Opinione scritta da Sherazade
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Andamento lento
Chissà perchè.. su alcuni libri ho davvero molto poco da dire. Anche quando sono piacevoli come "Il quaderno di Maya". E' una storia dei nostri giorni, interessante e abbastanza coinvolgente, Maya è la ragazzina di origini cilene cresciuta con la Nini, una grande simpatica nonna e il Popo, un amoreovole nonno acquisito. Vivono a Berkeley, in California in una casa la cui descrizione ricorda la Allende dei romanzi magici.Anche la figura della Nini, in realtà, rimanda ad un fantastico stile dejà vu. L'amore dei nonni non basta a salvare Maya da se stessa, la morte del Popo, vissuta come un abbandono, precipita la ragazza nello squallore della dipendenza e del sesso abusato senza piacere e sentimento. Da qui la strada verso la perdizione è in discesa, Maya finisce in una Las Vegas allucinata da alcool, droga, prostituzione e traffici vari. L'isola di Chiloè, dove la nonna la spedisce suo malgrado, è la strada verso il paradiso. Maya impara ad amarsi, ad amare. Non è certo l'Allende della "Casa degli Spiriti" o di "Paula" ma è comunque presente il suo stile raffinato, una certa alchimia sudamericana, l'onnipresente impronta dell'esilio.
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Divertente e reale
?"Paìsi di settimila bitanti, assistimato proprio al centro di granni latifondi, nel milli e novicento e uno Palizzolo vantava dù marchisi, quattro baruni, un duca di centodù anni che non nisciva cchiù dal castello e un martiri antiborbonico, l'avvocato Ruggero Colapane, 'mpiccato sulla pubblica piazza per aviri aderito alla Repubblica partenopea.
Ma il vanto maggiore erano le otto chiese, ognuna addotata di campanile e di campane accussì potenti che quanno sonavano tutte 'nzemmula per le case era priciso 'ntifico a 'na passata di terremoto."
E' davvero una piccola gioia leggere un libro storico di Camilleri. Un avvenimento realmente accaduto all'inizio del secolo scorso ad Alia, "il rifiuto della conoscenza della verità". Si stigmatizza chi indica il reato, l'immoralità o l'atto vergognoso molto più di chi ne è colpevole. Bello come "Il re di Girgenti" o "La presa di Macallè" o tutti gli altri..E' la nostra storia, la storia dei paesini bigotti che gridano "all'untore" consapevoli dei propri scheletri nascosti e rifiutati. Se non fosse tragicamente reale ci sarebbe ridere e, tuttavia, la capacità del Maestro di divertire scatenando profonde e solitarie risate è notevole nonostante l'istintiva, razionale, indignazione. Mi piace troppo Camilleri, il Camilleri dei romanzi storici è superlativo.
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Magico
Premesso che lo stile Baricco ritengo sia eccelso a prescindere, che l'addizione e sottrazione di dettagli solo apparentemente banali è pura maestria, che la cura maniacale di ogni parola scritta o omessa dà un risultato stupefacente ed è prerogativa dei talenti assoluti.
Un uomo, quasi un personaggio in cerca d'autore che ha smarrito il senso della sua scrittura nonostante il successo, dal nulla, un nulla che lo investe spiritualmente e fisicamente, inventa una nuova arte combinando con elegante purezza la tecnica pittorica e quella narrativa. Accompagnato da protagonisti indimenticabili, incredibili, simpatici e in qualche misura affini, diventa, con il semplice atto di guardare "oltre", depurato dal tempo cronologico, "il copista". Colui che riesce a cogliere l'essenza vera, in più dimensioni, di personaggi- modelli sconosciuti, come tutti, a sè stessi. L'artigiano delle lampadine è una visione,una figura arcaica, fuori dal tempo,il demiurgo del buio e della luce che fabbrica pezzi con una vita propria, che serve agli altri per esplorarsi profondamente ma che, senza Mr Gwyn non potrebbero.Le lampadine, il loro spegnersi a tempo, sono quasi e forse una metafora analitica inquietante del tempo che scorre senza che nessuno, noi stessi per primi,senta il bisogno di guardarci dentro l'anima, di conoscerci. Quando l'ultima si spegne i soggetti rimangono a nudo, non davanti al copista, che è come non ci fosse mai stato, ma di fronte a sè stessi. Che tristezza quando Gwyn è costretto a sparire e i fili della trama vengono tutti tirati!
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Accattivante
Appena terminato “I Contendenti”, l’ultima fatica dello scrittore di legal thriller.L'inizio non mi ha coinvolto molto ma il seguito è davvero accattivante. Temi importanti,quel genere che tiene incollati alle pagine in attesa di sviluppo, un surreale studio legale,una causa che potrebbe cambiare molte vite, una controparte potentissima con uno stuolo impressionante di avvocati da mille dollari l'ora, qualche eroe coraggioso nelle proprie scelte di vita e nella capacità di sostenere un processo "assurdo" e sfavorevole uscendone, comunque, a testa alta e con la consapevolezza di aver imparato tanto, più che negli anni ad Harward, più che nello studio stratosferico che rischiava di renderlo sterile fisicamente ed emotivamente.
La capacità di coniugare il tragico con il divertente è un lato nuovo di Grisham, il ridere un po’ sulle disgrazie ha lo scopo di coinvolgere il lettore e di sdrammatizzare le diverse, spesso paradossali, situazioni.
