Opinione scritta da misu
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IL VOLTO DI UN DITTATORE
Chi era Adolf Hitler? A questa intricata domanda ha cercato di rispondre la storiografia del secondo dopoguerra nonché quella contempranea . Storici, esperti del mestiere, si sono cimentati su questo argomento cercando di svelare le molteplici sfaccetature della personalità di Adolf Hitler, caporale austriaco, orfano dell’Impero asburgico, diventato cancelliare nel gennaio del 1933 avendo sfruttato con maestria le regole della debole democrazia della Repubblica di Weimar sorta dalle ceneri della Germania del Kaiser alla fine della Grande Guerra.
Nelle librerie è comparso di recente un nuovo libro che tratta l’argometo del dittatore nazista. Prendendo in mano il testo il lettore disattento o distratto porebbe essere tratto in inganno non sfogliando l’indice del testo momografico che spazia dalla psichiatria alla storiografia passando anche attraverso cenni filosofici ed mitologici.
L’autore del libro ci presenta Adolf Hitler in un ottica diversa non legata strettamente alla cronologia storica degli avvenimenti attenendosi alla scaletta tipica delle monografie storiche e cioè: l’ascesa politico-ideologica, il potere assoluto,il declino e la sua caduta. L’autore di proposito sceglie un rullino di marcia diverso nel presentare la personalità complessa di Adolf Hitler. Il testo è diviso in diverse parti che sono dei conteniori nei quali l’autore affronta degli argomenti specifici sul tema generale messo in cantiere in quel segmento del suo racconto. Così nell’ esaminare la situazione psicologica della Germania pre-hitleriana l’autore allarga il discorso sulla questione dell’occulto e dell’ ariosofia, mentre nella parte in cui tratta la nascita del nazismo , l’autore si sofferma tra l’altro sul ruolo avuto della mitologia germanica.
Nel suo libro l’autore pone l’accento sprattutto sul fattore filosofico, mitologico religioso e psicologico che avevano plasmato la personalità hitlerana e il suo piano di dominio su base razziale. Il nuovo ordine mondiale progettato da Adolf Hitler viene presentato al lettore non solo come il risultato di un percorso psicologico, filosofico mitologico ma anche come una visione mistica. A nostro avviso nel testo non sono messi in sufficiente evidenza i fattori economici e geopolitici che avevano pesato sulla visione hitleriana del nuovo ordine mondiale.
Il libro si presta ad una scorrevole lettura,essendo scritto in uno stile discorsivo, che però riporta una notevole mole di informazioni molto specifiche sull’argomenti trattati. Di conseguenza, la lettura del testo richiede dal lettore una notevole dose di attenzione, dato che per la comprensine degli argomenti trattati è utile avere una conoscenza non solo dei fatti storici dell’epoca ma anche è necessario possedere delle nozioni di altre discipline umanisteche e scientifiche. Si tratta di di una lettura piuttosto complessa scriitta con putiglio scientifico e ricca di dettagli senza dubbio interessanti, che però sono adatti a dei lettori esperti e sofisticati non digiuni dell’argomento prescelto dall’autore che da per scontato certe nozioni almeno di base.
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In conclusione un libro sicuramente da leggere che però deve essere accompagnato da altre letture storiografiche di supporto. Senza dubbio si tratta di un libro di nicchia pensato per chi si interessa di argomenti specifici ed è sempre alla ricerca di apporofindimenti settoriali su determinati periodi storici.
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LE REDINI DEL POTERE AMERICANO
La nascita della nazione americana nel 1776 rappresentò un punto di svolta nel mondo ed un punto di non ritrno nella concezione delle dottrine politiche ed economiche. Gli USA erano un nuovo modello di stato con una nuova concezione del ruolo del governo. Il potere statale veniva diviso in parti bilanciate tra loro : potere del presidente, potere del Congresso, potere delle corti di giustizia. Un ruolo fondametale veniva assegnato alla corte costituzionale, che aveva la funzione di arbitro e grante della costituzione. La nascita della nazione americana dunque rappresentò una rivoluzione nella spartizione del potere tra i governati e i govrenanti. I governati non erano più considerati sudditi ma liberi cittadini, mentre i govenanti erano eletti, dunque il potere non era ereditario, ma era sottoposto al giudizio popolare tramite le elezioni politiche.
La nazione americana introduceva due concetti chiave:
- democrazia universale
libero mercato basata sull’inziativa impreditoriale del singolo
divisione bilanciata del potere statale tra esecutivo legislativo e giudiziario
Ma il potere americano era davvero ed è ancora basato sulla spartizione bilanciata tra il potere legislativo, governativo e giudiziario ? Che tipo di stato sono gli Stati Uniti dèAmerica? C’è un potre dietro le quinte che dirgie le scelte della politica estera maricana nello scacchiere mondiale? Queste potrebbero essere le domande di fondo di questo testo.
Dando un occhiata ai titoli dei capitoli il lettore può avere un’idea del contenuto del libro.
l’origine degli Stati Uniti d’America
il simbolismo massonico degli USA
l’America nelle deu guerre mondiali
gli anni sesanta e la guerra fredda, John F Kennedy e il reaganismo
l’invenzione del terrorismo come strategia di conquista mondilale
i progetti per un governo globale
L’autare del libro affronta un argomento scottanete e complesso, che purtroppo nell suo testo viene affronatato in modo sintentico. Il problema del potere massonico e le sue dinamiche che lo legano al tessuto politco ed economico della nazione americana viene messo in luce tralsciando però gli aspetti storici e della dotrina politca che avrebbero arricchito e dato lustro al testo. Gli argometi vnegono a nstro avviso lasciti in sospeso ovvero son traccaiti in modo pittosto superficale. Anche l’arogmeto della politica estera rimane a metà senza approfondimenti adeguati, spratutto storici. Il lettore viene capatultato nei medanri del ruolo avuto delle logge massoniche lungo fatti legati alle vicende storiche mondiali, nelle quali gli Stati Uniti d’America avevano avuto un ruolo detreminante. A nostro avviso questo testo è solo un infarinatura di un agrogmento complesso che avrebbe dovuto avere adeguati approfondomenti, storici, politici ed economici. Sapere qualcosa sulla visione politica dei pensatori americani srebbe stato utile, ad esmepio : affrontare il concetto il destino manifesto, oppure la dottrina di non stipulare alleanze con potenze straniere; questi punti sono focali per capire il modo in cui si èe mossa la nazione americana in campo interazionale.
Il libro è scritto in uno stile scorevole che mira all’esenziale. In sostanza l’autore non usa giri di parole , nel suo racconto è sintetico e schematico, a nostro avvsio gli argomenti trattati meritavano sicuramente uletriori approfondimenti. Lungo il percorso di lettura il lettore deve sapere leggere tra le righe ed deve possedere un notevole bagalio di nozioni storiche, economiche politiche in altri termini no deve essere a digiuno della storia americana.
Un argometo senza dubbio interessante ma per sua natura lo riteniamo complesso ed intricato che meritava di essere adeguatamente apporfondito e spiegato. La lettura deve essere perciò accompagnata da un altro testo che affronti sia l’argomento dettagliato della massoneria nel nord America sia le vicede storiche legate alla nazione americana nonché la dottrina politica americana.
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LA GREMANIA E L’EUROPA
La Germania è posta geograficamente al centro del continente europeo. Possiamo definirla il cuore pulsante dell’Europa. L’area in cui si parla la lingua tedesca è quella fascia centrale dell’Europa che unisce la parte orientale del continente a quella occidentale, in sostanza è una vasta cintura di congiunzione che solo nella seconda meta del XIX° si unì in una nazione coesa e compatta. La sua posizione geografica nel corso della sua storia influì sulle vicende storiche europee prima come terra di conquista o territorio cuscinetto tra ovest ed est, poi dopo la sua unificazione guidata dalla dirompente forza motrice prussiana diventa potenza continentale intraprese una politica di espnsione bellicosa che portò nel corso del scolo breve a due conflitti mondiali. Con il crollo del muro di Berlino nel 1989 si aprì per la Germania un nuovo capitolo storico. Il paese rimase il cuore pulsante dell’Unione europea. La Gremania doveva dimostrare di essere un paese comletamente integrato nel tessuto europeo e di non volere più intraprendere avventure bellicose per affermare la sua potenza in Europa. Il ruolo della Germania in Europa dunque era cambiato.
La Germania incastonata tra due potenze continetali , la Francia a ovest e la Russia a est, si sentiva ingabbiata e nel paese si sviluppò la sindrome dell’accerchiamento subito dopo la sua inificazione nella seconda metà del XIX°. La presenza di queste due potenze terrestri continetali influì non poco sul destino germanico. I governanti tedeschi si sentirono minacciati dalla Francia a ovest e dalla Russia a est, mentre i mari erano controllati dalla potente marina britannica. La Germania sviluppò da subito una pericolosa sindrome d’accerchiamento da paesi ostili che ne minacciavano i confini. Questo accerchiamento poteva essere spezzato con la sola forza delle armi, perciò Berino si imbarcò in una politica di aggressione militarista verso i paesi vicini ma anche ambì a diventare una potenza continentale in grado di soggiogare l’intera Europa. L’intento di Berlino era dunque chiaro : ottenere il dominio assoluto dell’Europa. Le guerre tedesche del XX° secolo diventarono la chiave di lettura militarista del ruolo avuto dalla Germania in Europa.
Le due sconfitte militari subite dal paese nell’arco di venti anni però lasciarono una traccia indelebile nel popolo tedesco che ridisegnò alla radice un altro ruolo per il suo pese in Europa. Abbandonò la via militarista e nazionalista per intraprendere un percorso di cooperazione continentale. La Germania doveva diventare il cuore pulsante di una nuova Europa, la motrice dell’ unificazione economica, monetaria e politica del vecchio continente. L’integrazione europea doveva essere preseguita con il dialogo e non con avventure belliche.L’unione politica dei popoli doveva essere la conseguenza logica di una libera scelta pacifica di unione e non conseguenza di una violeza brutale scatenata verso i suoi vicini dalla potenza di turno.
Il libro che abbiamo di fronte affronta questo discorso : il ruolo della Germania nell’UE. L’autore, un esperto internazionale del settore, divide il suo precorso di lettura in tre segmenti tematici principali
- come la crisi dell’Euro influisce sulla precezione del ruolo avuto della Germania ?
- le nuove coordinate del potere sono solo tedesche ovvero si può davvero parlare di un Europa tedesca?
- è possibile un Europa meno tedesca ovvero si può parlare di un Europa bilanciata ?
In sostanza nel suo testo l’autore analizza il ruolo avuto da Berlino nell’edificazione del unione monetaria e in primo piano viene messo l’accento sulle sue luci e obre in termini politici ed economici nonché vengono analizzati i rapporti di forza tra le varie nazioni che aspirano non solo ad un unione economica ma anche a quella politica.
Il libro risponde ad una domanda molto semplice: quale Europa vuole la Germania? Questo libro ci offere una nuova chiave di lattura della Germania odierna e contempranea, un stato risorto dalle sue ceneri e da due catastrofi belliche da lui scatenate nel recente passato che però ancora oggi rimane determinante per il destino dell’Europa.
E’ chiaro che si tratta di una sintesi dettagliata che però richiede dal lettore delle nozioni almeno di base dell’argomento trattato dall’autore con puntiglio scientifico. Nel libro prevale il discorso economico, mentre gli accenni storici sono per lo più solo velati o dati per scontati dall’autore. Il libro si presta ad una scorrevale lettura scritto con uno stile asciutto ed essenziale senza giri di parole. L’autore punta direttamente al sodo ed affronta il nocciolo della questione tedesca in Europa.
Una lettura senza dubbio interessante che però deve essere accompagnata da un testo di approfondimento storico, polico ed economico.
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DOVE VA LA RUSSIA?
La domanda di fondo di questo interessante libro può essere questa : dove va la Russia?
L’autore di questo testo, esperto del settore,analizza con rigore il passaggio storico della Russia che coincise con il crollo dell’impero sovietico e la rinascita dello stato russo come entità nazionale indipendente e sovrana. In sostanaza l’autore affronta la trasformazione della Russia da una delle repubbliche sovietiche alla rifondazione di uno stato legato alla tradizione dell’illustre passato zarista di potenza europea. Questa trasformazione del paese coincise però con il passaggio da un’economia pianificata e centralizzata ad un' economia fondata sul libero mercato.
Ancora una volta la Russia fu messa di fronte ad una svolta epocale nell’arco di più o meno settanta anni :
- la rivoluzione d’ottobre o bolscevica del1917 - fondazione del primo stato basato sull’ideologia marxista e leninista;
il corollo dell’ URSS e abbandono dell’marxismo-leninismo come ideologia politica ed economica nel 1991;
Nel suo testo l’autore ci offre uno sguardo sulle trasformazioni politiche, economiche e sociali nonché culturali della Russia nell’epoca di Eltsin, Putin, Medvedev. Il lettore scopre come fu attuata la privatizzazione che portò alla concentrazione di ampie e vaste fette della richezza economica e finanziaria e delle materie prime ( gas e petrolio) nelle mani di pochissime persone ( gli oligrachi). Sullo sfondo di questa trasformazione dell’enorme paese che spazia in due contineti rimane la figura dell’uomo forte nelle cui mani è ancora oggi concentrato un immenso potere decisionale. La figura dell’uomo forte però non è nuova nella storia russa, ma fa parte del suo passato zarista e comunista. Nella Russia postsovietica il potere forte ha la forma della figura presidenziale, un specie di zar moderno che però viene eletto dal popolo. La figura del presidente perciò sostituisce lo zar o il segretario generale del partito comunista sovietico. Nella Russia odierna possiamo dunque riscontrare una continuazione dello stato russo zarista .
Il lettore parte da un punto di partenza ben definito, il tentativo di riforma Gorba?ëviana che coincise con l’ultimo periodo dell’esistenza dell’URSS. L’itinerario di lettura poi prosegue con l’era Eltsiniana e si conclude con il potere di Putin e di Medvedev.
Nella seconda parte del libro l’autore si occupa della politica estera della nuova Russia affrontando i temi tipici della geopolitica mondiale: l’Europa, gli Stati Uniti d’America, l’Africa, la Cina e il mondo islamico.
Nell’ultima parte del libro l’autore offere al lettore un quadro completo della debolezza della Russia di oggi e cerca di rispondere ad una semplice domanda : come viene portata avanti la modernizzazione del paese ?
Il libro si presta od una scorrevole lettura che però richiede dal lettore una solida base storica nonché un infarinatura delle vicende economiche legate al modello economico marxista e del capitalismo liberale. Di conseguenza, è utile avere un quadro approfondito dell’evoluzione storica ed economica del paese per potere leggere tra le righe ciò che l’autore considera logico ed viene appena accennato in certi passaggi del libro. Si tratta perciò di un testo sintetico approfondito dall’autore solo in certi punti e aspetti considerati da lui cruciali. Gli argomenti vengono però sviluppati in modo chiaro e lineare con sequenze temprali ben precise e definite che possono essere considerete come delle tappe scadenzate di lettura, nelle quali gli argomenti vengono presentati in modo esaustivo ma sintetico.
Il lettore trova nel testo una serie di grafici e tabelle come supporto utile per la sua comprensione dai temi affrontati dall’autore nel libro.
In conclusione un libro sicuramente da leggere con la dovuta attenzione. Si tratta di un testo di saggistica scritto da chi si intende dell’argomento, preciò ben impostato scientificamente, ma nel suo insime annsotro avviso troppo sintetico per un lettore senza adeguate conoscenze storiche ed economiche.
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La psicologia della guerra.
Nell’ arco della storia dell’umanità i conflitti armati facevano parte della vita quotidiana delle comunità. La guerra perciò può essere considerata il prodotto negativo del genere umano che ad un certo punto sceglie di risolvere le controversie con le armi, dunque in modo violento e non attraverso le trattative ovvero pacificamente.
Nel corso degli eventi storici le guerre si sono evolute in tutti i sensi negli armamenti ma anche nella loro e bestialità e crudeltà.
Nel XX° l’umanità è sopravvisse a due conflitti modiali considerati dagli storici entrambi guerre totali che portarono ad un maggiore coinvolgimento della popolazione civile nel conflitto, cosiderata oramai obiettivo militare strategico da colpire ed annientare con ogni mezzo a disposizione.
Questo libro affronta il tema della guerra dal lato piscologico e risponde alla domnada: quale è la psicologia della guerra monderna? In sistanza quali sono le conseguenze psicologiche di un conflitto moderno?
Dalla guerra industriale ( guerra di secesssione americana 1861-1865) si passò alla guerra totale ( prima guerra mondiale 1914-1918). Un ulterore evopluzione della natura dei conflitti armati rappresentò lo scoppio della seconda guerra mondiale (1939-1945) definita dagli esperti come guerra totale di sterminio pinaificato. In sostanza ogni evoluzione della guerra provoca un mutamento psicologico nel genere umano. (la perceszione della guerra, della violenza e dei crimini ecc.)
L’ autore , esperto del settore, esamina i vari aspetti di questa evoluzione.
il traunma psicologico di fornte alla violenza
la guerra di secessione amercana e il cuore irritabile del soldato
la demenza stuporosa e la guerra russo-giapponse
la prima guerra mondiale e le nevrosi traumatiche
Freud e la psicanalisi di fronte alla guerra
l'istituto di morte e la guerra moderna
la seconda guerra mondiale
il dovere della memoria; il caso di Anna Frank
il dopo Auschwitz : riflessione sulla guerra di sterminio
il secondo dopoguerra e la nascita dei conflitti asimmetrici
le priorità delle crisi mondiali e delle guerre
la sindrome del post Vietnam
il disturbo post traumatico da stress: l’ evoluzione di un concetto
le caratteristiche dei conflitti moderni
la psicologia del soldato
la psichiatria al servizio della guerra
il morale delle truppe
il martirio e la guerra moderna:il caso del fondamentalismo religioso
un ritorno delle guerre di religione?
le dinamiche psichiche del prigioniero di guerra e dell’ostaggio
la guerra come disturbo nella relazione con l’altro
il diritto internazionale umanitario e le guerre moderne
i bambini soldato nella storia: la Crociata dei bambini
il fenomeno dei bambini soldato nel mondo moderno
le reazioni psicologiche dei minori soldati
le mine: l’esercito invisibile
l’appendice - alla ricerca della pace: le comunità che hanno rifiutato la guerra
il caso dei Black Hebrews: una comunità afro-americana del deserto del Negev
Con maestria l’autore di questo interessante testo da una chiave di lettura su basi scientifiche di un paio de concetti chiave:
la guerra
il soldato
il prigioniero di guerra
l’ostaggio
la popolazione civile
la psiche dei bambini
i crimini di guerra
traumi psicologici delle forze combattenti e non
l’ideologia e la religione al servizio della guerra
il diritto internazionale
Le tesi esposte dall’ autore sono lineari e ampiamente documentate, perciò risultano chiare al lettore interessato all’argomento. La termologia specifica tipica del settore scientifico è ridotta al minimo. Di conseguenza, il testo si presta ad una lettura sia scorrevole sia veloce. È chiaro però che si tratta di un testo di nicchia, dunque richiede dal lettore una notevole dose di attenzione e concentrazione nel suo percorso di lettura, pur essendo esso arricchito con esempi e informazioni che hanno lo scopo di fornire al lettore quella base scientifica adatta per potere capire a fondo l’ argomento in quel momento trattato dall’autore.
A nostro avviso questo libro può essere una lettura utile per chi si interessa in genere dei conflitti e del fenomeno dei crimini di guerra di ogni tipo e genere.
In conclusione un libro sicuramente interessante e da leggere per capire gli effeti sulla psiche dei conflitti armati ed la loro evoluzione nel mondo moderno.
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La politica di occupazione della Jugoslavia
Il teatro dei Balcani diventò nella seconda guerra mondiale una particolare area strategica per le due potenze maggiori dell’Asse, la Germania nazista e l’Italia fascista. Possimo considerare i Balcani un punto critico nella strategia dell’alleanza nazifascista per vari motivi.
La sua posizione geopolitica era cruciale sia per Adolf Hitler, che intendeva attaccare l’URSS, sia per Benito Mussolini, che intendeva ampliare il suo controllo nella penisola bacanica, dopo l’occupazione dell’Albania.
Mantenere il controllo dei pozzi petroliferi in Romania per la Germania nazista diventò cruciale per motivi strategici in prospettiva di un allungamento ed allargamento del conflitto in Europa. Per Adolf Hitler era essenziale assicurasi l’appoggio della Romania, dell’Ungheria e della Bulagria nonché ottenere l’adensione all’Asse della Jugoslavia.
La guerra parallela scatenata da Benito Mussolini contro la Grecia non fece altro che destabilizzare i Balcani, considerati da Adolf Hitler una specie di retrovia del settore dell’Europa orientale e del Mediterraneo.
Il rifiuto jugoslavavo di aderire all’Asse mese ulterirmente in crisi la strategia hitleriana nei Balcani. Non bisogna dimenticare che in quel periodo era già in preparazione l’attacco all’URSS e tutte le mosse naziste nell’area balcanica ed centro-orientale europea erano dedicate a questo scopo. In occidente Adolf Hitler non aveva piegato ancora la Gran Bretagna che poteva contare sull’aiuto americano, malgrado la neutralità dichiarata da Washington.
L’ occupazione della Jugoslavia perciò avvenne in un contesto particolare. Adolf Hitler non cosiderò la Jugoslavia un paese ostile al Reich, anzi lo riteneva pienamente acquisito all’alleanza dell’Asse fino al marzo 1941, quando dovette fronteggiare una situazione innattesa. Adolf Hitler non aveva preventivato una guerra contro la Jugoslavia perciò dovette ricorrere ad un piano di riserva e coinvolgere nella campagna bellica anche alcuni dei suoi alleati : Italia fascista, Ungheria e Bulgaria, per poter poi risolvere in tutta fretta la questione greca ed allontanare dai Balcani lo spetro britannico, amcora ampiamente presente nel Mediterraneo.
Tenendo conto di ciò risulata richiara la spartizione delle zone di occupazione in Jugoslavia tra le potenze dell’Asse e i suoi alleati balcanici nonché la nascita di uno stato vassallo croato guidato dal capo ustaša, il poglavnik, Ante Paveli?. In questo contesto di occupazione e spartizione del territorio jugoslavo deve essere visto il ruolo avuto dai ?etniki che all’inizio erano pronti a collaborare con il movimento partigano titino, ma poi instaurarono un rapporto collabrazionista con gli occupanti nazisti e fascisti schierandosi appertamente contro i partigiani di Josip Broz Tito.
Il libro ci offere uno suguardo inedito del conflitto combattuto in Jugoslava. L’autore pone l’accento sulla politica delle alleanze con i personaggi locali portate avanti dalle forze di occupazione , sia quelle naziste che quele fasciste. Le operazioni militari tese a annientare il movimento partigiano titino operante in tutto il territorio della Jugoslavia erano bilanciate con accordi politici con i collaborzionisti locali. Queste ambigue alleanze con le diverse realtà collaborazioniste presenti nelle diverse aree del territorio jugoslavo dimostrano la volontà sia nazista sia fascista di affermare il proprio dominio in Jugoslavia.
