Opinione scritta da Davi1990
30 risultati - visualizzati 1 - 30 |
Harry contro la depressione
Questo terzo capitolo della saga potteriana è stato il primo libro di "Harry Potter" che ho letto e anche il primo vero romanzo letto in vita mia.
Ricordo bene che mi avvicinai al libro semplicemente perché non ero riuscito a vedere al cinema l'omonimo film del 2004 e quindi, sfruttando un piccolo regalo consistente in una piccola somma di denaro per il mio quattordicesimo compleanno, lo acquistai. Fu un'esperienza molto positiva: il libro mi era piaciuto moltissimo - più di quanto potessi immaginare -, mi aveva rapito, appassionato e la Rowling, indirettamente, mi fece comprendere la bellezza di un libro e la magia della lettura. Rimasi cosi colpito dal testo che, quando finalmente comprai una VHS del film (con aspettative davvero troppo alte, a dire il vero), rimasi letteralmente deluso dall'adattamento cinematografico e non guardai più allo stesso modo i film potteriani successivi.
Sono passati dodici anni da quella lettura e solo oggi, nel 2016, sono riuscito a rileggere "Il Prigioniero di Azkaban"...
Certo, all'epoca non conoscevo assolutamente nulla della trama di questo tomo, la saga era ancora in corso e l'entusiasmo nel scoprire un mondo come la lettura fece il resto. Infatti, rileggere un libro non è come leggerlo la prima volta: si conoscono già gli eventi, le soluzioni e manca quel caratteristico effetto sorpresa il che ruba inevitabilmente un po' di magia. Tuttavia, questo libro rimane piacevole e appassionante e una nuova lettura a distanza di cosi tanto tempo ti fa capire quante cose sono svanite dalla memoria...
In questo terzo anno scopriamo cose interessanti, nuovi personaggi e il mondo magico ideato dalla Rowling allarga i propri confini mentre gli incantesimi e le creature magiche tendono ad aumentare di numero.
Il libro parte a bomba e riesce a donare situazioni nuove (ci sono litigi inediti e un pericolo "azkabiano"), raggiungendo un bel picco verso la parte finale con colpi di scena frizzanti. Senza contare qualche interessante approfondimento su alcuni personaggi e un arricchimento della trama con tanto di una "profezia" che, col senno di poi, si rivelerà tutt'altro che inesatta (e questo mi fa apprezzare il lavoro della Rowling nella macro-trama, niente vien messo per caso...).
Comunque, a parte una certa analogia tra la prigione di Azkaban e quella di Alcatraz (se cosi fosse, l'apprezzo personalmente parlando) e un momento alla "Ritorno al Futuro", ciò che può affascinare e mostrare una certa maturità nei contenuti è la figura dei Dissennatori (quasi i villain del libro). Questi, stando alle parole della Rowling, non sono altro che un'interessante personificazione della depressione e i loro poteri ed effetti negativi una chiara e riuscita metafora di questo malessere. Ma ancor più significativo è il mezzo con cui ci si può difendere da questi esseri, ovvero con un'incantesimo che prende vita e forza dalla nostra felicità (il Patronus). In un certo modo la scrittrice ci dice, implicitamente, che per fuggire dalla depressione (incarnata da pensieri cupi e orribili) si deve pensare a tutte quelle cose che ci hanno reso felici nella nostra vita scacciando in tal modo i cupi pensieri. Trovo in questo una certa affinità con il pensiero di un monaco buddista (Thich Nhat Hanh), secondo il quale coltivare delle immagini positive e concrete ci può difendere dai momenti difficili e negativi della vita al paro di un Patronus.
In conclusione, la terza tappa del cammino di Harry si rivela tutt'altro che scontata, priva di emozioni o monotona e inizia quell'avvicinamento alle atmosfere dei prossimi capitoli.
Indicazioni utili
Harry Potter e la Camera dei Segreti
Non è tutto oro quel che luccica!
"La Camera dei Segreti" segue a ruota il primo capitolo della decennale saga potteriana della magica Rowling, continuando le avventure di Harry e dei suoi amici.
All'epoca vidi il film del 2002 che mi piacque non poco e lo trovai addirittura più bello del primo, ma lo stesso non posso dire del libro qui presente, a mio parere un po' meno appassionante e gustoso della "Pietra Filosofale".
Solitamente, a mio parere, i libri di "Harry Potter" fanno mangiare la polvere alla trasposizione cinematografica derivata (prima di questo, con gli altri cinque libri che ho letto, è stato sempre cosi), ma questa volta non ho notato una grandissima differenza in termini di piacevolezza. Certo il libro rimane il libro, ma l'omonimo film stavolta non mi è parso tanto inferiore al testo originale e credo sia l'unico caso in cui un lungometraggio di "Harry Potter" riesce a non sfigurare nei confronti del libro da cui è partita la trasposizione: opinione del tutto personale, sia chiaro. Naturalmente, il libro approfondisce immensamente di più, tanto che il finale è molto più interessante nel libro perché si capisce meglio una certa cosa, eppure mi sono sentito meno rapito rispetto alle mie previsioni.
Comunque, per sgombrare il campo da facili equivoci, il libro è assai godibile e lo stile della Rowling sempre magico e coinvolgente. Purtroppo qualcosa mi ha lasciato un po' tiepido e me ne sorprendo, poiché con un titolo tanto intrigante che allude a una trama misteriosa e avvincente (e di certo lo è anche grazie al complotto messo su, benché ero già a conoscenza degli eventi a causa del sopracitato film, cosa che toglie la suspense generale) non ci si aspetta di rimanere un po' infiacchiti al termine della lettura o con del retrogusto leggermente amaro.
Tuttavia, urge un chiarimento: se il libro viene preso da solo può sembrare non del tutto appassionante e leggermente "spento", ma preso come un tassello del grande puzzle potteriano non posso far altro che godere del disegno della Rowling. Infatti, nulla sembra esser messo per caso, tanto per. I nuovi personaggi presentati dalla scrittrice saranno importanti per gli sviluppi futuri, nessuno verrà tralasciato, cosi come il nome della prigione di Azkaban il quale tornerà prontamente nel terzo libro della saga. Senza contare che in questo libro ci viene in parte approfondito il passato di Hagrid e ci viene presentato un elemento fondamentale per capire i poteri di Vold... scusate, di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato. Non solo, nuove magie e scoperte a parte, già al secondo anno scolastico la Rowling ci mostra come non tutto quel che luccica è puro oro: Hogwarts nasconde un segreto inquietante e Harry non avverte solo elogi e calore nei suoi confronti. Se il primo anno era pieno di luce, di calore e mostrava un Harry in piena rivalsa nei confronti della vita, il secondo mostra ombre fredde che si allungano come tentacoli arrivando a sfiorare il suo piccolo e coraggioso cuore.
Forse non il miglior libro della saga (si parla semplicemente di opinioni personali naturalmente), ma possiede elementi importanti per il futuro, mostrandosi un testo essenziale e per nulla inutile se non una delle colonne portanti nell'economia della macro-trama! Quindi, non temete: Harry Potter è sempre Harry Potter, in qualche modo sa sempre sorprendere.
Buona lettura!
Indicazioni utili
L'Iliade secondo Baricco
Alessandro Baricco nel lontano 2004 ha realizzato il suo sogno: leggere in pubblico insieme a nomi noti del panorama italiano il Classico per eccellenza, l'Iliade di Omero. Ma come farlo senza impiegare giorni e giorni? Riscrivendo e reinterpretando un po' l'antico testo rendendolo più leggero, più spedito e adatto al pubblico di oggi.
Inutile parlare dell'Iliade e del suo valore storico e artistico, di quanto contenga in se tutti quegli elementi che oggi tanto ci emozionano e avviluppano nei film, nelle serie televisive, nei libri. Un classico nel vero senso della parola, ancora moderno nei contenuti ed attuale. Parliamo dunque dell'operazione di Alessandro Baricco.
Questo autore ha realizzato un qualcosa che personalmente trovo interessante e quasi geniale: rendere alla portata di tutti un testo che potrebbe scoraggiare nella sua forma originale in versi adattandolo in prosa. Non tutto comunque è farina del suo sacco. Baricco si appoggia, invero, sulla traduzione di Maria Grazia Ciani e "rimonta" il tutto a suo modo, ma con sensibilità e acume. Tenendo intatta la fabula e integrando la caduta di Ilio al finale, per completezza narrativa (l'Iliade non si conclude, come si potrebbe erroneamente pensare, con la caduta di Troia ed il celebre cavallo di legno originato dalla mente astuta di Odisseo), re-intreccia gli eventi facendoli rivivere e raccontare attraverso i monologhi dei protagonisti che quella decennale guerra l'hanno combattuta. Oltre a ciò, un po' come lo sceneggiatore David Benioff con il discusso film "Troy" del regista Wolfgang Petersen, elimina l'elemento divino e trasforma il tutto in un racconto dell'uomo sull'uomo.
Stilisticamente parlando, Baricco adotta un linguaggio moderno e al contempo epico andando a levigare le varie formule fisse ed epiteti del poema che potevano appesantire la lettura, donando maggior fluidità e riuscendo, secondo me, a rimuovere "tutti gli spigoli arcaici che allontanano dal cuore delle cose". Il suo lavoro di "taglio e cuci" lo porta a scrivere 163 pagine, apparentemente poche se comparate al materiale di partenza.
Per chi potrebbe riservare dei legittimi dubbi sull'operato di Baricco, posso garantire che gli aspetti principali (l'Ira, la morte, la conciliazione finale) restano intatti e anzi, forse si palesano agli occhi del lettore con maggior nitidezza e vigore, portando - chissà - a qualche inedita riflessione. Ad esempio, nel mio caso, ho notato come la Bellezza, per quanto importante nel mondo e nella cultura dei greci, diventi quasi un monito. Pensiamo a Paride, bellissimo nell'aspetto ma vile sul campo di battaglia tanto che la sua arma è l'arco, oggetto pusillanime per antonomasia. Pensiamo al maestoso Cavallo di Troia, cosi magnifico da far perdere il senno ai troiani, benché oggetto della caduta e della distruzione di Troia: infatti, esso conserva nel proprio ventre la morte terribile e il fuoco. La Bellezza diviene quasi simbolo della disfatta e nella mia mente si affaccia un famoso detto: “l'apparenza inganna”.
Quindi questa tragedia umana rivive con nuova forma e nuova forza; Baricco dona vitalità, poesia e modernità incredibile a un poema antichissimo emozionando e commuovendo perfino (bellissimo il finale con Odisseo) usufruendo della narrazione in prosa.
Mi complimento con Baricco, il quale può far riconciliare molti lettori con il Poema Classico per eccellenza che la scuola, purtroppo, ha imparato indirettamente a farci odiare in certi casi oltre a farlo riscoprire con questo suo “Omero, Iliade”.
Una lettura davvero interessante e appagante, consigliata a tutti.
Indicazioni utili
Il Bosco
Tra il 1992 e il 1993, Umberto Eco ha tenuto all'Università di Havard, Cambridge, le famose “Charles Eliot Norton Poetry Lectures”: un ciclo di sei conferenze che, fin dal 1926, si svolgono nel corso di un anno accademico dove viene esaminata la comunicazione poetica.
Il primo scrittore italiano ad essere invitato a queste “Norton Lectures”, nonché amico di Umberto Eco, fu il compianto Italo Calvino. Sfortunatamente, egli a quelle conferenze non parteciperà a causa della prematura scomparsa avvenuta nel 1985.
Mentre Italo Calvino, come tema principale da trattare, scelse alcuni valori letterari da conservare per l'allora prossimo millennio, Umberto Eco (grande filologo di fama internazionale) ha dedicato il ciclo di conferenze a lui consegnato “alla situazione del lettore nei testi narrati”. Questo libro raccoglie, dunque, le sei conferenze che Umberto Eco ha tenuto agli inizi degli anni “90, un dattiloscritto di quell'irresistibile evento.
Umberto Eco ci presenta il “bosco” come metafora di un testo narrativo - un accostamento ben riuscito, secondo me, anche brillante se vogliamo. Infatti, quando leggiamo un testo, ognuno di noi vi "entra" come farebbe con un bosco qualsiasi, ossia con quella comprensibile volontà di esplorarlo e, al contempo, per ammirarne giustamente le bellezze naturali che esso ha da offrirci, soffermandoci su ogni minimo dettaglio offertoci dalla natura -se lo vogliamo- o cercando il sentiero più rapido per uscirne il prima possibile - a meno che non desideriamo smarrirci tra i suoi alti fusti e le verdi chiome degli alberi e non uscirne mai più, rapiti dalla sua bellezza.
Umberto Eco ha generato una “via”, o un sentiero, costellata da numerosi esempi di grandi opere letterarie per far meglio comprendere a noi lettori le sue argomentazioni e il Ruolo del lettore: un ruolo che si rivela essere assai attivo oltre che di fondamentale importanza per la comunicazione letteraria. Grazie a questi esempi e alle varie opere utilizzate per tale scopo, indirettamente e forse anche volutamente, egli ci offre degli utili input a cui siamo liberi di rispondere o meno attraverso la lettura delle stesse.
In questo saggio, non solo percepiamo una parte della vasta e invidiabile conoscenza di Umberto Eco, uomo molto erudito e che possiede una cultura praticamente enciclopedica, ma comprendiamo la grandezza dei testi narrativi, i quali si presentano come mondi immensi, suggestivi e da esplorare fino in profondità.
A mio parere, Eco ci mostra le possibilità (infinite?) e le situazioni varie che il lettore si trova ad affrontare comunemente durante la lettura e il ruolo a cui è chiamato dall'autore per completare il mondo da egli creato. Inoltre, per parafrasare la Bompiani, “Eco ci mostra quanto il romanzo – non a caso definito “il fratello carnale della Storia” – si intrecci con la vita e la vita con il romanzo”.
