Opinione scritta da orchidea79

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orchidea79 Opinione inserita da orchidea79    18 Giugno, 2012
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Un romanzo emozionante

Un romanzo toccante, scritto con un'acutezza ed una sensibilità che ho molto apprezzato, con un linguaggio scorrevole, chiaro e vivace, nei dialoghi, nella presentazione dei personaggi, del loro passato, della loro psicologia; impossibile per me non immaginarmi nella mente, come se ce l'avessi di fronte, Cica, la sua voce, i suoi occhi attenti e intelligenti, il profumino delle torte di mela di carmelina, gli "uof" del fedele cane-lupo; e poi Walker, la sua dolcezza, la sua pazienza, le sue frasi e i suoi atteggiamenti così... "saggi", a volte, ed altre volte così ingenui, candidi da far tenerezza. Un libro che scruta a fondo le emozioni, che punta l'attenzione sulle paure, sulle barriere emozionali che ci si crea per difendersi..., ma che evidenzia anche i bisogni reali di affetto, comprensione, di amore che tutti abbiamo.
IL NEGATIVO DELL'AMORE è un romanzo che racchiude in sè tanto la "normalità" di vite familiari aventi problemi, aspettative, speranze, conflitti come tutte, quanto la "diversità" di chi, come Cica e Walker - bambini speciali, seppur per motivi diversi - guarda il mondo ed affronta la vita con un approccio che risulta essere, alla fine, molto più attento, acuto, profondo di quello che ne hanno i "normali"...
Mi è piaciuto molto il modo in cui l'autrice ha presentato Cica e Walker: pur essendo due bimbi "difficili" (una con un trauma alle spalle, anche in senso "fisico", non solo metaforico; l'altro con una disabilità dovuta alla sindrome di Down), non c'è traccia per la pateticità, per atteggiamenti di "pietismo", ma il tutto è narrato con semplicità, naturalezza, attraverso passaggi che fanno anche sorridere oltre che riflettere; non poteva essere diversamente, visto il coraggio e la tenacia che questi due personaggi - le cui strade, per una serie di "coincidenze", si incroceranno alla fine - racchiudono in loro stessi.
Davvero un ottimo esordio per Maria Paola Colombo.

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orchidea79 Opinione inserita da orchidea79    05 Giugno, 2012
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LA PRIMA RIVOLUZIONE E' QUELLA DENTRO SE STESSI

AVVISO SPOILER (almeno credo .... XD )

Dico subito che il mio parere su questo libro è "diviso in due", nel senso che ci son aspetti che valuto positivamente ed altri negativamente.
Di Sostiene Pereira non si può non apprezzare (e anche un pò affezionarsi) al protagonista, il dott. Pereira: un uomo tranquillo, mite, giornalista che si occupa della pagina culturale di un giornale portoghese, il Lisboa.
Pereira ha la sua vita, le sue abitudini (a partire dal cibo...) e le sue piccole stranezze (vedi parlare con un ritratto...) ma in fondo è un brav'uomo, fa tenerezza, è una persona semplice che se ne sta per i fatti suoi e ... tutto va bene così.
Ma l'incontro con tre persone in particolare - i giovani fidanzati Monteiro Rossi e Marta e il cardiologo Cardoso - metteranno il nostro placido eroe davanti ad una scelta: che faccio, continuo la mia vita tranquilla di giornalista apatico, di mezza età, che beve quantità incredibili di limonate dolci e ingurgita omelette elle erbe... o mi dò una scossa e incomincio a guardare al futuro, a staccarmi di dosso le pesanti catene del passato per cercar di capire cosa accade attorno a me?
Ai miei occhi, Tabucchi è stato bravo (e gliene dò merito) ad aver dato voce ad un individuo di per sè ... "mediocre", potremmo dire "insignificante".
Il risveglio della coscienza civile, il rifiuto non solo per ogni forma di oppressione ma anche per ogni atteggiamento di apatia, di vigliaccheria, propri di chi vuol chiudere occhi e orecchie davanti alla realtà per continuare a vivere e crogiolarsi nel proprio mondo personale fatto di illusioni e piccola manie rassicuranti.... sono tematiche importanti sempre, in ogni contesto e momento storico: mai abbassare la guardia ma avere sempre lo sguardo vigile su ciò che accade intorno a noi per trovarci pronti a non soccombere e a non nasconderci quando ci accorgiamo che qualcosa o qualcuno sta mettendo in pericolo i valori fondamentali dell'uomo...!
E la cosa bella ed originale è che questa presa di coscienza non parte da un giovanotto pieno di sogni ed illusioni... ma da un uomo come tanti, grassoccio, nostalgico, forse anche un pò patetico... che non ha alcuna intenzione, inizialmente, di mettersi nei guai e di fare la rivoluzione....!!
E' qui il bello: la rivoluzione parte da se stessi, e può partire da ciascuno di noi, a qualsiasi età, nonostante le nostre piccole o grandi zavorre che ci appesantiscono...!
E questa è la parte positiva.
Di "negativo" ho trovato lo stile e il ritmo narrativo, sinceramene: non sono riuscita a trovarli entusiasmanti, particolarmente coinvolgenti e non c'è stato un momento particolare della lettura in cui abbia provato una vera e propria curiosità per lo sviluppo degli avvenimenti, che di per sè, ripeto, sono comunque narrati un pò "lentamente", a mio avviso; senza considerare la famosa e costante ripetizione "pereira sostiene" ;)