In Jugoslavia si scontrò in pratica il dualismo dei progetti portati avanti da Benito Mussolini e da Adalf Hitler, ogniuno dei due era consapevole di un fatto inconfutabile: ottenere il controllo della Jugoslavia avrebbe rinforzato la sua posizione all’interno della partita fasciamo-nazismo nel Nuovo ordine europeo e mondiale.
Il testo mostra al lettore non solo i risvolti militari ma anche quelli politici della guerra in Jugoslavia.
Scritto con uno stile diretto e conciso il libro si presta ad una veloce lettura che però richiede dal lettore un’ attenzione particolare non solo al filo del discorso storico ma anche alle informazioni veicolate che sono condensate e non gradualmente spalmate nei capitoli. Il lettore si trova daventi ad una marea di dati, messi in un testo ridotto all’osso. In sostanza certi punti avrebbero richiesto un ulterire approfondimento essendo il contesto jugoslovavo ostico per la sua natura etnica e religiosa.
Un libro scritto con cura che però tende ad affrontre un argomento complesso in modo sintetico.
In conclusione un libro da leggere per avere una visione diversa del ruolo avuto delle potenze dell’Asse in Jugoslavia, in particolare dell’Italia di Benito Mussolini.
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La volpe del deserto
La figura di Erwin Rommel rimane il simbolo dell’atteggiamento assunto dalle forze militari tedesche nei confronti del regime hitleriano e del nazismo come forma ideologica e di potere politico. Militare di carriera, brillante stratega, stimato dai suoi uomini, dai colleghi, dalla dirigenza nazista e da Adolf Hitler nonché dal nemico angloamercano, rimane una figura controversa nella storia militare tedesca.
Da soldato eseguì gli ordini del capo supremo del Reich, ma in molte occasioni non esitò a formulare le sue critiche alle decisioni prese da Adolf Hitler.
La resistenza antinazista nella Wehrmacht cercò di coinvolgerlo nei suoi piani antihitleriani, ma Rommel rimase dieroto le quinte non esponendosi in prima persona pur condividendo in certi aspetti le posizioni dei rivoltosi. Ma Erwin Rommel poteva essere , secondo alcuni esponenti della congiura antihitleriana, la persona adatta a potere intavolare i negoziati con gli angloamericani sul fronte occidentale con qualche speranza di successo.
Il piano dei cospiratori presupponeva : l’uccisione di Adolf Hitler, l’arresto dei gerarchi nazisti e l’eliminazione del pericolo di una reazione delle SS. Dopo la riuscita dell’attentato si doveva insediare un nuovo governo a Berlino composto da persone non coinvolte in prima persona con il regime nazista.Questo governo avrebbe dovuto ottenre un’ uscita onarevole della Germania dal conflitto trattando una pace separata con gli Alleati angloamericani, ma non co i sovietici.
Erwin Rommel poteva giocare un ruolo chiave in tutta questa oparazione. L’attentato del 20 luglio 1944 però fallì e Adolf Hitler sopravisse alla deflagrazione della bomba. Il capo nazista poté così mettere in atto tutta la sua vendetta personale e saldare i conti con l’odiata casta dei vertici militari di origine aristocratica usciti dalle rinomate accademie militari, colpevoli secondo lui di cospirare contro la sua persona e di avere portato la Germania sull’orlo della sconfitta militare.
Il carisma di Rommel dava fastidio a Hitler , che mal tollerava l’influenza del suo graduato tra le truppe, tra gli ufficiali e tra la gente. Ma Adolf Hitler aveva anche dovuto ricorre alle astute soluzioni tattiche dell’alto ufficiale, fatto che non fece altro che aumentare il prestigio di Rommel tra le masse popolari tedesche.
Ma Erwin Rommel rimaneva un enigma. Rispettava alla lettera il suo giuramento di fedeltà al capo supremo, faceva il mestiere di soldato, per il quale era stato preparato, e si permetteva di contraddire il suo Führer, quando lo riteneva necessario.
Questa sua ambiguità non fece altro che alimentare in Adolf Hitler i sospetti di una partecipazione del popolare ufficiale amato dalle truppe e dal popolo nel complotto e nell’attentato del 20 luglio 1944. Non avendo le prove inconfutabili del sua palese partecipazione al complotto ordito da alcuni alti ufficiali della Wehrmancht e dovendo confrontarsi con il carisma personale di Erwin Rommel Hitler scelse di trattare la questione Rommel in modo diverso.
Erwin Rommel doveva volontariamente togliersi la vita, mentre agli altri cospiratori catturati era riservato un trattamento atroce: radiazione con disonore dall’esercito, interrogatori con torture, pubblico processo con gogna e condanna alla pena capitale con sucessiva escuzione della condanna a morte in condizioni umilianti per i condannati. Inoltre i familiari dei cospiratori venivano sbattuti nei campi di concentramento. A Rommel era dunque stata concessa una fine onorevole per pura opportunità ideologico-politica. Al nazismo Rommel poteva essere ancora utile da morto, ma non da condannato. La reazione popolare a causa della condanna di Rommel rimaneva un’ incognita e Adolf Hitler non voleva rischiare di dovere fronteggiare un reazione di sdegno popolare.
Con ciò l’mmagine dell’ eroe sarebbe rimasta immacolata e Adolf Hitler avrebbe potuto rinforzare i prestigio postumo dell’alto ufficiale della Wehrmacht concedendo dei funerali di stato con tutti gli onori del caso.
Il regime avrebbe avuto il suo eroe da sbandierare come icona della nazione tedesca, mentre l’opposizione antinazista non avrebbe potuto sfruttare a suo favore il carisma di Erwin Rommel.
Il libro che abbiamo di fronte ci mostra il personaggio Erwin Rommel in una nuova luce, per certi aspetti inedita e sconosciuta al grande pubblico. Si tratta di un testo di saggistica concepito nei suoi minimi dettagli in modo chiaro, ogni informazione fornita al lettore risulta documentata e sempre inerente al discorso affrontato in generale e nei suoi dettagli particolari. Il testo però presuppone una conoscenza storica della situazione creatasi nella Wehrmacht all’epoca dei fatti, dunque a nostro avviso la lettura di questo libro deve essere accompagnata o preceduta da un’altra lettura che fornisca quei contorni storici necessari al lettore per potere affrontare una lettura di stampo settoriale di questo spessore secientifico.
Il testo è scritto in uno stile scorrevole e leggero di tipo giornalistico adatto ad ogni tipo di lettore. Le tesi sono sempre lineari e il percorso di lettura non presenta difficoltà specifiche di tipo terminologico.
In sostanza il testo è pensato per un pubblico che legge libri di saggistica divulgativi, ma impostati su un livello scientifico di spessore scritti in uno stile piacevole che coinvolge il lettore.
In conclusione un libro da leggere con la dovuta attenzione per scoprire una pagina di storia in parte sconosciuta a chi non si interessa in particolare delle vicende storiche della Germania.
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La lista di Eichmann : ogni ebreo ha un prezzo
La storiografia si è spesso occupata dell’Olocausto ovvero della soluzione finale della questione ebraica in Europa.
Questo libro affronta l’argomento aprendo uno scuarcio su un capitolo poco conosciuto al vasto pubblico dei lettori di saggistica storica. Che cos’era la lista ideata da Eichmann?
Dalle pagine del libro traspare tutto il cinismo della gerarchia nazista e di alcuni dei suoi esponenti di spicco, in particolare Adolf Eichmann e Heinrich Himmler che credevano di potere mercantaggiare la sorte delle comuntà ebraiche cadute nelle loro mani con gli Alleati angloamericani e con i sovietici, quando diventò chiaro che la sconfitta del Terzo Reich era solo una questione di tempo, dato che le truppe angloamericane avanzavano da ovest e da sud e quelle sovietiche da est.
Adolf Eichmann doveva portare a termine la soluzione del problema giudaico, in particolare in Ungheria ( dopo l’abbandono dell’Ungheria di Miklós Horthy dell’Asse e la successiva l’occupazione del paese da parte delle truppe naziste nel 1944), ma anche altrove, in Europa centrale e in quella balcanica.
Heinrich Himmler archittetò il piano Blood for Money che prevvedeva il pagamento di una determinata cifra in denaro per ogni ebreo non inviato nei campi della morte. Con ciò i gerarchi nazisti si sarebbero assicurati un lasciapassare per la loro salvezza personale alla fine della guerra.
Il libro ricostruisce i retroscena di questo piano orchestrato con cinismo dai nazisti, che vide in primo piano gli esponenti delle SS ,le organizzazioni ebraiche internazonali che tentarono di salvare gli isrealiti ancora presenti in Ungheria, i governi e i servizi segreti angloamericani e sovietici. Alla fine però il piano fu respinto e rimandato al mittente sia da Mosca, sia da Londra e da Washington.
L’autore ci da nel suo insieme un resoconto piuttosto dettagliato, ricco di informazioni senza alcun dubbio interessanti accuratamente documentate che però potrebbero essere in certe parti del libro approfondite con riscontri storiografici specifici e non così sintetici. In sostanza si tratta di un argomento per sua natura complesso e delicato che non può essere ridotto in un testo di sintesi pensato per un contesto di divulgazione di massa. Di conseguenza, si tratta di un infarinatura di un argomento lasciato per così dire a metà, a nostro avviso un po’ sospeso con pochi appigli di approfondimento storico scientifico ( in particolare non viene a sufficienza approfondito l’attegiamento assunto dagli angloamericani e dai sovietici tenendo conto delle loro priorità belliche e startegiche ) che può tradire le aspettative di un lettore sofisticato alla ricerca di particolarismi storici approfinditi nei minimi dettagli.
Dalle pagine del libro traspare chiaramente l’improta di stampo giornalistico tipico di un libro che deve essere in primo luogo leggibile, dunque accessibile a chiunque. La lettura è dunque scorrevole e le informazioni inserite sono inerenti allo scopo : informare riducendo al osso i dettagli dei retroscena.
In conclusione un libro da leggere sicuramente per potere scoprire una pagina inedita della seconda guerra mondiale.
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Il destino del popolo nomade nei piani nazisti
Questo libro di saggistica storica affronata un argomento rimasto per troppo tempo in ombra: la persecuzione e l’eccidio pianificato dei rom e dei sinti messo in atto dal regime nazista in Europa durante la seconda guerra mondiale.
La storiografia si è occupata spesso dell’Olocausto della popolazine ebraica in Europa e delle persecuzioni messe in atto dal regime nazista in Germania contro la comunità ebraica locale anche prima dello scoppio della seconda guerra monidale.
Ebrei, slavi, rom e sinti erano considerati nel contesto della politica razziale dei nazisti allo stesso modo : esseri subumani da sfruttare e da eliminare.
Questo libro ci mostra le proporzioni di questo sterminio passato alla storia con un termine poco conosciuto al pubblico dei lettori : Samudaripen.
Il testo risponde ad un paio di domande molto concrete :
perché il regime hitleriano si era scatenato contro un popolo senza patria per sua tradizione nomade?
quali proporzioni aveva assunto il piano di sterminio?
peché lo sterminio del popolo nomade è stato avvolto nel mistero e sottacciuto?
In sostanza nel suo lavoro di ricerca l’autore indaga sulle ragioni che avevano spinto il Terzo Reich a pianificare la soluzione finale della questione zigara in Europa. Le pagine del libro aprono un sipario del teatro degli orrori che è stato messo in atto dal nazismo tra cui gli esperimenti scientifici di ogni tipo e genere che facevano parte di questo abominevole progetto di sterminio di un’ intera etnia. I rom e i sinti, riluttanti alla disciplina e al lavoro forzato, erano considerati dai nazisti le cavie ideali e perfette per gli esperimenti medici o di altro tipo.
Il testo offere anche delle testimonianze dirette dei sopravvissuti dei campi di concentramento e di sterminio.È chiaro che non si tratta di una lettura di svago, ma di un viaggio nell’ orrore di un’ideologia razzista e dei suoli aguzzini che non provavano nessuna pietà per le loro vittime, anzi al contrario consideravano il loro lavoro un opera benefica, utile al progresso scientifico e alla definitiva affermazione in Europa del Reich hitlerano.
Il testo è redatto in uno stile asciutto e diretto senza giri di parole. L’ orrore viene mostrato in tutte le sue sfaccettature e tragiche dimensioni, in sostanza in tutta la sua disumana crudeltà, perciò al lettore viene richiesta una notevole dose di attenzione nel percorso di lettura.
A nostro avviso è utile avere delle nozioni almeno generali del periodo storico in questione, dato che alcuni approfondimenti storiografici non sono presenti nel testo. Di conseguenza, l’autore da per scontato certe nozioni generali o specifiche sul nazismo e sulla sua politica razzista.
Si tratta dunque di una lettura di approfondimento del nazismo, dunque settoriale e specifica, adatta a chi è alla ricerca di notizie sul nazismo non divulgate spesso dalla storiografia che per sua natura ed impostazione è attanta alla divulgazione di massa e non quella di nicchia.
In conclusione un libro sicuamente da leggere per capire le dimensioni dello sterminio nazista in Europa.
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I punti di svolta di un conflitto
In un conflitto armato ci sono vari fattori che influiscono sull’esito di una battaglia o di una guerra. Nei manuali di storia si tende ad esaminare i fattori politici, diplomatici , economici e militari dei contenenti.
Il libro che abbamo di fronte però affronta l’argomento della Grande Guerra da un punto di vista diverso. L’autore si è posto una domanda per certi aspetti poche volte presa in considerazione dalla storiografia: quali erano i punti di svolta nella prima guerra mondiale?
L’autore ha indeficato questi:
20 ottobre 1914 l’inondazione del Yser- fronte occidentale
29.ottobre 1914 l’ingresso della Turchia nel conflitto
23 aprile 1915 L’Australia nel conflitto - Gallipoli
21 maggio 1915 Lloyd George diventa primo ministro del governo britannico
21 agosto 1916 la battaglia della Somme
21 novembre 1916 la scomparsa di Francasco Giuseppe
1 febbraio 1917 la Germania lancia la guerra sottomarina indiscriminata nell’oceano Atlantico
15 marzo 1917 l’abdicazione dello zar Nicola II
13 giugno 1917 il bombardamento di Londra con i bombardieri aerei Gotha G.IV
2 novembre 1917 la Dichiarazione Balfour
8 gennaio 1918 I Quattordici punti di Woodrow Wilson
9 aprile 1918 l’offensiva tedesca sul Lys -fronte occidentale
Questo libro non è il tipico manuale di storia che molti lettori sono abiutati ad avere tra le mani. In sostanza non si tratta di un resoconto dettagliato e cronologico del primo conflitto mondiale, anzi risulata chiaro dall’ impostazione del racconto immaginato dall’ autore che l’obiettivo di questo testo di saggistica sia un altro: individuare dei punti di svolta ovvero dei singoli episodi che avevano secondo l’autore indirizzato gli avvenimenti bellici in una determinata direzione inclinando così il barcentro a favore dell’Intesa e in netto svantaggio degli Imperi centrali.
Il lettore italino può trovare una lacuna evidente in questo testo. L’autore non ha menzionato anzi ha tralasciato l’entrata in guerra dell’ Italia a fianco dell’Intesa, giudicata secondo la sua chiave di lettura non decisiva o determinante per le sorti del conflitto. A nostro avviso però l’entrata in guerra dell’Italia non può essere considerata un fattore marginale, al contrario avendo essa aperto un nuovo fronte in Europa. Ogni storico da la sua lettura degli eventi che può essere approvata oppure contestata o messa in dubbio dai suoi colleghi. Comunque, a nostro avviso un dettaglio da non ignorare, se si desidera esaminare tutti gli equilibri strategici, militari , economici, politici e diplomatici di un conflitto come lo era la prima guerra mondiale. È chiaro che si tratta di una chiave di lettura tipicamente anglosassone.
Il libro si presta ad una scorrevole lettura che però richiede dal lettore delle nozioni storiografiche per lo meno di base pur avendo il lettore a dispsizione tutte le informzioni necessarie per potere comprendere il specifico argomento trattato dall’autore nel capitolo. L’autore fornisce in sostanza una serie di spot ben documentati e arrichiti da argometazioni sempre documentate messe al punto giusto nel testo che rendono il discorso nel suo insieme comprensibile.
in conclusione un libro da leggere per avere una chiave di lettura diversa della prima guerra mondiale.
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I sei anni di carneficina
La storiografia si è cimentata molte volte nel offrire ai lettori un resoconto della seconda guerra mondiale dando innumerevoli chiavi di lettura con lo scopo di trovare le ragioni e le cause che avevano portato l’umanità ad una carneficina di tale orrore. La seconda guerra mondiale rappresenta un ulteriore evoluzione del conflitto industriale e della guerra totale nella storia del genere umano.
L’autore di questo saggio sulla seconda guerra mondiale ci mostra la guerra in tutta la sua dimensione : decisioni politiche e diplomatiche, strategia militare, risvolti economici ed industriali nonché il vissuto quotidinano della gente comune. In sostanza si tratta di un testo che ha unito in un racconto storico l’uomo comune scraventato negli eventi bellici , i capi di stato e i vertici miliari nelle cui mani era deposto il destino dei paesi. Dal testo traspare la vera natura della guerra combattuta dalle potenze dell’Asse e cioè un conflitto razziale e di sterminio. L’autore illustra le ragioni che in quel contesto storico avevano portato le due democrazie aglosassoni ad allearsi con Jozef Stalin per potere sconfiggere il nemico in Europa, ma anche in Asia.
In sostanza nel testo appare un quadro completo di un conflitto in tutte le sue dimensioni anche quelle umane. L’autore, esperto internazionale del settore, è riuscito con maestria a selezionare un materiale storiografico immenso scegliendo ciò che era indispensabile per potere dare un quadro completo ed esaustivo di un conflitto combattuto in diversi continenti.
Dare una sintesi così completa non avara di particolari interessanti dimostra tutta la maestria professionale e scietifica dell’autore. Pur essendo a digiuno di particolari storici o di nozioni generali del periodo trattato il lettore può avventurarsi nella lettura di questo saggio storico di indiscusso valore scientifico. Ogni informazione veicolata è inerante all’argomento trattato, dunque non è superfua, ma illumina i retroscena storiografici fornendo al lettore tutti gli appigli necessari per potere proseguere la sua lettura.
Il discorso impostato dall’autore risulta sempre chiaro e lineare, le sue tesi sono sempre documente.
Il testo può essere usato da chi necessiti di avere un testo che fronisca un quadro completo per certi aspetti sintetico di un conflitto per sua natura complesso ed esteso.
In conclusione un libro sicuramente da leggere con la dovuta attenzione per chi si interessa dei eventi bellici in generale.
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Il testimone del terrore
La Polonia fu la prima vittima dell’aggessione armata hitleriana all’Europa. La guerra combattuta in Polonia fu un’antemprima di tutti gli orrori successivi commessi dalle armate naziste nei paesi da loro occupati. L’obiettivo del Führer era quello di non solo cancellare dalle carte geografiche la Polonia come nazione, ma anche di distruggere tutte le sue istituzioni statali compreso il tessuto sociale del paese ovvero uccidere il clero cattolico, gli intellettuali e il corpo ufficiali ovvero le forze armate. A questo scopo fu intrapresa una guerra di annientamento fisico del nemico polacco. La popolazione civile venne equiparata alle forze armate nemiche, perciò diventò obiettivo bellico degli attacchi aerei della Luftwaffe e delle truppe corrazate. Speciali squadroni della morte i famigerati Einsatzkomando accompagnavano le truppe combattenti della Wehrmacht con l’unico scopo di scovare e massacrare gli ebrei e i polacchi membri dell’elité del paese. Non vi fu nessuna pietà nei confronti del popolo polacco per un semplice fatto : la guerra combattuta in Polonia era legittima secondo i nazisti, dunque si trattava di una guerra riparatrice dei torti inflitti alla Germania dal trattato di pace di Versailles. Inoltre il popolo polacco essendo di origine slava veniva considerato come una popolazione di esseri subumani come lo erano gli ebrei, dunque entrambi dovevano essere sterminati e licuidati dalla faccia della terra.
Anche Stalin adottò la mano dura nei territori polacco - orientali passati sotto controllo dell’Armata Rossa, dove fu effettuata la cosiddetta pulizia di classe. Il massacro di Katy? è il simbolo di questa repressione ideologica, ma non razziale effettuata dalla polizia segreta staliniana che uccise migliaia di ufficiali polacchi arresi si all’Armata Rossa.
Il destino della Polonia fu segnato anche dall’atteggimento di Stalin verso di essa. L’ accordo Ribbentrop- Molotov firmato il 23 agosto 1939 in sostanza nelle sue clausole segrete definì la spartizione del territorio polacco tra le due potenze vicine che consideravano i confini polacchi un prodotto penalizzante del trattato di Versailles nei loro confronti. La firma di questo trattato può essere spiegata in questi termini: opportuntà strategica e ragione di stato nonché furbizia diplomatica dei due dittatori intenti a assicurarsi delle posizioni in Europa orientale. Ma anche all’URSS due anni dopo toccò lo stesso destino della Polonia : una guerra di aggressione e di annientamento ovvero razziale e ideologica, la guerra assoluta contro il comunismo stalinaino che avrebbe segnato il destino di entrmbi i paesi, quello della Germania nazista e quello dell’Unione Sovietica. In prospettiva di questa guerra la Polonia daveva essere ‘pacificata’ secondo Adolf Hitler rendedola schiava del Terzo Reich.
La Polonia fece parte del cosiddetto spazio vitale per il popolo tedesco programmato da Adolf Hiter e prospettato nel suo libro Mein Kampf, manifesto politico ed ideologico . In questo contesto devono essere letti tutti gli avvenimenti legati alla Polonia durate l’occupazione nazista.
Dopo questa introduzione storica possimo passare al libro scritto da Jan Karski, esponente della resistenza polacca incaricato di tenere i rapporti tra l’apparato di resistenza clandestino nella Polonia occupata, il governo polacco in esiglio a Londra e gli Alleati angloamericani. Si tratta dunque di una testimonianza diretta dell’uomo che portò per primo furori dalla Polonia le prove dell’massacro della popolazione ebraica su larga scala e di massa. In sostanza dalle sue parole traspare senza mezzi termini tutto l’orrore del regime di occupazione nazista in Polonia, le modalità di resistenza della popolazione polacca, una descrizone dettagliata delle strutture cladestine operanti nel paese e la portata della resistenza armata di un intero popolo contro gli invasori. Un capitolo particolare è dedicato dall’autore all’atteggiamento assunto dagli angloamericani nei confronti non solo della questione ebraica ma anche nei confronti della resistenza polacca. Un fatto risulta chiaro: furori dalla Polonia non si aveva una vera ed esatta perceszione degli orrari e della portata del massacro in atto nei confronti della popolazione ebraica e di quella polacca.
L’autore ci offre un quadro completo, dettagliato e esaustivo degli eventi inserendo con maestria tutte le informazioni documentate ineranti all’argomento, arricchite anche con esempi di vita quotidiana e di testimoniazie di persone coinvolte nei fatti trattati.Il lettore ha di fronte a sé non un trattato storico o una sfilza di documenti, ma persone vere e vive, gente comune, statisti e capi di stato con i quali l’autore aveva avuto i contatti. e con i quali aveva collaborato durante la sua clandestinità e nelle sue missioni segrete all’estero. Davanti al lettore si apre un mondo sconosciuto che generalmente non entra nei libri di storia classici.
Non si tratta di un saggio storico classico, ma di un libro di testimonianza che ha il valore di una fonte storica.