E' un saggio consigliato a chi ha voglia e il desiderio di comprendere meglio i meccanismi narrativi e il ruolo del lettore, ma sopratutto a chi vuol capire la grande importanza che i testi narrativi ricoprono nella nostra esistenza e il rapporto sorprendente tra finzione e realtà; sul perché la finzione narrativa esercita un simile fascino su di noi e di come la memoria personale si incontra con quella collettiva, completandosi a vicenda.
Personalmente, sono attratto da questo genere di testi, dai saggi letterari e dal mondo della narratologia, quindi ho deciso di leggere questo libro (il primo) per saziare tale bisogno “intellettuale”.
Benché abbia ritrovato delle cose che avevo già letto su un libro di testo scolastico tempo addietro, ho trovato anche elementi nuovi e altri ancora presentati in altro modo, insieme ad una visione molto interessante e quasi filosofica dei testi narrativi.
Il libro l'ho trovato interessante e l'ho letto con piacere. Forse può risultare leggermente pesante e in alcuni punti un po' intricato, ma se attratti dall'argomento e mossi dalla fame di conoscenza, sono certo che lo si troverà stimolante, gustoso, utile e illuminante.
Indicazioni utili
Da un anello a una spirale...
Nel 1995, dopo ben 4 anni dal primo romanzo, lo scrittore giapponese Koji Suzuki torna con il sequel di "Ring": "Spiral" o, secondo il titolo originale, "Rasen".
Quando ci si trova davanti a un secondo capitolo di una storia, le domande che sfrecciano nella nostra mente sono molteplici e anche molto ovvie, come: l'autore aveva fin da subito concepito la sua storia come un dittico? Ha scritto un seguito semplicemente per cavalcare il successo del primo libro ed intascarsi una parte della grana, oppure ha veramente qualcosa di nuovo da dire? E tra le altre cose che gironzolano libere e indomite nella nostra testa, c'è un pensiero in particolare che fa capolino, ossia: questa storia sarà all'altezza della precedente? E questa si che è una domanda da un milione di dollari e tutti, più o meno, ben sanno che i seguiti difficilmente riescono ad eguagliare il loro predecessore; ancor più complesso è superarlo! Insomma: non è cosi facile scrivere un continuo di un libro di successo, ma Suzuki come si è comportato? Cosa ha fatto per cercare di scatenare nuovo interesse nel lettore? Beh, quello che solitamente avviene con un seguito: il livello si è alzato, la storia ha preso una strada particolare sviluppandosi in qualcosa di molto più grosso e complesso come anche il titolo del romanzo fa intuire. Non solo. Personalmente ho avvertito anche un mutamento di genere: da un thriller-horror quale era "Ring", mi è parso che qui la storia sia diventata una specie di mix "fantascientifico" (sopratutto nella seconda parte), almeno questo vien scritto da uno che di fantascienza ne sa ben poco, quindi perdonatemi se ho scritto un'eresia. Malgrado ciò, la componente orrorifica mi è sembrata poco presente o in caduta rispetto al precedente romanzo a parte alcune eccezioni, anche nelle tematiche dove il soprannaturale sembra essersi spento insieme alla tensione.
Tra le novità, abbiamo avuto un cambio di "cast" e un nuovo "dilemma". Tuttavia, senza nulla togliere ai nuovi protagonisti e co-protagonisti (mi sono ugualmente piaciuti), il Ryuji e l'Asakawa del primo libro secondo me rimangono inarrivabili, anche se l'aver deciso di buttare in mezzo dei medici invece che di un giornalista e un filosofo quali erano i due, ha permesso all'autore di approfondire ampiamente ciò che già alla fine del primo libro aveva delineato, portando il tutto ad un livello più alto e donando risposte importanti sulla "maledizione" della videocassetta, concludendo il puzzle con gli ultimi pezzi.
Anche qui c'è un "mistero" da risolvere, un quesito che ci viene direttamente dal finale del primo "Ring" rafforzandosi fin da subito durante un'autopsia all'inizio della storia e ugualmente questo libro sa dare quella voglia di continuare la lettura per vedere cosa accadrà e a quale soluzione si giungerà, anche se il tutto mi è sembrato a tratti meno avvincente. Anzi, lo sviluppo e la svolta che l'autore ha dato alla storia ad un certo punto in poi (verso l'ultima parte del libro), non mi ha del tutto convinto; mi è parso troppo "forzato", leggermente insipido. Sopratutto non sono convinto su come sia stato trattato un certo personaggio, quasi mi sembra stridere con quanto lo stesso aveva fatto in precedenza, senza dare una motivazione valida al suo "losco" operato... Di più non posso dire, tanto-meno posso nominare il suddetto personaggio, altrimenti farei un gravoso spoiler a chi non avesse letto il romanzo, al limite nei commenti risponderò a chi mi porrà qualche delucidazione in tal senso (a patto che abbia già letto questo libro). Il resto non è stato male, tuttavia queste cose appena scritte tendono a diminuire un po' la mia soddisfazione finale, quasi mi hanno lasciato perplesso o comunque non del tutto convinto, al contrario di quanto accadde con "Ring" che mi aveva lasciato con un bel retrogusto e senza incertezze.
Per quanto concerne lo stile dell'autore, rimane abbastanza semplice, fluido e non annoia. Qualche colpo di scena ce lo regala, qualche emozione anche. Pero, se con il primo romanzo Suzuki mi aveva spinto a leggere questo "Spiral" e mi aveva dato dei chiari "motivi" per leggerlo, visto anche il finale aperto, con questo seguito non posso dire che sia riuscito nello stesso intento, ma nel senso che non capisco cosa mai può aver scritto e dove può aver portato la storia con il terzo libro (già, esiste un terzo libro), intitolato "Loop", visto quello che è accaduto qui e il finale non proprio positivo che ci ha lasciato. Sono dubbioso, ma non curioso perché credo che con questo "Spiral" abbia già detto tutto e portato la storia al suo massimo livello e alla sua naturale conclusione. Per questo temo che il terzo libro non sia altro che un'operazione esclusivamente commerciale, un flop, tuttavia sono solo impressioni basate sul nulla.
Comunque, una cosa è certa: molta voglia di leggere il continuo questa volta non ce l'ho, ma non perché questo libro sia stato brutto o noioso, bensì perché ha semplicemente iniziato leggermente a scricchiolare e, sempre secondo me, ha "detto" già tutto. In pratica, non sembra ci sia bisogno di un ulteriore seguito, almeno no di primo acchito. Spero di essere smentito.
Alla fine mi sono ritrovato davanti ad un sequel piacevole e in certi momenti interessante, ma qualcosa non mi ha del tutto convinto sopratutto sul come l'autore ha gestito la trama sul finale e su come ha trattato un certo personaggio, quello che non posso nominare per i motivi già esposti. Sicuramente "Ring" aveva dalla sua l'effetto freschezza e novità, questo pare aver perso della brillantezza, ma rimane una lettura simpatica e piacevole, senz'altro!
Indicazioni utili
Non guardate quel video!
"Ring" è il primo volume della saga cult ideata dallo scrittore giapponese Koji Suzuki nel 1991 che ha ricevuto diversi adattamenti cinematografici e televisivi.
Non amo molto i film che trattano l'orrore soprannaturale, poiché a causa dell'illusione della Settima Arte e della relativa potenza e realismo delle immagini temo di rimanerne suggestionato, ma con i libri la musica cambia. Quindi mi sono gettato su un titolo che conoscevo solo di fama grazie appunto al cinema, senza sapere che in realtà esistesse un romanzo da cui tutto ha avuto inizio, dunque mi son chiesto: perché no? Ebbene, eccomi qui dopo aver da poco concluso una lettura di circa 320 pagine con ancora sensazioni ed immagini assai fresche nella mente, a recensire questo primo libro.
Ora, non sono un'esperto dell'horror in generale, tantomeno di quello letterario, ma devo confessarvi che la lettura si è rivelata piacevole ed appassionante, a tratti tesa.
Anzi, più che un Horror a me questo libro mi è parso un thriller a causa di alcune caratteristiche della storia (mistero, psicologia, personaggi comuni, pericolo estremo). E se è vero che un thriller deve emozionare per definirsi tale, allora credo che quest'opera sia meritevole o quasi di entrare in questo sottogenere.
Ma il merito del mio apprezzamento è, ovviamente, tutto dell'autore che ha saputo rendere la storia non un concentrato di dramma e tragedia, infatti, ha saputo anche donare momenti leggeri. Inoltre grazie al fatto che ci ha presentato il tutto come una lunga "indagine" da parte del protagonista (un giornalista), condendola di mistero soprannaturale, ha reso il tutto molto appetibile, appassionante e coinvolgente. Senza dubbio questo è stato possibile grazie ad uno stile semplice e fluido, non ricercato e pesante, tanto da farmi leggere la storia tutto d'un fiato. Insomma, per essere il primo scrittore giapponese che ho letto, l'esperienza è stata più che positiva.
Per quanto riguarda l'intreccio credo sia stato fatto un buon lavoro, mentre la storia ha un che di originale (interessante l'utilizzo di un'innocua VHS come l'innesto del tutto, ma non voglio spoilerare). Il contenuto invece va ovviamente accettato all'interno della finzione, ed è logicamente in sintonia con queste storie legate al soprannaturale: roba già ampiamente conosciuta sicuramente dai lettori più efferati di questo genere letterario.
Per concludere, onestamente mi sono divertito a leggere "Ring". Non mi sono mai annoiato, nemmeno una volta, ed ho apprezzato i due personaggi che diventeranno gli autentici protagonisti della scena, ovvero Asakawa e Ryuji, cosi come alcuni colpi di scena, il continuo crescendo accompagnato da un notevole aumento dell'interesse personale nei confronti della "soluzione" ed il finale.
Purtroppo, visto il genere, non posso permettermi di sbottonarmi troppo, altrimenti danneggerei la vostra eventuale esperienza di lettura con lo stesso, e non posso permettermelo. L'unica cosa che posso dirvi è che forse non vedrete mai più le vostre vecchie e impolverate videocassette con i soliti occhi...
Buona lettura!
Indicazioni utili
Stregoneria? No, questa è Magia!
“La Pietra Filosofale” è il titolo "alchemico" del primo capitolo di una saga letteraria che ormai ha fatto storia, conquistando numerosissimi fan in tutto il mondo. Il primo capitolo che ho conosciuto nel lontano 2001 insieme ai miei genitori, in una sala cinematografica della mia cittadina e di cui mai avevo letto il rispettivo libro, almeno fino ad oggi.
Ho inseguito questo libro proprio come una sorta di Pietra Filosofale: anni e anni di attesa prima di arrivare infine a leggerlo: un evento, questo, che ha preso le fattezze di un sogno realizzato. Eppure, guardando indietro, devo proprio ammettere a voi tutti che il mio rapporto con "Harry Potter" è stato curioso se cosi posso dire, pur avendo avuto un'importanza cruciale per il lettore che sono.
Tutto ebbe inizio con il terzo capitolo della saga, primo libro letto dal sottoscritto del maghetto più famoso del mondo (e già da qui si capisce con quanta “precisione” cronologica ho iniziato a leggere la storia), che mi conquistò e mi fece comprendere la bellezza insita nella lettura e la superiorità del libro nei confronti dell'adattamento cinematografico. Poi, dopo essere arrivato al sesto libro, venni travolto dalle critiche risibili di alcuni che sembravano usciti fuori direttamente dal Medioevo, i quali, ahimè, mi influenzarono e mi allontanarono dalla saga della Rowling proprio sul più bello. In quel momento, ancora assai giovane, ero molto vicino a certe idee e gli davo molto peso, ora non è più cosi. Da quando ho cambiato visione delle cose e della vita stessa, liberandomi da certe catene, ho deciso con risolutezza che, dopo aver seguito l'intera storia in versione filmica, avrei dovuto recuperare assolutamente i libri non letti della saga (il primo, il secondo e il settimo) e rileggere per intero e consecutivamente la storia di Harry, Ron e Hermione senza più stranezze per la testa e seguendo con assoluta esattezza l'ordine originale. Ed ecco che, finalmente, il gran giorno è giunto: l'epica avventura ha avuto inizio!
Da dove cominciare? Beh, con un'intima domanda: quando una lettura può dirsi soddisfacente? Anzi, cosa cerco precisamente da un testo di narrativa? Ancora meglio, senza troppe divagazioni e arrivando al nodo cruciale: sapete cosa mi piace provare mentre leggo? Mi piace sentirmi appagato dalla lettura; mi piace annullare quel velo tra realtà e finzione, immergendomi completamente nel testo; mi piace vedere con gli occhi della mente una sorta di film generato attimo per attimo dalle parole scaturite dalla penna dell'autore (o autrice, come in tal caso); mi piace sentirmi stregato e trasportato in un mondo lontano; mi piace provare quel piacevole gusto durante la lettura che ti da quel non so che; mi piace infine, a parte far scappare qualche lacrimuccia, sentire un tocco di amarezza alla fine di un libro, quella particolare sensazione di non voler mai “staccare la spina”, mai leggere la fatidica e comunque inevitabile parola “fine”. Dopo tutti questi ridondanti e forse anche bambineschi “mi piace”, sapete cosa vi dico? Che "Harry Potter" è stato esattamente tutto questo, almeno per me!
Si, ho riavvertito quelle qualità che avevo trovato e apprezzato moltissimo in passato nei quattro libri su sette che avevo letto, ovvero quel fantastico trasporto, quel legame favoloso con i personaggi, quell'atmosfera straordinaria e magica, quello stile frizzante e mai noioso, con tanto di colpi di scena. E il timore più grande, quello di ritrovarmi davanti ad un primo libro poco adulto e infantile, è praticamente scomparso, perché questo libro, pur essendo solo il primo, è veramente adatto a tutti, senza alcuna distinzione!