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orchidea79 Opinione inserita da orchidea79    29 Mag, 2012
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Dirsi addio è come tuffarsi da uno scoglio

IL mio giudizio su questo fantasy è positivo...!
L'autrice sa davvero rendere la protagonista, Samantha, così vicina a chi legge, che diventa inevitabile provare insieme a lei le stesse ansie, la paura per ciò che si sa che accadrà e allo stesso tempo la paura e la "tremenda curiosità" che si prova verso ciò che potrebbe NON accadere, magari sforzandosi in tutti i modi di cambiare ciò che "sembra già scritto" .
E Sam ci prova.... Rivivendo per 7 volte lo stesso, ultimo e maledetto giorno, prova a prendere in mano la propria esistenza, a dirigerla come vorrebbe che andasse; ma soprattutto, impara a non concentrarsi più solo su stessa, ma a guardare gli altri con una prospettiva diversa: come vorrei che lei persone si ricordassero di me se sapessi che mi resta da vivere solo un giorno per far vedere chi sono veramente?
La frivola adolescente che frequenta il quarto anno di liceo vivrà una sorta di "redenzione": non ne verrà fuori necessariamente "più buona", non ne verrà fuori una santarellina, "la ragazza perfetta"; Sam diventerà "semplicemente" più consapevole: consapevole del valore degli istanti, dei gesti semplici, ripetuti, assaporati; del valore di ogni persona, anche di quella che tutti disprezzano e scherniscono; consapevole di sè e di quanto possa migliorare...

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orchidea79 Opinione inserita da orchidea79    15 Mag, 2012
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Spazio ai ricordi

Premetto che, prima di questo, avevo letto un solo libro di Coe (La famiglia Winshaw) e non mi aveva fatto impazzire di gioia, quindi ero un pò prevenuta...
Ma mi son ricreduta, l'ho letto in poco tempo non solo perchè non lungo, ma anche perchè mi ha molto coinvolta!!!
E questo da subito, sarà che mi piace molto la tecnica narrativa del "tornare indietro nel tempo" e qui la protagonista fa davvero un bel passo indietro nei ricordi, attraverso le fotografie.
E' un percorso all'indietro che mi ha emozionata; mi piace il personaggio di Rosamond, Coe ce la presenta come una donna delicata, sensibile, attenta, desiderosa di instaurare rapporti veri ed intensi con chi la circonda, ma purtroppo le cose nn le vanno mai bene, in qst senso, visto che c'è sempre qualcuno che le volta le spalle, finisce per ignorarla, per non dare al rapporto lo stesso valore che gli dava Ros: questo vale per Beatrix, per Rebecca, per Thea ...
Devo dire che il finale mi ha lasciato un pò di amaro in bocca, lo stesso che mi lasciò l' altro libro di Coe ; c'è in questo, e nell'altro romanzo, molta malinconia, infelicità, la ricerca di trovare un senso a tutto senza però riuscire a "chiudere il cerchio"...
Nel complesso, bello, una lettura piacevolissima!!!!