Il libro si presta ad una scorrevole lettura, che però richiede dal lettore qualche nozione storica del periodo bellico. In sostazna si tratta di una lettura impegnata tenendo conto della specificità dell’argomento, ma che senza dubbio potrà essere interessante per quei lettori sempre alla ricerca della testimonianza diretta degli eventi.
In conclusione un libro da leggere per potere capire una pagina della seconda guerra mondiale ancora sconosciuta al grande pubblico amante e apassionato di saggistica.
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Un parente scomdo
Nel suo libro l’autore ci mostra il ritratto di Galeazzo Ciano, giovane brillate dell’epoca approdato ai vertici del partito fascista diventando ministro degli estreri di Benito Mussolini. Le nozze con Edda, figlia prediletta del Duce legarono la carriera di Galeazzo Ciano anche ai vincoli famigliari con il Duce. In sostanza il ministro degli esteri non era un uomo qualunque ai veritici dello stato e del partito fascista, al contrario era il marito della figlia del Duce. Esprimere dei dubbi sulla politica di Adolf Hitler equivaleva indirattamente criticare le scelte di Benito Mussolini in termini di alleaze politiche e militari.
Le posizioni critiche espresse a chiare lettere nel suo diario da Galeazzo Ciano assunsero la forma di un evoluzione di pensiero che portarono un membro della cerchia famigliare del Duce a votare l’oredine del giorno di Grandi nella seduta cruciale del Gran consiglio che in defintiva significò una mozione di sfiducia a Benito Mussolini da parte dei vertici del partito fascista e portò alla destituzione di Bentio Mussolini da capo del governo da parte del re Vittorio Emanule III. Il 25 luglio del 1943 di fatto fu la tappa finale della presa di posizione di Galeazzo Ciano nei confronti dell’ alleaza con la Germania hitleriana prima avvalata anche da lui ma poi critcata dal ministro degi esteri.
La vicenda personale, mischiata al legame famigliare e alle scelte politiche di Galeazzo Ciano finorono per determinare la sua sorte che finì per diventare un affare di stato e la ragion di stato non lasciava scampo né a Galeazzo Ciano né a Benito Mussolini. Galeazzo Ciano non si considerava un traditore del fascismo e della patria avendo agito secodo le sue convinzioni personali per il bene del paese. Benito Mussolini salvato dal Führer dalla prigionia era in un certo senso debitore della sua libertà al caporale austriaco, peciò non poteva opporre al suo amico e alleato Adolf Hitler alcun rifiuto, neanche quello di non processare il marito di sua figlia, di non condanarlo a morte e poi di non fare eseguire la sentenza capitale.
Dalle pagine del libro risultano chiari due distinti livelli di rapporti :
personali ovvero famigliari oposti a quelli ufficiali
Questo dualismo caratterizza tutta la carriera di Galeazzo Ciano. Purtroppo gli argomenti a nostro avviso non sono approfnditi come varebbro potuto esserlo. I retroscena sono spesso solo accennati dall’autore oppure vengo sottintesi, perciò possiamp presumere che l’autore abbia considerato di avere di fronte il classico tipo di lettore già in posesso di tutte le nozioni storiche che rendono la lettura comprensibile in tutte le sue sfacettature nascoste.
Il libro e scritto in uno stile scorrevole e leggero simile ad un articolo giornalistico di tipo informativo senza pretese particolari privo di tutti gli approfondimenti storici considerati dall’autore non essenziali. Le informaznioni sono dunque ridotte all’osso.
Nonostante ciò l’autore è riuscito a dare un quadro completo a nostro avviso troppo generale e non esaustivo della vicende storiche legate a Galeazzo Ciano. L’argomento però per sua natura è molto complesso ed è ancora oggi fonte di dibattito scientiico tra gli storici . Ridurlo a un testo di saggistica di divulgazione di massa ci sembra molto riduttivo è può trarre in inganno quel lettore che non possiede solide nozioni storiche sul fascismo e in particolare sulla sua complessità degli intrecci del potere tra i vari gerarchi e Benito Mussolini, rapporti spesso complssi legati alla natura idelogica del regime fascista.
In sostanza l’argomento di Gelazzo Ciano è un argomento storicamente complesso e delicato che si presta a diverse interpretazioni e letture storiche. Dare al lettore interessato solo una chiave di lettura didotta al minimo ci sembra un operazione non di alto livello scintifico storiografico, ma piuttosto ci appare una scelta dell’autore di scrivere una specie d’inchiesta giornalistica non troppo impegnativa e che però vuole essere divulgativa.
In conclusione un libro da leggre solo per curiosità letteria e nulla di più.
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Fantastoria
La storia studia il passato, dunque si occupa di tutto ciò che è avvenuto nell ‘arco di un periodo temporale passato dell’umanità.
Questo libro invece ci racconta gli avvenimenti storici in modo diverso incosueto e insolito per un libro di saggistica. Infatti il dicorso degli autori non viene incentrato sulle cause e sulle consguenze di un avvenimento o sulla sua evoluzione, ma al contrario il filo del discorso viene spostato altrove in uno spazio temprale diverso. La tematica di fondo può essere sintetizzata in questi termini : se un fatto storico sarebbe accaduto in un alto modo, quali sarebbero stati suoi sviluppi? In breve la storia avrebbe sicuramente imboccato un’altra strada.
Dando un occhiata ai capitoli del libro risulata chiaro tutto il discorso storico impostato dagli autori.
- Vienna primavera 1907 :se Hitler sarebbe stato ammesso all’Accademia delle Belle Arti
- Sarajevo 1914 : se Francesco Ferdinando fosse scampato all’attentato
- Pietroburgo :1917 se non ci fosse stata la Rivoluzione d’ottobre
- Roma, ottobre 1922 se il Re avesse fitmato lo stato d’assedio
- Pearl Harbor, dicembre 1941 :se la flotta americana fosse stata distrutta
- Roma settembre 1943 : se la monarchia non avesse abbandonato Roma
- Rastenburg luglio 1944: se Hitler fosse stato ucciso
- Roma luglio 1948 se Togliatti fosse morto
- Roma primavera 1978 :se Moro fosse stato liberato
- Washington novembre 2000 : se avesse vinto Gore
La procedura usata dagli autori è molto semplice, ma efficace nel catturare l’attenzione del lettore. Si parte da un fatto storico realmente avvenuto e ci si chiede che cosa sarebbe avvenuto se quel fatto avesse avuto un esito diverso. Gli autori dunque formunlano un ipotesi secondo loro storicamente giustificata e plausibile, ma parlando di ipotesi, le ipotesi possono essere però diverse, ma anche molteplici. Così, se Adolf Hitler fosse stato ammesso all’Accadamia delle Belle Arti sarebbe diventato un artista noto e famoso e non avrebbe trascinato il mondo nella catastrofe bellica? E come la mettiamo con lo scoppio della prima guerra mondile, evento cruciale nella vita di Adolf Hitler? Artista clebre o non clebre Adolf Hitler sarebbe stato sicuramente arruolato nel esercito oppure avrebbe scelto di arrularsi volontariamente . Il fatto di essere ammesso o non ammesso all’accademia ci sembra un fatto marginale nella vita di Adolf Hitler se parliamo degli eventi che avevano determinato il corso della storia e non le scelte di vita personale del caporale austriaco, piuttosto era proprio lo scoppio della Grande Guerra quell’eveneto che influì particolarmente sull’evoluzione della sua personalità politica e ideologica.
Possiamo però lecitamente chiederici : siamo sicuri che il futuro Führer sarebbe diventato un artista celebre? E se fosse rimasto un artsta mediocre pur esseno stato ammesso all’accademia sarebbe ugualmente diventato quel dittatore spietato che conosciamo dai libri di storia? In sostanza si possono fare molte ipotesi nel segno del poi, ma la storia analizza i fatti e non formula ipotesi azzardate di ciò che sarebbe potuto avvenire perciò questo libro ci da solo una chiave di lettura possibile delle ipotesi, quelle ritenute giuste e fattibili dagli autori, ma un altro autore avrebbe potuto avere opinioni diverse di ciò che sarebbe potuto avvenire. Le chiavi di lettura sono dunque più di una.
Si tratta di un libro senza dubbio fuori dal comune che però non mira ad essere un testo di saggistica storica di alto livello scientifico.
Abbiamo tra le mani un testo di divulgazione di massa adatto ad una lettura leggera e non impegnata, scritto in uno stile scorrevole e semplice senza profondi approfondimenti che avrebbero potuto dare un quadro completo e esaustivo del periodo storico preso in esame dagli autori.
Le informazioni e i riferimenti sono dunque ridotti all’essenziale e nulla di più, perciò certe parti avrebbero dovuto essere più approfondite per rendere chiare le ragioni che hanno portato gli autori a formulare una determinata ipotesi e non un’ altra in merito allo sviluppo alternativo dell’evento storico descritto in quel particolare punto del discorso complessivo.
Le informazioni sono di conseguenza condensate al minimo, perciò si presume che il lettore abbia acquisito delle conoscienze non di base ma piuttosto approfondite del periodo storico per potere essere in grado di carpire il messaggio sottinteso espresso dagli autori e dipanare senza alcun aiuto la matassa storica solo accennata nel libro.
In conclusione un libro da leggere per pura curiosità, ma la storia come ricerca scientifica è tutt’altra cosa.
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La Germania numero 2
Sulla copertina del libro c’è l’mmagine della Trabat, la tipica vettura prodotta nella DDR, ambito simbolo di benessere del cittadino comune della Germania est.
Dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989 la Germania numero due doveva essere integrata nella Germania numero uno ovvero la Germania comunsita doveva essere inclusa nella cosiddetta Germania ufficiale conosciuta come Germania ovest oppure Repubblica Federale Tedesca. L’unificazione tedesca ha dato vita ad un paese unificato ed unito, la Germania odierna diventata motore dell’ Europa. Ma le due patrie come venivano chiamate dai tedeschi per circa quarant’anni sono state veramente unificate o c’è ancora una Germania di serie A ed un’altra di serie B? A questa domanda risponde questo libro che è in pratica un viaggio nell’altra Germania quella semisconosciuta alla massa degli europei occidentali che la percepivano come uno stato vassallo nell’impero esterno sovietico. ( blocco orientale)
Il libro è in sostanza un viaggio attraverso lo spazio e il tempo. L’autore descrivendo i luoghi, le città i villaggi e i paesaggi tipici della Germania orientale passa in rassegna anche le pagine di storia di quelle terre così lontane ma nello stesso tempo così vicine all’Europa.
Davanti al lettore appassionato di questo genere di lettura si apre un mondo pieno di cultura ma anche di contraddizioni storiche. Non lontano da Weimar, città nota per i suoi palazzi e musei , luogo dove aveva vissunto anche Goethe, c’è il simbo delle atrocità naziste, il campo di concentramento di Buchenwald. In questi due luoghi, il primo simbolo della rafinatezza artistica e culturale, il secondo simbolo del dolore e della bestialità umana è racchiusa tutta la contraddizione della storia tedesca.
Il lettore passo dopo passo viene accompagnato lungo un itinerario storico, culturale, economico e sociale di un paese rimasto in bilico chiuso da un muro diventato simbolo della Guerra Fredda. Dalle pagine del libro traspare chiara l’immagine della Germania est in tutte le sue sfaccettature. La seguente domanda di fondo alla quale rispode questo interessante libro può essere questa: ma com’era la DDR?
Il racconto non traccia solo l’immagine di uno spazio geografico e della sua storia ma cerca di interpretreanche i sentimnenti di chi ha vissuto nella DDR. Quale atteggiamento aveva la gente verso lo stato comunista? Era davvero uno stato così opressivo ed autoritario o garantiva anche dei servizi sociali gratuiti ai suoi cittadini che avevano diciso di non abbandonarlo e fuggire in occidente?
Prendendo in mano questo libro scritto in uno stile scorrevole, ma ricco di particolari e dettagli senza dubbio interessanti da ogni punto di vista, il lettore ha l’opportunità di avere una visione diversa della Germania est, vista dal di dentro e non dal di fuori. Si tratta dunque di una lettura piena di sorprese e piacevole che non dovrebbe né stancare né annoiare il lettore,ma stimolarlo a riflettre su una parte della storia tedesca rimasta per lungo tempo sconosciuta.
Purtroppo certi punti e riferimenti storiografici avrebbero potuto essere approfonditi in modo tale da dare al lettore sprovvisto di nozioni storiche dei punti di rifermento più concreti e saldi. Nel suo complesso però il testo offre una copertura generale non mirata al dettaglio ricercato adatto ai lettori sofisticati. Si tratta indubbiamente di un testo scritto con cura simile ad un diario di viaggio e non al tipico manuale di saggistica storica.
In conlusione un libro sicuramente da leggere per conocere l’altra Gremania e la sua storia.
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Un papa scomodo?
Pio XII o papa Pacelli e la seconda guerra mondiale: per una certa storiografia critica dell’operato papale il papa in questione fu una figura controversa nel periodo della seconda guerra mondiale. Molti lo accusano di avere fatto troppo poco per contrastare l’Olocausto altri, invece affermano il contrario : date le circostane storiche il papa aveva fatto tutto ciò, che era nel suo potere di fare per contrastre l’odio razziale.
Il libro scritto da un esperto del settore affronta il problema da un punto di vista totalmente diveso e risponde ad una domanda semplice ma precisa: come vedevano l’operato del papa i nazisti?
Il titolo del libro Il Terzo Reich contro Pio XII da al lettore un' indicazione precisa del dicorso storico affrontato dall’autore nel suo libro. L’autore sbirciando negli archivi nazisti ci da il punto di vista hitleriano e dei suoi seguaci sul papa ma anche del Vaticano. Dai documenti esaminati dall’autore esce una quadro per certi aspetti a moliti sconosciuto e inedito dei rapporti del Terzo Reich con la Chiesa.
Senza dubbio si tratta di una lettura interessante ricca di particolari che possono chiarire molti aspetti oscuri alla maggioranza del lettori appassionati di storia.
Dal testo traspare chiramente il lavoro certosino del ricercatore storico che però ha saputo nel suo lavoro concigliare il linguaggio scientifico tipico del settore della saggistica con uno stle leggero, leggibile vagamente giornalistico, sempilce da capire per ogni lettore interessato all' argomento presentato nel libro.
In sostanza non si tratta del classico mattone scientifico zeppo di citazioni, note, date rifermenti di archivio, al contrario ogni citazione o rferimento storico è inerente al discorso portato avanti dall’autore dalla prima all’ultima pagina dell’libro, perciò possiamo affermare che la lettura non stanca affatto il lettore ma lo tiene appeso ad un filo di mistero, tipico dei romanzi gialli. In breve il lettore viene stimolato a proseguire la lettura.
In conclusione un libro che può essere considerato una via di mezzo tra un testo di divulgazione storica di massa e un testo di saggistica che però non ha l’ambizione di diventare il classico manuale adatto agli esperti del settore.
Una lettrura senza dubbio utile per capire i rapporti tra il Trezo Reich e la Chiesa.
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Le radici dell’odio
Il libro che è comparso di recente nelle librerie affronta il tema del antisemitismo sviluppatosi in Germania. L’autore non affronta nel suo testo il periodo del nazismo, ma fa un passo indietro è ci mostra il processo di evoluzione dei rapporti tra tedeschi e ebrei prima dell’avvento della dittatura hiltleriana.
Guardando le date impresse sulla copertina sotto il titolo e il sottotitolo risulata chiaro al lettore che il periodo storico preso in esame dall’autore, esperto internazionale del settore spazia dal 1800 al 1933.
In sotanza si parte dall’epoca nella quale la Germania non era ancora unificata in uno stato, poi si passa al periodo dell’unificazione tedesca sotto l’aquila prussiana per alla fine finire il percorso storico con il crollo dell’impero del Kaiser e la crisi della debole Repubblica di Weimar, timido esperimento di edificazione di uno stato tedesco democratico e non autoritario .
Il percorso di lettura è strutturato in tappe scadenzate struttrate in cicli temporali.
- 1800- 1870 gli amici e i nemici degli ebrei
- 1880 l’antisemitismo è una questione sociale
- l’avventura del collettivismo popolare
- guerra, declino e odio antiebraico
- masse deboli, razza forte
- il partito nazionalsocialista del popolo
- una storia senza fine
Ogni ciclo temporale coincide con una tappa precisa del percorso storico tedesco in termini culturali, sociali, politici, economici e militari. Lo sviluppo dell' antisemitismo in Germania è dunque legato ad un percorso attuato dalla società e dalla politica tedesca che era legato a doppio filo all ‘idea del militarismo ed all’ espansionismo economico ed idustrale della nazione. In sostanza la cumunità ebraica ad un certo punto si era trovata ad avere in mano una cospicua parte delle richezze finaziarie ed imprendiitoriali del paese. Questo fatto contribuì ad alimentare in certi strati della società tedesca sentimenti di invidia che alla fine finirono per tramutarsi in odio che sfociò nell’ideologia nazista. La sconfita bellica nella Grande Guerra diventò una prefetta cassa di risonanza di tutto il revanscismo retrogrado tedsco che trovò nel ebreo la valvola di sfogo.
L’Olocausto fu dunque l’ultima tappa di un percorso di evoluzione storico, economico, politico e sociale nonché anche culturale in Germania.
Di conseguenza, per la natura complessa del argomento trattato si tratta nel suo complesso di una lettura impegativa ma senza alcun dubbio interessante per un lettore attento ad ogni particolare storico e sempre alla ricerca di approfondimenti dei processi storici sviluppatisi nel corso dei secoli. L’ autore offere al lettore una visione chiara, lineare e limpida delle dinamiche sociali, economiche, culturali e politiche della società tedesca dell’epoca presa in esame. I dettagli e le informazioni veicolate sono sempre dosate in modo tale da non stancare il lettore intento a carpire il filo del discorso. I fatti esposti sono chiari e le tesi dell’autore sono sempre accompagnate da riscontri storici.
Il libro può essere considerato un testo di approfondimento, perciò richiede dal lettore delle nozioni storiche di base. Chiramente non si tratta di un testo di divulgazione storica di massa, al contrario, abbiamo di fronte un libro di alto spessore scientifico scritto in modo magistrale da un autore di spessore internazionale.
In conclusione un libro sicuramente da leggere per capire le radici dell’odio.
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Luci e ombre di un rapporto complesso
Molti autori si sono già cimentati nella storiogrfia su questo argomento per sua natura ostico e complesso cercando di trovare una risposta ad una domanda che ricorreva molto spesso nel secondo dopoguerra : quali erano in sostanza i rapprti tra il nazismo e il cattolicesimo in Germania?
Il libro che abbiamo in mano analizza con precisione scientifica il problema ancora molto dibattuto nella storiografia di molti paesi. L’autore traccia un quadro dettagliato e preciso dell’intreccio occorso tra il potere nazista ed alcuni esponenti e settori ecclesiastici cattolici in Germania. Il libro si divide in tre parti che rappresentano in sostanza le fasi temporali di questi rapporti (l’evoluzione della relazione) tra i due poteri, uno politico ed idelogico, l’altro spirituale. La tabella di marcia della lettura può essere sintetizzata così:
l’incontro con il nazionalsocialismo
i primi cento giorni del governo di Hitler
il concordato con la Santa sede
la grande riconcigliazione
il potere nazista la stampa e i circoli culturali cattolici
il conflitto ideologico
la Chiesa e la politica estera hitleriana
La Chiesa e la guerra 1939-1945
l’eugenetica dei nazisti: una questione di coscienza e principio o di fede
la questione ebraica
l’ideologia politica della Chiesa nella pratica: la resistenza ai sopprusi e la visione della società alternativa al nazismo
Nel testo i fatti sono esposti con chiarezza e senza giri di parole. Ogni tesi espressa dall’autore sull’ argomento è documetata storicamente con fonti e citazioni che ampiano il discorso storico ed estendono il racconto in termini scientifici. Le inforazioni veicolate però non appesantiscono la lettura, al contrario, la rendono ricca di dettagli e particolari senza dubbio interessanti per il classico lettore apassionato di storia. Il racconto storico rimane sempre lineare e tutti i dettagli inseriti nel filo del racconto storico affrontato dall’autore in un determinato segmento temporale arricchiscono il contenuto del capitolo. La tesi storica risulta perciò sempre chiara e comprensibile .
Questo genre di lettura per sua natura di settore richiede però dal lettore una dose continua di attenzione non solo per potere carpire il minimo dettaglio ma anche per potere avere un quadro del discorso riassuntivo generale che accompagna tutta la lettura del libro. Dal discorso generale sempre collegato all’argomento trattato si passa con disinvoltura e maestria al particolare storico che apre una visione completa della dinamica degli eventi che portarono allo sviluppo dei contatti tra il nazismo il cattolicesimo in Germania caratterizzati da momenti cruciali di critica, opposizione, cooperzione, convivenza e ache resistenza all’ ideologia totalitaria e razzista.
In sostanza l’autore ci offre una chiara visione dell’evoluzione di questi rapporti così complessi che incisero sulla storia della Germania.
Si tratta dunque di un testo di saggistica non del tutto tipicamente accademico, ma senza dubbio di alto livello, scritto in uno stile leggero quasi giornalistico che rende la lettura di un argomento di nicchia e di settore piacevole e scorrevole. Si tratta però nel suo complesso di una lettura impegnativa che non può essere comunque considerata il tipico testo di divulgazione storica di massa. In defintiva abbiamo a che fare con un testo di saggistica storica redatto per una lettura di approfondimento di un determinato argomento storico del periodo del nazismo al potere in Germania.
È chiaro che non si tratta di una lettura di svago dato il suo spessore scientifico.
In conclusione un libro scuramente da leggere con la dovuta attenzione per potere capire una pagina poco nota della storia tedesca.
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La fabbrica della morte
Trieste è una città particolare, crocevia di culture diverse e di religioni. Una città per sua natura multietnica attravarseta dal solco della storia. Lungo la sua travagliata storia Trieste ha conoscuito anche le luci di periodi prosperosi di sviluppo economico e culturale ( il periodo dell’ impero asburgico ) e le obmbre delle due guerre mondiali.
Una pagina oscura a lungo poco consciuta della storia della città è la presenza nel porto del mare Adriatico dell’ unico campo di concentramento e di sterminio nazista presente sul territorio italiano.
Questo libro racconta la storia della Risiera di San Sabba, fabbrica della lavorazione del riso trasformata a Trieste dai nazisti in campo di concentramento e di sterminio durante la seconda guerra mondiale.
Lo stabilmento costruito nel 1913, venne requisito dai nazisti dopo l’occupazione della città nell ‘autunno del 1943 ( dopo l’8 settembre 1943 )e adibito a luogo di detenzione e di sterminio degli oppositori antinazisti nonché dei civili catturati dai nazisti. Nel forno crematorio entrato in fuzione poco dopo trovarono la morte : sloveni, croati, italiani, ebrei. Si calcola che in Risiera furono cremate dalle 3.000 alle 5.000 persone. Ancora oggi non si ha una stima defintiva delle vittime passate per il camino della Risiera. In celle anguste venivono stipate le persone in attesa de loro destino.