E sapete, infine, cosa trovo di speciale in "Harry Potter", al di là dell'intreccio e dei contenuti? I personaggi e i rapporti tra di essi, i dialoghi e il modo in cui la Rowling è riuscita a caratterizzare le varie figure con poche, efficaci e precise "spennellate". Questi li vedo, personalmente, come i punti forti di questa saga, uniti alla leggerezza e al coinvolgimento che riesce a far nascere in chi la legge. Oltre a ciò, altre colonne portanti della storia sono gli immancabili valori del fantasy, tra tutti l'amicizia e il coraggio.
In definitiva: una gran bella lettura, come poche altre nella mia vita. L'unico rammarico che mi porto dietro risiede nel fatto che, sfortunatamente, non ho avuto la fortuna -come altri- di conoscere la saga con i libri e fin da subito, il non potermela gustare senza conoscerne gli sviluppi. Ma non importa, perché la magia della lettura riesce a superare questi ostacoli e l'età anagrafica. Mentre il dispiacere dovuto dalla conclusione di questo volume, si esaurisce quando penso che ho ancora ben sei libri da leggere.
Per concludere, posso dire che tra tutti i maghi, la Rowling è colei che ha fatto veramente la più straordinaria e sbalorditiva delle magie, un incantesimo eccezionale chiamato Harry Potter. Consigliato davvero di cuore a chiunque voglia provare il piacere della lettura.
“Non serve a niente rifugiarsi nei sogni e dimenticarsi di vivere” - Silente
Indicazioni utili
... e i Morti cammineranno
Da tempo volevo leggere questo libro e, dopo essermi in qualche modo appassionato ad una serie televisiva di enorme successo come “The Walking Dead”, la lettura di “Apocalisse Z” è diventata ancora più obbligata in un certo verso. Tuttavia devo ringraziare le recensioni degli utenti di "qLibri", perché se ho conosciuto quest'opera lo devo unicamente a loro che, attraverso i loro scritti, hanno saputo donare efficacemente la propria esperienza di lettura.
Primo libro di Zombie letto in vita mia. Manel Loureiro, sicuramente da buon fan e discepolo indiretto del geniale George A. Romero - il Re indiscusso degli "zombie-movies", il Maestro dei morti viventi con cui ci si deve inevitabilmente confrontare quando si vuol raccontare una storia simile -, ci dona una storia apocalittica molto appassionante, suggestiva e non certamente magra di emozioni. Ma andiamo con calma.
Se improvvisamente la vostra pacifica vita, ricolma di progetti da portare a termine, di affetti e comodità varie, dovesse d'un tratto essere travolta da eventi imprevisti che la cambierebbero per sempre, devastando la vostra mente e sconvolgendo la vostra personale scala di valori, come reagireste? Sicuramente il caos, la paranoia, la paura e l'ansia (o forse un infarto) vi travolgerebbero come una valanga che, rapida, silente e senza controllo, si abbatterebbe sul vostro indifeso corpicino di carne ed ossa con la sua immane potenza distruttiva e il suo peso iperbolico riducendolo in polvere - ed ecco proprio qui uno dei punti di forza dell'autore, il saper esplicitare tutto questo.
Già, sembra una cosa irrealizzabile, pura follia. Ma andatelo a dire a questo povero avvocato e al suo fido gatto Lucullo, i due sventurati sopravvissuti ad un'oscura epidemia che annulla la morte ridonando la vita. Peccato non ci sia nulla per cui gioire, o meglio: in un certo verso il vostro amico, o parente, o più semplicemente un estraneo colpito da questo “virus”, dopo essere stato graffiato o morso da un infetto vorace e indemoniato fino al midollo, si rialzerà da terra davanti ai vostri increduli occhi dopo che lo avevate visto morire letteralmente... Si, logicamente quel poveretto si avvicinerà a voi, tuttavia non per abbracciarvi facendovi partecipi della sua resurrezione (fatto per cui si dovrebbe essere sicuramente felici), ma... per divorarvi! Perché quel “coso”, quella bestia, non è più un essere umano, ma un involucro privato da ogni umanità e che ha solo un desiderio: quello di cibarsi con la vostra calda e fresca carne.
Concorderete che non si tratta di un bel mondo. Un mondo proiettato nuovamente ai tempi in cui sopravviveva il più forte, in cui solo l'istinto poteva salvarci da situazioni critiche e dove nessuno ha più riguardo nei nostri confronti o alcuna premura. Si rimane praticamente soli, abbandonati a se stessi. E tutto ciò che sembrava dannatamente importante (nella nostra personale vita, ma anche ad un livello più vasto come ad esempio la politica, l'economia, la religione) si è trasformato in un qualcosa di inutile, di superfluo. Ora conta solo sopravvivere!
Il punto di forza del libro, secondo me, si ritrova nello stile adoperato dall'autore e risiede sopratutto nella forma narrativa scelta da quest'ultimo: il diario. Questa scelta narrativa, per quanto potrebbe apparire forse debole in questo preciso contesto, si rivela al contrario un autentico colpo di genio. Noi, dunque, seguiremo i fatti narrati dal pugno del protagonista - l'avvocato di cui ho brevemente accennato sopra - che in mezzo ad eventi drammatici ci offrirà una testimonianza agghiacciante su come le cose possano incredibilmente mutare da un momento all'altro, travolgendoci. E il vantaggio di questa forma narrativa è che in qualche modo ci sentiamo legati ai personaggi, quasi li supportiamo nella loro rocambolesca avventura, provando premura per loro, che ha come unico obbiettivo quello di non lasciarsi catturare da questi micidiali e instancabili cacciatori di carne.
L'autore, comunque, possiede la capacità di rendere tutto scorrevole, grazie anche ad un ritmo incalzante e riuscendo, attraverso una scelta lessicale semplice ed una sintassi per nulla ingarbugliata, a far ben visualizzare nella mente del lettore tutti i fatti che vengono raccontati. Mi sembrava quasi di guardare un film generato dalla mia mente (il potere della lettura!) e ad occhi aperti vedevo gli occhi privi di vita dei non-morti che mi fissavano e i loro corpi putridi e devastati da ferite terribili; riuscivo a sentire i loro rumori e ad avvertire gli orribili odori di morte che si sollevavano da cadaveri smembrati o da locali abbandonati: un'esperienza sensoriale. Senza contare che, grazie alla tecnica del diario, potevo ben capire gli spaventosi stati d'animo del protagonista. E se durante la lettura l'adrenalina mi portava a divorare velocemente ogni pagina senza avvertire alcun senso di paura (un po' di tensione si, in verità), qualche volta ho sentito del leggero disagio nelle ombre che si allungavano in casa, durante la sera, dopo aver chiuso il libro. Mi sono addirittura ritrovato a chiudere una porta con il paletto, solo perché non avrei voluto essere colto di sorpresa da non so cosa - forse dalla mia ombra. Si, un libro che suggestiona...
L'autore è riuscito a scrivere una storia non originalissima, ma che sa offrire molto al lettore e che rappresenta la gioia per gli appassionati di zombie, ma anche dei neofiti. Inoltre l'ironia non manca, il che ha permesso di rendere la lettura più godibile e, in alcuni momenti, divertente.
Insomma: per finire un libro in cinque giorni, nel mio caso vuol dire che il libro mi ha sicuramente catturato, poiché quest'opera è come una droga. A questo punto voglio assolutamente leggere il seguito, ben sapendo che non sarà facile eguagliare questo primo capitolo.
Attenti agli angoli bui della vostra casa...
Indicazioni utili
Benvenuti al Jurassic Park!
Dopo anni mi sono trovato a varcare nuovamente quel famoso e familiare cancello che si spalanca su un mondo perduto da milioni di anni, a sentirmi ridare un nuovo benvenuto.
Quando lessi per la prima volta questo romanzo avevo all'incirca dieci anni in meno rispetto ad oggi e, anche a causa di questo, lo trovai noioso e assai pesante. Fu sicuramente un errore leggerlo a quei tempi, senza alcun dubbio. Per questo motivo sento di essere stato ingeneroso nei confronti di Michael Crichton (purtroppo scomparso troppo presto), scrittore che ora ho riscoperto e rivalutato ampiamente cosi come questo suo best seller oramai divenuto una sorta di cult.
La mia infanzia è stata letteralmente monopolizzata dal Jurassic Park di Steven Spielberg, una delle mie pellicole preferite, un capolavoro del cinema. Eppure mi rendo conto che se ho potuto vedere un simile film (visto e rivisto nel tempo tantissime volte) è stato unicamente grazie al genio immaginifico di Michael Crichton, il quale si inventò una storia originalissima e piena di suggestione nel lontano 1990 - un periodo in cui l'argomento qui trattato era molto in voga e quasi concretizzabile. E se prima vedevo il film vincere a mani basse nei confronti del romanzo, ora devo dire che entrambe le opere sono allo stesso modo valide.
Il libro si regge su una storia emozionante, su un'idea apparentemente irreale eppure quasi concepibile: riportare in vita i dinosauri attraverso il loro DNA... Un sogno.
Michael Crichton ci dona un romanzo survival e avventuroso che vanta un buonissimo ritmo, coinvolgente e per nulla noioso.
Il suo stile semplice e non troppo ricercato, diretto ed esplicito, permettono di leggere speditamente senza bruschi arresti, intrigando ed emozionando grazie anche ad una caratteristica suspense. I dialoghi, inoltre, sono sfiziosi e alcune volte poco edulcorati rendendo la lettura più divertente (Ian Malcolm, personaggio eccentrico della storia, donerà perle filosofiche ed interessanti riflessioni).
E' ammirevole il lavoro svolto da questo autore che si è documentato non poco, donandoci spiegazioni scientifiche plausibili e verosimili rendendoci il tutto realistico, a tal punto che non sembra di ritrovarsi tra le mani un libro di "semplice" fantascienza.
Ma non ci troviamo solo dinnanzi ad un libro di intrattenimento, poiché vengono sollevate delle riflessioni e trattate alcune tematiche che lo rendono ancor più interessante e profondo. E da qui parte una personale riflessione su quanto letto, cosi da donare la mia personale interpretazione del testo. Quanto segue è ovviamente un parere personale e unicamente soggettivo.
Michael Crichton non vuole seminare un sentimento antiscientifico tra i suoi lettori, no. Con questo suo libro vuole invece mostrarci un lato oscuro nella ricerca e nella scoperta scientifica, rappresentato sopratutto da investitori privi di scrupoli che antepongono il guadagno a tutto il resto; che non pensano alle conseguenze ed utilizzano la scienza unicamente per se stessi. Uomini ricolmi di denaro che ignorano ampiamente la materia attraverso cui vorrebbero arricchirsi e che sfruttano le capacità e le conoscenze degli scienziati per i loro personali fini senza freni e senza intelligenza (basti pensare a John Hammond). Ci ammonisce sul potere che può derivare da alcune scoperte, facendo riecheggiare nella nostra testa delle parole che, se appassionati di fumetti, ricorderemo chiaramente: "da un grande potere, derivano grandi responsabilità". Ci rammenta che ci sarà sempre un fattore di imprevedibilità, un qualcosa che sfuggirà ai nostri pur precisi calcoli sopratutto quando si ha a che fare con la Vita. Niente può veramente essere controllato, pur se ci illudiamo continuamente dell'esatto contrario. Da una parte l'ignoto da sempre ci spaventa più di ogni altra cosa e quindi cosa c'è di meglio nello sviluppare credenze e false sicurezze per ridimensionare questo terrore atavico?
Entrando nel dettaglio, e rimanendo nel contesto della storia, Crichton secondo me non demonizza il potere genetico, ma ci vuol dire di non utilizzarlo per alterare il corso naturale degli eventi, in questo caso riportare in vita i dinosauri. Esseri viventi e appunto, per questo, imprevedibili e ingestibili che si sono estinti a causa di un fenomeno catastrofico del tutto naturale.
Dunque, un libro che ho sicuramente rivalutato e che consiglio senza problemi a tutti, sopratutto a chi è cresciuto con il film di Steven Spielberg e che vorrà vedere il nuovo film "Jurassic Word" nei cinema nel 2015.
- Recensione dedicata allo scomparso Richard Attenborough (John Hammond nel film di Steven Spielberg), figura della mia infanzia.
Indicazioni utili
Nel nome della Vendetta
Chi non ha mai sentito parlare del famosissimo Conte di Montecristo? Di quel personaggio pittoresco che dedicò la propria vita ad un disegno vendicativo giungendo alle vette più alte della società per battere i suoi nemici nel loro stesso campo? Credo che pochi siano coloro che non conoscono anche solo per sentito dire questo nome, anzi quest'opera. Infatti, questo famosissimo romanzo ha saputo impregnarsi nell'immaginario collettivo a tal punto da essere riconosciuto come un vero e proprio capolavoro della letteratura.
Vari sono stati gli adattamenti cinematografici - e non solo, vi fu anche una serie a fumetti - giunti nel tempo per cercare di replicare -per quanto possibile- la bellezza della storia scritta dal grandissimo Alexandre Dumas, per donarla ad un pubblico sicuramente più variegato, ma confesso che non ho mai avuto dei forti interessi nei confronti di questi adattamenti. Dunque, questa è stata una lettura totalmente inedita per me e, mi pare inutile sottolinearlo, assolutamente importante. Importante per il lettore che è in me ovviamente, poiché mi ha avvicinato ai cosiddetti "classici" che, a causa di qualche pregiudizio, avevo sempre evitato per paura di restarne annoiato, credendo erroneamente che fossero libri troppo complicati, pesanti da digerire, vecchi e addirittura lenti nella narrazione... ed invece mi sono dovuto ricredere.
Quello che colpisce de "Il Conte di Montecristo" e che, al di la degli anni che si porta dietro (ha oltre 150 anni), quest'opera dimostra di essere ancora attuale, quasi come fosse stata scritta non troppo tempo fa, apparendo immortale - come è giusto che sia per ogni grande classico e capolavoro che si rispetti.
