Opinione scritta da Lety83joy
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Tanta noia
NOIOSO come pochi e RIPETITIVO in molte sue parti (per esempio i dialoghi si assomigliano fra loro e continuamente i personaggi tornano sugli stessi discorsi).
Sostanzialmente narra le vicende di un piccolo paese, Jato, che è in procinto di festeggiare il patrono, e attende, per l'occasione, l'arrivo del Duka, considerato il dio del jazz, direttamente dall'America. La visita di questo musicista dovrebbe tirare su le sorti della chiesetta del paese, che verrà chiusa per mancanza di fedeli. Il prete è aiutato da Rosario, tornato dall'America in occasione del funerale del padre, e in lite col fratello Pino ormai da anni (a causa di una donna, figurarsi!). Rosario inizia così a dirigere una piccola orchestra paesana e nel frattempo ha una tresca con la figlia (pazza, depressa, ecc...) del sindaco. Fanno da sfondo personaggi strambi e ambigui, come il signor Miranda, sedicente impresario discografico, che promette promette ma a un certo punto scappa... Inoltre si sente puzza di mafia qua e là.
Insomma: la trama sarebbe anche interessante ma messa come è messa no no e ancora no.
Ripeto, noioso.
Dalla prima pagina all'ultima tutti i personaggi e il bel paesino di Jato attendono con impazienza, quasi con ansia, l'arrivo di sto cavolo di Duka (ah..... alla fine ne arriva uno fasullo, ironica questa parte!AH AH AH) e quello vero di Duka lo vedono in pochi.
Per quanto riguarda le citazioni dialettali: davvero pesanti (e sottolineo che leggo molto volentieri Camilleri con la serie di Montalbano, per cui, nonostante io sia del nord, non disdegno questa strategia letteraria!)
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"Esiste un futuro Dubhe e io te lo voglio regalare
Come titolo ho scelto una delle citazioni che mi hanno colpito della trilogia: è una frase che il Principe Learco dice a Dubhe.
Quindi... ho trovato le Guerre ripetitive delle Cronache, ma comunque emozionante (l'ho letto in poco tempo infatti).
Ero e sono affezionata a Nihal, per cui non sono riuscita del tutto a simpatizzare per Dubhe: a volte mi è apparsa troppo restia nei rapporti e anche arrogante (per esempio nell'episodio in cui attacca Theana x la sua religione); ma comprendo anche l'intento della Troisi di voler far emergere una personalità particolare segnata da un'infanzia difficile per Dubhe.
Mi è piaciuto "rivedere" alcuni personaggi delle Cronache, soprattutto Ido e Oarf (e qui mi domando... come è potuto sopravvivere il Drago alla morte di Nihal?).
Un personaggio col quale all'inizio ero in sintonia è San, ma poi lo avrei ammazzato con le mie stesse mani... ragazzino arrogante "so tutto io!".
Devo ammettere di aver versato qualche lacrimuccia nella parte finale (pag.1444/1445). :-(
Son già pronta per iniziare le Leggende...
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Amo Rosie. E basta direi.
Non me la sento di dare un voto superiore, perché non è un libro di quelli che mi ha tenuto col fiato sospeso, incollata alle pagine. Sinceramente… le prime 250 pagine circa le ho lette quasi x vincolo, controvoglia: la storia in sé non riusciva a suscitare in me emozioni particolari, a parte un sentimento affettuoso nei confronti di Rosie.
Perché, secondo me, i protagonisti “puzzano” troppo di Harmony (mi riferisco a Jacob e a Marlena). Nonostante la cattiveria gratuita e i disturbi della personalità di cui soffre, August, squilibrato e vendicativo, risulta forse essere l’unico personaggio realistico: rispecchia la concreta natura della gente circense dell’epoca (forse anche di oggi, purtroppo).
Ho iniziato ad appassionarmi veramente nelle ultime 50 pagine, quando si è inaugurata una sorta di dinamismo della trama, ovvero quando Jacob attraversa il tetto del treno con l’intento di uccidere August. Da qui in poi gli avvenimenti vengono descritti in maniera repentina e la storia inizia ad essere accattivante.
Mi è dispiaciuto molto per la morte di Walter a Camel: mi ero quasi affezionata. Profondo affetto per il piccolo Queenie, rimasto senza padrone.