Il libro è un resoconto storico che non può essere considerato il classico libro di saggistica storica, al contrario, si tratta invece di un libro testimonianza. Fatti storici vengono dall’autore affiancati alle testimonianze del vissuto. L’ idea di fondo del testo è quella di aprire uno scuarcio su una pagina di storia per troppo tempo taciuta o sussurata a bassa voce in pratica rimasta in sordina per ragioni di convenienza politica. La storia della Risiera poteva risultare scomoda per chi aveva collaborato con i nazisti in città durante l’occupazione nazista.
Il testo fornisce al lettore un ampio resoconto sulla natura stessa del campo di concentramento Risiera di San Saba ( chi vi operava, chi era detenuto come si svolgevano le escuzioni ecc) L’autore offre al lettore un resoconto storico dei fatti collegati all’ apertura del campo di concentramento a Trieste,ma a nostro avviso le informzioni storiche legate alla specificità del territorio e dalla città nel contesto bellico non vengono sufficientemente approfondite e spiegate al lettore che forse non conosce le vicende storiche di quei territori. In sotanza viene omessa l’importanza geografica di Trieste come porta d’accesso verso la penisola balcanica teatro importante degli avvenimenti bellici della seconda guerra mondiale. Un altro punto, e cioè l’annessione di quei territori al Terzo Reich ovvero la creazione del Litorale Adriatico, a nostro avviso fattore importante per la comprensione delle ragioni della messa in funzione di un campo di concentramento e di sterminio da parte dei nazisti in quella zona non viene dall’autore messo a sufficienza in risalto. Questo fattore è di fondamentale importanza per la corretta comprensione storica delle vicende collegate allo funzionamento del campo di concentramento in una città come Trieste, affiancato inoltre alla presenza di un forte movimento partigiano nella regione. Il territorio era considerato dai nazisti territorio del Reich hitleriano e come tale veniva da essi trattato in termini bellici e di messa in sicurezza della regione. La pulizia etnica era dunque all’ordine del giorno.
In questo contesto deve essere anche visto lo sterminio della comunità ebraica triestina che era un tassello della Soluzione finale della questione ebraica messa in atto dai nazisti in Europa.
Il libro richiede dal lettore una notevole dose di attenzione pur essendo scritto in uno stile scorrevole e lineare dove il filo del dicorso è sempre presente e percepibile dal lettore. In sostanza non ci sono mezze misure : tutto e chiaro e limpido trattato senza alcuna ipocresia. I colpevoli sono i colpevoli gli aguzzini gli aguzzini. Le mostrosità avvenute in Risiera sono mostrate in tutta la loro crudeltà . Non si tratta di una lettura piacevole o di svago dato l’argomento trattato.
In conclusione per chi si interessa di argomenti di questo tipo una lettura del genere può risultare interessante pur essendo un testo specifico sul nazismo che punta il dito su una pagina triste della storia cittadina di Trieste nella seconda guerra mondiale.
Indicazioni utili
Si consiglia di leggere un libro di saggistica sulla storia della seconda guerra mondiale o del nazismo. Inoltre è utile sapere qualcosa sulla storia di Trieste.
La guerra e le opere d’arte
Ogni guerra porta con sé non solo la perdita di vite umane ma anche la distruzione di intere città e dei villaggi nonché delle opere d’arte custodite nei musei e dei monumenti presenti nei paesi coinvolti nel conflitto bellico.
“ Una volta lo si chiamava saccheggio.Ma oggi le cose devono avere un aspetto più umano. A onta di ciò, io intendo saccheggiare, e intendo farlo in maniera totale.” affermò Hermann Göring il 6 agosto 1942.
“ Qualunque cosa questi dipinti abbiano significato per gli uomini che li ammiravano una generazione fa, oggi non sono semplici opere d’arte. Oggi sono i simboli dello spirito umano e del mondo creato dalla libertà dello spirito umano [...] accettare questo lavoro oggi sigifica affermare il fine del popolo americano secondo il quale la libertà dello spirito umano e della mente umana, che ha prodotto la grande arte del mondo e tutta la sua scienza, non sarà mai distrutta.” dichiarò il presidente americano F D Roosevelt il 17 marzo 1941.
Leggendo queste due dichiarazioni si percepisce chiaramente il diverso atteggiamento verso l’arte e i monumenti da parte dei contendenti durante la seconda guerra mondilale. I nazisti intendevano fare una cosa sola : saccheggiare e accaparrarsi ogni oggetto di valore artistico presente in Europa, mentre gli angolamericani avevano l’obiettivo di salvare dalla distruzione le opere d’arte giudicate potrimonio dell’umanità.
Questo interssante libro racconta un capitolo sconosciuto e oscuro della seconda guerra mondiale: la storia di un gruppo di esperti d’arte provenienti dalle prestigiose università americane mobilitati nelle forze armate statunitensi dal presidente americano F D Roosevelt con uno scopo specifico : individuare e salvare le opere d’arte in Europa dalla distruzione.
La caccia all’opera d’arte e al singolo munumento finì per avere anche un valore simbolico, una lotta senza quartiere tra chi voleva distruggere e chi voleva salvare lo spirito libero dell’umanità. Ogni opera d’arte trafugata o salvata veniva percepita come un atto di vittoria sul nemico.
Il libro racconta dunque l’avvincente lotta tra due visioni del mondo che non si combattevano solo sui campi di battaglia ma anche nelle gallerie dei musei e nelle piazze delle città e dei villaggi distrutti.
Il libro si divide in distinte parti che tracciano un preciso percorso di lettura: dopo un intruduzione che ha lo scopo di dare al lettore un infarinatura essenziale del constesto storico e delle specifiche circostanze belliche che hanno dato luogo all’intera operazione, nella prima parte viniene illustrata la natura della missione di salvataggio messa in piedi dagli Alleati angloamericani, vengono inoltre spiegate le sue modalità di attuazione e di progettazione contrapposte al progetto hitleriano di saccheggio sistematico attuato in Europa, nella seconda parte invece viene spiegato il specifico lavoro sul campo del gruppo di uomini incaricati a portare avanti il piano di svataggio delle opere d’arte diventate bersaglio del conflitto bellico e dell’avidità nazista.
Il discorso portato avanti dall’autore risulta sempre lineare e chiaro. Tutte le informazioni veicolate nel testo non sono superflue, anzi al contrario, risultano utili alla compresione del contesto nel quale viene posto il discorso di un determinato argomento affrontato in quel momento dall’autore. Il lettore dunque viene accompagnato da un discorso generale sempre presente nel testo ad un argomento specifico trattato dall’autore senza alcuna esagerazione di nozionismo tipica di certi manuali storici zeppi di date e rifermenti storici che possono confondere e stancare il lettore, perciò il testo si presta ad una scorrevole lettura.
In conclusione un testo sicuramente interessante da leggere che ci offre l’opportunità di scoprire una pagina sconosciuta della sconda guerra mondiale.
Indicazioni utili
Si consiglia di leggere un manuale di storia contemporanea nonché qualcosa che tratti la storia della seconda guerra mondiale. È utile anche dare un’ occhiata al ruolo avuto degli Angloamericani nel secondo conflitto mondiale nonché si consiglia di leggere qualcosa sulla politica di saccheggio attuata dai nazisti nei paesi occupati in Europa.
Il vento divino
Chi erano i kamikaze? A questa domanda risponde questo interessante libro apparso di recente nelle librerie. Non si tratta né di un manuale di storia né di un tipico testo di saggistica incentrato sull’argomento della seconda guerra mondale.
Il testo in questione è una testimonianza diretta ovvero un racconto scritto da un pilota giapponese addestrato a diventare un kamikaze che però a causa di alcune circostanze ( condizioni atmosferiche ed fine del conflitto )non si era schiantato con il suo aereo bamba su una nave da guerra americana.
In sostanza si tratta di un racconto in prima persona, di chi ha partecipato al conflitto come aviatore per poi diventare un kamikaze.
Il libro si divide in parti temporali che abbracciano il percorso formativo del pilota giapponese.
Prima parte: dalla scuola al treno verso l’ignoto
Seconda parte: mentre le labbra dicono ‘arrivederci’ e gli occhi dicono ‘addio’
Terza parte: il cielo attorno a me era sereno, come se nulla fose accaduto....
Quarta parte: cari genitori, alle 7 lascerò questo mondo.....
Alla fine nel testo viene riportata la statistica dei risultati ottenuti dei piloti giapponesi ovvero il lettore viene posto di fronte a una sfilza di numeri che rendono l’idea dell’orre della guerra combattuta nell’Estremo oriente.
Il lettore che sceglie di leggere questa autobiografia scopre la psicologia, la mentalità, l’opinione personale del pilota giapponese e dei suoi commilitoni sugli eventi bellici, sugli alleati europei del Giappone, Germania nazista e Italia fascista, sul nemico americano e britannico. Dalle pagine del libro risalta l’assoluta devozione verso la figura dell’imperatore, considerato un essere divino, verso la sacralità del suolo della patria che non doveva essere violato dal nemico. L’idea della sconfitta considerata da ogni soldato, marinaio o pilota o istruttore giapponese impossibile per la loro patria cominciava a materializzarsi giorno per giorno con l’avanzata americana lungo le isole dell’oceano Pacifico. Questo atteggiamento di rifiuto categorico della resa portò alla scelta esaperata di ritardare nel tempo, quanto possibile, l’inevitabile esito della guerra per il Giappone: la sconfitta militare in uno scontro bellico con il nemico.
In quest’ottica deve essere vista la scelta dell’estremo scarficio dei piloti kamikaze giapponesi. Considerare i kamikaze solo dei fantatici è un approccio decisamente sbagliato. In sostanza possiamo considerare il loro scrificio un estremo gesto patriottico tipico di ogni soldato giapponese che con l’estremo scarificio della sua vita difendeva l’inviolabiltà non solo del suolo patrio ma anche la sacralità e la divinità del suo imperatore.
Il lettore ha di fronte una testimonianza unica ed eccezionale fuori dal comune. Con un linguaggio semplice e diretto l’autore illustra tutto il suo percorso non solo di addestramento ma anche emotivo e psicologico che l’ avrebbe dovuto portare alla tappa conclusiva del suo percorso personale ed professionale da soldato: la morte per la patria. Nel testo non ci sono giri di parole superflue , tutto è chiaro ed limpido, messo lì al posto giusto per illustrate la personalità di un pilota kamikaze. Che tipo di persona è un pilota del genere? Come considera il suo scarificio da soldato per la sua patria? Quali sono i suoi sentimenti per i propri cari? Come considera la morte? A queste domande risponde con semplicità ed estrema chiarezza l’autore. Il libro dunque si presta ad una scorrevole lettura che può suscitare interesse nei letteri appassionati di certi argomenti particolari di nicchia storica.
In conclusione un libro sicuramente da leggere con attezione per potere comprendere la mentalità di questi aviatori così determinati a difendere la propria patria e disposti a scarificare la propria vita con un gesto di estremo eroismo per fermare il nemico alle porte del Giappone in nome dell’amato imperatore e della patria.
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Il volto di una rivoluzione
Nel corso dei secoli accadono degli avvenimenti che incidono non solo particolarmente sul corso degli eventi di un paese o di un intero continente m anche sul destino dell’ intera umanità.
Uno di questi eventi che ha fatto la storia con la esse maiuscola è stata la Rivoluzione francese del 1789.
Molti storici del passato e del presente si sono cimentati a dipamare le ragioni che avevano in definitiva portato a quel combiamento epocale in termini sociali, economici, politici ma anche culturali che aveva sconvolto alla radice la Francia trasformandola come stato. Una nuova concenzione del potere politico ed economico prese forma in quei giorni rivoluzionari dando vità ad un nuovo modello di stato, quello borghese in Europa. Gli eventi del 14 luglio del 1789 hanno portato all’ affermazione dei diritti civili che sono diventati la base della democrazia odierna.
Il libro che abbiamo di fronte ripredne l’argomento della Rivoluzione francese affrontandolo però in modo diverso. Infatti non si tratta della cronologia dei fatti rivoluzionari riportati come spesso accade nei manuali di storia, al contrario, la rivoluzione ci viene presentata attraverso la lente della riflessione. Qual’è in sostanza il significato profondo della Rivoluzione francese? Come si è arrivati a considerala un mito? La Rivaoluzione con la erre maiuscola è davvero un mito in Francia e non solo lì? A queste domande risponde questo interessante libro scritto in modo magistrale da Patrice Gueniffey che senza alcun dubbio nel esaminare i fatti storici dimostra una notevole padronaza scientifica dell’argomento trattato.
Scorrendo i titoli dei capitoli dopo un introduzione ( La Fayette o vincoli ciechi del liberalismo;La difficile invenzione del voto; Concludere la Rivoluzione?Barnave e i Foglianti; Violenza e Terrore nella Rivoluzione; Robespierre, un itinerario; La caduta della Repubblica termidoriana 1795-1797; Joseph de Maistre, la Rivoluzione e la Francia; Brumaio, un colpo di stato quasi perfetto;) risulta chiaro che l’itinerario di lettura presentato in questo libro non è quello tipico o classico dei testi di saggistica che appaiono spesso nelle librerie. Al lettore viene presentato un processo di evoluzione degli eventi ovvero viene presentata la difficoltà incontrata dai protagonisti della rivoluzione nel concigliare la teoria illuminista con la pratica. In sostanza il problema di fondo presentato nel testo può essere sintetizzato in questi termini:
Quali erano le difficoltà presentate si dopo la cadutà della monarchia assolutista in Francia?
Il processo di trasformazione dello stato e della società come era quella francese dell’epoca poteva essere portato avanti in modo pacifico o si doveva inevitabilmente ricorre alla violenza ed al terrore per consolidare le nuove istituzioni statali minacciate dall’esterno e dall’interno?
Ed ancora l’avvento di Napoleone Buonaparte era davvero inevitabile oppure era la logica conclusione dopo un periodo di instabiltà politica, economica e sociale?
Ma Napoleone Buonaparte rappresentò davvero la restaurazione in una nuova forma del potere dello stato abattuto il 14 luglio 1789?
La Rivoluzione francese può essere considerata ancora un mito?
Nel libro vengono riportati con precisione dettagli storici che sono inseriti in un discorso più ampio di valutazione e riflessione portato avanti con lo scopo di spronare il lettore interessato alla riflessione. Lo scopo di questo avvincente libro è quello di dare una lettura degli eventi rivoluzionari in una chiave diversa assolutamente non nozionistica, zeppa di date o riferimenti storici.
Il lettore che decide di affrontare la lettura di questo libro deve per lo meno avere un’ infarinatura storica della Rivoluzione francese per potere seguire il filo del discorso che spazia tra storia e scienze politiche. Le tesi espresse nel libro sono sempre chiare e limpide senza giri di parole superflui, dunque dirette al punto della questione. Il filo del discorso risulata perciò comprensibile anche se abbiamo di fronte un argomento per certi aspetti specifico.
In conclusione un libro sicuramente da leggere per avere un’ idea diversa della rivoluzione scoppiata in Francia.
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Decisioni fatli
L’esito di una guerra dipende non solo dalla bravura strategica dei comandi militari in competizione tra loro o dai mezzi e dagli uomini messi in campo da uno o dall’altro avversario, ma anche dalle scelte intraprese nel corso degli eventi bellici. Le battaglie in una guerra possono essere vinte o perse. La vittoria e la sconfitta dipendono da molti fattori. Uno di questi fattori che incidono in una battaglia sono gli errori che possono segnare il destino dello scontro o di un confronto militare.
Il titolo di questo libro appunto , Errori militari, esamina questa poco esplorata circostanza dalla storiografia. In sostanza la questione di fondo affrontata dall’autore può essere sintetizzata in questi termini : quali errori hanno determinato l’esito di una battaglia a favore di una parte invece che a favore dell’altra ?
L’autore esamina la questione partendo dall’antichità, in particolare da Roma, e finendo con affrontre la guerra del Vietnam.
Attraverso i secoli il lettore scopre il modo di combattere, di pianificare la strategia e di affrontare il nemico sul campo. L’attenzione dell’autore però si concentra sugli errori strategici che hanno determinato la sconfitta in una determinata circostanza sul campo di battaglia. La battagia viene vista per così dire alla rovescia. Non si analizzano i punti di forza che hanno portato alla vittoria, ma al contrario ci si concentra su quali scelte hanno determinato la sconfitta. Un approccio senza dubbio innovativo che ci mostra la guerra in modo diverso. Nel corso dei secoli gli errori di calcolo o le decisioni errate in una battagia hanno senza alcun dubbio determinato il corso degli eventi storici.
Il racconto storico e accompagnato do cenni nozionistici con date, luoghi e personaggi storici collegati all’analisi di una determinata battaglia scelta dall’autore. Il testo, scritto in uno stile scorrevole, pone il lettore davanti ad una miriade di informazioni (senza dubbio interessanti e utili per la comprensione) non solo generali ma anche a volte molto specifiche sull' argomento trattato che a nostro avviso appesantiscono il filo del discorso rendendolo molto specifico o settoriale, dunque ostico a chi non sia adetto ai lavori. Il testo è corredato da immagini e cartine che hanno lo scopo di rendere il discorso abbordabile a tutti ma dalle pagine del racconto, scritto in modo accurato dall’autore , risulta chiaro che si tratta di un testo assolutamente di nicchia storiografica che richiede dall’aspirante lettore qulche nazione storica generale, dato che il contesto storico, nel quale si svolge la battaglia rimane nettamente in secondo piano pur essendoci nel libro degli sporadici accenni storiografici.
Ancora una volta abbiamo di fronte un libro che ambisce ad essere un testo di divulgazione storiografica di massa che però pur essendo scritto con cura scientifica rimane pur sempre un testo esclusivamente di nicchia, dunque troppo specifico per un lettore di massa che non possiede solide nozioni storiche.
In conclusione un libro da legge, adatto a chi si interessa innanzitutto di argomenti storici specifici e non generali.
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Le Germanie
Lungo i secoli della storia europea la Germania è uno dei paesi che ha inciso in modo particolare sugli eventi storici del nostro continente segnado il destino di essi nel bene e nel male. Grazie alla sua posizione geografica, situata nel cuore dell’Europa, in pratica al centro del continente, il territorio tedesco assunse un particolare valore strategico negli equilibri delle potenze storiche europee di turno lungo i secoli.
Nel XX°secolo la Germania fu determinate per lo scoppio di due guerre mondiali. Secondo gli storici la seconda guerra mondiale fu in sostanza il secondo atto o la continuazione venti anni dopo della prima guerra mondiale.
Dopo il crollo della Germania guglielmina e dopo l’imposizione alla Germania del trattato di pace di Versailles nel 1919 la nascita della Repubblica di Weimar fu il tentativo di costruire uno stato democratico tedesco basato sulle regole parlamentari tipiche delle democrazie compiute anglosassoni e francese. L’ avvento del nazismo interuppe questo esperimento di edificazione di uno stato tedesco non autoritario. L’autoritarismo tipico dello stato prussiono, fautore dell’unificazione tedesca nella seconda metà del XIX° secolo, fu praticamente ulterirmente potenziato da Adolf Hitler. Alla centralità della figura del Kaiser controbillanciata però dai poteri del concelliere nella Germania guglielmina, Adolf Hitler introdusse il cosiddetto Führerprinzip ovvero la figura del capo supremo: capo di stato, capo di governo, capo supremo delle forze armate. Con ciò snaturò la base dello stato tedesco trasformandolo in uno stato di polizia in mano ad una dittatura personale basata su un’ ideologia tatalitaria razzista.
La sconfitta della Germania nazista e la successiva occupozione del territorio tedesco da parte delle potenze vincitrici, Gran Bretagna, Stati Uniti d’America, Francia e Unione Sovietica, aprirono la strada nel 1949 alla successiva formazione dalle rispettive zone di occupazione di due stati tedeschi : la Repubblica federale tedesca o Germania ovest e La Repubblica democratica tedesca o Germania est.
Durante la Guerra fredda entrambi gli stati tedeschi furono trasformati dai vincitori in rispettivi alleati. In sostanza la linea di demarcazione tra ovest ed est passava attraverso la Germania. Entrabi gli stati tedeschi, a sovranità limitata, diventarono una specie di vetrina di due modelli economici ed politici in contrapposzione tra loro. In questo contesto devono essere visti anche i rapporti tra Bonn ed Berlino est.
L’opportunità di rifondare lo stato tedesco su nuove basi, fu accoltà sia a Bonn che a Berlino est come la possibiltà concreta di potere dimostrare che un altro modello di stato tedesco era in sostanza possibile. Così a Berlino est si edificava lo stato scialista, mentre a Bonn si costruiva una democarzia parlamentare pluralista.
Questo libro mette a confronto le due Germanie. Il lettore vede la Gemania allo specchio, ma non solo anche la capitale tedesca Berlino viende considerata dall’autore un mondo a parte, se teniamo conto del suo status internazionale.
Il racconto storico dell’autore parte dal regime di occupazione, poi prosegue con la fondazione dei due stati tedeschi, la loro parziale integrazione internazionale e poi la loro completa integrazione nei due blocchi, quello occidentale e quello orientale. L’autore poi affronta il problema dei rapporti tra i due stati tedeschi tra reciproci sospetti e cooperzione con il contagocce per poi passare al dibattito della questione tedesca ovvero della runificazione della Germania. L’ultima parte del libro è dedicata alla Germnia unita.
Il testo è un tipico testo di divulgazione storica scritto con uno stile discorsivo che però offre al lettore solo un quadro generale di un periodo storico piuttosto coplesso non solo per la Gemania, ma anche per tutto vecchio continente. Le informazioni veicolate dunque sono per certi aspetti suffcienti per una compresione globale e generale del discorso storico che però poteva essere ulteriormente approfondito soprattutto per quanto riguarda il contesto internazionale, ma anche quello tedesco. Le informazioni sono condesate in capoversi zeppi di date e nomi che a nostro avviso rendono la lettura monotona e dispersiva. Il testo e troppo caricato di dati nozionistici e riscontri storici che potrebbero essere distribuiti più efficacemente in un testo più lungo. In sostanza l’autore mette alla prova la capacità di memorizzazione del lettore che si trova di pagina in pagina immerso in una mole di dati e riscontri storici che spezzettano la comprensione dell’ argomento trattato in quel segmento. Il testo è corredato da immagini che hanno lo scopo di illustrare l’argomento trattato, ma dato lo stile di esposizone storica carica di nozionismo scelta dall’autore,le immagini proposte perdono in efficacia illustrativa.
Per un testo che ambisce ad essere un testo di divulgazione storica di massa la mole dei dati veicolata finsce per disorientare il lettore che non riesce a trovare i giusti appigli, quelli essenziali o fondamentali per carpire il filo evolutivo degli eventi storici sotto esame in questo libro.
In conclusione un libro da leggere per soddisfare una curiostà storica sulla Germania del secondo dopoguerra, ma nulla di più.
Indicazioni utili
Si consiglia di leggare un manuale di storia contemporanea, ma anche della Germania. Per capire l‘equilibrio postbellico tra le due Germanie è utile leggere qualcosa sul nazismo e sul movimento antinazista tedesco.
L’ordine nero e l’impero del male
Una delle figure più sinistre del movimento nazista era Himmler, capo supremo delle SS. Tra i collaboratori di Adolf Hitler e i gerarchi nazisti Himmler era l’uomo più temuto del Reich anche tra le file dei nazisti. All’epoca a Hitler bastava pronuciare il suo nome o il nome delle SS per incutere paura e terrore fra i presenti.