Questo libro è davvero un testo unico e completo negli argomenti esposti e sviluppati. Qui, come in poche altre opere, si affronta l'essere umano in ogni suo sentimento ed emozione, sviscerando la sua più profonda natura, passando dalla gelosia all'invidia, dalla perfidia all'odio. Ci viene narrata una storia fatta di ascesa, caduta e rinascita, donandoci una trama anch'essa completa di tutto ciò che garantisce un'autentica epopea, abbellita per altro da emozioni crescenti e da vari colpi di scena.
Inoltre questo libro è dotato di un ritmo abbastanza spedito, mai veramente noioso grazie anche al numero non povero di personaggi che incarnano molto bene le debolezze e le virtù umane (come dimenticare il saggio Faria?).
La sua natura da "romanzo d'appendice" lo porta ad essere un libro molto gustoso, avvincente ed inevitabilmente entusiasmante, seppure potrebbe risultare troppo lungo per alcuni palati, tanto da scoraggiarne la lettura. Tuttavia consiglio, come molti altri prima di me, di non lasciarsi intimorire dalla mole perché la lettura vale assolutamente tutte le mille e passa pagine che la compongono.
Lo stile di Alexandre Dumas si mostra poetico ed evocativo e le descrizioni profonde fanno comprendere perfettamente, a mio dire, le emozioni interiori e gli stati d'animo dei personaggi. Tra tutti non posso non menzionare l'intero periodo in cui Edmond si ritrova imprigionato nel claustrofobico Castello d'If, un momento questo in cui l'autore raggiunge vette davvero elevate, dove ci fa ben comprendere il dolore interiore del giovane, la solitudine e tutti quegli oscuri e giustificati pensieri che portano la mente a certe tragiche risoluzioni.
In tutto questo, quello che ho trovato davvero riuscito, è il dualismo netto che Alexandre Dumas ha saputo donare al suo protagonista. Se all'inizio della storia ci troviamo davanti ad un Edmond pimpante, gagliardo, ingenuo e fresco della sua giovinezza, ecco che poi ne ritroviamo un’altro che pare un'altra persona: abbandonando cosi non semplicemente l’identità passata, ma proprio il suo essere, lasciandone il posto ad un uomo totalmente nuovo, rinato, plasmato e temprato nell'odio dei suoi nemici. Trovo questo dualismo davvero ottimo per il semplice fatto che si può ben riconoscere la netta distinzione psicologica e morale di Edmond da “l'Edmond ragazzo” a “l'Edmond uomo”. Questa divisione si tocca con mano, a tal punto che sembra di ritrovarsi dinnanzi a due personaggi completamente diversi, non solo di nome, ma anche di fatto. Non credo sia cosa facile da realizzare, per tale motivo ho voluto segnalarla. Anche il motivo trainante di tutta la storia, ossia la vendetta, la quale viene trattata sicuramente bene dall'Autore, mostrando come possa colpire tremendamente dopo anni di pianificazione tanto da far valere il famoso detto "la vendetta è un piatto che va servito freddo". Ma, a parte questo, ci viene fatto capire come vivere solo in nome della vendetta, credendosi quasi la mano di Dio o della giustizia divina, possa portare un uomo a dimenticasi della felicità e dell'amore, divenendo quasi un'ombra ossessionata solo dal suo sanguinoso (seppur legittimo) desiderio. In questo, trovo evocativo e ben riuscito il finale, malinconico e quasi commovente.
Insomma, non mi sarei mai immaginato di leggere nella mia vita un classico e di rimanerne peraltro cosi colpito da volerne leggere altri ancora. Se cercate un libro epico e che sappia appassionare, credo proprio che “Il Conte di Montecristo” faccia al caso vostro, tanto più se amate i classici e i romanzi ottocenteschi appartenenti specialmente alla letteratura francese.
Piccola nota: dovrete necessariamente ritagliarvi un po’ di tempo per la lettura di questo librone, perché mille pagine non si leggono in un baleno. Per questo mi sento di consigliare a tutti voi, di trovarvi un periodo sgombro da qualsivoglia impegno e di godervi questo libro pienamente, come si merita.
Buona lettura!
Indicazioni utili
Le origini del Mito
Con il Natale giunge anche il fatidico momento dei regali. Ed è cosi che ho deciso di auto-regalarmi un libro scegliendo proprio “ll Silmarillion” che, pur avendolo desiderato da lungo tempo, solo nei giorni che hanno preceduto il Natale questo mi ha effettivamente chiamato alla lettura.
Era da tanto tempo che non sentivo questa autentica chiamata nei confronti di un libro e la soddisfazione generata da un simile acquisto è stata enorme. Quindi sono contento di aver potuto ritrovare simili emozioni prima di un acquisto di un libro e di aver finalmente letto “Il Silmarillion”.
Concepita come “prima” e infine giunta solo come opera postuma nel lontano 1977 ad opera di Christopher Tolkien, “Il Silmarillion” è un'opera talmente complessa e intrigata che il suo creatore ha dedicato tutta la vita alla sua realizzazione... senza mai concluderla.
L'uomo che ha scritto questo libro è colui che ha dato vita ad un genere oramai oggi molto di voga grazie al suo “Il Signore degli Anelli”: parlo ovviamente di J.R.R. Tolkien.
Scrivere qualcosa che possa rendere onore e giustizia ad un simile lavoro non è assolutamente un compito facile, perché trovo quest'opera semplicemente grandiosa, profonda ed immensa: ma ci proverò.
"Il Silmarillion" è un vero poema epico ed un'epopea straordinaria paragonabile a "L'Odissea" e "all'Iliade"; rappresenta un'autentica "Bibbia" della Terra di Mezzo. Infatti, questo è un libro assolutamente ESSENZIALE per chiunque voglia approfondire quanto letto ne "Il Signore degli Anelli", ma specialmente IMPERDIBILE per chi si dice amante della Terra di Mezzo e fan dello stesso Tolkien.
Leggendolo, personalmente ho preso veramente coscienza della grandezza di Tolkien sia come Autore che come Uomo e della magnificenza della sua creazione.
Ho compreso quanto la Terra di Mezzo sia immensa ed antica, tanto che ne "Il Signore degli Anelli" ci viene mostrato solo un granello di sabbia di una spiaggia in verità sconfinata, solo una cronaca, seppur cruciale, di un universo ben più complesso ed immenso.
Tra le mie mani mi sono ritrovato un testo voluminoso, geniale ed unico nel suo genere.
Un tentativo moderno di creare un mito come, appunto, fece secoli fa Omero con le opere già nominate in precedenza. Un'azione, questa, non priva di fascino.
Davvero un uomo è riuscito a generare un simile universo letterario cosi vasto e ricolmo di avvenimenti? Questo mi sono domandato - e mi domando tutt'ora, a dire il vero - con sempre più crescente stupore dalla fine della lettura di questo testo.
Al suo interno troveremo la genesi dell'universo e del mondo; i mutamenti e le trasformazioni dei popoli e della terra; le grandi battaglie contro il male; la gloria dei Re e la caduta (tema principale di tutto il racconto) attraversando millenni di storia ed intere ere coinvolgendo il tutto in un viaggio meraviglioso, sconfinato e stupefacente che supera ogni barriera temporale.
Insomma: un'epopea appassionante, ed anche un racconto allegorico se lo si vuole.
Per tale motivo reputo il contenuto di quest'opera fenomenale, straordinario, insuperabile ed inimitabile oltre che davvero suggestivo e meritevole di ogni lode, dimostrando come Tolkien sia il creatore di mondi per eccellenza.
"Il Silmarillion" raggiunge l'apice grazie ad uno stile puramente epico ed aulico e alla sua narrazione spedita e poetica che mi ha appassionato a tal punto che in soli due giorni ne ho divorato oltre 200 pagine - il che rappresenta un nuovo record personale. Sicuramente non sono mancati dei passaggi in cui l'autore ha esagerato nelle descrizioni rendendo di conseguenza un po più pesante la lettura, ma su quasi 600 pagine non posso comunque lamentarmi visto che simili momenti sono capitati solo di rado.
"Il Silmarillion" è un lavorone, un'opera mitopoietica con la “O” maiuscola che non si può, a mio parere, categorizzare solamente come un fantasy o, meglio: dimostra come il genere fantasy non sia un genere di nicchia da far leggere solo ai bambini.
Il suo autore qui, a mio parere, si supera largamente donandoci un libro che trovo ancora più bello e affascinante del famosissimo "Il Signore degli Anelli".
Un testo che consiglio a chi vorrebbe approfondire sia la Terra di Mezzo - difatti, non si può capire la sua immensa storia e vastità solo leggendo “Lo Hobbit” o "ISDA" - che lo stesso Tolkien, poiché questo grande scrittore ha dato il massimo di sé dando voce alla sua più elevata creatività e a tutte le sue grandi conoscenze storiche e mitologiche, mostrando ampiamente la sua passione e il suo puro amore per questo suo mondo immaginario e per le lingue.
Se da tempo sentite un richiamo nei confronti de "Il Silmarillion", allora compratelo e leggetelo! Questo è il mio consiglio, a patto che abbiate letto almeno una volta “Il Signore degli Anelli”.
Un capolavoro intramontabile che completa il Legendarium Tolkieniano. Capolavoro!
Indicazioni utili
Un titolo che puo deviare
Questa sarà una recensione critica che spero non venga mal interpretata. Ho totale rispetto per le religioni e chiunque le rappresenti, non sono anti-clericale e in questo periodo della mia vita mi trovo in un momento confuso per quanto riguarda il mio personale credo.
Detto questo vorrei cominciare con il titolo assegnato a questo libro che, secondo me, può trarre in inganno il lettore e avrei preferito che si intitolasse, visto il contenuto, "Guida alla conversione" o “Come convertirsi” e non "Il Miracolo della Conversione", poiché questo testo pare essere scritto con la pretesa di guidare il lettore alla conversione (ma chi dice che il lettore voglia convertirsi?) descrivendo come ci si deve convertire esclusivamente, mi pare “giusto”, secondo l'ottica Cattolica-Cristiana, liquidando in due righe le altre religioni senza argomentazioni approfondite sul perché non siano vere, dando per certo che quella Cristiana sia la VERA religione e che, per questo motivo, non esiste conversione in un'altra religione perché nel tempo si rivelerebbe fallimentare. Un libro, dunque, di propaganda cattolica e ricolmo di cattolicentrismo e per nulla neutrale: cosa che proprio non apprezzo in qualunque libro che tratti qualsiasi argomento, ma che era prevedibile visto il personaggio in questione.
Lo ammetto senza fronzoli: P. Livio Fanzaga non mi piace e se sono arrivato a questo distaccamento nei suoi confronti e proprio a causa sua. Allora perché ho letto questo libro? Per avere delle personali conferme su di lui, ma anche per capire meglio cosa scrive nei suoi libri, che vengono venduti solo grazie ai suoi radio-ascoltatori (e il direttore della nota Radio Maria).
Detto questo, mi chiedo: a chi è rivolto questo libro veramente? Io ancora non l'ho capito. Non l'ho capito perché lo scrittore si rivolge proprio a te lettore (“caro amico”, “entra nel tuo cuore” etc.) spiegandoti come TU, appunto, debba convertirti e come, secondo lui (ma forse è giusto non dire “secondo lui” perché per lui il relativismo è un male), tu ti senta prima e dopo la conversione, dando proprio per scontato che tu voglia convertirti quando il titolo, ed ecco perché non trovo adatto il titolo assegnato al testo, pare dire tutt'altro. Uno si aspetterebbe, proprio leggendo il titolo, un libro che raccoglie preziose testimonianze su alcune persone che hanno conosciuto questo gran miracolo della conversione o un approfondimento TEOLOGICO proprio sul significato della “conversione” riportando al limite testimonianze sulla vita dei santi (che sono guide fondamentali per i cristiani credenti) e tranne dei pochi riferimenti qua e la (su qualche santo) non c'è nulla di tutto questo.
Vi è, secondo la mia personale lettura, la pretesa di guidarti in un cammino che dovrebbe essere personale ed intimo descrivendoti come tu ti senti prima di giungere alla conversione cristiana (quando, invece, non mi sono mai sentito come lui dice, almeno mai ho sentito un inquietudine dentro al mio letto o un veleno malefico guardandomi allo specchio) e cosa devi fare per arrivare alla conversione nella religione Cristiana che, per lui, è VERA ed è l'unica via di verità al mondo. Ma un lettore vuole davvero un libro del genere? Ma, ancora peggio, come si può credere che un libro possa convertire quando ci sarebbe, al contrario, bisogno non solo di una persona che ti dia una testimonianza attraverso la sua vita, e non attraverso delle superflue parole, ma anche di una guida spirituale personale che ti stia vicina giorno per giorno? Ecco perché non capisco, al di la degli interessi economici dell'editore e dello stesso scrittore, il senso di questo libro e neppure a chi sia rivolto effettivamente, poiché chi già si è convertito cosa se ne fa di una pseudo-guida del genere mascherata da tutt'altro titolo? Deve compiacersi di essere riuscito a convertirsi sentendosi un eletto speciale? Proprio non lo so, senza contare che sarà un libro poco amato dagli atei o gli agnostici per il suo modo di porsi...
Qui, per chiarire, c'è solo Livio Fanzaga che scrive, scrive, scrive apparendo quasi come uno pseudo predicatore che utilizza metafore, similitudini, descrizioni ed esempi banalotti tanto per rendere d'effetto la lettura e, alcune volte, ripetendosi fastidiosamente – non so quante volta abbia detto e ridetto: “la vita è una sola”.
Unico pregio nel suo stile è l'essere diretto e asciutto, dote non da poco, ma il contenuto non mi piace proprio, specialmente se rapportato al titolo. Inoltre, mi chiedo: Fanzaga crede davvero di convertire attraverso degli scritti dicendo: fermati; entra in te stesso; apri il tuo cuore? Sembra davvero un atto presuntuoso fatto poi solo di parole senza testimonianze di fatti concreti.
Prima di conclude, se mi è permesso, vorrei citare due frasi estrapolate dal suddetto libro, quelle che mi hanno lasciato maggiormente attonito, ma lascio ad ognuno una libera interpretazione perché oh, posso benissimo aver mal interpretato, per carità.