Bella l’immagine finale di Jacob e Marlena nella fattoria, con cavalli, cani e Rosie al seguito, nonché tanti figli. Un bel quadretto di “scena da focolare”. Che bello se tutte le storielle d’amore terminassero così, in armonia con la natura e per la pace dei sensi.
Poco credibile la fuga dell’ormai centenario signor Jacob con il circo!!! Ma va va….
E comunque le parti più realistiche rimangono proprio quelle di Jacob all’interno della casa di riposo (da quanto ho potuto capire queste scene sono state scartate dall’omonimo film).
Secondo me l’autrice è riuscita a far comprendere la dura realtà dell’epoca: la depressione americana di inizio ‘900.
Mi è capitato di leggere alcune opinioni di altri lettori, alcune di queste dicono, a grandi linee, che dopo la lettura di questo romanzo sarebbero scappati col circo; beh, io affermo il contrario: dopo una lettura del genere scappo dal circo, e riconfermo la mia idea di odio nei confronti dell’attività circense che sfrutta animali, lucrando sulla loro pelle.
ALCUNE TEMATICHE:
1. Una tematica secondo me ricorrente è l’avarizia e l’ingordigia di Zio Al: spesso vengono sottolineate, per esempio quando si prospetta l’idea di acquisire un altro circo che è andato in rovina. Zio Al vuole a tutti i costi ottenere personaggi strambi per il suo circo (esempio pag.90, pag.92, pag.219, pag.290) e non si fa remore nel lasciare altra gente senza lavoro. Credo che anche Zio Al sia un emblema della società odierna. Ho gioito per la fine che ha fatto, in fin dei conti se la meritava (ebbrava Rosie!).
2. Un’altra tematica è quella della discriminazione: ricorre spesso, per distinguere gli artisti da altri operatori circensi, o i circensi dai villici (esempio pag.47, pag.149, pag.195). Anche qui ripeto la consonanza con la realtà socio-culturale odierna, ancora troppo discriminante e categorizzante.
PARTI CARINISSIME X ME:
Pag.158, quando Jacob dice di essere innamorato cotto di Rosie.
Pag.164, quando Jacob ricorda il padre, contrapponendolo a Zio Al e ad August, e quando Jacob rimane con lo scimpanzé che ha voglia di essere coccolato.
Pag.165, scena con la giraffa
Pag.185, Rosie nell’orto di una villica, che ridere!!!
Pag.190, Jacob e i suoi sensi di colpa per aver abbandonato Marlena e Rosie.
Pag.306/307, quando con una perquisizione i personaggi perdono tutto il liquore di contrabbando… ironica la scena della terra che non lo merita!!!
Concludendo, tutto sommato è leggibile, ma nulla di più.
Sono comunque attirata dal leggere altri libri della stessa autrice.
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- sì
- no
la piccola Anna
è stato da me classificato come "uno dei miei preferiti".
l'ho letto circa 5 volte nell'arco degli anni.
sono affezionata ad Anna: la immagino ancora sempre seduta in quella minuscola soffitta, insieme ai suoi familiari e a Peter.
ho letto molti libri che riguardano la tematica dei campi di concentramento e sulla situazione degli ebrei, ma questo ce l'ho nel cuore e ci rimarrà per sempre.
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Finalmente un unico libro!
Mi piace la Troisi, non la amo ma la ammiro, grande capacità di inventare geografie complesse e trame avvincenti.
Ho apprezzato la saga delle Cronache e La ragazza drago, mi mancano le Leggende e le Guerre.
Ma non amo il fatto che dei libri escano in momenti diversi, mi spiego: I dannati di Malva è UNICO, non ha un seguito e questo mi piace.
La mia memoria non è delle migliori, per cui leggere il seguito di un libro a distanza di tempo mi crea non pochi problemi. E' bella la suspence, ma poi...
Quindi, tornando a I dannati, lettura sempre scorrevole e accattivante, veloce e semplice. Ma ho preferito i personaggi delle altre saghe.
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Altry fantasy
Mezzelfi, draghi, tiranni, mondi leggendari....
Diciamo che mi sono fin da subito affezionata a Nihal, ragazza strana e diversa.
Lettura scorrevole, semplice e accattivante, così come gli altri due titoli della saga delle Cronache.