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orchidea79 Opinione inserita da orchidea79    15 Mag, 2012
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Un gioiello letterario

Un libro breve ma a mio avviso e a mio gusto carico di sentimenti, emozioni, paure e speranze che mi hanno emozionato ed intenerito.
L'amicizia tra Hans e Konradin è descritta dal nascere, come una simpatia ed un'affinità che si instaurano spontaneamente e che proseguono con quella delicatezza e quella "discrezione" proprie di due ragazzi dall'animo sincero...
Non nascondo che sono giunta al finale con qualche lacrimuccia; è uno di quei gioielli letterari davvero intensi e pregni di significato.

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orchidea79 Opinione inserita da orchidea79    14 Mag, 2012
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Una "favola" realista, per grandi e piccini

Il sentiero dei nidi di ragno, pubblicato una prima volta nel 1947, è il primo dei romanzi scritti da Calvino e rappresenta la Resistenza vista dalla parte di un bambino; un'avventura, un gioco serio e appassionante, un rito di iniziazione alla vita adulta, una scuola di idee, di caratteri, di concezioni.
Il libro mostra che la Resistenza fu anche crudeltà, assassinio. Un romanzo, dunque, antiretorico e aspro, malgrado il tono fiabesco.
Il protagonista è Pin, un bambino irriverente, dispettoso che trascorre il proprio tempo solo con gli adulti, dai quali ascolta ed impara storie, linguaggio, malignità...: la sua è la storia di un'infanzia rubata in un contesto storico difficile, pieno di privazioni.
Pin ha una sorella, la Nera del Carrugio, che fa la prostituta, va con tutti, tedeschi compresi; una notte, Pin ruba la pistola ad uno di questi e la nasconde in un posto segreto, il sentiero dei nidi di ragno.
Vivrà diverse peripezie, che lo porteranno a frequentare "l'universo dei grandi", ad imparare suo malgrado, il loro linguaggio, la loro volgarità, la loro malizia di adulti.
Pin è un personaggio che mi ha a tratti irritato per le "marachelle" e a tratti intenerito perchè in fondo è incredibilmente solo, bisognoso di affetto, di dare e ricevere fiducia; è anche lui vittima della guerra, delle scelte dei grandi, che prima lo trattano ora come uno di loro, ora come un "moccioso", il che non va che a confondere il ragazzino e, a volte, a renderlo quasi cinico...

Davvero un bel libro, a tratti commovente; una lettura consigliata non solo ai ragazzi.

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orchidea79 Opinione inserita da orchidea79    14 Mag, 2012
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un thriller che fa riflettere sul rapporto genitor