Le SS erano un corpo militare di élite parallelo alla Wehrmacht con compiti ben precisi: garantire e vigilare sulla sicurezza personale del Führer, assicurare la sicurezza del Reich hitleriano eliminado tutti i nemici interni ed esterni e perservare con ogni mezzo il nuovo ordine europeo imposto con le armi da Hitler. In altre parole le SS erano uno stato nello stato e Himmler era il capo di questo stato parallelo. Le SS non erano però solo un corpo militare e di polizia, ma anche un vera organizzazione industriale con proprie fabbriche di produzione. In sostanza un vero è proprio impero economico, finaziario, militare ed politico.
Il libro che abbiamo di fronte prende in esame le SS e il loro capo come un organizzazione capillare che estese i suoi tentacoli in tutti gli angoli dell’ apparato di controllo e repressivo nonché produttivo del Terzo Reich. In sostanza si trattava di un’ impresa imprenditoriale e finaziaria ideata da Himmler ed avallata da Hitler che riteneva le SS i veri custodi della nazione tedesca e del suo Reich millenario.
L’autore del libro porta il lettore nel regno del terrore. Il lettore prende visione del operato delle SS in tutte le sue sfacettature : dai campi di concentramento e di stermino agli impianti di produzione, alla ricerca scientifica sulle cavie umane apparteneti alle razze inferiori a quella ariana, al potere finaziario ed economico alla guerra totale immaginata e messa in atto da Hitler e Himmler. La personalità di Himmler viene presentata dall’autore nei suoi minimi dettagli : carriera politica, ideologia personale, spirito organizzativo, istinto imprenditoriale azione diplomatica e strategia militare.
Senza alcun dubbio Himmler era una presonalità complessa dotata di spirito di iniziativa personale tale da soddisfare tutte le esigenze di Hitler come capo di partito, capo di governo e di stato nonché comandante supremo militare. Pur attuando con lucido cinismo e glacale spietatezza il progetto di dominio hitleriano, Himmler seppe astutamente ritagliarsi un ampia libertà di manovara diventando così il più potente gerarca nazista del Reich in tutti i sensi: economici, finaziari, polizieschi e militari. A sui ordini erano le SS.
Dalle pagine del libro traspare chiaramente il ruolo avuto da Himmler nel movimento nazista dalla sua nascita, alla consolidazione del potere hitleriano fino alla spietata attuazione della guerra di streminio.
Il libro non è una piacevole lettura tendo conto dell’argomento trattato, perciò il testo richiede dal potenziale lettore una scelta precisa, la sua determinazione di volere affrontare un argomento del genere. Attraverso uno stile asciutto e diretto l’autore tratta l’argomento in modo scorrevole fornendo al lettore tutte le informazioni necessarie, ma non supreflue sul argomento trattato in quel capitolo. Pur affrontando un argomento per certi aspetti ostico o di nicchia storica, l’autore ha trovato la giusta misura tematica nell’esporre i fatti non appesantendo il filo del discorso. La sua esposizone riuslta perciò lineare e coerente con i titoli dei capitoli dell’indice del libro.
In conclusione un libro da leggere per scoprire l’opera devastatrice del più temuto gerarca nazista del Terzo Reich.
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L’ascesa e il declino dell’Occidente
Il libro che è comparoso di recente nelle librerire affronta un tema di rado affrontato dalla storiografia. L’autore, esperto internazionale ed autore di libri di saggistica di alto valore scientifico questa volta affronta un tema per così di dire trasversale, non specifico della storiografia in senso stretto del termine, ma allorga il suo discorso al progresso scientifico, tecnologico, economico-finanziario e all’ organizzazione sociale che avevano reso possible l’ascesa dell’Occidente in ambito globale. In sostanza il discorso parte dall’Europa e si allarga al continete americano per poi finire ad illustrare le ragioni del declino del centralismo europeo nonché la crisi del dominio americano in ambito internzionale.
La domada di fondo attorno alla quale ruota tutto il discorso potrebbe essere questa: quali fattori resero possible l’ascesa occidentale in ambito globale ? L’autore indentifica questi fattori:
- oraganizzazione sociale
- organizzazione della produzione artigianale, manufatturiera agricola ed industriale
- prograsso tecnologico e scientifico
- superiorità tecnologica
scoperte geografiche
organizzazione economico-finanziaria
diritti civili ovvero il concetto liberà sia quella personale sia quella economica
La struttura del testo immaginata dall’autore da al lettore una percezione chiara degli argomenti affrontati dall’autore nel libro. Dopo l’intoduzione il lettore affronta i capitoli che sono:
competenze
scienza
proprietà
medicina
consumismo
lavoro
Così abbiamo una cornice esterna che sono i capitoli nei quali vengono inseriti dei sottocapitoli che danno un’ulteriore idea del filo del discorso intrapreso dall’autore in quel capitolo.
I titoli dei capitoli possono essere considerati un involucro nel quale l’autore inserisce degli argomenti specifici collegati al tema generale di quella sequenza del racconto. In sostanza abbiamo di fronte una stuttura per così dire elaborata in modo tale da rendere in grado il lettore di potere seguire l’intero discorso, sia quello generale, che quello specifico.
La struttura del testo è senza dubbio complessa ma è legata alla mole dei dati che l’autore, per sua scelta, ha inserito nel libro per potere dare non solo un quadro generale dei fatti storici ma anche per potere allargare ulteriormente l’intero discorso spaziando in diversi campi speciefici . Con maestria l’autore è riuscito a veivolare un immagine completa ed esaustiva dell’evoluzione degli eventi in molti campi scientifici dando un quadro storico e sociale completo.
Alla fine del libro non manca la conclusione che offre ulteriri spunti di riflessione con un bilaccio dettagliato dalla parobola d’ ascesa e del decliano avuta dall’Occidente lungo la sua storia. Lungo tutto il percorso però è sempre presente il parogone tra l’Occidente e l’Oriente. Con ciò risultano più chiare le differenze storiche, scientifiche, sociali ed economiche nonché politiche che avevano differenziato le due culture in competizione nel corso dei secoli.
Il libro non è un testo di saggistica strettamente storiografica ma include in sé dei settori della ricerca storica settoriale ( storia della scienza oppure del progresso tecnologico)in generale poco presenti nei libri di saggistica storica. La trasversalità di questo testo è dunque un eccezione e da all’ opera un particolare valore scientifico.
Si tratta di un testo complesso che richiede delle nozioni generali in vari campi dal potenziale lettore pur essendo scritto in uno stile piacevole arricchito da particolari sempre interessanti che rendono la lettura scorrevole.
In conclusione un testo sicuramente da leggere per riflettere sul ruolo avuto dall’Occidente in ambito globale lungo i secoli.
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Il cancelliere di ferro
Ci sono uomini che lasciano una traccia indelebile negli avvenimenti storici dei paesi ma anche in ambito internazionale continetale o globale. Otto von Bismarck fu artefice non solo della storia del suo paese, la Prussia e poi dopo l’unificazione tedesca della Germania, ma anche dell’Europa del XIX° secolo ed in particolare della seconda metà di esso.
Ma chi era Otto von Bismarck? Il cancelliere che trasformò la Prussia in potenza politica, economica e miltare capace di unire gli stati tedeschi in uno stato unitario eliminando nello stesso tempo le potenze concorrenti e ostli all’unificazione tedesca , L’impero asburgico e la Francia, che avrebbero potuto ancora incidere sul destino delle terre tedesche.
L’autore di questo libro traccia un ritratto dettagliato del cancelliere di ferro in tutte le sue fasi della sua carriera politico-diplomatica: formazione professionale ed educazione ricevuta , carriera personale politica e diplomatica, capo di governo e statista di levatura internazionale.
Scorrendo i titoli dei capitoli il lettore che prenderà in mano questo libro, si troverà di fronte una proposta di lettura ben scadenzata che traccia un percorso molto preciso e definito immaginato dall’autore nei suoi minimi dettagli. Il lettore perciò dal titolo del capitolo può dedurre l’argomento che verrà trattato dall’autore in quel determinato segmento del racconto storico e biografico.
Gli anni della formazione
La Rivoluzione del 1848
L’ambasciatore (1851-1862)
Le porte del potere
I primi successi
1866: l’anno del destino
Da una guerra all’altra
I nemici del Reich
La Germania: una potenza satura?
L’esercizio solitario del potere
Un sistema diplomatico contestato
L’ombra di Bismarck
Immaginando un percorso del genere l’autore sceglie di evitare al lettore sorprese di tipo tematico che avrebbero potuto alterare la sua esatta compresione del argomento sotto esame in quel determinato momento del discorso storico o biografico intrapreso dall’autore del libro. Di conseguenza, l’autore prende per mano il lettore e lo guida attravrso la vita di Otto von Bismarck. Dalla stuttura dei capitoli, che sono al loro interno divisi si successivi segmenti introdotti da sottotitoli che indicano il tema del discorso di quel mini segmento, risulta chiaro che l’autore aveva in mente un particolare tipo di lettore, un lettore, da un lato non del tutto privo delle nozioni storiche sul periodo trattato necessarie per affrontare con successo un argomento di nicchia storica, dall’altro però capace di seguire il filo del discorso affrontato dall’autore nel contesto storico nel quale si muoveva e operava Otto von Bismarck.
Pur avendo scelto una stuttura spezzettata in capitoli segmentati, l’autore fornisce in modo puttosto sintetico le informazioni necessarie per capire il contesto storico della figura del cancelliere di ferro. In fatti l’autore ci offre un quadro completo della società del tempo. In sostanza mostra al lettore come ed in che modo Otto von Bismarck riuscì a plasmare la Germania trasformandola in uno stato moderno capace di sfidare le potenze storiche europee in campo militare, ma anche in quello diplomatico, politico ed economico-industriale. Otto von Bismarck fu un uomo di equlibrio che seppe dare alla Germania un ruolo internazionale senza però compromettere il delicato equilibrio in Europa tra i nuovi ( Germania e Italia) e vecchi arrivati ( Gran Bretagna, Francia, Russia zarista).
L’allontanamento di Otto von Bismarck dalle redini del potere segnò una svolta nella politica estera tedesca aumentandone l’aggressivtà esterna ed inaugurando la rincorsa al posto al sole che si concluse con due conflitti mondiali nel XX° secolo.
Per sua natura Bismarck era un conservatore che però aveva il senso dell’equilbrio o della misuara e dei limiti della forza militare se usata in modo sbagliato, ma soprattutto prepitoso e mal ponderato. Questo senso di equilibrio diplomatico e militare mancava indubbiamente ai suoi successori ed in particolare a Adolf Hitler che scatenò un conflitto mondiale portando la Germania alla rovina per la seconda volta nell’arco di venti anni.
Il libro si presta ad una scorrevole lettura arrichito come è con dettagli interessanti che possono attirare l’attenzione e la curiosità del lettore interessato. Si tratta di un argomento di nicchia di livello scientifico, dunque adatto a chi sceglie di approfondire le sue conoscienze sulla storia tedesca concentrandosi sulla biografia di un personaggio storico che però è posto con maestria dall’autore in un contesto storico.
In conclusione un libro sicuramente da leggere per capire non solo la Germania del passato e di oggi, ma anche quella di domani.
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Adolf Hitler : ritratto psicologico di un dittat
La storiografia si è occupata spesso di Adolf Hitler, personaggio storico che è stato analizzato in tutti i modi possibli dalla scienza: dal punto di vista psicologico o psichiatrico, poi politico ed economico ma anche militare ovvero come stratega militare. Adolf Hitler fu innanzitutto un leader politico capace di trasformare un piccolo partito di estrema destra in un partito di massa. Salito al potere, sfruttando i meccanismi delle elezioni politiche, diventò un capo di stato che seppe sfruttare per i suoi scopi di dominio le strutture istituzionali di uno stato democratico traformandole in modo tale da renderle compatibili alla sua persona e al servizio della sua idea di stato totalitario basato sulla purezza di una razza nonché al suo progetto di conquista e dominio planetario. Il caporale austrico diventato capo supremo del paese e delle forze armate riuscì a mettere in riga ed ad assicurasi la cieca e servile obbedienza dei veritici militari tedeschi che diventarono i muti e acritici esecutori di una guerra di sterminio annuciata in ampio anticipo nel suo libro Mein Kampf.
Osservando al microscopio la personalità complessa di Adolf Hitler si potrebbe anche avallare la tesi della presunata pazzia del dittatore nazista,ma facando ciò si rischia di proclamere Adolf Hitler incapace di intendere e volere, dunque conseguentemente se lo sdogana dalla responsabilità di avare scatenato un conflitto modiale e di avavere pianificato e dato ordine di sterminare milioni di persone.
Per capire il contenuto di questo libro che abbiamo di fronte e che ci mostra la presonalità hitleriana in tutti i suoi aspetti ed la sua evoluzione, è utile anche leggere il Mein Kampf. Solo così si può avere un quadro completo della sua complessa personalità. Dalle pagine del suo libro che è un vero manifesto e programma politico, traspare però una netta e lucida logica del suo criminale progetto di dominio che iniziò con la trasformazione dell Germania in da uno stato democratico ad uno stato totalitario e di polizia.
In sostanza in questo libro l’autore tende a presentare Hitler come un soggetto già escluso o boicottato dalla società dalla sua tenera infanzia in poi. Secondo questa tesi il suo aspetto gracile e il suo genio incompreso l’avrebbero spinto a reagire alla esclusione sociale in un solo modo : cercando di emergere come individuo prima aruolandosi come voltario al fronte nella prima guerra mondiale e poi intrapendendo la carriera politica in un piccolo insignificante partito di estrema destra in Germania. La seconda fase di questa evoluzione della personalità hitleriana era quella dell’ elaborzione della sua dottrina ideolgico razzista che denotova un’ evidente forma psicotica della sua personalità. L’aspetto esteriore fisco di Hitler non corrispondeva affatto al modello della razza arina proclamato e preteso dal Führer. In sostanza Hitler perscriveva delle caratteristiche somatiche al suo popolo che lui non possedeva. (la negazione dell’evidenza fisica personale)
Senza alcun dubbio Hitler are una personalità complessa, ma non pazza, che però incanalò con maestria le sue fustrazioni personali in una brillante cariera politica che lo partò a dominare un grande paese come lo era la Germania. Non si trattò dunque di una personalità psicotica fuori dalla realtà, al contrario, tutte le azioni del Führer erano dettate da una precisa logica di chi si era messo in testa di sovvertire l’ oridine internazionale imposto alla Germania dai vincitori della prima guerra mondiale. Risulata chiaro che Hitler non superò mai lo shock della sconfitta subita dall’ suo paese, l’Austria, e dal paese adottivo, la Germania gugliemina nel primo conflitto modiale. A questo evento epocale per la personalità hitleriana sono legate tutte le sue successive azioni politiche, ideologiche , diplomatiche e militari.
Il libro in questione ci da un resoconto dettagliato della biografia di Adolf Hitler.Al centro del discorso dell’autore rimane il Führer in prevalenza come persona ma non come leader politico di un partito con tutte le lotte di potere, come cancelliere e capo di stato o capo supremo militare. Rimangono ai margini dell’racconto perciò dei dettagli storici che potrebbero essere utili al lettore per potere inquadrare la personaltà hiteriana nel contesto storico e sociale, nel quale egli si muoveva. Il rapporto tra i due dittatori ( Hitler e Mussolini) risulta nel libro affrontato per così dire a metà, dato che l’autore ha scelto di occuparsi in profandità di Hitler e non degli altri che anche avevano avuto un ruolo nelle vicende storiche cosiderate dall’ autore un contorno della sua analisi psicolgica di Hitler.
Per capire a fondo la personaltà del dittatore nazista sarebbe stato utile approfondire ulteriormnte in modo adeguato i suoi rapporti con il capo del fascismo italiano Benito Mussolini. Il modello fascista fu considerato da Hitler come un modello da applicare in Germania, questo almeno nella prima fase del suo potere, dopo la sua nomina a cancelliere, ma in seguito i suoi rapporti con l’alleato italiano possono essere divisi in due livelli ben distinti tra loro (livello personale Hitler - Mussolini contrapposto alle considerazioni dettate e legate puramente alla convenienza politica ovvero alla ragione di stato ). L’ amicizia e la considerazione personale del Führer per Benito Mussolini dovrebbe essere distinta dall’idea che aveva Hitler dell’Italia come paese ed alleato, considerzioni aggravate dall’ retaggio storico del passato. Non bisogna dimenticare che Adolf Hitler era austrico e non tedesco di oregne, particolare da non sottovalutare, quando si affrontano i problemi dei rapporti nell’alleanza delle potenze dell’Asse. Questa distinzione tra questi due livelli è resa palese dopo la cudata del fascismo (25.luglio 1943) e dell’armistizio (8.settembre 1943) Benito Mussolini, l’amico ancora degno di fiducia doveva essere salvato, mentre il popolo italiano, doveva essere punito per il suo tradimento.
Il libro si presta ad una scorrevole lettura, però richiede dal lettore che si accinge a leggerlo quantomeno delle nozioni stroriche in merito all’argomento trattato. Di consegunza, non si tratta di un manuale di saggistica di divulgazione storica alla portata di tutti, al contrario abbiamo di fronte un testo di nicchia scientifica che può essere considerato di appofondimeto per studenti universitari o docenti in creca di informazioni specifiche di analisi psicologica e biografica ma non squisitamente storiche.
In conclusione un libro da leggere per avere una visione della personalità hitleriana, ma nulla di più.
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Democrazia e diplomazia
L’autore di questo libro, Henry Alfred Kissinger, è un personaggio di spicco in ambito internazionale avendo ricoperto incarchi di rilievo e di prestigio per il suo paese. Collaboratore di fiducia del presidente americano Richard Nixon ha ricoperto dal 22 settembre 1973 al 20 gennaio 1977 la carica di Segretario di Stato americano. Inoltre il diplomatico americano è stato insignito di numerose onoreficenze accademiche e internazionali , fra cui il prestigioso Premio Nobel per la Pace nel 1973.
Il lettore che si appresta a prendere in mano questo libro senza alcun dubbio si troverà di fronte una lettura intusiasmante fuori dal comune tenendo conto della levatura scientifica e diplomatica del suo autore che ha saputo riportare un quadro completo ed esaustivo ma anche denso di particolari storicodiplomatici di un lungo arco di storia mondiale. Da acuto osservatore della diplomazia internazionale l’autore accompagna il lettore interessato dell’argomento, per sua natura complesso e intricato, in viaggio appassionato dietro le quinte della diplomazia internazionale. In particolare l’autore ci svela il punto di vista americano degli avvenimenti internazionali e ci da una spiegazione delle ragioni che hanno portato gli Stati Uniti d’America ad agire i campo internazionale in una determinata maniera. In sostanza dalle pagine del libro traspare chiara la logica della diplomanzia americana nei confronti dell’Europa, dell’Unione Sovietica , della Cina o nei confronti del nuovo ordine mondiale approso dopo il crollo del comunismo in Europa.
Si tratta di una lettura molto particolare, dunque nel suo insieme complessa che richiede una particolare dose di pazienza e capacità di attenzione da parte di chi legge, perciò può risultare utile al lettore avere delle nozioni di base di storia contemporanea o degli Stati Uniti d’America, in particolare del ruolo avuto della potenza americana nel corso dei due confitti mondiali scoppiati in Europa nel ventesimo secolo.
Il libro si presta ad una piacevole lettura data la ricchezza dei particolari per certi aspetti inediti per chi è a digiuno dei fatti della politica internazionale. Non si tratta di un testo solo storico ma di un lavoro comlosso di sintesi diplomatica e di politica internzionale. Le idee e le tesi espresse dall’autore sono enuciate sempre in modo esplicito e lineare senza espressioni nebulose che avrebbero potuto disorientare il lettore. Il filo del racconto risulta prciò sempre lineare senza inutili devizioni zeppe di informazioni non inerenti all’argomento trattato in quel segmento del racconto.
In conclusione un testo di saggistica di alto valore scientifico adatto a chi desideri approfndire le sue nozioni di politica internazionale.
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Le crociate allo specchio
Nel corso dei secoli la storiografia si è occupata spesso delle crociate dando una chiave di lettura dell’avveninento storico in linea con la visione e la versione politica e religiosa del tempo.
Quando si usa il termine crociate si tende a usare il termine pensando solo alla guerra combattuta in Medieo oriente ovvero il termine viene strattamente legato alla città di Gerusalemme e alla Terra santa . L’autore di questo interessante libro usa però il termine in modo diverso, meno restrittivo ed indica con esso non solo la lottata tra cristiani e mussulmani per il possesso di Gerusolamme e della Terra santa,ma anche le guerre religiose scoppiate in Europa tra le varie fazioni cristiane, ma non solo.
L’autore divide il suo racconto storico in varie fasi. Così la prima fase del racconto coincide con il periodo storico delle crociate. Il racconto parte dalla prima crociata e finisce con le guerre religiose in Europa. Alla fine tracciando un bilancio l’autore da uno sguardo ai giorni nostri affrontando il tema del cosiddetto scontro di civiltà, molto sbandierato da certa stampa quotidina negli ulitmi tempi.
Per l’autore invece le crociate non possono essere solo circoscritte alle vicende della Terra santa e Gerusalemme, al contrario, secondo l’autore si tratta di un processo storico di ampio respiro che racchiude in sé anche i rapporti di forza nel mondo cristiano lungo i secoli. In sostanza le questioni dei templari o delle guerre hussiste rientrano in questo contesto. Il termine crociate è perciò allargato alle vicende legate al potere del papato, dei re dei nascenti stati nazionali europei e dei movimenti riformisti religiosi apparsi in Europa lungo i secoli. In sotanza la categoria degli infedeli tipica del periodo delle crociate, che in Europa veniva applicata al mondo mussulmano e da questi nei confronti del cristianesimo viene allargata dall’autore del libro al cosiddetto dissenso cristiano. Così i templari furono bollati come eretici, dunque diventarono infedeli da combattere con ogni mezzo non solo dalla corona reale ma anche dal papato. La stessa sorte toccò ai riformisti boemi hussisti. Di consguenza, dalle pagine del libro emerge una visione diversa delle crociate che ingloba in essa anche la riconquista spagnola della penisola iberica nonché la colonizzazione delle Americhe. Il termine crociata assume dunque una nuova dimensione storica e territoriale che coincide anche con l’espansione europea in altri continti.
L’autore, esperto internazionale del settore, ci offre una lettura storica che non segue i consueti tipici tracciati preferiti della storiografia alla quale i lettori di questo genere di libri sono abituati. Si tratta di un testo di saggistica senza dubbio scientificamente documentato in ogni suo aspetto argomentativo che però ci da una versione sintetica di un periodo storico comlesso e denso di avvenimenti storici intreccati tra loro che forse in certi suoi aspetti avrebbe potuto essere ulterioramente approfondito dall’autore.
Stilisticamente il discorso viene sempre ben costruito in termini espostivi e linguistici. La lettura è dunque scorrevole avvantaggiata dalla chiarezza dei fatti esposti in modo asciutto e linere senza divagazioni linguistiche superflue. Si tratta comunque di un testo scientifico di sintesi perciò viene richiesta da parte dell’autore una notevole capacità di concentrazione ed attenzione del potenziale lettore. Delle nozioni di base storiche possono essere utili al lettore per una comprensione del filo del discorso storico che traspare dalle pagine del testo.
In conclusione un libro sicuaramente da leggere con attenzione per chi si interessa di storia.