Adoro i fantasy perchè ti permettono di evadere dalla realtà e ti catapultano in mondi leggendari, lontani e fantastici.
Ho altri libri della Troisi pronti per essere letti ma sono titubante, in quanto credo che saranno tutti a grandi linee simili fra loro.
Comunque complimenti alla scrittrice: credo non sia facile inventare delle geografie tanto complesse e una trama avvincente, in grado di catturare l'attenzione.
Adatto sia a ragazzi sia ad adulti.
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Altri libri di Licia Troisi
Tutti cercano il proprio posto nel mondo
Trascrivo una parte del libro che mi ha colpito particolarmente (pag.112):
"Uno dei ricordi più belli che conservo del periodo in cui c'era ancora mia madre è mio papà che ride. Quanti anni sono passati.
Quando tornava dal lavoro lo aspettavo per poter giocare con lui, ma spesso era troppo stanco per farlo. Capitava raramente che si fermasse a giocare. Io non desideravo altro. Non pretendevo nemmeno che fosse in forma. Lo avrei accettato anche trsavolto. Lo avrei fatto dormire lì, sul pavimento, vicino alle macchinine. Mi sarei sdraiato anch'io al suo fianco e avrei fatto finta di dormire con lui. Il mio eroe.
Una volta, una delle rare volte in cui si era fermato a giocare con me, io dissi un acos ariguardo le macchinine e lui scoppiò a ridere. Che felicità per me. In quel momento avevo regalato a mio padre una risata, lo avevo fatto stare bene.
Da piccolo ero talmente innamorato di mio padre che quando giocavo con i miei amici alle macchinine, invece di spingerle come loro e fare broom broom, io le riparavo: imitavo mio padre in officina. E volevo solo macchinine cui si poteva aprire il cofano. Altrimenti niente."
Questo romanzo di Fabio Volo mi ha fatto riflettere su quante cose nella vita si lascino in disparte, per dare invece troppo interesse e troppa importanza a quelle superficiali e materiali: dove sono quelle veramente essenziali, piccole cose e situazioni (che magari ci sembrano inutili) che caratterizzano la nostra esistenza???
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Piccole donne: un classico immortale
Piccole donne: il primo libro che mi era stato regalato durante l'infanzia. Credo di averlo letto, nel corso degli anni, circa 5 volte. E lo farei di nuovo.
Scrittura scorrevole, semplice, e nello stesso tempo piena di concetti e situazioni complesse.
Louisa May Alcoot ha la straordinaria capacità di catapultare il lettore all'interno del nucleo familiare e di far vivere le vicende insieme ai personaggi.
E' un libro che non toglierò mai dalla mia libreria.
E' un classico immortale, da leggere sia in fase adolescenziale (se non prima) sia in età adulta, un pò per evadere, per trovare rifugio dal mondo esterno, e un pò per vivere emozioni sane e genuine, insieme alle 4 sorelle.
La mia preferita era (ed è) la delicata e dolcissima Beth... quanto mi piaceva saperla sdraiata sul divano, davanti al focolare, in compagnia dei suoi gatti!!!
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I grandi non capiscono mai niente da soli e i bamb
Ero sempre stata attratta da questo libro, ma fino a "tarda" età non ho mai avuto il piacere di leggerlo... e questo è un peccato, perchè credo che sia utile in diverse fasi della vita. Soprattutto perchè in base all'età in cui lo si legge esso può farti provare sensazioni diverse e farti riflettere in modi differenti.
Credo che sarebbe efficace come lettura all'interno delle scuole.
Penso che Il piccolo principe lo utilizzerò in ambito lavorativo perchè è colmo di spunti a livello pedagogico.
Come titolo per la recensione ho scelto una frase del primo capitolo: secondo me è emblematica, in quanto è verissimo che i bambini possiedono una capacità maggiore e più sensibile nella comprensione delle cose, gli adulti invece sono più razionali, concreti e superficiali.
Il piccolo principe, con parole semplici e con una scrittura scorrevole, è in grado di far riflettere le persone su diversi aspetti del mondo, sia esterno che interiore. Questo libro ha la potenza enorme di catturare l'attenzione, in modo che si possa addirittura variare i propri atteggiamenti e i propri pensieri.
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