Uh thriller scritto bene, con un'alternanza tra il presente e il passato che mantiene l'attenzione di chi legge.
“In difesa di Jacob” è un legal-thriller che ha la fondamentale caratteristica di non limitarsi a raccontare un omicidio col relativo processo, ricerca delle prove per inchiodare l’assassino ecc.., ma fa qualcosa di più: ci dà uno spaccato della vita e delle relazioni all'interno di una famiglia “normale” collocata all’interno di un contesto sociale anch’esso “normale”.
La famiglia Barber è una comune famiglia formata da tre membri: il padre – Andy, braccio destro del procuratore distrettuale -, la madre Laurie e il figlio 14enne Jacob; vivono in una tranquilla cittadina, Newton, dove raramente accadono eventi tragici e strani.
Ma si sa, arriva il momento in cui qualcosa cambia e infatti, il giorno 12 aprile 2007, nel noto e frequentato parco di Cold Springs Park, viene ritrovato il cadavere di un adolescente, coetaneo di Jacob, assassinato con tre ferite profonde sul torace, provocate da un coltello.
Chi è stato?
Le indagini iniziano immediatamente, tra lo sgomento generale e la preoccupazione dei genitori, che temono per l’incolumità dei propri figli.
A guidare il caso è proprio il nostro protagonista, Andy Barber, ma per poco; infatti, dopo aver incominciato ad indagare e a interrogare gli amici di scuola della vittima – Ben Rifkin – accade qualcosa di inaspettato e drammatico per la famiglia Barber, che da quel momento inizierà a vivere un vero e proprio incubo.
Un thriller che si rispetti non può non avere dei colpi di scena, che svelano pian piano al lettore pezzi di verità spiacevoli: nessun genitore dovrebbe mai trovarsi nella triste condizione di pensare che suo figlio possa commettere delle mostruosità, ma chi ci può assicurare che non possa accadere, senza che questo sia necessariamente da ricondurre (o forse sì...?) a delle colpe genitoriali?
E se sussiste il minimo dubbio che queste mostruosità siano state commesse dal proprio figlio, fin dove è giusto spingersi per difenderlo?
Seguendo lo sviluppo e degli eventi e dei tormenti interiori di Andy e sua moglie, arriveremo alla fine della storia... ma non pensate che tutti i dubbi e le domande su come i fatti si siano realmente svolti, troveranno risposta.
Non per tutto c’è sempre una spiegazione unica, razionale, certa; quando ad essere coinvolti in casi drammatici ed inquietanti siamo noi o i nostri cari, ogni pretesa obiettività svanisce come neve al sole perchè qualcosa dentro di noi difficilmente accetta di scontrarsi con realtà dure, troppo difficili da affrontare e davanti alle quali ci si sente troppo deboli e fragili...

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orchidea79 Opinione inserita da orchidea79    14 Mag, 2012
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Suspense ed emozioni forti

Ho iniziato a leggere questo libro carica di "speranze" e non mi ha affatto delusa!!
Il racconto delle vicende è affidato alla voce e ai ricordi della protagonista, la quale sta ripercorrendo la tragedia accadutale con la psichiatra, dalla quale sta andando per cercare di recuperare se stessa e non lasciare che la propria vita vada davvero definitivamente a rotoli...

La protagonista è Annie O'Sullivan, una giovane donna che sta cercando di far carriera come agente immobiliare.
La sua vita è apparentemente serena e felice: ha un fidanzato - Luke -, un'amica carissima - Christina -, la mamma, il lavoro, i colleghi .... insomma, pare non le manchi nulla!
Nel passato di Annie c'è un dolore forte: la morte, per un incidente, della sorella maggiore Daysi e del papà...
Il rapporto con la madre, che è un tipo molto particolare, tendente all'alcolismo, non è mai stato facile e le due non hanno mai avuto slanci d'affetto particolarmente sinceri e spontanei.
Ma la vita va avanti e un pomeriggio, Annie organizza un open house, finito il quale si appresta per tornarsene a casa..., ma ecco sopraggiungere un uomo, dall'aspetto gentile e affabile, che vuol vedere una casa...
Annie accetta di mostrargliela e da quel momento inizia un incubo, lungo più di un anno, che vedrà la donna soffrire come mai avrebbe pensato di poter soffrire.
L'anno trascorso nello chalet con un pazzo sarà davvero un 'esperienza ai limiti della sopportazione per la nostra protagonista, che si troverà ad affrontare anche dopo questa orribile vicissitudine, delusioni ed angosce, che però la fortificheranno e la metteranno nelle condizioni di chiamerà all'appello tutta la sua forza di volontà per "andare oltre" e riprendersi la propria vita.
Nonostante tutto, un soffio di speranza resta anche nel cuore di una donna che, per volere di altre persone, ha perso un pò di se stessa, arrivando a toccare suo malgrado un abisso nero e doloroso.

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orchidea79 Opinione inserita da orchidea79    14 Mag, 2012
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Zakhor. Al Tichkhac. Ricorda. Non dimenticare mai.