Indicazioni utili
Si consiglia di leggere un libro che tratta la storia medievale. È utile leggere un manuale che descrive la storia delle religioni, in pariticolare del cristianesimo e dell’islam.
Lo scienziato e la bomba
Chi si interessa di biografie di personaggi celebri può prendere in mano questo interessante libro che ci presenta la vita di Albet Einstein, scienziato di fama mondiale .
Albert Einstein, uomo di scienza, non era il tipico scienzato immerso solo nel suo lavoro di ricerche scientifiche e conferenze universitarie, al contrario, era un personaggio pubblico che si interessava dei problemi etici e politici nei quali si dibatteva la società dell’epoca. L’ illustre scienzato che aveva rivoluzionato la fisica con la sua teoria della relatività, poneva l’umanità e i governi delle potenti nazioni di fronte al peso morale che può avere l’uso sconsiderato delle scoperte scientifiche, in particolare l’uso della bomba atomica sganciata sulle città di Hiroshima e Nagasaki nel agosto 1945 dagli Stati Uniti d’America.
Il pericolo nazista collegato al progresso delle ricerche scientifiche nel campo della fisica nucleare allarmava particolarmente Einstein. Un arma letale nelle mani di una spietata dittatura come era quella nazista avrebbe significato una catostrofe per l’intera umanità, perciò lo scienziato si rivolse al presidente americano F D Roosevelt. Solo una democrazia come era quella americana, secondo Einstein, avrebbe saputo gestire un’ arma del genere in caso di pericolo, ma alla prova dei fatti la democrazia americana usò l’arma nucleare quando le sorti del confitto in Estremo oriente erano già nettemante a favore della nascente potenza globale americana e la sconfitta del Giappone militarista era una quetione di tempo. In quel caso si trattò di una scelta politica e militare dettata dal possibile futuro assetto internzionale con l’URSS nell area asiatica.
Einstein giudicò tale uso come sbagliato perciò si fece promotore di un largo movimento pacifista che avrebbe dovuto svegliare l’opinione pubblica mondiale e bloccare l’assurda corsa agli armamenti nucleari che si era scatenata all’epoca della Guerra fredda tra gli Stati Uniti d’America e l’Unione Sovietica.
Dalle pagine del libro traspare un chiaro e lucido ritratto del uomo Einstein con tutte le sue certezze, le sue perpessità e i suoi dubbi. L’autore ci presenta con un lessico semplice e non ambiguo il ritratto di un personaggio chiave di un epoca che però pur non godendo di un potere politico seppe imporre la sua visione morale e etica alla comunità internzionale suscitando molti aspri dibattiti non solo nei circoli scientifici ma anche in quelli politici.
Abbiamo dunque di fronte un libro di divulgazione scientifica di buon livello scritto in modo accurato e dettagliato che però non aspira a diventare un classico testo di soggistica concepito per i pochi eletti del settore, ma vuole attirare l’attenzione di un lettore desideroso solo di allargare il suo sapere, perciò l’intero discorso del racconto storico non viene ulterirmente approfondito con dettegli che avrebbero reso il quadro storico più completo. In sostanza nel suo complesso il lettore può avere un’ idea precisa della personalità di Einstein. Non si tratta di un saggio storico ma di una biografia impostata sulle informazioni essenziali che rendono la lettura scorrevole e il discorso portato avanti dall’autore lineare e preciso.
In conclusione un libro sicurante da leggere per chi intende scoprire la personalità di un grande scienziato.
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Pagine di storia italiane
Il libro che è apparso di recente nelle librerie racconta la storia del nostro paese esaminando un periodo specifico del cammino storico italiano. L’autore decide di affrontare il percorso dallo stato italiano dalla sua nascita all’avvento del fascismo. Il lettore quindi viene posto di fronte alle vicende storicopolitiche dell’Italia liberale ovvero al centro dell'attenzione c'è il consolidamento del potere monarchico.
Il racconto storico percò prende in esame il periodo storico che parte all’unione nazionale ovvero la proclamzione dello stato italiano come stato unitario e si conclude con l’avvento della dittatura fascista. In questo lasso temporale lo stato italiano consolida la sua posizione internazionale, stipulando alleanze internazionali in politica estera nonché avvia una politica di conquista coloniale.
In sostanza attraverso le pagine del libro il lettore prende visione della natura politica, economica e sociale della monarchia e del ruolo avuto in questa fase storica dalla casa regnate, i Svaoia, nonché dei governi in carica dell’epoca , dei partiti politici, e delle parti sociali e gurppi industriali ed economici. Che tipo di stato era l’Italia di quell’epoca? Questa potrebbe essere la domanda di fondo alla quale cerca di rispondere l’autore del libro. Come ovvero in che modo venne portata avanti dalla classe dirigente dell’epoca l’unificazione del paese in termini culturali, politici ed sociali nonché economici? A questo quesito riponde senza alcun dubbio con maestria e chiarezza l’autore che traccia una linea precisa delle dimamiche di potere dell’epoca che ancora oggi sono presenti nel vissuto quotidiono del paese.
L’ Italia liberale dunque doveva costruire uno stato che avrebbe dovuto funzionare in tutti i suoi aspetti amminsitartivi ma non solo. Un capitolo a sé rappresenta il rapporto stato - Chiesa cattolica, sopratutto dopo la breccia di Porta Pia. Il colonialismo, la scelta di campo nella prima guerra mondiale diedero al paese quella micidiale scossa che alla fine travolse le istituzioni liberali aprendo la strada alla svolta totalitaria fascista. Il nazionalismo che plasmò lo stato liberale dell’epoca, fornì anche tutti i presupposti alla sua evuluzione verso uno stato totalitario, quello fascista.
Il testo che abbiamo di fronte dimostra tutta la maestria di sintesi scientifica dell’autore che è ruscito a dare un quadro nello stesso tempo esaustivo, ma anche generale dell’argomento fornendo all’lettore tutti quelli strumenti utili (informazioni e dattagli storici sempre documentati) che rendono comprensibile il filo del discroso storico del libro.
In conclusione una lettrura piena di particolari, perciò senza dubbio interessante per chi è alla ricerca di spunti di riflessione.
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La guerra vista da una prospettiva diversa
Molti storici si sono cimentati cercando di dare un resoconto esaustivo degli avvenimenti bellici del secondo conflitto mondiale. Per sua natura e data la complessità dell’argomento trattato per uno storico risulta arduo dare un resoconto nello stesso tempo generale, ma anche sufficentemente chiaro e dettagliato degli avvenimenti bellici in tutti i loro aspetti politici, strategici, militari, nonché sociali ed economici. La vastità ed estensione della guerra, scoppiata in Europa, ma estesasi in vari contineti rende questo compito difficile per ogni storico che rischia di sconfinare in determinati dettagli di settore (bellici o politici) tralasciando per forza di cose gli aspetti della vita quotidiana dei singoli indivdui travolti dal cataclisma bellico.
Questo libro che abbiamo di fronte affronta la questione in un modo diverso. L’autore del testo di saggistica storica include con mestria nel suo resoconto storico del conflitto mondiale il vissuto quotidiano di chi la guerra l’ha vissuta e combattuta in prima pesona o anche subita da civile. In sostanza il lettore prende visione delle testimonianze dell’uomo comune che ha vissuto una determinata giornata di guerra che generalmente nei libri di storia veniene riportata con un racconto asciutto di date e cifre o numeri. In questo modo al racconto storico viene aggiunto un elemento significativo della ricerca storica: la testimonianza. Con ciò la lettura risulta più simile ad un racconto storicoletterario e non saggistico al quale i lettori sono generalmente abituati in testi del genere.
In conclusione in queste interessanti pagine la storia viene raccontata sia dall’alto che dal basso. Il vissuto quotidiano entra con forza nella narrazione storica dando ad essa un tocco letterario : vengono messi in rilievo i sentimenti e le razioni degli uomini e delle donne coinvolti nelle vicende. Il lettore così attreversa tutte le fasi della seconda guerra mondiale in un modo diverso,dato che lo stile risulta spontaneo e diretto, non legato solo alla tipica terminolgia storiografica. L’autore inserisce inoltre con bravura nel testo tutte le informazioni ( sempre documentate e basate su fonti storiche), che sono utili alla comprensione del contenuto e rendono il filo del discorso intrapreso dall’autore comprensible e lineare lungo tutta la sua narrazione.
Il libro che è comparoso di recente nelle librerie può essere considerato un testo per certi aspetti innovativo nel suo genere che però dimostra tutto il suo valore scientifico (grazie alla bravura dimostrata dall’autore, esperto di fama internazionale che ha saputo concigliare tutti gli aspetti della ricerca storica : narrazione, fonti storiche e testimonianze ) pur essendo stato comcepito dall’autore come un testo di divulgazione storica di massa.
Di conseguenza ,un libro sicuramente da leggere per potere avere una visione diversa della seconda guerra mondiale.
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Il nuovo ordine hitleriano e la città di Sarajevo
Nell’arco della storia balcanica la città di Sarajevo rappresenta ancora oggi un eccezione. Città cosmopolita, luogo d’incontro tra etnie e religioni divese divenne un modello di convivenza etnica, culturale e religiosa. Nelle questioni balcaniche, lastricate da scontri etnici a sfondo religioso, possiamo considerare Sarajevo un eccezione.
Prima di leggere questo libro è utile tenere presente dei fatti storici. Adolf Hitler fu preso in contropiede dagli eventi balcanici. Innanzitutto l’attocco di Benito Mussolini alla Grecia scombussolò i piani del dittatore nazista che all’epoca preparava già l’attacco all’Unione Sovietica. La mossa di Mussolini nei Balcani costrinse Hitler a rivedere i suoi piani ed intervenire nei Balcani. Un altro fatto però influì sull’ atteggiamento hitleriano nell’area. La defezione jugoslava dallo schieramento dei paesi satellite della Germania nazista nell’area costrinese Hitler ad invadere il regno jugoslavo ed in questa cornice storica si colloca questo interessante libro che tratta un argomento particolare della seconda guerra mondiale.
Quale posto riservò Adolf Hitler ai mussulmani, ebrei e cristiani nei Balcani? Attraverso l’esempio di Sarajevo l’autrice ci offre una visione dettagliata dei delicati equilibri creatisi nell’area dopo l’occupazione nazifascista del territorio jugoslvao, in particolare di quello bosniaco.
Per potere capire la questione bosniaca bisogna fare un passo indietro e chiarire chi sono ancora oggi i mussulmani di Bosnia. Dopo la conquista ottomana della gran parte della penisola balcanica alcuni componeti delle comunità croate e serbe residenti in Bosinia scelsero di convertirsi alla fede islamica per non essere sottoposti alla opressione religiosa e politica dell’Impero ottomano. Dopo il crollo dell’Impero ottomano e la nascita dell’regno SHS nel 1918 (successivamente diventato Jugoslavia nel 1929 su espressa volontà e decisione del sovrano Aleksandar Karadjordjevi?), la comunità mussulmana rimase legata spiritualmente alla Turchia.
Con l’occupazione delle potenze dell’ Asse della Jugoslavia alcuni esponenti della comunità mussulmana bosniaca videro nella cooperazione con Adolf Hitler l’opportunità di potere creare in Bosnia uno stato islamico, ma Adolf Hitler non aveva alcuna intenzione di assecondare questo desiderio di rinascita mussulmana nei Balcani potendo in particolare contare nell’area non solo su un alleato fedele Ante Paveli? e sul suo movimento ustaša ma anche sul collaborazionista generale Milan Nedi? in Serbia noché poi anche su il movimento dei ?etniki di Draže Mihailovi?. La presenza di un forte movimento partigiano guidato da comunista Josip Broz-Tito nel quale però confluirono forze antifasciste di altre estrazioni politiche e di convinzioni religiose( cattolica, ortodossa, mussulmana, ebraica) determinò i rapporti tra occupanti nazifascisti, collaborazionisti locali e comunità religiose. In questo contesto deve essere posto il racconto storico di questo libro.
L’autrice non si concentra solo sulla città di Sarajevo ma ci offre anche una visione più ampia del contesto bosniaco, infatti se scorriamo i capitoli notiamo:
La linea di divisione e di unione di una città ( il multiculturalismo e Sarajevo)
Autonomia compromessa ( l’occupazione nazista e il regime degli ustaša)
Conversioni e complicità (la pulizia etnica della nazione)
Tra identità ( i fragili legami della comunità)
Dilemmi sul nuovo ordine europeo ( la questione mussulmana e la guerra civile jugoslava)
Un’insurrezione in gestazione
Gli ultimi mesi ( dalla guerra totale alla vittoria comunista)
La città solidale ( comunità e identità nella Sarajevo del tempo di guerra)
L’autrice, esperta internzionale, ci da un quadro dettagliato e sopratutto esauriente dell’argomento poco trattato dalla storiografia in generale. Si tratta di un argomento di nicchia storica che si inquadra nel discorso generale della guerra comabuttuta in Jugoslavia durante il secondo conflitto mondiale. Per sua natura si tratta di un argomento storico complesso e delicato nei suoi risvolti etnici e religiosi che viene trattato però dall’autrice in modo chiaro e sopratutto lineare in senso temporale e spaziale nonché geopolitico Dalle pagine del libro traspare un chiaro contesto internazionale in cui la città di Sarajevo e la Bosnia si sono trovate.
Chi prenderà in mano questo libro si troverà di fronte un testo di saggistica storica di rara qualità scietifica che mostra tutto il suo volore narrativo presentando un argomento storicamente ostico in modo lineare avendo sempre presente il filo del discorso affrontato in generale e anche nei suoi minimi particolari e dettagli. Ogni arogmento trattato nel libro è documentato e arricchito con citazioni che rendono la lettura interessante e piacevole ma non troppo pesante. È chiaro che si tratta di un testo complesso perciò richiede dal lettore una notevole dose di attenzione e perseveranza nella sua lettura. Data la complessità del argomento trattato sono utili per il lettore almeno delle nozioni generali della storia dei Balcani e della guerra seconda guerra mondiale. Il contesto storico in cui il racconto dell’autrice viene calato è di fondamentale importaza per la comprensione dell’intero testo.
In conclusione un libro sicuramente da leggere per potere avere una visione poco consciuta della seconda guerra mondiale nel contesto balcanico.
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Gli intellettuali a servzio di un ideologia
Lo stato nazista non era solo il prodotto dell’ideologia ideata da un solo uomo, Adolf Hitler, ma al contrario era una stuttra di potere complessa e organizzata nei minimi particolari. La struttura di potere nazista si reggeva non solo sul partito nazista che si impadronì dello stato tedesco ma anche su una struttura parallela , le SS che avevano il compito di vigilare sul Terzo Reich e sull l’intera Europa occupata nonché dovevano anche garantire la sicurezza personale del Führer. Si trattava dunque in sostanza di uno stato parallelo inserito nelle istituzioni già esistenti dello stato tedesco. L’impero dell’ordine nero delle SS allargò i suoi tentacoli in ogni aspetto della vita sociale, politica ed economica prima in Germania e poi altrove i Europa. Questo assoluto potere delle SS fu possibile grazie all’adesione di innumerevoli membri della società civile dell’epoca in Germania alla causa hitleriana. Queste adesioni spaziavano dai circoli finazari, industriali, politico-culturali conservatrici borghesi, aristicratici ma anche operai e contadini. Nelle sue file non militavano solo poliziotti o militari ma anche una folta schiera di intellettuali che diederò una base giurdica al progetto hitleriano di dominio.
Questo interessante libro si sofferma sul ruolo avuto degli intelletuali nello stato nazista ed in particolare nella struttura articolata delle SS.
Il libro è diviso in tre distinte parti. Nella prima parte il lettore prende visione del clima sociale e politico in cui l’ideologia nazista divenne attraente per un certo tipo di intellettuali dell’epoca.
Nella seconda parte del libro il lettore viene posto di fronte alla questione che cosa significava all’epoca essere nazisti ed entrare nelle SS o nella SD oppure nella Gestapo.
Nella terza parte invece il lettore affronta la questione del progetto di dominio nazista. In sostanza viene posto il problema dei massacri di massa pepetuati dagli uomini che aderirono senza riserve all’ideologia razzista nazista. Come veniva giustificato giuridicamente un tale operato da questi intellettuali ed inoltre come si potevano nascondere le prove di un tale massacro , quando la sconfitta diventò inevitabile? Questi uomini misero in atto una efficace strategia di depistanggio, negazione dell’evidenza e addirittura di giustificazione dell’Olocausto.
Dalle pagine del libro risulta chiaro un fatto inconfutabile: l’adesione all’nazismo fu il riusltato di una scelta convinta di un intera generazione che vide nel nazismo una giotta opportunità di riscatto personale, sociale patriottico nonché una possiblità di carriera e di guadagno. Appartenere all’ordine nero delle SS significava fare parte di un elité prescelta, dunque di una cerchia ristretta di privilegiati con ampi poteri e completa liberta d’azione in tutti i campi.
Il libro si presta ad una scorrevole lettura essendo scritto in uno stile scorrevole e asciutto senza giri di parole inutili. Pur fornendo al lettore dettagli dell’ argomento sotto esame senza dubbio interessanti e documentati nonché magistralemente arricchiti da citazioni poste con lo scopo di svelare i retroscena storici, l’autore esprime le sue tesi in modo esplicito e chiaro, dunque comprensibili a chi già possiede nozioni storiche sull’argomento. Risulta chiaro che si tratta di un argomento di nicchia storica ovvero di settore che richiede dal lettore una costante attenzione e presenza critica. Il testo di chiaro valore scientifico è un tipico esempio di lettura di approfondimento e non il classico libro di divulgazione storica addatto ad ogni tipo di lettore. Si tratta di un testo mirato al classico tipo di lettore che ama leggere ed è sempre alla ricerca di testi di saggistica di alto valore scientifico, ma che è già informato sull’arogmento trattato, almeno in genrale.
In coclusione un libro sicuramemente da leggere per potere riflettere su alcuni aspetti del nazismo.
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La fine di un dittatore
La storiografia del secondo dopoguerra si è occupata spesso delle dittature e dei tre dittatori che hanno segnato il destino di tre paesi europei nel XX° secolo:l’ Italia, la Germania e l’Unione Sovietica. Nazismo, fascismo e stalinismo vengono spesso menzionati come il prodotto più sinistro del continente europeo del secolo breve.
Il libro che è apparso recentemente nelle librerie fa parte di quella sfilza di libri che cercano di dare una risposta ad una domanda molto senplice : chi era Benito Mussolini come uomo, come guida di un movimento e partito politico, statista nonché dittatore nelle cui mani era concentrato il destino di un intero paese per più meno un ventegno?
Un lettore disattento e distratto potrebbe pensare : uno dei tanti libri già scritti su Benito Mussolini.
Questo libro però affronta l’argomento Benito Mussolini partendo da un periodo temporale preciso: dal 1943 al 1945. Dunque, l’autore prende in esame un particolare periodo della vita del Duce, quella dopo la caduta del fascismo avvenuta il 25 luglio 1943 e dopo l’armistizio del 8 settembre 1943 fino all’ aprile 1945.
Se si da uno sguardo ai titoli dei capitoli (La caduta, prigionia, liberazione;Il naufragio a Salò; Al servizio di Hitler, Claretta: la consigliera filonazista; Sono il cadavere vivente; Il duce e i suoi camerati, Mussolini; Mussolini e l’antifascismo popolare; I ‘cani’: gli alleati e i ribelli; L’illusione della rinascita: il discorso del Teatro Lirico;L’ impossibile salvezza) risulta chiaro che l’autore di questo interessante libro ha scelto di trattare il periodo di Salò del potere del Duce.
A questo punto è utile tenere presente qunato segue: il rapporto di amicizia che legava Adalf Hitler a Benito Mussolini e l’atteggiamento assunto dal Führer e dei gerachi nazisti nonché dei vertici militari della Wehrmacht nei confronti del tradimento italiano del 8 settembre 1943. Il particolare rapporto di amicizia che legava i due dittatori in sostanza influì sul destino di Benito Mussolini. Hitler in sostanza mise su due piani diversi l’Italia, il suo popolo, considarato dal dittatore nazista un traditore, e il capo di governo Benito Mussolini vittima di una congiura di palazzo orchestrata dalla monarchia e da alcuni seguaci del partito fascista, perciò Benito Mussolini era ancora degno di assoluta fiducia mentre gli altri erano nient’altro che dei traditori da punire senza alcuna pietà. Questo dualismo di trattamento fu sempre presente durante gli ultimi due anni di guerra. Il dittatore nazista si comportò in Italia come si era comprtato altrove: occupò il paese e mise in piedi un regime collaborazionista ovvero uno stato fantoccio o vassalo, la Repubblica Sociale Italiana al governo della quale fu insedito l’unico uomo degno di fiducia e che poteva garantire la collaborazione con le autorità di occupazione naziste : Benito Mussolini. Benito Mussolini fu salvato dal amico Hitler dalle grinfie dei suoi traditori con uno scopo: da statista e copo di governo Hitler trasformò cinicamente il suo alleato fascista in collaborzionista come aveva già fatto in altre occasioni occupando gli altri paesi europei dove creò un rete di collaborzionisti locali.
Dal canto suo Benito Mussolini era ben conscio del suo nuovo ruolo assegnatogli dal Führer, ruolo che Benito Mussolini accettò di adempiere fino in fondo degradandosi al rango di puro esecutore del volere dei padroni nazisti. Emblematica a proposito è la condanna a morte edla successiva escuzione di Galeazzo Ciano e degli altri gerarchi fascisti catturati promotori del ordine del giorno contrario a Benito Mussolini durante la storica seduta del Gran Consiglio del 24 e 25 luglio 1943) Pur avendo le mani legate dall’assidua e ingombrante presenza nazista, Benito Mussolini cercò di mantere almeno in apparenza un ruolo autonomo di manovra ( il suo discorso del Teatro Lirico ) che però non diede mai i rissultati auspicati dal Duce, neanche durante la sua fuga. In definitiva senza il suo amico Adolf Hitler Mussolini rimaneva una pedina da giocare secondo la convenienza dei gerchi nazisti di turno o di qualche eponete della Wehrmacht.
L’autore ci offre un immagine del tutto inedita del Duce, un immagine di un uomo che si rende conto della situazione in cui si era trovato dopo la perdita del suo potere. L’unico conforto nei momenti di solitudine tipici dei capi di stato lo ebbe da Claretta Petacci, sua amante e consiglira disinteressata ma ferma nelle sue posizioni filonaziste, una donna pronta alla fine anche a sacrificarsi seguendolo fino alla fine.
Il libro si presta ad una scorrevole lettura senza intoppi pur essendo arricchito con citazioni e informazini documentate che renodono il filo del discorso indubbiamete comprensibile anche a chi non è un esperto storico. Si tratta di un testo di divulgazione storica che però racchiude in sé un valore scientifico.
In conclusione un libro sicuramente da leggere per capire la personalità di un dittatore in pieno declino politico e militare e come statista.
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La nascita di una dittatura
Molti storici si sono già occupati del fascismo e di Benito Mussolini. Questo libro apparoso nelle librerie però affronta l’argomento in un modo particolare concentrando la sua attenzione su una sola giornata, quella del 28 ottobre 1922. Il 28 ottobre 1922, giornata della marcia su Roma, segnò le sorti dell’Italia. Possiamo definere il 28 ottobre l’alba di una dittatura, quella fascista.