- "Non esiste qualcuno che si trovi in una posizione di neutralità. O sei figlio di Dio o sei figlio del maligno."
- "Col dono della scienza imparerai a giudicare rettamente delle creature, vedendole in rapporto al Creatore e a usarle in ordine al tuo fine ultimo."
In definitiva, questo libro è una conferma assoluta di quello che ho sempre creduto di questo personaggio. Non mi piace e, personalmente, lo sconsiglio a chi vorrebbe un libro teologico e non, dunque, una guida quasi presuntuosa che inganna con un titolo spettacolare come "Il Miracolo della Conversione".
Secondo me ci sono autori teologici e religiosi che hanno più diritto di lui di essere letti dai credenti e che hanno dimostrato la loro grandezza non dietro a dei radio-microfoni o a una penna, ma proprio attraverso la loro vita confrontandosi con il diverso e senza scegliere con chi dialogare ma confrontandosi con tutti (credenti o non).
Tutta la recensione, come sempre, è solo un parere personale e mi scuso se io abbia disturbato qualcuno, ma non era questa la mia intenzione.
Indicazioni utili
Opus magnum
Volevo leggere un libro del grande Stephen King e finalmente un suo libro ho letto. Ma, stranamente, mi sono imbattuto in un romanzo che tratta qualcosa di inedito per il Re, inedito perfino per i suoi numerosissimi fan: un fantasy. Di un fantasy diverso dagli altri pero si tratta: crudo, maturo, insolito, folle (come afferma lo stesso King nella note finali) e dalle tinte Western: un "hard fantasy". Questa sua particolare diversità, personalmente, l'ho apprezzata molto trovandola come un punto a suo favore. Dunque, il libro è un libro che ha saputo catturare la mia attenzione, calamitandomi a tal punto da voler andare avanti senza perdere tempo alcuno.
La storia narrata, composta da una serie di flashback che alternano la ricerca con immagini dell'infanzia del protagonista, sa intrigare nella sua strana enigmaticità e, la sua impronta simile ad un racconto post-apocalittico, mi ha conquistato dimostrandosi come un'ottima introduzione del lungo racconto de "La Torre Nera" (saga composta da ben 7 tomi).
Mi piacciono i misteri e ritrovarmi proiettato in un mondo decaduto, diverso e cambiato, ma non sono questi elementi, a dire il vero, che mi hanno spronato a concludere il libro. Ce stato un qualcosa, non tanto nel contenuto in se del romanzo, ma proprio nello stile fluido e avvincente di S. King e di questa corsa affascinante da lui narrata dal sapore antico dove vediamo coinvolto questo pistolero all'inseguimento dell'uomo in nero. Forse questi elementi hanno saputo innescare in me quella scintilla che ha acceso ed infiammato il mio interesse spingendomi a divorare un capitolo dopo l'altro fino arrivare ad un finale che ho trovato pazzesco e turbinoso per le tematiche trascendenti esposte ed affrontate in un confronto bizzarro tra i due acerrimi avversari.
Proprio il protagonista richiama fin chiaramente quella figura del pistolero freddo, taciturno, imperscrutabile, duro ricordando quasi quel gran Clint Eastwood simbolo della trilogia famosissima del dollaro del mitico Sergio Leone. L'ho trovato affascinante e carismatico.
"L'ultimo Cavaliere" mi è piaciuto molto e ho trovato gusto nel leggerlo rimanendo davvero colpito dall'ultimo capitolo che ha saputo generare un vortice di pensieri oltre l'umana comprensione. Per questo motivo mi permetto di dargli il massimo del voto per quanto riguarda la piacevolezza, poiché mai è stato noioso e la voglia di leggere i capitoli successivi c'era sempre (senza contare che è riuscito ad incontrare, in qualche modo, i miei personali gusti).
In conclusione, sappiatelo:
Mi sono immerso nelle pagine di questo libro ritrovandomi di un tratto in un immenso e desolato deserto di granito che si estendeva a perdita d'occhio. Ho accompagnato con lo sguardo "il pistolero” alla sua accanita rincorsa de “l’Uomo in Nero”, figura misteriosa e al contempo perfida.
Sulla via torrida abbagliata da un sole cocente, abbiamo incontrato aiuto, appoggio ed ostacoli e... beh, non vi resta che vivere la Vostra esperienza ora...
Buon Viaggio!
Indicazioni utili
Lo strano caso... del doppio!
Sempre grazie alla Newton Compton ho potuto leggere un classico assai conosciuto e considerato come uno dei più grandi romanzi del fantastico a soli 0.99 centesimi. Dunque ne ho approfittato e l'ho acquistato, ma solo negli ultimi giorni ho affrontato la lettura e, oggi stesso, l'ho concluso.
Avete mai immaginato cosa potrebbe accadere se la vostra parte malvagia prenda il sopravvento manifestandosi nel vostro stesso corpo dando sfogo a tutti i vostri più oscuri e proibiti desideri? Vi abbandonerete ad essa oppure cercherete di ripudiarla esiliandola in qualche angolo buio della vostra anima? O peggio: vi piacerà e proverete attrazione da questa vostra parte cosi malvagia e raccapricciante tanto da goderne? Chissà...
La storia, di non lunghissima durata, si fa leggere molto piacevolmente riuscendo ad interessare il lettore alla vicenda, vicenda quasi simile ad un giallo grazie alla sua suspance e che, come viene detto da altri, "sottopone il lettore al manifestarsi degli istinti, pulsioni, manie e comportamenti spregiudicati di mister Hyde".
Lo stile utilizzato dall'autore sa quindi intrigare alla lettura senza alcuna difficoltà apparendo fluido e non noioso. In certi tratti, l'autore sa trasmettere inquietudine e generare delle descrizioni che hanno saputo veramente farmi immaginare alcune situazioni in maniera limpida e precisa - come ad es. la "trasformazione" in Mr.Hyde - quasi da farmele vedere davanti agli occhi proprio come in un film.
Quello che comunque spicca - e che rende questo racconto di elevata caratura - è certamente il contenuto che appare in tutta la sua potenza nella tematica famosissima e centrale del doppio inteso non tanto a livello fisico, ma interiore: un doppio della propria morale, un doppio della propria anima.
Credo qui ci sia un fibra di genio da parte di questo famoso autore, il quale ha saputo portare in evidenza le debolezze dell'essere umano ed il suo desiderio di voler compiere del male - provando gioia e insensibilità alle sofferenze altrui causate - creandone un orribile personificazione tangibile, viva e concreta quanto il nostro stesso IO. Qualcosa di veramente fantastico che merita obbiettivamente il massimo dei punti.
Beh, che dire per concludere? Il libro è breve, si legge abbastanza velocemente e con piacere e provando qualche brivido.
Chissà se dentro di voi qualcosa si sentirà attratto da Mr.Hyde e vi ballerà dentro cosi scoprendo un'entità famelica di cui s'ignora l'oscura esistenza che da sempre attende il giorno della liberazione. Un Mr.Hyde, quasi sicuramente, è dentro ad ognuno di noi. Solo è ricoperto da una maschera corporea e razionale.
Indicazioni utili
Inizio
Si deve ben sapere una cosa prima dell'inizio di codesto personalissimo commento:
1 - Sono passati degli anni dalla lettura del libro.
2 - Prima di questo Eragon ho letto Eldest, ovvero il secondo romanzo, e anche Brisingr, il terzo romanzo.
3 - Prima ho visto il (per me) pessimo film tratto proprio da questo Eragorn.
Ora, a proposito dell'ultima affermazione, ben capirete che leggere un libro già sapendo, in gran parte, cosa accadrà al suo interno non è proprio il massimo a livello di lettura: è come leggere un giallo conoscendo fin dalla prima riga il sospettato numero uno.
Una cosa è comunque certa: il film è davvero orribile a confronto di questo libro della saga (che doveva essere una trilogia eppoi è divenuta una quadrilogia) e non rende assolutamente giustizia a quest'opera prima del giovane (almeno qui) Paolini. Un giovane, appunto, che certamente non ha lo stile e la prosa dei grandi scrittori del genere Fantasy, e che molto s'ispira dalle mastodontiche famose opere che il tempo ci ha lasciato in eredita, ma non per questo lo colpevolizzo.
Devo ammettere che, proprio perché sapevo già come andasse a finire, questo Eragon non l'ho letto con un grandissimo interesse, quasi l'ho letto per sfizio, e non mi ha dato le stesse emozioni e soddisfazioni di "Eldest", apparendomi inferiore al suo successore e meno appagante, più povero e quasi scialbo nella sua prima parte.
La storia procede lenta, specialmente all'inizio (e forse qui il film si è dimostrato migliore per il ritmo maggiormente spedito) eppoi inizia a sbocciare solo verso la meta o più iniziando ad intrattenere solo dalla seconda parte circa e deludendo - forse - nel combattimento finale tanto atteso con il rivale numero uno di questa prima storia.
Quindi stile semplice, ritmo non molto emozionante e contenuto non proprio entusiasmante, o almeno: non all'altezza di quanto visto in seguito.
Sono passati degli anni dalla mia lettura, lo ricordo, pero questo libro non mi ha lasciato una grande impronta nella mente né la voglia di una rilettura anzi, ormai pare che si sia rotto qualcosa in me nei confronti di tale saga, perdendo del fascino (lo dimostra il fatto che non mi sento minimamente interessato nel leggere l'ultimo libro che chiude il cerchio).
Avessi letto questo primo libro nella giusta cronologia di pubblicazione lo avrei, penso, apprezzato maggiormente, ma sempre se penso ai miei passati 16/17 anni. Ecco, il limite di Eragon (cosi come, secondo me, dell'intera saga) e che non pare poter essere ben letto da un pubblico con un target alto a differenza di molte altre saghe fantasy che, al contrario, risultano mature e senza eta.
Consigliato a chi ha letto pochi libri, poiché credo che le migliori soddisfazioni arriveranno proprio attraverso la mancanza di una grande esperienza di lettura o se si è nuovi nell'universo fantasy, diciamo alle prime armi. A chi è un lettore navigato in tal genere, non so... ci penserei due o tre volte prima di buttarmi a capofitto su tal titolo sopratutto se si è dei lettori adulti (ma questo vale solo in questo preciso caso, lo ripeto per non creare equivoci o fraintendimenti di sorta).
Indicazioni utili
- sì
- no
Sogni di Sangue
Ammetto che se ho letto e comprato questo libro è stato unicamente per il prezzo di 0,99 centesimi. Questo perché non sono questi generi che mi attirano alla lettura, ma grazie alla Newton Compton sto provando autori e, appunto, generi che non conoscevo ed è sicuramente un bene per un lettore.
"Sogni di Sangue" si presenta come un thriller leggero e breve (dura circa 124 pagine) scritto da Lorenza Ghinelli, ossia la finalista del Premio Strega ma, questo poco importa visto che, come giustamente si suol dire, non è l'abito che fa il monaco.
Il libro è scritto in maniera non molto ricercata e risulta abbastanza diretto nel linguaggio utilizzato nei discorsi dei vari personaggi, i quali non si fanno problemi nell'esprimersi coloritamente e trovo questa una scelta azzeccata per questa storia da parte dell'autrice.
La Ghinelli, dopo i primi 4 capitoli - che personalmente non mi avevano molto convinto -, è riuscita a farmi interessare alla vicenda narrata permettendomi una lettura - visto specialmente la breve lunghezza del libro - molto veloce spingendomi a voler continuare a leggere per vedere come la storia si sarebbe conclusa.
Inizialmente, nei primi capitoli, si ha l'idea di ritrovarsi a seguire solo la storia di Enoch, un ragazzo di tredici anni vittima di tre ragazzi più grandicelli sia a scuola che fuori da essa, dandoci testimonianza del bullismo e di quanto sia veramente una piaga per i ragazzi che frequentano la scuola di oggi.
La mia prima impressione, almeno all'inizio, è stata quella di ritrovarmi a leggere una storia tutta incentrata sulle disavventure del protagonista, ma poi l'autrice decide saggiamente di seguire parallelamente anche le avventure dei tre "bulli" che lo perseguitano rivelando anche la loro vita personale, quasi facendoci comprendere il perché del loro comportamento violento, ricollegando il tutto al povero Enoch. A tutto questo si uniranno i misteriosi e vendicativi sogni di quest'ultimo, buttando in mezzo perduti tesori dai mistici poteri
Insomma: una storia carina che vuole in qualche modo affrontare la tematica del bullismo rivelando all'ultimo un po di cosette e lasciando, pero, un velo di mistero proprio sugli strani sogni di Enoch.
Per finire, il libro l'ho trovato piacevole e scorrevole, anche se non posso dire che sia stata la miglior lettura che ho affrontato. Comunque, per il prezzo e per la breve lunghezza, posso dire che è stato un libro carino ed interessante da leggere. Consigliato per chi vuole leggere qualcosa di breve e carino.
Indicazioni utili
Non tutto e' come sembra...
Non so se esiste un mercatino settimanale anche nelle vostre città, comunque con la voglia di voler trovare qualche nuovo libro da leggere mi sono imbattuto in una famigliare bancarella, una bancarella che vende libri a pochi euro (cosa non da poco in questi tempi oscuri). Girando e rigirando tra i vari libri, i miei occhi sono stati attratti dalla copertina di questo libro che sto ora recensendo, grazie ad una copertina niente male che ha saputo colpirmi ed interessarmi fin da subito. In questo modo sono entrato casualmente in contatto con un libro che mi era sconosciuto e, visto il prezzo super ridotto, l'ho acquistato senza ripensamenti.
"Roar - La sfida" è il libro di esordio di Emma Clayton ed il primo capitolo di una trilogia, ma la Mondadori non sembra ancora essersi decisa a portare il secondo volume in Italia, che già da qualche anno è invece uscito in patria.