LA CHIAVE DI SARAH è un commovente romanzo basato su un avvenimento reale: il rastrellamento di migliaia di ebrei, da parte della polizia francese per ordine dei Tedeschi, condotti nel Velodromo d’Inverno, il 16 luglio 1942.
La narrazione inizia proprio in questo triste giorno del 1942, in cui la polizia irrompe in casa della bambina, Sarah Starzinsky (Sirka), protagonista delle vicende del passato, per portar via tutta la sua famiglia .
Ma la piccola, che all’epoca aveva dieci anni, non sa che la polizia è venuta per prenderli e portarli via da casa per sempre... così, credendo di tornar presto a casa, cerca di proteggere il fratellino Michel (4 anni), facendolo nascondere in un armadio che è il loro nascondiglio segreto: lo chiude a chiave, promettendogli di tornare presto...
Seguiremo quindi Sarah nella sua esperienza drammatica al Vel d'Hiv e incroceremo altre storie di personaggi - in particolare la giornalista Julia Jarmond, che vive a Parigi "ai nostri tempi" - che si ritroveranno uniti da segreti e dolori comuni, che metteranno faccia a faccia il passato e il presente.

Personalmente non conoscevo questo episodio della storia francese: un altro tassello che si va tristemente ad aggiungere alla tragedia e al dolore di milioni di persone innocenti alle quali fu tolto il diritto alla libertà, alla vita... in quel periodo nero che è la seconda guerra mondiale.
Zakhor. Al Tichkhac.
Ricorda. Non dimenticare mai.

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libri che parlano di Olocausto
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orchidea79 Opinione inserita da orchidea79    14 Mag, 2012
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Un libro che non può mancare nelle nostre librerie

Un bel romanzo, questo di Hesse, certo, forse coloro che amano leggere libri con molta azione, colpi di scena... potrebbero non apprezzarlo, ma io credo che non debba mancare nelle librerie di ciascuno di noi; si tratta di un romanzo "meditativo", soprattutto quando a parlare è Narciso, che del resto è un asceta e filosofo.
Pur essendo profondamente diversi, il legame d'amicizia (o forse è più corretto parlare di amore!) che lega questi due uomini resterà immutato e forte nel corso del tempo.
Hesse ci presenta, con delicatezza, due universi paralleli, opposti, due personaggi che, se dovessero decidere di essere amici perchè hanno delle affinità, beh.. probabilmente non si sceglierebbero mai!!
Ma l'amore, l'amicizia ... si offrono gratuitamente e non sarà la diversità, nè il tempo, ne le esperienze non condivise, a rompere questo legame tra due anime diverse - l'uno, Narciso, "asceta", profondo, desideroso di interrogarsi sui significati della vita, dell'agire umano - l'altro, Boccadoro, un'anima inquieta e vagabonda, che troverà sempre nell'amico fedele dolcezza e comprensione.

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orchidea79 Opinione inserita da orchidea79    14 Mag, 2012
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Commedia romantica leggera e piacevole