A questo punto possiamo chiederci: la dittatura fascista poteva essere evitata dai poteri governativi dello stato oppure era oramai irrevresibile la virata autoritaria nel paese in piena crisi di identità democratica? A questa domanda risponde l’autore di questo interessante libro che esamina nei minimi dettagli quella giornata ora per ora minuto per minuto dando così un quadro completo di tutte le parti in causa coinvolte in quella giornata campale per il paese: il governo, il re Vittorio Emanuale III, l’esercito, gli industriali, Bento Mussolini e i sue camice nere.
In sostanza il lettore intraprende un viaggio temprale attraversando l’intera giornata. I titoli dei capitoli del libro scandiscono il passo di lettura: comincia l’insurrezione,l’appello agli italiani:’Basta violenza’,il primo ministro all’appello del re,un generale sotto accusa,Facta:’ Resisteremo alla rivolta’, il governo riunito al Viminale, approvato lo stato d’assedio,’Arrestare i capi della sedizione’, divelti i binari per bloccare i fascisti,gli insorti in trappola a Perugia, il re non firma lo stato d’assedio, Facta si dimette,gli industriali da Mussolini,al Quirinale iniziano le consultazioni,De Vecchi e Grandi a Roma,Giolitti bloccato in Piemonte,un capo dei rivoltosi dal re,Mussolini vuole tutto il potere,l’incarico a Salandra,due morti vicino a Roma,terzo blocco ferroviario,il re chiama Mussolini,‘Evitate spargimento di sangue’, via libera a Salandra dai fascisti romani,venerdì 17 novembre 1922: il governo Mussolini ottiene la fiducia.
Leggendo i capitoli un fatto può essere considerato determinate per il corso degli eventi : la mancata firma del re Vittorio Emanuale III dello stato d’assedio. Questa mancata firma di fatto legò le mani all’esercito che non poteva intervenire contro i rivoltosi fascisti avendo il re rifiutato la misura di emergenza approvata dal governo Facta. Di fatto con il suo rifiuto il sovrano sfiduciò il governo in carica. Leggendo tra le righe possiamo concludere che Benito Mussolini poteva essere fermato in un solo modo : attuando lo stato d’emergenza e conferendo all’esercito i pieni poteri giuridici mettendo così in grado le forze armate di ristabilire l’ordine nel paese. Dalle pagine del libro risultano chiare tutte le ambiguità e le complicità dei vari poteri politici, economici ed anche nelle file del esercito nella vicenda. Benito Mussolini poteva oramai contare su nutriti appoggi nei circoli politici, militari ed economici. La sua nomina a capo del governo dunque non può sorprendere l’attento lettore. Fu la logica conseguenza di quella storica giornata non solo per il partito fascista, forza minoritaria nel paese, ma anche per l’Italia intera.
Con uno stile leggero e chiaro simile a quello giornalistico, l’autore traccia con cura le mosse dei vari personaggi coinvolti negli eventi fornendo un quadro esaustivo dei giochi di potere in corso. Il libro dunque si presta ad una scorrevole e piacevole lettura che però richiede dal lettore una costante attenzione. Solo rimanendo vigili al contenuto veicolato con maestria linguistica dall’autore è possibile capire il senso storico di quella giornata in tutti i suoi risvolti specifici e nascosti. Ogni parola ogni riga diventano perciò importanti nella complessa ragnatela degli eventi narrati dall’autore.
In sostanza abbiamo di fronte un testo di divulgazione storica di livello scientifico essendo il testo arricchito da fonti storiche documentate e selezionate con cura dall’autore.
In conclusione un libro sicuramente da laggere con attenzione per potere capire tutte le dinamiche degli eventi susseguitisi in una giornata che segnò il destino dell’Italia nel XX° secolo.
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Un massacro annunciato
Nel secondo dopoguerra la questione dell’Olocausto trovò spesso posto nelle ricerche della storiografia mondiale. La domanda di fondo rimane ancora oggi una sola: come fu possible un simile atto di brutalitàe bestialtà collettiva?
Prima di prendere in mano questo libro scritto da un esperto storico e gioranlista tedesco sul nazismo è utile tenere presente una serie di considerazioni: innanzittuto Adolf Hitler non fece mai mistero delle sue vere intenzioni, basta leggere il Mein Kampf. È sbagliato considerare il dittatore nazista l’unico colpevole. Per un massacro di tali proporzioni è necessario avere a dispoiszione un sistema capillare di mezzi e uomini che mettono in atto gli ordini ricevuti. In sostanza nell’eccidio sono stati coinvolti tutti gli apparati dello stato nazista senza alcuna eccezione. Tenendo conto di ciò il lettore può adentrarsi nella lettura di questo libro che offre un resoconto dettagliato dell’evoluzione dell’Olocausto: progetto, decisione, organizzazione, messa in pratica e modalità di escuzione.
In sostanza il libro risponde ad una domanda molto semplice: come fu eseguita la caccia all’ebreo in Europa? Dalle pagine di questo libro emerge un fatto inconfutabile. Accanto all’opertato criminale delle SS, in particolare delle squadere della morte passate alla storia con il nome di Einsatzkomando, emergono una serie di convivenze dei collaborazionisti locali nei paesi occupati dai nazisti in Europa che affiancarono l’ordine nero nella caccia e nei massacro della popolazione ebraica in Europa. I massacri si svolsero in due fasi : prima all’esterno, dietro le line del fronte e poi all’interno dei campi di sterminio e concentramento. I ghetti erano concepiti come una tappa di passaggio per la popolazione ebraica destinata a morire nelle camere a gas.
Con lucida e chiara semplicità l’autore da al lettore interessato tutti i retroscena storici senza sconti per poter capire la dinamica e la portata di un tale massacro. Nelle pagine del libro viene anche affrontata la questione molto dibattuta tra gli storici : si poteva fermare il massacro bombardando le linee ferroviarie sulle quali transitavano i convogli ? A questa domanda l’autore risponde fornendo una serie di prese di posizione degli angloamericani e dei sovietici che nel conflitto avevano scelto di dare l’assoluta precedenza alla vittoria sul nazifascismo ritenendo che solo la sconfitta delle potenze dell’Asse avrebbe fermato il massacro in Europa.
Il libro si presta ad una scorrevole lettura che però richiede dal lettore un’attenzione continua all’argometo trattato. I fatti sono esposti in modo chiaro e diretto senza giri di parole. Tutte le tesi sono corredate da fonti storiche documentate che rinforzano la qualità scientifica del testo. Si tratta di un tipco testo di divulgazione storica che però può essere considerato un utile testo di approfondimento pur essendo sintetico. La maestria dell’autre si dimostra nella sua capacità di dare un visione globale ed esaustiva ma allo stesso tempo approfondita dell’evoluzione della Soluzione finale del problema ebarico in Europa concepito dalla mente di Hitler, avvalato dai suoi seguaci ed eseguito dai suoi uomini più fidati : le SS.
In conclusione un libro sicuramente da leggere con la dovuta attenzione per chi desideri approfondire l’argomento.
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Le sorti di un conflitto
Un lettore superficaile potrebbe pensare: ancora un libro sulla seconda guerra monidiale tra la già lunga pila di libri apparsi nelle librerie che trattano questo argomento affontato spesso dalla storiografia mandiale.
Questo libro però non rientra tra i classici libri della seconda guerra mondiale dato che l’autore si è proposto di affrontare l’argomento bellico con un apporocchio del tutto diverso dai suoi illustri colleghi. Infatti l’argomento viene trattato dal punto di vista di una semplice ma logica domanda: quali avvenimenti bellici sui vari fronti e quali incontri diplomatici sono stati quelli che hanno determinato il corso e l’esito del conflitto a favore di chi la guerra l’ha effettivamente vinta. In sotanza perché l’alleanza dei tre grandi : Winston Churchill, F D Roosevelt e Jozef Stalin prevalse sull’alleanza delle forze nazifasciste e militariste delle potenze dell’Asse.
L’autore individua dei punti di svolta nel conflitto che in sostanza indirizzarono il corso degli eventi bellici e dilomatici in una direzione ed non in un ‘altra. Secondo l’autore sono questi:
Il trionfo di Hitler: la coduta della Francia
la battaglia d’ Inghilterra
l’operazione Barbarossa ovvero l’attacco nazifascista all’URSS
Pearl Harbor ovvero l’entrata in guerra degli Stati Uniti d’America
la battaglia delle Midway
la battaglia di Stalingrado
la battagia dell’Atlanitico ovvero la guerra dei convogli
il potenziale industriale dei contendenti
il momento chiave : le confernze di Teheran e di Jalta
il D-Day o lo sbarco in Normandia
l’arma nucleare su Hiroshima e Nagasaki
Il libro non è un resoconto dettagliato che comprende tutti gli avvenimenti bellici, al contrario offre al lettore uno sguardo su dei avvenimenti considerati cruciali per la svolta del conflitto. Il lettrore viene dunque orientato su detreminati eventi, perciò questa tecnica secelta a proposito dall’autore richiede da ogni lettore una notevole dose di concentrazione e di attenzione noché di nozioni dell’argomento durante la sua lettura. Risulta chiaro che lo scopo dell’autore non era quello di scrivere un comune resoconto dettagliato del conflitto bellico, ma riflettere su dei punti chiave del suo corso, perciò al lettore vengono presentati dei spot precisi, dettagliati e ben documentati di alcuni eventi bellici e diplomatici.
Con linguaggio semplice e chiaro arricchito però da informazioni senza alcun dubbio utili e interessanti l’autore da un impronta particolare al suo lavoro. Si tratta in definitiva di un testo di valore scientifico scritto in modo magistrale da un autore competente che da una visione innovativa sulla seconda guerra mondiale.
In conclusione un libro sicuramente da leggere con attenzione per avere una visione diversa sulla seconda guerra mondiale , dei sconfitti o dei vincitori.
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Si consiglia di leggere un manuale di storia contemporanea o della seconda guerra mondiale.
Il secolo americano
Nel XX° secolo si verificò il cosiddetto sorpasso. Gli Stati Uniti d’America emersero dai due conflitti mondiali che insanguinarono l’Europa come i nuovi dominatori dell’emisfero occidentale. L’eurocentrismo era dunque finito e l’Europa si apprestò ad avere un ruolo marginale negli avvenimenti mondiali, ruolo che ha purtroppo ancora oggi dato che non riesce anacora a parlare con una sola voce.
L’ Europa e l’America : un binomio che ha attraversato le vicene storiche del secolo breve o XX°. Quali erano i rapporti di forza tra le due sponde dell’oceano Atlanitco? A questa domanda risponde questo interessante libro scritto da un esperto internazionale del settore.
Il libro è divso in segmenti temporali che tracciano la rotta di lettura:
il secolo americano e l’Europa, il nuovo sfidante, America, ultima speranza,il New Deal si proietta veso il mondo,l’Europa degli imperi davanti alle granandi visioni americane,liberazione, occupazione, modernizzazione,la reflazione dell’Europa attraverso il Piano Marshall,la scelta dello sviluppo: l’era del boom economico,dopo la Guerra Fredda: l’epoca del soft power, la fine del secolo americano.
Questa impostazione del libro in sostanza divisa in blocchi ha lo scopo di fornire al lettore un quadro prima generale e poi dettagliato dell’ argomento che viene trattato in seguito dell’autore in quella parte del libro. Ogni blocco può essere considerato una cornice oppure una scatala nella quale l’autore approfondisce detremenate questioni lagate al titolo del blocco. Così ad esempio il tema del nuovo sfidante viene approfondito ulteriormente con le seguenti parti : 1898: una nuova data spartiaque nell’evoluzione del mondo, spettro, mito o nuovo modello, le potenzialità della nuova America, gli Europei e la guerra in stile americano. All’interno di questa divisione però certi argomenti vengono ulterirmente approfonditi dall’autore. Parlando delle potenzialità della nuova America l’autore suddivide il percorso di lettura in ulteriori tappe dettagliate: un nuovo mezzo, un nuovo messaggio, The Strenous Life, l’Europa di Roosevelt.
Il lettore ha di fronte una struttura divisa in capitoli gerarchici . Questa struttura gerarchica lo accompagna dall’inizio fino alla fine del libro scadenzando il suo progrsso di lettura. Si tratta di un modello abbastanza complesso che però da la possibilità al lettore di orientarsi data la vastita dell’ argomento trattato che spazia in un periodo temporale lungo un secolo nel quale gli avvenimenti si sono succeduti uno dopo l’altro a ritmo sfrenato.
Il libro si presta ad una piacevole lettura che però non risulta alla fine tanto scorrevole data la complessità della struttura gerarchica del testo che richiede da ogni lettore ,anche da quello sempre attento al particolare ed al minimo dettaglio una notevole dose di attenzione. Gli argomenti scelti e trattati con mestria scientifica dall’autore spronano alla riflessione. Le argomentazioni portate avanti dall’autore sono sempre basate su informazioni storicamente documentate.
In sostanza abbiamo di fronte un testo di saggistica di alto valore scentifico scritto con uno stile asciutto e chiaro corredato da dettagli informativi che non lo appesantiscono, anzi al contrario, lo rendono linguiticamente ricco e indubbiamente stimolanate per chi desideri intraprendere questo precorso storico del XX° secolo.
In conclusione un libro sicuramente da leggere con attenzione per capire la dinamica dei rapporti tra il vecchio e il nuovo mondo.
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L’inizio della fine del Trezo Reich
In tutte le guerre ci sono battaglie che lasciano il segno negli eventi bellici e influiscono sull’ equilibrio delle forze schierate nel conflitto bellico dai contendenti. La battaglia di Stalingrado è una di quelle battaglie della seconda guerra mondiale che rappresentò la svolta non solo sul fronte orientale ma anche per le sorti generali del conflitto in Europa.
Quella battaglia era di capitale importanza sia per Hitler sia per Stalin non solo per ragioni ideologiche ma anche per questioni strategiche.
La città che portava il nome di Stalin, l’odierna Volgograd, era il passaggio obbligato per le truppe d’invasione nazifasciste per raggiungere non solo i pozzi petroliferi di Baku ma anche per scavalcare il Caucaso è prendere alla spalle le forze britanniche in Medio oriente. In sostanza in Africa si combatteva a El-Alamein per raggiungere il canale di Suez e contemporaneamente sul fronte meridionale sovietico si combatteva per Stalingrado. Una conquista di Stalingrado avrebbe rappresentato per Hitler l’uscita dal vicolo cieco in cui si era trovato dopo la battuta d’arresto alle porte di Mosca e la mancata conquista di Leningrado . Stalin partiva da una posizione ancora critica, ma psicologiacamente favorevale avendo fermato le armate naziste davanti a Mosca e avendo resistito a Leningrado. Perdere Stalingrado avrebbe siglificato par l’Armata Rossa avere il fianco meridionale totalmente scoperto, inoltre essere tagliata fuori dai pozzi petroliferi di Baku.
L’autore di questo libro ci presenta la battaglia di Stalingrado. Dopo un' introduzione purtroppo eccessivamente sintetica degli eventi il lettore viene catapultato direttamente nella battaglia.
Dai titoli dei capitoli il lettore può immaginare il pecorso di lettura, dunque l’impostazione data dall’autre dagli argomenti trattati: la città di cui nessuno si era cursto, i cani si buttano nel Volga, dall’invasione alla sacca, a capo chino dinnanzi alla Madonna,lunga vita al Führer, nota dell’autore.
Il racconto parte dunque da un' introduzione breve e sintetica a nostro avviso non approfondita a sufficienza che avrebbe dovuto avere lo scopo di fornire al lettore tutte le informazioni necessarie per potere poi continuare il suo percorso di lettura entrando nel clima e nella logica della battaglia. Le dinamiche degli eventi sul fronte, la conquista della città da parte della VI° Armata della Wehrmacht, l’accanita resistenza dell’Armata Rossa e la successiva contromossa sovietica ovvero l’accerchiamento dell’armata nazista , vengo descritti dall’autore in modo sintetico con approfondimenti superficiali che lascino in pratica il discorso sospeso a metà. Emblematico è l’esempio della cattura del generale dell’ Armata Rossa Anderj Vasov. La sua cattura e la sua successiva richesta di collabrare con le truppe naziste viene persentata dall’autore in poche righe, troppo poche per una vicenda così complessa ed intricata. Dall’ autore non vengono minimamente chiarite le circostanze personali e belliche che portarono il generale Andrej Vlasov, eroe dell’Unione Sovietica e militare di provata esperinza, a scegliere di passare contro i suoi compatrioti e a combattere a fianco dei nazisti il comunismo staliniano. Anche quando nel libro si affronta il caso di von Paulus e la sua resa, l’argomento , senza dubbio complesso e intricato, non viene affrontato in maniera adeguata. In sostanza il principio del Führerprinzip che potrebbe spiegare la logica della catena di comando nella Wehrmacht , è tralasciato dall’autore. L’ autore fornisce al lettore un notevole dose di dati, anche cifre numeriche, che vengono incastrate nel racconto rendendo a nostro avviso la lettra complicata. Di conseguenza, c’è un netto sbilanciamento nel testo a favore dei dati o delle cifre ed a scapito degli approfondimenti testuali. La mole dei dati in certi punti, corredati anche da mappe delle operazioni belliche, possono stancare il lettore.
Alla fine del libro è riportato con cura l’indice dei nomi menzionti nel libro ma cosa che ci colpisce non viene presetata dall’autore un lista bibliografica delle fonti da lui consultate. In sostanza possiamo chiederci : su quali basi scientifche ha fornito le cifre che sono puntiglise e mirano al dettaglio assoluto?
Il libro si presta in sostanza ad una scorrevole lettura essendo scritto in uno stile più giornalistico e meno letterario scientifico. Di conseguenza risulata chiaro che abbiamo di fronte un tipico testo di divulgazione storica che però non ambisce ad essere un lavoro di saggistica di alto valore scientifico.
In conclusione è un testo adatto ad un lettore senza particolari pretese in curiosito dall’argomento ma non alla ricerca di un testo di saggistica di sicuro valore storico e scientifico.
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Due visioni del mondo in conflitto
Moliti storici si sono spesso posti questa domanda: perché i popoli dell’est e dell’ovest non possono vivere in pace ?
Nell’ arco della lunga storia dell’umantà si verificarono spesso scontri tra l’occidente e l’oriente oppure tra oriente e occidente. Uno di questi scontri ebbe luogo nell’antichità, quando si scontrarono le armate persiane contro con quelle greche in tre memorabili battaglie : Termopili,Salamina,Platea.
Anche in quell’occasione non si trattò solo di uno scontro militare, ma anche di uno scontro culturale ovvero stile di vita. All’epoca si scontratono due concezioni dello stato , del potere nonché del modello di società.
Questo evento segnò il destino del contiente europeo forgiando il suo aspetto culturale , filosfico e politico. Il modello persiano di pensiero con la sua concezione del potere non prevalse in Europa. La sconfitta subita dai persiani non fu solo una sconfitta militare ma anche rappresentò il netto rifiuto dei greci di accettare un modello colturale estraneo al loro stile di vita e di pensiero.
Il libro che abbiamo di fronte affronta il periodo storico delle guerre persine che vengono presentate dall’autore, esperto internazionale, in modo singolare. Secondo l’autore lo scontro tra persiani e greci fu uno scontro di civiltà: oriente contro occidente.
L’autore ci propone un preciso percorso a tappe: la grande via del Khorasan, Babilonia,Sparta, Atene, strinare la barba del re di Persia, l’ addensarsi della tempesta, con le spalle al muro, nemesi.
Dai titoli da capitoli risulata chiara la volontà dell’autore di non limtarsi alla discrizone dello scontro armato, ricercandone le ragioni e le conseguenze, ma anche di ampliare il suo discorso dando un resoconto dettagliato del tipo di società e del modello politico in vigore in Grecia e nell’impero persiano. Caprire i fondamenti di una società ( i valori morali, la concezione del potere che ne deriva) aiuta a capire i retroscena che portarono allo scontro tra il mondo persiano e quello greco. L’analisi dell’ aspetto culturale e filosofico traccia un quadro esaustivo delle differenze tra i due mondi a confronto sui campi d battaglia. In sostanza le guerre non sono solo il prodotto di interssi econmici ma anche racchiudono in sé dei valori morali considerati da una società fondamentali, dunque esportabili altrove. ll nuovo ordine di solito poggia su conquiste territoriali di uno o dell’altro contendente. Queste conquiste però devono essere inglobate in un preciso modello culturale e statale ovvero ideologico oppure filosofico. Questa potrebbe essere la chiave di lettura veicolata dall’autore in questo interessate libro.
Il testo si presta ad una scorrevole e piacevole lettura che però richiede dal lettore una continua attenzione al discorso veicolato dall’ autore che propone un quadro completo del mondo antico dell’epoca impreziosito da informazini dettagliate poste nel testo con lo scopo di chiarire i punti che potrebbro creare delle difficoltà di comprensione per chi non possieda delle nozioni profonde del periodo storico trattato. Le tesi proposte dall’autore sono sempre documentate da fonti storiche precise che danno all’opera un indiscusso valore scientifico.
In sostanza è chiaro che non si tratta di un manuale di storia , ma di un testo di approfondimento utile per chi è alla ricerca di ulteriori informazioni sulle guerre persiane.
In conclusione un libro di saggistica sicuramente da leggere con attenzione per potere avere una visione diversa delle guerre persiane che furono fondamentali per il destino non solo per la Grecia antica ma anche per tutta l’Europa. Se avessoero vinto i persiani l’Europa avrebbe avuto un volto diveso a partire dall’antichità.
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Le racidici dell’Europa
Chi era Carlomagno? A questa semplice ma intricata domanda cerca di rispondere l’autore di questo interessante libro.
Molti storici considerano Carlomagno il padere dell’odierna UE. Nei libri di storia di molti paesi europei situati tra le foci dei fiumi Elba e Reno , il bacino del Danubio, il golfo di Otranto e la cantena montuosa dei Pirenei compare la figura dell’imperatore franco come fautre di importanti conquiste non solo militari, ma anche culturali ed istituzionali. Alla figura del condottiero militare e monarca illuminato viene affiancata la categoria del paladino difensore della cristianità. Dagli storici francesi e tedschi Carlo Magno viene considerato il motere iniziale per la successiva unità nazionale di entrambi i paesi. Di conseguenza, la Francia e la Gemania sono figlie di un unico padre morale e spirituale Carlomagno e del suo impero carolingio.
Ad Aquisgrana, città tedesca vicino alla frontiera con il Belgio e l’Olanda, confluiscono ogni anno miglia di persone da ogni parte per rendere omaggio alla tomba del grande imperatore Carlomagno.
Prima di affrontare questa interessante lettura è utile tenere in mente un fatto storico molto importante che ci aiuterà a comprendere la dinamica degli eventi descritta dall’autore con minuziosa attenzione alle fonti storiche consultate: dopo il corollo dell’Impero romano d’occidente solo istituzione eclesiastica ovvero l’autorità papale con le sue solide istituzioni rappresentò un potere universale in Europa occidentale. Con l’avvento dell’impero caroligio che oltrepassò i confini del regno dei franchi si formò in Europa occidentale un autorevole entità statale parognambile all’ Impero romano. L’impero di Carlomagno in sostanza riempì il vuoto politicoistituzionale lascito in Europa occidentale dalla caduta di Roma come potenza globale.