Per iniziare, devo dire che lo stile dell'autrice si è rivelato semplice e mi ha mostrato di possedere, almeno secondo me, la capacità di riuscire a far facilmente immaginare al lettore le varie situazioni descritte nel corso della lettura. E pur dopo qualche giorno senza aver letto nulla (per via di vari impegni) sono riuscito velocemente a sentirmi coinvolto nella storia non avvertendo un distacco dovuto da quei giorni in cui ho "disertato" mio malgrado la lettura. Questo mi fa comprendere la facilità con cui questo libro si fa leggere e questo grazie all'autrice.
Ritengo che Emma Clayton, infatti, sappia far entrare in sintonia il lettore con il suo libro senza difficoltà riuscendo inoltre a coinvolgerlo e appassionarlo grazie ad un lessico non ricercato, risultando semplice, efficace e come una lettura molto piacevole e per nulla noiosa o pesante, adatta a chi vuole leggere proprio per il gusto e il piacere di farlo.
Dunque: stile davvero di buon livello, adattissimo per i giovanissimi ma anche per lettori maturi e adulti che non vogliono leggere "roba complessa e pesante".
Venendo alla storia, questa mi è parsa originale e diversa dal solito oltre che ben costruita.
Ci troviamo in un mondo futuro che è stato privato della sua bellezza per colpa di un certo fenomeno che ha costretto l'umanità a vivere nella parte settentrionale del globo, circondata da un immenso muro che isola il vecchio mondo dal nuovo. Questo aspetto non verrà approfondito per buona parte del libro, ma verso il finale giungeranno rivelazioni veramente importanti e per nulla scontate su cosa ci sia all'esterno. Ovviamente, all'interno del Muro, la vita risulta non facile e il nostro giovane protagonista, il cui nome è Mika, dovrà ritrovarsi a partecipare ad una serie di sfide indette dal governo stesso, ma non tutto sarà come sembra. La storia quindi procede bene presentando delle situazioni che serviranno maggiormente per la parte finale della vicenda.
Devo dire che le ultime 130 pagine sono state molto movimentate, più di quanto credessi, e si viene a capire il perché di tutte le cose accadute (che sono anche tante) nei capitoli precedenti dimostrando cosi come l'autrice abbia saputo ben tessere la sua tela per poi far giungere i vari nodi al pettine attraverso un finale quasi intenso e che conclude il libro proprio sul più bello preparando il terreno al secondo capitolo della trilogia.
Durante la lettura, giustamente, non mancheranno dei messaggi di fondo che vogliono, in qualche modo, sensibilizzare il lettore nei confronti del nostro mondo, facendoci capire quanto sia importante salvaguardare la natura finché siamo in tempo, ma non mancheranno neanche l'azione e i colpi di scena. Ci sono stati, sinceramente parlando, dei momenti in cui mi sono ritrovato un attimo a riflettere e altri in cui quasi rabbrividivo al pensiero di un mondo del genere presentato in questa storia: un mondo molto diverso, ma anche molto simile al nostro dove i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Un libro non debole nei contenuti, anzi.
Insomma: è stato un libro arrivato per caso tra le mie mani, ma che ha saputo essere una buona lettura che sa donarti, alla fine, quel famigliare e piacevolissimo desiderio di voler scoprire il continuo, continuo che purtroppo ancora non pare voler arrivare in Italia.
Consigliato? Preciso che il libro è principalmente rivolto ai ragazzi e con questo non vuol dire che non possa essere benissimo letto da persone mature ed adulte. Quindi, per chi è abituato a letture per ragazzi - che poi questo etichettare i libri non mi è mai andato molto a genio, poiché ritengo la lettura universale, priva di vincoli e LIBERA - credo che non resterà deluso da questo buonissimo libro di fantascienza che, per me, strizza l'occhio anche al fantasy - almeno per quanto riguarda la struttura datagli dall'autrice -, trattando anche delle tematiche di certo non banali, bensì molto attuali.
Ricordatevi: non tutto è come sembra...
Indicazioni utili
Edgar Allan Poe
Spinto ancora dalla mia voglia folle di Horror letterario e anche dalla ghiotta occasione offerta dalla Newton Compton con i suoi libri a soli 0,99 centesimi, ecco che ho afferrato con le mie grinfie questo "I Racconti del Terrore" appartenente ad un autore considerato, come Howard Phillips Lovecraft, pioniere del genere Horror o più precisamente considerato come uno dei rappresentanti più importanti del genere gotico.
In questa raccolta specifica, ritroveremo ben 10 racconti tra cui il famosissimo "Il Gatto Nero", peccato non tutti siano completi per via della strana scelta adottata dalla casa editrice.
Detto questo, E. A. Poe, a mio parere, si dimostra uno scrittore davvero capace. Scrive con maestria e riesce a farti provare i sentimenti e le emozioni dei suoi personaggi in maniera abbastanza profonda, o meglio: ti fa provare i SUOI sentimenti e le SUE emozioni. Si perché mentre si legge, almeno questa e la mia personale impressione, pare che sia Poe stesso ad aver vissuto le varie vicende narrate -in prima persona- e questo regala un qualcosa di speciale alla lettura. Inoltre sa ben descrivere le situazioni narrate e, in alcuni momenti, mi sembrava di vedermi quasi davanti agli occhi gli scenari terrificanti da lui descritti.
Ogni racconto e diverso dall'altro e in ognuno di essi l'autore affronta maggiormente gli aspetti psicologici, indagando fra le ossessioni e gli incubi personali non mancando di inserire anche il mesmerismo (da cui era affascinato), buttandoci dentro anche la sua personale e spiacevole esperienza con l'alcolismo. Dico questo perché ne "Il Gatto nero" mi pare sia riuscito fin troppo bene a spiegare certe sensazioni ed umori portati proprio dall'alcool.
La lettura, grazie alla divisione in racconti, risulta piacevole, anche se alcune storie (tra cui "Il Gatto nero", "la Caduta dalla casa Usher", "Una discesa nel Maelstron" ad es.) mi hanno colpito maggiormente e altre un po meno, ma mai mi sono annoiato o sentito troppo impegnato nel leggere questo libricino di non più di 120 pagine.
Anche qui, come con "La Casa Stregata" di Lovecraft, non ho trovato nulla per cui spaventarmi, ma devo dire che le varie storie hanno un che di particolare e alcune di esse riescono ad essere quasi crude in certi momenti.
"I Racconti del Terrore" riesce, in definitiva, a farti entrare dentro la vicenda e ad appassionare più che sufficiente grazie al grande stile di questo famoso autore dell'800.
Consigliato.
Indicazioni utili
Mi sono tolto un peso...
Conoscete quella sensazione (se cosi la si può definire) di pesantezza e di mancanza di vero interesse che, alcune volte, possiamo ritrovarci ad avvertire durante la lettura di un certo libro?
Quasi pare che leggere QUEL libro non sia un piacere, ma semplicemente un dovere nei vostri confronti o nei confronti del denaro speso, divenendo in tal modo un vero peso. Questo è quello che mi è accaduto nei confronti di questo libro.
Mi duole doverlo dire, seppure è meglio dire subito come le cose stanno - immagino già qualcuno che storcerà il naso scoprendo questa orrenda verità -, ma sono stato costretto ad interrompere definitivamente, senza dare una seconda occasione, la lettura di codesto libro.
Certamente capisco che non è bello parlare di un qualcosa che è stato interrotto, per questo posso assicurarvi che sarà la prima e ultima volta che lo faro, ed ammetto inoltre che ero indeciso se scrivere o meno una recensione, ma ho creduto di dover dare la mia opinione su quanto letto (circa meta libro) per il semplice motivo di donare comunque la mia esperienza di lettura, sperando possa essere utile a qualcuno per il futuro.
Prima di arrivare al nocciolo del mio commento, dico che il libro l'ho acquistato e letto per mia volontà pur sapendo che non era un fantasy - genere letterario che prediligo -, pero avevo avvertito quella famigliare attrazione nei confronti di questa serie letteraria di "Assassin's Creed" - tratta dall'omonima saga videoludica di successo della Ubisoft. Per questo motivo, dopo una breve ricerca, mi sono ritrovato tra le mani questo terzo volume della serie, un volume che pareva il migliore tra gli altri, sentendo il parere di alcuni lettori. Tutto pensavo, tranne che sarei arrivato ad interrompere la lettura - cosa che mi è accaduta veramente di rado.
Ci tengo a precisare che ogni esperienza è personale, ma questo libro, sinceramente e personalmente parlando, non è riuscito a farmi entrare dentro di lui, non è riuscito a coinvolgermi a quel punto da farmi continuare freneticamente la lettura, anzi, raramente sono riuscito a leggere più di venti pagine in un giorno, rivelandosi cosi un libro pesante e interminabile (conta circa 460 pagine che, lette a un ritmo cosi lento, diventano veramente interminabili). In pratica: sono arrivato al punto da non riuscire più a riprende in mano il libro per continuare la lettura, non c'è l'ho fatta.
A parte questo la storia, pur buttando in mezzo i Templari, le crociate e gli Assassini -con tanto di intrighi nascosti- non mi ha preso come inizialmente credevo e i personaggi principali non mi hanno detto proprio nulla. Ammetto che vedere il protagonista essere abbassato di grado per ridivenire un novizio, per via della sua arroganza, è un'involuzione interessante, pero mi sembra che l'autore abbia voluto semplicemente mostrare -almeno fino al punto in cui sono arrivato a leggere- le sue missioni a ripetizione, le quali risultano alla fine anche ripetitive. Questo sistema adoperato dall'autore richiama praticamente un videogioco di ruolo con la classica formula a livelli, ma questo è un libro dove non vi è un giocatore che guadagna esperienza e punti bonus, la cosa quindi mi è apparsa strana ed aliena, almeno ai miei occhi. Peraltro non ho provato alcuna emozione durante la lettura, nessuna sensazione particolare, solo freddezza.
Per quanto riguarda lo stile, secondo me, non è dei migliori e, se è vero che lo stile deve anche riuscire ad interessare e a sedurre il lettore conquistandolo, vuol dire che qualcosa è mancato, almeno nei miei confronti. Il libro, comunque sia, non posso dire che sia scritto male - non mi permetterei mai a dire una cosa del genere - e, come un classico romanzo storico, possiede molte parole ricercate - forse fin troppe per i miei gusti e per la mia conoscenza linguistica non molto ricca - e vengono mischiati gli avvenimenti della trama con fatti storici reali, pero', almeno questa è la mia impressione, non mi pare che Oliver Bowden si sia sbracciato molto nelle descrizioni di luoghi, paesaggi e persone, facendomi pensare che abbia voluto rendere troppo riassuntivi alcuni passaggi e avvenimenti.
In breve, non ho trovato nulla di veramente interessante o di appassionante per continuare la lettura ed è stata un'esperienza non molto positiva.
Il limite forse è proprio quello di essere - questo - un libro ispirato ad un videogame, ma sicuramente vi è anche un limite personale: forse non digerisco i libri a sfondo storico o quasi sicuramente pesa la mia mancata esperienza con il videogioco da cui questo libro è tratto, ma rimane il fatto che questa si è rivelata la lettura meno riuscita e piacevole della mia vita e sento che è anche colpa mia.
Comunque, onestamente, mi sono tolto un grande peso decidendo di interromperlo visto che ormai mi limitavo a leggerlo solo per dovere che per piacere. Andando avanti solo per obbligo si rischia di stressare la mente e di causare sensazioni di ripugno nei confronti del libro, dunque meglio farla finita.
Peccato.
Non mi sento molto di consigliarlo, ovviamente poi i gusti sono i gusti.
Indicazioni utili
Piacevole Sorpresa
La vita ti sorprende sempre.
Volevo avvicinarmi alla letteratura Horror - questo era l'intento di questi giorni - e avevo previsto di incominciare con un libro del famoso Stephen King, colui che viene definito il Re, o comunque con un romanzo dedicato agli Zombie, da cui ultimamente mi sento molto attratto; grazie alle preziosi recensioni di questo favoloso portale. Invece, come molte volte capita, ecco un imprevisto, in questo caso piacevole.
Non avrei mai immaginato -o pensato- di leggere il mio primo Horror partendo da un autore considerato come il capostipite del genere, ossia Howard Phillips Lovecraft. La cosa maggiormente ironica e' che ho cominciato con un suo racconto che avevo inizialmente snobbato, ma per il mio ripensamento devo ringraziare l'iniziativa dell'editore Newton Comptom e dei suoi prezzi enormemente bassi (0,99 centesimi).
Bando le ciance, ho avuto tra le mani un libro suddiviso in due racconti: il primo chiamato "La Casa Stregata", il quale da il titolo a questa edizione, ed il secondo "L'orrore a Red Hook".
Incredibilmente Lovecraft ha creato due storie basate su due tematiche distinte e della durata di solo 40 pagine ciascuna. Non ne sono certo, ma credo che da questo si possa intuire la bravura e il talento di questo autore, che e' riuscito a narrare due brevi storie che avrebbero potuto, secondo me - e se lo scrittore lo avesse voluto -, generare due libri di oltre 200 pagine ciascuno, per via del materiale riversato in questi due racconti.
Le due storie presentano, per me, le caratteristiche salienti che un Horror deve possedere, tra cui il sovvertimento delle regole della scienza. In breve, ho potuto notare, nella mia ignoranza letteraria, sia le paure ancestrali radicate nell'inconscio collettivo dell'essere umano sia la presenza dell'elemento soprannaturale, elemento d'obbligo per un VERO horror.
L'autore riesce a dar vita ad immagini allucinogene, a scenari che non si riescono a comprendere fino in fondo, facendoci chiedere inesorabilmente: ma quello a cui ho assistito era solo il frutto dell'immaginazione di uno sventurato o la realtà tenebrosa e malefica di qualche antico male?
Lo stile dell'autore riesce a prenderti spingendoti a leggere senza noia tutta la vicenda grazie ad un ritmo che potrei definire intenso, quasi sfiancante, ma non confuso.