I temi sullo sfondo, sono non soltanto la dura vita del piccolo studio "boutique" di periferia coinvolto in una causa contro i giganti del diritto e del mondo dei farmaci, ma anche i costi esorbitanti delle class action e delle consulenze( anche queste surreali) in ambito medico, i delicati rapporti tra etica, lobbying e politica, i buoni sentimenti spesso soffocati dalla ricerca del profitto, e le differenze tra il lavoro in un grande studio e la professione legale svolta in ambiti molto piccoli.
Grisham punta sui difetti dei suoi protagonisti avvocati, ma lo fa non per deriderli o per giudicarli lo fa con una leggerezza e un fondo di simpatia che risultano quasi affettuose. Molto realistica la descrizione del grande studio dove si lavora cento ore a settimana magari a un milione di dollari l’anno,perdendo, nel frattempo,la capacità e la possibilità di vivere e spendere il frutto di un lavoro quasi osceno per schiavismo e ambizione. Il piccolo studio dei due avvocati che inseguono ambulanze, che fanno il “giro” negli ospedali e alle pompe funebri in cerca di clienti è tanto umile quanto dignitoso nella disperata ricerca di un successo che, forse, sta per arrivare.
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Profondo e destabilizzante
Una storia che scava negli abissi dell'animo umano insoddisfatto e consapevolmente pronto a lanciarsi in un baratro senza possibilità di riscatto. Un libro superbo che riesce a far vacillare le certezze del lettore il quale sa quanto fragili e insieme potenti e pericolosi possano essere i sentimenti. Molti la considerano una passionale storia d'amour fou, è, invece, un rapporto di dipendenza, di follia, di passione estrema ma, soprattutto di consapevole, voluta devastazione fisica e morale. Lei, la subdola protagonista femminile, ha subito un danno devastante al quale è sopravvissuta per moltiplicare ed estendere il guasto che porta dentro. Trova terreno fertile nel vuoto di passioni di un uomo, marito, padre, politico di successo la cui vita scorre su una superficie levigata. Nasce un dominio psicologico e sessuale che esclude la ratio, l'autocritica ad una vita borghese plastificata, la perversione alla quale, nonostante gli evidenti possibili tragici risvolti, soccombe volontariamente perchè la portatrice del danno è la futura sposa del figlio. La disintegrazione di ogni singolo membro della famiglia è annunciata e tuttavia deve compiersi, non esiste altra strada. E' uno di quei libri che non si dimenticano, una storia psicoanalitica che sconvolge perchè entra in collisione con le singole oscure strutture mentali e psicologiche. Una scrittura quasi teatrale suddivisa in piccoli capitoli che aumentano la suspence e sui quali il sipario è intensamente lugubre come certi aspetti dell'animo. Louis Malle ne ha tratto il film con un talentuosissimo Jeremy Irons.
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Oh Theos! Theos! Theos mu.
Un capolavoro di scrittura, di storia, di condanna, di denuncia, di morte, di vita, infine, ma solo infine, di amore. Un uomo è un romanzo imponente e importante sotto tutti i punti di vista: da quello politico a quello sentimentale, a quello sociale. E’ grazie a questo libro che il grande pubblico ha conosciuto bene l’orrore della dittatura e la grandezza di un uomo come Alekos Panagulis. Un eroe dimenticato che, al pari di altri ben più noti, ha lottato con coraggio e determinazione per la Democrazia. La Democrazia del paese nel quale essa stessa è nata: La Grecia. La Fallaci di “Un Uomo” è la giornalista in prima linea, colei che aveva scritto “Niente e così sia” e , successivamente, “Intervista con la Storia”, “ Insciallah” , “ Lettera ad un bambino mai nato”.
Non si soffermi, chi non lo ha letto, agli ultimi libri della sua vita, che hanno suscitato simpatie o antipatie, imitazioni irreali e quanto mai insulse di una scrittrice dipinta come bellicosa tout court. La Fallaci di “Un Uomo” e dei libri di cui dicevo sopra è una Scrittrice fenomenale che trae ispirazione sul campo di guerra falciandolo e condannandolo. Panagulis compie un attentato al regime dei colonnelli diventando una vittima vilipesa nel corpo e nell’anima in Patria, un eroe nel resto del mondo. Anni di carcere duro e di torture indicibili non riescono a demolire una personalità così forte che, grazie all’interesse dell’opinione pubblica e politica mondiale, ritrova l’amara, segnata e sognata libertà. Ma è una libertà che annuncia la morte, una morte alla quale egli stesso va incontro coscientemente allorchè rende pubbliche le infami manovre del potere militare, le tattiche subdole, i sepolcri imbiancati, i legami, le violenze, le connivenze.
L’incontro con la giornalista segna la nascita di un sentimento potente e difficile per due anime libere e orgogliose e innamorate della libertà vera, una delle quali incastrata nella roulette russa di un destino segnato. Rouge ou noir, le jeu est fait, rien ne va plus. “ Più tentavo di aprire l’ostrica per estrarre la perla più essa mi resisteva colando un liquido nero…. Il tuo bosco era pieno di sterpi di spine, appena vi coglievo un fiore mi graffiavo, mi insanguinavo”.
E’ un libro che merita di essere letto, che non si può non apprezzare, che è patrimonio di ogni lettore per l’intensità della storia per l’eccellenza con cui è narrata.
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