La regina della casa è una commedia romantica che, come del resto tutti i libri della Kinsella, strappa più di un sorriso...!
Le protagoniste delle commedie di questa scrittrice – e la nostra protagonista Samantha Sweeting non fa eccezione - hanno in comune la caratteristica di essere sempre alla ricerca dell’approvazione altrui, “ossessionate” dal desiderio di essere brillanti, intelligenti, di far carriera, di dimostrare alla famiglia e ai colleghi (prima ancora che a se stessa) tutta la propria bravura, la propria tenacia e determinazione....!
Ma..., c’è un ma: il desiderio sfrenato di ambizione – non filtrato dal buon senso – ha il suo risvolto della medaglia: lo stress, il sentirsi continuamente sotto pressione, la paura costante di sbagliare....!
E tutti questi timori portano a non godersi la vita, a non saper apprezzare “la felicità che è nelle piccole cose”: fermarsi un attimo a respirare l’aria profumata dai fiori, ascoltare i rumori della natura, ridere per una battuta, andare al pub con il ragazzo che ci piace..., cucinare!
Samantha mi ha fatto sorridere perchè, nonostante la sua vicenda abbia aspetti surreali (tipo, la calca di giornalisti folli che, verso la fine del romanzo, le stanno addosso per intervistarla, fotografarla.. manco fosse la regina Elisabetta!, il singolare personaggio di Trish, il capo dell’ufficio stampa della società presso cui Samantha faceva l’avvocato...) riflette comunque la situazione vissuta da tante persone: la vita è così frenetica, a volte il lavoro ci assorbe ogni energia, tutto il tempo disponibile, compreso quello che potremmo dedicare a noi stessi.... per darci cosa??
Uno stipendio più alto?
Indubbiamente, ma anche tanta tensione, frustrazione per il minimo errore....!
E allora ecco che passiamo da una Samantha che non sa cosa significhi rilassarsi, che tiene il cellulare e il palmare sempre addosso, anche durante una seduta nella beauty farm (dove dovrebbe rilassarsi), ad una Samantha che si ritrova ad ambientarsi in un contesto fino ad allora estraneo: la cucina!
Incredibile come una donna di 29 anni non sappia fare davvero nulla in casa: passare l’aspirapolvere, riconoscere gli attrezzi per cucinare, stirare, mettere un bottone..., sono tutte cose assolutamente estranee all’universo del brillante avvocato della prestigiosa Carter Spink!
Ma il destino viene in aiuto alla stressata Sam: a causa di un errore viene licenziata e, per lo sconforto per una carriera eccezionale finita miseramente, viene catapultata in una casa di proprietà di una coppia simpatica e bizzarra: i Geiger!
Grazie a un equivoco strambo, Sam riuscirà a darsi una possibilità per prendere la vita con più serenità, capirà cosa vuole davvero, incontrerà persone che la faranno sentire amata, compresa, accettata e darà davvero una svolta alla propria vita!

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"Ti ricordi di me?", "Sai tenere un segreto?"....
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orchidea79 Opinione inserita da orchidea79    14 Mag, 2012
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Toccante, struggente, ma soprattutto vero

PAULA narra il dolore di una madre che sta vedendo la vita della propria figlia - giovane, buona, piena di energie ed obiettivi - scivolare via piano piano, con la sensazione orribile di essere impotente davanti a questo destino crudele...: una narrazione che, quindi, non può lasciare indifferenti.
La grande scrittrice cilena ci apre il suo cuore, e lo fa con una onestà e una dolcezza - mista alla sua inconfondibile sagacia ed ironia - che rapiscono e commuovono chi legge.
Paula è un libro particolare, a cominciare dal semplice fatto che a scriverlo, prima ancora che la penna della famosa e bravissima scrittrice Isabel Allende, è quella di mamma Isabel, la mamma di una giovane donna che, a causa di una rara malattia (la porfiria), entra in uno stato irreversibile di coma.
Per mesi e mesi mamma Isabel scrive questa specie di memoriale, che le tiene compagnia durante le sue veglie diurne e notturne al capezzale della sua Paula: la sua iniziale speranza è che queste pagine, che raccolgono non solo gli sfoghi e il dolore provato intensamente da una madre davanti al corpo inerte e immobile della propria "bambina", ma anche "storie", storie vere e allo stesso tempo visionarie che hanno come protagonista la famiglia Allende, un giorno Paula possa leggerle e sorriderne insieme a lei.
E così, la nostra scrittrice sudamericana intrattiene Paula e il lettore attraverso le vicende della propria vita, da quando era piccola, presentandoci i tanti diversi e bizzarri personaggi incontratia: il padre assente, la coraggiosa madre, il nonno, il marito, gli amanti, la vicenda dell'esilio, la stabilità trovata col nuovo compagno... E tutto questo è scritto con la sua vena ironica, "visionaria", profonda, attenta ai particolari, che scava nel profondo della propria anima ..
"La mia vita si fa nel narrarla e la mia memoria si fissa con la scrittura; ciò che non riverso in parole sulla carta lo cancella il tempo".
E allora scrivi, Isabel, parla con lo spirito di Paula, senza paura, ma anzi con la consapevolezza che "Se scrivo qualcosa tempo che accada, se amo troppo qualcuno temo di perderlo; eppure non posso smettere di scrivere nè di amare....".

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orchidea79 Opinione inserita da orchidea79    06 Febbraio, 2012
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Un libro tristemente vero...