Devo ammettere a voi tutti che non ho provato alcun timore, nessuna paura o disagio durante la lettura, pero' posso dire che Lovecraft sa il fatto suo e riesce a dar vita a racconti narrati da un misterioso narratore che pare quasi un indagatore o cronista di strani e soprannaturali avvenimenti.
Devo dire che mi sono ritrovato davanti ad una lettura piacevole e stuzzicante grazie anche alla sua breve durata. Peccato questi racconti non siano stati estesi per generare un libro di molte più pagine, ma il talento di questo autore si sente, senza dubbio e son contento di avergli dato una possibilità, come consigliatomi...
In futuro spero di incappare in un suo lavoro più mastodontico e ricco di terrore.
Infine, consiglio la lettura per due semplici motivi:
1 - il costo di questo libro e' poco più di quello di un caffè;
2 - ci si ritroverà tra le mani due racconti di un Maestro dell'Horror, il quale sa accompagnarci piacevolmente nella lettura.
Buona lettura!
Indicazioni utili
L'uomo diavolo
Ed eccomi a parlare di Devilman, l'osannata opera di Go Nagai di cui tanto ho ben sentito parlare, suddivisa in 5 volumi.
In questo manga (fumetto giapponese che si legge al contrario) ci verrà mostrata la guerra tra demoni e uomini, due razze ben distinte ma legate da un filo conduttore.
Vedremo, al suo interno, come gli uomini possono divenire una minaccia per se stessi - anche più dei demoni - e di quale crudeltà siano capaci; come i demoni siano potenti e malvagi; come un uomo, con il loro stesso potere, li affronterà per fermarli. Una storia che sicuramente ti coinvolge ed appassiona, non una storia di un supereroe, ma di un antieroe lontano dai classici principi di bene e che cerca di sconfiggere il male con altro male.
Appena la lettura è conclusa la mente ti fa subito percepire di aver letto qualcosa di unico e spettacolare; una storia che non risente dei suoi 40 anni, un'opera che vive nel tempo, senza invecchiare.
Devilman ci catapulta all'interno di una storia cupa, grottesca, violenta, sconvolgente, pessimistica e inquietante, e la domanda fondamentale, che ci dovremmo porre, sarà: come potrebbe comportarsi un uomo con poteri e capacità superiori? Si comporterà in maniera benevola, o diventerà un demone distruttore ed assassino? Un quesito che ci porta ad un'amara analisi del lato oscuro dell'essere umano - tema ricorrente in Go Nagai -, il quale, negli ultimi due volumi, si presenterà innanzi ai nostri occhi in tutta la sua potenza.
Go Nagai ha creato un'opera che può essere letta esclusivamente da lettori maturi per via della sua crudezza e per le sue tematiche. In essa si riscontrano temi religiosi, specialmente della cultura cristiana, e anche qualche ammiccamento alla Divina Commedia. Un'opera travolgente e soffocante, ma molto simbolica e addirittura profetica che, mentre la leggi, ti fa chiedere: sarà davvero così l'apocalisse?
La storia procede spedita fin da subito e in modo compatto; tutto è stato ben congegnato apparendo credibile agli occhi del lettore, poiché Go Nagai ha intrecciato sapientemente i veri eventi della storia umana, oltre che del nostro pianeta, con la storia dei demoni unendo il tutto alla religione, riuscendo così a creare un senso di realismo e di congiunzione davvero riuscito. Non mancheranno scontri cruenti e all'ultimo sangue che ti sorprenderanno per la maestria con cui sono stati rappresentati.
Il tutto convoglierà in un finale apocalittico e per nulla scontato che vi metterà i brividi sulla pelle. Quindi, stiamo parlando di un manga di grande valore, come avrete ben capito.
Però, se devo parlare anche di qualche nota negativa, devo dire che il finale del manga - mi riferisco al confronto finale, ossia la seconda parte del volume 5 - l'ho trovato un pochino scialbo. La parte finale si è svolta in maniera troppo rapida per i miei gusti. Non sarebbe stato male se ci fosse stato almeno un altro volume che allungasse i tempi e mostrasse più nel dettaglio lo scontro ultimo.
Altro piccolo punto debole l'ho riscontrato nel disegno, il quale non mi ha fatto impazzire anche per via degli anni; si vede che è uno stile quasi datato. Se siete lettori abituati esclusivamente ai manga degli anni novanta o su di lì, rimarrete, forse, un attimo spaesati.
Quindi, in conclusione, Devilman è un capolavoro? Beh, non sono un accanito lettore di manga, ma di certo non è un manga debole e posso dire che vanta una bellissima trama, quindi sì, lo reputo sicuramente un capolavoro specialmente se lo si colloca nell'anno in cui è uscito. Sicuramente ha apportato una rivoluzione nel mondo dei manga ed è stato qualcosa di innovativo per l'epoca, ma credo anche che, se fosse uscito oggi, avrebbe fatto comunque successo. Su una cosa sono certo; finora non mi è mai capitato di vedere o leggere qualcosa come Devilman.
Devilman è stata una bellissima esperienza di lettura, tra le migliori che io abbia fatto, e sono contento di essermi avvicinato a questo manga tanto osannato. Posso affermare che le voci su questo titolo non erano né infondate né esagerate, purtroppo il finale penalizza un po' il mio voto globale.
Go Nagai, promosso! Non ho mai letto le sue opere, ma questo primo approccio è stato più che soddisfacente oltre che emozionante.
Consigliato: non potete perdervi tale perla storica.
Ovviamente tutto questo e' un parere esclusivamente personale.
Indicazioni utili
Il Sangue del Drago
Devo dire che la Bonelli ha saggiamente deciso di rinnovarsi e di portarci un fumetto che finalmente trattasse il Fantasy nella sua essenza più pura, dimostrando ai suoi lettori di non rimanere staticamente legata al passato. E di questo sono felice e orgoglioso, poiché potremmo anche noi italiani vantare una serie indeterminata che tratterà il fantasy, un genere che personalmente prediligo nella letteratura.
Le mie aspettative erano molto elevate e l'attesa e' stata lunga, ma finalmente a Giugno e' uscito il numero primo della serie: "Il Sangue del Drago"
Questo numero uno, insieme ai prossimi 3, andrà a creare un mini arco narrativo (una mini saga) della durata appunto di 4 numeri, i quali tutti insieme creeranno una specie di prologo o di introduzione alla storia che prenderà il via definitivo con il numero 5 per poi accompagnarci a tempo indeterminato.
Giungendo al mio personalissimo pensiero, che riguarda solo il primo numero, e ai miei personali gusti devo dire che questo inizio non mi ha esaltato o appassionato molto nella vicenda narrata, complice anche la mia forse eccessiva foga e le mie troppe elevate aspettative.
Purtroppo, dopo le prime pagine, il mio entusiasmo e' andato a sciamare portandomi della pesantezza con l'andare avanti della lettura. Questo compromette il mio voto alla sceneggiatura di questo primo numero, perché purtroppo per me conta molto quanto un fumetto riesce ad intrattenermi, emozionarmi, coinvolgere e ad appassionarmi e questo numero e' riuscito solo sufficientemente in questo nei miei confronti, ma sono fiducioso che dai prossimi il problema non si ripresenti.
Il mondo creato, comunque sia, e' stato ben curato ed e' stata anche creata una lingua. Non per nulla ci sono stati oltre tre anni di preparazione e di lavori prima di lanciare questo numero in edicola.
La storia butta subito in mezzo un mistero ed un nemico e ci presenta i vari comprimari, anche se al momento non mi sono innamorato di nessuno di loro. I Flash-back inseriti aiutano a comprendere meglio il personaggio di Ian ed il suo "potere", dunque sono stati utili.
I disegni, parlando dell'aspetto "tecnico", sono molto curati e puliti, ma essendo un lettore di vari fumetti, avendo letto molti manga specialmente, mentirei a me stesso se vi direi che sono i migliori disegni che ho visto nella mia vita, seppure si parla di stili completamente diversi. Sono sicuramente molto buoni per quanto riguarda il panorama italiano, su questo non ce molto da discutere, pero' non posso dire che siano i migliori in assoluto, almeno secondo la mia esperienza e il mio modo di vedere le cose.
Sempre legati ai disegni posso dire che ho apprezzato molto lo stile di alcune tavole e il metodo con cui e' stata illustrata l'azione, risultando questa molto dinamica e' dettagliata.
Detto questo, le potenzialità, almeno secondo me, ci sono e spero vivamente che lo staff di sceneggiatori non mi deluda. Hanno tra le mani un'opera che può diventare qualcosa di incredibilmente epico ed emozionante, ma spero si muoveranno su questa via mostrandoci un fantasy straordinario, maturo e movimentato che grazie alle immagini e ai disegni potrà vantare una carica in più.
In conclusione, il primo numero non mi ha proprio coinvolto e travolto, ma sono certo che dal numero 2 le cose cambieranno.
Un grazie alla Bonelli per averci donato un fumetto fantasy ed essersi messa in gioco cambiando il suo stile.
Consigliato a tutti gli amanti del fumetto italiano e non. Un'occhiata dategliela.
Indicazioni utili
Da un parco a tema ad un mondo perduto...
Pubblicato nel 1995, "Il Mondo Perduto" è la continuazione di "Jurassic Park" ed entrambi i romanzi hanno avuto una trasposizione cinematografica, da parte del noto cineasta Steven Spielberg, di grande successo.
Sono passati degli anni dal mio personale approccio con questo romanzo (quindi mi scuso per qualche dimenticanza), ma devo dire che è riuscito a piacermi più del libro precedente. Infatti, questo romanzo si presenta, almeno secondo me, più movimentato e riesce ad essere anche più piacevole e meno pesante.
Devo dire che, la vicenda che viene narrata, mi ha preso e coinvolto in maniera più che sufficiente -anche per l'inserimento di vecchi personaggi del primo libro- e Michael Crichton, ancora una volta, ha voluto utilizzare un linguaggio abbastanza coloriti e non proprio "educativo", ma questa mi sembra proprio una sua caratteristica.
In definitiva, una buona lettura e superiore alla precedente che, almeno per i miei personali gusti, può anche spingere il lettore ad una seconda lettura del libro.
Lo consiglio a chi vorrebbe leggere un libro dell'ormai -purtroppo- scomparso Crichton o a chi -specialmente- ha letto Jurassic Park, poiché potrà -forse- trovarvi una lettura più agevole e divertente della precedente.
Buona lettura!
Indicazioni utili
- sì
- no
Verso la Battaglia finale!
Terzo romanzo della saga fantasy di Rick Riordan che, con questo volume, si aggiudica in totale ben 15 milioni di copie vendute nel mondo, successo sicuramente meritato.
Essendo questo il terzo libro (sui cinque) della saga, rappresenta la colonna centrale e, come in ogni “libro di mezzo”, il tutto si svolge in preparazione del gran finale della storia, ormai molto vicino.
Lo stile di Riordan non cambia e continua staticamente la sua via anche in questo nuovo volume riconfermando la semplicità e la fluidità della lettura nei confronti del lettore, anche se mostra una troppa ripetizione di alcuni termini e qualche lacuna nei momenti più drammatici, rendendoli un po troppo sbrigativi e poco approfonditi (questo anche nei due predecessori), ma riesce comunque a farti venire gli occhi lucidi seppure si potrebbero gestire meglio queste situazioni, secondo me.
Sicuramente questo è il libro più movimentato e con più azione. L'inizio, come detto da Piero nella sua recensione, lascia un po così e così e ci butta subito in un ritmo frenetico sorvolando, però, un momento molto importante che ci era stato lasciato alla fine del secondo volume, ma comunque il tutto ingrana presentando nuovi dei e personaggi che si uniranno al nostro Percy Jackson, regalandoci nuove avventure e aumentando i misteri.
Il finale, sempre imprevedibile(lode a Riordan), lascia col fiato sospeso, anche se quest'ultimo, nel secondo volume, era stato per me più elettrizzante o più che altro mozzafiato.
Il bello di questa saga letteraria è che riesce a fornirti una cultura sulla mitologia greca (o almeno io sto imparando molte cose che ignoravo) quindi Riordan riesce ad unire l'utile con il divertevole.
Purtroppo il mio voto finale risulta "penalizzato" non per colpa del libro in se (secondo me e allo stesso livello de Il Mare dei Mostri), ma per colpa mia visto che ho letto questo libro un po a singhiozzo e con poca continuità. Questo ha così portato ad un coinvolgimento minore nei confronti della storia. Comunque ho imparato a mie spese che un libro lo si deve leggere con impegno e continuità, altrimenti il risultato non sarà mai ottimale. Non ripeterò quest'errore in futuro, lezione imparata.
Buona lettura!
Indicazioni utili
Tieniti forte...
Bellissimo! Questa almeno e quello che mi viene da dire di getto al termine di questa lettura.
Questo secondo volume ha compiuto un bel salto in avanti rispetto al suo predecessore, senza ombra di dubbio.
Il Mare dei Mostri si presenta più coinvolgente, emozionante, avvincente e più movimentato oltre che avventuroso.
Il Cast dei personaggi si allargherà e vedremo un maggior numero di vecchie conoscenze provenienti dall'Odissea. Questo uso abnorme di eventi e personaggi, che sono stati presi dall'opera appena citata, potrebbe far storcere il naso a qualcuno dal momento che potrebbe penalizzare l'originalità della storia in alcuni frangenti. Questo perché si ritroveranno, durante la lettura, momenti, situazioni e fatti rielaborati dall'Odissea e così, noi che abbiamo già conosciuto e studiato l'epica a scuola (almeno credo), potrebbe appunto apparire come una cosa già vista e l'originalità potrebbe risentirne un pochino. C'è comunque da dire che Riordan personalizza i fatti narrati nell'Odissea, rendendoli moderni e più consoni ai giorni nostri. Insomma, gli ha dato una bella spolverata, secondo me.
Lo stile di Riordan rimane invariato e continuo a trovarlo perfetto, efficace e fluido nella sua semplicità con quella sua ironia sempre pronta a sorprenderti e a farti sorridere.
