Opinione scritta da Sa305
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Per la prima volta insieme.
Un classico che non avevo mai avuto occasione, o la curiosità, di leggere finché non mi ci sono imbattuta poco prima di Natale. A mio avviso non è possibile conoscere realmente il personaggio di Sherlock Holmes senza aver letto questo libro. E' il vero e proprio inizio delle vicende che lo vedranno impegnato nella risoluzione di enigmi all'apparenza complessi e ingarbugliati, con la naturalezza che lo caratterizza, insieme al Dottor Watson. Si dà la vera e propria descrizione del personaggio, si trattano in maniera esplicita delle caratteristiche peculiari, che verranno trattate solo implicitamente in tutti gli altri libri. Molto ricercata anche la trama, con una lunghissima digressione sulla vita dell'assassino che sembra costituire un'opera a parte. Non è giusto puntare il dito contro chi compie atti all'apparenza disdicevoli, quello che siamo e quello che facciamo è spesso l'esito di qualcosa che abbiamo vissuto o che ci è stato fatto. Non siamo giudici degli altri, se non possiamo conoscere la loro storia. Consigliatissimo.
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Solitudine e delusione
Mi spiace dover ammettere di essere stata delusa da un libro di cui avevo sentito parlare veramente molto bene. C'è da dire che i temi trattati sono davvero interessanti: l'anoressia, la depressione, la tendenza all'isolamento, l'autolesionismo, ecc. Si tratta per la maggior parte di problemi che vengono associati principalmente al periodo dell'adolescenza, ma che in questo caso Paolo Giordano prolunga e fa evolvere anche fino alla matura età. I protagonisti sono annichiliti, sempre rassegnati e in balia degli eventi ma quest’aspetto non necessariamente dovrebbe implicare un giudizio negativo da parte della critica. Molto bella è anche l'immagine con cui uno dei due protagonisti, Mattia, paragona lui e Alice a due numeri primi gemelli: vicini ma isolati da qualcosa che impedisce loro di toccarsi veramente. Secondo mio modesto parere la vera nota negativa sta nello stile forse troppo semplice e lineare per spiegare questo genere di situazioni. La trama inoltre sembra sempre sul punto di far giungere ad un vero e proprio colpo di scena, ma questo non arriva mai, addirittura nemmeno nel finale.
Pur non essendo stata molto soddisfatta lo consiglio perchè la sua lettura non ruba molto tempo. Le pagine scorrono davvero velocissime e date le opinioni discordanti al riguardo qualcuno potrebbe trovarlo piacevole.
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L'atmosfera inconfondibile dell'Oriente.
A mio avviso l'autrice lascia sempre dentro alle proprie storie una specie di aura particolare, che affascina e chiarisce l'idea di quello che viene definito "romanzo onirico". La trama è piuttosto lenta e permette al lettore di capire e immedesimarsi nei protagonisti. Ci si può soffermare sui loro pensieri, sulle loro sensazioni, sui comportamenti e sulle loro singole azioni. Le situazioni a cui la protagonista, Mao, deve far fronte sono tre: le relazioni con i membri del Villaggio dell’amore, compresa la madre; il rapporto con Hachi e il loro lungo addio e la passione per il disegno. Molto curiosa la scelta del nome Hachi (Hachiko in tono familiare) che perfettamente richiama il tema dell'addio e la scelta di nominare Alessandro Giovanni Gerevini, nonchè il curatore della traduzione in italiano dello stesso romanzo, che nel testo assume il ruolo di critico d'arte.
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Mistero, nostalgia e sentimento.
Una nota di merito sicuramente va all'autore, che in questo libro ha dato prova di grande abilità nel saper disegnare una trama molto complessa, ma non troppo complicata.
L'ambientazione (Barcellona del 1945) è piuttosto cupa, ma non per questo pesante o fastidiosa e il lettore sensibile si lascia facilmente affascinare dal mistero dei singoli tasselli di un puzzle, che solo alla fine riescono ad incastrarsi perfettamente tra di loro e a far luce su tutta la storia.
L'elemento che più di ogni altro ha catturato la mia attenzione è lo stile ricercato e sapiente con cui vengono presentate alcune riflessioni e alcune scene della storia, dal tono nostalgico e pregno di sentimento.
Lettura decisamente consigliata per L'Ombra del Vento di Carlos R. Zafón.
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