Un libro davvero "tosto", soprattutto se penso che l'autrice ha vissuto esperienze tremende nella propria vita e che ciò che sta scrivendo non è frutto di quel che ha sentito o letto di altri.
L'ho letto in pochissimi giorni e mi ha tenuto con il fiato sospeso in tantissimi passaggi; quasi mi sentivo preoccupata, come se Dani - la bambina 12enne protagonista di questa disavventura orrenda - fosse lì con me, come se fossi completamente immersa nella vicenda...
Il modo in cui è scritto il romanzo è molto efficace nel farti entrare dentro, nei posti, nella mente della ragazzina, così da vivere insieme a lei le emozioni più disparate.
pensare che tutto questo accade davvero è triste, ma ahimè è così.
Um inferno fatto di dolore, solitudine, sofferenza, ingiustizia, dove raramente la protagonista vede spiragli di luce...; un inferno in cui altri - gente senza scrupoli - vogliono far finire Dani per sempre..., ma almeno in questo caso la fiammella della speranza resta accesa e ci dice che qualcosa può cambiare... e che a volte dal baratro si esce...

lo consiglio vivamente.

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Noi ragazzi dello zoo di Berlino
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orchidea79 Opinione inserita da orchidea79    06 Febbraio, 2012
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Giovanna: tra leggenda e realtà

Mi è piaciuto davvero molto questo romanzo della Woolfolk Cross, lo trovo accurato e preciso e per questo convincente, oltre che avvincente.
è vero, forse a fine romanzo, nonostante l'appendice e nonostante le deduzioni logiche e i riferimenti storici della scrittrice, il dubbio se sia un personaggio realmente esistito, restano.
Ma non è questo il punto: a volte il fascino di una storia, di un personaggio sono maggiori proprio per l'alone di mistero che aleggia attorno.
Ciò che colpisce è la forza morale, la determinazione di Giovanna: conscia del periodo buio in cui vive e di un destino sterile ed infelice che altri pretendono di scrivere per lei, decide con coraggio di andare controcorrente e di darsi l'opportunità di vivere davvero la propria vita, facendo ciò che più ama: studiare, soddisfare la propria fame di conoscenza, non per orgoglio personale, ma per metterla al servizio del prossimo, dal più umile essere umano al papa in persona...!
Giovanna è testarda, orgogliosa, ma non superba: non le interessa primeggiare e dimostrare agli uomini che la donna non è un essere inferiore..., a lei interessa che la luce del sapere illumini il proprio cammino, la propria vita, perchè dall'ignoranza non possono che derivare superstizioni, ingiustizie, soprusi...; solo chi ama e ricerca la verità può guidare gli altri.
E giovanna, nei suoi due anni di pontificato, cerca di farlo, nonostante una fede vacillante, ma mantenendo cuore e rettitudine.
E tutto questo a discapito nono solo della propria femminilità, ma anche del proprio diritto di vivere l'Amore, ma ancor di più, a discapito di se stessa e della propria vita.

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5.0
orchidea79 Opinione inserita da orchidea79    29 Ottobre, 2011
Top 500 Opinionisti  -  

Fragilità dietro una "scorza" dura

Devo dire che a me è piaciuto molto, questo romanzo.
Mi è piaciuta victoria, la protagonista, perchè mi ha fatto tenerezza, proprio per il suo carattere così apparentemente freddo, in realtà bisognosa di amore, di lasciarsi andare e vivere pienamente l'amore, quello che gli altri le volevano dare e quello che lei stessa era desiderosa di donare...
L'universo dei fiori, del loro significato, ha esercitato la propria attrattiva su di me e confesso che difficilmente guardo un fiore senza chiedermi quale sia il suo significato.
Mi aveva incuriosito perché avevo letto che era stato definito "un fenomeno editoriale senza precedenti", stampato e ristampato nell'arco di poco tempo...
Non mi ha deluso,ma concordo con chi dice che non lo si possa definire un capolavoro.
Comunque resta una lettura assolutamente piacevole, per chi ha voglia di tuffarsi in un mondo fatto di dolcezze e ricerca disperata di affetti....
La parte finale, del rapporto con la figlia, così simbiotico, totalizzante, mi ha particolarmente coinvolta.

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