoli così lontani e assai diversi tra loro, particolarmente apprezzabile in un momento come questo in cui tutti strillano e nessuno ascolta.
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La più bella storia d'amore dopo il Dottor Zivago
All'inizio devo dire che questo libro non mi aveva particolarmente appassionato, anzi... con quello stile un po' narrativa presente e un po' un salto nel passato mi aveva anche un po' innervosito... All'inizio... Una volta superata la prima parte, un po' troppo frammentata e dai toni tipici della storia giallo-rosa-saga familiare, con personaggi non ben delineati dal punto di vista emotivo e caratteriale... Una volta superata questa prima parte... il premio è stato veramente grande!!! Mi sono trovata catapultata in questo mondo lontano e sconosciuto di Sampaka, nella Guinea coloniale dove tanti spagnoli trovavano lavoro dirigendo le piantagioni di cacao e scoprivano con enorme stupore una terra così diversa dalla loro, capace però di entrare nel cuore e di farsi rimpiangere anche dopo anni dal loro rientro. E in questa terra lussureggiante e lontana nasce un amore che è tanto immenso quanto inaspettato ... E qui si rivela il grande talento narrativo di Luz Gabas, che riesce a dar voce e luce agli occhi dei protagonisti, nonché a delineare meglio i personaggi dei due fratelli Jacobo e Kilian, che, pur volendosi bene, sono così diversi... E anche tutte le figure che li circondano entrano a far parte di un quadro di vita quotidiano che, piano piano, con le sue brutture, le sue debolezze, ma anche i momenti festosi e di gioia, sembra quasi di assaporare nel presente... togliendo quei cinquant'anni che invece riportano al momento in cui la figlia di Jacobo decide di chiarire il mistero della sua famiglia. Cinquant'anni.... lunghissimi ma riducibili ad un soffio quando le emozioni vissute nel cuore sono così grandi da non assopirsi mai... Leggendo questo libro avrete il dono di immergervi in una storia di sentimenti vera, cresciuta in un contesto di credenze popolari e risvegli indipendentisti che fomenteranno odi e disordini non prevedibili, ulteriore riprova che non siamo noi gli unici artefici del nostro destino... e, inoltre, attraverso l'esperienza dei protagonisti, potrete riflettere circa l'importanza fondamentale che hanno le nostre parole e le nostre scelte anche nei contesti più banali... e sul fatto che la vita, lentamente ma inesorabilmente, presenta sempre il conto.
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