La storia partirà subito col botto e si concluderà con un finale mozza-fiato, molto meno prevedibile del finale del primo volume e molto più sconcertante. Comunque, in Percy Jackson non sono certo i colpi di scena a mancare; c'è ne sono a bizzeffe e questo lo abbiamo già imparato dopo la lettura de "Il Ladro di Fulmini".
Crono, il nemico degli dei, si confermerà, oltre che il nemico centrale della storia, un vero pianificatore in questo volume, anche se aveva mostrato questa sua “dote” già nel primo. E con questo non aggiungo altro.
Per concludere, sono molto soddisfatto di questo libro che entra tra le mie letture più belle, al momento.
Contento di aver conosciuto questa saga e ora mi tuffo immediatamente sul terzo volume della storia!
Da non perdere se avete letto il primo volume!
Indicazioni utili
Mitologia, Avventura ed Ironia!
Ho scoperto casualmente questo romanzo e devo dire che sembra essermi venuto incontro come un "segno del destino". Non è un caso che, esattamente un giorno prima, dicevo tra me e me: "Ma rivedremo mai una saga fantasy che mi ricordi quella di Harry Potter?". Be, sembra uno scherzo, ma non lo è. La risposta mi è giunta subito il giorno dopo, neanche a farlo apposta!
Rick Riordan ha avuto un'idea che oserei definire geniale. Unire la mitologia greca in un racconto fantasy è stata la cosa più giusta che potesse fare secondo me. Una mitologia rispolverata e rivista in chiave moderna facendoci credere che gli dei e tutti i miti greci esistono realmente e che si trovano in America. Certo, chissà come avremmo reagito noi - nella realtà - a sentirci dire questo, forse avremmo riso a crepa pelle.
In breve, un racconto che getta le basi per una nuova fruttuosa saga che ha creato un "caso editoriale" e che si è presa il titolo di "erede di Harry Potter".
Lo stile di scrittura in prima persona, il modo semplice ma efficace di Riordan riescono a rendere la lettura fluida e mai pesante, e dico MAI.
I tre protagonisti sono molto simpatici e riescono ad entrare subito nel cuore del lettore e le loro avventure saranno davvero interessanti e bizzarre. Ogni cosa che verrà lasciata in sospeso all'inizio verrà poi risolta negli ultimi capitoli con risposte che attendevamo con ansia.
Cosa davvero riuscita è anche l'utilizzo di un'ironia mai banale o eccessiva. Vedremo un'ironia americanizzata, ma molto funzionale la quale ci strapperà un sorriso.
L'avventura è assicurata, il divertimento anche, l'azione sarà ben dosata e alcuni grandi dei ci appariranno in abiti poco "divini".
Insomma, se avete amato Harry Potter o avete voglia di un bel fantasy fresco e divertente, Percy Jackson fa al caso vostro, ancor meglio se amate la mitologia.
Ah, è un libro per tutte l'età!
Ora, attendo con ansia il secondo volume che dovrebbe arrivarmi tra una settimana circa... intanto questo primo libro mi è piaciuto: non dico alla follia, ma è stato molto buono specialmente nel finale.
Indicazioni utili
Il capitolo "on the road" della saga
Terzo libro di questa saga -che inizialmente doveva essere una trilogia- targata Christopher Paolini.
Brisingr lo trovo un capitolo di pausa che sospende, in qualche modo, la storia principale, congelandola per dedicarsi ad altro.
Lo definisco come il capitolo più "on the road" per il semplice motivo che si baserà tutto sul viaggio personale di Eragon. Si sa, prima o poi l'eroe deve trovarsi completamente solo intraprendendo un viaggio personale (o il cammino di perfezione) per maturare ancor di più, temprarsi e crescere nello spirito. Infatti, il nostro Cavaliere si troverà senza la fida Saphira e dovrà tirarsi fuori dai pericoli da solo. Capiremo così come, senza la sua fida compagna, sia vulnerabile e debole dando così più importanza al personaggio della dragonessa facendoci comprendere che un Cavaliere dei Draghi dipende molto dal suo drago. In pratica, si avverte un vuoto senza Saphira, poiché lei era come una amica fedele, la compagna saggia e consigliera della situazione.
Ora, per arrivare al nocciolo della questione, questo libro è inutile? Secondo me, no. Sicuramente allunga il brodo e apre una finestra economica-commerciale in più allo scrittore e all'editore, però Paolini sfrutta questo libro per aggiungere tanti dettagli e tasselli al suo mondo immaginario, volendoci rivelare cose che prima non è riuscito a fare. E' il suo libro di approfondimento, ma ripeto: non tanto nei confronti della trama, ma più verso il mondo da lui creato. L'autore mi fa comprendere che vuole essere sicuro di far capire al lettore ogni cosa del suo magico universo forse fin troppo nel dettaglio, in modo troppo enciclopedico rischiando di appesantire ed annoiare chi legge il libro.
Ma a parte tutto questo, ci mostra anche un'approfondimento del rapporto tra Eragon e Arya oltre che rivelare alcune novità (sopratutto su Galbatorix) giungendo ad un finale abbastanza movimentato.
Non c'è dubbio, Eldest lo trovo superiore a questo terzo capitolo della saga che non offre molta azione e sicuramente Paolini ha un po esagerato con il numero delle pagine (oltre 900), però non mi ha deluso alla fine della lettura.
Tutto è pronto per il gran finale!
Indicazioni utili
- sì
- no
Più maturo e più mastodontico!
Ho conosciuto Paolini e il suo "Ciclo dell'Eredità" proprio con questo Eldest, in modo del tutto casuale. Quella copertina rossa e quel drago fiammeggiante mi attirarono quasi come fossero una calamita. Si, in quel periodo (parlo del 2007, circa) mi era venuta una gran voglia di leggere un nuovo romanzo, un nuovo fantasy per l'esattezza.
Dopo aver abbandonato "Harry Potter", per una mia scelta personale che potrebbe cambiare in futuro, avevo capito di aver trovato la mia saga fantasy da seguire.
Sono sincero, rimasi colpito e mi piacque tantissimo, questo libro. Forse il termine più esatto da utilizzare è soddisfazione. Pur se non avevo ancora letto il primo libro della saga, questo riuscì ugualmente a farmi entrare all'interno della storia, senza troppi problemi, grazie ad un riassunto molto utile inserito nelle prime 10 pagine. Questo penso sia un buon segno, poiché non è sempre facile entrare all'interno di una storia senza la lettura di un volume precedente, ma con Eldest ci sono riuscito. Merito mio? Per niente! Semmai è merito di questo giovane scrittore e dell'editore che ha ben pensato di scrivere ben 10 pagine di riassunto ad inizio romanzo, non tutti lo fanno.
Eldest ricalca sicuramente i classici Fantasy che conosciamo (le varie razze e il voler descrivere minuziosamente ogni cosa ricorda ISDA), ma utilizza un metodo nello far svolgere la trama che assomiglia molto ai "giochi di ruolo". Sapete: il protagonista che cresce, si allena, matura e diventa più forte e proprio uno schema dei suddetti giochi. Quindi si, ai molti può apparire un po banalotta come cosa -e anche scontata-, ma a me mi piacque molto questo stile.
Molto azzeccata poi la struttura data a questa nuova avventura. Difatti, incrociare le due storie narrate (da una parte quella di Eragon e dall'altra quelle di Roran), l'ho trovata davvero un'idea geniale e abbastanza funzionale. Bella poi l'evoluzione di Roran -come personaggio- e l'allenamento che Eragon affronterà.
Il tutto convoglierà in un finale davvero pieno di azione e con un bel colpo di scena che ci lascerà davvero col fiato sospeso.
La cosa che apprezzo di Paolini e' che sa davvero descrivere bene un combattimento rendendoli davvero adrenalinici con colpi e contro colpi molto spettacolari, dimostrando di saperli descrivere molto bene, riuscendo a far creare nella mente del lettore proprio l'intera sequenza, come fosse un film.
Azione, avventura, rivelazioni, nuovi personaggi e un ritmo crescente accompagneranno il lettore in questo secondo volume!
In pratica, Eldest è il mio libro preferito di questa saga, non per nulla lo lessi 2 volte. Mi convinse e mi soddisfò così tanto da continuare la lettura con il terzo libro e a recuperare anche il primo, che lessi qualche tempo dopo.
Credo comunque che non sia un fantasy per tutti gli amanti del genere, lo chiarisco.
A me piace perché non sono un lettore veterano, ma ad altri con molta più esperienza di me potrebbe non piacere molto.
Se volete dare una seconda possibilità a Paolini, perché rimasti delusi da Eragon, leggetevi questo Eldest se vi va... potreste ricredervi.
Buona Lettura!
Indicazioni utili
- sì
- no
La Trilogia dell'anello
Mi è impossibile recensire ogni libro separatamente vista la mole della trilogia quindi anch'io, come molti altri, ho deciso di farne un unico commento anche perché Tolkien concepì quest'opera come un unico libro di oltre 1200 pagine, composto in 14 anni di duro lavoro.
Premessa: ho conosciuto quest'opera con la O maiuscola con la fantastica trilogia cinematografica diretta egregiamente dal regista neozelandese Peter Jackson, ed essendomi innamorato di questa versione cinematografica ho voluto affrontare anche l'avventura letteraria per via sia dei molti commenti positivi e anche per la semplice voglia personale di voler leggere un libro fondamentale per un amante del genere fantasy, il quale mi ritengo.
Certo, lo chiarisco apertamente, purtroppo non mi sono gustato per bene questi 3 libri perché da una parte c'era il mio amore e personale preferenza verso la trilogia cinematografica, dall'altra già conoscevo gli esiti e quindi il tutto è stato inevitabilmente penalizzato.
Detto questo, "Il Signore degli Anelli" si può prendere come un libro storico in cui Tolkien crea un mondo praticamente reale che lo si può definire parallelo al nostro, come un'era primordiale della nostra Terra.
In questo vasto e magico mondo (in cui questo autore vi ha riversato la sua esistenza, la sua anima e la sua immensa conoscenza) vi saranno le creature più disparate: Elfi, Stregoni, Ent, Nani, Hobbit, Uomini, Orchi e creature al di la della nostra comprensione.
In questo libro, cosa importantissima, sono riversati un'immensa morale e anche grandi riferimenti al cristianesimo che lo rendono unico e speciale, un libro che si regge su una colonna importante e che vuol donare un messaggio.
E' sicuramente un errore guardare a quest'opera come fosse solo un semplice fantasy, e lo dico con tutto il rispetto per questo genere che apprezzo, ma sarebbe molto riduttivo definire tale lavoro solo in questo modo, a mio parere. Ha si dei richiami al mondo fantasy, ma in realtà i valori e la profondità in esso contenuti sono molto più grandi di quanto l'occhio possa intuire.
Questa è un opera che di certo invita a nozze grandi studiosi che vogliono trovare sensi, messaggi, temi e simbologie nascoste, ma attenzione a non andare oltre alla volontà dell'autore stesso, rischiando di distruggere la bellezza della storia in nome di un'estremizzazione delle metafore e presunti significati.
I temi trattati sono molti: l'amicizia, il coraggio, il male, il bene e anche la morte, un tema molto ricorrente nelle opere di Tolkien.
I personaggi elaborati e la trama potente è profonda fanno di questo libro un'icona per ogni lettore, senza contare la creazione delle lingue elfiche, infatti, Tolkien era un appassionato di lingue antiche e ha saputo creare lingue che si possono veramente parlare, basti vedere i film citati. Un genio assoluto in questo campo, un merito non da poco.
Si è vero, Tolkien sicuramente non era uno scrittore perfetto. In alcuni momenti tende ad appesantire il contenuto dei capitoli ed alcune situazioni che potrebbero donare più suspance vengono utilizzate in altro modo, ma nessuno è perfetto.
In breve, per me Tolkien è il maestro del fantasy!
Consigliato specialmente a lettori maturi per via del linguaggio molto ricercato e per le molte chiavi di lettura. Un "marchio di fuoco" per chi si dice amante del fantasy, ma anche per altri lettori.
Buona lettura!
Indicazioni utili
Il Postumo di Tolkien...
Trovo "I Figli di Hurin" un grande romanzo epico-fantasy, nel quale ci vengono narrate le gesta di un protagonista affascinante perseguitato da una maledizione scagliatagli dal nemico più potente che la Terra di Mezzo abbia mai conosciuto: Morgoth. Riuscirà Turin figlio di Hurin a sfuggire a codesta maledizione? Cambierà il suo oscuro Destino? Sconfiggerà il più possente dei draghi, l'arma peggiore di Morgoth? Dovete solo che leggere per scoprire le avventure di Turin, l'eroe mortale.
Un libro tragico, epico, appassionante e dal sapore amaro e malinconico. Scritto da quel genio di Tolkien, e riproposto dal figlio, narra le vicende non solo prima de "Il Signore degli Anelli", ma anche prima de "Lo Hobbit", visto che ci troviamo nella Prima Era del legendarium Tolkieniano.
Il testo, è giusto precisarlo, era già riassuntivamente presente ne "Il Silmarillion" e ne "I Racconti Incompiuti", ma in questo libro ci viene presentato INTEGRALMENTE e senza interruzioni brusche, dunque vale la pena leggerlo ed acquistarlo come approfondimento proprio de "Il Silmarillion".
Mi è piaciuto davvero molto questo fantastico libro (non per nulla l'ho letto 3 volte), anche se in alcuni momenti sembra procedere in maniera troppo riassuntiva e quasi sbrigativa, ma se amate Tolkien e il suo splendido stile epico ed aulico non potete perderlo, specialmente viste le bellissime illustrazioni di Alan Lee che accompagnano la lettura - oltre le varie note finali che meglio fanno comprendere la storia narrata in questo bellissimo volume.
Buona lettura!
P.S. è stato il primo libro di Tolkien che ho letto.
Indicazioni utili
30 risultati - visualizzati 1 - 30 |