Il pecorso di lettura pensato dall’autore è suddiviso in varie tappe: l’uomo Carlomagno, Carlomagno imperatore, il mito di Carlomagno, passato e ipotetico futuro.
In sostanza l’autore traccia un immagine a tutto campo della complessa e affascinante personalità di Carlomagno ma non solo. L’autore offre anche una descrizione dettagliata del tipo di istituzioni organizzate da Carlomagno che si trovò ad amministrare uno stato per sua natura multietnico. L’impero da lui fondato diventò un modello di stato basato sulla tolleranza culturale, dunque un eccezione per l’epoca ed un modello da prendere in considerazione nell’Europa di oggi attanagliata dai egoismi statali e locali.L’ultima parte del libro è una spece di bilancio visto in prospettiva dell’evoluzione futura europea. In sostanza la questione di fondo può essere questa: riuscirà l’Europa almeno in parte a ricostruire l’armonia dell’impero fondato dal re franco ? A questa domanda dovrà dare una rosposta tangibile la politica europea se non vorra nuovamente ricadere nel baratro del passato costellato di guerre fratricide e distruzioni reciproche.
Il libro si presta ad una piacevole e scorrevole lettura arrcchito come è di interessanti dettagli, sempre ben documentati, che però non appesantiscono il contesto storico sotto esame, anzi al contrario, lo rendono più chiaro e comprensibile anche a chi non posiede specifiche nozioni in merito.
In sotanza un testo di saggistica di alto livello confezionto in modo tale da rendere accessibile il contenuto ad ogni tipo di lettore interessato di storia.
In conclusione un libro sicuramente da leggere con attenzione per capire le radici dell’Europa di ieri di oggi e di domani.
Indicazioni utili
Si consiglia di leggere un manuale di storia medievale o di storia della Francia e della Germania
Le radici della modernità
Quali sono le radici del mondo occidentale di oggi? A questa domanda di fondo cerca di rispondere l’autore di questo interessante testo di saggistica, che affronta un tema nel suo complesso non tanto comune nei libri di storia.
Il percorso di lettura offerto dall’autore al lettore interesanto parte da un punto definito e storicamente preciso :l’epoca moderna. A questo punto di partenza vengono collegate alcune questioni fondamentali: il rapporto della Chiesa cattolica con la modernità, la nascita dell’Illuminismo e con esso la secolarizzazione della società ovvero fondazione dello stato moderno, il ruolo della politica, della scienza, della tecnica e dell’economia nel mondo moderno.
Leggendo il libro però il lettrore può percepire che dietro ad ogni tappa di lettura persiste una domanda di fondo che in sostaza leaga tutti gli argomenti trattati ed affrontati dall’autore in un insieme che può essere sintetizzato con queste parole: il ruolo della storia nella modernità. In sostanza la questione di fondo di questo testo è la volontà dell’autore di trovere una risposta plausibile sull’ruolo della strografia nel mondo moderno e in quello contemporaneo. La storia è dunque quella disciplina scientifica che lega il passato con il presente ed senza di essa risulta difficilmente comprensibile la svoltà avvenuta in Occidente circa due secoli orsono.
La globalizzazione odierna non sarebbe stata dunque possibile senza la rivoluzione tecnica ovvero tecnologica e scientifica nonché illuminsta avvenuta tra l’Europa e l’America del nord. Il risultato di questa rivoluzione è il capitalismo, che in defintiva è il prodotto della società occidentale.
Le radici del mondo contemporaneo devono essere ricercate solamente nell’età moderna.In questa ricerca delle radici la storia in sostanza può dare una mano dipanando i dubbi e ricercano le ragioni e le cause del percorso storico e sociale sviluppatosi solamente in Occidente e non altrove.
Il libro si presta ad una scorrevole lettura che però richiede dal lettore un’attenzione costante trattando il testo dei argomenti particolari di nicchia scientifica. Il discorso dell’auture nel suo coplesso risulta chiaro e lineare scadenzato in sequenze logiche che facilitano la compresione degli argomenti a volte complessi scelti dall’autore. Con rigore scietifico l’autore precisa il suo pensiero in merito alle questioni trattate nel libro che vengono sempre illustrate in modo chiaro senza fronzoli e giri di parole inutili che avrebbero sicuramente confuso il lettre meno esperto e completamente a digiuno del arogomento.
In sostanza si tratta di un testo scientifico di nicchia adatto a chi è alla ricerca di testi di saggistica particolari.
In conclusione un libro da leggere per potere riflettere sulle radici del mondo moderno e contempraneo e per potere capire il ruolo della storiagrafia in questo contesto.
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Un esercito mandato allo sbaraglio
“Ho bisogno solo di qualche migliaio di morti da gettare sul tavolo delle trattaive.” speigò così il Duce la sua decisione di entrare in guerra a fianco dell’ suo alleato e amico Hitler il 10 giugno del 1940 contro la Francia e la Gran Bretagna.
Al Führer legavano Mussolini il Patto anti Comintern firmato nel novembre 1936, il Patto tripartito del settembre 1939 nonché il Patto d’acciaio siglato nel maggio del 1939. Dopo la spregiudicata mossa di Mussolini nei Balcani (attacco alla Grecia del 1941) , che creò a Hilter non pochi grattacapi, intento come era il Führer nei preprativi dell’operazione Barbarossa, Mussolini fece un ultriore passo che segnò il destino del paese: scelse di partecipare all’invasionde dell’Unione Sovietica del giugno 1941, malgrado lo scetticismo del dittatore nazista che varebbe preferito di vedere il suo alleato fascista essere imegnato altrove, prefebilmente nell’area mediterranea e non in Unione Sovietica.
Il tragico destino di migliaia di soldati spediti sul fronte orientale, precisamente nel versante meridlnale della linea dei combattimenti è legato alla speuclazione di Mussolini e cioè una vittoria veloce del suo alleato nazista che varebbe in poche settimane sbargliato l’Armata Rossa, nonché , fattore decisvo, avere voce in capitolo nella spartizione del bottino dopo la vittoria sull’Unione Sovietica. In sostanza dopo la magra figura nei Balcani, in particolare in Grecia, Mussolini avrebbe risalito la china nella delicata alleanza con Hitler. Così, avrebbe potuto trattare alla pari con il Führer ribadendo la netta supriorità italiana nei confronti dei cosiddetti alleati minori delle potenze dell’Asse Ungheria, Romania, Slovacchia Bulgaria e Finalndia.
Tutta la guerra condotta da Mussolini può essere vista in questo contesto: riaffremare una gerarchia precisa nello schieramento dell’Asse e la campagna di Russia sarebbe servita a questo scopo.
Chiarito questo concetto base risulta più compresibale il distro subito sul fronte orientale dal regime fascista che in pratica mandò un esercito male equipaggiato e mal armato a combattere una guerra che varebbe dovuto essere una passeggiata ma si trasformò alla fine in una tragedia collettiva per migliaia di uomini costretti a fronteggiare non solo un nemico ostinato che difendeva la propria terra dagli invasori, ma anche subire l’ostilità climatica del rigido inverno russo.
Questo libro è un libro di testimonianze di chi la guerra la vissuta in prima persona giorno per giorno, mese dopo mese, preciò queste testimonianze raccolte dall’autore assumono un valore particolare. Infatti raccontano i pensieri e i sentimenti dell’uomo comune ovvero di chi ha vestito l’uniforme da soldato ed e stato spedito a combattere una guerra in terre lontane a lui totalmente sconosciute e anche estranee.
Gli eventi storici sono dunque vissuti dal basso e non dall’alto. Una pagina di storia dunque che generalmete non viene riportata nei manuali di storia, ma che fa parte della storia e della memoria di un popolo.
Il libro si presta a una scorrevole lettura che però richede dal lettore un attenzione continua per potere seguire senza intoppi il filo del discorso delle testimoniaze raccolte con cura dall’autore. Il libro dunque riporta le testimonianze dei uomini sul fronte. Nell'introduzione l'autore offre al lettore una sintesi storica dei fatti, che però avrebbe potuto essere più dettagliata in certi aspetti chiarendo meglio le ragioni profonde che portarono Mussolini ad inviare le truppe in Unione Sovietica.
In sostanza un libro diverso da quelli fino ad adesso comparsi nelle librerie.
In conclusione un libro sicuramente da leggere con attenzione e la dovuta reflessinone che merita un testo del genre per potere capire il vissuto quotidiano della campagna in Russia voluta da Mussolini e non ostegggiata e nemmeno impedita dal re Vittorio Emanuele III°.
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Conoscere il nemico
Per capire le ragioni della comparsa di questo libro incentrato sull’analisi della personaltà di Hitler e utile tenere pesente l’atteggiamento assunto dal presidente americano F D Roosevelt nei confronti del dittatore nazista e del suo regime nazista.
Avendo letto con puntigliosa attenzione il Mein Kampf di Hitler il presidente americano era uno dei pochi uomini politici e capi di stato dell’epoca a prendere in seria considerazione la pericolosità di Hitler come guida politica di un movimento ideologico innovativo e rivoluzionario estremista di destra come era quello nazista salito al potere in Germania tramite le elezioni politiche; dunque, Hitler diventato cancelliere era stato democratcamente eletto. .Hitler aveva in sostanza seguito tutte le regole del gioco democratico: si era regolarmente presentato alle elezioni con il partito nazista,era stato votato dall’elettorato tedesco, era stato nominato cancelliere ovvero capo del governo dal presedente della repubblica in carca dell’epoca in Germania Paul von Hindenburg.
Nel corso degli anni F D Roosevelt si era tenuto sempre al corrente su tutto ciò che avveniva in Germania e in Europa. Con lo scoppio del conflitto in Europa e la successiva entrata in guerra degli Stati Uniti d’America contro le potenze dell’Asse F D Roosevelt aveva già a disposizione delle informazioni dettagliate sul nemico.
In sostanza il popolo americano e i soldati statunitensi dovevano sapere chi andavano a combattere perciò vennerero prodotti dei film che componevano la serie Why we fight ed a cui collaborarono noti e illustri registi americani dell’epoca del calibro di Frank Capra, nei quali si illustravano le ragioni dell’entrata in guerra degli Stat Uniti d’America e si presentavano le caratteristiche e i piani di conquista del nemico nazifascista e nipponico militarista.
Il libro che abbiamo di fronte fa parte di questo aproccio del presidente americano. In sostanza si tratta di un profilo psicologico di Hitler stilato da Walter Longer in piena guerra nel 1943. Lo studio dell’autore psicoanalista e docente universitario a servizio dell’OSS non ha solo un alto valore scientifico ma anche un valore storico. Poter capire l’intricata personalità del Führer avrebbe significato potere prevenire le sue mosse ovvero capire il suo modus operandi. La personalità del dittatore nazista viene esaminata dall’autore in tutti i suoi aspetti: Hitler come crede di essere, Hitler come lo conosce il popolo tedesco, Hitler come lo conoscono i suoi camerati, Hitler come conosce se stesso, Hitler e la sua analisi psicologica, Hitler e il suo probabile comportameto futuro.
Di fronte al lettore si svela cioè un Hitler privato e pubblico interpretato ed esaminato da un esperto dell’settore dell’epoca che stila un profilo psicologico e psichiatrico dettagliato del dittatore nazista.
Il libro si presta ad una scorrevole lettura che però richiede dal lettore interessato una costante attenzione tenendo conto dell’argomento trattato dall’autore. Con espressioni chiare e semplici ma incisive l’autore traccia con maestria la personalità complessa del dittatore nazista che viene presentata in tutti i suoi nascosti dettagli, sempre però scientificamente documentati.
In sostanza un libro di valore scritto da un esperto che può essere letto da chiunque voglia scoprire uno dei primi testi scientifici sulla personalità di Hitler.
In conclusione un libro sicuramente da leggere con la dovuta attenzione per potere avere una visione dell’epoca su Hitler.
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La guerra di Hitler
La storiografia del secondo dopoguerra si è occupata e si occupa ancora di Hitler. Nelle librerie sono a disposizione dei lettori innumervoli testi che trattano da diversi punti di vista scientifici la personalità del dittatore nazista, la sua presa del potere in Germania, l’organizzazione dello stato nazista e l’eliminazione degli avversari, i suoi progetti di conquista e la condotta del conflitto nonché le sue idee razziste.
Questo libro che abbiamo di fronte rappresenta un eccezione alla regola. Non è una biografia, non è il tipico resoconto storico di ricerca scientifica, ma è una testimonianza diretta di chi ha incontrato Hitler, ha sentito i suoi discorsi privati collaborando anche con lui aderendo al nazismo per poi sceglire di opporsi al Führer sulla base delle parole pronuciate da Hitler in pubblico e in privato.
L’eccezionalità di questo libro è rappresentata dalla sua data di uscita: il libro è infatti apparso nei primissimi mesi della seconda guerra mondiale, cioè nel 1939. L’autore terriblinete inquietato dai progetti rivelati personalmente da Hilter ritenne suo dovere da oppositore emigrato all’estero di rivelarli al mondo coduto già nella bufera bellica.
Hitler non fece mai mistero dei suoi piani. Oggi a disposizione degli storici c’e il suo libro Mein Kampf ma anche ci sono i resoconti dettagilati dei suoi discorsi pubblici e privati nonché delle riunioni di partito, di governo e dello stato maggire delle forze armate. Essenziali sono anche le testimoniaze di chi era in contatto personale con lui.
Chi prenderà in mano questo interessante libro si troverà di fronte un Hitler privato, senza freni intento a spiegare la sua politica estera, la sua guerra e le sue idee sul futuro della Germania e del mondo intero i suoi rapporti con le froze armate in sostanza il suo testamento politico come capo di stato, di governo e comandante supremo delle forze armate.
In breve davanti al lettore appare un Hitler diverso, senza freni che spiega ed interpreta il suo pensiero e la sua visione del passato del persente e del futuro già rivelata anni prima nel Mein Kampf, ma in questo caso il dittatore nazista specifica degli aspetti forse sotaciuti uficialmente in pubblico. Tra le pagine di questo libro traspre un Hitler inedito ancora più unquietante e pricoloso nonché determinato a persegiure i suoi i obiettivi di dominio con ogni mezzo.
Il libro si presta ad una scorrevole lettura che pero richiede la dovuta attenzione da parte del lettore. Lo stile e asciotto ed essenziale, diretto come lo erano i discorsi di Hitler anche quelli privati nei quali non si ricorrevano a giri di parole ma si affrontava subito il punto della questione dibattuta.
In sostana una testimonianza diretta particolare e inconsueta.
In conclusione un libro da leggere per avere una visione diversa del Führer.
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America Latina: una storia da raccontare
Nei libri di storia europei generalmente si comincia a trattare le vicende storiche dell’America Latina solo quando si affronta il capitolo delle scoperte geografiche e del colonialismo europeo. In sostanza per gli europei la storia del continente americano nel suo complesso inzia dal momento in cui un europeo, precisamente Cristoforo Colombo nel 1492 mise piede su un' isola delle Americhe.
Questo libro invece affronta la storia dell’America Latina dal suo vero inzio, cioè prima dell’arrivo dei conquistatori europei. L’autore, esperto della materia trattata con maestria e semplicità, offre al lettore interessato ed incuriosito del argomento un percorso storico dettagliato, glabale ed esaustivo, in pratica completo dell’evoluzione storica dell’America Latina. Il lettore prende anche conoscienza dei vari aspetti che diedero il via alla conquista europea del l’America Latina: innanzitutto il bacino del Mediterraneo e i suoi commerci entrati in crisi a causa della contrapposizione cristiana e mussulmana, la cacciata dei mussulmani dalla penisola iberica, l’unificazione della Spagna in un unico regno, la sua ricerca di rotte alternative, la concorrenza del Portogallo nel solcare gli oceani. Questa contrapposizione tra Spagna e Portogallo finì per diventare la base per la spartizione dell’America Latina dopo la sconfitta degli imperi dei nativi indios.
Ciò in sostanza cambiò alla radice le caratteristche dell’intero continete spingendo ai margini l’antica civiltà da secoli presente in America Latina. Il percorso storico prosegue con i movimenti anti-colonialisti e la nascita dei nuovi stati indipendenti nell’area. A questo processo di indipendenza si lega un altro capitolo della storia del continente latinoamercano: l’influenza economica e politica degli Stati Uniti d’America che facendosi paladini della voglia di libertà delle popolazioni locali di fatto finorono per sostituire il colonialismo europeo con l’imperialismo americano. L’ultima parte dell’libro affronta una questione spinosa e cioé le conseguenze dell’ingombrante presenza del potente vicino nordamericano, in particolare la stagione delle dittature militari e i tentavi di edificazione di governi democraticamente eletti dai cittadini dei paesi latinoamercani.
Il libro si presta ad una scorrevole lettura pur essendo arricchito da informazioni dettagliate e precise, sempre ben documentate che hanno lo scopo di fornire al lettore tutte le informazioni utili e necessarie per potere capire l’evoluzione degli eventi trattati dall’autore in quel segmento di storia.
In sostanza un libro di saggistica di alto livello scientifico fuori dal comune dato che ci offere uno sguardo completo sulla storia di un continente.
In conclusione un testo sicuramente da leggere con attenzione per potere avere una visione su delle vicende storiche in generale poco consciute di un continete parte integrante già dall’antichità della storia mondiale.
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UN POPOLO E LA SUA STORIA
Noi europei siamo abituati a concentrasi unicamente sulle vicende storiche del vecchio continente perciò la storia dei popoli di origine turca viene spesso affrontata dai ricercatori storici solo quando un’avvenimento particolare entra in contatto con le vicende europee.
L’autore di questo libro invece ha scelto un approccio del tutto diverso avendo scelto di offrire ai lettori interessati un resoconto di 2000 anni di storia delle popolazini turche. In sostanza l’autore ha preso in esame uno spazio geopolitico che copre una vasta area dell’Asia.
Il lettore prende conoscenza della civiltà turca dall’antichità fino al giorno d’oggi. Si tratta in sostanza di un viaggio attraveso i secoli che parte dalle origini ovvero dal nomadismo, i primi insediamenti per poi proseguire attraverso la costituzione di potenti imperi e alla fine concludersi con il loro declino che portò alla rifondazione di un nuovo stato modrno, come avvenne ne caso della Turchia che risorese dalle ceneri dall’Impero ottomano.
Adentrandosi nella lettura il lettore scopre la pluralità del mondo delle popolazioni turche lungo la loro storia le quali videro momenti di gloria e potenza, ma anche subirono il dominio straniero. Momento fondamentale per queste popolazioni fu la diffusione dell’islam nelle ragioni da loro abitate. Questo fatto contribuì a creare non solo un identità nazionale ancora più solida da oppare agli invasori di turno ma anche quella religiosa che plasmò la società. Tradizione, lingua e islam diventarono un punto di riferimento sopratutto nelle regioni asiatiche passate sotto il dominio degli zar prima e poi sottoposte alla secolarzzazione dell’idelogia comunista ai tempi dell’Unione Sovietica.
Una lettura senza dubbio interessante arricchita com’ è di particolari e informazioni dettagliate e precise scelte con cura dall’autore, un esperto di fama mondiale dell’argomento che per la maggioraza di noi rimane del tutto sconosciuto. Il testo è arricchito con schemi, cartine geografiche e una cronolgia degli eventi storici posti nel libro con lo scopo di offrire al lettore un ulteriore strumento di chiarificazione.
Pur essendo un testo di nicchia storiografica il libro si presta ad una scorrevole lettura essendo scritto in uno stile leggero e chiaro senza approfondimenti superflui che avrebbero potuto appesantire il ritmo di lettura.
Un libro in sostanza scritto in modo accurato e scientificamente dettagliato adatto non solo agli esperti del settore ma anche a quei lettori che sono sempre alla ricerca di esperienze nuove di lettura.
In conclusione un libro da leggere con la dovuta attenzione per scoprire un pezzo di storia sconosciuta.
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Tra Stalin, Tito e Mao: l’Albania di Enver Hoxha
Il movimento comunista non era stato ideologicamente monolitico, anzi al suo interno ci furono diversi modelli di interpretazione ideologica del marxismo.
Di conseguenza, nei paesi comunisti furono applicate diverse ricette di edificazione del modello socialista che diede forma a diversi tipi di democrazia popolare in voga nel blocco orientale. Il modello prevalente era quello sovietico noto come socialismo reale, ma nei Balcani si affermò prima il modello jugoslavo del socialismo autogestito e in seguito il modello portato avanti ed imposato con spietata durezza in Albania da Hoxha.
L’Albania di Enver Hoxha perciò rientrava nella disputa ideologica tra i partiti comunisti all’epoca al potere in Europa. Che tipo di stato era lo stato socialista albanese, nato dalla resistenza armata al nazifascismo? Come si giunse alla dittatura personale di Hoxha? Che tipo di struttura di potere poliziesco si era insediata a Tirana? Con chi si alleò Hoxha? In quali condizioni di isolamento internazionale sprofondò l’Albania durante la dittatura imposta al paese da Hoxha? Quali furono le conseguenze per il paese?
A queste domande risponde in modo semplice e chiaro questo interessante libro scritto da chi visse in prima persona gli anni bui della dittatura di un uomo che riteneva di essere l’unico in grado di potere edificare un modello di stato socialista conforme all’ideologia marxista.
Il libro in sostanza è un percorso storico di cinquanta anni di vita di uno stato e del suo dittatore. Il lettore percorre le tappe dell’ evoluzione dello stato immaginato ed messo in atto da Hoxha e cioè dalle speranze della liberazione dal nazifascimo si passa in breve tempo alla beffa di una dittatura personale. Una particolare attenzione viene posta dall’autore sui diversi aspetti della politica interna ed estera di Hoxha, in particolare la sua presa di distanza dal modello sovietico e anche da quello jugoslavo e la sua applicazione senza riserve del modello cinese mauista che in definitiva suggellò la chiusura ermetica del paese. L’ Albania secondo il suo leader incontrastato era posta sotto assedio non solo dai paesi eretici comunisti del blocco sovietico e dal regime titino comunista ma anche dalle democrazie parlamentari occidentali presenti in Europa e alleate degli USA. La parte conclusiva del percorso storico viene dedicata dall’autore alla fine del regime comunista in Albania. Con spietata lucidità e chiarezza l’autore traccia un bilancio fallimentare del periodo della dittatura comunista di stampo albanese che portò il paese alla rovina economica, politica e culturale. Hoxha lasciò un paese arretrato in tutti i sensi, un paese in sostanza allo sfascio istituzionale che dopo la caduta della sua dittatura doveva essere ricostruito alla radice.
Il libro si presta ad una veloce e scorrevole lettura senza intoppi essendo scritto in modo chiaro e diretto senza giri di parole superflue. L’autore con maestria va direttamente alla radice del problema messo sotto esame dandoci un quadro esaustivo e completo delle complesse dinamiche di potere orchestrate da Hoxha.
Il libro è sicuramente utile per chi si interessa delle dinamiche ideologiche interne al movimento comunista internazionale, ma non solo, infatti può essere una lettura interessante per chiunque desideri informarsi sulle vicende storiche del nostro recente passato.
In conclusione un libro da leggere con la dovuta l’attenzione per potere comprendere la natura nascosta di una dittatura e di un regime totalitario che diede un interpretazione totalmente errata e sopratutto ideologicamente personale legata ad un solo individuo del marxismo. In sostanza una visione di lettura ideologica che gettò nel baratro un intero paese e il suo popolo.
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